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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 133

Posts Tagged ‘condanna’

Su condanna sindaco di Catania Pogliese

Posted by fidest press agency su martedì, 28 luglio 2020

«Abbiamo pieno rispetto per la magistratura e per lo Stato di diritto, ma non si può condannare una intera città a 18 mesi di precarietà in una fase di emergenza sanitaria, economica e sociale».A dirlo in una dichiarazione comune sono Pippo Zappulla, segretario regionale di Articolo uno in Sicilia e Paolo Mangano, segretario provinciale di Catania, commentando la condanna del sindaco della città etnea Salvo Pogliese a 4 anni e tre mesi per peculato continuato.«Ognuno ha il diritto di difendersi in tutte le sedi e giudizi possibili – continuano i due esponenti politici – ma una città piena di problemi economici e nel pieno di tanti drammi sociali non può essere prigioniera di queste necessità».«Si ridiano – concludono Zappulla e Mangano – un sindaco, una amministrazione e un consiglio comunale nuovo nel pieno esercizio delle loro competenze e facoltà. Catania di tutto ha bisogno, tranne che di un sindaco a sovranità limitata». (Vassily Sortino)

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Governo. Xylella: La Corte di Giustizia europea condanna l’Italia

Posted by fidest press agency su martedì, 10 settembre 2019

Roma. Un deserto. E’ quello che si vede attraversando il Salento (Puglia), e si stringe il cuore. Un deserto dove prima crescevano rigogliosi gli ulivi.
La causa è la Xylella.La Xylella Fastidiosa (subsp. Pauca), è un batterio, che vive e si riproduce all’interno dei vasi linfatici degli ulivi e che, ostruendoli, ne provoca il disseccamento.
Per evitare il diffondersi dell’infezione, le normative prevedono l’abbattimento degli alberi infetti e di quelli vicini. Una misura drastica, purtroppo, ma necessaria.Sull’abbattimento degli ulivi si è creato un vasto movimento di opposizione, formata da associazioni, partiti e istituzioni, contrari alla eradicazione degli ulivi infetti. In primis il presidente della Puglia, Michele Emiliano (PD) ed esponenti politici del M5S che, nel proprio blog pugliese, titolavano: Xylella fastidiosa, una gigantesca truffa. Una deputata pentastellata aveva organizzato una conferenza stampa dal titolo “Xylella: un’emergenza democratica. Illegittimità e incostituzionalità dei provvedimentì”. Beppe Grillo dal suo blog titolava: La bufalite da Xylella.
La Corte di Giustizia europea ha condannato l’Italia per non aver adottato le misure di prevenzione stabilite dalla Commissione europea.Si poteva intervenire 6 anni fa, contenendo il diffondersi del contagio. Ora occorre intervenire in maniera più drastica: i fondi europei e nazionali ci sono per impedire che 60 milioni di ulivi, patrimonio agricolo italiano, siano messi in pericolo.Quando al metodo scientifico si sostituiscono credenze e superstizioni, quando si crede che ci sia stato qualcuno, non si sa chi, che ha diffuso l’infezione, quando si crede che zappettando il terreno e potando gli ulivi si risolva il problema, dobbiamo chiederci come sia possibile che, in pieno XXI secolo, molti possano negare l’evidenza dei fatti e qualche politico possa cavalcare una protesta antiscientifica.E’ il metodo scientifico che porta alla conoscenza della realtà. Purtroppo, nel nostro Paese, sembra che Galileo sia ancora uno sconosciuto.

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M5S Lombardia: “Modello Formigoni è stato fallimentare, ora tornare al pubblico”

Posted by fidest press agency su giovedì, 21 febbraio 2019

“Si chiude un periodo buio per la Lombardia: Formigoni è stato condannato in via definitiva. Aveva il dovere di garantire una sanità d’alto livello ai lombardi, non di trascinarla negli scandali e corrompere.
Chi governa oggi la Lombardia prenda atto che il modello Formigoni è stato fallimentare e ha generato un sistema corruttivo. Ora dobbiamo tornare a investire sulla sanità pubblica, è l’unica strada per garantire servizi eccellenti. Questa sentenza faccia da lezione per chi amministra la Lombardia e si inverta la rotta: è ora di dire basta a governi regionali fotocopia a quello di Formigoni.
L’applicazione della Spazzacorrotti è un primo risultato della nostra azione di governo in barba a chi dice che non stiamo facendo nulla. Noi difendiamo chi lavora onestamente e i cittadini che sono i primi danneggiati da Formigoni”, così Dario Violi, consigliere regionale del M5S Lombardia, sulla condanna di Roberto Formigoni.

