Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 169

Archive for 17 febbraio 2024

Il piano di gestione UNESCO di Roma Capitale va aggiornato

Posted by fidest press agency su sabato, 17 febbraio 2024

Esprimo piena soddisfazione per l’approvazione della mozione che ho presentato per chiedere che venga aggiornato il piano di gestione UNESCO di Roma Capitale così come hanno già fatto altre importanti città come Firenze e Venezia.Così in una nota Dario Nanni, consigliere comunale e Presidente della Commissione Capitolina Speciale Giubileo 2025.Nonostante Roma sia diventata città patrimonio dell’UNESCO dal 1980, è in ritardo nell’aggiornamento del Piano di Gestione UNESCO. Questo importante documento strategico e programmatico è stato approvato da Roma Capitale l’ultima volta nel 2016 e mai più aggiornato, nonostante dovrebbe esserlo ogni sei anni. L’aggiornamento del piano è importante affinché vengano mantenuti i requisiti e l’integrità dei valori grazie ai quali la città possa continuare ad essere iscritta nelle Liste del patrimonio Unesco anche in funzione del raggiungimento degli obiettivi previsti dall’Agenda 2030. Per queste ragioni – conclude Nanni – con questo atto ho sollecitato l’amministrazione ad adeguarsi alle previsioni di aggiornamento del Piano di Gestione per far si che Roma mantenga la sua specificità all’interno del Patrimonio dell’Unesco anche in vista del Giubileo che porterà il patrimonio artistico culturale della città sotto i riflettori di tutto il mondo.

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Il crescente pericolo del conservatorismo nazionale

Posted by fidest press agency su sabato, 17 febbraio 2024

Zanny Minton Beddoes Redattore capo The Economist. Quando sei negli Stati Uniti, come sono stato questa settimana, può essere difficile vedere oltre la presa di potere ostile del conservatorismo americano da parte di Donald Trump. Ma è un errore pensare a Trump e al movimento MAGA in modo isolato. Cose simili stanno accadendo ai partiti conservatori di altri paesi, come spiega il nostro pacchetto di copertura di questa settimana. Trump, Viktor Orban e un gruppo eterogeneo di populisti occidentali hanno demolito la vecchia ortodossia conservatrice, costruendo al suo posto un’ideologia statalista, anti-immigrazione e “anti-sveglia”. L’alleanza che sta dietro può essere incoerente, ma ciò non rende queste idee innocue. Potrebbe trattarsi di una rivisitazione del conservatorismo grande quanto la rivoluzione inaugurata da Ronald Reagan e Margaret Thatcher negli anni ’80. E quindi questa alleanza deve essere presa sul serio. Il prossimo sistema che cercano di rovesciare è il liberalismo internazionale.

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The growing per il of national conservatism

Posted by fidest press agency su sabato, 17 febbraio 2024

Zanny Minton Beddoes Editor-in-chief The Economist. When you are in the United States, as I was this week, it can be hard to see beyond Donald Trump’s hostile takeover of American conservatism. But it is a mistake to think about Mr Trump and the MAGA movement in isolation. There are similar things happening to conservative parties in other countries, as our cover package this week explains. Mr Trump, Viktor Orban and a motley crew of Western populists have demolished the old conservative orthodoxy, constructing in its place a statist, anti-migration, “anti-woke” ideology. The alliance behind it may be incoherent, but that does not make these ideas harmless. This could be a remaking of conservatism as big as the revolution ushered in by Ronald Reagan and Margaret Thatcher in the 1980s. And so this alliance must be taken seriously. The next establishment they seek to overthrow is international liberalism.

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Comprimere il tempo: sembra magia, ma non lo è

