Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 132

Archive for 7 settembre 2021

Assegnato il premio 2020 ‘Fair Play al Cinema’ – Vivere da Sportivi

Posted by fidest press agency su martedì, 7 settembre 2021

Venezia. Vivere da Sportivi, ha premiato il Fair Play 2020 del film NOMALAND di Chloé Zhao per aver saputo evidenziare i più alti valori etici e sportivi. A consegnare il premio Vivere da Sportivi –il Fair Play al Cinema’ la nostra Testimonial Francesca Bettrone veneziana, olimpionica 2 volte Campionessa Italiana di velocità su ghiaccio ,nel 2012 ha conquistato il titolo italiano sulla pista di pattinaggio di velocità a Baselga di Piné, davanti a Tea Ravnic e Elisa Baitella.e nel 2018.Conquista l’argento europeo nel 2018 .E’la seconda italiana più veloce di sempre della storia italiana, nei 500 e 1000 metri. Insieme alle nostre associate Katia Rossi ideatrice del Premio e coordinatrice della Giuria e Cinzia Mattiolo delegata del Veneto, psicologa dello Sport e Mental Coach. Una presenza rappresentativa per sottolineare quel fil rouge che lega Cinema e Sport. “Solo la narrazione sportiva o cinematografica, diretta o indiretta” – dichiara Monica Promontorio, presidente dell’Associazione VDS (Vivere da Sportivi) – “riesce a promuovere, su scala mondiale, comportamenti etici e valori sociali più consapevoli perché la forza comunicativa dei due linguaggi –ha il potere di smuovere emozioni, passioni, sogni e desideri e, quindi, anche il senso etico e l’approccio responsabile alla quotidianità degli atleti medagliati , ma anche di chi pratica lo sport a livello amatoriale “ In considerazione dell’alto contenuto artistico riscontrato in questa edizione della Biennale, la Giuria di Vivere da Sportivi capitanata da Adele Ammendola Giornalista RAI ,conduttrice del TG2 e di Cinematinée Tg2 e composta da Anna Maria Pasetti critico e giornalista cinematografica , collaboratrice di varie testate tra cui il Fatto Quotidiano e Raffaele Meale critico cinematografico, giornalista consigliere nazionale Sncci-Sindacato Nazionale Critici Cinematografici a e ha assegnato una menzione speciale. Fair Play a Con la seguente motivazione: per la capacità di mettere in campo il tessuto umano e sociale che connette al di là delle virtualità burocratiche la vita quotidiana di una grande metropoli occidentale, focalizzando l’attenzione su un’amministrazione virtuosa mentre mette in pratica i valori della democrazia.”

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Quarta edizione del CICAP Fest

Posted by fidest press agency su martedì, 7 settembre 2021

Il CICAP (Comitato italiano controllo affermazioni sulle pseudoscienze), associazione educativa fondata nel 1989 da Piero Angela e da altre personalità del mondo della scienza e della cultura, in occasione della quarta edizione del CICAP Fest, il Festival della scienza e della curiosità, ha lanciato un appello a tutti i cittadini, responsabili delle istituzioni e decisori politici in difesa del pensiero scientifico.L’obiettivo è trasmettere l’importanza di verificare, con spirito critico, le informazioni che riceviamo e contenere il danno provocato dalla diffusione di notizie fallaci o tendenziose, affinché si possano prendere decisioni razionali per il bene comune.Tra i primissimi firmatari dell’appello si segnalano:Piero Angela, Stefano Bagnasco, Guido Barbujani, Shaul Bassi, Davide Calabresi, Paolo Canova, Gianrico Carofiglio, Gustavo Cevolani, Rocco Coronato, Alessandro De Concini, Sergio Della Sala, Salvo Di Grazia, Pierfrancesco Diliberto (Pif), Adrian Fartade, Andrea Ferrero, Alessandro Gandolfi, Silvio Garattini, Francesco Lancia, Fabrizio Lobello, Lorenzo Montali, Daniela Ovadia, Elisa Palazzi, Andrea Parlangeli, Massimo Polidoro, Georg Umgiesser.

