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Archive for 13 settembre 2021

Robeco: La festa per i profitti volge al termine, ma i giorni a venire appaiono favorevoli

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 settembre 2021

A cura di Peter van der Welle, Strategist del team Multi Asset di Robeco. Le società dell’S&P 500 hanno archiviato un periodo eccezionale, poiché il successo delle vaccinazioni ha favorito una decisa ripresa dell’attività economica, dai minimi del lockdown. Secondo i dati di Refinitiv, la crescita degli utili su base annua per le componenti dell’indice ha toccato un massimo storico del 97% nel secondo trimestre. L’88% circa delle società dell’S&P 500 è riuscito a battere le precedenti aspettative sugli utili, spingendo ripetutamente l’indice verso livelli record. Ora la festa è finita, anche se rimangono molti fattori d’impulso a preservare l’attrattività delle azioni. Con il placarsi del dinamismo macroeconomico sulla scia del recente indebolimento della fiducia dei consumatori causato dall’aumento dei casi di Covid-19, gli effetti delle restrizioni alla produzione dovute ai problemi di approvvigionamento e l’aumento dei costi dei fattori produttivi comporteranno probabilmente una decelerazione della crescita degli utili nel terzo trimestre.Un picco di inizio ciclo nella crescita degli utili globali è suggerito anche dalla forma della curva dei rendimenti. Il differenziale di rendimento tra i Treasury a 10 e a 2 anni tende di solito ad anticipare il ciclo degli utili. Il recente appiattimento della curva dei rendimenti e il calo del premio a termine suggeriscono che i fattori d’impulso per la crescita degli utili sono destinati a indebolirsi nel medio termine, superando il picco di inizio ciclo della crescita dell’utile per azione (EPS). Tuttavia, è improbabile che questo indebolimento da livelli storicamente elevati nei prossimi trimestri culmini in una battuta d’arresto della crescita degli utili societari su un orizzonte di 6-12 mesi.Individuiamo tre motivi per cui la crescita degli utili è avviata ad appiattirsi, senza che ciò causi troppe notti insonni agli investitori. In primo luogo, le restrizioni alla produzione dovute ai problemi di approvvigionamento si allenteranno con l’aumento dell’offerta di lavoro, in quanto i programmi di congedo e le misure di stimolo verranno gradualmente eliminati in molti paesi. Ciò riduce le pressioni sui costi del lavoro e di assunzione, poiché le persone ricominceranno a cercare un’occupazione. Inoltre, i prezzi di alcuni fattori produttivi nel comparto delle materie prime, come il legname e il rame, sono già scesi notevolmente dai picchi del primo semestre 2021, con ricadute positive per il settore immobiliare.In secondo luogo, il recente calo della fiducia dei consumatori, che potrebbe incidere negativamente sulla crescita del fatturato nel terzo trimestre, si rivelerà probabilmente temporaneo, dato che la variante Delta del Covid-19 dovrebbe dimostrarsi gestibile nel corso del prossimo inverno e che le misure di contenimento saranno nuovamente ridotte all’inizio del 2022. Il potere di spesa dei consumatori si conferma robusto, poiché i tassi di risparmio delle famiglie sono ancora elevati, a causa del denaro che hanno accumulato durante i lockdown. Anche gli indici di accessibilità – definiti come la differenza tra gli interessi dovuti in proporzione del reddito netto – sono favorevoli. Inoltre, risulta evidente l’assenza di un ciclo di riduzione dell’indebitamento delle famiglie – a differenza di quanto osservato dopo la crisi finanziaria globale – ragion per cui il potere di spesa dei consumatori darà prova di buona tenuta.In terzo luogo, l’imponente stimolo fiscale che abbiamo osservato nelle principali economie sviluppate nell’ultimo anno avrà ancora effetti positivi ritardati sull’attività economica. In Europa, una spinta all’espansione economica regionale a medio termine arriverà anche dalla prima tranche del Recovery Fund europeo, rilasciata a luglio. In breve, da un punto di vista macro, è probabile che nei prossimi 12 mesi la crescita del PIL nelle economie sviluppate rimanga superiore al trend, favorendo una crescita degli utili ampiamente a doppia cifra.Al contempo, l’FMI prevede una crescita del PIL globale del 4,9% per il 2022, un dato che sarebbe coerente con la decelerazione della crescita dell’EPS rispetto ai livelli raggiunti all’inizio dei programmi di vaccinazione di massa nel 2021. Ciò nonostante, ci troveremmo ancora nella fascia superiore della distribuzione da una prospettiva storica, con una crescita dell’EPS compresa tra il 20% e il 30%. Questa valutazione è rafforzata dalla nostra analisi bottom-up, poiché in questa fase gli analisti aziendali prevedono una crescita dell’EPS a 12 mesi prossima, seppur inferiore, al 20% in diverse regioni. Di conseguenza, la festa per i profitti volge al termine, ma i giorni a venire appaiono favorevoli.

