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Posts Tagged ‘complicanze’

Long Covid e complicanze cardiache

Posted by fidest press agency su domenica, 10 settembre 2023

Nel nostro corpo circolano migliaia di cellule immunitarie in grado di riconoscere e potenzialmente attaccare i nostri organi e tessuti. Esiste però un “programma di tolleranza” che, se attivo, impedisce che avvenga l’aggressione ai danni del nostro corpo. Uno studio condotto dai ricercatori di Humanitas che ha coinvolto pazienti con postumi cardiaci da Covid ha dimostrato che l’incontro di alcune di queste cellule immunitarie con SARS-CoV-2 è in grado di spegnere accidentalmente il programma di tolleranza, scatenando le cellule contro il tessuto cardiaco. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Circulation e aprono la strada a una migliore comprensione del Long Covid: il meccanismo autoimmune identificato, che può persistere per mesi dopo la fine dell’infezione, potrebbe spiegare anche altri sintomi tipicamente associati a questa patologia. La ricerca nasce dal lavoro congiunto tra il gruppo di Marinos Kallikourdis, a capo del Laboratorio di Immunità Adattiva di Humanitas, e il gruppo di Gianluigi Condorelli, direttore del Dipartimento Cardiovascolare di Humanitas, con il supporto del team di Marco Francone, responsabile dell’Imaging Cardiovascolare di Humanitas, tutti e tre docenti presso Humanitas University.Lo studio è stato condotto su campioni di sangue di pazienti ricoverati per COVID-19 presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas, ed è stato possibile anche grazie al sostegno del Ministero dell’Università e della Ricerca e di Fondazione Umberto Veronesi ETS.In generale, il danno subito da organi e tessuti a seguito di un’infezione come COVID-19 può essere spiegato attraverso due fenomeni, che possono coesistere: l’aggressione diretta da parte del virus e il danno collaterale dovuto alla risposta immunitaria scatenata dal virus e poi rivolta – erroneamente – contro il tessuto. «Il secondo fenomeno è in grado di spiegare il danneggiamento di tessuti che SARS-CoV-2 non ha attaccato direttamente – continua il prof. Condorelli -. Oltre a spiegare perché questo danno persista anche dopo l’infezione, cioè quando il virus non è più presente, come accade nel Long Covid».Lo studio apparso su Circulation è frutto dell’impegno scientifico di Humanitas nella comprensione del Long Covid, un impegno che coinvolge in modo trasversale tutta la ricerca dell’istituto – preclinica, clinica e traslazionale – ed è possibile anche grazie al sostegno di Fondazione Humanitas per la Ricerca e di altri enti. Tra i recenti risultati sul Long Covid, anche la ricerca pubblicata sulla rivista Clinical Infectious Diseasese e coordinata da Maria Rescigno e Alberto Mantovani, in cui si dimostra l’efficacia della vaccinazione anti-Covid-19 nel ridurre la durata dell’infezione e nel prevenire l’insorgenza del Long Covid, a ulteriore conferma di un precedente articolo firmato dallo stesso gruppo su JAMA nel 2022.

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Il diabete e le complicanze da non sottovalutare

Posted by fidest press agency su lunedì, 19 dicembre 2022

Ogni 7 minuti, secondo le stime, un paziente diabetico ha un attacco cardiaco; ogni 30 minuti, un ictus; ogni 90 minuti, subisce un’amputazione a causa del diabete. Quattro persone diabetiche su 10 hanno un’insufficienza renale che può portare alla dialisi. Il diabete, malattia cronica che interessa circa 4 milioni e mezzo di persone solo in Italia – ma si stima che siano 1 milione e mezzo i pazienti non diagnosticati e almeno altri 4 milioni ad alto rischio di sviluppare la malattia – è una vera e propria malattia ‘sociale’, come spesso viene definita dall’opinione pubblica e dai media, con costi altissimi, diretti e indiretti, per tutto il sistema-Paese, anche a causa dell’impatto rilevante delle sue complicanze, in particolare quelle cardiovascolari e renali, sulla salute e sulla qualità di vita del paziente. L’informazione e la comunicazione per le persone che convivono con il diabete e i loro caregiver sono fondamentali, in questo senso, per conoscere queste complicanze e cercare di prevenirne l’insorgenza con una corretta gestione del diabete. Su questa patologia c’è molto materiale a disposizione, anche sui media, rispetto alle altre patologie, ma proliferano falsi miti, luoghi comuni e fake news, legati soprattutto a false cure, alimentazione, diete ‘miracolose’, che possono portare fuori strada i pazienti che cercano notizie, in particolare online, sul diabete. A Roma i clinici, rappresentanti delle associazioni pazienti e delle istituzioni hanno incontrato i giornalisti nel corso di formazione professionale continua “Il diabete tra luoghi comuni e falsi miti. Il ruolo chiave di informazione e comunicazione per migliorare la convivenza con la patologia e la gestione delle complicanze”, realizzato con il supporto di Boehringer Ingelheim e Eli Lilly e promosso dal Master SGP della Sapienza Università di Roma con l’obiettivo di fornire ai professionisti dell’informazione le conoscenze, gli strumenti e gli elementi per informare e comunicare correttamente sul tema del diabete e delle sue complicanze.

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Covid-19, il punto sulle complicanze cardiovascolari in età pediatrica

