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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 136

Posts Tagged ‘competitività’

Clima, difesa, sovranità, competitività, potere d’acquisto… Gli europei al centro del guado

Posted by fidest press agency su martedì, 12 marzo 2024

Quando un mandato termina, è tempo di bilanci e per quanto riguarda i 5 anni che ci separano dalle precedenti elezioni del 2019, è chiaro che i risultati sono tanto inaspettati quanto impressionanti. Basta rileggere il rapporto “ Riflessioni e scenari per l’UE a 27 entro il 2025 ”, pubblicato nel 2017 dall’allora presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, per rendersene conto. Con l’obiettivo di far uscire l’Europa dalla crisi in cui si trovava all’epoca, dei 5 scenari proposti, solo uno prevedeva di fare meglio tutti insieme, gli altri (status quo, niente più che mercato unico, cooperazione volontaria o fare di meno ma meglio) ha rilevato la grande difficoltà che gli Stati incontrano nell’andare avanti su un numero crescente di questioni e la necessità forse di prendersi una pausa. Mancavano 2 anni alle ultime elezioni del Parlamento europeo che avrebbero segnato una delle più forti mobilitazioni dell’elettorato e avrebbero dato un vero slancio al Green Deal. Mancavano anche 3 anni alla pandemia di Covid che avrebbe spinto gli europei a innovare sia nella gestione europea della pandemia e della conseguente crisi economica, sia a prendere in considerazione il debito comune per attuare il NextGenerationEU. Mancavano finalmente 5 anni al ritorno di una guerra ad alta intensità alle porte dell’Unione che convincesse finalmente gli europei ad accelerare i negoziati in vista di nuovi allargamenti ma anche ad aumentare gli investimenti nella difesa e a dotarsi di strumenti innovativi aumentare la produzione europea di equipaggiamenti per la difesa.L’Istituto Jacques Delors ha seguito da vicino questo intenso momento e le pubblicazioni di quest’ultimo mese ne sono un esempio. La relazione di Isabelle Marchais sul ruolo internazionale del Parlamento che, pur essendo strettamente inquadrata nei trattati, rimane non meno significativa data l’importanza delle norme europee nelle normative nazionali. Jacob Kean-Hammerson e Geneviève Pons dall’Europa Jacques Delors a Bruxelles spiegano come, in quanto importante attore internazionale, l’Unione Europea abbia un ruolo centrale da svolgere nel raggiungimento di risultati nei negoziati sul Trattato sulla plastica. Cyrille Bret, dal canto suo, sottolinea come dopo due anni di guerra in Ucraina, la posizione strategica dell’UE si sia radicalmente trasformata. L’infografica di Camille Defard e Phuc-Vinh Nguyen ci ricorda quanto sia forte l’ambizione europea della neutralità carbonica, spiegata nel Green Deal e riaffermata nell’adeguamento all’obiettivo 55 ( FitFor55 ), e comporta grandi cambiamenti, investimenti senza precedenti e strumenti innovativi. Eppure, nonostante questi progressi, Bruno Cautres e Thierry Chopin mettono in luce le aspettative ma anche le persistenti preoccupazioni dei cittadini europei, ricordando che l’Unione europea, pur essendo stata particolarmente attiva e determinata su un certo numero di questioni, non è ancora nel mezzo del guado. Non solo deve garantire la continuazione e l’attuazione dei progetti intrapresi (transizione climatica ed energetica, difesa, sovranità e sicurezza economica, potere d’acquisto e sociale, ecc.) ma anche anticipare le prossime sfide (l’invecchiamento della popolazione, compresa la tendenza ad accelerare ; competitività e crescita economica con un divario crescente rispetto alle altre economie, ecc.). Le istituzioni dovranno anche trovare un modo per creare coerenza tra tutte queste politiche e tutte queste sfide senza rendere i dossier più complessi. In altre parole, nei prossimi anni dovranno riuscire ad articolare/coordinare i diversi progetti e iniziative in modo che non siano in competizione tra loro ma al contrario possano rivelarsi complementari e amplificatori di integrazione. Questa è anche l’osservazione fatta da Nils Redeker del Centro Jacques Delors di Berlino nella sua analisi del Net-zero Industry Act, che dovrebbe rispondere all’American Inflation Reduction Act. Si rammarica che l’UE non riesca a formulare priorità significative in termini di politica industriale o che non disponga delle leve normative per sostenere le imprese e della potenza di fuoco finanziaria necessaria per trarre vantaggio dalle dimensioni del mercato europeo. Ed è qui che entrano in gioco le prossime elezioni perché, contrariamente a quanto certi partiti politici, certi sondaggi o certi media cercano di farci credere, gli europei sono più convinti che in passato che il livello europeo sia più capace dei livelli nazionali di far fronte a tutte queste sfide. sfide. Ma proprio per questo, per l’Europa in cui vivremo domani e dopodomani, saranno decisive le scelte che faranno gli elettori, politiche che porteranno a cercare di andare avanti o in modo coordinato e pragmatico, oppure al contrario , frammentato e dogmatico. . Di fronte al cambiamento climatico, al deficit di competitività, alle questioni di sicurezza, all’invecchiamento della popolazione europea, alle crescenti disuguaglianze, alle relazioni del continente con il resto del mondo, ecc., le visioni, le sensibilità e le proposte sono molto diverse. . È anche interessante notare che non sono tanto i paesi europei ad essere divisi quanto piuttosto le tendenze politiche ed i partiti, da qui l’importanza di queste elezioni europee. Sylvie Matelly Direttore dell’Istituto Jacques Delors

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Alcuni fattori di traino accelerano la competitività dei costi dell’idrogeno, ma la domanda continua ad arrancare