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Le competenze dell’economia circolare

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 settembre 2021

“Designer circolare”, “gestore della logistica inversa”, “esperto di blockchain per la sostenibilità”, “tecnico di gestione della filiera”, “carrellista digitale”, passando per l’imprenditore e per gli ingegneri gestionali che dovranno guidare le aziende nell’innovazione. Sono oltre 200 (e in continua crescita) le nuove professioni dell’economia circolare, censite nella nuova indagine di Randstad Research, il centro di ricerca sul lavoro del futuro promosso da Randstad, che ha realizzato il primo repertorio in questo ambito come strumento di orientamento per le aziende e lavoratori.L’economia circolare è il paradigma chiave per una transizione alla sostenibilità ambientale e sociale, la sfida urgente e decisiva del post-Covid e di cui ormai sono sempre più consapevoli consumatori, imprese e gli operatori pubblici; è un paradigma in gran parte ancora da attuare, che punta a ridurre – fino ad eliminare – la produzione di scarti attraverso le innovazioni che ne consentano l’utilizzo e il riutilizzo. Le professioni coinvolte richiedono un mix di conoscenze “ibride”, sia tecnico-scientifiche specifiche dell’ambito di riferimento, sia trasversali, come la capacità di fare squadra, l’apertura al cambiamento, la capacità di aggiornarsi continuamente e doti relazionali, in connessione costante con i contesti in cui operano. Ed evidenziano un ostacolo che va superato: l’insufficienza di persone adeguatamente preparate per ricoprire questi ruoli, con il rischio di esasperare nei prossimi anni la cronica difficoltà di reperimento di personale.Le costellazioni rappresentano la metafora proposta da Randstad Research per disegnare le squadre che, in ogni ambito, devono affrontare gli aspetti specifici di questa sfida. Le nuove professioni ibride richiedono infatti una nuova organizzazione del lavoro. Il modello fordista, entrato in crisi dagli anni ’90, viene definitivamente superato nella circolarità, perché la segmentazione delle mansioni lavorative fa posto al collegamento tra queste. È scorrendo le diverse connessioni che si evidenziano delle vere e proprie “costellazioni” di professioni che viaggiano vicine, rapportandosi tra di loro e permeandosi di conoscenze le une con le altre.In questo senso, le competenze del curriculum di studi di ciascuna professione vanno integrate trasversalmente con quelle relative ai temi della circolarità e della sostenibilità, ed in secondo luogo con le conoscenze che permettono di rapportarsi con i “compagni di viaggio”. Nel repertorio aperto delle professioni dell’economia circolare, Randstad Research ha rappresentato 15 costellazioni, a cominciare per esempio da quella dell’agricoltura: per ogni professione viene segnalata la costellazione di riferimento, poi le professioni e le costellazioni con le quali si ibrida. Ogni costellazione è costituita da professioni centrali, professioni specialistiche (presenti solo in alcuni tipi specifici di aziende) e professioni emergenti trasversali. L’economia circolare richiede nuove professioni o la re-invenzione di professioni tradizionali. Innanzitutto, nel settore manifatturiero del riciclo (che conta in Italia 93.00 occupati), ma anche in molti altri. Ha bisogno di designer dei cicli di produzione e consumo, di imprenditori e di ingegneri gestionali che diano senso a questi processi, di operatori a tutti livelli chiamati a separare e ricombinare i prodotti e di molte professioni attigue, a seconda dell’innovazione introdotta. Dall’analisi delle competenze richieste, nelle oltre 200 professioni individuate, sono fondamentali principalmente le conoscenze tecnico-scientifiche, lo spirito di progettazione, l’attitudine al cambiamento, la capacità di gestione e di controllo, la conoscenza delle norme, la vocazione alla comunicazione e al coordinamento. E poi ci sono le competenze trasversali che variano a seconda della professione. Sono ricorrenti soprattutto la capacità di lavorare in squadra, di capire i trend emergenti, la flessibilità, la capacità di rapportarsi con persone interne ed esterne. Sono profili “ibridi” che richiedono conoscenze più ricche del comune e una maggiore capacità di mettersi “in connessione” con altre professioni.

