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Pimco: L’Eurozona nel 2024: Sfide e opportunità

Posted by fidest press agency su domenica, 25 febbraio 2024

A cura di Nicola Mai, Economist e Sovereign Credit Analyst di PIMCO. Con un’economia fiacca e una flessione della produzione tedesca, le prospettive dell’Eurozona appaiono deboli per il 2024. A cura di Nicola Mai, Economist e Sovereign Credit Analyst di PIMCO Nonostante la buona partenza del 2023, l’economia dell’eurozona è stata debole per gran parte dell’anno e prevediamo che questa fragilità persisterà nel 2024. Dopo aver toccato un massimo di circa 54 nell’aprile 2023, l’indice Composite Purchasing Managers’ dell’eurozona è sceso sotto 50 a giugno e da allora non si è mosso, indicando un’economia in leggera contrazione. Prevediamo per quest’anno un periodo di stagnazione o di lieve contrazione nell’eurozona. Le ragioni di questa continua debolezza sono chiare. L’Europa si sta ancora riprendendo da un persistente shock energetico e non ha sperimentato lo stesso grado di stimolo fiscale dell’economia statunitense, più resistente negli ultimi anni. Inoltre, le scadenze più brevi del debito della regione fanno sì che i rialzi dei tassi di interesse siano stati percepiti più rapidamente. Se la debolezza della Germania rispecchia in parte la debolezza del ciclo industriale globale, è probabile che anche i venti contrari strutturali, come la perdita di competitività nei confronti della Cina e l’aumento dei prezzi del gas dopo l’inizio della guerra in Ucraina, stiano giocando un ruolo importante. Inoltre, non c’è molta speranza che la politica fiscale possa venire in soccorso, viste le recenti decisioni della Corte Costituzionale. Certo, ci sono alcuni segnali che indicano che abbiamo superato il picco in termini di debolezza, ma ci sono pochi elementi che suggeriscono che l’industria tedesca stia svoltando in modo decisivo e il quadro generale è quello di un’economia che fatica a prendere slancio. Dato che la Germania rappresenta oltre un quarto del PIL dell’eurozona, il suo impatto sull’intera regione è significativo. Per quanto riguarda i potenziali shock nel 2024, non prevediamo che le attuali turbolenze sul trasporto marittimo nel Mar Rosso abbiano un impatto rilevante sull’inflazione in Europa, allo stato attuale. La sua portata è una frazione dello sconvolgimento legato alla pandemia e le spedizioni sono solo una piccola componente della struttura dei costi di un’azienda. La domanda globale di merci non è così vivace come durante la pandemia e l’offerta di nuove navi portacontainer sembra essere ampia quest’anno. È importante notare che le aziende hanno a disposizione altre vie di approvvigionamento, come le rotte marittime alternative e il trasporto aereo. Detto questo, il COVID-19 ci ha insegnato a diffidare degli effetti a catena sulla catena di approvvigionamento.

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