Posted by fidest press agency su venerdì, 9 dicembre 2022

A cura di Natalia Luna, Analista senior investimenti tematici, Investimento responsabile di Columbia Threadneedle Investments. La nostra ricerca proprietaria sull’economia dell’idrogeno svolta qualche anno fa ci ha portati a concludere che l’idrogeno avrebbe giocato un ruolo chiave nella decarbonizzazione. Una delle principali conclusioni cui siamo giunti è che, laddove possibile, l’elettrificazione sarà la tecnologia dominante, e che l’idrogeno aiuterà a colmare gli ammanchi in alcune aree ad alta intensità di carbonio non raggiungibili dall’elettrificazione. A nostro avviso, le principali aree di opportunità sono i fertilizzanti, lo stoccaggio energetico stagionale a lungo termine e gli autocarri pesanti. Per monitorare efficacemente i progressi e il potenziale futuro dell’economia dell’idrogeno, ci concentriamo su tre catalizzatori principali: le politiche pubbliche, le riduzioni dei costi e lo sviluppo delle infrastrutture. Nell’UE, a marzo la Commissione europea ha presentato il piano REPowerEU, concepito per garantire la sicurezza e l’indipendenza energetica dalla Russia. Il piano prevede anche un sostegno sostanziale all’idrogeno verde e un aumento di quattro volte degli obiettivi di capacità di idrogeno. L’elemento cardine è la proposta di introdurre contratti per differenza (CfD) specifici per l’idrogeno, che forniranno sussidi pari al 100% del costo aggiuntivo dell’utilizzo dell’idrogeno verde rispetto alle alternative basate su combustibili fossili. Ciò dovrebbe consentire a un maggior numero di produttori di idrogeno di prendere una decisione d’investimento finale entro il 2023, quando saranno assegnati i prossimi contratti. Inoltre, l’UE ha annunciato finanziamenti per 5,2 miliardi di euro per una serie di progetti infrastrutturali legati all’idrogeno che prevedono la costruzione di elettrolizzatori su grande scala e di infrastrutture per la produzione, lo stoccaggio e il trasporto, nonché il progetto di una Banca dell’idrogeno da 3 miliardi di euro destinata a “garantire” gli acquisti di idrogeno per assicurare certezza della domanda. A partire dall’anno scorso sono state attuate diverse politiche tese ad accelerare lo sviluppo dell’idrogeno verde, e riteniamo che questo supporto normativo sia il più importante catalizzatore in grado di imprimere slancio al mercato nei prossimi anni. Tuttavia, nonostante i progressi compiuti e il notevole dinamismo, rimangono sfide e ostacoli da superare.Inoltre, in molti luoghi la crisi energetica ha reso l’idrogeno verde l’opzione più economica rispetto alle alternative basate su combustibili fossili. Questo, insieme alla previsione di una rapida diminuzione dei costi alimentata dall’innovazione e dall’uso su vasta scala di elettrolizzatori e fonti rinnovabili, ha migliorato enormemente la competitività di costo dell’idrogeno verde. Il calo atteso dei costi può erodere la domanda di idrogeno in quanto gli utenti finali potrebbero decidere di aspettare qualche anno fino a quando i prezzi non diventeranno più competitivi. Questo potrebbe essere controbilanciato dalla necessità di conseguire gli obiettivi aziendali di azzeramento delle emissioni nette, in particolare nell’UE, dove gli investitori e i consumatori sono più attenti a questo aspetto. Tuttavia, la scarsa visibilità sulla domanda è spesso citata come il principale ostacolo da superare dagli sviluppatori che devono sbloccare finanziamenti per progetti a lungo termine.La mancata adozione di politiche che incoraggino la domanda, in particolare nei settori industriali chiave, è a nostro parere una debolezza che dev’essere superata se vogliamo stimolare gli investimenti necessari in infrastrutture e innovazione per portare l’idrogeno verde su vasta scala e renderlo commercialmente disponibile.Dato che molti progetti non si realizzeranno prima del 2030 circa, riteniamo che si possano trovare maggiori opportunità d’investimento a breve termine negli sviluppatori di energie rinnovabili, negli operatori integrati lungo la filiera dell’idrogeno pulito e nei principali fornitori di elettrolizzatori.Per ulteriori informazioni si veda il sito internet di Columbia Threadneedle Investments: http://www.columbiathreadneedle.it

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Lavoro: Mura (Pd) a Bonomi, risorse umane leva competitività

Posted by fidest press agency su lunedì, 14 febbraio 2022

“Se vogliamo aumentare la competitività dobbiamo lavorare sulla valorizzazione delle nostre risorse umane in termini di qualità della formazione anche continua, di giusta retribuzione, effettività di diritti, della cultura della sicurezza. Assieme alla dispersione scolastica esplicita ed implicita, queste sono tutte variabili che denotano una debolezza nazionale, se confrontate con quelle di Francia e Germania che hanno indici di competitività migliori dei nostri. Sono elementi che anche Confindustria deve prendere in considerazione quando chiede una politica industriale”. Lo afferma la presidente della commissione Lavoro della Camera Romina Mura (Pd) commentando l’intervista del presidente di Confindustria Carlo Bonomi al Corriere della Sera. “Il Pd è schierato senza esitazioni sul fronte delle riforme e degli interventi strutturali che – aggiunge la parlamentare – devono sostenere una crescita stabile ed equa. I dati dimostrano che la crescita non è naturalmente equa se nel nostro Paese 1 lavoratore su 10 è povero. Quindi la qualità del lavoro, al pari di quella della PA, delle politiche energetiche e di quelle della giustizia – conclude Mura – sono imprescindibili leve della competitività”

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Competitività e crescita dell’Italia