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Ue, Afghanistan e droghe. Conferma e rafforzamento di illegalità e insicurezza

Posted by fidest press agency su martedì, 7 settembre 2021

I ministri degli Esteri dei 27 Paesi europei hanno affidato all’Ue la propria interlocuzione coi Talebani. Cinque le condizioni “non negoziabili” per riconoscere il governo talebano: Paese non base per terrorismo; garantire libertà fondamentali e diritti umani, in particolare delle donne; governo il più possibile inclusivo; accesso ad aiuti umanitari; far espatriare dal Paese chiunque. Inoltre, la missione del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) dovrà dialogare con i Paesi vicini su flussi di profughi, oltre che contrastare terrorismo e droghe. Quindi la lotta a produzione e traffico di droghe non è condizione “non negoziabile”, e verrà contrastata non mettendo il naso nella politica interna talebana. Verrà fatta qualcosa coi vicini… E’ bene ricordare che l’80% di oppio nell’Ue viene dall’Afghanistan e l’economia delle droghe illegali è la maggiore in questo Paese. Economia, rispetto al precedente governo talebano, cresciuta in venti anni di presenza Nato. Noi crediamo che il maggiore problema dell’Afghanistan sia l’economia illegale dell’oppio. Non combattuta sostituendola con altra legale, ha fatto sì che coltivatori e trafficanti (questi ultimi quasi sempre talebani) restassero indifferenti al cambio di regime (da amici Nato a Talebani): illegale ma tollerata prima… lavoravano prima e lavoreranno ora, a maggior ragione visto che i talebani trafficanti sono al potere. Ad un Paese che si basa su un’economia illegale, si dovrebbe rispondere con aiuti per la transizione verso la legalità: rendere legali i mercati delle droghe in Ue, sì che gli afghani si adeguerebbero ad altrettanta legalità, potendo esportare in Ue.Crediamo, invece e purtroppo, che l’Ue non metterà se stessa in discussione sull’attuale illegalità delle droghe, non renderà attrattivi i propri mercati (risolvendo anche i tanti problemi che questa illegalità causa sul proprio territorio). Vista la secondaria importanza alle droghe illegali l’Ue non andrà oltre quei piccoli e inutili tentativi che già la Nato ha fatto negli ultimi venti anni (coltivazioni sostitutive di zafferano, per esempio). Produzione e mercato illegale resteranno come oggi (in crescita visto che i talebani ci sono più di prima) senza contrasto e alternative. L’Afghanistan continuerà a sopravvivere con l’economia illegale, e relativo riflesso su necessità ed indispensabilità di altrettanta cultura dell’illegalità. Aiutare un Paese “lontano” (che condiziona la propria sicurezza interna) implica considerare anche che l’Ue non ha modelli perfetti. Anzi. Nel nostro caso si deve considerare che l’illegalità afghana nasce e prospera proprio perché i mercati Ue sono illegalmente pronti a recepire i loro prodotti. Vincenzo Donvito, Aduc

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Scuola: Si riparte con 14mila classi pollaio