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Antitrust e condanna Eni: parole chiare su prescrizione

Posted by fidest press agency su venerdì, 13 luglio 2018

L’Autorità ha accertato la reiterazione da parte di Eni gas e luce S.p.A. della condotta consistente nell’inadeguata gestione delle istanze dei consumatori relative alla fatturazione dei consumi di elettricità e gas, come ad esempio maxi conguagli riguardanti periodi di consumo superiori anche a cinque anni dalla data di emissione della fattura.”Bene, accolto il nostro esposto all’Antitrust in cui denunciavamo Eni gas e luce per i maxi conguagli e la prescrizione delle bollette” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.”Ora basta con gli abusi! La società, infatti, si ostinava a non riconoscere il beneficio della prescrizione quinquennale, anche nei casi in cui questa veniva regolarmente eccepita dal cliente, come previsto dall’art. 2934 del Codice Civile” prosegue Dona.“La prescrizione, che il legislatore ha appena portato a due anni proprio per evitare i maxi conguagli, deve decorrere dalla data di emissione della bolletta che il consumatore riceve a casa. Eni Gas e Luce, invece, la faceva partire da quando riceveva i dati di consumo dal distributore e, quindi, rifiutava di riconoscere la prescrizione eccepita dal consumatore. Ma non riconoscendo la prescrizione e imputando la responsabilità dei maxi conguagli alle inadempienze del distributore, si opponeva un ostacolo al legittimo esercizio dei diritti contrattuali del consumatore. Da qui il nostro esposto e la condanna di oggi” conclude Dona.

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Parlamento europeo: leader politici del PE condannano uso armi chimiche in Siria

Posted by fidest press agency su martedì, 17 aprile 2018

Il Presidente Antonio Tajani, in apertura della sessione plenaria di Strasburgo, ha ribadito che l’uso di armi chimiche è una linea rossa che non può essere superata impunemente.
“Dinnanzi alla gravità della situazione”, ha detto Tajani, “credo sia necessario che il Parlamento invii un messaggio forte già in apertura della seduta odierna, e prima del dibattito di domani pomeriggio con l’Alto rappresentante Mogherini e del confronto che avremo in mattinata con il Presidente della Repubblica francese Macron”.“Oggi, il Parlamento deve ribadire in maniera forte e chiara che l’uso delle armi chimiche è inaccettabile e rappresenta una linea rossa che non può essere superata impunemente.”
“La drammaticità della situazione deve fugare ogni dubbio sulla necessità e l’urgenza di costruire una sempre più incisiva politica estera e di difesa comune. La discussione in corso sul prossimo bilancio è un test essenziale sulla nostra volontà di dotarci delle risorse indispensabili per essere veri attori globali”, ha concluso il Presidente del PE.
Sono poi intervenuti in plenaria anche i leader dei gruppi politici, che hanno condannato l’uso di armi chimiche. La maggior parte di loro ha espresso sostegno agli attacchi militari degli Stati Uniti, della Francia e del Regno Unito, volti a porre fine ai “crimini di guerra” del regime di Assad, mentre altri deputati hanno criticato i militari per aver operato senza un mandato internazionale. I deputati hanno inoltre affermato che i colloqui di pace devono iniziare quanto prima, coinvolgendo tutte le parti del conflitto e sotto l’egida delle Nazioni Unite.
Il Presidente Tajani condividerà i dettagli della discussione tenutasi in apertura di sessione con il Presidente francese Macron, prima del dibattito di domani con quest’ultimo.

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“Alfie Evans è stato condannato a morte”

Posted by fidest press agency su domenica, 15 aprile 2018

“Per un giudice inglese la sua vita è “futile” Sì, avete letto bene: futile. Ecco a che punto è arrivata la nostra “progredita civiltà”: un bimbo innocente sarà lasciato morire soffocato perché un giudice ha ritenuto che è nel suo interesse e si è arrogato il potere di stabilire che la sua esistenza non è più degna di essere vissuta. Non ho parole. E lascia senza fiato la complice indifferenza con la quale la sedicente “Europa dei diritti sociali, della solidarietà e dell’inclusione” abbia accolto questa barbara sentenza: nessuna apertura di giornale, nessuno speciale TV, nessuna manifestazione di protesta, nessun appello di intellettuali. Ma noi non ci arrenderemo mai a questa deriva: la cultura della morte e dello scarto non vincerà. E rimanendo al fianco dei genitori di Alfie, Thomas e Kate, continueremo a sperare in un miracolo”. È quanto scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

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Docente di spagnolo condannata alla precarietà

Posted by fidest press agency su mercoledì, 21 giugno 2017

tribunale-milanoIl giudice condanna il Miur per discriminazione e sfruttamento del lavoro a tempo determinato: il ricorso Anief, proposto a tutela dei diritti della prof supplente, rivendicava l’illegittimità del lungo periodo di precariato, cui continua a essere costretta senza il minimo riconoscimento della lunga esperienza maturata in cattedra per insegnare nella scuola media. La sentenza è importante, perché sancisce il diritto a percepire anche da precari, oltre al risarcimento, uno stipendio calcolato sugli anni di servizio svolti. Rimane l’amarezza: in un mondo sempre più globalizzato e aperto alle lingue, perché un docente deve attendere così tanti anni per poter sottoscrivere il contratto a tempo indeterminato pur essendo da tempo nelle graduatorie pre-ruolo? A tal proposito, il sindacato ricorda il paradosso della classe di concorso A023, ‘Lingua italiana per discenti di lingua straniera’, introdotta con le nuove classi concorsuali e per la quale sono stati decretati centinaia di vincitori nell’ultima selezione nazionale del 2016 proprio per soddisfare precise finalità di insegnamento: per il Miur la disciplina rimane un oggetto misterioso. Anief ha promosso specifici ricorsi per la tutela dei lavoratori precari: è ancora possibile aderire per ottenere il giusto riconoscimento professionale.Marcello Pacifico (Anief-Cisal): i diritti dei precari non possono essere calpestati. Il Miur agisce, ancora oggi, in aperto contrasto con la normativa comunitaria continuando a reiterare contratti a tempo determinato su posti vacanti e negando al personale con contratto a termine il diritto alle progressioni stipendiali. Il nostro impegno è quello di continuare a tutelare i loro diritti e a pretendere dall’Amministrazione rispetto per quei lavoratori della scuola che ogni anno permettono il regolare svolgimento delle attività didattiche.

