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Posts Tagged ‘climatico’

L’Italia è stressata per andamento climatico ondivago

Posted by fidest press agency su giovedì, 14 marzo 2024

Contraddicendo la vulgata popolare, è proprio l’arrivo di interminabili mezze stagioni a caratterizzare la crisi climatica sull’Italia, contrastando l’estate torrida e cancellando il freddo inverno, così da mettere in crisi i produttori di abbigliamento pesante e costringere gli agricoltori a ripensare i cicli colturali. Il settimanale report dell’Osservatorio ANBI Risorse Idriche indica come l’andamento meteo degli anni recenti sull’Europa denoti una lunga stagione secca, da Giugno (addirittura da Maggio nel 2021-2022) a fine Ottobre, con temperature costantemente pari o superiori ai trenta gradi e piogge quasi totalmente assenti; i restanti mesi, invece, sono caratterizzati da moderata instabilità atmosferica, con sporadiche precipitazioni localmente anche violente e temperature decisamente miti, cui si accompagna una stagione umida, caratterizzata da temperature primaverili e dal transito di cicloni, che in alcuni casi assumono l’intensità di uragani mediterranei: in sintesi, una lunga stagione intermedia, ora più secca, ora più umida ed una lunga, caldissima estate.“E’ questa fotografia a testimoniare la necessità di adattare i territori alla nuova fase climatica, dotandoli delle necessarie infrastrutture per calmierare l’estremizzazione degli eventi atmosferici, dall’alluvione alla siccità. Servono investimenti nella programmazione idrica per garantire produzione e redditività all’agricoltura” ha ribadito Francesco Vincenzi, Presidente ANBI. Fonte ANBINFORMA n. 9

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Pac e cambiamento climatico

Posted by fidest press agency su domenica, 11 febbraio 2024

La Politica agricola comune (PAC) dell’Ue esiste dal 1962, quando è stata varata dai sei stati fondatori dell’Unione europea (Francia, Italia, Belgio, Germania, Paesi Bassi e Lussemburgo). Il suo scopo originario era quello di garantire la sicurezza alimentare nel periodo post-bellico, ma ora impiega il 33% del bilancio europeo.Il 2023 è stato un anno di importanti novità: per la prima volta, il piano quinquennale dell’agricoltura europea ha stabilito obiettivi basati sulla produttività, la lotta al cambiamento climatico e migliori salari per gli agricoltori. Senza dimenticare che il 40% dei fondi della nuova Pac è destinato a progetti rilevanti per la lotta ai cambiamenti climatici (openpolis). Ma le proteste degli agricoltori non riguardano solo la Pac, aprono anche una finestra sul futuro politico dell’Unione europea e sugli obiettivi della lotta al cambiamento climatico. Oltre alle retribuzioni basse, sono le politiche “green” a contrariare il mondo agricolo. Il piano della Commissione Farm to Fork prevede di riconvertire entro il 2030 almeno il 25% dei terreni coltivati ad agricoltura biologica (il Post).Dopo i disordini di giovedì 1 febbraio a Bruxelles, la Commissione europea ha proposto alcune rettifiche alle politiche verdi che influiscono sul mondo agricolo. La prima propone di sospendere per un anno la contestata misura della Pac che vincola gli agricoltori europei a lasciare incolto il 4% dei propri campi in modo da stimolare la biodiversità nei propri terreni (Il Post). La seconda esclude il riferimento alla riduzione del 30% delle emissioni di azoto e metano legate all’agricoltura, dal piano di contrasto alle emissioni agricole di gas serra, che dovrebbe ridurle del 90% entro il 2040. (Financial Times). La terza elimina dal Green Deal la possibilità di ridurre ulteriormente i pesticidi a uso agricolo. Il Green Deal europeo fissa l’obiettivo di ridurre del 50% l’uso complessivo di pesticidi e altre sostanze pericolose entro il 2030. La proposta era stata criticata sia dagli ambientalisti che sostenevano che sarebbe stata insufficiente per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, sia da parte di gruppi agricoli che insistevano sul fatto che sarebbe stato impraticabile e avrebbe portato gli agricoltori fuori dal mercato (Associated press). Le proteste degli agricoltori e le loro rivendicazioni finiranno nel vortice del discorso anti-ambientalista alle elezioni europee. Il problema comune delle destre è la transizione ecologica e il pericolo di questa convergenza è lo smantellamento delle politiche sull’ecologia, dall’Unione europea alle città virtuose. “C’è il rischio che il cambiamento climatico diventi quello che le migrazioni erano venti anni fa, un’area dove il populismo può fare leva sull’ansia pubblica e rappresentare gli oppositori politici come fuori contatto con le persone”, scrive Ferdinando Cotugno (Lucysullacultura). (Fonte: fondfeltrinelli)

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Strategia di Adattamento Climatico di Roma Capitale

Posted by fidest press agency su sabato, 27 gennaio 2024

Roma. Giustizia ambientale è giustizia sociale! Con la presentazione del Piano per la Strategia di Adattamento Climatico di Roma Capitale, questa Amministrazione si impegna concretamente ad attuare e coordinare tutte le strategie necessarie a contenere e a mitigare l’effetto degli eventi metereologici estremi dovuti principalmente al cambiamento climatico in atto. Solo così avremo una capitale sostenibile e inclusiva che mira a perseguire una vera giustizia ambientale che è il prerequisito indispensabile al raggiungimento di una necessaria giustizia sociale. Roma, è la prima città d’Italia a dotarsi di un simile strumento, aveva già dato recentemente un segnale tangibile con l’adesione al Trattato internazionale di Non-Proliferazione delle fonti fossili. Ora può marciare spedita verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 per il contrasto agli effetti dell’inquinamento da CO2 e PM10. Prevenire è meglio che curare ma, nella consapevolezza che il rischio zero non esiste, e che sono già in corso fenomeni metereologici dagli impatti devastanti, questo documento indica da un lato gli interventi di adattamento utili a prevenirne le conseguenze e dall’altro le strategie possibili per contenere le emissioni, da qui al 2050, nonché attenuare le sempre più pericolose ‘bolle di calore’ cittadine. Si tratta di due facce di una unica medaglia: la tutela dell’ambiente in cui viviamo e della salute, nostra e delle prossime generazioni. Progetti di riforestazione urbana, meno consumo di suolo, cura del ferro e incentivi al trasporto pubblico: questi alcuni dei progetti di sostenibilità ambientale che ci vedono attivamente impegnati. Sono sicuro che questo ulteriore strumento diventerà la bussola per continuare a orientare l’azione quotidiana di governo verso il contenimento delle emissioni climalteranti. Così, in una nota, il consigliere dell’Alleanza capitolina Verdi-Sinistra Ferdinando Bonessio

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Cambiamento climatico: Anbi protagonista all’expo di Doha