Posted by fidest press agency su martedì, 7 settembre 2021

Sulle classi con un alto numero di iscritti, il ministero dell’Istruzione minimizza: sostiene che il tema delle classi “pollaio” è sul tavolo del ministro Patrizio Bianchi già da febbraio e che alla denatalità non ha fatto seguito il taglio dei posti in organico docente. Tuttavia, dal dossier risultano numeri impressionanti: sono 382mila gli alunni e quasi 25mila i loro insegnanti che nell’anno della pandemia sono stati assegnati nelle 13.761 classi over26 dei diversi ordini di scuola. In particolare, nella secondaria di II grado all’inizio dell’anno scolastico 2020-21 ben 587 istituti si sono trovati nella condizione di dover gestire una o più classi da 27 e più studenti per un totale di 9.974 classi ipernumerose. Alcune hanno numeri elevatissimi: tra prime e seconde classi uniche delle superiori, nel 2020-21 sono state formate 13 classi con ben 40 studenti e 75 classi con un numero di studenti che va tra 31 e 39.Il sindacato Anief crede che la soluzione, a questo punto, passi per i finanziamenti del Pnrr: “Bisogna utilizzare un terzo di quelli destinati a Scuola e Università – commenta Marcello Pacifico, leader dell’Anief – agendo così sulle strutture scolastiche, ripristinando quelle destituite seguito del dimensionamento avviato nel 2008-2009, sugli organici, andando a rinfoltire quelli dei docenti di 200 mila nuove unità e pure del personale Ata, a cui sono stati sottratti 50 mila posti. Tutto personale che in tempo di pandemia sarebbe stato davvero utile, tanto che il Governo per sopperire al problema ha dovuto introdurre l’organico Covid, peraltro quest’anno tagliato di 33 mila posti e con durata limitata sino a fine 2021”.“Ripartire in queste condizioni, con diverse migliaia di classi numerose e l’80 per cento non compatibili con una didattica di qualità, il distanziamento che garantisce la tutela della salute, significa avere perso in partenza: in queste condizioni, in autunno ci ritroveremo con un rischio contagio altissimo nelle classi, una didattica che arranca e la minaccia concreta per tanti di tornare alla dad”, conclude il presidente del giovane sindacato.

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La scuola in presenza: una rinnovata esperienza di normalità

Posted by fidest press agency su martedì, 7 settembre 2021

Carissimi giovani, la scuola riparte. E’ un dato di fatto. Bando alla nostalgia per il tempo delle vacanze: è ora di ripartire e di impegnarsi. E alla grande! Negli ultimi 19 mesi di lockdown in tanti sono scesi in campo per voi. Negli ultimi mesi, ancora più alacremente, tutti abbiamo lavorato, perché lo slogan “scuola in presenza” non rimanesse solo uno slogan ma divenisse una realtà. Noi adulti abbiamo rinnovato la consapevolezza che la scuola è il luogo del sapere, il luogo dove gli studenti sviluppano la capacità di riflettere. A scuola non si imparano nozioni, ma si apprende ad argomentare, a vivere in una necessaria dimensione relazionale. Ecco che, allora, si ritorna a puntare la sveglia, a preparare lo zaino, i libri, a spuntare le materie del giorno, ritorna l’emozione di una interrogazione, di una verifica impegnativa. Si ritorna alla normalità. Carissimi giovani, penso a voi e vorrei che viveste l’emozione dell’inizio di un nuovo anno scolastico, con tutte le attese che ognuno di noi porta nel cuore. A tutti e a ciascuno: buon anno, nella gioia di apprendere contenuti sodi, nel desiderio di intessere relazioni sane! Ecco il cuore dell’educazione… In una buona scuola pubblica, statale o paritaria! Un augurio esteso a tutti i docenti che sono alle prese con le riunioni, i Collegi, i Dipartimenti: non sterile burocrazia, ma incontri di persone unite dal desiderio di pensare, di progettare, di ideare percorsi di apprendimento rivolti ai giovani che saranno loro affidati nelle classi, in uno scambio intergenerazionale di cultura e di valori. Un pensiero va ai genitori, nella consapevolezza che la responsabilità educativa, per essere esercitata, ha bisogno di libertà. Ma è sempre responsabilità: quindi domanda adulti dalla volontà formata e solida. Quanto bisogno abbiamo di adulti veramente tali! Mi auguro che la ripartenza della scuola sia per tutti un appello per una scuola più giusta e più equa: questo dipenderà dalla nostra capacità di chiedere il completamento del percorso “autonomia, parità e libertà di scelta educativa”. I cittadini si riscoprono così più liberi, perché si riscopre un valore: il senso civico, al servizio del bene di tutti. Un valore, quello del senso civico, che solo la scuola in presenza può contribuire a farlo diventare realtà di tutti i giorni. In questi tempi di ripartenza, mi ritorna spesso alla mente quel brano del Vangelo in cui Gesù invita i discepoli affaticati, dopo gli affanni di una pesca infruttuosa, a gettare nuovamente le reti. Pietro, nella cui umanità ciascuno di noi si può riflettere, seppur anche lui allo stremo delle forze, risponde al Maestro: “Per totam noctem laborantes nihil cepimus; in verbo autem tuo laxabo retia”. Ecco, tutti noi abbiamo faticato a lungo: ora è il tempo di gettare le reti in mare e raccogliere una pesca abbondante fatta di cultura, impegno, buona volontà, desiderio di essere utili alla società. Auguri, dunque, di buon anno scolastico! Suor Anna Monia Alfieri.