Posted by fidest press agency su sabato, 4 dicembre 2021

Lo Studio Strategico indaga il ruolo e l’impatto trasformativo del Cloud di nuova generazione, il “Cloud che viene da te”, basato sul concetto di Everything-as-a-Service (XaaS), Everywhere, nel migliorare la competitività e la crescita dell’Italia, delle imprese, delle Istituzioni e della filiera ICT nazionale. I benefici abilitati dalla diffusione della nuova generazione di Cloud basata su Everything-as-a-Service possono raggiungere fino a 222 miliardi di Euro di PIL cumulato nel quinquennio 2021 – 2025 che si accompagneranno a un aumento della produttività media delle imprese fino al +2,3% e, infine, un impatto diretto per gli attori della filiera ICT pari a circa 1,3 miliardi di Euro di ricavi aggiuntivi. Lo Studio Strategico, realizzato da The European House – Ambrosetti, in partnership con Hewlett Packard Enterprise Italia, analizza il contributo differenziale del modello di Cloud di nuova generazione nell’accompagnare la trasformazione digitale di imprese e Pubblica Amministrazione, andando infine a sviluppare delle proposte di policy in favore della digitalizzazione del sistema-Paese.Le prime evidenze raccolte mostrano come la diffusione di investimenti in asset intangibili sia correlata con la crescita del PIL. Ciò è dimostrato anche dall’analisi delle valutazioni di borsa: ad oggi gli asset intangibili giustificano oltre il 90% del valore di borsa delle principali società statunitensi e oltre il 70% delle aziende europee. In tale contesto, il peso della Data Economy sulle economie europee sta crescendo, nonostante la quasi assenza di player rilevanti a livello internazionale. Sebbene l’Italia si trovi al quarto posto in UE27 + UK per valore complessivo della Data Economy (37,8 miliardi di Euro), si posiziona solamente in 17ª posizione considerando il peso della Data Economy sul PIL (2,3%), distante dalla media europea (3,0%) e da altri peer (UK, 4,0%; Germania, 3,6%; Spagna, 2,7%; Francia, 2,5%). In un futuro sempre più Data-driven, la digitalizzazione di imprese, pubbliche amministrazioni e cittadini gioca un ruolo chiave nell’abilitare la competitività del sistema-Paese. In tal senso, è stato elaborato un indicatore che ha messo in luce la digitalizzazione del sistema-Paese in base al livello di adozione degli strumenti digitali – connettività, Cloud, Intelligenza Artificiale e robot industriali – nei settori industriali (soppesati per il relativo contributo al Valore Aggiunto). I risultati dell’indicatore posizionano l’Italia al nono posto in Europa ma al primo posto tra i principali Paesi benchmark – la Spagna si trova all’undicesimo posto, la Germania al quindicesimo e la Francia al diciassettesimo. Seppur positivo come risultato, bisogna anche considerare gli elementi critici del sistema imprenditoriale italiano, tra cui: le competenze considerate non idonee per governare la transizione digitale, la larga adozione di strumenti digitale di base dalla maggior parte delle imprese (in particolare piccole e medie) e le difficoltà manageriali nella gestione della transizione digitale. Anche per la Pubblica Amministrazione la strada da percorrere è ancora lunga. Si consideri che: soltanto il 21,8% degli uffici ha già assunto un Responsabile per la transizione digitale; solo il 16,2% della P.A. ha oggi un programma per aggiornare le competenze dei suoi dipendenti; il 62% di tutti i dispositivi informatici in uso nelle pubbliche amministrazioni ha più di 5 anni; solo il 27,8% di tutte le amministrazioni pubbliche hanno accesso a internet ad alta velocità (rete in fibra ottica); solo il 33,8% della Pubblica Amministrazione ha già implementato alcuni casi d’uso dei servizi Cloud; il 51,7% delle amministrazioni pubbliche non offre alcun servizio tramite modulo online. Dalla survey di The European House – Ambrosetti sono emersi ulteriori fattori ostativi, ad esempio, relativi al modello di sourcing delle infrastrutture ICT ritenuto non adeguato a soddisfare le esigenze di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione oppure i modelli di contabilità pubblica e di bilancio pubblico che non permettono di gestire un modello ICT che prevede spese operative variabili in base all’utilizzo.La diffusione del Cloud di nuova generazione, basato su Everything-as-a-Service permetterà di abilitare un aumento della produttività fino al 2,3% per le imprese che potranno utilizzare nuove infrastrutture ICT più avanzate e sempre aggiornate. Da ciò sarà possibile generare un aumento del PIL fino a 222 miliardi di Euro nei prossimi 5 anni e un impatto diretto cumulato per la filiera ICT pari a 1,3 miliardi di Euro di nuovi ricavi. Inoltre, per la Pubblica Amministrazione l’impiego di soluzioni Cloud basate su Everything-as-a-Service potrà generare un risparmio di costi pari a oltre 650 milioni di Euro, equivalenti a una riduzione del 25% dei costi ICT. L’ottimizzazione della gestione dei dati e la creazione di ecosistemi di scambio dati all’interno della Pubblica Amministrazione permetterà di applicare il principio “Once Only”, andando a ridurre del 90% il numero di richieste di dati da parte della Pubblica Amministrazione e ottimizzando l’accesso ai servizi e ai database pubblici, riducendo di 32 ore all’anno l’impegno delle imprese nel compiere gli adempimenti burocratici – cumulativamente ciò corrisponde ad oltre 40.000 anni risparmiati, se considerate tutte le imprese italiane. E’ fondamentale promuovere l’adozione delle soluzioni Cloud più avanzate all’interno delle imprese italiane, istituire “obblighi” di formazione sulle tecnologie e sull’impiego del digitale per i dipendenti delle imprese, al pari di quanto previsto per la sicurezza sul lavoro, e creare degli ecosistemi di dati (spazi dati) a livello nazionale che rendano possibile una maggiore interoperabilità a livello di filiera.

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‘Fondo per favorire la qualità e la competitività delle imprese agrumicole’

Posted by fidest press agency su mercoledì, 14 luglio 2021

Nel corso della conversione in legge del decreto Sostegni-bis è stato accolto il rifinanziamento con 5 milioni di euro per il 2021. L’obiettivo è incentivare l’aggregazione, gli accordi di filiera, l’internazionalizzazione, la competitività e la produzione di qualità del comparto, anche attraverso il sostegno ai contratti e agli accordi di filiera”. Lo dichiara la deputata Maria Marzana, esponente M5S in commissione Agricoltura. “Il settore agrumicolo – prosegue – rappresenta il fiore all’occhiello del Sud e di regioni come la Sicilia e la Calabria, prime per produzione. Le risorse messe a disposizione possono da un lato sostenere le imprese che hanno subito contraccolpi dalla pandemia o dalle avversità naturali, dall’altro aiutarle a superare le criticità che caratterizzano il comparto per rafforzarsi nei confronti delle sfide che pone il mercato. Quest’anno la produzione è stata di qualità ma di piccolo calibro ed è importante che si incrementi l’aggregazione lungo la filiera, nell’attesa che venga finalmente realizzato il catasto frutticolo che permetterà mirate politiche di settore” conclude.

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A proposito di diversificazione, sostenibilità e competitività