Posted by fidest press agency su giovedì, 5 Maggio 2022

Un documento di consenso pubblicato su Circulation e firmato dagli esperti dell’American Heart Association fa il punto sulle complicanze cardiovascolari nei bambini e giovani adulti dopo un’infezione da SARS-CoV-2. «A due anni dall’inizio della pandemia e con una grande quantità di studi svolti sui bambini con COVID-19, è arrivato il momento di riassumere ciò che sappiamo» afferma Pei-Ni Jone del Children’s Hospital di Aurora in Colorado, presidente del gruppo di esperti che ha sottoscritto il documento, spiegando che le complicanze cardiovascolari in età pediatrica includono la tachicardia atriale e ventricolare, nonché il blocco atrioventricolare di primo grado. «Sebbene le aritmie generalmente si risolvano senza bisogno di trattamento, in certi casi è stato necessario somministrare antiaritmici, e in un adolescente con cardiomiopatia ipertrofica è stato descritto un decesso dovuto a una tachicardia ventricolare ricorrente» scrivono gli autori, precisando che negli Stati Uniti al 24 febbraio 2022 i bambini di età inferiore ai 18 anni rappresentavano il 17,6% dei casi totali di COVID-19 e circa lo 0,1% dei decessi dovuti al virus, mentre i tassi di infezione e morte nei giovani adulti tra 18 e 29 anni erano rispettivamente del 21,3 e dello 0,8%. Ma oltre alle aritmie, l’infezione da SARS-CoV-2 può causare miocarditi, pericarditi oppure la sindrome infiammatoria multisistemica (MIS-C), una patologia nuova identificata in corso di pandemia. In caso di coinvolgimento del miocardio sono stati osservati aumenti della troponina, anomalie elettrocardiografiche comprese alterazioni del segmento ST e aumento ritardato del gadolinio alla risonanza magnetica cardiaca. Sebbene la morte sia rara, nei bambini con gravi miocarditi si sono verificati rari decessi sia improvvisi sia dopo terapia medica. «E come per gli adulti, i soggetti con malattie polmonari croniche obesità o patologie immunodepressive hanno maggiori probabilità di ricovero in ospedale o in terapia intensiva, oltre a un’aumentata mortalità per COVID-19» riprende Pei-Ni. E conclude: «Sebbene i bambini con comorbilità siano a maggior rischio di infezione sintomatica da SARS-CoV-2 rispetto ai sani, le complicazioni cardiovascolari, le malattie gravi e la morte sono rare». (fonte Doctor33)

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Gestione delle complicanze della chirurgia dell’obesità

Posted by fidest press agency su giovedì, 21 novembre 2019

Roma. Parte il corso di perfezionamento per la gestione delle complicanze della chirurgia dell’obesità organizzato da Acoi (Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani) in collaborazione con Medtronic. Dopo l’avvio annunciato da Acoi e Medtronic dei corsi di chirurgia dell’Ernia e Colorettale, oggi partono i corsi di Perfezionamento M.O.S.T. Leakage Management in Bariatric Surgery rivolti a tutti coloro che desiderano perfezionare la loro tecnica chirurgica nell’affrontare una complicanza legata alla chirurgia dell’obesità.
“Medtronic non solo è la società che più di ogni altra nel MedTech investe in innovazione tecnologica, – dice Riccardo Polzoni, Business Unit Director Surgical Innovations Medtronic Italia – ma ha da tempo come focus quello di andare oltre il prodotto e diffondere percorsi di cura di eccellenza per il paziente, che consentano maggiore outcome clinico e minore impatto sul Sistema. Per garantire quindi maggiore efficacia e sicurezza per il paziente a prescindere da dove esso si trovi, abbiamo deciso di affiancare una delle principali Società Scientifiche in Italia, come ACOI, nell’organizzazione di un percorso formativo innovativo, proprio sulla gestione delle complicanze”.
“Gli interventi di chirurgia bariatrica sono raddoppiati negli ultimi dieci anni, comportando un fisiologico aumento dell’insorgenza delle complicanze. Organizzare una rete per la gestione del paziente obeso – conclude il Prof. Marco Anselmino, Direttore UOC Chirurgia Bariatrica e Metabolica, Azienda Ospealiera Universitaria Pisana – è necessario al fine di garantire maggior sicurezza e miglior outcome clinico, soprattutto nell’insorgenza delle complicanze e in quei centri che non sono specializzati nella chirurgia bariatrica. La formazione dei medici di pronto soccorso e di chirurgia generale si rende necessaria per aumentare la tempestività nella diagnosi e nella cura e garantire maggiore sicurezza per i pazienti. Una migliore gestione della complicanza consente infatti maggiore outcome clinico e minore impatto sul Sistema”. Il corso è riservato a 24 discenti suddivisi in 12 coppie formate da 1 chirurgo e 1 endoscopista ed è strutturato in quattro fasi. Una formazione teorica, una sessione virtuale per analizzare i singoli casi dal punto di vista chirurgico ed endoscopico, una live session e proctorship e una giornata di confronto tra docenti.

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Arriva l’influenza: cautele

Posted by fidest press agency su lunedì, 11 dicembre 2017

influenzaMilano. Preceduto da notizie preoccupanti provenienti dall’Australia, dove c’è stato un alto incremento della diffusione della malattia e dei casi gravi rispetto agli anni precedenti, con oltre 50 morti, il male di stagione è alle porte e non è il caso di prenderlo “sotto gamba”. Secondo le previsioni, quest’anno saranno circa 5 milioni gli italiani colpiti dall’influenza, con un maggiore interessamento delle fasce che comprendono bambini ed anziani.L’influenza non va sottovalutata poiché è la terza causa di morte fra le malattie infettive, dopo la Tubercolosi e l’Aids. Il 90 per cento dei decessi si registra fra gli anziani, questi spesso preceduti da complicanze che ne determinano l’ospedalizzazione. “Se è vero che l’influenza non deve destare preoccupazione nella popolazione sana, essa può portare conseguenze gravi nei soggetti più a rischio” – dichiara il Prof. Fabrizio Pregliasco, Virologo, Ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario IRCCS Galeazzi di Milano. “In tal senso, il vaccino costituisce, senza dubbio, un salvavita per le categorie più fragili: i bambini piccoli, gli over 65 e coloro che sono affetti da patologie croniche sia di natura respiratoria che cardiaca”.
Anche se il picco influenzale è atteso dopo l’Epifania, migliaia di italiani sono già bloccati a letto in queste ore; la causa però non è solamente l’influenza vera e propria, infatti si stanno ancora registrando infezioni ad opera di virus “cugini”: “Attualmente, oltre i primi casi di influenza conclamata, stiamo assistendo, principalmente, alla circolazione di forme parainfluenzali legate agli sbalzi termici, causate da uno dei 262 virus diversi che hanno sintomi meno pesanti dell’influenza stagionale, ma che sono ugualmente debilitanti” – precisa il Prof. Pregliasco.
Le regole per non “farsi influenzare”Per il picco dell’influenza “vera” bisognerà ancora aspettare un almeno mese, ma come distinguerla dagli altri “mali di stagione”? “La “vera” influenza – continua il Prof. Pregliasco – si riconosce perché causa la presenza contemporanea di tre fattori: febbre elevata (più di 38 gradi) ad esordio brusco, sintomi sistemici come dolori muscolari/articolari e sintomi respiratori come tosse, naso che cola, congestione/secrezione nasale o mal di gola. Questi sintomi perdurano per diversi giorni e, nei soggetti più deboli, possono insorgere gravi complicanze, purtroppo a volte dall’esito addirittura fatale. Per tutte le altre patologie circolanti nei mesi invernali, si parla di infezioni respiratorie acute o sindromi parainfluenzali, ugualmente fastidiose, certo, ma non pericolose come può essere l’influenza per alcune categorie o fasce d’età”.
Oltre alla vaccinazione ci sono alcune misure efficaci nel prevenire infezioni di questo tipo: lavarsi frequentemente le mani, coprire la bocca e il naso quando si starnutisce e tossisce e rimanere a casa nei primi giorni di malattia respiratoria febbrile per non contagiare le persone con cui si viene in contatto.
L’influenza è altamente “età-dipendente”: se è vero che il paziente anziano è maggiormente vulnerabile al virus di tipo A, il virus B ha un impatto relativamente maggiore nei bambini e negli adolescenti. Una strategia vaccinale ottimale dovrebbe tener conto di questi aspetti epidemiologici.“Gli anziani, anche se in buona salute, hanno una ridotta capacità di risposta agli stimoli antigenici ed è quindi importante scegliere per loro un vaccino in grado di potenziare la risposta immunitaria” – continua il Prof. Pregliasco. “Nei vaccini adiuvati, oltre all’antigene, cioè quella sostanza che è propria dei batteri o dei virus verso la quale dobbiamo innescare la difesa, contiene anche altre sostanze adiuvanti, che aiutano il sistema immunitario a reagire in maniera più efficace alla presenza del virus”. Tutto ciò è stato ampiamente confermato dalla ricerca scientifica, infatti il vaccino adiuvato viene utilizzato in circa 30 paesi del mondo, inclusi gli Stati Uniti d’America. Recentemente, anche il Joint Committee on Vaccination and Immunisation (JCVI) Inglese ha espresso parere positivo per l’utilizzo del vaccino trivalente adiuvato negli over 65 in Gran Bretagna a partire dalla stagione influenzale 2018-19.