Posted by fidest press agency su mercoledì, 17 gennaio 2024

Secondo l’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), il cambiamento climatico è causa dell’80% dei disastri naturali e potrebbe costringere circa 143 milioni di persone a migrare entro il 2050; nel primo semestre del 2023, devastanti alluvioni si sono registrate in U.S.A. e Cina, accompagnate da siccità estreme e prolungate come in Canada, Spagna e Grecia. In Italia, nell’anno appena concluso, la violenza degli eventi meteo ha rapidamente trasformato condizioni di scarsità idrica e prolungata siccità in disastrose emergenze idrogeologiche (Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Campania…).La compagnia assicuratrice svizzera Swiss Re ha calcolato che i danni da calamità naturali crescono con una media annuale tra il 5% e il 7%: nel primo semestre 2023 tale costo è stato superiore del 46% rispetto alla media degli ultimi 10 anni, arrivando a toccare la cifra di 120 miliardi di dollari.L’European Severe Weather Database ha registrato, nel solo mese di luglio scorso, oltre 4.100 fenomeni atmosferici estremi nel Vecchio Continente (ondate di calore, prolungate siccità, improvvise intense precipitazioni, grandinate, tornado, alluvioni lampo).La siccità è concausa anche degli incendi boschivi: nel primo semestre del 2023 sono bruciati 2.100.000 ettari di foreste in Canada, mentre in Italia, secondo l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sono andati in fiamme ha. 59.000, di cui il 75% in Sicilia e il 18% in Calabria. Non solo; l’ONU ha affermato che ogni essere umano per sopravvivere deve disporre di almeno 50 litri d’acqua al giorno: una quantità, che è un miraggio in molte aree del mondo. L’evento “Le nuove frontiere della raccolta dell’acqua, dell’irrigazione e del riuso” è stata così occasione per presentare in un contesto internazionale le misure e le azioni che ANBI, contemperando le esigenze di tutti i portatori di interesse, sta perseguendo in Italia. “Accanto all’adeguamento della rete idraulica esistente serve – prosegue il Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e della Acque Irrigue – la realizzazione di nuove infrastrutture per aumentare la capacità di trattenere l’acqua sul territorio, aumentando le riserve idriche. Contestualmente va ottimizzato l’utilizzo irriguo, grazie all’innovazione tecnologica per un’agricoltura 4.0: da un lato, sistemi informatici e telematici, droni, sensori, satelliti, intelligenza artificiale; dall’altro, miglioramento genetico e nuove tecniche agronomiche di coltivazione sostenibile. Infine, va incentivata la circolarità di utilizzo della risorsa idrica anche in agricoltura. Rilanciamo – prosegue Vincenzi – la proposta ANBI-Coldiretti per la realizzazione di una rete diffusa di nuovi bacini idrici, sostenibili e multifunzionali per la raccolta delle acque piovane, di cui attualmente si trattiene solo l’11% dei circa 300 miliardi di metri cubi, che annualmente cadono sull’Italia. Il piano, da finanziare con un fondo pluriennale, dispone già di circa 390 progetti, di cui 123 in fase esecutiva e, quindi, immediatamente cantierabili. I bacini, da realizzare in sintonia ambientale con i territori, sono in grado di rispondere non solo alle esigenze irrigue, ma anche a quelle civili, industriali, energetiche, sociali e, alla bisogna, potabili. Bisogna, inoltre, ampliare ed efficientare i 3 milioni e mezzo di ettari attualmente attrezzati con impianti irrigui collettivi, nonché investire in soluzioni innovative quali digitalizzazione, monitoraggio, gestione automatizzata e telecontrollata delle reti idriche, avanzati servizi a sostegno del processo decisionale irriguo. La certificazione di sostenibilità idrica GocciaVerde e la piattaforma di consiglio irriguo Irriframe sono due esempi del nostro concreto impegno a servizio dell’economia del territorio. Infine, stiamo lavorando per soluzioni, che consentano, come richiesto anche dall’Unione Europea, un maggiore utilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura. Attualmente in Italia vengono dispersi circa 9 miliardi di metri cubi all’anno di acqua rigenerata da efficienti impianti di depurazione e che potrebbe essere impiegata a scopo irriguo. Per incentivare il riutilizzo delle acque in agricoltura, ribadiamo però la necessità di garanzie incontrovertibili e pubbliche a tutela della qualità e della salubrità delle produzioni agricole. Permangono difficoltà, infatti, per l’eliminazione dei metalli pesanti e degli inquinanti emergenti(microplastiche, elementi radioattivi, antibiotici, molecole xenobiotiche, ecc.).” La missione ANBI a Doha era composta anche da Adriano Battilani, Segretario Generale Irrigants d’Europe; Caterina Truglia, ViceDirettore ANBI; Raffaella Zucaro, Direttore Generale Consorzio C.E.R. – Canale Emiliano Romagnolo.

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Cambiamento climatico e banche italiane

Posted by fidest press agency su giovedì, 1 giugno 2023

Bain & Company ha realizzato un’analisi del rapporto fra cambiamento climatico e portafogli delle banche italiane. Lo scenario globale è caratterizzato da crescenti rischi climatici e da una maggior frequenza di disastri naturali: solo nel 2021, le perdite legate ad eventi naturali hanno pesato per circa 300 miliardi di dollari sull’economia globale; solo il 33% era assicurato. Da una nuova analisi dell’impatto dei rischi climatici sulle istituzioni finanziarie – condotta da Bain & Company e Jupiter Intelligence – entro il 2050, l’80% dei Paesi presi in considerazione dall’analisi (Stati Uniti, Germania, Italia, Indonesia, Australia, Brasile) sarà esposto ad elevati livelli di rischio fisico. In particolare, oltre il 40% del territorio italiano è già oggi esposto al rischio fisico, e si prevede che la superficie di rischio possa superare quota 60% entro il 2050. Diverse tipologie di pericolo sono state prese in considerazione dalla ricerca: inondazioni, precipitazioni, vento, calore, incendi, grandine, siccità e freddo, ma quelle più rilevanti per i portafogli italiani sono inondazioni, siccità ed incendi. Sulla base di un punteggio che sintetizza questi pericoli, l’impact assessment di Bain attribuisce un’intensità di rischio all’area geografica. Al 2050, il 60% degli asset immobiliari nei portafogli delle banche italiane potrebbe essere a rischio, con una concentrazione particolare in Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata, Calabria e Sicilia.“La mitigazione di questi rischi, combinata ad azioni di creazione di valore. potrebbe produrre un aumento di 15-20 punti percentuali del reddito operativo netto delle banche al 2030”, conclude Ghizlene Azira, Associate Partner di Bain & Company. (abstract by Bain & Company Rocco D’Acunto, Partner)

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Pronti per il 55%: il PE adotta leggi chiave per l’obiettivo climatico del 2030