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Omicidio Sara e una condanna

Posted by fidest press agency su domenica, 7 Maggio 2017

carcere“Omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e da futili motivi, stalking, distruzione di cadavere e incendio sono accuse gravissime per l’assassino di Sara di Pietrantonio e reputiamo che la sentenza emessa dal gup sia proporzionale all’efferatezza del delitto, a maggior ragione del fatto che Paduano non ha mai mostrato pentimento.
Anche se la battaglia giudiziaria non si ferma qui, quello di ieri è un verdetto storico, perché nonostante il rito abbreviato, pur non confermando l’isolamento diurno, il giudice ha deciso per l’ergastolo.
Sono fermamente convinta che in Italia non serve una legislazione più severa, ma vi sia invece la necessaria urgenza di applicare la legge non in eccesso di favor rei ma con più riguardo ai diritti lesi della parte offesa.
E infatti, quante volte dalla cronaca apprendiamo che tra attenuanti generiche, scarcerazione anticipata, rito abbreviato, affidamento ai servizi sociali, concessione dei domiciliari, l’assassino rimane in carcere solo per qualche anno. Tutto ciò contribuisce al dileguare di un pesante senso di ingiustizia per la Vittima ed i familiari, che sono molte volte sbeffeggiati dai processi nonostante la gravità del danno subito. Non solo: qualunque cittadino non si sente più al sicuro perché con queste sentenze edulcorate passa il messaggio che il “mostro” non paghi mai per quanto commesso.
Nessuno potrà restituirci Sara, ma molto possiamo fare per evitare che avvengano questi delitti così atroci. Auspichiamo, intanto, che la sentenza rimanga invariata nei successivi gradi di giudizio.
Invitiamo le donne a denunciare, a non tenere nascoste minacce e condotte violente nei loro confronti, a non perdonare e a non trascurare gli episodi di violenza, come fece Sara, per paura e per vergogna. Lo stalker è, infatti, un soggetto dalle azioni non prevedibili, perché ormai è una persona che è in preda alla follia e al desiderio di vendetta, perciò capace di qualunque cosa.
Infine, ci auguriamo che presto in Parlamento si approvi la proposta di legge di Fratelli d’Italia riguardante la notifica alla Vittima del premesso premio concesso al suo molestatore. Una legge voluta fermamente dal nostro Dipartimento, affinché la donna possa sapere se il suo persecutore esce temporaneamente dal carcere e metterla nelle condizioni di cautelare se stessa e i figli da azioni di disturbo, minacce o veri e propri agguati alla sua persona. Agguati che, come nel caso di Sara, posso purtroppo sfociare in un triste epilogo.”
Così scrive in una nota Cinzia Pellegrino, Coordinatore nazionale del Dipartimento tutela Vittime di FdI AN, in merito alla sentenza emessa dal GUP sull’efferato delitto di Sara di Pietrantonio.

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Corte europea condanna l’Italia per l’Ilva

Posted by fidest press agency su giovedì, 19 Maggio 2016

corte europea giustiziaLa notizia dell’apertura di un procedimento nei confronti dello Stato italiano, accusato dalla Corte europea dei diritti umani di non aver protetto dalle emissioni dell’Ilva la vita e la salute dei cittadini di Taranto e dei comuni vicini, dimostra in maniera chiara ed inequivocabile quanto l’USB denuncia da tempo: la necessità di mettere realmente in sicurezza gli impianti dell’ILVA, sia per la tutela dei cittadini e dell’ambiente che per la sicurezza dei 11.800 lavoratori tarantini.L’USB, che peraltro si è costituita parte civile nel processo contro l’ILVA “Ambiente Svenduto”, iniziato ieri a Taranto con oltre 40 imputati (tra i quali Fabio e Nicola Riva, l’ex presidente Vendola, il sindaco di Taranto, l’ex presidente dell’Ilva Bruno Ferrante, l’ex responsabile dei rapporti istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà), evidenzia che tutte le gestioni commissariali hanno lavorato solo ed esclusivamente negli interessi del mercato, con il favore e la compiacenza di Cgil-Cisl-Uil.Sotto accusa anche i decreti “Salva ILVA”, con cui il Governo, tutto rivolto a salvaguardare gli interessi dei soliti noti, ha permesso la continuazione delle attività produttive. Il governo italiano è inoltre oggetto di un nuova procedura d’infrazione da parte della Commissione Europea, ancora una volta per questioni molto gravi di inquinamento e mancata salvaguardia della salute dei cittadini, che in breve tempo sarà sottoposta alla Corte di Giustizia Europea con sede in Lussemburgo.
L’USB ribadisce dunque l’unica soluzione praticabile per una vera via d’uscita: il ritorno in mano pubblica dell’ILVA, per permettere la salvaguardia dei posti ed un’effettiva bonifica, che sia veramente garanzia per la salute di chi lavora e di tutti i cittadini, sacrificati in questi anni al più bieco profitto.