Posted by fidest press agency su sabato, 17 febbraio 2024

Nel settore automobilistico, ma non solo, la durata e l’affidabilità dei componenti dei veicoli sono di fondamentale importanza. Per garantire che i veicoli siano sicuri e durevoli, è essenziale sottoporre i componenti a test rigorosi. Sorprendentemente, alcuni di questi test sono in grado di simulare anni di vita di un oggetto, spesso fino a 10-15 anni, in un lasso di tempo relativamente breve. Questo processo è noto come accelerazione dell’invecchiamento. Il laboratorio Environmental di TÜV Italia è in prima linea in questo campo, eseguendo abitualmente test di invecchiamento accelerato. Utilizzando tecnologie e metodologie all’avanguardia, il laboratorio ambientale può riprodurre le condizioni a cui un componente del veicolo sarebbe sottoposto nel corso di molti anni. Ciò include l’esposizione a variazioni di temperatura, umidità, vibrazioni e altri fattori ambientali.Questi test sono cruciali perché permettono ai produttori di identificare e correggere eventuali difetti o punti deboli in una fase precoce del processo di produzione. Inoltre, consentono di assicurare che i componenti soddisfino le rigorose normative del settore, garantendo così la sicurezza e la soddisfazione dei consumatori. Grazie a questi test, possiamo guidare veicoli più sicuri, affidabili e durevoli. I prodotti sono esposti a stress ambientali quotidianamente: calore, freddo, umidità, vento, agenti atmosferici, le condizioni ambientali estreme possono causare ripercussioni sul funzionamento di prodotti e apparecchiature.Nelle celle climatiche, dove si possono simulare una o più condizioni atmosferiche contemporaneamente, come temperature estreme, umidità, sbalzi termici, riscaldamento solare e atmosfere corrosive, vengono condotti gli stress test ambientali. Questi test non riguardano solo la progettazione di un singolo componente, ma si estendono alla sfera più ampia della sostenibilità e del cambiamento climatico. In un mondo in costante evoluzione, la priorità è garantire la resilienza dei prodotti alle nuove sfide ambientali. Attraverso questi test, oltre a assicurare la performance ottimale dei componenti, ci assicuriamo che i veicoli siano pronti a fronteggiare le mutevoli condizioni ambientali, contribuendo in tal modo a un futuro più sostenibile e resiliente.Per saperne di più: “Test stress ambientali”: https://www.tuvsud.com/it-it/servizi/prove-di-laboratorio/test-stress-ambientali.

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Antinfiammatori sui dispositivi inseriti nei fasci nervosi: arti bionici senza rigetto

Posted by fidest press agency su sabato, 17 febbraio 2024

Arti bionici funzionanti e senza problemi di rigetto: questa la finalità di una serie di dispositivi nati dal progetto europeo BioFINE, di cui l’Università di Ferrara fa parte. La strategia è quella di modificare la superficie di un impianto intraneurale, ossia un dispositivo medico che viene impiantato all’interno dei fasci di nervi per ripristinare un “collegamento neurale elettricamente interrotto”, cosicché esso possa rilasciare localmente farmaci antiinfiammatori e/o immunosoppressivi. Infatti, per garantire che la funzionalità dell’impianto rimanga intatta per mesi o anni, gli effetti collaterali chiamati anche “reazioni da corpo estraneo” devono essere ridotti al minimo. Quindi, lo scopo di BioFINE, progetto altamente multidisciplinare, e che unisce competenze ingegneristiche, chimiche e biomediche, è quello di mitigare la risposta infiammatoria immuno-mediata che si instaura nel tessuto circostante ad un impianto intraneurale sin dalle prime fasi post-innesto. Queste reazioni avverse producono un vero e proprio incapsulamento del dispositivo all’interno di tessuto fibrotico che peggiora enormemente l’attività elettrica dell’impianto.Il progetto di ricerca è finanziato dall’Unione Europea nell’ambito dei programmi di finanziamento “Horizon EIC 2022 Pathfinder Open”, orientati a proposte utili per lo sviluppo di tecnologie innovative emergenti. Lo studio coinvolge gruppi di scienziati specializzati in diverse discipline provenienti da università europee quali la Chalmers University in Svezia, con il team della Professoressa Maria Asplund, l’Università di Friburgo in Germania, con il gruppo del Professor Thomas Stieglitz e l’Università Autonoma di Barcellona in Spagna, con il gruppo del Professor Xavier Navarro.