Posted by fidest press agency su giovedì, 14 gennaio 2021

Un’intervista con il gestore di portafoglio Benjamin Moore per discutere di come investire in Europa, del suo metodo di valutazione delle società e degli eventi degli ultimi 10 mesi.
Il tuo obiettivo è scovare imprese “straordinarie”.
Che cosa vuol dire esattamente?
Ricerchiamo tre caratteristiche chiave: innanzitutto, crescita durante l’intero ciclo – dobbiamo essere sicuri che tra cinque anni la società sarà più grande; in secondo luogo, la redditività del capitale – profili economici interessanti e un team dirigente che sappia impiegare efficientemente il capitale; infine, un vantaggio competitivo sostenibile – l’economic moat dell’impresa, l’assetto concorrenziale e le modalità con cui intende affrontarlo. Questo è il fattore più importante in quanto definisce la sostenibilità della crescita e dei rendimenti di lungo termine di una società.
Come individui il vantaggio competitivo di una società?
Questa è la domanda cui dedichiamo gran parte del nostro tempo, e la risposta non è mai univoca. Ci avvaliamo di alcuni modelli di riferimento, tra cui le cinque forze del Professore Michael Porter per comprendere le dinamiche concorrenziali di un settore. Inoltre, valutiamo le fonti specifiche di vantaggio competitivo come la forza del marchio, i costi di conversione, i vantaggi di scala – Morningstar ha elaborato una struttura utilissima su questo fronte che coadiuva la nostra analisi. Cerchiamo di metterci nei panni del cliente e di comprendere il suo processo decisionale. Se andate al bar e ordinate un Negroni, il barman dovrà necessariamente usare il Campari. Il Campari definisce il Negroni sin dall’invenzione di questo cocktail più di un secolo fa. Hanno una ricetta segreta e un marchio che viene curato da più di 150 anni. Pertanto, sarebbe estremamente difficile convincere il barman ad usare qualcos’altro. Ciò conferisce a Campari un elevato potere di fissazione dei prezzi e un profilo reddituale interessante. “Sostenibilità” è un altro termine molto popolare oggigiorno – ma molte persone lo associano ai fattori ESG (ambientali, sociali e di governance). Come gestisci questo aspetto? In qualità di investitori di lungo termine dobbiamo accertarci che le società che deteniamo siano ben gestite. Questo significa non abusare degli stakeholder chiave e non danneggiare l’ambiente – due linee d’azione chiaramente deleterie ai fini del successo di lungo termine. Il nostro filtro qualitativo ci ha tenuti alla larga dai settori a più alta intensità di capitale e più inquinanti per decenni – perché le implicazioni ambientali di lungo termine non ci convincono, ma anche perché il profilo reddituale è spesso svantaggioso.
Cosa pensi della governance?
La cultura è intangibile ma è uno degli aspetti più importanti di un’impresa. La tentazione è di pensare alle “imprese straordinarie” in termini astratti, mentre nella realtà le aziende sono in costante evoluzione. Sono migliaia le decisioni prese ogni giorno, e una buona fetta del successo di lungo termine di un’azienda dipende dalla qualità di tale processo decisionale. Pertanto, una volta che siamo convinti del profilo economico e del posizionamento competitivo di una società, ci concentriamo sul comprenderne la cultura e la qualità del personale. Gli incentivi dei dirigenti devono essere allineati con gli interessi dei nostri clienti, e vogliamo vedere una pluralità di talenti e punti di vista in seno all’organizzazione. È per questo che la governance è così importante per noi.Alcune delle decisioni più cruciali riguardano l’allocazione del capitale: cosa fare con gli utili generati ogni anno. Ad esempio, in aggiunta al valido profilo reddituale di Campari, il management ha investito questi profitti in maniera estremamente efficiente. Hanno acquisito nuovi marchi e li hanno sviluppati e accresciuti – pensiamo ad esempio ad Aperol, la piccola divisione aperitivi del Nord Italia che oggi è grande il doppio dello stesso marchio Campari!
Come gestisci il rischio?
Sono avverso al rischio per natura. Pertanto, benché un fondo concentrato possa apparire rischioso, per me i rischi maggiori sono le aziende stesse. La qualità delle imprese in cui investiamo è la nostra prima linea di difesa; conoscerle fino in fondo ci aiuta ad attenuare il rischio.Anche la diversificazione è fondamentale – investiamo in un’ampia gamma di settori e mercati. Ma in alcuni settori troviamo poche idee rispondenti ai nostri criteri – soprattutto in quelli ad alta intensità di capitale i cui prodotti sono indifferenziati o regolamentati, come utilities e banche.C’è chi sostiene che evitare alcune società o settori molto grandi sia rischioso perché ti porta a divergere dall’indice, ma dal mio punto di vista è lo stesso indice ad essere rischioso, perché contiene moltissime imprese dai profili economici mediocri se non pessimi!
Cosa pensi della contrapposizione growth/value?
Non sono certo che sia una distinzione particolarmente utile, ma vorrei articolare la mia risposta in due punti: il primo riguarda la contrapposizione tra le società cicliche e quelle difensive; il secondo attiene al modo in cui pensiamo alla valutazione.Secondo noi bassa volatilità non è necessariamente sinonimo di alta qualità. Poiché puntiamo al lungo termine, il nostro approccio è in grado di gestire la volatilità, pertanto non escludiamo a priori le aziende cicliche. Prendiamo Sika, ad esempio. Sika è una società svizzera di prodotti chimici per l’industria edilizia. I suoi prodotti trasformano il profilo economico dei progetti edilizi e fanno bene anche all’ambiente (consentendo di risparmiare tempo e consumo idrico). Sika è esposta al ciclo edilizio, ma vanta chiari fattori di crescita in qualsiasi contesto perché gli edifici stanno diventano molto più sofisticati. Ha un modello di business “asset-light”, un marchio forte e una cultura eccellente – per cui è un buon esempio di azienda ciclica straordinaria. Passando alla valutazione: una società straordinaria non rappresenta necessariamente un investimento straordinario. Quando investiamo in un’azienda, pensiamo ai rendimenti potenziali in termini di cash flow generati rispetto al prezzo pagato. Dunque, pur non accettando compromessi sulla qualità, una costante competizione per il capitale nel decidere cosa inserire in portafoglio e con quale ponderazione.
Cosa ti hanno insegnato il 2020 e il Covid-19?
Il 2020 mi ha insegnato moltissimo. Se dovessi scegliere una cosa in particolare sarebbe l’utile promemoria che a volte succedono cose brutte (Forrest Gump ha espresso questo concetto in maniera decisamente più memorabile!). Ma, per dirla con Howard Marks: “Non possiamo prevedere. Possiamo prepararci.” Non possiamo sapere esattamente cosa succederà o perché, ma possiamo farci trovare preparati – concentrandoci sulle aziende abbastanza forti da riuscire a sopravvivere a shock molto severi. Pertanto, il nostro approccio non è cambiato affatto, anzi, siamo ancora più convinti dell’importanza di trovare imprese eccezionali in grado di affrontare le occasionali turbolenze.

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“La parola d’ordine per il rilancio è: competitività”

Posted by fidest press agency su domenica, 13 settembre 2020

Maggiore competitività anche grazie all’uso delle risorse del Recovery Fund, con investimenti in infrastrutture quali porti, aeroporti, ferrovie e strade. In questo ambito abbiamo già sbloccato investimenti per 110 miliardi. Non solo, anche un’importante decontribuzione per i lavoratori delle Regioni del Sud pari al 30% per dieci anni.Novità anche sul Piano Transizione 4.0, perché sia finalmente stabilizzato e nell’immediato lo sportello del Fondo per l’Economia Circolare. Un fondo rotativo per sviluppare modelli produttivi, con la riconversione di vecchi metodi e nuove sperimentazioni che possano aumentare la produttività”. Così il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli, durante l’incontro con gli imprenditori della Provincia di Foggia, cui ha partecipato assieme al Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.

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Focus su competitività e crescita di piccole e medie imprese