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Italiani tra investimenti e risparmi

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 settembre 2021

Dopo oltre un anno di pandemia e di prudenza, il futuro sembra tornare al centro degli obiettivi economici degli italiani. Se il 27% – una fetta, comunque, tutt’altro che ridotta – pensa che mantenere la liquidità sul conto corrente sia la soluzione più sicura e opportuna, tre su quattro (73%) pensano invece che, in questa fase, investire una parte dei risparmi sia la via migliore per dare maggiore solidità al proprio domani. Lo evidenzia l’Osservatorio Reale Mutua sul welfare.Più in dettaglio, l’obiettivo di investimento prioritario degli italiani è rendere più sicuro il futuro della famiglia (31%), così come incrementare il tenore di vita nel medio-lungo periodo (27%), mentre il 17% punta a rafforzare una pensione che teme sarà insufficiente. Ma quali sono gli strumenti di risparmio cui guardano? Il quadro non è avaro di sorprese: solo il 6% indica il mattone, storicamente considerato il porto sicuro. Discorso simile per le obbligazioni (11%) che, visti i tassi ai minimi, da tempo hanno perso il ruolo che tradizionalmente hanno svolto per generazioni di risparmiatori. Men che meno trasmette sicurezza l’investimento diretto in titoli azionari (8%).Gli italiani sembrano invece più orientati alle soluzioni assicurative (37%) come le polizze vita e piani di accumulo e ai fondi pensione integrativi (11%).Che ci sia un clima di maggior fiducia lo prova anche la crescente propensione ad accedere a mutui e finanziamenti per acquisti di particolare importanza: il 44% degli italiani si dice infatti propenso a questa soluzione.La parola d’ordine, però, resta quella della sicurezza e della prudenza (46%), complice l’esperienza della pandemia. Anche perché quasi uno su due (40%) non si sente pronto a investire a cuor leggero, temendo di non riuscire a scegliere l’investimento adatto soprattutto a causa delle sue insufficienti competenze finanziarie.Ma se il futuro entra nell’orizzonte del risparmio, l’innovazione lo fa nei canali: ben un italiano su due (48%) vorrebbe usare sempre più i pagamenti digitali in luogo del contante, e c’è persino chi – un ulteriore 26% – vorrebbe che il digitale diventasse l’unica modalità per tutte le occasioni in cui si ha a che fare coi soldi, compresi i rapporti con la banca o l’assicurazione.“Dalla nostra ricerca emerge una crescente consapevolezza dell’importanza di investire sulla solidità economica del proprio futuro” – commenta Michele Quaglia, Direttore Commerciale e Brand di Gruppo. “In quest’ottica, in molti avvertono il bisogno di informazioni di qualità per gestire i risparmi: l’Osservatorio rileva che ben il 62% degli intervistati si rivolge con frequenza anche al web, da cui però spesso non ricava le indicazioni e le rassicurazioni cercate. Un ruolo molto importante viene svolto allora dalla consulenza di professionisti. Noi di Reale Mutua insieme ai nostri Agenti affianchiamo le persone nell’individuare le soluzioni assicurative più idonee per gestire le proprie risorse a seconda delle diverse esigenze, dalle polizze vita per tutelare la stabilità del patrimonio di fronte a gravi eventi, a quelle per il risparmio e l’investimento fino alle tutele previdenziali”.Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora su un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età, genere ed area geografica.