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Condanna penale per chi utilizza un nickname fasullo

Posted by fidest press agency su sabato, 1 marzo 2014

legge-e-giustiziaPuò essere condannato penalmente ai sensi dell’articolo 494 del codice penale colui che utilizza l’utenza telefonica con uno pseudonimo collegato a un nome di fantasia per molestare un’altra persona.
Per la Cassazione penale, infatti, integra il reato di sostituzione di persona la condotta di chi utilizzando un nickname che rimanda al nominativo di una persona inesistente, occulta la sua identità per molestare, tramite messaggi in chat, alcuni destinatari inseriti nella sua “black list”.
A stabilirlo la sentenza n. 9391 pubblicata ieri 26 febbraio che Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” porta all’attenzione del pubblico per invitare a fare attenzione ed evitare che un comportamento ricorrente da quando si sono diffuse chat, messaggerie istantanee e social network sia ripetuto per le conseguenze spesso sottovalutate che possono macchiare la propria fedina penale.
I giudici della quinta sezione penale della Suprema Corte, hanno infatti, rigettato il ricorso di un’imputata già condannata dalla Corte d’appello di Palermo per il reato di cui all’articolo 494 del codice penale per avere, al fine di commettere reato di molestia e disturbo alle persone, indotto in errore una persona, utilizzando un nickname di fantasia.Il giudice dell’appello aveva evidenziato come lo pseudonimo virtuale fosse intestato a una società di intrattenimento telefonico presso cui aveva lavorato l’imputata nel periodo contestato e rinviava a generalità fittizie.Era stato provato oltre ogni ragionevole dubbio, peraltro, che l’autrice dei messaggi e degli annunci molesti fosse stata la condannata, non avendo alcun rilievo l’assenza di qualsiasi motivo di risentimento nei confronti della famiglia molestata dedotta dalla difesa, come dimostrato dal memoriale in atti a firma della ricorrente «da cui si rileva come fosse legata da rapporti tutt’altro che amichevoli con la famiglia da molestare, vicini di casa destinatari e vittime della condotta criminosa, inseriti al primo posto in un elenco di nemici».I giudici di legittimità ritengono, quindi valide le conclusioni del giudice del merito. Il primo motivo è inammissibile perché deduce questioni di merito circa la valutazione del materiale probatorio operata dalla Corte di merito, «che ha valorizzato, per un verso, le risultanze che hanno condotto a identificare nella ricorrente, che era solita utilizzare le generalità fittizie e il nickname, l’autrice degli annunci molesti e, per altro verso, l’atteggiamento non amichevole nei confronti dei vicini di casa desumibile dal loro inserimento al primo posto nella “black list” nel memoriale a firma dell’imputata. La valutazione della Corte di merito è, dunque, coerente «rispetto ai dati probatori richiamati e sulla base di una linea argomentativa immune da cadute di consequenzialità logica, in quanto espressione di un apprezzamento dei vari indizi analitico e correttamente collocato nel quadro di una loro valutazione globale».

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L’immagine di riserbo della magistratura va sempre garantita

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 agosto 2013

“Credo che sia un’intervista perlomeno inopportuna, non cambia nulla rispetto alla sentenza né alla motivazione della sentenza che è fatta sulle carte processuali. Un Presidente di un Collegio prima che venga depositata la motivazione di una sentenza di condanna credo che non debba rilasciare interviste”. Donatella Ferranti, pd, presidente della commissione giustizia della Camera, parla a Radio 24 dell’intervista rilasciata dal giudice Antonio Esposito al mattino di Napoli riguardo la condanna in Cassazione di Silvio Berlusconi. A questo punto il Pdl potrebbe chiedere, come ha fatto, al ministro della giustizia una sanzione disciplinare? “Il ministro è titolare dell’azione disciplinare, se questo fatto rientra nei comportamenti di rilievo disciplinare si può azionare questo percorso. – risponde a Radio 24 – Ma non credo che ripari nulla, è l’immagine di riserbo della magistratura va sempre garantita non soltanto quando si tratta del processo Berlusconi”. Ma questo alimenta le polemiche del Pdl che parla di accanimento giudiziario? Domanda Elisabetta Fiorito di Radio 24. “Certo non fa bene, è una leggerezza più che accanimento giudiziario. Quello che avviene in Camera di Consiglio non deve essere mai rappresentato. La motivazione di un sentenza si legge non tramite un’intervista ma tramite le argomentazioni della motivazione”.

