Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 166

Archive for 2 giugno 2024

“Idee per il futuro, nel cuore di Roma”

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

Dal 5 al 7 giugno 2024, presso la Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano nella suggestiva piazza di Pietra, nasce un progetto culturale nuovo, che guarda al futuro cercando e costruendo le basi creative per il domani nel presente, hic et nunc.Idee per il futuro è, infatti, una serie di incontri studiati per immaginare il tempo che verrà dal punto di vista scientifico, artistico, ambientale, amministrativo, culturale, con ospiti internazionali e italiani di primissimo piano: il Premio Nobel Giorgio Parisi, l’ex sindaco di New York Bill De Blasio, la Presidente del CNR Maria Chiara Carrozza, la direttrice dei Musei Vaticani Barbata Jatta, l’opinion leader tecnologico David Orban, il fondatore della guida Lonely Planet, e “viaggiatore” per eccellenza, Tony Wheeler, il musicista e autore per i giovani del Manifesto per il cambiamento Giovanni Caccamo, l’attrice Valeria Solarino, Amara e Simone Cristicchi tra voce e chitarra.E poiché interazione e scambio di idee deve essere, la forma dialogica tra l’ospite e un intervistatore permetterà un’analisi più profonda delle tematiche e l’ottenimento di risultati operativi per scrutare il tempo che ci attende.Una scommessa che si basa sul grande valore delle parole e dell’ascolto, della loro capacità di predisporre alla riflessione pacata in un’epoca in cui troppo spesso il confronto diventa povero di contenuti e si trasforma in messaggio rapido e istantaneo.E quale città meglio di Roma, la “culla della civiltà”, simbolo universale di religioni, culture e pensiero, poteva sintonizzarsi sulle frequenze dell’ascolto, dell’urgenza di porsi delle domande, sulla sete di risposte? Attraverso relatori di eccezione e di fama internazionale capiremo come si sta trasformando la nostra vita di tutti i giorni in ogni campo, da quello scientifico a quello artistico. L’iniziativa, aperta a tutti, ci farà capire ancora una volta che in un mondo, quale quello di oggi, conoscenza e formazione sono sempre più fondamentali per affrontare nella maniera migliore le profonde trasformazioni che la sfida dell’innovazione ci pone davanti quotidianamente”. Approdare a Roma significa inserirsi simbolicamente in un contesto di grandi trasformazioni legate all’imminenza del Giubileo 2025 e arricchire il dibattito intorno a una capitale europea che si ripensa nella prospettiva di un appuntamento internazionale religioso, in primo luogo, ma che coinvolge la città nel suo insieme e in modo particolare nel suo tessuto imprenditoriale. Idee per il futuro, nel cuore di Roma è dunque un invito a rimettere al centro la riflessione, l’analisi e la comprensione dei fenomeni che segnano il nostro tempo.

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Debito pubblico Usa: effetto dell’economia di guerra?

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

di Mario Lettieri e Paolo Raimondi. C’è uno strano e assordante silenzio dell’Unione europea e dei vari governi sul livello del debito pubblico americano e sulla sua insostenibile crescita. Parlarne è nell’interesse della stabilità economica e politica del nostro continente. Ignorarne l’impatto globale potrebbe essere interpretato nel mondo come una sottomessa complicità. È forse la paura di rivelare l’incontenibile crollo del sistema di Bretton Woods ? In ogni caso il conto da pagare si sta presentando senza che i maggiori attori coinvolti abbiano un vero pianoforte B nel cassetto. È lo stesso Tesoro Usa a fornire i dati ufficiali della crisi del debito che sono stati pubblicati dal Monthly Statement on Public Debt, il rapporto mensile del fiscaldata.treasury.gov . A fine aprile 2024 il debito pubblico totale, chiamato Total Treasury Security Outstanding, cioè la somma delle varie obbligazioni e dei titoli di debito pubblico, era pari a 34.617 miliardi di dollari. 12 mesi prima conto somma era di 31.458 miliardi. In un anno il debito pubblico è aumentato di 3.160 miliardi di dollari, pari al livello del debito pubblico della Germania, la quarta potenza economica mondiale, e molto di più del nostro debito pubblico. Tutto ciò in 12 mesi! Non è una cosa normale! Non sono neanche delle fake news. Circa 26.000 miliardi della cifra sopra menzionata sono considerati “marketable”, cioè sono titoli negoziabili sul mercato. Di queste, circa il 23% sono obbligazioni della durata di un anno o meno, il 50% sono obbligazioni con scadenza da 2 a 10 anni e solo il resto ha una scadenza di 20-30 anni. Il che pone il rifinanziamento del debito in scadenza in una posizione di alto rischio. Il rischio che si aggiunge ai pericoli insiti nella crescita strabiliante. È doveroso evidenziare che più di 8.000 miliardi di dollari dei titoli “marketable” sono posseduti da operatori stranieri e istituti finanziari internazionali, cioè da investitori il cui comportamento è difficilmente prevedibile, anche perché spesso sono mossi da interessi speculativi. Inoltre, durante quest’anno fiscale, il pagamento degli interessi sul debito si “mangerà” il 13,5% dell’intero bilancio federale, con un aumento di 2,6 volte rispetto al 2021. Il quadro è inquietante e le aspettative non sono rosee. Nel primo trimestre del 2024 l’aumento del PIL è stato dell’1,6%, un punto in meno di quanto previsto, mentre l’inflazione ha raggiunto il tasso annualizzato del 3,7%, 2% in più del trimestre del quarto 2023. Ciò ha portato a una revisione dei piani di riduzione del tasso di interesse della Federal Reserve . A fine 2023 si parlava di ben 6 ritocchi al ribasso durante quest’anno, oggi si pensa che ci potrebbe essere al massimo un ritocco.Inspiegabilmente pochi mettono a fuoco il problema del debito, molti, invece, parlano di una possibile stagflazione, un nuovo periodo di stagnazione economica con alta inflazione.Non è il caso del Financial Times . Essendo il portavoce della City, il maggiore centro della grande finanza mondiale, non può che essere preoccupato. In un recente editoriale dal titolo “Le ombre lunghe del crescente debito dell’America” si esprime la preoccupazione che gli Usa rischiano un nuovo “caso Liz Truss ”: Si ricordi che le proposte fiscali dell’allora primo ministro britannico nel settembre 2022 fecero crollare il mercato delle obbligazioni inglesi. E con esso lo stesso governo Truss. Il giornale rileva che “il debito americano è su un percorso insostenibile”. Avverte anche che “l’influenza globale degli Usa potrebbe indurre un pericoloso compiacimento tra i suoi leader politici”. Ovviamente, più che soluzioni il Financial Times propone la classica ricetta dell’austerità: maggiori tasse e tagli alle spese di bilancio.Sotto osservazione sono, quindi, le obbligazioni pubbliche ei loro tassi d’interesse. I titoli del Tesoro statunitense sono il punto di riferimento per la determinazione del prezzo del debito a livello globale. Il Fmi sostiene che l’aumento dell’1% nei tassi statunitensi ha portato a più 0,9% nei rendimenti obbligazionari di altre economie cosiddette avanzate e al più 1% nei mercati emergenti. Il FT avverte, o minaccia, che qualora i dirigenti Usa non dovessero intervenire “i trader obbligazionari, presi dal panico, potrebbero costringerli a farlo.” Da molto tempo si ragiona sulla necessità di una grande riforma monetaria e finanziaria nel contesto di un nuovo ordine internazionale multilaterale. Nel frattempo la situazione geopolitica si è, purtroppo, molto incancrenita. La speranza, però, è l’ultima a morire. Oggi, più di ieri, l’unico attore che potrebbe mediare e tracciare un percorso verso una nuova Bretton Woods sarebbe l’Europa sovrana e indipendente. By Mario Lettieri già sottosegretario all’Economia e Paolo Raimondi economista