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Scuola: Organico Covid docenti e Ata

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 settembre 2021

Allungare dal 31 dicembre alla fine dell’anno scolastico i contratti di supplenza degli oltre 40 mila docenti e Ata che rientrano nell’organico Covid. Ed utilizzare questo personale per lo sdoppiamento delle classi. Sono le richieste contenute nell’ordine del giorno approvato stamane dal Governo, su proposta dall’on. Vittoria Casa, presidente della Commissione Cultura alla Camera. Anief esprime apprezzamento per la posizione presa dal Governo sull’iniziativa dell’on. Vittoria Casa: il sindacato ha infatti chiesto da tempo i motivi della limitazione fino al 30 dicembre prossimo dei contratti dei docenti e Ata Covid, prevista dal Decreto Legge 73/2021, il Sostegni bis convertito in Legge 23 luglio 2021, n. 106, con “Misure urgenti connesse all’emergenza da COVID-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali”. Rimane tuttavia da comprendere come si possano sdoppiare oltre l’80% delle 366mila classi italiane con soli 20mila insegnanti aggiuntivi. Dispensa soddisfazione l’on. grillina Vittoria Casa, dopo il via libera da parte del Governo Draghi sull’Ordine del giorno riguardante l’organico Covid. “Ad oggi l’utilizzo di personale aggiuntivo è previsto fino al 31 dicembre – ha commentato la stessa deputata pentastellata – ed è finalizzato al solo recupero degli apprendimenti. Occorre dunque garantire l’organico necessario fino alla fine dell’anno scolastico e usarlo per lo sdoppiamento delle classi là dove è opportuno”. L’approvazione del testo, ha detto ancora l’on. Vittoria Casa cade “a pochi giorni dall’inizio dell’anno scolastico” e vuole quindi “essere anche un segnale di stabilità e serenità per tutto il mondo scolastico”, conclude Vittoria Casa. Anief apprezza senz’altro l’iniziativa politica avviata oggi a Montecitorio, ma rimane convinta che occorra passare ai fatti con estrema celerità. E che bisogna andare molto oltre. “Va benissimo allungare i contratti dei lavoratori Covid, che andrebbero assorbiti nell’organico di diritto, ma nello stesso tempo – dice Marcello Pacifico, presidente Anief – diventa sempre più fondamentale aumentare il distanziamento sociale, adottando quanto previsto dal 1975, quindi 1,80-1,90 metri quadrati ad alunno, così come plessi scolastici, aule ed organici. Tutto questo non è stato fatto, considerando che sono state pure confermate le classi pollaio con più di 28 alunni. Di questo passo, il ritorno in quarantena e alla dad è scontato”.

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Scuola: Supplenze docenti, oltre 100mila ancora da fare

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 settembre 2021

Procede con diversi problemi l’iter di assegnazione delle cattedre senza docente titolare. “Da un lato – scrive oggi Orizzonte Scuola – bisogna distinguere, necessariamente, gli errori nella compilazione della domanda e le circostanze alle quali non si era riflettuto, dei quali gli aspiranti stanno prendendo effettuare un controllo puntuale della propria posizione e al contempo garantire la trasparenza delle operazioni consapevolezza solo in questi giorni (ad es. la precedenza dei docenti con riserva legge 68/99, la precedenza nella scelta della sede per legge 104, l’aver rinunciato alle cattedre orario esterno per flag non inserito, la scelta di richiedere lo spezzone per singola scuola e non come ultima opzione dopo la ricerca di incarichi ad orario intero) da quelli che sono stati veri e propri errori di sistema e che in più di una provincia hanno portato alla ripubblicazione degli elenchi o alla sua sospensione in attesa di verifica”.Sempre la stampa specializzata si dice consapevole che il “caos” c’è in tutte le province e che gli uffici sono al lavoro per le dovute verifiche. Se l’Ufficio Scolastico di Torino ha compiuto a campione non ravvisando errori nella attribuzione delle nomine – anche se questo naturalmente non vuol dire che ogni aspirante non debba avere la possibilità di capire i motivi dell’eventuale assenza di nomina, e di segnalare quelli che secondo lui sono gli errori che hanno inficiato le nomine – non c’è ancora nessuna risposta invece per Roma: i sindacalisti hanno richiesto un incontro presso l’ufficio scolastico per chiarire la situazione. A Bari i risultati delle verifiche saranno comunicati entro oggi 8 settembre A Napoli i bollettini corretti sono stati pubblicati ieri 7 settembre. A Reggio Calabria si attende risposta sui bollettini annullati il 4 settembre. Anief conferma che diversi Uffici scolastici per loro stessa ammissione hanno bloccato o rallentato le nomine annuali, fino al 31 agosto o al 30 giugno 2022, per il rifacimento ancora non completato delle Gps. In alcune province le convocazioni hanno ripreso solo in queste ore. E per la copertura dei posti del personale Ata, amministrativi, tecnici e ausiliari, siamo ancora più in alto mare.