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Nuove linee guida italiane per prevenzione di complicanze della gravidanza

Posted by fidest press agency su giovedì, 7 settembre 2017

linee guidaUn documento stilato dai rappresentanti del Ministero della Salute, del CNPN (Comitato Nazionale Percorso Nascita), dell’Istituto Superiore di Sanità e delle Società Scientifiche di settore presso AGENAS propone le linee di indirizzo clinico-organizzative per la prevenzione delle complicanze legate alla gravidanza destinate a chi si trova davanti a una gravidanza o a un parto a rischio. Lo scopo della stesura non è quello di essere semplicemente una linea guida, ma quello di ridurre la probabilità di errori decisionali di tipo prevalentemente organizzativo attraverso l’analisi di cinque patologie tra le più frequenti e importanti durante la gravidanza: emorragia postpartum, sepsi, ipertensione, influenza e obesità. «Azzerare il verificarsi di eventi avversi laddove prevenibili e prevedibili, individuando tempestivamente situazioni di allarme di condizioni a maggior rischio di complicanze per la mamma e il bambino, garantendo così il trasferimento nel setting assistenziale più appropriato nell’ambito del percorso gravidanza e parto: sono le direttrici delle linee di indirizzo, elaborate da AGENAS su mandato del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin in seguito ai gravi eventi avvenuti tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016» dichiara Francesco Bevere, Direttore Generale dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che poi prosegue: «Uno strumento facilmente consultabile dai professionisti sanitari, fortemente voluto dal mondo clinico, il cui apporto è stato determinante nell’individuare e rafforzare eventuali aspetti della sicurezza dell’organizzazione e delle cure ritenuti più vulnerabili e per tracciare percorsi condivisibili, omogenei e replicabili in tutte le aziende sanitarie». Il documento è costruito sulla base di singoli quesiti che si concentrano sugli scenari di sicurezza per pazienti e operatori visti come più vulnerabili, a cui vengono fornite risposte attraverso raccomandazioni. Le linee operative comprendono otto quesiti relativi all’emorragia postpartum con 34 raccomandazioni, due quesiti relativi alla sepsi con quattro raccomandazioni, nove quesiti sull’ipertensione con 24 raccomandazioni, tre quesiti relativi all’influenza con 15 raccomandazioni e 14 quesiti relativi all’obesità con 26 raccomandazioni. (fonte: doctor33) (foto: linee guida)

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Gravidanza a rischio, le nuove linee guida per la prevenzione delle complicanze

Posted by fidest press agency su martedì, 8 agosto 2017

GravidanzaIn presenza di una gravidanza o di un parto a rischio, ecco cosa fare, quando, dove e come comunicarlo. Sono le indicazioni illustrate nelle Linee di indirizzo clinico-organizzative per la prevenzione delle complicanze legate alla gravidanza, elaborato dal Tavolo tecnico istituito presso AGENAS e composto da rappresentanti del Ministero della Salute, del CNPN (Comitato Nazionale Percorso Nascita), dell’Istituto Superiore di Sanità e delle Società Scientifiche di settore.
La finalità del documento che analizza cinque patologie tra le più frequenti e importanti durante la gravidanza (Emorragia Post Partum, Sepsi, Ipertensione, Influenza e Obesità) è quello di ridurre la probabilità di errori decisionali di tipo prevalentemente organizzativo, realizzando uno strumento di supporto decisionale a disposizione dei professionisti per migliorare i contesti organizzativi e clinico-assistenziali del percorso nascita. Come identificare le donne a rischio di Emorragia Post partum durante il travaglio e il parto? E’ questo il primo dei quesiti che spiega come un precedente taglio cesareo possa rappresentare un fattore di rischio, in tal caso si raccomanda la necessità di un’ecografia per valutare la sede di impianto del sacco gestazionale come previsto dalla linea guida SIEOG, 2015 da effettuarsi in occasione dell’ecografia ostetrica del primo trimestre in Ambulatorio, Consultori familiari, Pronto soccorso. Attraverso un referto scritto in cui siano accuratamente descritti la localizzazione dell’impianto del sacco gestazionale, i rilievi sospetti o patologici, che devono costituire un motivo di approfondimento diagnostico (dei quali è opportuno allegare la documentazione fotografica) ed eventuali indicazioni per controlli successivi o esami di approfondimento. E ancora, informando la donna di quanto rilevato e riportato nel referto scritto, nonché in caso di diagnosi di scar pregnancy offrire un counseling alla donna per informarla dei rischi legati alla prosecuzione della gravidanza. Il documento è costruito sulla base di singoli Quesiti, a cui vengono fornite risposte attraverso Raccomandazioni, focalizzati sugli aspetti ritenuti più vulnerabili riguardo la sicurezza dei pazienti e degli stessi operatori sanitari. Il contenuto delle Linee di Indirizzo è rappresentato da Tabelle di sintesi agevolmente fruibili nella pratica clinica e organizzativa che analizzano le possibili criticità nelle fasi della gravidanza, del parto e post partum e in alcuni casi anche preconcezionale. Ad ogni Quesito corrispondono risposte sotto forma di Raccomandazioni che fanno esclusivo riferimento a Linee Guida nazionali e internazionali emanate da istituzioni pubbliche e comunque ad evidenze scientifiche fortemente consolidate.
Nel dettaglio, il documento comprende 8 Quesiti relativi all’Emorragia Post Partum con 34 Raccomandazioni correlate, 2 Quesiti relativi alla Sepsi con 4 Raccomandazioni, 9 Quesiti per l’Ipertensione con 24 Raccomandazioni, 3 Quesiti relativi all’Influenza con 15 Raccomandazioni e 14 Quesiti relativi all’Obesità con 26 Raccomandazioni.«Azzerare il verificarsi di eventi avversi, laddove prevenibili e prevedibili, individuando tempestivamente situazioni di alert di condizioni a maggior rischio di complicanze per la mamma e il bambino, garantendo così il trasferimento nel setting assistenziale più appropriato nell’ambito del percorso gravidanza e parto: sono le direttrici delle linee di indirizzo, elaborate da Agenas su mandato del Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in seguito ai gravi eventi, avvenuti tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016» dichiara Francesco Bevere, Direttore Generale dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. «Uno strumento facilmente consultabile dai professionisti sanitari, fortemente voluto dal mondo clinico, il cui apporto è stato determinante nell’individuare e rafforzare eventuali aspetti della sicurezza dell’organizzazione e delle cure ritenuti più vulnerabili e per tracciare percorsi condivisibili, omogenei e replicabili in tutte le aziende sanitarie» prosegue Bevere. (fonte: Doctor33)