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Jean Baptiste Del Amo: Le fils de l’homme

Posted by fidest press agency su martedì, 7 settembre 2021

Collection Blanche, Gallimard. Après plusieurs années d’absence, un homme resurgit dans la vie de sa compagne et de leur jeune fils. Il les entraîne aux Roches, une vieille maison isolée dans la montagne où lui-même a grandi auprès d’un patriarche impitoyable. Entourés par une nature sauvage, la mère et le fils voient le père étendre son emprise sur eux et édicter les lois mystérieuses de leur nouvelle existence. Hanté par son passé, rongé par la jalousie, l’homme sombre lentement dans la folie. Bientôt, tout retour semble impossible. Après Règne animal, Jean-Baptiste Del Amo continue d’explorer le thème de la transmission de la violence d’une génération à une autre et de l’éternelle tragédie qui se noue entre les pères et les fils. 240 pages, 140 x 205 mm.

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Catherine Cusset: La définition du bonheur

Posted by fidest press agency su martedì, 7 settembre 2021

Collection Blanche, Gallimard. « Pour Clarisse, le bonheur n’existait pas dans la durée et la continuité (cela, c’était le mien), mais dans le fragment, sous forme de pépite qui brillait d’un éclat singulier, même si cet éclat précédait la chute. » Deux femmes : Clarisse, ogre de vie, grande amoureuse et passionnée de l’Asie, porte en elle depuis l’origine une faille qui annonce le désastre ; Ève balance entre raison et déraison, tout en développant avec son mari une relation profonde et stable. L’une habite Paris, l’autre New York. À leur insu, un lien mystérieux les unit.À travers l’entrelacement de leurs destinées, ce roman intense dresse la fresque d’une époque, des années quatre-vingt à nos jours, et interroge le rapport des femmes au corps et au désir, à l’amour, à la maternité, au vieillissement et au bonheur. 352 pages, 140 x 205 mm

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Stefano Pica “Nell’ombra del Mondo il viaggiatore”

Posted by fidest press agency su martedì, 7 settembre 2021

Edizioni Terre Sommerse. Renato Ranucci è un giovane laureando in Storia e Filosofia, che durante una ricerca per la sua tesi su Giordano Bruno si imbatte accidentalmente in un antico e misterioso volume dal titolo ‘Umbra mundi’ (un libro non scritto).Presto scoprirà che quell’antico tomo consente, a chi ne viene in possesso, di viaggiare dentro i sogni e confrontarsi con i lati più segreti dell’esistenza. Durante il suo peregrinare il protagonista sarà coinvolto in una rete intricata di eventi sempre in bilico tra sogno e realtà in cui avrà modo di comprendere i molteplici volti del Potere da cui sarà anche lui sedotto, per accedere poi ad una conoscenza interiore caratterizzata da luci e ombre. Romanzo sul potere con una trama psicologica e metafisica nata dal ‘fango infero’ di un percorso iniziatico di tipo massonico dell’autore. Stefano Pica nasce a Roma il 17 febbraio del1972, psicologo clinico con orientamento junghiano, specializzato in psicologia forense, criminologia e psicodiagnostica, esperto di psicologia investigativa e sicurezza urbana. Svolge l’attività clinica in diversi studi, nell’ambito peritale come consulente tecnico di parte e come formatore. Studioso di energie sottili e Tecniche Energetico Vibrazionali.

