Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 131

Archive for 1 settembre 2021

Sappiamo davvero cosa mangiamo?

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 settembre 2021

Al rientro dalle vacanze il primo pensiero è quello di rimettersi in forma dagli “sgarri” alimentari delle ferie e ogni italiano in questo periodo ricorre a manuali, diete lampo o fai da te, sperando di perdere qualche centimetro in più. Via pasta, pane e zucchero, spazio alle proteine e alle verdure, ma siamo certi che alla fine i prodotti che scegliamo abbiano le caratteristiche che ci aspettiamo o che ci vengono consigliate? L’unica risposta può darla l’etichetta interattiva. Come funziona lo spiega Federico Persico, Chief Technology Officer di Trackyfood: “Attraverso la scansione di un Qr-code è possibile accedere su smartphone a tutte le informazioni di un prodotto: ingredienti, tabelle nutrizionali, tracciabilità dei lotti e tutto quello di cui si ha bisogno per compiere un acquisto consapevole. TrackyFood è un servizio cloud di gestione e valorizzazione della tracciabilità delle filiere agroalimentari, che si differenzia dal classico sistema gestionale di tracciabilità. Si tratta di una piattaforma costruita sulle più innovative tecnologie, supportata dalla blockchain, che da un lato fornisce al produttore una soluzione completa, integrabile con eventuali processi di tracciabilità già esistenti; dall’altro è in grado di acquisire dati da più fonti, di metterli insieme, certificarli e renderli fruibili al consumatore finale”. Un esempio? Quanti di noi hanno preferito i cereali a qualsiasi altro alimento per la colazione o uno spuntino ritendendolo “più salutare” o “più light”. “I cereali piacciono un po’ a tutti- spiega la biologa nutrizionista Valentina Mele -. Ma non è sempre vero che questo tipo di colazione sia salutare. Infatti non tutti sanno che i cereali in commercio sono spesso ricchi di zucchero e sale, nutrienti per i quali dobbiamo fare attenzione nel consumo e soprattutto nell’abuso. Per prima cosa bisogna leggere bene la lista degli ingredienti. Ricordiamo che gli ingredienti elencati sono in ordine decrescente di quantità nel prodotto finito: il primo ingrediente in lista è quello maggiormente presente nel prodotto che stiamo acquistando. Per questo motivo, trovare lo zucchero nelle prime posizioni della lista sta a significare che è presente in quantità non trascurabile. Laddove possibile è bene prediligere cereali da agricoltura biologica e informarsi sulla provenienza delle materie prime, scegliendo cereali coltivati in Italia. Di sicuro sarebbe utile poter accedere a tutte le informazioni riportate in etichetta in modo semplice e facilmente consultabile”.L’accesso alle informazioni, l’uso consapevole dei prodotti finalizzato al miglioramento della salute alimentare sono tra i principali obiettivi di Trackyfood per fornire uno strumento innovativo per il controllo di filiera, volto ad offrire al consumatore delle informazioni certificate e non solo uno slogan pubblicitario, spesso ingannevole.Come funziona? Tramite smartphone TrackyFood racconta in modo innovativo ogni prodotto con contenuti multimediali ed uno storytelling personalizzato. Foto, testi e video valorizzano al meglio il produttore, la sua tradizione e storicità, il territorio di provenienza delle materie prime e la loro lavorazione attraverso un’interfaccia user-friendly “TrackyFood- conclude Persico – si rivela uno strumento efficace per tutelare il Made in Italy, la certificazione di provenienza delle materie prime e del prodotto sono efficaci deterrenti per contrastare l’Italian sounding”.

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Inflazione: Istat, agosto +2,1%

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 settembre 2021

Secondo i dati provvisori di agosto resi noti oggi dall’Istat, l’inflazione sale su base annua dal +1,9% di luglio a +2,1%.”Pessima notizia! L’impennata dei prezzi è l’ultima cosa di cui avevamo bisogno, visto che riducendo il potere d’acquisto delle famiglie si hanno ripercussioni negative sui consumi. E’ solo una iattura, anche perché non deriva dalla ripresa della domanda interna ma è prevalentemente importata, dovuta al rialzo dei beni energetici (+19,8%), dalla luce ai carburanti (benzina +17,6%, gasolio +17%). Unici rincari legati all’aumento dei consumi sono quelli connessi alle ferie. Una stangata vacanze! In un solo mese il Trasporto aereo passeggeri è salito del 33,8%. Una batosta anche per chi ha deciso di raggiungere il luogo di villeggiatura con la nave: il Trasporto marittimo e per vie d’acqua interne è rincarato del 28,2% rispetto a luglio” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.”Nel complesso, l’inflazione a +2,1% significa, per una coppia con due figli, un aumento del costo della vita pari a 786 euro su base annua, 357 solo per Abitazione, acqua ed elettricità, 286 euro per i Trasporti. Per una coppia con 1 figlio, la maggior spesa annua è pari a 743 euro, 358 per l’abitazione, 249 per i trasporti, per una famiglia media il rialzo complessivo è di 632 euro, 336 per l’abitazione e 183 per i trasporti” conclude Dona.