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Ogni 2 minuti una donna muore a causa di complicazioni legate alla gravidanza e al parto

Posted by fidest press agency su mercoledì, 4 gennaio 2017

Maternità.In occasione del Natale 2016, l’Illustrissima Casa Lordi-Jantus de Sobremonte (www.icl-jds.org) ha deciso di dare un contributo per ridurre l’incidenza della mortalità e della morbilità infantile e materna con una donazione a beneficio della Birthing Kit Foundation, l’organizzazione impegnata a fornire un ambiente pulito e sicuro per il parto delle donne nei Paesi in via di sviluppo.Per ragioni di povertà, ignoranza, isolamento o scelta culturale, molte di queste donne hanno poca o nessuna assistenza durante il parto. Fornendo gratuitamente loro un kit per un parto pulito, la Birthing Kit Foundation aiuta queste madri ad avere le risorse necessarie per evitare o ridurre le infezioni.Oltre a dare un contributo concreto a favore della Birthing Kit Foundation, l’Illustrissima Casa Lordi-Jantus de Sobremonte si propone ora di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle complicazioni legate alla gravidanza e al parto nei Paesi in via di sviluppo. A causa di infezioni facilmente prevenibili ogni anno muoiono 385 mila donne. Sostenendo il lavoro della Birthing Kit Foundation tutti possono dare un contributo per garantire a ogni donna il diritto ad evere un parto pulito e sicuro.

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Viaggio nel pianeta di una malattia “misconosciuta”

Posted by fidest press agency su sabato, 26 novembre 2016

porta nuova milanoMilano Lunedì 12 dicembre 2016 10:30 – 12:00 Spazio Open Viale Monte Nero, 6 Centralità del paziente, sostenibilità economica e appropriatezza delle cure sono i punti cardine che hanno guidato questo progetto, ideato e curato da Claudio Barnini, giornalista AGIR, e supportato da Chiesi Farmaceutici. L’idea nasce dalla volontà di coinvolgere tutti gli “attori” che ruotano attorno alla Broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), una grave patologia diffusa ma ancora sotto diagnosticata, i cui sintomi sono a tutt’oggi sottostimati o persino poco o per nulla conosciuti.Le voci di pazienti, medici, ricercatori, scienziati, giornalisti, industria, associazioni, istituzioni sono state ascoltate e raccolte per definire un quadro d’insieme funzionale a contrastare la BPCO e le sue complicanze, e per migliorare la qualità della vita dei pazienti e dei loro familiari. Parteciperanno:
– Claudio Barnini, giornalista AGIR (curatore del libro e moderatore)
– Francesco Blasi, Professore ordinario Malattie Respiratorie, Università di Milano
– Claudio Cricelli, Presidente SIMG – Società Italiana di Medicina Generale e Cure Primarie
– Salvatore D’Antonio, Presidente Associazione Italiana Pazienti BPCO
– Marco Zibellini, Direttore Medico di Chiesi Farmaceutici

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Trattamento della malattia renale e complicanze cardiovascolari

Posted by fidest press agency su mercoledì, 9 marzo 2016

reniLa ricerca ha dimostrato che la proteina Rho chinasi è direttamente coinvolta nella induzione delle complicanze cardiovascolari della malattia renale, in particolare l’ipertrofia cardiaca e i ricercatori padovani hanno dimostrato che nei pazienti con insufficienza renale cronica e nei pazienti in dialisi la fosforilazione della fosfatasi MYPT-1, un importante marker dell’attivazione della proteina Rho kinasi che svolge un ruolo chiave nel danno cardiovascolare e renale, non solo è aumentata in questi pazienti ma è anche correlata alla presenza di ipertrofia ventricolare sinistra, importante complicanza della malattia renale cronica. Il ruolo della Rho chinasi è stato sancito da studi “ex vivo” con i quali è stato dimostrato che un inibitore della Rho chinasi riduce la fosforilazione della MYPT-1 e quindi l’attività della Rho chinasi, contribuendo così in modo determinante ad aprire la strada per l’individuazione di nuovi farmaci che attraverso l’inibizione della proteina Rho chinasi potranno incidere sulla riduzione della progressione della malattia renale e delle sue complicanze cardiovascolari. I risultati di questo studio sono pubblicati dall’importante rivista scientifica LIFE SCIENCES nel numero di Marzo 2016 (Life Sciences 2016; 148: 80–85) e sono stati anche l’argomento della Tesi di Laurea della Dott.ssa Elena Naso.
Il Prof. Lorenzo Calò, internista ed ipertensiologo della Nefrologia dell’Azienda Ospedaliera/Università di Padova, diretta dal Dott. Agostino Naso, ha presentato assieme al gruppo di ricerca della Nefrologia i risultati di questo nuovo studio sul trattamento della malattia renale e delle sue complicanze cardiovascolari.Lo studio amplia le basi razionali, a livello meccanicistico, di quella che è stata una vera e propria rivoluzione copernicana che ha profondamente interessato la nefrologia a cominciare dal 1970 con le fondamentali dimostrazioni a livello cellulare dei processi che sono alla base della progressione della malattia renale in cui un ruolo cruciale è svolto dall’attivazione del sistema renina-angiotensina. L’attivazione del sistema della Rho chinasi è mediato dall’attivazione del sistema renina-angiotensina come dimostrato da altri studi sempre dello stesso Prof Calò e del suo gruppo di ricerca. Gli importanti risultati dei ricercatori padovani si aggiungono alla notevole produttività scientifica nel campo delle malattie renali in generale e dell’ipertensione arteriosa.
Gli innumerevoli studi ai quali si è arrivati ad oggi, hanno permesso di delineare nell’uomo nuovi meccanismi biochimici identificando nuove proteine che possono svolgere un importante ruolo nella conoscenza della fisiopatologia dell’ipertensione arteriosa e della malattia renale, nell’efficacia del loro trattamento e di quello delle complicanze renali e cardiovascolari dell’ipertensione.