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Scuola: Stipendi docenti e Ata

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 settembre 2021

Stipendi docenti e Ata, blocco del contratto e inflazione li hanno divorati: per Marcello Pacifico (Anief) servono 300 euro a dipendente. Gli stipendi del personale docente e Ata della scuola sono così modesti che servirebbero aumenti molti più consistenti dei 150 euro lordi di cui si parla in questi giorni. A dirlo è Marcello Pacifico, dopo l’incontro tra i dirigenti del Ministero dell’Istruzione e i sindacati rappresentati sull’Atto indirizzo da presentare all’Aran in vista del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del triennio 2019/2021. “Bisogna intervenire non con aumenti di 200 euro, che riteniamo il minimo indispensabile – ha detto Pacifico all’agenzia Teleborsa ricordando che è questo uno dei motivi che hanno portato allo sciopero del sindacato nel primo giorno delle lezioni -, e con incrementi che portino anche al recupero dei sette punti percentuali del costo della vita che ancora mancano negli stipendi. Stiamo parlando di aumenti di almeno 300 euro netti per colmare questo gap”. Durante l’incontro con l’amministrazione, “abbiamo affrontato col Ministro dei punti specifici, anzitutto il problema di un salario minimo che porti al recupero degli stipendi rispetto al costo della vita. Ricordiamoci che tra il 2009 e il 2015 gli stipendi sono stati bloccati e che un anno, il 2013, ancora oggi non vale nella ricostruzione di carriera”. Con il blocco perdurante del contratto del comparto Scuola, il gap sui compensi del nostro personale scolastico continua a essere sempre più impietoso. “Gli stipendi – ha ribadito il leader dell’Anief – devono comunque essere collegati a quelli conferiti in Europa, perché non possiamo essere gli ultimi rispetto alla media europea e devono contenere specifiche indennità” a partire “dall’indennità di rischio biologico, perché per insegnare in presenza al tempo del Covid occorre dare un’indennità di rischio al personale della scuola, oltre che al personale sanitario e medico. C’è poi un’indennità di sede, cioè una indennità di trasferta che – ha sottolineato il leader del giovane sindacato – dovrebbe essere pagata a tutti coloro che vengono trasferiti o prendono servizio in un posto diverso dalla propria residenza. Esiste, ancora, una indennità di incarico” non assegnata, “perché se sono un precario non devo poi fare ricorso per andare in Cassazione a farmi riconoscere quella indennità che i Tribunali mi riconoscono poiché ho avuto più di tre anni di contratti a tempo determinato nel sistema nazionale di istruzione”.

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Giovani, partecipazione e abbandono scolastico