Posted by fidest press agency su lunedì, 9 dicembre 2019

Bologna Mercoledì 11 dicembre, dalle 9 alle 13, a Palazzo Segni Masetti (Confcommercio / Ascom Bologna), Strada Maggiore 23 una ricerca realizzata in collaborazione con Bva-DOXA che sarà presentata a Bologna nell’evento THINK BIGGER. Tra i primi esiti: innovazione, digitalizzazione, digital transformation, digital marketing. Sono queste le direzioni emerse anche nelle strategie di piccole e medie imprese, a livello dei loro manager. L’innovazione (di prodotto, di processo, organizzativa e di relazione col mercato) è percepita come una leva strategica fondamentale. Accanto ad essa la digitalizzazione, considerata strategica pressoché in egual misura all’innovazione; i processi di digitalizzazione risultano essere più diffusi, anzi, proprio nelle imprese di piccola dimensione: solo l’1,5% degli intervistati riporta che nessuna tecnologia è stata implementata nell’impresa. La digitalizzazione resta comunque di più difficile decifrazione per i board: l’85,8% degli interpellati non ha saputo indicare la percentuale di fatturato destinabile alla digital transformation. Rispetto all’innovazione, rivestono una significativa rilevanza l’incertezza sui ritorni dell’investimento e i costi, considerati ancora elevati. In questo quadro emerge con forza il ruolo centrale della formazione e dell’aggiornamento, in particolare riguardo a queste competenze: l’analisi dei dati (55,7%), il digital marketing (39,8%), il social media management (37,7%) e la cybersecurity (36,0%). Quanto alle abilità meno centrate sulla tecnologia, sono ritenute prioritarie: maggior capacità di analizzare e valutare gli scenari, saper innovare, saper sviluppare e gestire il lavoro in team, tenendo ben presente che il 95% delle aziende italiane ha meno di 10 addetti. Di sicuro emerge la necessità di operare in direzione di un rafforzamento degli elementi di pensiero manageriale che assolvono ad un ruolo più significativo nella diffusione di una predisposizione al cambiamento e all’innovazione. La ricerca offre il contributo originale di aver individuato 5 cluster di PMI, omogenee al loro interno per strategie comportamenti, di particolare utilità per chi opera nel settore. L’obiettivo di QUADRIFOR con l’evento “THINK BIGGER.” è comprendere pienamente i complessi fenomeni in corso per orientare la formazione sulle reali necessità delle PMI, quale contributo ad un aumento esponenziale della loro crescita e della loro competitività.
Il programma della mattinata prevede i saluti istituzionali di Giancarlo Tonelli, Direttore Generale Confcommercio Ascom Bologna, mentre i lavori saranno aperti dalla Presidente di Quadrifor, Rosetta Raso. A seguire l’intervento del Direttore dell’Istituto, Roberto Savini Zangrandi, su “La formazione manageriale come leva di sviluppo delle PMI, il ruolo di Quadrifor”. A Pierluigi Richini, Responsabile Studi e Formazione Quadrifor, l’onere di illustrare i numeri, con una presentazione dal titolo: “Modelli di business nelle Pmi del terziario tra innovazione e tradizione. I risultati della ricerca”. I dati saranno commentati in un talk moderato dalla giornalista de Il Sole 24 Ore, Monica D’Ascenzo, insieme ad Andrea Granelli, Fondatore di KANSO, Vilma Scarpino, Ceo di BVA Doxa e Luca Solari, Professore di Organizzazione aziendale e Direttore di Pathos Lab Università degli Studi di Milano. A Maria Luisa Coppa Vicepresidente Quadrifor, il compito di tirare le fila sui risultati emersi e sul ruolo importante delle Parti sociali anche nel governare questi complessi momenti di transizione per le imprese, i loro addetti, il loro management. L’ingresso è libero previa iscrizione al link: https://lnkd.in/gTKY67K.

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Salvaguardia della competitività sul mercato delle telecomunicazioni

Posted by fidest press agency su venerdì, 4 Maggio 2018

Gli orientamenti rivisti riflettono i recenti sviluppi giurisprudenziali e affrontano questioni non incluse in precedenza, come l’impatto concorrenziale dei fornitori di servizi online che hanno iniziato a offrire servizi basati su Internet, la crescita della fornitura di pacchetti di servizi (Internet, voce e contenuti televisivi) a livello di mercato al dettaglio, la pressione concorrenziale dei servizi via cavo e la transizione da un mercato monopolistico a un mercato oligopolistico in alcuni paesi. Gli orientamenti aiuteranno le autorità nazionali di regolamentazione a delimitare in modo corretto i mercati nel settore della comunicazione elettronica e ad identificare i casi in cui determinati operatori detengono un significativo potere di mercato. Gli orientamenti – indicati come dossier prioritario ai fini della creazione di un mercato unico digitale – sono complementari al codice delle comunicazioni elettroniche attualmente oggetto di negoziazione in seno alle istituzioni dell’UE.La revisione degli orientamenti sul significativo potere di mercato si è basata su una consultazione pubblica, e su un parere formulato dall’Organismo dei regolatori europei delle comunicazioni elettroniche.

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Fattori di competitività e sviluppo nella ricerca e nell’innovazione tecnologica

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 settembre 2017

tecnologie fotonicheSono concetti che hanno costituito, si può dire da sempre, il “piatto forte” degli economisti e degli analisti di mercato. E’ un modo senza dubbio essenziale per comprendere la posizione relativa ad un Paese, rispetto ai propri concorrenti, in una data regione economica, come ad esempio l’Europa, ed anche per un confronto con le altre parti del mondo. Due di questi modelli sono la competitività e l’attrattività. Il primo si riferisce, in particolare, all’evoluzione di un dato sistema-Paese e, il secondo, alla capacità di questo stesso Paese di attirare risorse per lo sviluppo o migliorare quelle esistenti. Non solo. Con una innovazione tecnologica fatta non solo di macchine, ma di elementi che possono gestirla al meglio, possiamo dire che due sono i motori che portano avanti il processo di crescita di un Paese: il capitale umano e quello finanziario. Il primo è un termine specialistico da qualche anno entrato nell’uso corrente e sta a significare il fatto che non basta avere delle braccia per muovere una leva ma è necessario un costante miglioramento delle conoscenze e delle capacità dei singoli coinvolti direttamente o indirettamente nei processi produttivi. L’altro motore, parimenti essenziale, è la dotazione di risorse finanziarie adeguate all’impegno che si intende intraprendere. Nel mezzo vi sono tutte le altre possibili variabili: le infrastrutture, l’efficienza della macchina burocratica pubblica, la capacità di ridurre al minimo lo spreco delle risorse e via di questo passo. C’è chi in proposito rileva la necessità di avere una maggiore cultura della valutazione per garantire che le risorse a disposizione siano utilizzate nel modo migliore possibile. E in questo tratto noi indichiamo una più stretta performance e attribuzione delle risorse in specie se esse sono pubbliche. Solo se tutti questi elementi sono virtuosi noi possiamo affermare che si stia facendo “sistema”. Ma la crescita economica di un Paese non sta solo nella sua capacità di rendere al meglio le risorse disponibili in termini umani e finanziari, ma anche di saper guardare con fermezza al proprio futuro che si chiama, nello specifico, ricerca. E la ricerca ha come fine la produzione di nuova conoscenza, ed essa ha un valore solo se è finalizzata alla maggiore capacità di capire e quindi di fare. Ma vi è anche un altro concetto che non sembra sia stato digerito dal sistema economico attuale con la dovuta attenzione e si chiama globalizzazione ed il che vuol dire, per noi, un modo di trasferire il sistema-paese al sistema continente e nel ricercare nella competitività un equilibrio nelle rispettive specializzazioni volgendole alla complementarietà e non alla contrapposizione. (Riccardo Alfonso)

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La competitività imprenditoriale passa attraverso le riforme strutturali

Posted by fidest press agency su lunedì, 14 agosto 2017

confineIn questi giorni si fa un gran parlare della perdita di competitività a livello internazionale delle nostre imprese ma si sottace sull’incapacità del nostro sistema di costruire un modello di crescita al passo con i tempi. La ricetta, se vogliamo, è così semplice da apparire in una certa misura ovvia anche se per nostra natura siamo più propensi a scegliere strade più complesse ed elaborate. Da quando tempo noi parliamo di crescita economica del nostro Mezzogiorno e ci siamo inventati, persino, un ministero (Cassa del Mezzogiorno) per erogare in pratica capitali pubblici a fondo perduto pur di favorire lo sviluppo imprenditoriale nel Sud del Paese. L’insuccesso mostrato per questa formula non ci ha scoraggiato del tutto. Eppure esiste un diverso approccio per raggiungere l’obiettivo desiderato come ad esempio migliorare la rete dei trasporti e rendere competitive quelle imprese che sono in grado di reggere il rapporto con le consorelle di altri Paesi del mondo. Pensiamo all’industria del turismo e a quella agro-alimentare. Abbiamo fatto, in proposito, qualcosa per migliorare il trasporto delle merci e delle persone sia per via terrestre sia per via aerea e marittima? Ben poco, purtroppo. I nostri porti non sono attrezzati, ad esempio, ad accogliere il naviglio da diporto e la nostra rete stradale e ferroviaria presenta delle evidenti strozzature che rendono sommamente difficoltoso l’accesso alle aree turistiche più attraenti. In pratica dobbiamo renderci sempre più conto che non si possono raggiungere determinati obiettivi senza l’utilizzo di strumenti adeguati. (Riccardo Alfonso direttore Centro studi economici e finanziari della Fidest da “Lezioni di economia”)

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Italia: competitività e austerità

Posted by fidest press agency su giovedì, 5 settembre 2013

English: Official logo of the World Economic F...