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“La responsabilità di rete – Network, economia e società”

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 settembre 2021

E’ il libro del ricercatore dell’Università di Parma Pietro Battiston, focalizzato sul tema delle reti sociali con applicazioni specifiche a epidemie, fake news e crisi finanziarie.Dalla crisi finanziaria che tra il 2007 e il 2008 ha sconvolto l’economia mondiale, alla pandemia di COVID-19 e prima ancora all’epidemia di Ebola che tra il 2014 e il 2016 ha messo in ginocchio l’Africa Occidentale, passando per il dilagare di fake news in occasione delle elezioni presidenziali statunitensi del 2016: il volume, uscito recentemente per le edizioni il Mulino, intende rivelare come fenomeni apparentemente diversi presentino in realtà caratteristiche simili in un mondo permeato di connessioni di rete di cui non sempre le persone sono consapevoli. Il saggio invita a un viaggio verso una nuova consapevolezza della presenza delle reti nella quotidianità e della responsabilità che deriva dal farne parte. Pietro Battiston, laureato in Matematica, è ricercatore al Dipartimento di Scienze Economiche e Aziendali dell’Università di Parma. La sua ricerca verte sulla teoria delle reti, l’economia sperimentale e l’evasione fiscale, temi su cui ha pubblicato articoli in diverse riviste internazionali.

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Far controllare i propri anticorpi prima di ricevere una terza dose di vaccino

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 settembre 2021

In Israele, alcune persone stanno già ricevendo la terza dose di vaccino. Anche in Germania si dice che una vaccinazione di richiamo potrebbe essere necessaria, poiché l’effetto immunizzante si esaurisce col tempo. Questo è specialmente il caso delle persone più anziane che sono state vaccinate da tempo.Roland Meißner, CEO di nal von minden GmbH, esorta le persone interessate a chiarire prima il loro stato immunitario: “In ogni caso, un individuo dovrebbe prima verificare se una terza vaccinazione contro il coronavirus sia effettivamente necessaria. Forse si potrebbero avere già abbastanza anticorpi nel sangue, il che significherebbe essere sufficientemente protetti e una terza dose potrebbe non essere necessaria”. Resta da vedere se il Comitato permanente per le vaccinazioni (in tedesco: STIKO) le raccomanderà in futuro.Controllare il proprio stato di vaccinazione non è complicato. Anzi, è proprio il contrario. È possibile valutare molto rapidamente se le due precedenti vaccinazioni contro il coronavirus hanno “funzionato” nei singoli casi: Il test NADAL COVID-19 S1-Nab rileva gli anticorpi in soli 10 minuti.Meißner spiega: “Dopo il primo – e talvolta il secondo – vaccino contro il coronavirus, vengono prodotti anticorpi nel sangue. Questi anticorpi assicurano che se l’individuo entra in contatto con i coronavirus, questi virus saranno immediatamente riconosciuti e rapidamente respinti. Sono questi anticorpi che possono essere rilevati utilizzando il nostro test rapido”. È sufficiente una piccola puntura del dito – la metà di quella necessaria per monitorare la glicemia. La goccia di sangue viene poi aggiunta alla cassetta del test fornita. I risultati sono disponibili entro 10 minuti. “È certamente preferibile ai potenziali effetti collaterali che potrebbero seguire ad una terza vaccinazione”, dice Meißner.Il test rapido degli anticorpi è già stato esaminato nel corso di studi. Meißner dice: “Con i nostri test anticorpali, è possibile determinare una risposta vaccinale a tutti i principali vaccini”.Cosa c’è da sapere: Chiunque sia interessato può fare un test per gli anticorpi NADAL COVD-19 S1-Nab presso lo studio del proprio medico al costo di circa 20 euro. (By Fabrizio Pivari)