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GAM: Il tempo è più prezioso dell’oro nella gestione dei portafogli

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

A cura di Carlo Benetti, Market Specialist di GAM (Italia) SGR. I numeri oltre le attese di Nvidia hanno fatto salire l’indice NASDAQ ai massimi storici ma sono poi stati assorbiti dalla grande storia dei tassi e dei pronostici sulle azioni delle banche centrali. La lettura iniziale del PMI Composite degli Stati Uniti, l’indicatore che tiene conto delle performance del settore manifatturiero e dei servizi, mostra una crescita in maggio a 54,4, oltre le attese e molto superiore al dato definitivo di 51,3 di aprile. L’attività delle società americane ha registrato la più forte accelerazione degli ultimi due anni e alcuni fattori produttivi hanno avuto una impennata dei prezzi, sintomo tutt’altro che rassicurante. Ancora una volta, la resilienza dell’economia americana ha fatto crollare le aspettative sulle mosse della Federal Reserve. La storia sullo sfondo non cambia ancora, resta prevalente l’ipotesi che la Fed taglierà i tassi quest’anno, ma l’appuntamento con il primo taglio è rimandato in avanti, le probabilità di un taglio dei tassi in giugno sono precipitate a meno del 10%. I mercati hanno aggiustato le aspettative sul “quando”, non ancora sul “se”, non credono all’ipotesi di un aumento, avanzata da Larry Summers e ripresa da altri; i mercati non sono pronti, se accadesse davvero sarebbe uno shock travolgente. Il clima che prevale è quello dell’ottimismo, non solo nei listini: sui mercati del credito si è ristretto lo spread, le grandi società accedono ai finanziamenti pagando poco più dell’uno percento in più rispetto al tasso “risk free”. Mette a segno record storici anche il prezzo dell’oro, una corsa che “forse ci sta dicendo qualcosa” annota Katie Martin del Financial Times. I nuovi massimi sono stati alimentati dai trader specializzati in materie prime, dai fondi hedge macro e dagli acquisti delle banche centrali, la Banca Popolare Cinese sopra tutte. Agli investitori andò bene tra il 1973 e il 1979, il valore dell’oro crebbe del 35% distanziando di molto l’inflazione che correva a quasi il nove percento all’anno. Il gioco si interruppe negli anni successivi: tra il 1980 e il 1984 l’oro perse circa il dieci percento mentre l’inflazione media annua si aggirava a 6,5%. Lo stesso tra il 1988 e il 1991, il prezzo dell’oro diminuiva e l’inflazione correva al 4,6%. In Ucraina, in Medio Oriente e a Taiwan permangono i rischi di escalation, l’inflazione scende con molta lentezza e i banchieri centrali sono intrappolati nella nostra medesima incertezza, le elezioni presidenziali negli Stati Uniti costituiscono a loro volta un fattore di confusione: sono solo alcuni dei possibili motivi per temere una brusca correzione, gli operatori sembrano mitridatizzati all’incertezza radicale, dosi di veleno quotidiane che ottundono la percezione dei rischi.I mercati cavalcano il “momentum”, ed è cosa buona, ma parte del “momentum” è alimentata dal FOMO, la paura di restare fuori dalla festa, e questa è cosa meno buona. Uno studio condotto da due ricercatori nel 2019 ha confermato il dato dell’esperienza, la volatilità dei rendimenti degli investitori è superiore alla corrispondente volatilità dei rendimenti delle attività rischiose. La grandezza degli scostamenti varia “da un minimo del 10% a un massimo del 75%, con un aumento sostanziale dell’orizzonte d’investimento”. In altre parole, sono gli investitori a fare le performance, non il mercato. John Bogle, nella sua saggezza, arriva alle medesime conclusioni dello studio: il rendimento delle azioni, diceva, è il frutto di due componenti, quella relativa ai fondamentali delle società e quella invece che è l’esito delle emozioni, l’euforia o la paura degli investitori. Non esistono portafogli invulnerabili alle oscillazioni dei prezzi ma, scrive il professor Paolo Legrenzi, esistono portafogli che diventano anti-vulnerabili quando piuttosto che cercare di evitare i bruschi, ma ineludibili, movimenti del mercato si preparano all’incendio predisponendo opportune barriere tagliafuoco, con la diversificazione e, appunto, con il tempo, più prezioso dell’oro. Importanti avvertenze legali: I dati esposti in questo documento hanno unicamente scopo informativo e non costituiscono una consulenza in materia di investimenti. Le opinioni e valutazioni contenute in questo documento possono cambiare e riflettono il punto di vista di GAM nell’attuale situazione congiunturale. Non si assume alcuna responsabilità in quanto all’esattezza e alla completezza dei dati. La performance passata non è un indicatore dell’andamento attuale o futuro. Copyright © 2021 GAM (Italia) SGR S.p.A. – tutti i diritti riservati Abstract fonte: http://www.verinieassociati.com.

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J. SAFRA SARASIN: torna il sereno sulle small cap dell’area euro