English: Official logo of the World Economic Forum. (Photo credit: Wikipedia)

La perdita di posizioni di competitività dell’economia italiana certificata dai dati del World Economic Forum – dichiara il presidente nazionale Confeuro, Rocco Tiso – non è che la prova di quanto male stiano facendo al paese le politiche recessive fino ad ora adottate e i ritardi nell’approvazione di quelle riforme in grado di ridisegnare in meglio l’assetto strutturale italiano. Il 49esimo posto tra le 148 economie censite – continua Tiso – è infatti il risultato di diversi anni di immobilismo, dell’adozione nell’ultimo quinquennio di politiche recessive, della mancanza di una visione strategica e della pesante struttura del mercato del lavoro: troppo ingolfato dalla burocrazia e da sistemi ormai superati. Esistono diverse autorevoli soluzioni alla difficile situazione economica venutasi a creare, ma prima di tutto c’è bisogno di una maggiore capacità di ascolto da parte dell’esecutivo, troppo impegnato in beghe interne che nulla hanno a che vedere con la vita dei cittadini. Investire nel mondo agricolo è una scelta che tutti i principali indicatori economici, considerate le specificità italiane, ritengono la più idonea per superare la crisi; ciò nonostante il governo non presta la giusta attenzione a questa ipotesi e rilega ancora oggi l’agricoltura ad un semplice aggregato economico. L’auspicio – conclude Tiso – è che si verifichi quanto prima una chiara inversione di tendenza e una presa di coscienza su cosa rappresenti il primario in Italia.

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La moderna industria cartaria cinese

Posted by fidest press agency su domenica, 6 Maggio 2012

Il XII Piano Quinquennale Cinese, recentemente approvato dall’Assemblea Nazionale del Popolo, ha stabilito obiettivi ambiziosi per l’avanzamento di un’economia domestica più bilanciata dichiarando ingenti investimenti in protezione ambientale e in energia sostenibile. Il focus del XII Piano Quinquennale (relativo al periodo 2011-2015) è teso al miglioramento del potere d’acquisto dei cittadini cinesi, attraverso l’attenzione ai salari e al rafforzamento del sistema di protezione sociale (sanità, istruzione, alloggi) e si orienta decisamente verso la green economy e l’alta tecnologia. In questo quadro si inserisce la nuova relazione “Paper Contract with China” di APP Cina che fornisce un’analisi del 12° Piano Quinquennale ed evidenzia come dal Piano emerga chiaramente quanto sia chiave il ruolo dell’industria cartaria cinese per l’economia del Dragone, il suo fondamentale contributo al PIL della Cina e il grande potenziale del settore cartario quale nuova fonte di crescita economica del Paese. In base alle cifre ufficiali, gli utili dell’industria cartaria cinese per il 2010 si sono attestati attorno ai 600 miliardi di RMB (95 miliardi di USD) con una crescita di oltre il 25% rispetto all’esercizio precedente. Questi dati dimostrano come l’industria cartaria sia diventata una delle componenti chiave dell’economia nazionale cinese. L’ascesa dell’industria cartaria cinese nell’economia della nazione si riflette anche nell’indotto e nelle economie locali. L’industria cartaria, che è al centro di una estesa filiera industriale, ha un profondo impatto sui settori correlati quali la selvicoltura, l’agricoltura, la protezione ambientale, stampa ed editoria, nonché i comparti della chimica, della meccanica, dell’automazione industriale e dei trasporti. Questo si traduce anche in un incremento dell’occupazione che nell’indotto, per il solo settore della selvicoltura, è stato stimato in 43.000 unità. Tuttavia, l’industria cinese, compresa quella cartaria, è stata colpita negli scorsi anni da problemi ambientali, causati dall’uso diffuso di tecnologie obsolete e da una mancanza di consapevolezza di attenzione all’ambiente. Il nuovo Rapporto “Paper Contract with China” evidenzia però come l’industria della carta in Cina oggi abbia intrapreso una completa trasformazione. Le imprese cinesi del settore della carta si stanno velocemente modernizzando adottando misure attive con l’impiego di risorse rinnovabili, all’interno di un processo di produzione più ecosostenibile, con l’introduzione di tecnologie avanzate e con un rapido e progressivo allineamento alle normative nazionali in termini di sostenibilità e, infine, con una maggiore consapevolezza della responsabilità d’impresa.
Questo trend rispecchia le linee-guida inserite nel 12° Piano Quinquennale della Cina, che identifica i pilastri dello sviluppo futuro dell’industria della carta nel Paese in: avanzata tecnologia, risparmio energetico e sviluppo ecosostenibile. Durante il periodo preso in considerazione dal nuovo Piano Quinquennale cinese, l’industria della carta intensificherà le sue attività in termini di sostenibilità per migliorare la sua competitività a livello mondiale, pur preservando le sue risorse e l’uso di energia, per fornire ai propri clienti i più alti prodotti di carta in termini di qualità, dando quindi un contributo sempre più importante all’economia della Repubblica Popolare Cinese.(Stefania Biagini)

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Europa: imprese e competitività

Posted by fidest press agency su giovedì, 3 Maggio 2012

Parlamento Europeo

Parlamento Europeo (Photo credit: Naroh)

Bruxelles 3 maggio 2012 Nel corso di un evento che si terrà domani, 3 maggio, a Bruxelles, le Regioni avranno l’opportunità di mostrare le loro best practice sull’adozione del Cloud. Rimuovere le barriere giuridiche e amministrative, incrementare le opportunità di crescita, aiutare le PMI a competere meglio dentro e fuori i confini dell’Unione europea. Sono questi gli obiettivi principali del progetto di Microsoft che coinvolge la maggior parte delle Regioni dell’UE, a partire da Italia, Spagna e Portogallo, i Paesi che potranno beneficiare più di altri dell’opportunità tecnologica garantita dal Cloud Computing.
La ragione va ricercata nell’elevata presenza di piccole e medie imprese nel sistema produttivo, aziende che precedentemente non potevano avere accesso a questi servizi. Il Cloud rappresenta un’opportunità di riduzione dei costi e un aumento di flessibilità e di efficienza. Insomma una vera rivoluzione tecnologica.
Coordineranno i lavori Mercedes Bresso, Presidente del Comitato delle Regioni Ue (COR EU) e John Vassallo, VP & AGC di Microsoft, mentre a chiuderli saranno Josè Pascual Marco Martinez, Deputy Permanent Representative of Spain to European Union, e Diego Canga-Fano, Capo di Gabinetto del VP European Commission, Antonio Tajani. Interverranno rappresentanti delle Regioni Italiane ed Europee, del Governo Italiano, del Parlamento Europeo e della Commissione Europea.

