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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 172

La tenuta delle valute dei Paesi emergenti

Posted by fidest press agency su martedì, 20 febbraio 2024

A cura di Alberto Foà, Presidente e responsabile del team obbligazionario di AcomeA SGR. Normalmente nelle fasi di crescita dei tassi di interesse, le valute dei Mercati Emergenti soffrono molto, con discese importanti. Questa volta però le autorità monetarie hanno adottato politiche ancora più restrittive rispetto a quelle dei Paesi sviluppati che hanno portato a una complessiva tenuta delle valute emergenti e, in alcuni casi, addirittura a un apprezzamento. È il caso, se consideriamo l’andamento dell’ultimo anno, del peso messicano, del real brasiliano e del peso colombiano. La differenza tra le politiche monetarie dei Paesi sviluppati e dei Mercati emergenti emerge anche dall’analisi dei tassi reali, superiore al 4% in Messico, Brasile e Colombia, rispetto a circa l’1,7 negli Stati Uniti e in Italia, e prossimi allo zero in Germania. La tempistica del primo taglio dei tassi resterà al centro dell’attenzione dei mercati nei prossimi mesi. Ma la preoccupazione principale per gli investitori obbligazionari è rivolta su un altro fronte: quello dell’evoluzione dell’offerta netta sul mercato dei titoli di Stato, che potrebbe avere ripercussioni sulla curva dei rendimenti nei Paesi sviluppati. Un ulteriore fattore di rischio per i Treasuries è rappresentato inoltre da una probabile rielezione di Donald Trump, che ha in programma nuovi tagli alle tasse da finanziare in deficit. Le nuove emissioni governative per finanziare le manovre fiscali, infatti, non saranno più sostenute dalle banche centrali, le quali nei prossimi mesi continueranno invece a dismettere i titoli in portafoglio (Quantitative Tightening). Negli USA sono attese emissioni nette quest’anno per 1.920 miliardi di dollari dai 1.427 miliardi nel 2023 (+34,6%); in Italia per 150 miliardi di euro da 122 miliardi (+30%). Cinque anni fa, ancora in pieno Quantitative Easing, l’offerta netta era negativa negli USA, per -449 miliardi di dollari, e anche in Italia, per -42 miliardi.

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