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 settembre 2021

La pandemia ha reso ancora più bassa la partecipazione degli studenti nei luoghi di confronto della scuola superiore. Già prima dell’emergenza Covid19 per un alunno su due le assemblee di istituto e di classe si tenevano solo poche volte l’anno o mai, mentre le assemblee di classe vedevano la partecipazione attiva di 6 studenti su 10, e solo 4 su 10 partecipavano con interesse a quelle di istituto. Con lo scoppio della pandemia e l’avvio della DAD, il dato diventa ancora più preoccupante: solo per un quinto si sono svolte assemblee di classe e di istituto online come prima. È il quadro che emerge dall’indagine “Gli studenti e la partecipazione” svolta su circa 800 studenti delle superiori nella fascia d’età 14-19 anni, condotta da Ipsos per ActionAid, in collaborazione con Unione degli Studenti. La ricerca ha fotografato le opinioni delle ragazze e dei ragazzi adolescenti alla vigilia del secondo rientro in classe dall’inizio della pandemia e in vista del PNRR, per verificare il valore della partecipazione degli studenti alla governance scolastica, delle collaborazioni con il terzo settore, e delle sfide dell’istruzione in Italia secondo lo sguardo dei protagonisti.I dati Ipsos: come è cambiata la scuola con la pandemia. Dall’indagine risulta che la scuola è un luogo di crescita personale, al di là dell’apprendimento nozionistico, per quasi 8 studenti su 10; sono il 60% degli intervistati a pensare che la scuola li aiuti a sviluppare fiducia in sé stessi. A mostrare un più forte interesse e partecipazione sono le ragazze, inoltre gli studenti al Sud hanno una maggiore frequenza delle assemblee sia di classe che di istituto. Tra coloro che hanno un buon rendimento scolastico cresce la partecipazione e l’interesse. Le differenze sono notevoli anche tra chi frequenta il Liceo e gli istituti professionali, dove si registra minore partecipazione. Per la grande maggioranza degli intervistati (7 su 10) la pandemia ha dato un duro colpo alla socialità e le conseguenze negative dureranno nel tempo, per il 40% ci saranno risvolti negativi anche sulla partecipazione degli studenti ad attività extrascolastiche. Tuttavia, una quota considerevole tra gli alunni (4 su 10) pensa che la pandemia sia un potenziale motore dell’attivismo giovanile.Gli studenti hanno chiaro quali debbano essere le priorità degli investimenti per la propria scuola: con lo stesso ordine di importanza è necessario investire in dotazioni tecnologiche per la didattica e connettività e messa in sicurezza gli edifici, formare docenti con metodi più efficaci di insegnamento e sistemi di valutazione innovativi e partecipati, in attività extrascolastiche (laboratori, esperienze pratiche) e progetti proposti dagli studenti stessi.“Come si vede dal sondaggio, i giovani esprimono idee attente e precise sui bisogni della scuola. Per questo i progetti che arriveranno nelle scuole grazie al PNRR chiediamo che siano a lungo termine e senza discriminazioni territoriali, per realizzare davvero la scuola come luogo inclusivo di sapere, di conoscenza e di esperienza, centro propulsore di una comunità: investire sulla riqualificazione strutturale degli istituti scolastici per trasformarli in luoghi di apprendimento sicuri, ma anche inclusivi, flessibili e aperti all’incontro con la comunità locale. Una cura particolare dovrà essere messa nella destinazione degli investimenti più ingenti, co-costruendoli con chi la scuola la fa: ad esempio, l’investimento nella scuola 4.0 dovrà non solo “digitalizzare” la scuola ma trasformarla secondo le esigenze reali degli studenti” spiega Katia Scannavini.PNRR e scuola, come combattere le diseguaglianze? Secondo ActionAid, i singoli investimenti e le riforme specifiche proposte nel PNRR vanno inserite in un disegno organico che abbia effetti concreti e duraturi nella diminuzione del fallimento formativo e della dispersione. Di fondamentale importanza sarà promuovere la reale costruzione di comunità scolastiche, tramite dei patti educativi sostenibili e formalmente riconosciuti, che prendano in carico i bisogni dei ragazzi e delle ragazze nell’arco di tutti gli anni di crescita. Nell’attuazione dei progetti del Piano sarà necessario un maggiore protagonismo degli enti locali al fianco delle scuole, insieme ad azioni di sostegno mirate per le famiglie e collaborazioni continuative con associazioni del terzo settore per interventi organici di contrasto alle diseguaglianze con programmi ad alta densità educativa. Dall’indagine sugli studenti emerge infatti che solo 4 su 10 frequentano una scuola che ha creato collaborazioni con enti del terzo settore. Più di 6 studenti su 10 non partecipa ad attività o corsi di questo tipo, o perché non ci sono o perché la scuola non è in grado di coinvolgere a sufficienza gli studenti. Ma tra coloro che sono coinvolti, quasi 8 su 10 ne ha tratto benefici e 7 su 10 sono molto interessati.A fare la differenza per il futuro della scuola saranno, quindi, le misure di supporto ai ragazzi e alle ragazze più fragili da un punto di vista socio-economico e a rischio dispersione scolastica, come ad esempio l’individuazione di figure professionali dei servizi sociali che in continuo dialogo tra istituzione scolastica, minori e famiglie, enti del terzo settore prendano in carico in modo integrato le persone a rischio. Come dimostrato dai progetti sul campo, quando si dedica tempo ed energie a ragazzi e ragazze in difficoltà, i risultati sono evidenti e costituiscono il vero antidoto alla crescita dell’esclusione e della disuguaglianza. Un impegno che ActionAid porta avanti insieme a più di 24.000 bambini e bambine, studenti e giovani a livello nazionale ed europeo, in più di 300 istituti scolastici.

