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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 138

“Cina: scambi commerciali, dazi, riforma delle politiche di sostegno e potenziale”

Posted by fidest press agency su giovedì, 14 febbraio 2019

A cura di Jin Xu, Gestore di portafoglio, Azionario asiatico di Columbia Threadneedle Investments. Mentre sono in corso i festeggiamenti per il Capodanno cinese, la guerra commerciale in atto e il rallentamento sul fronte interno continuano ad evolversi. In che modo la Cina si prepara ad affrontare questi eventi e quali lezioni ha tratto dal passato?
L’indebolimento della crescita in Cina è dovuto soltanto alla guerra commerciale o ha radici più profonde a livello di fondamentali?
Senza dubbio, le schermaglie sui dazi hanno contribuito al rallentamento. Verso la fine dello scorso anno, la Cina ha concentrato le proprie esportazioni verso gli Stati Uniti nel tentativo di contrastare l’aumento dei dazi previsto a gennaio. Ora quel momento è arrivato e ne vedremo le ripercussioni durante l’anno in corso. Ma ci sono altri due fattori da considerare.
In primo luogo, all’inizio del 2018 il governo cinese aveva lanciato una serie di misure volte alla riduzione dell’indebitamento per cercare di porre un freno al debito complessivo nazionale e rafforzare il controllo sul finanziamento bancario e fuori bilancio, privilegiando una crescita di qualità. Queste politiche monetarie hanno ovviamente rallentato la crescita.
In secondo luogo, aleggia l’incertezza sulle intenzioni di spesa in conto capitale da parte delle aziende. Le società nutrono dubbi riguardo alla congiuntura di lungo termine e alle prospettive in termini di ordini, perciò tendono a limitare la spesa.
Ad ogni modo, il governo è disposto a trovare un accordo con gli Stati Uniti per risolvere le controversie commerciali, collaborare a una soluzione ed evitare ulteriori aumenti significativi dei dazi sulle esportazioni cinesi.
La disponibilità a negoziare con gli Stati Uniti basterà a scongiurare nuovi dazi o la loro imposizione è inevitabile?
Le frizioni tra Stati Uniti e Cina vanno ben oltre la questione degli scambi commerciali; riguardano infatti la tutela della proprietà intellettuale, l’apertura del mercato e le politiche industriali. Ci vorrà tempo per giungere ad una soluzione, ma noi riteniamo che la situazione non si deteriorerà significativamente rispetto allo status quo odierno.
In che modo il governo cinese può gestire il problema del debito nazionale? E lo ritiene effettivamente un problema?
La sfida posta dal debito cinese è stato un tema molto dibattuto negli ultimi anni. Non è certo una novità, dato che il governo, le società e gli investitori sanno ormai tutto a riguardo. Detto questo, Pechino è consapevole dei problemi legati al suo debito ed è desiderosa di tenere la situazione sotto controllo e migliorarla. Dall’inizio dello scorso anno, quando l’economia, gli utili societari e la domanda globale erano sostenuti, il governo cinese si è adoperato per contenere l’indebitamento. Tuttavia, la congiuntura esterna è cambiata e sono state ormai preventivate misure di supporto.
Di norma, la liquidità viene iniettata nella massa monetaria e le banche iniziano poi a convogliarla nel sistema attraverso i prestiti alle società che desiderano espandersi; infatti, è necessario che le aziende assorbano la liquidità affinché quest’ultima si converta in credito e in un aumento dell’attività economica. Ma l’aspetto interessante della situazione attuale è che le società (e di conseguenza i consumatori) nutrono una certa ritrosia davanti alla prospettiva di assumersi altro debito. Preferiscono concentrarsi su flussi di cassa e rendimenti, perché il futuro appare incerto.
Un’altra novità è la tendenza delle aziende a investire maggiormente in ricerca e sviluppo e nell’innovazione dei prodotti piuttosto che nell’espansione delle capacità produttive.
Come viene percepita la guerra commerciale in Cina?
Convivono due punti di vista diversi. Secondo alcuni, rappresenta una sfida e provocherà un rallentamento economico, rendendo più difficoltosa l’attività imprenditoriale nonché l’import/export di componenti chiave. Secondo altri, invece, costituisce una buona opportunità per riformare il sistema.

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