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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 162

Rifugiati e pandemia di COVID-19

Posted by fidest press agency su sabato, 3 ottobre 2020

La pandemia di COVID-19 ha causato seri disagi a tutti gli studenti e, in particolare, ai rifugiati, la maggior parte dei quali – l’85 per cento – vive nei Paesi in via di sviluppo o in quelli meno sviluppati. Nel caso della chiusura delle scuole, i programmi di apprendimento a distanza non sempre sono disponibili e anche quando lo sono, telefoni cellulari, tablet, laptop, tv, apparecchi radio, nonché connessione a internet sono spesso non accessibili a coloro che sono stati costretti alla fuga. Le conseguenze socioeconomiche della pandemia non solo limitano le opportunità, ma possono anche costringere gli studenti costretti alla fuga o indigenti ad abbandonare gli studi e a dover lavorare, chiedere elemosina o contrarre matrimoni precoci, nel tentativo di sostenere le proprie famiglie. Nel 2017 solo l’uno per cento dei rifugiati risultava iscritto all’istruzione superiore. Dalla fine del 2018, il dato è salito al tre per cento, in larga parte grazie al maggiore riconoscimento dell’importanza di tale livello di istruzione per i rifugiati da parte degli Stati, degli istituti d’istruzione e dalle organizzazioni partner.Anche il 2019 è stato un anno che ha fatto registrare numeri record per lo schema di assegnazione di borse di studio universitarie promosso dall’UNHCR, noto come DAFI (iniziativa tedesca Albert Einstein per l’accesso dei rifugiati all’università), finanziato in larga parte dal Governo tedesco col supporto del Governo danese in qualità di nuovo partner. Alla fine del 2019 il numero di studenti rifugiati iscritti attraverso questo programma era di 8.347 in 54 Paesi partecipanti, a testimonianza della crescente domanda dei rifugiati in tutto il mondo e della forte risposta assicurata da governi e partner in merito alla necessità di migliorarne l’accesso all’istruzione.Nel 2019, i beneficiari delle borse di studio DAFI provenivano da 45 Paesi. Gli studenti rifugiati siriani costituivano il gruppo più numeroso (29 per cento), seguiti da quelli provenienti da Afghanistan (14 per cento), Sud Sudan (14 per cento), Somalia (10 per cento) e Repubblica Democratica del Congo (6 per cento).Questi e altri dati relativi alla frequenza dell’istruzione universitaria dei rifugiati sono messi in evidenza nel rapporto dell’UNHCR Refugee Students in Higher Education.Per non soccombere all’impatto della pandemia di COVID-19, l’UNHCR si appella a governi, settore privato, società civile e altri attori chiave affinché contribuiscano a rafforzare e migliorare i livelli di inclusione e accessibilità ai sistemi di istruzione nazionali nei Paesi di accoglienza e a garantire e tutelare finanziamenti destinati all’istruzione. In assenza di tali interventi, il futuro di innumerevoli studenti sarà a rischio.

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