Posted by fidest press agency su lunedì, 24 aprile 2023

Il Parlamento ha approvato in via definitiva cinque nuove leggi, frutto di accordi raggiunti con i paesi dell’UE alla fine del 2022, che fanno parte del pacchetto “Pronti per il 55% entro il 2030”, la strategia dell’UE per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, secondo quanto previsto dalla Legge europea sul clima.La riforma del sistema di scambio di quote di emissione (ETS) è stata approvata con 413 voti favorevoli, 167 contrari e 57 astensioni. Questa riforma aumenta le ambizioni climatiche dell’UE poiché prevede riduzioni in emissioni, nei settori coperti dall’ETS, pari al 62% rispetto ai livelli del 2005, entro il 2030. Prevede anche la graduale eliminazione delle quote gratuite per le imprese fra il 2026 e il 2034. Verrà creato un nuovo sistema ETS II per i carburanti per trasporto su strada e per gli edifici, per determinare il prezzo delle emissioni anche in questi settori dal 2027 (o dal 2028 se i prezzi dell’energia saranno eccezionalmente elevati). Il Parlamento ha inoltre adottato l’inclusione, per la prima volta, nel sistema ETS delle emissioni di gas serra prodotte dal settore marittimo (500 voti favorevoli, 131 e 11 astensioni), e la revisione del sistema di scambio di quote di emissioni per il trasporto aereo (463 voti favorevoli, 117 e 64 astensioni). Ciò consentirà di eliminare gradualmente le quote gratuite per il settore dell’aviazione entro il 2026, promuovendo così l’uso di combustibili sostenibili.Il nuovo meccanismo include ferro, acciaio, cemento, alluminio, fertilizzanti, elettricità, idrogeno ed emissioni indirette in determinate condizioni. La normativa imporrà alle aziende importatrici nell’UE di prodotti coperti dal sistema ETS di comunicare la quantità di emissioni contenute nelle merci alla frontiera, per poi acquistare certificati di carbonio corrispondenti al prezzo che avrebbero pagato per produrre i beni all’interno dell’UE.L’accordo con i governi UE sull’istituzione di un Fondo sociale per il clima dell’UE (SCF) nel 2026 per garantire una transizione climatica equa e socialmente inclusiva è stato adottato con 521 voti favorevoli, 75 e 43 astensioni. Ne beneficeranno le famiglie vulnerabili, le microimprese e gli utenti dei trasporti particolarmente colpiti dalla povertà energetica. Non appena sarà pienamente operativo, il Fondo sociale per il clima sarà finanziato dai ricavi della messa all’asta delle quote di ETS II fino a un importo di 65 miliardi di EUR, con un ulteriore 25% coperto da risorse nazionali (pari a un totale stimato di 86,7 miliardi di EUR).I testi dovranno ora essere approvati formalmente anche dal Consiglio. Saranno quindi pubblicati sulla Gazzetta ufficiale dell’UE ed entreranno in vigore 20 giorni dopo. Adottando questi testi legislativi, il Parlamento risponde alle aspettative dei cittadini affinché l’UE realizzi e acceleri la transizione verde.

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Schroders: Cosa ci dice la siccità del Po sugli impatti del cambiamento climatico

Posted by fidest press agency su mercoledì, 29 marzo 2023

A cura di Irene Lauro, Environmental Economist, Schroders. L’anno scorso il fiume più lungo d’Italia, il Po, ha sperimentato la peggiore siccità degli ultimi 70 anni. Questa crisi sta avendo un forte impatto sull’accumulo di energia del sistema idroelettrico. Oltre l’85% delle 4.000 centrali idroelettriche in Italia si trova nelle regioni settentrionali. L’idroelettrico è la più antica fonte di energia rinnovabile e rappresenta circa il 35% della produzione totale di energia verde, e generalmente soddisfa più del 15% della domanda energetica italiana. A inizio 2022, il livello di energia immagazzinata nei bacini italiani era inferiore del 22% rispetto alla media dello stesso periodo dei 7 anni precedenti. I livelli di stoccaggio si sono ulteriormente deteriorati durante l’estate e a giugno erano inferiori di oltre il 40% rispetto alla media storica. Quest’inverno, il valore dell’energia immagazzinata nei serbatoi italiani è già inferiore del 25% su base storica.Di conseguenza, la carenza d’acqua ha aggravato la crisi energetica, dato che la siccità ha colpito l’economia in un momento in cui le forniture di gas sono diminuite a causa della guerra tra Russia e Ucraina.Naturalmente, la siccità non è un problema solo dell’Europa. L’anno scorso, ad esempio, il Sichuan, una provincia cinese che ricava oltre l’80% dell’energia dall’idroelettrico, ha registrato la peggiore siccità degli ultimi 50 anni. A causa del basso livello d’acqua sono state applicate restrizioni alla fornitura di energia elettrica e alcune case automobilistiche di primaria importanza, come Toyota, hanno riferito di essere state costrette a interrompere la produzione per diversi giorni nelle loro fabbriche nella regione.Anche gli Stati occidentali degli USA sono stati colpiti dalla siccità. Il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) ha evidenziato lo scorso anno che, a causa di oltre dieci anni di siccità, i due più grandi bacini idroelettrici degli Stati Uniti hanno raggiunto i livelli più bassi di sempre. I laghi Mead e Powell forniscono acqua ed elettricità a decine di milioni di persone negli Stati di Nevada, Arizona, California, Wyoming, Colorado, Nuovo Messico e in Messico.L’impatto della siccità è solo un esempio di come il cambiamento climatico sia un problema economico. Per questo motivo, il team degli economisti di Schroders elabora annualmente previsioni di rendimento a 30 anni che tengono conto dell’impatto del cambiamento climatico e di ciò che le politiche governative volte a ridurre il riscaldamento globale comportano per i mercati. Le politiche climatiche saranno inoltre oggetto di esame alla COP28, il vertice delle Nazioni Unite sul clima che si terrà quest’anno negli Emirati Arabi Uniti, dove si svolgerà il primo Global Stocktake dell’Accordo di Parigi. Questo processo sarà il primo check-up ufficiale dell’Accordo e valuterà se ogni Paese sta compiendo progressi sufficienti verso gli obiettivi di Net Zero.Le Nazioni Unite hanno avvertito che tali impegni devono essere sostenuti da azioni credibili e che il carbon pricing è considerato una leva politica efficace per affrontare il cambiamento climatico.Sebbene i governi siano stati lenti ad agire, mentre le aziende hanno preso l’iniziativa, forse non sorprende che la risposta al cambiamento climatico stia accelerando. Non solo, ma a seguito della COP15, il vertice delle Nazioni Unite sulla biodiversità, lo scorso anno è stato finalizzato un nuovo quadro sul tema per affrontare e invertire il declino della biodiversità globale. Dobbiamo riconoscere che clima e biodiversità sono profondamente interconnessi. Le richieste di sforzi più ambiziosi per la mitigazione rimangono e possiamo aspettarci molti altri interventi governativi in futuro. (abstract by http://www.verinieassociati.com