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Cassazione: condanna Berlusconi

Posted by fidest press agency su venerdì, 2 agosto 2013

Italiano: Silvio Berlusconi

Italiano: Silvio Berlusconi (Photo credit: Wikipedia)

Le convulse giornate del cavaliere hanno inizio il 30 luglio e si sono concluse verso la sera del primo agosto con la lettura della conferma della condanna di secondo grado inflittagli dalla Corte di Assisi di Milano. Nell’arringa del suo difensore avv. Coppi si citano i codici, i giuristi americani, la cassazione civile e le sentenze di Dolce e Gabbana. In proposito il messaggero del primo agosto riporta le parole del “principe del foro” che parla di “caciara mediatica”, di attenzione sproporzionata al processo. Da qui sorge il primo aspetto di questa “caciara” e il diverso stile difensivo tra Coppi e Ghedini. Quest’ultimo – ci ricorda Rosario Amico Roxas in una sua lettera al Messaggero – “ha sempre impostato la difesa del cavaliere in attacco, con l’ingenua e presuntuosa ipotesi di intimidire i magistrati; sollevando polveroni che avrebbero dovuto nascondere i reati ed esaltare la filosofia della persecuzione.”
E osserva Rosario: “Gran parte dei guai che cadranno addosso al cavaliere hanno origine nello studio di Ghedini, aspirante principe del foro! Dalla strategia di Ghedini è sortita una realistica intolleranza alle offese, alle accuse, alle minacce più o meno mimetizzate. A Berlusconi è sempre piaciuta la tecnica aggressiva, convinto della sua superiorità su tutto e su tutti; convinzione alimentata dal Ghedini che ha scoperto il nervo esposto del cavaliere e lo ha sempre assecondato e sollecitato a esporsi in prima fila contro chiunque non manifestasse servilismo nei confronti di “Er Più”, intollerante di non essere riconosciuto per quello che crede di essere. Ora l’avv. Coppi, anche se comincia a cedere alle lusinghe aggressive, non guarda più al processo in corso, guarda, piuttosto, ai processi che verranno, sia già in corso d’opera che ancora conservati nei cassetti dei PM di mezza Italia. Non importa il risultato che arriverà, guardiamo piuttosto ai risultati che ancora devono arrivare, che Coppi teme molto più della sentenza attuale”.
Devo quindi arguire che con questo verdetto si volta pagina e si raggiunge la consapevolezza che nessuno è intoccabile e che i guai giudiziari hanno una loro naturale conseguenza se si continua a credere che possa sopravvivere quella parte dell’Italiani che hanno beffeggiato tutto e tutti in nome del loro tornaconto personale. (Riccardo Alfonso fidest@gmail.com)

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Sentenza Berlusconi commentata da Brunetta

Posted by fidest press agency su lunedì, 24 giugno 2013

“Questa sentenza fa paura. Fa paura non solo e non tanto perché cerca di assassinare moralmente e politicamente Berlusconi, ma perché mostra agli italiani in che mani sia oggi la giustizia. Quello contro il presidente del Popolo della libertà, Silvio Berlusconi, è un atto eversivo dei principi di legalità e del buon senso, sproporzionato e inaccettabile, messo in piedi da una parte della magistratura, ormai apertamente e sfacciatamente politicizzata.La sentenza sul ‘caso Ruby’ è l’ennesimo episodio deplorevole e incommentabile di una giustizia, quella italiana, davanti alla quale l’intero Paese dovrebbe interrogarsi e indignarsi. Costruire un castello accusatorio basato sul nulla cosmico, e smentito più volte dai protagonisti stessi della vicenda, oltre ad essere estremamente grave è preoccupante per la democrazia della nostra Repubblica.Da ormai vent’anni si tenta di eliminare un competitor politico di altissimo calibro usando, di volta in volta, i processi, le sentenze, la mala giustizia.Tutto ciò non è più accettabile. È arrivato il momento di dire definitivamente basta a questo attacco alla libertà. Il Pdl sarà al fianco del suo leader per combattere questa ennesima battaglia”.

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Caso Ruby: Berlusconi condannato

Posted by fidest press agency su lunedì, 24 giugno 2013

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi (Photo credit: Wikipedia)

L’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è stato condannato a sette anni dai giudici della quarta sezione del tribunale di Milano dove si celebrava il processo a suo carico. Berlusconi doveva rispondere per il reato d’induzione indebita e per il reato di prostituzione minorile. I giudici di Milano hanno accolto la tesi dell’accusa ma con una condanna più alta di quella Il tribunale di Milano ha inflitto a Silvio Berlusconi una pena di quella richiesta dal pubblico ministero Boccassini: sette anni, contro i sei richiesti dall’accusa.Davanti al tribunale un piccolo gruppo di cittadini radunatosi in attesa hanno esultato apprendendo la condanna inferta a Berlusconi.