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Pediatria: malanni di primavera

Posted by fidest press agency su domenica, 6 Maggio 2012

Primavera

Primavera (Photo credit: Wikipedia)

Non sempre è facile capire quando alcuni sintomi sono indice di un’emergenza medica e quando, invece, sono solo una normale reazione del fisico ad un virus o ad un semplice colpo di freddo. Molto spesso i genitori si allarmano me è compito del pediatra comprendere quando si tratta veramente di una patologia acuta, che richiede un intervento immediato e quando invece si è di fronte ad una normale febbre stagionale. Sarà poi il pediatra a valutare la situazione e a spiegare come riconoscere i casi di emergenza.
La febbre è un aumento della temperatura corporea al di sopra dei valori medi normali (37°C se esterna o 37,5° se interna) e varia, anche se di pochi decimi di grado, da persona a persona e durante l’arco della giornata. La temperatura può aumentare in condizioni particolari – sforzi fisici, assunzioni di pasti o bevande calde o quando l’ambiente è eccessivamente riscaldato – e per questo va misurata quando il bambino è a riposo da qualche ora, in un ambiente non troppo riscaldato, ma non quando il piccolo si è appena svegliato ed è ancora coperto; questo, infatti, potrebbe portare ad un aumento della temperatura che non corrisponde ad una reale febbre.Una volta esclusi i fattori esterni, la temperatura più elevata del normale, ossia la febbre, è indicativa di una condizione di malattia e quasi sempre è l’espressione di una reazione protettiva dell’organismo che cerca di rispondere alla presenza di agenti infettivi. In alcuni casi l’innalzamento eccessivo e persistente della temperatura va riconosciuto come un’emergenza da affrontare e risolvere quanto prima:
· Nei neonati e nei lattanti con età inferiore ai 3 mesi di vita, per i quali è consigliabile un immediato ricovero per l’elevato rischio di patologia batterica grave
· In presenza di sintomi concomitanti quali rigidità nucale o alterazioni dello stato di coscienza, difficoltà respiratoria, difficoltà a bere e/o ad alimentarsi, significativa perdita di peso.
Inoltre, in presenza di temperature anche modeste per una durata superiore ai 7 giorni è consigliabile il ricorso al pediatra per un approfondimento diagnostico.
“I pediatri – sottolinea la Professoressa Esposito – sono le figure a cui fare riferimento poiché hanno il compito di riconoscere le cause del malessere dei bambini e individuare le terapie necessarie. La Loro formazione è estremamente importante e corsi di perfezionamento, come quello in Emergenza ed Urgenza, organizzato presso la Pediatria 1ª Clinica della Fondazione IRCCS Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico, consentono agli specialisti di affinare sempre di più le loro competenze.”
Per trattare la febbre uno tra i primi accorgimenti da prendere è quello di far stare il piccolo in una stanza adeguatamente riscaldata (20-22° circa) senza coprirlo troppo, così da consentire al corpo di disperdere il calore in eccesso. Un’adeguata idratazione per via orale con bevande zuccherate e addizionate di sali minerali consentirà di integrare la perdita di liquidi, dovuta all’aumento della temperatura corporea, e faciliterà la discesa della stessa, riducendo anche la comparsa di crisi acetonemiche.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fornito alcune linea guida in caso di temperatura uguale o superiore a 39° associata a un quadro di malessere generale: è utile la somministrazione dell’antipiretico, mentre ne è sconsigliato l’uso in caso di temperatura inferiore; infatti la febbre ha effetti benefici e fa parte dei fisiologici meccanismi di difesa dell’organismo agli agenti infettivi.
La SITIP ha steso le linee guida italiane, che sono entrate a fare parte del Piano Nazionale Linee Guida dell’istituto Superiore di Sanità e che sono disponibili al link http://www.snlg-iss.it/cms/files/LG_SIP_febbre_aggiornamento_2011.pdf. Nelle linee guida italiane si entra nel dettaglio di come misurare la febbre e di quando trattarla.
Gli unici antipiretici raccomandati in età pediatrica sono paracetamolo ed ibuprofene, da somministrare sotto prescrizione medica per un corretto dosaggio in base al peso del bambino. In passato, in associazione all’antipiretico, venivano consigliati alcuni accorgimenti per facilitare la discesa della temperatura, tra i metodi più diffusi: la spugnatura con liquidi tiepidi, il bagno, l’esposizione a correnti d’aria fresca, il raffreddamento delle coperte, l’uso di clisteri freddi, l’applicazione di borse del ghiaccio e la frizione della cute con alcool. In realtà, gli studi effettuati non hanno dimostrato una reale efficacia di tali metodi, riportando, alcune volte, i gravi effetti della brusca riduzione della temperatura: aumento della febbre, brivido scuotente prolungato ed ipoglicemia profonda.
La temperatura corporea può essere misurata in varie sedi e con diversi strumenti. Fino al 2010 i termometri utilizzati per misurare la febbre nelle tre sedi tradizionali (ascella, retto e bocca) erano di vetro e contenevano mercurio che, essendo tossico e difficile da smaltire, ne ha determinato il ritiro dal commercio. Attualmente vengono utilizzati termometri con una lega di gallio, indio e stagno e quelli elettronici.
A lungo la misurazione rettale è stata considerata la migliore; oggi, invece,per evitare complicanze ed inesattezze si raccomanda la misurazione per via ascellare, tramite termometro elettronico, nei neonati, nei lattanti e nei bambini. Sconsigliata è anche la misurazione per via orale che, oltre ad essere difficilmente impiegabile in caso di scarsa collaborazione del piccolo, richiede una permanenza dello strumento in sede di almeno 4 minuti ed è ampiamente influenzata da variabili confondenti, quali infezioni della bocca, assunzioni di cibi caldi/freddi, temperatura dell’aria inspirata e frequenza respiratoria.(Livia Gelosi – Paola perrotta)