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Reddito e ammortizzatori sociali

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 settembre 2021

“Su Reddito di Cittadinanza e politiche attive del lavoro, per fare una riflessione seria, dobbiamo partire dai fatti. Il primo è che i 2/3 dei percettori del Reddito, come ha ricordato l’INPS, non sono direttamente occupabili. Non sono loro che “spiazzano” il mercato del lavoro, ma bensì persone per le quali, in molti casi, dobbiamo immaginare anche un percorso formativo di base. Il secondo, invece, è relativo ai percettori di NASPI, che sono 1,4 milioni. Ed essendo da poco usciti dal mercato del lavoro sono quelli, potenzialmente, più vicini al reinserimento. Le politiche attive, soprattutto in questo particolare momento storico, vanno viste in modo complessivo. Con un ragionamento che tenga conto di tutti questi aspetti, e che possa mettere in campo, grazie ai 5 miliardi del PNRR, gli strumenti giusti per la formazione di chi cerca lavoro e di chi il lavoro lo deve difendere. Almeno per un momento, sarebbe importante mettere da parte le posizioni ideologiche e lavorare, tutti insieme, per affinare quella rete di protezione sociale, che per troppo tempo è mancata al nostro Paese e che noi, con il Reddito e la Pensione di Cittadinanza, abbiamo introdotto. Le misure di sostegno al reddito, e di lotta alla povertà, sono presenti, già da anni, praticamente in tutta Europa ed un paese civile, come l’Italia, non può certo pensare di lasciare nessuno dei suoi cittadini ai margini della società. Senza il Reddito, nel 2020, 3,7 milioni di persone sarebbero state sotto la soglia di povertà, con un impatto devastante durante la pandemia. Lo strumento è altamente innovativo, ed oggi può fare da apripista ad una organica e strutturata riforma degli ammortizzatori sociali. Mettendolo così a sistema con tutte le altre misure di sostegno al reddito, che vanno necessariamente riorganizzate. Non troviamo scuse per non affrontare i problemi reali. Per troppi anni questo Paese non è stato in grado di reinserire le persone nel mondo del lavoro, e la collaborazione tra i livelli istituzionali è spesso mancata. Ora va cambiata rotta”. Così, sui social, il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli.

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PIMCO: BCE, osservazioni post meeting

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 settembre 2021

A cura di Konstantin Veit, Senior Portfolio Manager European Rates di PIMCO. Nonostante la modesta riduzione del ritmo di acquisto del PEPP, la BCE rimarrà fortemente accomodante per molto tempo, poiché è improbabile che si verifichino presto le condizioni per un rialzo dei tassi. Il mercato sta valutando un primo rialzo dei tassi di 10 punti base nel dicembre 2023, ben oltre la Fed o la BoE, il che sembra perfettamente ragionevole. Semmai consideriamo l’area euro strutturalmente più vicina al Giappone e, dunque, vediamo l’equilibrio del rischio inclinato verso un decollo più tardivo. Ciò che conta per la posizione di politica monetaria è l’ammontare totale degli acquisti netti di asset: la divisione tra i programmi è in larga misura una decisione politica. Per quanto le sigle e le quantità mensili di acquisto di asset varieranno a seconda delle condizioni di finanziamento e delle prospettive di inflazione, la BCE continuerà probabilmente ad acquistare asset per gli anni a venire e, come la Banca del Giappone, le considerazioni sulla sostenibilità della politica potrebbero acquisire sempre più importanza.A breve termine confermiamo la nostra opinione secondo la quale la BCE cercherà di ridurre il ritmo degli acquisti mensili di asset netti, probabilmente verso i 60 miliardi di euro al mese nel secondo trimestre del 2022.La riunione di dicembre sarà interessante perché la BCE inizierà a preparare le condizioni per gli acquisti di asset dopo il PEPP. La BCE probabilmente porrà fine agli acquisti netti nell’ambito del PEPP nel 2022, e gli strumenti di acquisto di asset più regolari torneranno alla ribalta per mettere a punto la politica monetaria post-pandemica. In cambio, ci aspettiamo che gli acquisti APP siano intensificati.

