Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 172

Archive for 27 febbraio 2024

In memoria dei finanzieri caduti in servizio

Posted by fidest press agency su martedì, 27 febbraio 2024

BRINDISI, ANNI 2000: erano gli anni del contrabbando, quello violento, dove i mezzi utilizzati per trasportare i carichi di “bionde” venivano corrazzati per poter avere la meglio sulle autovetture delle Forze dell’Ordine, erano i tempi in cui i contrabbandieri, senza esitare, speronavano i mezzi delle Fiamme Gialle pur di non perdere il carico, erano gli anni in cui quando una pattuglia usciva a volte non rientrava più. Poi tutto cambiò, tornò il sereno e la “PRIMAVERA”. Sono trascorsi 23 anni dal sacrificio del Vice Brigadiere Alberto De Falco e del Finanziere scelto Antonio Sottile, Baschi Verdi caduti in servizio la notte del 23 febbraio 2000. Quella notte i contrabbandieri pur riconoscendo il mezzo della Guardia di Finanza decisero che quell’auto andava eliminata. Non esitarono un attimo, dopo lo speronamento infatti quell’auto non esisteva più. Per il Vice Brigadiere De Falco ed il Finanziere Scelto Sottile quel tremendo impatto con il “blindato” dei contrabbandieri risultò fatale, miracolosamente gli altri due colleghi a bordo, il Vice Brigadiere Edoardo Rosica e l’Appuntato Sandro Marras, rimasero gravemente feriti ma riuscirono a sopravvivere. La risposta dello Stato fu pressoché immediata, venne avviata la nota “Operazione Primavera” con oltre 2.000 appartenenti alle FF.OO. e si crearono strumenti normativi che ancora oggi puniscono severamente chi occulta o custodisce mezzi di trasporto che con “alterazioni o modifiche” o “predisposizioni tecniche” rappresentano un “pericolo per l’incolumità fisica” delle forze dell’ordine. Il contrabbando venne pressoché debellato. “Il loro sacrificio ha cambiato una parte del Paese, ricordarli è doloroso, ma necessario! A loro ed a tutti i colleghi che coraggiosamente ogni giorno difendono la legalità e la sicurezza del Paese, lo Stato e le Istituzioni tutte non facciano mai mancare il necessario sostegno.”. Lo comunica in nota il Segretario Generale dell’Unione Sindacale Italiana Finanzieri (USIF) Vincenzo Piscozzo. (n.r. La Fidest si associa al dolore dei familiari delle vittime)

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Pasta, formaggio e pomodori: il piatto dei calzolai napoletani torna in auge su Tik Tok

Posted by fidest press agency su martedì, 27 febbraio 2024

Si chiama “scarpariello” ed è la sintesi della cultura napoletana in cucina. È un primo piatto di pasta, è il racconto di una tradizione. Perchè non tutti sanno che lo scarpariello nasce all’inizio del secolo scorso nei Quartieri Spagnoli di Napoli, una delle zone più popolari del capoluogo campano. In quel quartiere, un tempo, puntellato di aziende del settore del calzaturificio, lavoravano gli “scarpari” (calzolai, ndr) coi loro raffinati prodotti artigianali. Furono loro ad ideare, più per necessità che per passione da gourmet, la “pasta del calzolaio”. Ricetta veloce e a basso costo: gli ingredienti di base erano sughi avanzati dal giorno prima (spesso della domenica), pasta (o pane) e formaggio, che arrivava agli “scarpari” dai contadini che non avevano altro con cui pagarli. Un secolo dopo la nascita della “pasta del calzolaio” a Napoli non si è ancora affievolita la passione per quella ricetta, che è stata portata alla quintessenza con la scelta dei paccheri e del pomodoro. Si tratta di un sugo a base di pomodorini, arricchito in fase di mantecatura con formaggio grattugiato. Per questo la pasta allo scarpariello è una ricetta “di riciclo”, poiché è possibile recuperare i formaggi avanzati in frigorifero e uniti a qualche pomodoro, che diventa una crema morbida e saporita. Ebbene, la storica ricetta napoletana sta vivendo una nuova vita grazie a Ciro di Maio, chef napoletano con la passione della pizza che a Brescia ha aperto il suo “San Ciro”, dove propone le ricette della tradizione campana (oltre ad essere impegnato nel volontariato: insegna l’arte della pizza ai carcerati). Ciro ha realizzato un video raccontando i “suoi” Paccheri allo Scarpariello (ha scelto pecorino romano dop assieme a grana grattugiato, condimento con basilico, prezzemolo e peperoncino, olio e aglio) e li ha impiattati su una cialda di pane, poi chiusa come fosse una sorta di “pignatta”, la stessa che usavano i calzolai quando si portavano in azienda il lunedì la pasta con gli avanzi della domenica. Sarà stato il suo tono scanzonato, o forse la bellezza della ricetta, o l’acquolina in bocca che ha generato in chi lo guardava. È diventato virale e non cessa di esser visto. “Per me è un orgoglio promuovere la tradizione della cucina napoletana da Brescia, dove oggi lavoro”, spiega lo chef Di Maio. “I Paccheri allo Scarpariello sono l’emblema della cucina povera, che però ha dentro tutti i gusti migliori della campania. Quando ho proposto la ricetta, raccontata in stretto napoletano, sul profilo Tik Tok di San Ciro non immaginavo tanto successo. Siamo a 2,1 milioni di visualizzazioni e quasi duemila commenti. Raccontare ai giovani le nostre tradizioni è fondamentale e riuscirci su canali social presidiati dai ragazzini è davvero fonte di speranza per il mantenimento della tradizione culinaria napoletana. Anche perché la bellezza di questo piatto è che è figlio della cultura del riuso degli ingredienti poveri, che uniti insieme creano ricette che il mondo ci invidia”.