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

A cura di Wolf von Rotberg, Equity Strategist di J. Safra Sarasin.Le small cap dell’area dell’euro hanno sofferto all’unisono con le loro omologhe statunitensi negli ultimi due anni, sottoperformando le large cap di oltre il 10% da quando i tassi hanno iniziato a salire nel gennaio 2022. Tuttavia, mentre la performance delle small cap statunitensi si è stabilizzata ultimamente, le small cap dell’area euro hanno continuato a sottoperformare per tutto il primo trimestre del 2024, nonostante un’ampia ripresa dei dati. Dopo essere diventati più positivi sulle small cap statunitensi all’inizio del quarto trimestre dello scorso anno, riteniamo che ora ci siano buone ragioni per essere più positivi anche sulle small cap dell’area euro. Ciò che ci rende più ottimisti è il fatto che gli utili non hanno subito lo stesso tipo di separazione dai dati ciclici che ha caratterizzato la performance relativa. Le revisioni degli EPS rispetto alle large cap sono diventate positive per la prima volta dal 2021, in linea con lo slancio del PMI, che ha contribuito a stabilizzare la redditività negli ultimi mesi. Allo stesso tempo, lo sconto di valutazione rispetto alle large cap ha continuato a salire, con i rapporti relativi prezzo-utile e prezzo-valore contabile che hanno toccato i rispettivi minimi storici negli ultimi tempi. Il catalizzatore della sovraperformance sarebbe una moderazione dei rendimenti obbligazionari, che non solo hanno rappresentato un persistente vento contrario per le small cap con elevata leva finanziaria, ma hanno anche favorito le large cap europee. Le banche europee sono state le maggiori beneficiarie della ripresa dei tassi negli ultimi due anni, in quanto il loro reddito netto da interessi e il margine d’interesse netto sono risaliti ai livelli visti l’ultima volta nel 2008. I bilanci bancari appaiono più sani di quanto non siano mai stati dalla crisi finanziaria globale, e le prospettive di un flusso di reddito stabile e costante nel lungo periodo sostengono la tesi strutturale del settore. Tuttavia, è probabile che la performance a breve termine si sposti verso quelle sacche del mercato che beneficiano dei tassi più bassi dell’area dell’euro, dato che a nostro avviso è probabile un riprezzamento più dovish nei prossimi mesi. A contribuire al potenziale sostegno dei tassi è il miglioramento del ciclo interno in Europa, a cui le small cap sono particolarmente esposte. La recente ripresa dei dati macro-globali è stata guidata principalmente da Stati Uniti e Cina, ma sta iniziando a trasmettersi ai dati interni europei, come dimostrano le sorprese positive dei PMI dei servizi dell’area dell’euro di aprile e delle vendite al dettaglio di marzo. In conclusione, riteniamo che le valutazioni delle small cap dell’area dell’euro, gravemente depresse, appaiano interessanti, in quanto i dati ciclici hanno favorito gli utili e stanno iniziando ad avere un impatto più positivo sul ciclo interno in Europa, mentre i venti contrari ai tassi dovrebbero attenuarsi, data la prospettiva di un repricing dovish.

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Ita-Airways e oligopoli. Bene Antitrust europeo

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

C’è maretta tra gli amanti del “vettore nazionale” Ita-Airways, erede di Alitalia e di Stato anch’esso, perché non riescono a concludere l’accordo con Lufthansa, per far entrare il vettore italiano nella Star Alliance. L’ostacolo è l’Antitrust europeo che sta facendo opposizione alla conclusione di questo accordo visto che i tre gruppi alleati in Europa occupano l’80% dei posti disponibili nella rotta Europa/Usa. Oltre a Star Alliance, gli altri due gruppi sono quelli guidati da AirFrance/Klm e British/Iberia.Leggiamo, ovviamente, di considerazioni italiote che attaccano l’Antitrust perché la solita Europa starebbe facendo i propri interessi a danno dell’Italia.Ma la questione è proprio un’altra. Antitrust sta facendo il suo lavoro: cercare di evitare monopoli e oligopoli, che non possono che essere forieri di prezzi controllati e alti per i passeggeri. Oggi è il caso dell’ultima arrivata, Ita, a cui si impedisce l’ingresso nel gruppo guidato dai tedeschi. Auspichiamo che Antitrust metta mano anche ad altri vettori che intendano raggiungere i gruppi già in essere e – questo sì che sarebbe un cambiamento radicale ed apertura alla liberalizzazione – cominciare a snellire i tre colossi.Il problema che in tanti fanno finta di non vedere, è che – in regime di libero mercato – al primo posto ci deve essere concorrenza ed interessi dei consumatori, non i guadagni di chi offre il servizio. E che i costi per attraversare l’Atlantico verso gli Usa oggi siano alle stelle, non è una nostra invenzione, ma la naturale conseguenza dell’oligopolio in essere. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc: http://www.aduc.it

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Elezioni e giorno di silenzio. Azzeccagarbugli al governo

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

Guardando le normative sulle prossime elezioni europee, abbiamo avuto conferma di perché la nostra pubblica amministrazione non ha funzionato e continuerà a non funzionare. E’ noto che il giorno prima dell’apertura delle urne per le elezioni c’è il cosiddetto giorno di silenzio elettorale. Quindi, essendo il voto sabato 8 e domenica 9, abbiamo pensato che in questo caso il giorno di silenzio dovesse essere venerdì 7, dovendo finire le varie propagande a mezzanotte di giovedì 6. E invece no, non abbiamo capito niente, ché sul sito del ministero dell’Interno si scrive che la propaganda dovrà cessare a mezzanotte di venerdì 7. E ce lo spiega così: “…il cosiddetto “silenzio elettorale” scatterà alla mezzanotte di venerdì 7 giugno. Ciò in quanto l’art. 1, comma 3, lettera b), del decreto-legge n. 7/2024, per le consultazioni di giugno, che vedono un anticipo dell’apertura dei seggi al sabato, considera giorno della votazione quello della domenica. In tale ambito, da sabato 8 a domenica 9 giugno 2024 saranno vietati i comizi… “ etc. Letto e riletto, controllato che non fosse un editto riportato da Alessandro Manzoni nei “Promessi Sposi” relativamente alla burocrazia del Regno del Lombardo-Veneto, abbiamo “strabuzzato” gli occhi e ci siamo calmati. Abbiamo ripetuto ad alta voce per meglio comprendere “siccome si vota di sabato e domenica, si considera domenica come giorno di votazione, visto che sabato è solo un’apertura anticipata…”. Ma, ammesso e non-concesso che il giorno di silenzio possa non essere necessario (e noi pensiamo che sia solo un retaggio di secoli ormai passati, per cui è “borbonico”), perché non hanno fatto una norma che lo abolisse o – capiamo le difficoltà di cambiare la norma – quantomeno sospendere per l’occasione? Eh… ma con chi crediamo di avere a che fare…. nel Regno Lombardo-Veneto (don Abbondio, azzeccagarbugli…) non si fa così, ma si dice che si vota sabato ma le elezioni ci sono domenica. Il problema è che non siamo nel 1800 ma nel 2024, se ne sono accorti? Ora mi raccolgo e mi ingegno per spiegarlo a mia figlia che – 18 anni appena compiuti – vota per la prima volta. Ma mi vergogno un po’.. Ribadiamo: abbiamo avuto conferma di perché la nostra pubblica amministrazione non ha funzionato e continuerà a non funzionare. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc: http://www.aduc.it

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Elezioni americane, geopolitica e mercati finanziari