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Danilo Speranza al Pertini in gravi condizioni

Posted by fidest press agency su lunedì, 11 luglio 2011

Roma. Danilo Speranza, è stato ricoverato all’ospedale Sandro Pertini. “Dopo diversi giorni di inascoltati appelli, lo sciopero della sete ha drammaticamente aggravato le sue già precarie condizioni fisiche.
Rinchiuso in una cella di 22 mq con altre cinque persone, la temperatura in aumento costante, il fisico provato da più di un mese di digiuno e da un preoccupante quadro clinico di diabete e ipertensione (per il quale rifiutava ogni tipo di terapia farmacologica dal 1° aprile 2010) la sua resistenza si è spezzata. Nel caso di Danilo Speranza, malato di diabete e ipertensione, la probabilità di un aggravarsi improvviso delle condizioni fisiche dovuto alla disidratazione aumentava drasticamente. Perché quindi si è voluto attendere l’insorgere di pericolose complicanze prima di ricoverarlo? Nei giorni scorsi anche il Garante dei detenuti del Lazio, Angiolo Marroni, con un comunicato stampa ha sottolineato la grave condizione in cui si trovava Speranza, ma anche la sua denuncia non ha trovato ascolto. Il Garante dei detenuti, dopo aver dimostrato estremo interesse per il caso umano, ha dichiarato: «quest’uomo ha il diritto inalienabile di vedere la sua condizione carceraria e giudiziaria valutata dai magistrati senza ulteriori ritardi». (http://www.scienzaperlamore.it/allegati/garante_9-7-2011.pdf). Forse la vita di un carcerato (per di più in attesa di giudizio) vale meno di quella di un uomo “libero”? Non vorremmo che il nome di Danilo Speranza si aggiungesse alla lunga lista dei detenuti vittime di questo sistema carcerario.
Ora Speranza è costretto in un letto di ospedale a lottare tra la vita e la morte, in custodia cautelare nonostante le numerose evidenze scientifiche che lo scagionano. Danilo Speranza è un presunto innocente e non un colpevole condannato nei tre gradi di giudizio, è per questo che lotta.
La sua protesta “Fame per la fame e sete per la sete di giustizia” vuole porre l’attenzione su due punti: il primo è il blocco del progetto umanitario “Bits of Future: food for all” (legato alla tecnologia Hyst da lui promossa) per combattere la scarsità alimentare in Africa; il secondo è per il miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri, sottolineando l’ingiustizia della detenzione preventiva. Forse Danilo Speranza era diventato un personaggio scomodo? Forse il potenziale apporto rivoluzionario della tecnologia HYST in vari settori era diventato un problema per qualcuno? Si era sicuramente addentrato in un campo minato! Quanto è accaduto ci ricorda che energia/alimentazione/farmacopea sono temi che, ancora oggi, è meglio non toccare!” E’ quanto informa l’Ufficio Stampa Associazione Scienza Per l’Amore.

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Pratiche anti-cellulite

Posted by fidest press agency su domenica, 8 Maggio 2011

Il 12 aprile 2011 il Ministero della Salute Pubblica Francese, su indicazione dell’alta Autorità di Salute, ha decretato il divieto di utilizzo di alcune metodiche di medicina estetica per il trattamento dell’adiposità localizzata. La Società Francese di Medicina Estetica, facente parte del gruppo di interlocutori ascoltati dalla commissione, ha fatto notare che la bibliografia mondiale portata a supporto della decisione, sebbene descrivesse alcuni rari casi di complicanze talvolta anche gravi in conseguenza di questi trattamenti, ne contava una percentuale decisamente minima in rapporto a quella relativa ad altre metodiche normalmente utilizzate in medicina e chirurgia estetica anche per altre indicazioni. La decisione finale non ha tenuto conto di questa obiezione e con un Decreto ad effetto immediato del Ministero del Lavoro, dell’Impiego e della Sanità sono stati vietati trattamenti del tessuto adiposo che prevedano l’utilizzo di:
• Iniezioni di soluzioni ipoosmolari
• Iniezioni di sostanze lipolitiche (fosfatidilcolina e deossicolato di sodio)
• Iniezioni che prevedano l’utilizzo di cocktail di farmaci per mesoterapia
• Carbossiterapia
• Laser transcutaneo senza aspirazione (laser lipolisi)
per il grave pericolo che rappresentano per la salute umana, e di:
• Tecniche di lipolisi che utilizzino agenti fisici esterni (ultrasuoni focalizzati, laser, infrarossi, radiofrequenza)
Questa decisione ha lasciato molto perplessi anche noi medici di medicina estetica italiani – sottolinea il segretario generale della SIME Emanuele Bartoletti, poiché si tratta in alcuni casi di metodiche già da molto tempo sperimentate con pubblicazioni su numeri importanti (carbossiterapia, laser lipolisi, radiofrequenza, ultrasuoni) e che hanno dimostrato di avere un ottimo margine di sicurezza. Diverso è il discorso relativo alle soluzioni ipoosmolari, fosfatidilcolina e deossicolato di sodio e cocktail di farmaci per mesoterapia: queste metodiche, infatti, non sono validate dalla Società Italiana di Medicina Estetica, non fanno parte degli insegnamenti della Scuola Internazionale di Medicina Estetica gestita scientificamente dalla nostra Società e non vengono utilizzate nel Servizio Ambulatoriale di Medicina Estetica dell’Ospedale Fatebenefratelli dell’Isola Tiberina di Roma. Inoltre, la Società Italiana dl Mesoterapia ormai da anni non approva più l’utilizzo di farmaci miscelati e non riconosce attualmente trattamenti mesoterapici validi per l’adiposltà localizzata.
La posizione della Società Italiana di Medicina Estetica riguardo questa situazione e quella di difesa delle metodologie scientificamente avallate, per la realizzazione delle quali vengono utilizzate apparecchiature di qualità (meglio se FDA approved), impiegate nella maniera corretta da operatori medici con comprovata esperienza in medicina estetica o con compiuto percorso formativo quadriennale, oltre che di disponibilità a fornire notizie riguardanti la casistica in Italia e le riferite complicanze.