 

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Competitività delle imprese italiane sui mercati internazionali

Posted by fidest press agency su giovedì, 19 gennaio 2012

L’accordo permette a tutte le imprese, con fatturato non superiore a € 250 milioni generato per almeno il 10% all’estero, di richiedere ed accedere a finanziamenti, erogati da Carige e garantiti da SACE fino al 70%, destinati ad attività connesse alla propria crescita sui mercati esteri.“Le imprese che sono meglio riuscite a contrastare gli effetti della crisi sono quelle che hanno saputo puntare e investire su nuovi mercati ad alto potenziale – ha dichiarato Luis Cuttica, Direttore della Sede di SACE di Milano (Area Nord Ovest) –. L’accordo con Carige va in questa direzione, offrendo le risorse necessarie a sostenere i processi di internazionalizzazione, in particolare delle PMI, che potranno contare sulla capillarità della rete di Carige e sul supporto degli uffici di SACE per identificare gli strumenti più adatti a sostenere i propri progetti di crescita”. “Questo accordo – osserva Pier Giorgio Saladini, Dirigente Servizi alle Imprese di Banca Carige -, rappresenta una ulteriore opportunità per le aziende nostre clienti che intendono superare l’attuale congiuntura economica avvicinandosi o rafforzando la propria presenza sui mercati esteri. Carige conferma così l’attenzione nei confronti delle imprese e del territorio. È necessario che ogni componente del tessuto economico offra il proprio contributo per il rilancio della nostra economia e l’accordo di collaborazione con SACE va in questa direzione”.

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Riforme e competitività

Posted by fidest press agency su martedì, 16 agosto 2011

Se con un certo distacco, se non altro per non farci influenzare dal contingente, osserviamo la situazione italiana il primo passo importante da compiere sono le riforme strutturali. “Ciò risulta – come avverte il Bollettino della Banca d’Italia – un aspetto particolarmente rilevante per i paesi che presentano disavanzi di bilancio e disavanzi esterni elevati o che in passato hanno subito perdite di competitività.” E si soggiunge in altra parte del Bollettino: “I paesi dell’euro che si trovano in difficoltà devono adottare provvedimenti atti a ripristinare la sostenibilità fiscale, la competitività e la stabilità finanziaria a medio termine.” Ne consegue che per dare attendibilità all’intero sistema occorre prendere di petto tutte le voci che presentano più ombre che luci. Pensiamo alla riforma fiscale che senza voler entrare nel dettaglio dovrebbe essere articolata per combattere l’evasione fiscale, far emergere il lavoro in nero, favorire l’integrazione migratoria e il lavoro, in specie giovanile. Un colpo mortale potrebbe essere inflitto dalla tributaria al mercato dei falsi e al gioco clandestino. In quest’ultimo caso si parla di un giro d’affari che supera annualmente il miliardo di euro e che oltre a costituire una grossa perdita per le entrate fiscale determinano ricadute negative sulle attività legali del settore. Oggi invece si propende per accertamenti di scarso valore andando a colpire i piccoli evasori, ma con perdite di tempo di mezzi e di personale assolutamente spropositati. Un altro punto debole e l’assistenza sanitaria. Allo stato è un meccanismo che fa acqua da tutte le parti. Prevalgono gli sprechi, l’utilizzo inappropriato di risorse che sovente tengono solo conti di ragioni di campanile e di clientele. Occorre porre mano ad una riforma radicale che consenta il passaggio dall’assistenza universale alla “prevenzione universale” ed con essa ad una rivisitazione dell’intera filiera a partire dal medico di base. In altri termini vanno aggredite tutte quelle voci del bilancio pubblico che assorbono denaro senza che sia effettuato un controllo più accurato sulle priorità e validità delle spese. (pensiamo alle consulenze, alle segreterie degli amministratori pubblici, alle nomine di persone “chiacchierate” per la gestione di enti economici pubblici). In altri termini si pagano troppo manager improvvisati o di chiamata “politica” e privi o scarsamente dotati di effettiva capacità professionale. Non ultimo avevamo proposto la costituzione presso la presidenza del consiglio di un dipartimento preposto al “recupero delle risorse” andando ad individuare opere pubbliche abbandonate nel corso d’opera, servizi annunciati e mai adempiuti, cattiva manutenzione degli edifici pubblici o loro uso eccessivo o inappropriato. E lo avevamo proposto a costo zero utilizzando personale già in pensione ma con una specifica conoscenza di merito. Un altro aspetto che non andrebbe sottovalutato è tutto quello che riguarda l’ordine pubblico fino alla costituzione, a livello di polizia municipale, di un corpo misto costituito da immigrati per favorire la conoscenza del quadro migratorio e dei possibili illeciti che in tale ambito si maturano ed anche per migliorare i rapporti con gli extra comunitari attraverso la consapevolezza d’essere compresi, consigliati, assistiti. Ma tutte queste cose e molte altre hanno un solo nemico: coloro che solo con il lassismo della pubblica amministratori possono lucrare e sviluppare i loro traffici illeciti. E se il pesce puzza da “la capa”, come si dice a Napoli, c’è poco da sperare in un cambiamento. (Riccardo Alfonso http://www.fidest.it)

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Competitività e tecnologie

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 giugno 2011

Sembra naturale che i giovani siano più portati ad assimilare meglio le novazioni tecnologiche in atto e, in primo luogo, il loro sistema evolutivo rispetto agli “anziani”. Ma questo non è tanto la conseguenza di una legge anagrafica quanto di una cultura che tende a definire la conoscenza entro e solo in taluni ambiti scolastici e a spingere gli altri a vivervi di rendita. Tutto questo rischia di far diminuire la competitività del sistema Paese a fronte di una popolazione che tende ad invecchiare senza potersi avvalere di una adeguato turn over per la ridotta natività. Una alternativa potrebbe solo venire da un maggiore impegno nella formazione tecnologica successiva all’età scolare sia pure praticata per tipo d’impegno. In altri termini manca una visione globale del come impegnare il capitale umano a seconda delle necessità ed anche delle capacità ricettive di ciascun soggetto. Quando ci capita di incontrare taluni giovani funzionari di qualche ministero e ci sorprendiamo di notare che pur disponendo di un pc sul loro tavolo di lavoro ci confessano che ne fanno un uso limitatissimo confessando di non saperlo adoperare, ci chiediamo se tale limitazione sia il frutto di una istruzione scolastica inadeguata o di pigrizia personale nei confronti del nuovo e del diverso. Sta di fatto che si dovrebbe partire dal convincimento che l’uso del pc non è una diminutio per il funzionario e che esso vada riservato alla segretaria o alla copisteria, ma che è uno strumento oltremodo sofisticato e non certo strumentalmente sostitutivo della macchina da scrivere solo perché ha una tastiera. Molto potrebbero fare le istituzione se a cominciare dai loro funzionari si prevedesse come curricolo la conoscenza approfondita dell’informatica applicata ai sistemi operativi più d’uso corrente. (Riccardo Alfonso http://www.fidest.it)