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

Il 2024 potrebbe essere ricordato come uno degli anni più movimentati dell’era moderna per quanto riguarda la situazione politica mondiale, con ripercussioni rilevanti in termini di politica globale, economia e mercati finanziari. Nell’arco di pochi mesi si prevedono tre interessanti appuntamenti elettorali: le elezioni del Parlamento europeo dal 6 al 9 giugno, le elezioni presidenziali e del Congresso degli Stati Uniti il 5 novembre e le elezioni politiche nel Regno Unito, il 4 luglio. Per quanto riguarda le elezioni negli Stati Uniti, su cui ci concentreremo in questa analisi, il nervosismo degli investitori è assicurato, soprattutto se i sondaggi dei due contendenti, Joe Biden e Donald Trump, continueranno a mostrare una competizione così serrata. È noto che i mercati non amano l’incertezza, e la prospettiva di un ballottaggio tra i due candidati verrà sicuramente accolta con un aumento della volatilità e dell’avversione al rischio. Tutto lascia supporre che in caso di vittoria il Presidente Biden proseguirebbe con la sua linea politica continuando a dare priorità alla crescita dell’occupazione, cosa che ha funzionato molto bene durante il suo primo mandato. La politica fiscale rimarrebbe probabilmente espansiva, concentrandosi sul sovvenzionamento della domanda di alloggi e istruzione. A differenza di Trump, il leader democratico cercherebbe anche di proseguire con il programma di aumento delle le tasse sui redditi più alti e sulle grandi aziende, compreso un aumento dell’aliquota fiscale sulle società dal 21% al 28%. L’amministrazione Biden prevede che questi aumenti fiscali ridurranno il deficit di 3.000 miliardi di dollari nel prossimo decennio, ma la probabilità che una decisa stretta fiscale venga approvata è minima nel contesto politico statunitense. La politica estera continuerà a essere un tema di estrema importanza. La leadership di Biden non ha portato l’inversione delle politiche di Trump che ci si aspettava, poiché ha mantenuto un alto livello di protezionismo, soprattutto nei confronti della Cina. È probabile che questo rapporto gelido tra gli Stati Uniti e il gigante asiatico continui anche sotto Biden. Allo stesso modo, il continuo sostegno all’Ucraina e la permanenza degli Stati Uniti nella NATO sono dati per scontati. Per contro, un secondo incarico di Donald Trump potrebbe significare un ritorno al suo approccio “America first”. Verrebbero imposte tariffe sulle importazioni dall’estero per incoraggiare la produzione interna e aumentare il gettito fiscale, e verrebbero attuate politiche per promuovere il reshoring delle attività negli Stati Uniti, tra cui la proposta di una tariffa del 60% sulle importazioni dalla Cina e del 10% su tutte le altre. È altrettanto probabile che sorgano dubbi sull’adesione degli Stati Uniti alla NATO, che aumenterebbe i rischi per la sicurezza europea, e sulla delocalizzazione della produzione industriale negli Stati Uniti, che potrebbe comportare rischi per l’economia e la valuta comune. È anche probabile che si assista a un ritorno ad alcune delle sue precedenti politiche interne; in particolare l’estensione del Tax Cuts and Jobs Act del 2017, che ha introdotto l’aliquota fiscale fissa del 21% per le imprese. La politica fiscale sarebbe espansiva, come quella di Biden, ma con la priorità di stimolare l’offerta attraverso i tagli fiscali piuttosto che la domanda.Un altro fattore da non trascurare nelle prossime elezioni statunitensi è il rischio di una crisi costituzionale. Questa situazione non può essere esclusa alla luce dei problemi legali che il candidato Trump deve affrontare. Egli è infatti il primo ex presidente nella storia degli Stati Uniti a essere incriminato penalmente: deve affrontare quattro accuse penali e diverse cause civili. Sebbene la Costituzione degli Stati Uniti non gli impedisca di candidarsi alla presidenza, le varie date dei processi potrebbero influenzare la sua campagna elettorale e una condanna prima di novembre potrebbe danneggiare significativamente le sue possibilità alle urne. Lo scenario più difficile da prevedere sarebbe quello in cui si verifichi una grave controversia sull’esito delle elezioni e, questa volta, Trump ottenga un sostegno sufficiente nelle amministrazioni degli Stati contesi per creare una crisi costituzionale.

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Sicilia: Sicurezza ambientale

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

È stato firmato l’accordo di collaborazione tra l’Assessore al Territorio Ambiente della Regione Siciliana, Elena Pagana, e il Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Carlo Doglioni, accordo che riflette una già consolidata sinergia tra i due enti e che grazie a questo beneficerà di una maggiore efficacia e interattività nei rapporti di collaborazione.Una sinergia di natura tecnica, operativa, scientifica e istituzionale: l’accordo pone il focus sulla prevenzione attraverso lo studio e la determinazione delle cause dei fenomeni calamitosi, l’identificazione degli scenari di pericolosità e l’individuazione delle zone del territorio soggette ai diversi rischi (idrogeologico, idraulico, sismico, vulcanologico, incendi boschivi ecc.).L’INGV mette in campo un’esperienza di elevato valore scientifico e tecnologico: “Lavoriamo già da mesi a questo protocollo e lo facciamo con molto entusiasmo”, sottolinea l’Assessore al Territorio e all’Ambiente della Regione Siciliana, Elena Pagana, “un entusiasmo figlio delle collaborazioni che già esistono sul nostro territorio. Esperienze con la sede di Palermo, la presenza nell’arcipelago delle isole Eolie e il prezioso patrimonio di conoscenza fatto con l’osservatorio vulcanologico e le sue stazioni. L’Etna, grazie All’INGV è uno dei vulcani attivi più monitorati al mondo”. “La collaborazione con l’Assessorato Territorio e Ambiente della Regione Siciliana e l’INGV è veramente strategica per noi”, dichiara Massimo Chiappini, Direttore del Dipartimento Ambiente dell’INGV, “le nostre tecniche di carattere multidisciplinare possono caratterizzare tutto il territorio siciliano per una sicurezza ambientale sostenibile nei vari settori, marino e costiero. Pensiamo, ad esempio, alla zona etnea. Essa rappresenta uno scenario operativo unico per la sua peculiarità essendo, oltre che un’area vulcanica attiva, anche un grandissimo tesoro dal punto di vista ambientale”, conclude Chiappini.

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Pompei: sabato 8 giugno, dalle 10.00 alle 15.00, animeranno i luoghi della città antica

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

Pompei. Popidio il fornaio, la schiava Luperca e la sua padrona, Gaius il fullone (lavandaio), Verecundus il venditore ambulante, Primigenia la seguace di Iside sono alcuni dei personaggi della vita quotidiana di Pompei. 17 antichi pompeiani riprenderanno vita, grazie alla collaborazione di alcuni gruppi di rievocazione storica, nelle strade e negli edifici di Pompei. Protagonisti della vita di tutti i giorni di 2000 anni fa – cui la Mostra “L’altra Pompei. Vite comuni all’ombra del Vesuvio” allestita nella Palestra grande ha dedicato attraverso le sue sezioni un narrazione – racconteranno, intenti alle loro occupazioni, le loro storie ed accompagneranno i visitatori alla scoperta della attività lavorative e non solo di tutti i giorni. Li si potrà incontrare nelle case e nelle botteghe in cui vivevano, sulle strade principali ma anche nei punti più sconosciuti della città in cui è rimasta traccia del loro passaggio. Una mappa, scaricabile dal sito del Parco o attraverso un QR code agli ingressi, fornirà tutte le indicazioni dei luoghi di incontro: Casa della Venere in conchiglia, Casa di Octavius Quartio, Bottega e casa Orto dei Fuggiaschi, Casa della Nave Europa, Casa del Frutteto, Caupona di Vetutius Placidus, Taberna Pomaria di Felix, Officina di Granio Romano, Casa del Menandro, Fullonica di Stephanus, Caupona di Demetrius, Tempio di Iside, Panificio di Popidio Prisco, Casa dei Vettii, Casa del Fauno, Terme del Foro L’iniziativa che non prevede alcun biglietto aggiuntivo, oltre al normale costo di accesso agli scavi, è una iniziativa del Parco archeologico di Pompei, in collaborazione con i gruppi di rievocazione storica: Gruppo storico oplontino, Gruppo archeologico Kyme, Legio XXX UlpiaVictrix, Schola Militum, Diva Camenae. Fonte: web: http://www.pompeiisites.org