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Cambiamento climatico

Posted by fidest press agency su giovedì, 1 dicembre 2022

L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), l’organismo delle Nazioni Unite fondato nel 1988 che realizza periodici rapporti sulla scienza del cambiamento climatico, ha redatto una sintesi in linguaggio divulgativo del rapporto del Working Group I pubblicato nell’agosto del 2021.Questo Summary for all riassume in modo accessibile a tutti i fondamenti scientifici del cambiamento climatico, spiegando le sue cause, i suoi impatti e le sue soluzioni. Commenta Sandro Fuzzi, dirigente di ricerca presso l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR e autore IPCC: Come osserva Giorgio Vacchiano, docente di Gestione e pianificazione forestale presso Università degli Studi di Milano, «i rapporti di IPCC non ci raccontano solamente la gravità della minaccia climatica, ma anche che conosciamo già tutte le soluzioni e abbiamo, in teoria, tutte le risorse per metterle in atto. Investire in mitigazione e adattamento diventa quindi una scelta politica, un’azione coraggiosa e indispensabile che dobbiamo chiedere a chi ci amministra. Ogni decimo di grado è importante: non abbiamo una data di scadenza per lottare contro la crisi climatica. Ma per farlo è necessario che tutti, a partire dalle giovani generazioni, abbiano ben presente in quali tipi di futuro la nostra azione – o inazione – collettiva ci porterà a breve».

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La lotta al cambiamento climatico è solo al quinto posto

Posted by fidest press agency su venerdì, 28 ottobre 2022

L’impatto della pandemia e della guerra in Ucraina e la conseguente crisi inflazionistica hanno inciso in maniera negativa sull’interesse delle persone verso le problematiche ambientali, sociali e di governance (ESG), sostituite da nuove priorità, come la lotta all’aumento del costo della vita, la garanzia di un’assistenza sanitaria di qualità e a prezzi accessibili e il rafforzamento dell’economia. È quanto emerge dalla seconda edizione dell’ESG Monitor, l’indagine di SEC Newgate – tra i primi 30 gruppi globali di consulenza per la comunicazione – che monitora il livello di consapevolezza delle persone sulle problematiche ambientali, sociali e di governance e come queste stiano influenzando i comportamenti d’acquisto e l’opinione nei confronti di governi e imprese. La survey, che ha coinvolto 12 Paesi e territori fra Europa, America, Asia e Pacifico per un totale di oltre 12.000 intervistati, affronta un tema che sarà oggetto di discussione durante COP27, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si terrà a Sharm el Sheikh a novembre. Proprio il confronto con i dati dello scorso anno mette in luce come gli eventi globali come la guerra in Ucraina e il protrarsi della pandemia e i loro effetti, come l’aumento dei prezzi dell’energia e il forte incremento del costo della vita, abbia distolto attenzione negli italiani verso le tematiche ESG: l’interesse scende infatti dal valore di 7,9[2] del 2021 al 7,3 di oggi.Si tratta comunque di un dato elevato, più alto rispetto a quanto espresso a livello globale (6,5). Inoltre, gli intervistati italiani attribuiscono la massima importanza all’impegno delle aziende sulle questioni riguardanti la sostenibilità (8,1) e affermano che le loro decisioni d’acquisto quotidiane sono comunque influenzate dalle azioni delle imprese (6,9) in ambito ESG.Se dunque le esigenze personali immediate, come il prezzo, la qualità e la convenienza, si rafforzano rispetto a valori e priorità più altruistici, restano ancora elevate le aspettative sulle azioni di cui imprese e governi devono farsi carico in merito alle questioni ambientali, sociali e di governance. Le aziende, perciò, dovranno stare molto attente a non scaricare sui consumatori costi non necessari e a privilegiare le iniziative volte a sostenere realmente le categorie più vulnerabili. Entrando nel merito dei temi ESG, quello che gli italiani reputano più importante per le aziende sono la tutela dell’ambiente (19%), la lotta ai cambiamenti climatici (15%) e i diritti dei lavoratori (15%). Le questioni ambientali sono considerate dal 62% degli intervistati uno dei principali problemi di cui le aziende dovrebbero occuparsi, a fronte del dato globale del 46%. Severo il giudizio degli italiani sulle azioni del governo in ambito ESG (5,0 punti su 10), sensibilmente più basso rispetto al 5,5 del 2021, mentre le organizzazioni no profit si confermano al primo posto per le azioni ESG con un voto medio di 5,9.Insufficienti anche le valutazioni delle imprese: le grandi aziende si posizionano in fondo alla classifica (5,4 punti su 10), seguite dalle PMI (5,7) e dal consumatore in generale (5,6). Quanto ai singoli settori, i più apprezzati per l’impegno ESG sono grande distribuzione organizzata, agricoltura e tecnologia e telecomunicazioni, mentre il settore delle bevande alcoliche, quello chimico e quello del trasporto aereo hanno ricevuto il punteggio più basso. Qui le valutazioni italiane, oltre ad aver registrato cali significativi, sono state generalmente inferiori rispetto alla media globale. Lo scenario globale: pandemia e guerra in Ucraina modificano le priorità in tutto il mondo. By http://www.secnewgate.com.

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Deloitte: il cambiamento climatico costerà fino a 178 trilioni di dollari

Posted by fidest press agency su martedì, 14 giugno 2022

Nel 2070 la perdita media annua del Pil si assesterebbe sul -7,6%, rispetto a uno scenario non affetto dal cambiamento climatico. Al contrario, accelerando rapidamente il processo di decarbonizzazione, l’economia globale potrebbe guadagnare 43 trilioni di dollari nei prossimi cinque decenni. È quanto emerge dal report Global Turning Point Report 2022 di Deloitte. Secondo il report, sono quattro gli elementi chiave su cui agire per favorire la decarbonizzazione a livello globale: la collaborazione tra settore pubblico e privato, per la costruzione di politiche efficaci volte a guidare il cambiamento; investimenti da parte delle imprese e dei governi, per promuovere cambiamenti strutturali nell’economia globale tali da privilegiare le industrie a basse emissioni e accelerare la transizione verde; l’impegno, in ogni area geografica, a gestire i rispettivi “turning points”, ossia il momento in cui i benefici della transizione verso la neutralità carbonica superano i corrispondenti costi, guidando così una crescita regionale positiva; sulla base del relativo turning point, i sistemi economici e sociali locali devono promuovere un futuro più sostenibile, ovvero un’economia decarbonizzata in grado di crescere a tassi maggiori rispetto a una equivalente economia carbon-intensive. I messaggi chiave del Global Turning Point Report di Deloitte sono allineati con le evidenze del VI Assessment Report – WG II dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), che sottolinea come un ritardo nell’azione di mitigazione delle emissioni climalteranti metta a rischio il futuro dell’uomo e del pianeta. Il costante aumento della temperatura media terrestre e il livello attuale e prospettico delle emissioni antropiche impongono così urgenti azioni di adattamento, le quali però, superata la soglia di 2°C, oltre a divenire assai più costose, perderebbero anche drasticamente efficacia. Il Mediterraneo poi è considerato un vero e proprio “hotspot” del cambiamento climatico: si è riscaldato e continuerà a riscaldarsi più della media mondiale.