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Concorso fotografico “Obiettivo Acqua”

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 settembre 2021

Con l’arrivo di Settembre riprende vigore la caccia all’immagine per la terza edizione del concorso fotografico “Obiettivo Acqua”, organizzato da Coldiretti, ANBI (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), Fondazione Univerde: le iscrizioni, infatti, sono aperte fino al prossimo 26 Ottobre sul sito http://www.obiettivoacqua.it, dove è consultabile il regolamento completo del concorso.Soggetti deputati del contest sono l’acqua dolce ed i suoi vettori: fiumi, laghi, corsi d’acqua minori, zone paludose, delta, estuari, risorgive e tutti gli ambienti ricchi di biodiversità, dove l’uomo è impegnato da secoli a gestire delicati equilibri idraulici.Oltre ai premi per le tre opere vincitrici sono previste 4 menzioni legate alle sottosezioni (“Acqua è…lavoro”; “Acqua è…paesaggio”; “Acqua è…città”; “Cambiamenti climatici: difendere l’acqua – difendersi dall’acqua”) più 2 menzioni speciali (“A due ruote lungo l’argine”, dedicata al connubio tra bicicletta e corsi d’acqua, che sarà tema anche dell’ormai prossima Settimana Nazionale della Bonifica e dell’Irrigazione; ”Il cibo è irriguo” incentrata sul binomio acqua-agricoltura per la produzione del “made in Italy” agroalimentare).La partecipazione al contest è gratuita, riservata a cittadini maggiorenni, italiani e stranieri, residenti o domiciliati nel nostro Paese; le fotografie devono essere scattate in Italia.E’ prevista una prima selezione delle fotografie da parte dell’organizzazione, cui seguiranno le scelte finali ad opera di una giuria tecnica.Compatibilmente con l’evolversi della situazione pandemica sono previste una cerimonia finale di premiazione e l’esposizione delle opere più meritevoli.Il concorso gode quest’anno anche di un’ulteriore menzione istituita da ANBI Liguria: “Acqua e canali: il senso di una vita e di un’epoca”; lo scopo è quello di raccontare la storia della regione attraverso immagini dei percorsi segnati dall’ acqua, sia nella bonifica che nell’irrigazione, per la salvaguardia idrogeologica del territorio, la tutela dell’ambiente, il sostegno all’economia.“Ciò che vogliamo rappresentare grazie alle fotografie – dichiara Francesco Vincenzi, Presidente di ANBI – è il potere evocativo dell’acqua, attraverso la sintesi di ingegno, innovazione tecnologica ed aspetti paesaggistici.”“La questione idrica in Italia è soprattutto un problema di cultura – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – Per questo “Obiettivo Acqua” è parte di una strategia divulgativa, che vede un altro importante appuntamento nella Settimana Nazionale della Bonifica e dell’Irrigazione, che si terrà dal 25 Settembre al 3 Ottobre prossimi; auspichiamo inoltre che il completo ritorno alle attività didattiche in presenza permetta anche la piena ripresa delle molteplici iniziative scolastiche, svolte dai Consorzi di bonifica ed irrigazione per avvicinare i più giovani alla conoscenza del territorio attraverso la gestione delle acque, che lo attraversano.”

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Il cambiamento climatico mette i colossi del petrolio di fronte a grandi sfide