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Condizione inaccettabile nel carcere minorile di Milano

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

Milano. “Nel corso della mia ispezione al Carcere Minorile Beccaria di Milano ho incontrato i ragazzi lì detenuti: alcuni di loro presentavano tagli sulle braccia e sul corpo, procuratisi in seguito ad atti di autolesionismo. Tracce di sangue erano presenti anche sui loro materassi, spogli e senza lenzuola, e alcuni mi hanno detto di fare uso costante di psicofarmaci. Alcuni di loro mi hanno detto anche di essere stati manganellati, da agenti provenienti da fuori, nel corso della rivolta che ha avuto luogo il giorno prima. A questi stessi non è stato concesso nemmeno di lavarsi”, così Aboubakar Soumahoro, deputato e attivista per i diritti umani. “L’istituto – spiega Soumahoro – versa in gravi condizioni e gli operatori sono costretti a lavorare in un perenne stato emergenziale. Vi è una carenza di mediatori linguistici culturali in una struttura in cui l’80% degli ospiti ha un background migratorio; manca anche un presidio sanitario h24, vi sono solo 5 infermieri e gli unici due medici presenti prestano servizio ad ore e non sono mai presenti di notte. Manca uno sportello per le pratiche di permesso di soggiorno e amministrative per la carta d’identità. Ma soprattutto, quello che manca, è una prospettiva educativa valida e credibile. Ho avuto modo di incontrare i 12 ragazzi posti in stato di isolamento, alcuni di loro provenivano dalla terribile esperienza delle carceri libiche, ne portano ancora addosso i traumi e i segni fisici; come è possibile che uno Stato di diritto, per queste giovani vite, non possa prevedere niente di alternativo al carcere? Lancio dunque un appello alla presidente Meloni e al ministro della Giustizia Nordio: vengano vedere con i loro occhi cosa c’è qui al carcere Beccaria e ci dicano se tutto ciò può essere considerato normale. Perché questo stato di anomia vanifica l’impegno della nuova amministrazione per la dignità dei minori. Per quanto mi riguarda, presenterò un’interrogazione parlamentare per costringere il Governo a rispondere su questi gravi fatti e a farsi carico dell’indegna condizione in cui versa questo istituto. Sono minori che hanno tutta la vita davanti, abbiamo l’obbligo di offrire loro una seconda possibilità, un’opportunità di riscatto seria e credibile, altrimenti i loro fallimenti saranno da imputare principalmente a noi e alla ignavia”, conclude Soumahoro.

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“Ricerche, esperienze e proposte di intervento negli Atenei italiani”

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

Parma. Un confronto allargato su un tema di stringente attualità: per una riflessione a più voci capace di travalicare il contesto locale e di diventare anche occasione di proposta di interventi e strategie. L’iniziativa, organizzata dall’Ateneo con il Centro Interdipartimentale di Ricerca Sociale – CIRS, e il Comitato Unico di Garanzia – CUG, intendeva innanzitutto presentare gli esiti di un’indagine realizzata all’Università di Parma: una ricerca promossa dal CUG e condotta dal CIRS per analizzare in che misura e in che forme le persone che studiano o che lavorano all’Università di Parma hanno incontrato la problematica delle molestie e delle violenze di genere dentro o fuori dal contesto accademico. In mattinata, dopo i saluti della Vicepresidente del CUG Veronica Valenti, della Direttrice del CIRS Chiara Scivoletto e della Consigliera di fiducia Arianna Enrichens, si sono succedute due sessioni: nella prima (I contesti, le forme e le conseguenze delle molestie e delle violenze) sono stati presentati da Tiziana Mancini gli esiti dell’indagine condotta all’Università di Parma, e sono intervenute Chiara Volpato (Università di Milano Bicocca), Giovanna Vingelli (Università della Calabria) e Laura De Fazio (Università di Modena e Reggio Emilia), discussant Chiara Imperato (Università di Parma); nella seconda (Percezioni, cause e interpretazioni del fenomeno) sono invece intervenute e intervenuti Silvia Fornari (Università di Perugia), Silvia Cervia (Università di Pisa), Marco Deriu (Università di Parma), discussant Maria Grazia Ferrari (Università di Parma).Nel pomeriggio il reading teatrale Desdemona come stai?, a cura del Centro Universitario Teatrale di Parma, e la sessione Soggetti, reti e prospettive di intervento, con relazioni di Marina Calloni (Università di Milano Bicocca, Responsabile UN.I.RE – UNiversità Italiane in REte contro la violenza di genere), Patrizia Romito (Università di Trieste), Angela Carta (Università di Verona), Irene Biemmi (Università di Firenze), Carla Sfamurri (Presidente del Consiglio del Personale tecnico amministrativo dell’Università di Parma), Samuela Frigeri (Presidente del Centro antiviolenza di Parma), discussant Azio Barani (Università di Parma). Il Comitato Unico di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni dell’Università di Parma (CUG) ha promosso, affidandola al Centro Interdipartimentale di Ricerca Sociale (CIRS), una “Ricerca sulle molestie di genere in contesto di studio e di lavoro e sulle violenze in contesto di smart working” finalizzata alla raccolta, in forma anonima, delle testimonianze di chi tra le studentesse e gli studenti, il personale tecnico-amministrativo e le/i docenti abbia subito o sia stato testimone di molestie all’Università, e più in generale a comprendere l’impatto della problematica della violenza sul benessere delle persone all’interno dell’Ateneo. Il questionario è stato inviato ad aprile 2021 a tutta la comunità accademica (oltre 32mila persone). I risultati raccontano di una comunità accademica sensibile al tema delle molestie e pronta a farlo emergere nelle occasioni, non frequenti, in cui esso si manifesta, sia nella forma di atteggiamenti o comportamenti piuttosto espliciti, sia in forme più sottili ma comunque lesive della libertà e dignità degli studenti e studentesse e di tutto il personale dell’Ateneo. A percepirsi vittime di violenza sono stati più gli studenti, e in particolare le studentesse, che il personale di Ateneo.Anche se rare, le molestie di genere o a sfondo sessuale sono percepite come presenti in Ateneo, come nei contesti online e in quelli domestici. Queste molestie si ripercuotono in modo significativo sul modo in cui le persone si sentono in termini di salute e sui sintomi psicologici di disagio che manifestano. Se da un lato le risposte alla survey restituiscono un quadro di sensibilità, dall’altro emerge anche che le persone che in Ateneo pensano di avere subito molestie di genere non sempre tendono a reagire in modo funzionale, magari anche a causa di comprensibili timori di non essere credute o tutelate pur a fronte di una presenza dell’Ateneo per supporto e tutela: è raro, infatti, che in questi casi le persone ricorrano alle autorità preposte, preferendo ricercare forme di supporto sociale informale oppure, aspetto più preoccupante, assumere un atteggiamento di accettazione passiva e fatalista evitando il problema.