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Piccoli Comuni. Che senso e che costi hanno? L’irrazionale amministrativo

Posted by fidest press agency su martedì, 7 settembre 2021

Lascia basiti la constatazione che in Italia esistono dei Comuni così piccoli che, probabilmente, neanche nelle fiabe. Parliamo di Comuni che, per la popolazione, hanno una trentina di abitanti o, per una superficie di 0,2 Km hanno 4.310 abitanti (densità da metropoli). La questione è venuta alle cronache perché in uno di questi paesi di una trentina di abitanti, Morterone (e non è il più piccolo), Lecco/Lombardia, per le prossime elezioni comunali di ottobre, l’unica lista che si presenta è di un partito gay. A parte la segretezza del voto che a Morterone va a ramengo (tra astenuti e schede bianche è matematico sapere chi vota chi), ma che bilancio e che amministrazione hanno queste entità? Un condominio, ma con poteri ben diversi sulla vita dei propri amministrati rispetto alle beghe dei palazzi. Immaginiamo che ognuno di questi paesi abbia una propria storia, identità, specificità, tradizione e inflessione dialettale diversa, ma questo giustifica l’autonomia di un’amministrazione che, per l’appunto, viene scelta col voto e, magari, ha una sua polizia urbana e magari, qualche volta, si lamentano perché “in tutto il territorio comunale non c’è neanche un ufficio postale”? E’ bene ricordare che una delle svolte importanti (pur se ancora incompiuta) delle nostre amministrazioni territoriali, è stato il varo delle città metropolitane, 14 ad oggi (3). Abolite le province, l’identità di problematiche di governo del territorio ha portato a queste aggregazioni che, al momento, non sono ancora, per esempio, con poteri come metropoli del tipo di Parigi o Londra, ma teoricamente sono sulla strada. In questo contesto, che è anche quello della tecnologia digitale, abbiamo questi paesi di una trentina di abitanti. Entità che rispondono ad una sana economia di costi ed efficienza o solo alla giustificazione di un sovranismo territoriale? A noi sembra una irrazionalità dove penalizzati sono gli amministrati. Quali servizi comunali potranno avere da un amministrazione condominiale, con bilanci da condominio?

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Energia Nucleare. L’azzardo del governo

Posted by fidest press agency su martedì, 7 settembre 2021

Dopo i referendum del secolo scorso con cui abbiamo cancellato le mire italiane per l’energia nucleare, in questi giorni sta facendo capolino nel dibattito una possibilità di ripensamento.E’ bene ricordare che il referendum del 1987 fu vinto dagli antinuclearisti anche grazie all’ondata emotiva dell’esplosione della centrale di Cernobyl. La dismissione delle centrali dell’epoca è un costo che paghiamo ancora oggi nelle bollette della luce. Il fabbisogno energetico italiano (non coperto dalle nostre fonti) viene colmato anche con l’acquisto di nucleare dalla Francia.Come mai se ne parla?Sul nucleare, ha detto in un dibattito in una festa di partito il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, “si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante. Se a un certo momento si verifica che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso è da folli non considerare questa tecnologia”. Seguito a ruota dall’ex amministratore di Enel ed Eni, Paolo Scaroni, secondo il quale l’impegno attuale sulle energie rinnovabili non sarebbe sufficiente al fabbisogno. Ma una piccola doccia fredda a questo “ottimismo” arriva dall’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, secondo il quale “non è realistico pensare a una riconsiderazione. Quello che viene definito ‘nuovo nucleare’ non è tanto nuovo come sembra”. C’è da aggiungere che l’ex monopolista energetico di Stato, dalla dismissione del nucleare ha “patito” le maggiori conseguenze per politiche industriali (non certo per i soldi, ché erano dei contribuenti)… e che tutti i suoi impegni sono sulle energie rinnovabili (per le quali, anche qui, paghiamo nelle bollette), per cui non ha interesse industriale ed economico in materia.Ma di cosa parlano? E’ comprensibile la preoccupazione di avere un’energia più pulita dell’attuale, ma del nucleare di cosiddetta quarta generazione se ne parla da quasi 30 anni e non c’è un punto fermo su cui costruire una politica, essendo rimasti irrisolti i problemi che portarono all’uscita da questa tecnologia: la pericolosità degli impianti, il problema delle scorie e i costi esorbitanti. Oggi c’è solo la tecnologia di terza generazione avanzata, che stanno cercando di costruire i francesi: due cantieri infiniti che sono costati quasi quattro volte il costo preventivato inizialmente. I desiderata del ministro Cingolani sarebbero quindi una scommessa al buio e vaga. Oggi abbiamo già le tecnologie per affrontare la crisi climatica, quella delle rinnovabili. Se siamo ancora in alto mare per far fronte alle crisi climatiche, il problema non è tecnologico ma politico: i decisori, solo per motivi economici legati all’oggi (come se in materia si potesse pensare ad un oggi senza considerare il domani) non fanno scelte radicali di investire tutto sulle rinnovabili. Il dibattito di fine estate, per chi avesse ancora qualche dubbio, è un classico delle feste di partito… un po’ come le promesse delle campagne elettorali. Accademia. Intanto gli scienziati è bene che continuino ed incrementino le ricerche anche sul nucleare, ma sostenere che siamo già pronti per l’uso civile di questa tecnologia, ci sembra azzardato. E preoccupante quando diventa convinzione di chi ci governa. Vincenzo Donvito, Aduc