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 settembre 2021

A cura di Darren Peers, Analista di investimenti azionari di Capital Group. Dopo essere sopravvissute al rovinoso crollo dei prezzi del petrolio nel 2020, oggi le maggiori compagnie petrolifere sono sottoposte a forti pressioni in merito al contributo che intendono fornire agli obiettivi di azzeramento delle emissioni nette entro il 2050.Negli ultimi mesi, un gruppo di azionisti attivisti guidato dall’hedge fund Engine No. 1 ha eletto tre nuovi membri al CdA di Exxon Mobil. La Royal Dutch Shell è stata obbligata da una sentenza di un tribunale olandese a ridurre le emissioni nette di carbonio del 45% entro il 2030. E gli azionisti di Chevron hanno votato a favore di un taglio delle emissioni totali di gas serra della società. (Ricordiamo che l’espressione “emissioni nette zero” si riferisce al bilancio tra la quantità di gas serra prodotto e la quantità di gas serra eliminato dall’atmosfera.) Ovviamente, la società occidentale sta spingendo per una riduzione delle emissioni. Detto questo, il percorso verso la riduzione delle emissioni di carbonio rimane in certa misura opaco e provvisorio, la società avrà ancora bisogno di idrocarburi per i trasporti, l’energia, le sostanze chimiche, la plastica e i lubrificanti.In questo momento, a livello mondiale c’è una tensione incredibile, soprattutto nelle società occidentali. Vogliamo un’energia a prezzi accessibili e al contempo pulita. A volte non è necessario scegliere: l’eolico onshore e il solare, per esempio, sono fonti di energia sia accessibili, sia pulite. Tuttavia, in molte altre parti della filiera energetica, l’energia pulita è più costosa. E, all’aumentare dei costi, aumentano anche le sfide. Questo è forse meno vero per le regioni relativamente ricche, ma per l’economia globale nel suo complesso è un vero e proprio motivo di tensione. Tutte queste società stanno cercando, chi più, chi meno, di raggiungere un equilibrio accettabile. Ci sono i colossi europei che si trovano nell’occhio del ciclone e hanno sviluppato importanti programmi per tentare una decarbonizzazione di concerto con la società. Le principali compagnie petrolifere statunitensi, invece, sono state meno proattive. Io sarei fortemente favorevole a una carbon tax che definisca un prezzo sul carbonio. Ritengo che questa misura contribuirebbe ad appianare il terreno di gioco. Ad oggi stiamo assistendo a un caleidoscopio di sussidi e regolamentazioni, con diverse gamme di rischi. BP, ad esempio, sta puntando fortemente sulle risorse rinnovabili, aprendo alla possibilità di rendimenti insoddisfacenti su questi investimenti. Chevron ed Exxon Mobil, dal canto loro, si sono mostrate meno disposte a una transizione verso aree delle energie alternative finora poco redditizie, ma così facendo potrebbero correre il rischio che il loro approccio venga considerato inaccettabile dalla società. E, se la sentenza emessa nei confronti di Shell insegna qualcosa, è possibile prevedere che le compagnie saranno indotte ad adottare misure di riduzione delle emissioni facendo leva sulle leggi e sulle politiche vigenti. Questo significa che dovranno ridurre la loro impronta di carbonio (sia in termini di emissioni che di intensità di carbonio) a un ritmo più sostenuto. Da diversi anni osserviamo che i colossi del petrolio investono in misura minore nelle loro attività tradizionali e che molti di essi sono sottoposti a pressioni verso un disinvestimento di determinate attività di combustibili fossili.Una possibile implicazione potrebbe essere che alcuni asset petroliferi tradizionali passeranno da società petrolifere quotate in borsa a produttori meno attenti agli aspetti ambientali e sottoposti a minori verifiche delle emissioni. Sebbene le società perseguano, a livello individuale, gli obiettivi di azzeramento delle emissioni nette, il bilancio delle emissioni globale potrebbe rimanere invariato. I minori investimenti nelle attività del petrolio potrebbero determinare una flessione dell’offerta proprio quando la domanda mondiale sta registrando una ripresa. Questo, a sua volta, potrebbe portare a un aumento dei prezzi del petrolio e le grandi compagnie petrolifere potrebbero trovarsi di fronte a un dilemma interessante: se i prezzi del petrolio rimarranno elevati, saranno ancora disposte a sacrificare investimenti in quell’attività per portare avanti la transizione verso le energie rinnovabili? Al momento non c’è una risposta chiara.Per le compagnie petrolifere, il dilemma è come realizzare una decarbonizzazione che sia anche economicamente redditizia – e anche a quale velocità farlo, e in che misura. Per ora è troppo presto per sapere quale di queste compagnie riuscirà eventualmente ad espandere le proprie attività a basse emissioni di carbonio con parametri economici redditizi.Non abbiamo ancora ben chiaro quanto rapidamente stia avvenendo la nostra transizione collettiva verso un’economia a ridotta impronta di carbonio. È probabile che, ancora per diversi anni, la domanda di petrolio e gas continuerà a crescere, per poi stabilizzarsi e iniziare molto lentamente a diminuire. Questo possibile sviluppo è dovuto ai rapporti economici attuali: gli idrocarburi sono ancora il modo più conveniente di alimentare le società e la crescita delle loro economie. Questo non sarebbe uno scenario dirompente per le grandi compagnie petrolifere, se non per il fatto che continueranno ad essere considerate il problema, e non la soluzione.Un’altra possibilità è che vengano sviluppate altre tecnologie per la riduzione del carbonio e che le tecnologie esistenti diventino economicamente più accessibili prima del previsto e/o che varie regioni siano disposte a imporre un prezzo del carbonio più elevato. Una maggiore spinta a muoversi verso la parte discendente della curva economica dei costi aiuterebbe le organizzazioni e le società a compiere il salto. Ad oggi non siamo dove dovremmo essere. Tuttavia, c’è sempre più consapevolezza che è necessario fare di più.La politica dei governi potrebbe anche influenzare la velocità del cambiamento nelle compagnie petrolifere e alterare i modelli di consumo, attraverso requisiti di cattura del carbonio o incentivi finanziari per i consumatori, che potrebbero promuovere il passaggio alle energie alternative. Per esempio, il pacchetto climatico “Fit for 55” proposto dall’Unione Europea prevede l’imposizione di un prezzo sulle emissioni causate dalle spedizioni e dai trasporti aerei, e il divieto di vendita di nuove automobili con motore a combustione interna entro il 2035.Le compagnie petrolifere hanno diverse potenziali aree su cui concentrarsi nell’ambito delle energie alternative. Per esempio, la catena di valore delle energie rinnovabili ha una struttura simile a quella del settore energetico. Tuttavia, gli asset sono diversi: potrebbe trattarsi della produzione di energia (ad es. costruzione di parchi eolici offshore), del trasporto di una particolare forma di energia alternativa come l’idrogeno (ad es. costruzione di condutture) o della distribuzione finale ai clienti (ad es. stazioni di ricarica per veicoli elettrici).Mentre le grandi compagnie petrolifere europee hanno puntato sull’eolico e il solare, le controparti di Chevron ed Exxon Mobil dispongono di tecnologie di cattura del carbonio che possono sfruttare a loro favore. L’idrogeno e i biocarburanti offrono un’ulteriore gamma di potenziali opportunità.Infine, se il mondo dovrà raggiungere l’obiettivo di azzeramento delle emissioni nette di carbonio entro il 2050, saranno necessari investimenti massicci nelle fonti di energie alternative. Questa potrebbe essere un’enorme opportunità per le grandi compagnie petrolifere – sempre che riescano a trovare un vantaggio interessante a livello di costo in una di queste aree.