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Iss: il 30,2% dei giovani usa sigarette, tabacco riscaldato o sigaretta elettronica

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

Secondo l’indagine dell’Istituto superiore di sanità (Iss) il 30,2% dei giovani usa almeno un prodotto tra sigaretta tradizionale, tabacco riscaldato o sigaretta elettronica, e sempre in questa fascia di età raddoppia il policonsumo, ovvero l’utilizzo contemporaneo di diversi prodotti, che si attesta al 62,4%, rispetto a un precedente 38,7%. “Dati gravi e allarmanti. Urgono sanzioni serie e controlli veri sulla pubblicità occulta e sugli influencer che pubblicizzano i loghi di prodotti da fumo e dei dispositivi a tabacco riscaldato. Insomma, serve un giro di vite” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Nonostante la nostra associazione abbia ottenuto la prima e unica sanzione dell’Antitrust per pubblicità ingannevole dei dispositivi a tabacco riscaldato, ci riferiamo a Glo Hyper X2 e Glo Hyper Air della British American Tobacco Italia, c’è voluta una battaglia durata un anno. Troppo per contrastare un fenomeno dilagante. Ora abbiamo depositato un nuovo esposto contro la pubblicità di Ploom e gli influencer che pubblicizzano quel logo, ma i post su questi tipi di prodotti sorgono come funghi. Per questo serve un intervento del legislatore che estenda in modo più esplicito i divieti che la legge prevede per le sigarette tradizionali anche contro queste novità del mercato” conclude Dona.

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Minori: Fp Cgil, contro povertà educativa investire in asili nido

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

“E’ inaccettabile scoprire che in un Paese in cui il fenomeno della povertà educativa è sempre più preoccupante, come denuncia oggi il Rapporto Caritas-Save the children, non sono stati spesi 41 milioni di euro per gli asili nido, tanto che oltre duemila Comuni verranno commissariati. E’ da mesi che sollecitiamo la necessità di spendere tutte le risorse disponibili per ampliare l’offerta di servizi educativi per l’infanzia e in particolare per gli asili nido. L’educazione e la formazione primaria sono un diritto costituzionalmente rilevante che va considerato come parte imprescindibile di una strategia complessiva contro la povertà educativa”. Lo dice in una nota Tatiana Cazzaniga, segretaria nazionale Fp Cgil. “Siamo ancora lontanissimi dai target europei: nel nostro Paese il rapporto tra posti disponibili e numero di bambini in età tra zero e 3 anni è in media del 28%. Ciò significa che, in Italia, su 100 bambini trovano posto negli asili nido solo 28, con fortissime differenze territoriali. La media europea – ricorda – è del 37,9%, Spagna e Francia sono oltre il 50%, Olanda e Danimarca arrivano al 74,2% e al 69,1%. Per questo chiediamo che le risorse disponibili vengano destinate principalmente alle assunzioni: solo per coprire il turn over del personale che andrà in pensione ed arrivare alla media di 1 educatore ogni 6 bambini servono oltre 37.000 unità nei prossimi 3 anni. Per fare un vero investimento è necessario assumere ulteriore personale, oltre il turn over. Una richiesta che ribadiamo nel nostro Piano straordinario per l’occupazione”. “Ogni giorno perso e ogni euro non speso comportano una riduzione dei diritti dei bambini e delle loro famiglie. Noi chiediamo la rimozione dei tetti relativi alle assunzioni di personale degli enti locali e che si superi l’ostacolo legato ai titoli di studio che devono essere, se acquisiti entro il 2002 per gli insegnanti e il 2017 per il personale educativo, equiparati alla laurea, così come previsto dalle norme vigenti. E’ fondamentale investire in assunzioni stabili, in salario, e nel rilancio del ruolo sociale di chi lavora nel comparto socio-educativo”, conclude Cazzaniga.

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Scuola: Per il pedagogista Novara la compresenza degli alunni è “il dispositivo pedagogico più efficace”

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

“Il dispositivo pedagogico più efficace è quello della compresenza con i compagni”: lo ha dichiarato Daniele Novara, in risposta alla proposta del Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara di prevedere nelle ore scolastiche un docente specializzato dedicato agli stranieri con difficoltà linguistiche. Secondo il pedagogista, riporta la stampa specializzata, “gli alunni di origine straniera devono restare in classe ed è la scuola che deve essere sollecitata verso una adeguata formazione pedagogica che possa mettere i docenti di utilizzare le giuste tecniche come la didattica sociale, il lavoro di gruppo, il mutuo insegnamento e la continua reciprocità. Sono i compagni la grande risorsa dei bambini stranieri nell’apprendimento linguistico”. Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “se la pedagogia sostiene che anche in presenza di allievi stranieri è prioritario attivare la compresenza degli alunni, il sindacato ribatte che per migliorare gli apprendimenti è indispensabile tornare introdurre una compresenza degli inseganti come e più di prima della riforma Gelmini-Tremonti: come Anief, sono ormai 15 anni che ricordiamo quanto danno ha prodotto la perdita del docente specializzato di inglese alla primaria operante con il collega maestro assegnato normalmente alla classe. Come Anief, riteniamo quella cancellazione, che spazzò via decine di migliaia di cattedre, una delle più deleterie mai praticate da quando si fanno tagli alla scuola”. “Fa bene il ministro Valditara a volere specializzare degli insegnanti perché si dedichino specificatmente all’integrazione degli studenti stranieri meno avvezzi alla comprensione della lingua italiana: come già avviene con gli insegnanti di sostegno è bene che tuttavia che questi docenti entrino in azione durante le normali attività didattiche, quindi assieme ai colleghi curricolari. Quindi – conclude Pacifico – va bene la compresenza, sia per gli alunni sia per gli insegnanti”.

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Scuola: Contratto di lavoro, la prossima settimana riprende il confronto Aran-Sindacati