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Riscatto di laurea: sull’opzione light pesa l’inflazione

Posted by fidest press agency su martedì, 27 febbraio 2024

di Francesca Giani. In riferimento alla previdenza Inps, tra gli strumenti per aumentare il montante contributivo c’è anche il riscatto di laurea che resta operativo, accanto alla pace contributiva riattivata dalla Manovra. Di recente, l’attenzione si è accesa sulla convenienza di tale istituto e, in particolare, c’è chi si interroga sugli effetti che il trend dell’inflazione potrà avere. Ma chi può accedere al riscatto di laurea e a chi può convenire?

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The Economist: Un’edizione speciale sull’alimentazione sana

Posted by fidest press agency su martedì, 27 febbraio 2024

By Geoffrey Carr Redattore senior, scienza e tecnologia The Economist. “Seguo una dieta a base di pesce “, dice una vecchia battuta. “Vedo il cibo e lo mangio”. E questo è il problema. L’evoluzione ha dotato le persone (me compreso) dell’istinto di fare scorta, dal punto di vista nutrizionale, quando possibile, perché non sai mai quando arriverà il tuo prossimo pasto. Il capitalismo del libero mercato, nel frattempo, garantisce che arrivi sempre, in qualunque quantità desideri il tuo appetito. Tutti sanno in fondo che accumulare chili accorcia la vita . Ciò di cui potrebbero non rendersi conto è che il contrario – non solo mangiare “ragionevolmente”, ma digiunare quasi fino al punto di morire di fame – ha un effetto opposto. Estende la durata della vita degli animali (probabilmente inclusa quella umana) ben oltre il normale. Quella conoscenza ha provocato la propria risposta capitalistica per soddisfare gli aspiranti centenari , soprattutto perché alcuni farmaci e integratori sembrano cortocircuitare, biochimicamente, il bisogno di auto-digiunarsi. Resta da vedere se questo significa che puoi davvero avere la tua torta e mangiarla.

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The Economist: A special edition on healthy eating

Posted by fidest press agency su martedì, 27 febbraio 2024

By Geoffrey Carr Senior editor, science and technology The Economist. “I’m on a seafood diet,” goes an old joke. “I see food, and I eat it.” And that’s the problem. Evolution has equipped people (me included) with an instinct to stock up, nutritionwise, whenever possible—because you never know when your next meal will come along. Free-market capitalism, meanwhile, ensures it always does come along, in whatever quantity your appetite desires. Everyone knows deep down that piling on the kilos is life-shortening. What they may not realise is that the converse—not just eating “sensibly”, but fasting almost to the point of starvation—has an opposite effect. It extends animal lifespans (probably including human ones) way beyond the normal. That knowledge has provoked its own capitalistic response to satisfy would-be centenarians, especially as certain drugs and supplements seem to short-circuit, biochemically, the need for self-starvation. Whether this means you truly can have your cake and eat it remains to be seen.