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Il caffè sarà presto un lusso?

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 settembre 2021

Nel giro di pochi giorni gli speculatori hanno aumentato il prezzo del caffè del 50 % sul mercato mondiale. Cosa c’è dietro l’aumento dei prezzi? Il mercato del caffè sembra scatenato: il Vietnam, secondo maggior produttore al mondo di caffè e primo esportatore in assoluto della varietà cosiddetta “robusta”, i cui chicchi trovano grande utilizzo anche nella produzione delle miscele destinate alla preparazione di caffè istantaneo ed espresso,sta vivendo una fase complicata dell’emergenza pandemica, che ha spinto le autorità verso misure di contenimento particolarmente rigide per compensare il crescente numero di contagi e la scarsità di vaccini. E il lockdown, come si legge sul Financial Times, ha assestato un colpo durissimo ai torrefattori vietnamiti, innescando un repentino aumento dei prezzi e un’ondata di preoccupazioni che hanno travolto il settore dell’esportazione di caffè. Il grande timore, ha spiegato al quotidiano finanziario l’analista di Rabobank Carlos Mera, “è di non essere in grado di trasportare il caffè al di fuori del Paese”. Cifre alla mano, venerdì scorso il prezzo di una tonnellata di robusta all’ingrosso ha toccato il picco di 2’043 dollari; la vetta più alta da quattro anni a questa parte, con un incremento pari al 50% circa dall’inizio del 2021.L’associazione mantello dei produttori di caffè del Paese sud-est asiatico, unendosi al coro di altre associazioni di categoria, si è rivolta al governo di Hanoi chiedendo di allentare le restrizioni per consentire una ripresa più regolare dell’attività, in modo da evitare nuovi ritardi e ulteriori costi, riporta la BBC. Se il trend dei prezzi continuasse in tal senso il caffè della varietà cosiddetta “robusta”, i bevitori di caffè italiani ed europei vedrebbero prezzi al dettaglio più elevati per caffè in cialde e capsule. A tal fine, le imprese del caffè, non si sono ancore espresse e non si sono avventurate in nessuna previsione. Ancora una volta, la questione dell’aumento improvviso dei prezzi delle materie prime e delle derrate alimentari, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, comporta inevitabili conseguenze per i consumatori anche a causa delle speculazioni senza controllo che si verificano nei mercati globali sui quali, viene dimostrata l’assenza di qualsiasi regola che possa calmierare le fluttuazione. Non ci resta, dunque, che aspettare quello che accadrà sui prezzi al dettaglio della singola tazzina anche nel Nostro Paese, anche se confidiamo che le imprese italiane possano parare i colpi per una bevanda che non può mancare nei nostri bar e nelle nostre case.