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

La settimana prossima i sindacati della scuola torneranno all’Aran: riprenderà, infatti, il confronto sulla sequenza contrattuale del Contratto collettivo nazionale di Istruzione, Ricerca e Università 2019/21 approvato lo scorso 18 gennaio: mercoledì 5 giugno, alle ore 11.30, i sindacati rappresentativi e firmatari del Ccnl verificheranno i possibili sviluppi sulla “responsabilità disciplinare per il personale docente ed educativo secondo quanto previsto all’art. 48”; ventiquattrore dopo, giovedì 6 giugno, alle ore 15,30, le stesse organizzazioni sindacali si ritroveranno ancora all’Aran per un confronto sulla “disciplina del rapporto di lavoro del personale delle scuole italiane all’estero”. Il giovane sindacato ricorda che sulle responsabilità disciplinare e la possibile assegnazione di nuove sanzioni al personale docente ed educativo in caso di infrazioni disciplinari. Il confronto del 5 servirà anche a capire se attuare o meno una procedura di conciliazione non obbligatoria, fermo restando che il potere disciplinare dovrà essere esercitato soltanto ed esclusivamente al fine reprimere condotte dell’insegnante contrarie alla norma. La negoziazione si svolgerà tenendo conto di quanto disposto dal comma 2 del medesimo art. 48 del CCNL, ossia dovrà prevedere: la sanzione del licenziamento nei seguenti casi: a) atti, comportamenti o molestie a carattere sessuale, riguardanti studentesse o studenti affidati alla vigilanza del personale, anche ove non sussista la gravità o la reiterazione, dei comportamenti; b) dichiarazioni false e mendaci, che abbiano l’effetto di far conseguire un vantaggio nelle procedure di mobilità territoriale o professionale; una specifica sanzione nel caso di condotte non coerenti, anche nell’uso dei canali sociali informatici, con le finalità della comunità educante, nei rapporti con le studentesse e gli studenti.Ancora sulle norme da applicare per il personale impegnato all’estero, vanno pure migliorati i criteri generali per gli interventi rivolti alla prevenzione ed alla sicurezza nei luoghi di lavoro i criteri utilizzati per la revisione annuale del contingente del personale scolastico in servizio all’estero relativi a nuove istituzioni e alla soppressione di posti in contingente; i criteri per l’individuazione delle discipline dell’ordinamento scolastico italiano da assegnare a personale reclutato localmente; i criteri per l’assegnazione alle sedi degli insegnanti di sostegno e dei posti di potenziamento previsti dall’articolo 18 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 64; i criteri per la composizione delle cattedre e l’assegnazione dei docenti ai corsi di lingua e alle classi; i criteri per il diritto ad usufruire dei 6 giorni di ferie durante le attività didattiche previste dall’articolo 15, comma 2, del CCNL/2007; i criteri per garantire in maniera equa il diritto alla formazione; i criteri per l’assegnazione degli spezzoni di cattedra e delle ore eccedenti in sostituzione dei colleghi assenti; le modalità riguardanti la cessazione e la presa di servizio in occasione di congedo ordinario e malattia.

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Scuola: Insegnanti di religione cattolica, dopo vent’anni riparte il reclutamento

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

Lo scorso 19 gennaio il Ministro Valditara aveva firmato il decreto che disciplina le procedure straordinarie, con il reclutamento di 4.500 insegnanti di religione cattolica, fino al totale esaurimento di ciascuna graduatoria di merito. La prova orale didattico-metodologica, prevista per la procedura straordinaria, avrà una durata massima complessiva di trenta minuti e sarà finalizzata all’accertamento della preparazione del candidato in riferimento alle Indicazioni didattiche per IRC; Ordinamenti scolastici; Ordinamenti didattico-pedagogici; Elementi essenziali di legislazione scolastica. Saranno ammessi a partecipare alla procedura ordinaria i candidati congiuntamente in possesso dei titoli previsti dall’Intesa del 28 giugno 2012 e della certificazione dell’idoneità diocesana; il concorso ordinario consisterà in una prova scritta, composta da 50 quesiti a risposta multipla, ed una prova orale comprensiva di una lezione simulata, oltre alla valutazione dei titoli. “Per Anief è importante, anzi direi fondamentale, ottenere la stabilizzazione di tutti i precari storici, come richiesto da anni”, commenta il suo presidente nazionale Marcello Pacifico. I candidati possono presentare istanza di partecipazione in un’unica regione nel cui ambito territoriale è situata la sede dell’ordinario diocesano che ha rilasciato il riconoscimento d’idoneità e per la partecipazione a ciascuna procedura è dovuto il pagamento di un contributo di cinquanta euro. Il passo successivo che tanti insegnanti e le loro famiglie stanno aspettando ormai da vent’anni è la pubblicazione dei bandi per le due procedure concorsuali, straordinario ed ordinario, in Gazzetta Ufficiale.

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Scuola: Stipendi senza l’indennità di vacanza contrattuale piena: Anief, possibile recuperare 4mila euro

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

Gli stipendi sono ancora privi di arretrati: non basta che gli stipendi medi annui lordi della scuola risultino 10mila euro in meno rispetto alla media della PA (34.153 euro contro 24.667), ad aggravare la situazione è il fatto che mancano anche i 4 mila euro di arretrati relativi all’indennità di vacanza contrattuale per il mancato rinnovo del Ccnl 2022-24. Quella assegnata dallo Stato è infatti una indennità minima, molto lontana dalla somma reale. Per ovviare a questa situazione Anief ha promosso l’invio di diffide per preservare i diritti di docenti a personale Ata, così da interrompere i termini di prescrizione, evidenziando la necessità di una mobilitazione collettiva per richiedere il rispetto delle normative vigenti. Inoltre, ha predisposto delle richieste di risarcimento specifiche per i precari docenti e Ata, sempre per i soldini non arrivati finora non dati in busta paga.“Lo studio legale Anief – dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – ha calcolato che al personale sono stati sottratti migliaia di euro. Il problema tocca anche i precari, che avrebbero dovuto prendere in più 67 euro al mese da gennaio 2024. Sono già in 3 mila ad avere chiesto il nuovo modello di diffida. Per questo, come Anief, abbiamo deciso di portare avanti delle azioni giudiziarie per il recupero del doppio dell’assegno ricevuto a dicembre 2023, esattamente come dice la legge in vigore. E sono stati depositai dai legali Anief anche i primi decreti ingiuntivi per il pagamento immediato di 4 mila euro in media di arretrati anche per il personale precario”.Sulla ridotta consistenza degli stipendi della scuola, l’Ufficio Studi Anief ha realizzato anche degli esempi: un docente della scuola secondaria in classe stipendiale 9, a dicembre ha ricevuto un assegno pari a 846,61 euro, ma lo Stato gli deve ancora 3.192,36 euro. Un insegnante precario a marzo ha ricevuto un assegno mensile aggiuntivo di 63,78 euro, peccato che doveva essere di 142,76, e per il passato l’amministrazione gli deve ancora: 2.334,97 euro. “Consigliamo ai docenti di ruolo e precari, ma vale anche per i lavoratori Ata, di rivolgersi al nostro sindacato per bloccare la prescrizione e chiedere di avere le somme corrette: i ricorsi li seguiranno i nostri legali, specializzati in questo genere di cause giudiziarie”, conclude il presidente nazionale Anief.

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Johnson & Johnson: una storia di innovazione in onco-ematologia

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

Milano. Mercoledì 19 giugno, ore 11.30-12.30 Sala Castiglioni, Palazzo Bovara, Corso Venezia 51. Il cancro rappresenta sempre di più la malattia del nostro secolo: nel corso del 2023 erano previste quasi 400.000 mila nuove diagnosi nel nostro paese. Secondo gli esperti, il numero è destinato ad aumentare ancora. I progressi della ricerca scientifica hanno portato a una vera e propria rivoluzione nel trattamento di alcune di queste neoplasie. Grazie ad un portafoglio di terapie innovative in evoluzione, Johnson & Johnson sta contribuendo a rispondere ai bisogni clinici ancora insoddisfatti dei pazienti oncologici e al miglioramento della loro qualità di vita. La conferenza stampa sarà un’importante occasione di aggiornamento e condivisione dei risultati in ambito onco-ematologico dei congressi internazionali ASCO e EHA 2024. Ne parleremo con: Michele Cavo, Professore Ordinario di Ematologia, Direttore, Istituto di Ematologia “Seràgnoli” Alma Mater Studiorum – Università degli Studi di Bologna, IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Filippo de Marinis, Direttore della Divisione di Oncologia Toracica, Vicedirettore del Programma sul carcinoma polmonare, IEO di Milano, Anna Maria Frustaci, Dirigente medico struttura complessa di ematologia, ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda, Alessandra Baldini, Direttrice medica Johnson & Johnson Innovative Medicine Italia.