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Fit for 55: uso terreni agricoli per rafforzare lotta al cambiamento climatico

Posted by fidest press agency su sabato, 11 giugno 2022

Il Parlamento ha adottato la sua posizione negoziale su una proposta di legge per migliorare i pozzi naturali di assorbimento del carbonio nel settore dell’Uso del suolo, dei cambiamenti di uso del suolo e forestale (Land use, land use change and forestry sector – LULUCF), con lo scopo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Il testo legislativo è stato approvato con 472 voti favorevoli, 124 contrari e 22 astensioni. Pozzi di carbonio per aumentare l’obiettivo UE di riduzione dei GHG al 57% nel 2030. I deputati sostengono la proposta della Commissione secondo cui l’obiettivo UE per l’assorbimento netto di gas a effetto serra nel settore LULUCF per il 2030 dovrebbe essere di almeno 310 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Tale aumento porterebbe di fatto l’impegno di riduzione dei gas a effetto serra UE al 57% entro il 2030.I deputati propongono infine di istituire un meccanismo relativo alle perturbazioni naturali per il periodo 2026-2030, a disposizione di quei Paesi UE che non sono stati in grado di raggiungere i loro obiettivi annuali a causa di perturbazioni naturali come gli incendi boschivi. Infine, ribadiscono la loro posizione secondo cui i pozzi di carbonio naturali sono fragili e volatili e quindi, contrariamente alla proposta della Commissione, non dovrebbero essere messi in comune con le emissioni del settore agricolo.

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Un futuro a prova di cambiamento climatico

Posted by fidest press agency su lunedì, 2 Maggio 2022

A cura di Pauline Grange, gestore investimento responsabile e Jess Williams, analista, investimento responsabile di Columbia Threadneedle Investments. La crisi climatica è ormai una realtà in molte parti del mondo. La quantità di eventi meteorologici estremi registrati nel 2021 è stata eccezionale in base a qualsiasi parametro. Le interruzioni lungo le catene produttive sono dovute anche alle condizioni meteorologiche: le inondazioni che hanno colpito Europa, Stati Uniti e Cina hanno colpito le attività logistiche e produttive. La temperatura media globale si sta rapidamente avvicinando a 1,5 °C. I governi si stanno rendendo conto della necessità di proteggere città e popolazioni dagli effetti del cambiamento climatico e di modernizzare le infrastrutture per isolare meglio le città dall’emergenza climatica, accelerando gli investimenti per scongiurare gli scenari peggiori.Poiché si prospetta un aumento delle alluvioni, dovremo rendere città e infrastrutture a prova di esondazione: un recente rapporto pubblicato dalla First Street Foundation rivela che quasi il 25% delle infrastrutture critiche degli Stati Uniti (utility, aeroporti, porti, ecc.) è a rischio di inondazione. D’altro canto, episodi di siccità sempre più gravi metteranno sotto pressione i nostri sistemi idrici e questo, abbinato alla crescita demografica, significa che la scarsità di acqua sarà un problema a cui dovranno far fronte sempre più paesi. Ciò richiederà massicci investimenti per aggiornare le reti idriche obsolete e promuovere il riciclo delle acque reflue. Riteniamo che questo straordinario sforzo di investimento in infrastrutture ed edifici possa creare un super ciclo pluriennale di investimenti di cui molti sottovalutano la portata. In questo momento è quindi fondamentale investire in aziende posizionate per beneficiare dei flussi di capitale green attesi sul mercato.

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Cambiamento climatico sulle produzioni agricole

Posted by fidest press agency su venerdì, 25 marzo 2022

Con più di 1400 eventi estremi il 2021 ha registrato in Italia un aumento del 65% di tempeste, bufere, grandinate e bombe d’acqua alternate a ondate di calore, che hanno provocato gravi danni da nord a sud, con pesanti ripercussioni economiche sulle produzioni agroalimentari. Si tratta di un trend consolidato, che non fa che peggiorare sensibilmente ogni anno, mettendo a rischio l’eccellenza del nostro made in Italy.Gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici vanno prevenuti e mitigati a partire dal campo e a questo serve l’agrometeorologia, la scienza che, utilizzando le tecnologie più sofisticate, studia le interazioni dei fattori meteorologici ed idrologici con l’ecosistema agricolo-forestale e con l’agricoltura intesa nel senso più ampio. Si valuta il rischio climatico di uno specifico territorio, in situ, appunto, per avere parametri climatici “sito specifici”, ossia su misura dell’azienda, grazie ai quali individuare le migliori scelte da fare: dalle pratiche agronomiche alla gestione dell’irrigazione, dalla previsione delle rese produttive alla più efficace difesa dai parassiti delle colture. Dati preziosi, quelli agrometeorologici, che consentono all’azienda di ridurre le conseguenze derivanti da gelate o grandinate o altri eventi climatici estremi. Ciò permette, quindi, miglioramenti produttivi attraverso l’individuazione delle più appropriate misure per l’adattamento dei sistemi agricoli a un determinato contesto agroambientale, soprattutto con una gestione più corretta e sostenibile dell’irrigazione, resa possibile dai modelli previsionali agrometeorologici.

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Cambiamento climatico

Posted by fidest press agency su martedì, 4 gennaio 2022

Chiediamo a tutti i governi un’azione urgente e decisa per combattere il cambiamento climatico. La crisi climatica colpisce prima di tutto gli esseri umani, soprattutto chi è stato costretto ad abbandonare le proprie case. Per oltre 80 milioni di rifugiati e sfollati in tutto il mondo, il cambiamento climatico rappresenta la più grande minaccia in un mondo già segnato da violenze e conflitti. 4 persone su 5 costrette a fuggire da conflitti e persecuzioni provengono dai paesi più colpiti da questa crisi e noi dobbiamo agire ora per proteggerli e sostenerli.Incendi, inondazioni, siccità, sono sempre più frequenti. Le conseguenze sono devastanti: insicurezza alimentare, migrazioni forzate, distruzione dei mezzi di sussistenza e nuovi conflitti.Siamo di fronte ad una vera e propria emergenza che richiede una risposta collettiva. I suoi effetti saranno catastrofici per tutti noi, ma ancor di più per rifugiati e sfollati che si trovano proprio nei paesi più coinvolti da questa emergenza. Secondo studi recenti, senza un drastico intervento per ridurre il rischio di disastri climatici, entro il 2050, 200 milioni di persone ogni anno avranno bisogno di assistenza umanitaria a causa degli effetti del cambiamento climatico.Negli ultimi 70 anni, l’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, è stata in prima linea nei conflitti per proteggere le persone costrette a fuggire dalle proprie case da conflitti e violenza. Oggi il cambiamento climatico è diventata la prima linea e noi siamo sul campo per proteggere bambini, donne e uomini da questa nuova crisi. Tutti i paesi devono ridurre la propria impronta ambientale e sfruttare la crisi del COVID-19 per avviare una transizione verso modelli di sviluppo sostenibili. Per questo, chiediamo ai governi di agire, ORA. Non possiamo più aspettare.