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Covid-19, la variante Delta raddoppia il rischio di ricovero

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 settembre 2021

La variante Delta di Sars-CoV-2 raddoppia il rischio di ricovero per Covid-19 rispetto alla variante Alfa. A confermarlo è un nuovo studio britannico, il più ampio finora condotto, che ha analizzato più di 40mila casi confermati dal sequenziamento in Inghilterra tra il 29 marzo e il 23 maggio 2021. La probabilità di aver bisogno di visite di emergenza o di ricovero ospedaliero era anche 1,5 volte maggiore per le persone infette dalla Delta rispetto a quelle colpite da Alfa. I risultati del lavoro suggeriscono che le epidemie sostenute da questa variante, ormai prevalente in Europa, “possono portare a un onere maggiore sui servizi sanitari” rispetto a quelle provocate dal mutante Alfa ormai scalzato dalla sua posizione dominante, “in particolare nelle persone non vaccinate e in altre popolazioni vulnerabili”, è l’allarme lanciato dagli autori dello studio. I ricercatori mettono in guardia soprattutto dall’aumento del rischio di ospedalizzazione tra le persone non vaccinate o parzialmente vaccinate, poiché questi costituivano la maggior parte dei casi esaminati nello studio. La variante Delta è stata segnalata per la prima volta in India nel dicembre 2020 e i primi studi avevano subito rilevato che è fino al 50% più trasmissibile rispetto alla variante Alfa, identificata per la prima volta nel Kent, Regno Unito. Ora questo lavoro conferma un rischio di ricovero all’incirca doppio per i contagiati da Delta rispetto a chi si è infettato con l’Alfa. Anche il rischio di andare in ospedale per cure di emergenza o di essere ricoverati entro 14 giorni dall’infezione è una volta e mezzo maggiore rispetto alla variante Alfa (1,45 volte).Questo nuovo studio si basa sui casi “confermati da sequenziamento dell’intero genoma, che è il modo più accurato per determinare la variante virale”. Le sue conclusioni sono in linea con risultati precedenti, arrivati per esempio da uno studio preliminare condotto in Scozia che già aveva segnalato un raddoppio del rischio di ospedalizzazione e supportava il sospetto che la Delta fosse associata a una malattia più grave. “La maggior parte dei casi inclusi nell’analisi erano non vaccinati – precisa Gavi Dabrera, del National Infection Service, Public Health England (Phe), uno degli autori principali dello studio -. Sappiamo già che la vaccinazione offre un’eccellente protezione contro Delta e poiché questa variante rappresenta oltre il 98% dei casi di Covid nel Regno Unito, è fondamentale che coloro che non hanno ricevuto due dosi di vaccino lo facciano il prima possibile. È comunque importante in caso di sintomi rimanere a casa e fare un tampone il prima possibile”. Durante il periodo di studio, ci sono stati in totale 34.656 casi della variante Alfa (80%) e 8.682 casi della Delta (20%). Ma la proporzione di casi Delta è andata crescendo fino ad arrivare a pesare per circa i due terzi dei nuovi casi nella settimana a partire dal 17 maggio 2021 (65%, 3.973/6.090), e segnando il sorpasso sull’Alfa in Inghilterra. Circa un paziente su 50 è stato ricoverato in ospedale entro 14 giorni dal primo test positivo (2,2% dei casi Alfa, 2,3% dei Delta). E, tenendo conto di tutti i fattori noti per influenzare la suscettibilità a Covid grave, hanno calcolato un rischio più che raddoppiato di ricovero con la variante Delta (2,26 volte più alto). In questo studio solo l’1,8% dei casi (con entrambe le varianti) aveva ricevuto entrambe le dosi di vaccino; il 74% non era vaccinato e il 24% aveva solo una dose. Gli autori fanno notare che non è quindi possibile trarre conclusioni statisticamente significative su come il rischio di ospedalizzazione differisca tra le persone vaccinate che successivamente sviluppano infezioni Alfa e Delta. I risultati di questo studio ci parlano quindi principalmente del rischio di ricovero ospedaliero per coloro che sono non vaccinati o parzialmente vaccinati. “La nostra analisi evidenzia che, in assenza di vaccinazione, qualsiasi epidemia Delta imporrà un onere maggiore all’assistenza sanitaria rispetto a un’epidemia di Alfa”, conclude Anne Presanis, statistico senior dell’università di Cambridge e uno degli autori principali dello studio, che è stato condotto da ricercatori della Public Health England e dell’Università di Cambridge e finanziato da UK Research and Innovation, Medical Research Council, Department of Health and Social Care del governo britannico e National Institute for Health Research. (fonte: DoctorNews33)