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Vita e morte nel gulag di Putin

Posted by fidest press agency su martedì, 27 febbraio 2024

La sveglia nella cella numero nove della colonia carceraria IK-6 nella città siberiana di Omsk arriva alle 5 del mattino sotto forma dell’inno nazionale russo che risuona da un altoparlante. Vladimir Kara-Murza, giornalista e politico, sapeva non appena ha sentito l’accordo di apertura che aveva solo cinque minuti per alzarsi prima che le guardie carcerarie gli portassero via cuscino e materasso. Alle 5:20 il suo letto metallico, fissato al muro, veniva chiuso a chiave in modo che non potesse usarlo per il resto della giornata. La cella di Kara-Murza, dipinta di blu brillante, era lunga cinque metri e larga due. Al centro, un tavolo e una panca erano avvitati al pavimento. Gli unici oggetti che poteva tenere erano una tazza, uno spazzolino da denti, un asciugamano e un paio di pantofole. La luce non è mai stata spenta. Più tardi nella mattinata una tazza di tè e una ciotola di porridge colloso fatto con un cereale non identificabile venivano spinte attraverso un piccolo portello nella porta della cella. Ad un certo punto a Kara-Murza sarebbe stata concessa una “passeggiata” di 90 minuti – una passeggiata intorno a un cortile di cemento delle stesse dimensioni della sua cella con una griglia metallica al posto del tetto. Era obbligato a tenere le mani dietro la schiena. Spesso le temperature sotto lo zero rendevano impossibile proseguire per il tempo assegnato. L’altoparlante della sua cella risuonava tutto il giorno, a volte trasmetteva la stazione radio locale, a volte una monotona recitazione delle regole della colonia penale. Le telecamere a circuito chiuso sono state puntate su Kara-Murza 24 ore su 24. Anche così, le guardie lo portavano in una sala di ispezione ogni giorno alle 9:00 e alle 17:00. Ha dovuto spogliarsi nudo mentre passavano un metal detector sui suoi vestiti e sulla biancheria intima. Ogni volta che viene interpellato deve identificarsi nella formula ufficiale: “Kara-Murza, Vladimir Vladimirovich, nato il 7 settembre 1981, condannato ai sensi degli articoli 284.1 prima parte, 207.3 seconda parte, 275 del codice penale. 22 aprile 2022. Data di fine della sentenza, 21 aprile 2047. (Abstract by The Economist)

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Life and death in Putin’s gulag

Posted by fidest press agency su martedì, 27 febbraio 2024

The wake-up call in cell number nine of the IK-6 prison colony in the Siberian town of Omsk comes at 5am in the form of the Russian national anthem blasting from a loudspeaker. Vladimir Kara-Murza, a journalist and politician, knew as soon as he heard the opening chord that he had only five minutes to get up before prison guards would take away his pillow and mattress. By 5.20am his metal bed frame, attached to the wall, would be locked up so that he could not use it for the rest of the day. Kara-Murza’s cell, painted in bright blue, was five metres long and two metres wide. In the middle, a table and a bench were screwed to the floor. The only objects he was allowed to keep were a mug, a tooth brush, a towel and a pair of slippers. The light was never turned off. Later in the morning a mug of tea and a bowl of gluey porridge made from an unidentifiable grain would be pushed through a small hatch in the cell door. At some point Kara-Murza would be permitted a 90-minute “walk” – a stroll around a concrete courtyard the same size as his cell with a metal grille in place of a roof. He was obliged to keep his hands behind his back. Often the sub-zero temperatures made it impossible to keep going for the allotted time. The loudspeaker in his cell blared throughout the day, sometimes playing the local radio station, sometimes a monotonous recital of the penal-colony rules. CCTV cameras were trained on Kara-Murza around the clock. Even so, the guards would take him to an inspection room at 9am and 5pm each day. He had to strip naked while they ran a metal detector over his clothes and underwear. Every time he is addressed he has to identify himself in the official formula: “Kara-Murza, Vladimir Vladimirovich, date of birth September 7th 1981, convicted under criminal code articles 284.1 part one, 207.3 part two, 275. Start date of sentence, April 22nd 2022. End date of sentence, April 21st 2047.” (Abstract by The Economist)

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