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Alzheimer, arrivano le prime linee guida europee per la diagnosi

Posted by fidest press agency su sabato, 17 febbraio 2024

Cosa fare di fronte a un paziente che manifesta i primi segni di deficit cognitivo? Sarà un inizio di Alzheimer? O di altre demenze? Per orientarsi nel labirinto della diagnosi arrivano le prime linee guida europee per l’identificazione precoce dei disturbi neurocognitivi, pubblicate su ‘The Lancet Neurology’ e coordinate da esperti dell’università di Genova – Irccs ospedale Policlinico San Martino, dell’università di Ginevra in Svizzera e dell’Irccs Centro San Giovanni di Dio Fatebenefratelli di Brescia. Le raccomandazioni rappresentano una svolta nell’approccio diagnostico, focalizzandosi non sulla malattia, bensì sul paziente e i suoi sintomi. Una strategia che potrebbe ridurre anche del 70% gli esami strumentali inutili, permettendo valutazioni tempestive, precise, affidabili e abbattendo al contempo i costi per il Servizio sanitario nazionale.Lo studio che ha portato a queste linee guida è il frutto del lavoro di 22 esperti internazionali afferenti alle 11 principali società scientifiche europee nel campo della neurologia, della psicogeriatria, della radiologia e della medicina nucleare. Nell’arco di circa 3 anni, con la supervisione di 6 ulteriori specialisti riconosciuti a livello internazionale e con il supporto di un rappresentante dell’associazione pazienti e familiari Alzheimer Europe, sono state condivise e approvate raccomandazioni sui percorsi diagnostici da intraprendere in persone con segni di pre-demenza o demenza iniziale, basate sulla letteratura scientifica e sull’esperienza clinica dei professionisti coinvolti. Dopo la valutazione clinica iniziale, che è il punto di partenza essenziale, l’iter prevede altri 3 passaggi, descrive una nota. Il primo: “Attraverso l’analisi clinica dei sintomi, i test cognitivi, l’esame di alcuni parametri nel sangue (come vitamina B12 e folati), una risonanza magnetica o Tac e, in alcuni casi, l’uso dell’elettroencefalogramma, ciascun paziente viene riferito a una tra 11 diverse modalità di presentazione dei sintomi (per esempio, preminente disturbo di memoria, di linguaggio, delle funzioni esecutive, con o senza altri segni neurologici)”. Secondo step: “Per ciascuno degli 11 profili si procede secondo iter differenti che prevedono, a seconda dei casi, esami come Pet, Spect o esame del liquido cerebrospinale per la valutazione della presenza di marcatori come le proteine tau e beta-amiloide”. Terzo: “Sulla base dei risultati del secondo step, nei casi in cui persista il dubbio diagnostico si individuano ulteriori test come la scintigrafia o specifiche tipologie di Pet o di esame del liquor”. In futuro, prospettano gli esperti, a queste analisi “sarà verosimilmente possibile associare anche l’utilizzo di biomarcatori rilevabili nel sangue”.”Queste raccomandazioni nascono dall’esigenza di avere indicazioni condivise, internazionali e ben documentate, ma soprattutto centrate sulla presentazione clinica dei sintomi, sul paziente anziché sulla malattia – afferma Flavio Nobili, co-coordinatore dello studio e professore di Neurologia all’università di Genova – Irccs ospedale Policlinico San Martino – Il paziente con un deficit cognitivo iniziale ha circa il 50% di probabilità di avere l’Alzheimer oppure un’altra delle varie patologie che causano disturbi neurocognitivi. Per districarsi fra le tante cause e arrivare a una diagnosi, oltre ai test cognitivi oggi esistono molti esami strumentali, dalla Tac, alla risonanza magnetica, all’esame del liquor. Per ciascuna metodica esistono linee guida e ambiti di applicazione a seconda delle diverse malattie, ma quando il neurologo ha di fronte per la prima volta il paziente non sa ancora di che patologia soffra e quindi è difficile riferirsi a linee guida pensate per individuare l’una o l’altra malattia. Ecco perché serviva costruire raccomandazioni basate principalmente sul sintomo e non sulla patologia”. “Queste raccomandazioni – aggiunge Federico Massa, coautore dello studio e ricercatore all’università di Genova – Irccs ospedale Policlinico San Martino – aiutano a generare un’ipotesi di probabilità di malattia e a sottoporre dunque il paziente a un flusso logico di esami, scegliendo fra i tanti a disposizione quelli più adeguati e decidendo poi, in base ai risultati, se fermarsi o proseguire con ulteriori test, fino a che non si sia raggiunta una diagnosi con ragionevole certezza”. (Abstract by Doctor33)

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