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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 133

Dati Ocse su istruzione: la dispersione rimane altissima

Posted by fidest press agency su venerdì, 31 marzo 2017

ministero-pubblica-istruzioneL’Ocse ci ha detto che la scuola italiana funziona meglio di quella di altri paesi dell’area, in particolare per quanto riguarda l’inclusione dei ragazzi delle scuole superiori provenienti da famiglie con una condizione non favorevole. Prima di lasciarsi andare a facili entusiasmi, occorre però leggere tutto il resoconto dell’organizzazione internazionale che ha anche sottolineato come, sempre nel nostro Paese, “le differenze socio-economiche di partenza pesano meno, ma ritornano a farsi sentire dopo l’uscita dalla scuola”. L’indagine, basata sul confronto tra i dati delle indagini Ocse-Pisa sulle competenze scolastiche e su quelle degli adulti (26/28 anni), non fa altro che rafforzare quanto sostenuto dal sindacato scuola Anief da anni: occorre insistere sugli investimenti nella scuola, perché in molte zone del territorio nazionale rimane l’unica agenzia culturale in grado di sostenere il processo di crescita dei nostri giovani. Tanto che, appena usciti dal sistema formativo, dove in base ai risultati Ocse-Pisa degli alunni in diverse materie le differenze sociali si annullano, la mancanza di opportunità li riassorbe fino a sottrargli le possibilità di sviluppo personale e professionale.
“Quanto indicato dall’Ocse non può essere considerato un punto di arrivo ma solo di partenza – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal – perché un Paese moderno che abbandona al suo destino i giovani, dopo averli formati, non può ritenersi soddisfatto: è chiaro che occorre incentivare gli sforzi, innanzitutto, sul fronte della dispersione scolastica, che in alcune province della Sicilia supera il 40 per cento, mentre l’Europa ci indica come soglia il 10 per cento. Questo può avvenire solo in modo: maggiorando gli organici delle aree a rischio, migliorando l’orientamento e innalzando l’obbligo formativo fino a 18 anni”.
“Quindi va sollecitato, con adeguate risorse e norme, anche a tutela degli studenti introducendo uno statuto tutto per loro, il rapporto della scuola con il mondo del lavoro. Così come va assolutamente rilanciato il rapporto con l’Università: mentre gli studenti accademici crescono nel mondo, in Italia nell’ultimo periodo si è ridotto drasticamente il numero di matricole e siamo tra i Paesi con meno laureati. Questi sono i dati da cui ripartire”, conclude il presidente Anief.

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