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Afghanistan e controinformazione

Posted by fidest press agency su martedì, 7 settembre 2021

Di Vincenzo Olita. Nei giorni precedenti all’entrata dei talebani a Kabul, nella nostra ultima news del 14 agosto lo evidenziavamo, era chiarissimo, l’Occidente nel suo complesso e gli Stati Uniti in particolare stavano subendo un colossale smacco politico militare che avrà rilevanti conseguenze sugli assetti e le relazioni internazionali nel prossimo futuro. L’inconsistenza e la miopia strategica dell’Amministrazione Biden hanno rimarcato l’annosa difficoltà degli Stati Uniti nel gestire crisi internazionali e capovolgimenti politici. Lo stesso Henry Kissinger ha espresso la sua negatività rispetto a una permanenza ventennale in territorio afghano di truppe occidentali per una missione con obiettivi non chiari sulla durata e sul risultato finale. Una guerriglia estenuante conclusasi con una resa ingloriosa e ancor più con una caotica ritirata da principianti che lascia il paese più o meno nelle stesse condizioni di partenza. È un risultato che incide pesantemente sul traballante futuro dell’ONU, sull’inutilità della NATO, su un vanaglorioso europeismo e sugli scenari internazionali. Come indica la parola resilienza, tanto alla moda nel linguaggio politico ma tanto respingente per chi influenzabile non è, dalle crisi nascono opportunità e l’insegnamento semantico non è sfuggito a buona parte della politica occidentale. A due settimane dalla caduta di Kabul siamo travolti dalla generale soddisfazione per le operazioni di rimpatrio di truppe e profughi, istruttive le dichiarazioni televisive del rappresentante civile della NATO, l’ambasciatore italiano Stefano Pontecorvo, “l’Italia ha fatto bene, I talebani non conoscono il loro Paese, Lasciamo un Paese in cui ci sono dodici milioni di studenti” e così via. Per chiarire, in Italia, con venticinque milioni in più d’abitanti, contiamo poco meno di 10 milioni di studenti comprensivi degli universitari. Con queste consapevolezze degli attori in campo siamo sommersi da una valanga di buoni propositi, “Non li lasceremo soli, Ci batteremo per salvaguardare i Diritti Umani, Chiederemo i corridoi Umanitari”. Insomma un attivismo permeato da entusiasmo tale da oscurare il nostro totale disinteresse per le sorti di quel Paese negli anni della missione militare e in occasione dell’avvio della resa, salvando, a onor del vero, solo il Metternich di Pomigliano d’Arco che, infelice, dichiarò che si trattava di una “ritirata d’importanza epocale”. Al di là del mostrarsi partecipi, comprensivi e disponibili per gli afghani immaginati e rappresentati tutti schiavi di centomila tagliagole, nostalgici e convinti colonialisti si spingono ad accarezzare un futuro ritorno di una missione militare in un paese sconvolto anche da una corruzione fuori controllo. Non è bastato il pesante dramma di un’inutile e fallimentare guerra, migliaia di morti tra militari, agenti privati e secondo fonti umanitarie, centomila afgani tra combattenti e civili. Ma è sul terreno della costruzione del proprio ruolo e dell’implementazione della propria immagine che la politica ha dimostrato tutta la sua capacità di concretizzare la resilienza, naturalmente ben supportata dall’informazione in qualità di sottoprodotto della stessa politica. In altri termini, in occasione di un fallimento politico militare di un intero emisfero, in cui le leadership e la politica succedutesi nel ventennio avrebbero dovuto essere chiamate almeno in valutazioni parlamentari e giornalistiche, ci si trova innanzi a un sostanziale ribaltamento di ruoli e posizioni. I silenti in quattro lustri trasformati in grilli parlanti, i peones della politica si scoprono conoscitori di storia e geografia delle religioni, i vertici politici annunciano straordinarie iniziative come la convocazione di un G20 allargato alle potenze regionali. Indipendentemente dalla sua effettiva realizzazione e dalle eventuali conclusioni Mario Draghi è già stato individuato un leader planetario che ha consentito anche la centralità dell’Italia nel dibattito internazionale. Siamo alla novella del contadino che trasportando la ricotta al mercato immagina che da quel guadagno ne scaturiranno mandrie. Non è bastato il fallimento del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che, a fine agosto con l’astensione di Cina e Russia, approva solo una debole e inconsistente risoluzione sull’Afghanistan, a dimostrazione della reale centralità di cinesi, russi, pakistani iraniani e turchi in quello scacchiere. Il G20 annunciato, grazie alla nostra annuale presidenza, sarà difficile da realizzare e in tutti i casi, la torre di Babele non potrà non partorire che un topolino. Questo è secondario, importante è l’annuncio della centralità italiana. Joe Biden rivendicando il successo della ritirata statunitense si presenta come un leader attento alle vere prossime sfide come se la rovinosa resa fosse stata solo un secondario problema. E poi l’europeismo, ancora un’assenza in una crisi per favorire la sua ennesima centralità, ormai è qualche decennio che assistiamo al mantra sull’evidente bisogno di un’implementazione europea. Insomma, ruoli, rilevanza e posizioni sono stati esaltati su larga scala grazie alla debacle occidentale in Afghanistan, la controinformazione ha dimostrato la funzionalità della resilienza, la speranza è che ventitré milioni di profughi da Formosa non siano tra le prossime opportunità.