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Diabete: 1 milione di euro l’ora

Posted by fidest press agency su venerdì, 15 aprile 2011

2.600 euro è il costo annuo sostenuto dal Sistema sanitario italiano per ogni cittadino con diabete, più del doppio rispetto a chi non soffre di questa malattia. A contribuirvi non è tanto la quota per il farmaco antidiabete, che incide solo per il 7% sui 9,22 miliardi di euro spesi annualmente (1,05 milioni l’ora), quanto il peso del ricovero ospedaliero e delle cure ambulatoriali (68%) e quello dei trattamenti che si rendono necessari a causa delle complicanze del diabete (25%): malattie cardiovascolari, neuropatia, retinopatia, insufficienza renale e via dicendo. Questi, e molti altri dati, sono contenuti nel Rapporto “Diabete fatti e cifre in Italia”.
Il diabete rappresenta quello che l’ONU ha definito un grave problema di sanità pubblica per il pianeta. Si stima, infatti, che il numero di persone colpite dalla malattia nel mondo crescerà dai 171 milioni del 2000 ai 366 milioni nel 2030. Anche nel nostro Paese, negli ultimi anni, si è assistito a una vera e propria esplosione del fenomeno: alla fine del secolo scorso il diabete interessava meno di 4 italiani su 100, oggi siamo a 5 su 100. Rispetto a 10 anni fa ci sono in Italia quasi un milione di persone in più con diabete diagnosticato. Il 21 dicembre 2006 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha riconosciuto, per la prima volta, una malattia non comunicabile, il diabete appunto, come una seria minaccia alla salute dell’Uomo, al pari di HIV/AIDS, tubercolosi e malaria. Il 13 maggio 2010, la stessa ONU ha votato all’unanimità la Risoluzione che prevede di tenere, nel settembre di quest’anno, un Summit, dove gli stati membri affronteranno il ruolo delle istituzioni nella prevenzione e nel controllo delle malattie non comunicabili, malattie di cui fa parte il diabete. Il Summit vuole essere un’opportunità per coinvolgere governi, agenzie internazionali, enti non governativi, società civile, mondo scientifico. Per rispondere a questo stimolo, le organizzazioni scientifiche che rappresentano a livello internazionale le quattro principali malattie non comunicabili oggetto dell’attenzione di ONU e Organizzazione Mondiale della Sanità – International Diabetes Federation per il diabete, World Heart Federation per le malattie cardiovascolari, Union for International Cancer Control per i tumori, International Union against Tubercolosis and Lung Disease per le malattie respiratorie croniche – riunite nella NCD Alliance (Non Communicable Disease Alliance) sollecitano la creazione di un Piano Globale per condividere soluzioni e azioni che possano limitare le conseguenze delle malattie non comunicabili. “Il Ministero della salute – ha ricordato Renato Lauro, Chair dell’Italian Barometer Diabetes Observatory e Rettore dell’Università di Roma Tor Vergata – ha predisposto un comitato permanente che ha l’obiettivo di preparare un Piano nazionale diabete e nel Piano sanitario nazionale 2011-2013 pone la malattia tra le sue priorità.”
Anche l’impresa privata partecipa a questo sforzo comune, come testimonia il progetto Changing Diabetes Barometer. “E’ nato e si è sviluppato in questi quattro anni per imprimere una spinta concreta al miglioramento della cura del diabete e attivare un confronto costruttivo finalizzato a ridurre il peso economico, sociale e clinico di questa malattia. Un impegno che la nostra azienda ha intrapreso e sta portando avanti con sempre maggiore interesse e soddisfazione appoggiando ad esempio progetti come l’Italian Barometer Diabetes Observatoryche si candidano ad essere il modello intersettoriale del ‘mondo diabete’”, ha affermato Lorenzo Mastromonaco, Vice Presidente per l’Europa di Novo Nordisk.

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Diabete: conoscere per imparare a gestirlo

Posted by fidest press agency su venerdì, 25 giugno 2010

Arriva anche in Italia un corso pratico rivolto ai malati per migliorare l’auto-gestione del diabete. Si svolgerà ai primi di luglio sull’esempio del Mastering your diabetes del Diabetes reasearch institute (Dri) di Miami. Lezioni ed esercitazioni, per imparare a gestire la malattia nella sua quotidianità, si terranno in contemporanea a Milano all’ospedale Niguarda, e a Palermo presso l’Ismett (Istituto mediterraneo per i trapianti e terapie ad alta specializzazione), grazie a due istituzioni non profit, la Fondazione italiana diabete e l’associazione Insieme per il diabete, collegate al Dri Network. Il corso, pratico e interattivo, è basato sull’analisi dei profili glicemici e sul metodo della conta dei carboidrati che ha l’obiettivo di ridurre il rischio di complicanze legate a questa malattia cronica, potenzialmente debilitante e, spesso, fatale. (fonte farmacista33)

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Stop alle trasfusioni in sala operatoria

Posted by fidest press agency su domenica, 30 Maggio 2010

Meno emorragie, meno trasfusioni, meno rischi di trasmissione virale, minori complicanze per i pazienti, ripresa post-intervento più rapida: tutto questo grazie a una colla a base di fibrina “chiude” le ferite già nel corso degli interventi chirurgici, riducendo significativamente le emorragie e limitando il ricorso alle trasfusioni di sangue.La notizia arriva da Montesilvano, dove è in corso il 41° Congresso degli Ortopedici Traumatologi Ospedalieri Di Italia (O.T.O.D.I.) durante il quale sono state presentate nuove evidenze sulle strategie da adottare per far fronte ad un problema frequente in chirurgia ortopedica: le forti emorragie che si registrano nel corso di interventi come la protesizzazione dell’anca o del ginocchio. La riduzione del ricorso a trasfusioni, con minori rischi per i pazienti e riduzione dei costi sanitari non è l’unico vantaggio della colla di fibrina, che può inoltre rappresentare un farmaco salvavita nel caso di pazienti che per motivi etici e religiosi non intendono sottoporsi a interventi chirurgici che comportano trasfusioni di sangue.