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BCE: Tutti uniti, per ora. Durerà?

Posted by fidest press agency su lunedì, 13 settembre 2021

A cura di Pasquale Diana, Senior Macro Economist di AcomeA SGR. Tassi invariati, ma una riduzione degli acquisti netti del PEPP. In linea con le attese del mercato, la BCE ha deciso di lasciare i tassi invariati e di annunciare una riduzione degli acquisti netti nel PEPP. Nello specifico, la BCE ha annunciato un ritmo “moderatamente inferiore” rispetto ai due trimestri precedenti.Come è facile intuire, il fatto che la BCE decida di ridurre il ritmo degli acquisti prima che lo faccia la Fed può lasciare perplessi. Dopotutto l’economia US è chiaramente più avanti di quella dell’eurozona sia dal punto di vista della crescita che dell’inflazione. Per questo la Lagarde è stata molto decisa nella conferenza stampa nel negare che si tratti di tapering. Piuttosto, dice la Lagarde, si tratta di ricalibrare gli acquisti alla luce del quadro macroeconomico, che è migliorato.Può sembrare una questione semantica, ma non lo è. Il tapering è un processo lineare, prevedibile e (quasi) automatico. Quello che fa oggi la BCE è annunciare una riduzione temporanea del ritmo di acquisti che (in teoria almeno) lascia aperta la porta a una nuova accelerazione nel primo trimestre del 2022 se ve ne fosse bisogno. È ben diverso.Crescita e inflazione riviste al rialzo. Le nuove previsioni vedono la crescita del PIL al 5% nel 2021, 4,6% nel 2022 e 2,1% nel 2023 (in precedenza: 4,6%, 4,7%, 2,1%), in miglioramento rispetto a giugno. Anche l’inflazione viene rivista al rialzo, ma rimane al di sotto del target. Le nuove previsioni sono 2,2% nel 2021, 1,7% nel 2022 e 1,5% nel 2023 (in precedenza: 1,9%, 1,5%, 1,4%). Per l’inflazione di tipo core, la BCE nota alcuni miglioramenti e ora si aspetta 1,3% nel 2021, 1,4% nel 2022 e 1,5% nel 2023 (in precedenza: 1,1%, 1,3%, 1,4%). Il PIL torna ai livelli pre-pandemici, ma non al trend pre-pandemico. La BCE sposa chiaramente la linea di coloro che vedono questa risalita dell’inflazione come un fenomeno temporaneo, anche se non nega i rischi al rialzo. Le nuove previsioni implicano che il PIL dell’eurozona dovrebbe tornare al livello pre-pandemico entro fine anno, ma chiaramente rimarrebbe sotto il trend pre-pandemico. In altre parole, l’economia europea continua a operare sotto il suo potenziale. Questo spiega in parte come mai – nonostante un’espansione di liquidità senza precedenti – la BCE continui a vedere l’inflazione di tipo core ben al di sotto dell’obiettivo del 2% nel medio periodo, pur se in miglioramento.Quanto durerà questo consenso all’interno del Consiglio? Occhi puntati su dicembre. La decisione di ridurre il ritmo di acquisti è stata unanime, dice la Lagarde. Questo è assolutamente ragionevole alla luce sia dei commenti recenti che delle nuove previsioni macro della BCE. In un certo senso, il meeting di oggi è servito a chiarire quanto sarà importante quello di dicembre. In quel meeting la BCE pubblicherà le nuove previsioni macro (che includeranno il 2024), annuncerà se il PEPP terminerà come da previsioni a marzo 2022 ed eventualmente indicherà come verrà rimpiazzato (forse da un nuovo APP). Vista l’elevata posta in palio, sarà presumibilmente più complicato trovare unità di intenti tra le varie anime della BCE. Diana Ferla

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