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Il Parlamento condanna le leggi omofobiche e la violenza in Europa

Posted by fidest press agency su domenica, 27 Maggio 2012

Bruxelles, Parlamento europeo. In una risoluzione adottata giovedì da un’ampia maggioranza, il Parlamento afferma che gli Stati membri dovrebbero dare l’esempio nella lotta contro l’omofobia. I deputati condannano le leggi omofobiche e la violenza e invitano i governi e i parlamenti nazionali a considerare la possibilità di fornire l’accesso a istituti giuridici, quali le unioni registrate, la coabitazione o il matrimonio, a gay, lesbiche, bisessuali e transgender. I Paesi europei, anche se non sono Stati membri dell’UE, come Russia, Ucraina e Moldova, dovrebbero garantire che lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT), siano protetti da discorsi omofobici di incitamento all’odio e dalla violenza. Nella risoluzione presentata dai gruppi PPE, S&D, ALDE, Verdi/ALE e GUE/NGL, approvata con 430 voti a favore, 105 contrari e 59 astensioni, si ribadisce che le coppie dello stesso sesso devono godere del medesimo rispetto riconosciuto al resto della società.
Gli Stati membri dovrebbero dare l’esempio
Il Parlamento “condanna con forza tutte le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere e deplora vivamente che tuttora, all’interno dell’Unione europea, i diritti fondamentali delle persone LGBT non siano sempre rispettati appieno”. I deputati esprimono la loro preoccupazione per “gli sviluppi che limitano la libertà di espressione e di associazione” in base a “idee infondate in materia di omosessualità e transessualità”. Ritengono che “gli Stati membri dell’UE debbano essere esemplari” nella protezione dei loro diritti fondamentali. Prendendo in considerazioni le leggi approvate o in corso di esame in sei paesi (Russia, Ucraina, Moldova, Lituania, Lettonia e Ungheria) la risoluzione critica che leggi di questo tipo “siano già state usate per arrestare e multare i cittadini, compresi i cittadini eterosessuali che esprimono sostegno, tolleranza o accettazione verso lesbiche, gay, bisessuali e transgender”. Tali normative “legittimano l’omofobia e, a volte, la violenza”.

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Il Parlamento europeo condanna l’esproprio argentino della Repsol

Posted by fidest press agency su sabato, 5 Maggio 2012

Il governo argentino nell’ambito di una politica economica restrittiva sta mettendo a dura prova i propri rapporti internazionali. Il governo guidato da Cristina Kirchner ha infatti deciso l’espropriazione del 51% della società energetica YPF (Yacihientos Petroliferos Fiscales) di proprietà della compagnia spagnola Repsol, mettendo in crisi relazioni internazionali attive da anni. Per questi motivi il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione presentata dal Gruppo del PPE e da altri Gruppi politici di condanna della decisione del governo argentino. Nella risoluzione approvata i parlamentari europei invitano il Consiglio europeo, la Commissione europea e l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione a compiere gli sforzi necessari a difesa degli investimenti europei nel paese sud americano e a percorrere tutte le vie diplomatiche disponibili per risolvere tale situazione. Considerando questa decisione una palese violazione degli accordi internazionali, il Parlamento europeo ha invitato Commissione ad affrontare la questione sia in sede dell’Organizzazione Mondiale del Commercio sia in sede del G20, affinché possa esser data la giusta rilevanza internazionale al problema. (Piero Tatafiore) (fonte aiccre)

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Aggredito e insultato per strada come “frocio”, Giudice condanna coppia

Posted by fidest press agency su sabato, 3 marzo 2012

Bagheria (Palermo) un Giudice di pace ha condannato una coppia di coniugi a 1200 euro di “multa” per ingiurie e lesioni ai danni di un giovane che nel 2008 era stato apostrofato per strada con insulti come “frocio” e “tu mi fai schifo” e aggredito. Arcigay, che si era costituita parte civile nel processo, si è vista riconoscere un risarcimento di 500 euro. Dimitri Lioi, responsabile giuridico dell’associazione spiega: “La decisione del Giudice di pace di Bagheria va accolta con soddisfazione, sia perché la sentenza emessa ha condannato gli imputati per le loro gravi ingiurie a sfondo omofobico, sia perché Arcigay una volta di più si è vista riconoscere, quale ente rappresentativo delle persone lgbt, un risarcimento per il danno arrecato alla comunità delle persone omosessuali”. “Peccato però – continua Dimitri Lioi – che le condotte omofobiche, oggetto della sentenza di condanna, nel nostro assetto legislativo configurano, tutt’al più, il reato di ingiuria (espressione della cosìdetta microcriminalità bagatellare) e non un’aggravante o un reato autonomo con sanzioni più incisive da parte dello Stato. Da questo punto di vista Arcigay sostiene l’estensione della Legge Mancino alla discriminazione per orientamento sessuale e identità di genere”. “Quanto dovremo attendere per avere una maggiore, e più equa, tutela delle condizioni di vita delle persone omosessuali e transessuali e della loro dignità? Il nostro Legislatore, ancora oggi, tarda a darci risposte rendendosi corresponsabile dell’omofobia”, conclude Lioi.

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Il mostro della corruzione divora l’Italia

Posted by fidest press agency su mercoledì, 28 dicembre 2011

English: Massimo Donadi, Italian politician (I...