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Figc e Parlamento europeo insieme contro il cambiamento climatico

Posted by fidest press agency su martedì, 7 dicembre 2021

On line il video ‘Voglio un pianeta così’ che illustra le finalità del progetto LifeTACKLE La Federazione italiana Giuoco Calcio (FIGC) e l’Ufficio in Italia del Parlamento europeo uniscono gli sforzi per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di fare passi avanti concreti nel fermare il cambiamento climatico.Le due realtà, già da tempo, hanno messo in campo importanti iniziative a carattere ambientale e azioni concrete con il coinvolgimento di testimonial, ricercatori e attivisti di livello internazionale. Oggi la campagna del Parlamento europeo in Italia ‘Voglio un pianeta così’, che illustra il progetto ‘LifeTACKLE’ di cui la FIGC è partner, compie un ulteriore passo in avanti attraverso la diffusione di un video che ha come obiettivo quello di informare un pubblico sempre più vasto sulle finalità di questi due progetti.”L’Unione europea si è impegnata a ridurre le emissioni di CO2 del 55% entro il 2030 e di azzerarle entro il 2050″, ha spiegato Valeria Fiore, community manager dell’Ufficio in Italia del Parlamento europeo e coordinatrice della campagna ‘Voglio Un Pianeta Così’. “I pacchetti legislativi conosciuti come Green Deal e ‘Fit for 55’ sono fondamentali se vogliamo fermare un orologio che corre veloce, ma altrettanto fondamentali sono le piccole grandi storie di testimonial e attivisti che raccontiamo con la nostra iniziativa e che, ogni giorno, dimostrano come ci si può impegnare concretamente per dare un contributo a questa battaglia fondamentale per il futuro di tutti noi.”

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Sassoli: Necessarie misure immediate ed efficaci per mitigare il cambiamento climatico

Posted by fidest press agency su domenica, 5 dicembre 2021

Nel suo discorso, Sassoli ha fatto un bilancio dei risultati degli ultimi mesi e ha parlato delle sfide della prossima presidenza. “Nel corso di questo mandato, il Parlamento europeo aveva delineato due priorità fondamentali.” “La prima, politica, consisteva nel rafforzare il ruolo di scrutinio e la partecipazione dei parlamenti degli stati membri dell’Unione per il Mediterraneo nell’importante dibattito relativo al cambiamento climatico e al drammatico impatto che questo sta avendo nella nostra regione. Il cambiamento climatico, per lungo tempo sottostimato e trascurato, è diventato ora il centro del dibattitto politico come dimostrato dalla eccezionale partecipazione alla recente conferenza sul clima di Glasgow, il cui risultato, per quanto apprezzabile, è stato a mio avviso inferiore alle aspettative.” “L’Europa si è dotata di un’ambiziosa agenda verde, il cosiddetto Green Deal, che intende ridurre drasticamente le emissioni nocive e, dunque, il riscaldamento climatico e promuovere un’economia e uno stile di vita più sostenibile ed in linea con questi importanti obbiettivi.” “Questo sforzo non può che venire dall’Europa nella sua integralità inclusi i paesi più lontani dal Mediterraneo. L’Europa è nata come un progetto comune basato sulla solidarietà e la condivisione di valori e di principi fondamentali. E il cambiamento climatico è appunto una sfida fondamentale a cui tutti sono chiamati a contribuire.” “La portata della sfida di oggi è senza precedenti. La pandemia di COVID-19, ci sta dimostrando che in casi come questi le frontiere non contano più perché nessuno è al riparo da questi fenomeni e la collaborazione tra paesi del Mediterraneo non è un lusso, non è un’opzione che possiamo decidere di non seguire, ma è invece una necessità impellente per tutti. Non è più giustificabile che l’uno o l’altro dei paesi mediterranei, siano essi della sponda nord o della sponda sud, siano lasciati soli a gestire queste sfide epocali. Tutto ciò non solo è moralmente inaccettabile ma è anche pericoloso e a lungo termine estremamente costoso.” “La dichiarazione congiunta che ci apprestiamo ad adottare oggi deve rappresentare la base di un percorso condiviso. Il messaggio che auspico possa partire dalla nostra Assemblea parlamentare, rivolto alle principali istituzioni europee, internazionali, ed ai governi dei partner dell’Unione del Mediterraneo, deve essere chiaro ed univoco: si concretizzi l’adozione di misure immediate ed efficaci di mitigazione dei cambiamenti climatici, e si stanzino le risorse finanziarie adeguate a questa colossale sfida.” “Questo sforzo non può che venire dall’Europa nella sua integralità inclusi i paesi più lontani dal Mediterraneo. L’Europa è nata come un progetto comune basato sulla solidarietà e la condivisione di valori e di principi fondamentali. E il cambiamento climatico è appunto una sfida fondamentale a cui tutti sono chiamati a contribuire. È importante che il nuovo segretariato possa assicurare la continuità dei nostri lavori, permettere una gestione più opportuna dei fondi disponibili e una politica di comunicazione più moderna e efficiente. Grazie alla intensa cooperazione con gli altri membri dell’ufficio di presidenza abbiamo potuto, in tempi brevi, raggiungere risultati importanti ma molto resta ancora da fare per rilanciare il processo di cooperazione euro-mediterraneo e rafforzare la cooperazione tra i nostri parlamenti.”

