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Schroders – Che fine ha fatto la recessione negli Stati Uniti? Secondo noi, è stata solo ritardata

Posted by fidest press agency su giovedì, 23 marzo 2023

A cura di Keith Wade, Chief Economist & Strategist, Schroders. Gli Stati Uniti hanno continuato a crescere alla fine dello scorso anno e sembrano aver iniziato il 2023 con una nota positiva. Gli economisti stanno ora escludendo la possibilità di una recessione negli Stati Uniti, che era prevista fino a poche settimane fa. Il fallimento della Silicon Valley Bank (SVB) ha complicato il quadro e comporterà un irrigidimento delle condizioni finanziarie e una certa cautela da parte degli investitori. La nostra opinione è che questo fenomeno frenerà la crescita, ma in questa fase non sembra essere sufficientemente sistemico da provocare una più generale contrazione del credito e una recessione. La situazione è fluida, ma continuiamo ad aspettarci che la Fed aumenti i tassi di 25 punti base in occasione della prossima riunione di questa settimana.Le aziende continuano a segnalare carenza di manodopera e le offerte di lavoro sono in crescita, con quasi due posti vacanti per ogni disoccupato. Il mercato del lavoro non si è indebolito come previsto.In questo contesto le aziende non hanno subito pressioni finanziarie per ristrutturare e tagliare posti di lavoro. Di conseguenza, l’inflazione è ancora un problema, poiché i costi sono stati trasferiti sui prezzi al consumo.Per quanto riguarda i consumatori, l’aumento dell’inflazione ha chiaramente inciso sulla capacità di spesa. Nonostante ciò, la spesa reale dei consumatori statunitensi è aumentata nel 2022, anche se è stata sostenuta dall’accumulo di risparmi, piuttosto che dalla spesa del reddito corrente.Il reddito personale disponibile reale è sceso del 2,3% nel corso dell’anno (dal quarto trimestre 2021 al quarto trimestre 2022), ma la spesa reale dei consumatori è aumentata dell’1,9% nello stesso periodo, poiché le famiglie hanno ridotto il loro tasso di risparmio dal 7,3% del reddito disponibile al 2,9%.Nel complesso, ci aspettiamo che l’eccesso si esaurisca a un ritmo simile a quello del 2022 e di conseguenza assisteremo a un altro anno in cui le famiglie manterranno il loro tasso di risparmio al di sotto della norma. Di conseguenza, i consumi nel 2023 dipenderanno interamente dalla crescita del reddito reale. Riteniamo che ciò sarà moderatamente positivo in quanto, sebbene l’inflazione sia attualmente elevata (6%) e superiore alla crescita di salari e stipendi, si prevede che gli aumenti dei prezzi al consumo si moderino nel corso dell’anno. Anche gli aumenti dei sussidi, delle pensioni e del salario minimo contribuiranno, ma la crescita del reddito reale non dovrebbe superare di molto l’1% nel 2023, soprattutto se, come previsto, la disoccupazione aumenterà.Una crescita dei consumi dell’1% rappresenterebbe un notevole rallentamento della domanda, mettendo sotto pressione il potere di determinazione dei prezzi delle imprese e comprimendo i margini di profitto e i flussi di cassa. Le aziende dovrebbero reagire tagliando i posti di lavoro, facendo così aumentare la disoccupazione. Questo, a sua volta, si ripercuoterebbe sul rallentamento dei consumi, in quanto le famiglie diventerebbero più caute. A nostro avviso, questi effetti di seconda istanza scatenerebbero un’ulteriore debolezza della spesa e porterebbero l’economia a un rallentamento più marcato nel 2023.A nostro avviso, la capacità di consumatori e imprese di resistere agli shock energetici e salariali contribuisce a spiegare gran parte della tenuta dell’economia. Ciò non significa che la politica monetaria abbia smesso di funzionare: essa agisce sempre con un lungo ritardo, e la velocità con cui i tassi di interesse sono stati aumentati da quasi zero ai livelli attuali significa che la politica non è stata restrittiva per così tanto tempo. Su questa base, riteniamo che la recessione sia stata ritardata piuttosto che evitata. Se la domanda dei consumatori dovesse raffreddarsi come previsto, è probabile che ciò avvenga nella seconda metà dell’anno, se non più tardi. A questo punto è probabile che la Fed allenti la sua politica o opti per un cambio di rotta. (abstract by http://www.verinieassociati.com)

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