Image via Wikipedia

C’è un mostro nel nostro Paese, un mostro vorace che ogni anno distrugge decine di miliardi di euro. Li fa sparire dalla disponibilità di tutti i cittadini. Così le tasse aumentano, i servizi peggiorano, la qualità della vita diminuisce, il debito publico aumenta, gli investitori stranieri se ne vanno a gambe levate. E i cittadini pagano un conto salatissimo. Il mostro è la corruzione. L’intervista del presidente della Corte dei Conti Giampaolino è l’ennesimo allarme. Da anni la Corte dei Conti denuncia, inascoltata, la gravità della situazione.
L’ultimo dato è impressionante: 60 miliardi di euro. A tanto ammonta la corruzione in Italia, manco fossimo una repubblica delle banane. E’ un’eredità dei governi Berlusconi. Ricordate le leggi ad personam per depenalizzare il falso in bilancio? Bene, questo è il risultato. Basta alibi ora, la lotta alla corruzione é una priorità nazionale. Italia dei Valori ha presentato diverse proposte di legge sul falso in bilancio e su efficaci norme anticorruzione, ma nessuna é stata discussa a causa dell’ostilità del Pdl. Ora non ci sono più scuse. Se Monti vuole dare un segno di vera discontinuità col passato deve iniziare da qui. La corruzione é un male di sistema e come tale deve essere affrontato. Servono misure strutturali per eliminare questo odioso e subdolo reato, che condanna l’Italia alla marginalità. La fase 2 annunciata dal governo deve partire proprio dalla lotta alla corruzione, che brucia decine di miliardi ogni anno.

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Il caso Lanza: Il Tar condanna l’amministrazione militare

Posted by fidest press agency su domenica, 25 dicembre 2011

 

Carabinieri insoliti

Image by paolobalestra via Flickr

Si era iscritto ad un partito politico ed aveva incarichi di responsabilità all’interno di esso e per questo i suoi superiori gli avevano inflitto 5 giorni di consegna di rigore e respinto un ricorso gerarchico. Inizia così la vicenda giudiziaria che ha visto contrapporsi, sui banchi del tribunale amministrativo dell’Umbria, il carabiniere scelto Guido Lanzo, in servizio presso il nucleo operativo radiomobile della compagnia di Terni e la propria scala gerarchica, rappresentata e difesa dall’avvocatura dello Stato.
I fatti risalgono all’agosto del 2010 quando nei confronti di Guido Lanzo, una laurea in giurisprudenza e una prossima in scienze politiche, fu avviato dal Comandante della Legione Carabinieri Umbria un procedimento disciplinare che si concluse con l’irrogazione di 5 giorni di consegna di rigore, l’equivalente degli arresti domiciliari per un comune cittadino, con l’obbligo di scontare la “pena” nel proprio alloggio in caserma. A nulla è valso il “ricorso gerarchico” esperito dal carabiniere e rigettato dal comandante del Comando Interregionale Carabinieri “Podgora”.
A quel punto il carabiniere decide di invocare il Tribunale amministrativo per difendere il proprio diritto sancito, tra l’altro, nella nostra Carta Costituzionale, assistito dall’avvocato Giorgio Carta – una vera autorità nel
campo del diritto militare e per le forze di polizia -, in collaborazione con l’avvocato Giuseppe Piscitelli.
La Sezione prima del Tribunale Amministrativo Regionale per l’ Umbria non solo da’ ragione al carabiniere condannando addirittura l’Amministrazione Difesa a pagare le spese processuali, ma stabilisce un principio giurisprudenziale
importante. Non è ravvisabile, a giudizio dei giudici amministrativi, “un divieto di iscrizione e, a fortiori, di assunzione di cariche in seno ai partiti politici, nei confronti del personale delle Forze Armate” se l’attività viene svolta secondo quanto stabilito dalle norme di legge, e cioè “non durante l’attività di servizio, né in luoghi a
ciò destinati, né indossando l’uniforme o qualificandosi in relazione all’attività di servizio come militare o rivolgendosi ad altri militari in divisa o qualificatisi come tali”. Il collegio giudicante, composto da Cesare Lamberti (Presidente), Carlo Luigi Cardoni (Consigliere) e Pierfrancesco Ungari (Consigliere, Estensore) va però ben oltre
l’enunciazione del semplice principio giurisprudenziale, ma con un’articolata sentenza chiarisce una volta per tutte all’amministrazione della Difesa, che dovrebbe ben conoscere la materia, che “le limitazioni all’esercizio di attività politica da parte del personale militare, non riguardano direttamente il diritto di iscrizione ai partiti o le
attività che possono essere svolte all’interno di essi, bensì mirano a separare l’attività di servizio da quella politica, consentita (oltre che in conseguenza delle candidature alle elezioni politiche ed amministrative, in relazione alle quali il rapporto di servizio è sospeso) se svolta a titolo personale e fuori dalle condizioni
espressamente individuate dalla legge (quali indici presuntivi di collegamento dell’attività politica del singolo militare con le Forze Armate, come tali)”. Il dott. Guido Lanzo svolge la funzione di Segretario regionale del Piemonte all’interno del Partito Popolare – Sicurezza e Difesa i cui vertici da tempo si sono spesi per dare al
personale in uniforme, che rappresenta un’importante aliquota degli iscritti al partito, gli stessi diritti civili e politici che spettano a tutti i cittadini, compreso quindi il diritto ad iscriversi ad un partito politico e fare attività politica secondo quanto stabilito dalla legge. «Finalmente un collegio giudicante coraggioso ha ristabilito il primato del diritto sulla prepotenza della gerarchia militare che vuole ad ogni costo tenere separati il
personale in uniforme dal resto della società civile, imponendo loro regole assurde e palesemente in contrasto con il dato normativo». Così Giuseppe Paradiso, Segretario nazionale del Partito Popolare – Sicurezza e Difesa commenta la sentenza del Tar dell’Umbria e sottolinea inoltre che «sono pendenti da più di un anno presso i competenti tribunali militari delle denunce verso i superiori gerarchici di alcuni iscritti al partito per l’ipotesi di reato contemplata dall’art. 294 del codice penale(«Attentati contro i diritti politici del cittadino»), secondo il quale chiunque con violenza, minaccia o inganno impedisce in tutto o in parte l’esercizio di un diritto politico, ovvero determina taluno a esercitarlo in senso difforme dalla sua volontà, è punito con la reclusione da uno a cinque anni». «Speriamo che questa sentenza – conclude Paradiso – possa, da una parte, chiarire finalmente alla gerarchia militare che la sua potestà disciplinare non può dilatarsi fino ad interpretare in maniera illogica ed anticostituzionale dei diritti così importanti per il cittadino militare e, dall’altra, infondere quel coraggio a quegli stessi cittadini in uniforme – come lo ha avuto il carabiniere scelto Guido Lanzo – che finora sono stati timorosi di ripercussioni disciplinari. La vicenda del carabiniere Guido Lanzo è il trionfo del diritto sulla prepotenza, e non sarà l’unica. Le gerarchie militari e le Forze armate, il cui ordinamento “si informa allo spirito democratico della Repubblica” come recita la Costituzione, ne prendano buona nota». (fonte Grnet.it)