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Riforma giustizia “Umilia la magistratura. È una vendetta nei confronti dei magistrati”

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

Al contrario di quello che la premier che, con excusatio non petita, ha detto non trattarsi di vendetta, somiglia proprio a una vendetta. Sfido chiunque a dire quale dei problemi che la giustizia ha e che molti cittadini hanno riscontrato, possa essere risolta con queste riforme. Glielo dicono io: neanche una. È una riforma pensate per altro: non per migliorare la giustizia ma per indebolire la magistratura”, così il magistrato Stefano Musolino, segretario di Magistratura Democratica, ai microfoni di Radio Cusano Campus. “Introducendo il sorteggio come forma di selezione dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura (che è l’organo di autogoverno immaginato dalla Costituzione per garantirne l’autonomia e l’indipendenza) presuppone che tra i magistrati non ci siano differenze di sensibilità, cultura, attitudini, che tutti sono uguali e i magistrati non sono capaci di scegliere chi sono le persone più adatte a rappresentarle al Csm. È così svilisce anche il ruolo e il senso del Csm e la sua capacità difendere in futuro l’indipendenza e l’autonomia della magistratura. Non è una cosa che incide in alcun modo sull’efficienza e l’efficacia della giustizia. Indebolisce semplicemente l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. In un momento in cui l’autonomia e l’indipendenza si esprime anche attraverso indagini e accertamenti urticanti per tutta la politica, perché da destra a sinistra c’è poca differenza (basti guardare alla Liguria e alla Puglia per restare ai fatti più recenti)”, spiega Musolino nel corso dell’intervista ad Aurora Vena e Lorenzo Capezzuoli Ranchi nella trasmissione Base Luna Chiama Terra. Sulle correnti in magistratura. “Mi pare – continua il magistrato – che sia un tentativo di utilizzare i noti scandali emersi nell’indagine perugina, che hanno rappresentato in realtà un qualcosa di diverso da quello che viene descritto adesso. Quello che l’indagine perugina ha dimostrato è che alcuni gruppi di potere si erano impossessati dei gruppi associativi per strumentalizzarli per la loro finalità. Questo è stato lo scandalo. È stato uno scandalo a cui la magistratura ha reagito. Poteva reagire forse in maniera ancora più incidente proponendo una sorta di autoriforma. Abbiamo un problema che è il carrierismo. Il carrierismo è un veleno molto pericoloso introiettato con la magistratura rispetto al quale dobbiamo trovare dei rimedi adeguati. Quello che invece è accaduto è che è stato riconosciuto, all’esito di una serie di riforme che in vari Parlamenti che si sono succeduti hanno portato, un ruolo particolarmente rilevante in particolare per i procuratori della Repubblica. I posti di procuratore della Repubblica sono contesi e ambiti, sono posti che interessano molto la politica come dimostrano molte indagini e su questo noi stiamo molto attenti ma non sarà questa riforma a risolvere questo problema, neanche un poco. Questa riforma farà sì che gente meno competente, meno adatta, meno adeguata possa giungere invece a gestire, senza averne le capacità e le attitudini perché semplicemente corteggiata, situazione molto complesse e delicata. Senza avere alcun tipo di protezione culturale. Evidentemente oggi questa maggioranza vuole una magistratura più debole”.Sulla separazione delle carriere. “Lo diciamo da tempo e lo diciamo da magistrati che conoscono come funzionano alcune dinamiche, anche culturali, dentro la magistratura. C’è già la separazione delle funzioni. I passaggi, ahimè io dico, da pubblico ministero a giudice e da giudice a pubblico ministero sono pochissimi, poche decine nel corso di un anno. Noi da tempo invece sosteniamo che per fare bene il pm, all’inizio tutti i pm dovrebbero fare almeno due-tre anni di giudice. Perché soltanto se fai bene il giudice poi puoi fare bene il pm perché comprendi la logica del giudicare: capisci bene cosa è necessario per dimostrare la colpevolezza di qualcuno. Noi vogliamo un pm legato alla giurisdizione perché soltanto questo garantisce i diritti durante le indagini. Vogliamo che il pm continui ad essere il controllore dell’attività della polizia giudiziaria. Perché la polizia giudiziaria dipende dai ministeri. Ha obiettivi di sicurezza, legati al raggiungimento di obiettivi statistici e si muove in una logica che a volte può trascurare i diritti delle persone coinvolte. Il pubblico ministero è chiamato invece a tutelarli. Tanto più lo sganciamo dal rapporto col giudice e la giurisdizione, tanto più rischiamo che si appiattisca nella logica culturale della polizia giudiziaria e questa pregiudicherà i diritti dei cittadini coinvolti nelle indagini”, conclude il segretario di Magistratura Democratica.

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Di Giacomo (S.PP.) – GIO, non si può pensare di attrezzare la polizia penitenziaria a fare la “guerra”

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2024

“In carcere non si può pensare di attrezzare la polizia penitenziaria a fare la “guerra” ai detenuti. Iniziative, misure, provvedimenti vanno indirizzati alla prevenzione di situazioni di conflittualità che sfociano in aggressioni e rivolte, come è avvenuto ieri al Beccaria di Milano”. Così il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo commentando la presentazione dell’istituzione del GIO, il Gruppo di Intervento Operativo voluta dal Governo e incaricato specificamente di sedare le rivolte. “Il GIO, tra l’altro, non è in grado di affrontare e tanto meno di prevenire la conflittualità e soprattutto di tutelare l’incolumità dei servitori dello Stato – aggiunge – sottrae personale già fortemente carente di almeno 20mila unità aggravando le attuali condizioni di lavoro di quanti prestano servizio nei 190 istituti. Siamo alla riprova del preoccupante stato confusionale di Governo ed Amministrazione Penitenziaria tra interventi per ristabilire il controllo del carcere e interventi per gestire la popolazione carceraria. Quello che continua a mancare – evidenzia Di Giacomo – è un piano complessivo di intervento per affrontare in maniera organica i problemi cronici di sovraffollamento, carenza organici, suicidi e morti per altre cause di detenuti, oltre che aggressioni e violenze al personale, rivolte, traffico di droga, diffusione di telefonini. Per noi – dice il segretario S.PP. – le misure da mettere in campo sono decisamente più complesse e non certamente quella del corpo speciale che il sottosegretario Del Mastro si è sforzato di far apparire come la soluzione migliore rispetto all’attuale situazione che vede lo Stato soccombere perché nelle carceri comandano sempre loro”. Nel ricordare che “solo a novembre scorso è stato introdotto il reato che punisce chi si rivolta con uso di violenza o minaccia, ma anche con resistenza passiva”, Di Giacomo sottolinea che le “teste di cuoio” non risolvono l’emergenza rivolte in carcere che sono determinate da situazioni di profondo disagio vissute dai detenuti. Un disagio che è molto difficile possa essere ridimensionato mettendo mano a un’ulteriore spinta repressiva”.

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