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“Quella sul cambiamento climatico è la più grande sfida di sempre”

Posted by fidest press agency su lunedì, 1 novembre 2021

L’Italia può veramente guidare la transizione. Lo ha ricordato bene, anche oggi, l’economista Jeremy Rifkin. Transizione ecologica e digitale vanno di pari passo e rappresentano il presente e il futuro, non solo del nostro Paese. Oggi, più che mai, non possiamo che metterci tutto l’impegno per fare quelle scelte che rimarranno nella storia del mondo. C’è un doppio livello di interventi che si rendono necessari ed urgenti. Ma purtroppo sono ancora pochi a rendersi conto dell’effettiva portata di tutto questo. Il primo livello d’intervento è quello globale, di cui stanno discutendo proprio in queste ore al G20. Un piano d’azione comune non è più procrastinabile, e deve riuscire a dare anche risposte concrete a quei Paesi, ed a quelle economie emergenti, che oggi non hanno gli stessi strumenti nostri. In questa sfida, come ci sta dimostrando anche quella sul piano vaccinale, agire senza tenere in considerazione la dimensione internazionale vorrebbe dire vanificare ogni sforzo. Non possiamo certo obbligare nessuno, ma raggiungere un’intesa è estremamente importante. Il secondo livello è quello nazionale. Fondamentale per la ripartenza del nostro Paese e per il ruolo di guida che può, e deve, ritagliarsi. Abbiamo una responsabilità enorme, come rappresentanti delle Istituzioni e come cittadini. È il nostro Sistema Paese che, in una fase storica in cui abbiamo l’opportunità di fare ciò che è sempre stato considerato impossibile, si gioca veramente tutto, in termini di credibilità, di prospettiva, di fiducia. Abbiamo risorse, e strumenti, per cambiare definitivamente il volto del nostro Paese, rendendolo più moderno, sostenibile, digitale. Valorizzando ciò che abbiamo, rigenerando i nostri territori e le nostre Città. Se vinceremo questa sfida traineremo, con noi, l’Europa e il resto del mondo. Se non ci riusciremo perderemo un’occasione irripetibile”. Così il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli, sui social.

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Gli agricoltori sono sempre più minacciati dal cambiamento climatico

Posted by fidest press agency su domenica, 31 ottobre 2021

L’impatto dei cambiamenti climatici sta minacciando sempre più seriamente le condizioni di vita degli agricoltori in tutto il mondo: lo dice un nuovo studio commissionato da Fairtrade International e condotto da ricercatori della Libera Università di Amsterdam e dell’Università di Berna delle Scienze Applicate, diffuso a pochi giorni dall’inizio della Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico, anche nota come COP 26. Lo studio sottolinea che maggiori investimenti nell’adattamento climatico e in altre misure di resilienza saranno cruciali per impedire il crollo del reddito degli agricoltori.Un’ombra sul futuro delle commodities. Banane, caffè, cacao sono alcuni tra i beni più commercializzati a livello globale; la ricerca analizza come regioni diverse del pianeta saranno colpite in modo differente dagli schemi metereologici generati dal cambiamento climatico.I produttori di banane del Centro e Latino America, ad esempio, dovranno affrontare stagioni meno piovose e temperature più estreme, mentre quelli del Sud-est asiatico e dell’Oceania un aumento del rischio di cicloni. I produttori di caffè del Brasile, America Centrale e sud dell’India registreranno presto degli aumenti dei picchi delle temperature insieme a siccità, con conseguenze sulla produzione di caffè Fairtrade. In Repubblica Dominicana e Perù, come in altre regioni dell’Africa Occidentale, i coltivatori di cacao dovranno affrontare periodi di caldo e siccità, mentre in Ghana orientale e Costa d’Avorio subiranno piogge più intense.L’effetto dei cambiamenti climatici sulle produzioni agricole è abbastanza riconosciuto, e i rischi per il futuro di commodities di grande interesse commerciale come il caffè, sono abbastanza noti. Studi suggeriscono che entro il 2050 metà delle aree agricole attualmente utilizzate per la coltivazione del caffè potrebbero non poterle più ospitare. Ma solo raramente si considera un collegamento ovvio, cioè quello tra il cambiamento climatico e le condizioni di vita di migliaia di contadini e lavoratori del settore agricolo.Negli ultimi anni Fairtrade ha rafforzato i requisiti dei propri Standard, aumentando il focus sui temi ambientali e sul cambiamento climatico, ad esempio attraverso le Accademie per il Clima e progetti dedicati con gli agricoltori. La dimensione che sta acquisendo la crisi tuttavia richiede partnership sempre più larghe per sostenere le comunità agricole affinché possano affrontare Ie enormi sfide che hanno davanti.

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“Cambiamento climatico: rivalutare i rischi di incendi boschivi”