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La condanna dell’Iran pronunciata dall’ONU

Posted by fidest press agency su martedì, 20 dicembre 2011

Iran (Persia) with Black, Caspian and Arabian ...

Image via Wikipedia

Rispecchiando la crescente intolleranza da parte della comunità internazionale nei confronti delle violazioni dei diritti umani, l’Assemblea generale dell’ONU ha oggi condannato l’Iran perché opprime i suoi cittadini.Con 89 voti favorevoli, 30 contrari e 64 astensioni, l’Assemblea generale ha approvato un risoluzione che esprime «profonda preoccupazione per le gravi, continue e ricorrenti violazioni dei diritti umani» nel paese.L’Assemblea ha votato dopo che l’Iran ha tentato una mozione di «no-action», nell’intento di bloccare la risoluzione chiedendo un aggiornamento del dibattito. La mozione è stata bocciata con 100 voti contrari, 35 favorevoli e 42 astensioni.Risoluzioni come questa sui diritti umani in Iran sono state sottoposte all’Assemblea generale praticamente ogni anno dopo il 1992 e il provvedimento di quest’anno, già approvato il mese scorso dal Terzo comitato dell’Assemblea generale, è passato con un più alto numero di voti favorevoli rispetto agli anni precedenti.«Quest’anno il voto dell’Assemblea dimostra chiaramente l’irritazione della comunità internazionale per la continua oppressione da parte dell’Iran dei suoi cittadini», ha detto Bani Dugal, il principale rappresentante della Baha’i International Community presso le Nazioni Unite.«Il gran numero di voti favorevoli di quest’anno rispecchia anche l’impazienza della comunità internazionale davanti alla violazione dei diritti umani in qualunque parte del mondo e l’accresciuta determinazione di un crescente numero di nazioni di parlare a favore dei diritti umani», ha detto. Un’altra ragione di questo gran numero di voti è il senso di irritazione che molte nazioni provano per il ripetuto rifiuto dell’Iran di collaborare con l’ONU ricevendo investigatori speciali sui diritti umani, ha detto la signora Dugal. La signora ha notato che l’Iran non ha ancora permesso ad Ahmed Shaheed, il relatore speciale dell’ONU per la situazione dei diritti umani in Iran appena nominato, di visitare il paese.«Dopo la nomina di Ahmed Shaheed, l’Iran non lo ha accolto nel paese e, anzi, ha contestato la legittimità della sua nomina», ha detto la signora Dugal.La risoluzione di quest’anno esprime preoccupazione per una lunga serie di violazioni in Iran, compreso «il drastico aumento» delle esecuzioni capitali, dell’uso della tortura, della sistematica individuazione dei difensori dei diritti umani, della diffusa violenza contro le donne e delle continue discriminazioni contro le minoranze, compresi i membri della Fede baha’i.Cosponsorizzata da 42 paesi, la risoluzione elenca specificamente 16 motivi di preoccupazione, incluse «le gravi restrizioni sistematiche delle assemblee pacifiche» e «le gravi restrizioni e limitazioni del diritto alla libertà di pensiero, di coscienza, di religione e credo». Dei baha’i la risoluzione menziona «i crescenti attacchi contro i baha’i e i loro difensori». Fa riferimento al «significativo aumento del numero dei baha’i arrestati e imprigionati» e alle «rinnovate misure per negare ai baha’i impieghi pubblici e privati».

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