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US$1Million Al-Sumait Prize nomination cycle closes for African development in the field of health

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 settembre 2021

The Al-Sumait Prize for African Development sponsored by the State of Kuwait, has concluded its nomination cycle of the 2021 Prize in the field of health.“This year the prize recognizes individuals and organisations that have a special focus on the mitigation of health crises such as Covid-19 and SARS. The current pandemic has shown us that health crises have a disproportionate impact on vulnerable populations, and so I’m hopeful that this years’ winner will be able to deliver new and innovative solutions to the increasingly complex problems facing the continent.” said Hassan Damluji – Board of Trustees representative for Bill Gates of the Bill & Melinda Gates Foundation.The Board of Trustees, chaired by His Excellency Sheikh Dr. Ahmad Nasser Al-Mohamad Al-Sabah, the Minister of Foreign Affairs in the State of Kuwait, is composed of prominent, world-renowned and influential experts with extensive experience and knowledge in African development. The Board recently welcomed a new member, Mr Abdoulie Janneh, who is the Executive Director of the MO Ibrahim Foundation. Previously, Mr. Janneh served as the former Under Secretary General and Executive Secretary of the United Nations Economic Commission for Africa. Previous winners of the Al-Sumait Prize in the field of Health are Professor Kevin Marsh from University of Oxford and African Academy of Sciences, Kenya. For his sustained efforts to control and eradicate malaria, Professor Salim S. Abdool Karim, Director of the Centre for the AIDS Program of Research at the University of KwaZulu-Natal and Professor Sheila K. West, Vice Chair for Research at Wilmer Eye Institute from Johns Hopkins University School of Medicine, and the Rakai Health Sciences Program.Al-Sumait Prize for African Development, which honors individuals and/or institutions who help advance economic and social development, human resources development and infrastructure in Africa, was established on the initiative of the late Amir, Sheikh Sabah Al-Ahmad Al-Jaber Al- Sabah. The Prize covers one of three categories each year: Health, Food Security, and Education, and is administered by the Kuwait Foundation for the Advancement of Sciences (KFAS). The Board is expected to confirm the winner of the 2021 Al-Sumait Prize in health by December of this year.

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CWT appoints Bill Courtney as CFO

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 settembre 2021

Minneapolis. CWT, the Business-to-Business-for-Employees (B2B4E) travel management platform, today announces the appointment of Bill Courtney as Executive Vice President and Chief Financial Officer (CFO). Based in North Carolina, Bill will report to Michelle McKinney Frymire, Chief Executive Officer (CEO) of CWT and serve as a member of the Executive Leadership Team. Acting CFO, Courtney Mattson, will return to her former role as Global Treasurer and Deputy CFO. Both appointments are effective 1 September 2021.“It is with tremendous delight that we welcome Bill to the CWT team as we look forward to our future growth and development, and the accelerating return to corporate travel globally,” said Michelle McKinney Frymire, CWT’s CEO. “In addition to Bill’s broad travel industry experience, he also brings exceptional commercial and leadership skills to the role, and I am very much looking forward to working with him again.”“I am excited to be joining such a prestigious globally recognized company at this exciting inflection point in both its own history and that of the business travel industry,” added Bill.Prior to his appointment, Bill held the position of CFO at Starkey Hearing Technologies. Before joining Starkey, he held senior global finance roles with Medtronic, Bank of America, Barclay’s Bank, Best Buy Co. Inc., and Delta Airlines. Bill is a graduate of Elon University and holds an MBA from Joseph M. Katz Graduate School of Business at the University of Pittsburgh.

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