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Fondo strategico d’investimento

Posted by fidest press agency su domenica, 3 aprile 2011

“Ora più che mai dobbiamo guardare avanti con una strategia di supporto all’innovazione per rilanciare la competitività del sistema Paese. Al di là del fatto che questa norma viene varata nell’ambito della vicenda Parmalat-Lactalis, è necessario che, così riformata, la Cassa Depositi e Prestiti allarghi l’attenzione alle ‘piccole imprese altamente innovative’, il vero cuore della competitività del nostro Paese” così Alessandro Sidoli, Presidente di Assobiotec – l’Associazione per lo Sviluppo delle Biotecnologie (oltre 120 associati tra aziende e parchi scientifici e tecnologici), che fa parte di Federchimica, a commento all’articolo 7 del decreto legge omnibus, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri. Questo decreto dà il via libera a che la Cassa Depositi e Prestiti assuma partecipazioni in società di evidente interesse nazionale in termini di strategicità, sul modello del fondo strategico di investimento francese (Fsi). “Condividiamo in pieno la scelta di rifarsi al modello francese del fondo strategico di investimento. Questo fondo interviene, tra le altre, anche nelle piccole imprese innovative, in quelle cioè che investono in ricerca oltre il 30% del totale dei costi aziendali, e che hanno almeno un terzo degli addetti impegnati a questo scopo. Per fare un esempio concreto, in Francia questo fondo ha scelto di intervenire nel capitale di NicOx, azienda francese con know-how e laboratori di ricerca in Italia, acquisendo il 5,1% del capitale, per un controvalore di 20 milioni di euro. Anche le piccole imprese innovative del nostro Paese, che già sono state tagliate fuori dal Fondo di investimento per le PMI, che è riservato a realtà con fatturato sopra i 10 milioni di euro, meritano di essere supportate nel loro difficile cammino di crescita. “Queste realtà industriali producono quella conoscenza e quell’innovazione che, soprattutto in aree “tecnologiche” è pervasiva, e contribuisce, perciò, alla competitività generale del Paese”.

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Fonti rinnovabili: elementi inconciliabili

Posted by fidest press agency su venerdì, 11 marzo 2011

Oggi siamo davanti ad un sistema di incentivazione che crea due problemi non conciliabili: da un lato le legittime aspettative sollevate negli operatori, decisamente elevate visto che nel 2011 abbiamo già raggiunto gli obiettivi di potenza installata prevista per il 2020, dall’altro l’insostenibilità del carico sulla bolletta energetica delle aziende che dovranno subire ricarichi importanti, 20% e oltre, che rischiano di mettere fuori competitività interi settori energivori, come quello siderurgico ma non solo, esposti alla concorrenza internazionale.  Va vista quindi in modo positivo l’azione del Ministro Romani che ha coraggiosamente rimesso il tema in discussione.  Ma la discussione va fatta portando avanti una informazione completa e corretta, cosa purtroppo finora largamente assente sui quotidiani e sulle emittenti televisive.  E’ chiaro infatti che nessuno vuole l’abbandono del programma di sviluppo delle rinnovabili, ma questo programma va ritarato con misure di buon senso e costruite su dati certi e obiettivi; ad esempio portando gli incentivi ad un livello paragonabile a quello esistente negli altri Paesi europei, verificando che gli stessi incentivi siano decrescenti e commisurati all’effettiva innovazione tecnologica, con l’obiettivo di mirare al raggiungimento della piena autosostenibilità della tecnologia. Il tutto all’interno di un quadro generale che assicuri la tutela degli imprenditori che sono oggi già con installazioni avviate, ma verifichi anche l’effettiva cantierabilità dei progetti rispetto al territorio ed ai vincoli di gestione della rete elettrica, riformulando obiettivi progressivi di installazione che siano effettivamente sostenibili dal sistema Paese, magari privilegiando le tecnologie europee ed italiane in particolare.  Auspichiamo quindi che la discussione su questo importante tema possa continuare nel rispetto reciproco, ricordando che il Prodotto Interno Lordo nazionale è costruito con il lavoro di tutti e quindi non bisogna penalizzare alcuni settori o favorirne altri, lavorando sulla base di dati corretti e trasparenti.

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Farmacie e competitività

Posted by fidest press agency su martedì, 11 gennaio 2011

“Il futuro del settore farmaceutico dipende dall’efficienza e dalla competitività di tutte le parti. Gli auspici del presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Andrea Mandelli per un confronto più sereno e una visione comune all’interno della filiera del farmaco sono validi e condivisibili”. Queste le parole del presidente della Farmindustria, Sergio Dompé, in un’intervista esclusiva al nuovo quotidiano elettronico organo ufficiale della Federazione degli Ordini dei Farmacisti, dove affronta anche i risvolti della crisi economica e le possibilità di uscirne, a partire dall’innovazione. “La crisi che stiamo attraversando, e parlo soprattutto per l’Italia, non si è caratterizzata con picchi ben definiti e tali da far ipotizzare momenti di ripresa facilmente individuabili. Siamo piuttosto dinanzi a una crisi di sistema e soprattutto del sistema di competitività che ha governato l’economia negli ultimi decenni” ha proseguito Dompé. Il testo completo può essere letto nell’home page del FarmacistaOnline (www.ilfarmacistaonline.it), che con questa esclusiva licenzia oggi il suo primo numero”. Siamo stati la prima rappresentanza professionale italiana ad assicurare un quotidiano di informazione agli iscritti” dice il presidente della Federazione Andrea Mandelli. “Dopo quattro anni di innegabile successo editoriale abbiamo deciso di rinnovare la formula per offrire un ventaglio di argomenti ancora più ampio e un maggiore approfondimento, mantenendo comunque il carattere di immediatezza e tempestività che caratterizza la nostra attività editoriale on-line”. Il nuovo quotidiano, realizzato da Health Communication, partner storico della Federazione, editore dell’organo ufficiale a stampa della Fofi, Il Farmacista, e del Quotidiano Sanità, ha una duplice struttura. Da una parte un sito aperto al pubblico (www.ilfarmacistaonline.it) nel quale gli aggiornamenti vengono realizzati in tempo reale; dall’altra, l’invio, ai soli iscritti all’Ordine dei Farmacisti, di una News Letter quotidiana, dal lunedì al venerdì, che raccoglie e sintetizza le notizie e i fatti della giornata. In linea con il nuovo sito, la News Letter assume una nuova veste editoriale, consultabile in modo più comodo e funzionale grazie alla possibilità di linkare tutte le news del giorno, con i relativi approfondimenti. “Siamo certi che la nuova formula aumenterà ulteriormente la platea dei lettori e contribuirà a trasportare anche sul piano dell’informazione quel ruolo di fonte affidabile che il farmacista riveste da sempre” ha concluso Andrea Mandelli”.

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