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What is the pandemic’s true death toll?

Posted by fidest press agency su martedì, 7 settembre 2021

Welcome to our weekly newsletter highlighting the best of The Economist’s coverage of the pandemic and its effects.Officially, covid-19 has killed around 4.5m people. But according to our own model, that is a dramatic undercount: we estimate that the actual death toll is 15.2m people, and may be as high as 18.1m.Last year, covid-19 in effect shut down the world’s economy. People stopped travelling and going to restaurants and concerts; they did not need to update their wardrobes, or buy much other than Netflix subscriptions and groceries. The Delta variant is different: it saps growth less dramatically but has fired up inflation.Partly because the virus has stopped tourism—Madagascar’s main source of hard currency—the country’s economy is shrinking dramatically, contributing to a near-famine in the country’s south. Our leader argues that in the short-term, Madagascar’s people need aid, and a lot of it; in the long-term, they need better governance. Vietnam’s economy, by contrast, has continued to grow, albeit slowly, driven by trade, foreign investment and remittances. That has helped lift its people out of poverty; whether they can become rich is less clear.Britain’s response to covid was helped by the sterling reputation of its National Health Service—the country’s strongest brand. When Islamic State set up its own health service, its logo mimicked the NHS’s sans-serif, right-leaning block capitals against a blue background.Finally, our business section ponders the future of meetings as people start returning, whether eagerly or reluctantly, to their offices. Zanny Minton Beddoes Editor-In-Chief The Economist

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