Posted by fidest press agency su sabato, 23 ottobre 2021

A cura di Natalia Luna, Analista senior investimenti tematici, Investimento responsabile e Kyle Bergacker, Analista senior investimenti tematici, Investimento responsabile di Columbia Threadneedle Investments. La stagione degli incendi boschivi del 2020 è stata tra le peggiori mai registrate negli Stati Uniti. In California, è stata raggiunta la cifra record di oltre un milione e mezzo di ettari bruciati, il doppio rispetto al precedente primato registrato nel 2018. Durante il blocco dovuto alla pandemia, il Nord America è stata l’unica regione al mondo in cui i livelli di inquinamento sono aumentati, e ciò è dovuto quasi esclusivamente al fumo creato da questi incendi.Benché gli incendi boschivi siano da sempre parte del ciclo ambientale degli Stati Uniti occidentali, le temperature più alte e la maggiore siccità per periodi più lunghi, con episodi di condizioni insolitamente umide, stanno incrementando la frequenza e la gravità degli incendi. La stagione degli incendi del 2021 è già sulla buona strada per superare la devastazione causata lo scorso anno, proprio mentre gli Stati Uniti occidentali e nord-occidentali sono alle prese con una siccità e un caldo da record. Da inizio anno più di 40.000 incendi in 13 stati hanno già consumato 1,9 milioni di ettari.Per certi versi, i rischi legati agli incendi sono chiari: morti, danni alle proprietà e distruzione degli habitat naturali della fauna selvatica. Tra i disagi per gli individui e gli impatti economici più ampi, vi è una miriade di altri costi che tipicamente non vengono conteggiati o presi in considerazione dagli investitori. Il calcolo accurato dei rischi economici posti dagli incendi boschivi richiederà sempre più una metodologia di valutazione della perdita potenziale di beni fisici che vada oltre la semplice estensione dei terreni e che tenga conto dell’impatto a lungo termine sulla sostenibilità, la salute e la società civile.La portata del rischio fisico posto dagli incendi boschivi per le aziende è vasta e potrebbe rivelarsi estremamente costosa. Un rapporto del 2018 del Center for Disaster Philanthropy ha rilevato che, salvo provvedimenti, 215 delle 500 maggiori aziende del mondo rischiano di perdere mille miliardi di dollari di qui a cinque anni a causa degli impatti degli eventi climatici, tra cui gli incendi. L’aumento della gravità e della frequenza degli eventi meteorologici estremi colpirà sempre più società, il che potrebbe modificarne il profilo di rischio, con importanti implicazioni sul piano finanziario.Le società a rischio non sono solo quelle più ovvie. Molti potrebbero pensare che la maggior parte dei costi ricada sulle aziende attive nei settori dei servizi di pubblica utilità o delle assicurazioni, ma non è necessariamente così. Dobbiamo esaminare ogni società per capire come nello specifico è esposta al rischio fisico di incendi e conoscere i suoi piani di mitigazione e adattamento. Gli attivi di alcune organizzazioni subiranno un danno diretto (ad esempio nel caso delle infrastrutture di rete), ma quasi tutte risentiranno di un qualche impatto indiretto: interruzioni alle catene produttive, cambiamenti a livello di disponibilità delle risorse, approvvigionamento, esigenze di trasporto e sicurezza dei dipendenti, solo per fare qualche esempio. ll nostro team di scienza dei dati può costruire modelli analitici per i fenomeni quali i rischi di incendio. Esistono fonti di dati che ci permettono di monitorare 5.000 aziende per capire il loro rischio di incendio. Le sedi fisiche sono caratterizzate da strutture e rischi unici, e gli sforzi di mitigazione possono fare la differenza. Alcuni edifici, per esempio, possono trovarsi in una zona in cui gli incendi si verificano ogni settimana, ma l’impatto per le strutture è basso o inesistente e pertanto presentano una bassa esposizione al rischio generale di incendi boschivi. Se invece l’edificio si trova in un luogo soggetto a incendi frequenti che hanno buone probabilità di bruciarlo, l’esposizione a tale rischio sarà considerata molto elevata. L’impatto degli incendi boschivi su comparti e settori che emerge dopo aver preso in considerazione questi livelli di esposizione è molto più esteso di quanto ci si possa aspettare. Gli incendi boschivi non sono un fenomeno esclusivamente statunitense. Anche in Australia e persino in Siberia si stanno registrando temperature record e incendi, mentre l’ondata di calore senza precedenti e gli incendi boschivi divampati in Grecia durante l’estate potrebbero essere un presagio di ciò che avverrà in Europa meridionale e centrale con il diffondersi degli effetti del cambiamento climatico.Un numero crescente di società sta prendendo atto delle minacce persistenti poste dagli incendi boschivi e ha iniziato a valutare e comunicare la propria esposizione al rischio e i propri piani di mitigazione. Decine di aziende dell’S&P 500 (attive nel settore immobiliare, ricettivo e degli alimenti e bevande) attualmente includono informative sul rischio di incendi nei loro 10-K Report. Il loro numero è in aumento rispetto ai pochi casi di un decennio fa, ed è probabile che continuerà a crescere man mano che più investitori richiedono una maggiore trasparenza in materia di fattori di rischio ESG. I rischi per le società e l’economia legati a incendi boschivi e ad altri impatti ambientali causati dal cambiamento climatico, quali inondazioni, temperature eccessive e tempeste violente, non diminuiranno, anzi, è molto probabile che peggioreranno. Gli investitori devono avvalersi delle giuste ricerche e strumenti analitici per determinare gli effetti dei loro investimenti e delle loro allocazioni. Il nostro team d’investimento responsabile valuta continuamente i rischi di fattori ambientali come gli incendi boschivi nelle aziende in cui investiamo ed incorpora queste analisi nel nostro processo d’investimento fondamentale. (abstract)

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Il cambiamento climatico incide sulla performance finanziaria delle banche

Posted by fidest press agency su sabato, 16 ottobre 2021

A cura di Paul Smillie, Analista del credito senior, Rosalie Pinkney, Analista del credito senior e Natalia Luna, Analista senior investimenti tematici di Columbia Threadneedle Investments. Nel suo storico discorso del 2015, Mark Carney, allora governatore della Bank of England, invocò lo spettro di un “momento Minsky”, un crollo dei prezzi degli attivi causato dalla crisi climatica. All’epoca le sue parole parvero distopiche e sembrarono evocare una prospettiva distante. Oggi, tuttavia, appaiono più preveggenti. Una folta schiera di banche centrali teme che il cambiamento climatico possa scatenare la prossima crisi finanziaria. Per questo motivo, le autorità di vigilanza in Europa e nel Regno Unito stanno già iniziando a esaminare la resilienza delle banche al cambiamento climatico, valutando sia le probabili tensioni derivanti dalla transizione verso un’economia a zero emissioni di carbonio nei prossimi decenni, sia l’impatto di condizioni meteorologiche estreme. Per il momento, tuttavia, l’ansia delle autorità monetarie non si riflette nei mercati azionari o obbligazionari, che sembrano relativamente poco influenzati dal rischio climatico. Eppure nei prossimi anni il cambiamento climatico potrebbe diventare un motore chiave della performance finanziaria e un fattore importante per gli investitori che valutano le banche. I rischi per gli utili non mancano neppure nel breve termine, mentre nel medio periodo è probabile che gli istituti con maggiori esposizioni legate al clima dovranno far fronte a requisiti patrimoniali più elevati, per non parlare dei rischi reputazionali. Ma non è solo una questione di rischio. Guardando avanti di qualche anno, potrebbero anche esserci opportunità per le banche che guidano il finanziamento della transizione verso un’economia a zero emissioni di carbonio. In effetti, si stima che gli investimenti e i finanziamenti verdi potrebbero raccogliere fino a 50 miliardi di dollari di ricavi nei prossimi 5-10 anni.Finora, tuttavia, vi sono poche indicazioni che le banche stiano riducendo i prestiti legati ai combustibili fossili, on l’importante eccezione del carbone. Gli investitori potrebbero però iniziare presto a distinguere tra leader e ritardatari, grazie ai migliori dati estratti dalle informative obbligatorie. Inoltre, l’engagement degli azionisti e l’attivismo delle ONG potrebbero ripercuotersi in tempi brevi sulle valutazioni delle azioni bancarie. Abbiamo condotto un esercizio di engagement con più di 50 banche a livello globale, ponendo domande sulla strategia climatica e sulla gestione del rischio climatico e facendo seguito con una serie di incontri. Abbiamo riscontrato così l’emergere di alcune chiare tendenze. A livello generale, alcune banche britanniche, olandesi e svizzere si distinguono in positivo. Le banche nordiche, francesi, spagnole e giapponesi sono leggermente indietro, mentre quelle irlandesi, tedesche, italiane e cinesi sono in ritardo. Abbiamo iniziato a tenere conto dell’esposizione delle banche ai rischi climatici nella nostra ricerca. Il cambiamento climatico non incide ancora sugli utili o sui requisiti patrimoniali delle banche, ma potrebbe farlo già tra due o cinque anni. Dato che nella nostra valutazione delle aziende adottiamo un orizzonte prospettico di due anni, incorporiamo questa dimensione nella nostra ricerca obbligazionaria e assegniamo i relativi rating alle banche. Queste valutazioni cominciano a influenzare la costruzione del portafoglio. A nostro avviso, non passerà molto tempo prima che gli investitori inizino a operare una distinzione tra leader e ritardatari. Ciò creerà un’opportunità per gli investitori attivi, premiando al contempo le banche che hanno agito tempestivamente per affrontare il cambiamento climatico con un costo competitivo del capitale. (abstract) http://www.columbiathreadneedle.it

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