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Epatite b cronica, l’epidemia non si arresta

Posted by fidest press agency su venerdì, 26 marzo 2010

Pechino. E’ un’epidemia silenziosa che continua inarrestabile. Nel mondo 2 miliardi di persone (una su tre) sono venuti a contatto con il virus dell’epatite B (HBV), 350 milioni hanno sviluppato l’infezione nella forma cronica e ogni anno si registra un milione di decessi per malattie correlate al virus. I dati emergono dal 20° Congresso dell’Asian Pacific Association for the Study of the Liver (APASL), il più importante appuntamento del continente asiatico sulle malattie del fegato, che si apre oggi a Pechino. E la regione asiatica è la più colpita al mondo, il 75% dei portatori cronici (circa 20 milioni solo in Cina)  si trova infatti in questa zona. L’HBV è estremamente contagioso, 100 volte più dell’HIV (il virus dell’AIDS) e, se non trattata, l’infezione può causare gravi complicanze tra cui fibrosi, cirrosi e tumore del fegato. Nonostante queste cifre allarmanti, poche persone sono consapevoli dell’importanza di sottoporsi a una terapia. Basti pensare che in Europa solo il 12% dei malati sa di avere il virus e in Italia, su circa 700mila persone colpite da epatite B cronica, solo 25mila sono in terapia, ma molte di più potrebbero trarre beneficio da trattamenti efficaci per arrestare l’evoluzione della malattia. In particolare entecavir, molecola scoperta nei centri di ricerca di Bristol-Myers Squibb e disponibile in Italia da tre anni, è un antivirale orale ad elevata potenza e barriera genetica. È stato dimostrato che un trattamento a lungo termine con un antivirale potente ed efficace è in grado di arrestare i danni al fegato, di migliorare la fibrosi epatica e di aumentare la sopravvivenza dei pazienti. Entecavir non solo blocca la replicazione del virus nel sangue, ma spegne anche l’infiammazione indotta dall’HBV nel fegato. E se non c’è infiammazione, il danno al fegato non progredisce. I dati di efficacia hanno rilevato che il 94% dei pazienti trattati con entecavir ha mantenuto la carica virale a livelli non determinabili dopo 5 anni di terapia. E studi di resistenza su pazienti trattati con entecavir per più di sei anni continuativamente hanno evidenziato che la probabilità che sviluppino mutazioni virali che conferiscono resistenza alla molecola è stata molto bassa (circa l’1,2%). Entecavir ha raggiunto questi risultati grazie alla sinergia fra la potenza nell’abbattere la carica virale e l’alta barriera genetica con la necessità per il virus di sviluppare almeno tre mutazioni per sfuggire all’effetto della molecola.

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In funzione il neuronavigatore

Posted by fidest press agency su sabato, 16 gennaio 2010

Roma – “Nell’ammodernamento costante delle strutture e della tecnologia – ha dichiarato Luigi D’Elia, Direttore Generale dell’Azienda ospedaliera San Giovanni – Addolorata – il Complesso ospedaliero ha posto l’accento su uno degli strumenti più innovativi nel campo della neurochirurgia: il neuronavigatore. Già oltre 30 pazienti selezionati sono stati trattati chirurgicamente con il neuronavigatore per neoplasie alla base del cranio e per patologie della colonna vertebrale. I vantaggi che ne derivano al paziente – ha proseguito D’Elia – sia in termini di stress chirurgico, sia di degenza ospedaliera drasticamente ridotta, sia di morbidità post-operatoria con significativa riduzione delle complicanze legate alla procedura chirurgica sono notevoli rispetto alle tecniche chirurgiche più tradizionali. Peraltro, – ha concluso D’Elia – con il neurionavigatore gli eventuali errori di localizzazione da parte del neurochirurgo nella rimozione delle lesioni encefaliche o nel posizionamento di viti e barre nella chirurgia strumentata della colonna vertebrale sono completamente escluse a seguito della guida computerizzata del procedimento chirurgico fornito dal neuronavigatore. E’ attivo, presso la sala operatoria di Neurochirurgia dell’Azienda ospedaliera San Giovanni – Addolorata di Roma, il Neuronavigatore StealthStation® S7™ (MEDTRONIC, Louisville, CO. USA), nella versione più recente e tecnologicamente avanzata. Tale dispositivo, utilizzato dall’equipe medica dell’U.O.C. Neurochirurgia, diretta dal prof. Stefano Esposito, permette di sottoporre i pazienti ad interventi chirurgici sull’encefalo e sulla colonna vertebrale controllando “real time” la posizione degli strumenti chirurgici in relazione alla patologia che in quel momento si sta trattando, in poche parole di avere tutte le informazioni di cui si ha bisogno “nel posto giusto, al momento giusto”.  E’, inoltre, possibile utilizzare il neuronavigatore anche nel trattamento delle patologie della colonna vertebrale utilizzando sia un sistema in 2D, con l’utilizzo di immagini radiografiche immediatamente elaborate attraverso l’interfaccia neuronavigatore-amplificatore di brillanza, sia un sistema in 3D con l’utilizzo di immagini TC e/o R.M..Questo sistema, ormai ampiamente utilizzato nelle sale operatorie neurochirurgiche tecnologicamente più attrezzate, consente di visualizzare in tempo reale, proprio basandosi sulle immagini neuroradiologiche, la posizione intraoperatoria corretta risolvendo così il primo problema della chirurgia: l’orientamento spaziale anatomico.
Il neuronavigatore consente inoltre di identificare il miglior tragitto per aggredire la lesione in considerazione del suo aspetto tridimensionale e degli spostamenti dalle strutture contigue. Può  essere, quindi, valutato un bersaglio chirurgico, elaborato il punto di entrata ed il bersaglio da raggiungere e considerato l’aspetto tridimensionale della massa da aggredire.  Con questi principi una lesione può essere asportata praticamente da qualsiasi sede.

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Alcuni numeri sul diabete

Posted by fidest press agency su sabato, 26 dicembre 2009

Nel mondo ci sono più di 170 milioni di diabetici. Questo numero è destinato ad aumentare ad almeno 300 milioni nel 2025, a causa dell’aumento della popolazione, dell’invecchiamento, ma soprattutto come conseguenza dell’assenza di esercizio fisico e di una alimentazione corretta. In Italia almeno due milioni di persone hanno il diabete ed almeno 1 milione non sa di averlo. Di fronte a questi dati, di certo ragguardevoli, si misura l’efficienza di un sistema sanitario che dovrebbe, in primo luogo, privilegiare la prevenzione che va ad investire, necessariamente, altri campi della medicina come quella dello sport e della alimentazione. Ma vi sono anche altre ricadute su affezioni che solo in apparenza si possono dire a se stanti poiché il diabete facilmente porta complicanze che investono altri organi del nostro corpo ed il tutto si riallaccia ad un sistema di equilibri fisici che risultano fortemente alterati nel loro insieme. E non è detto che all’origine di tutto sia il diabete. A monte ben altre insidie si possono celare dietro una emicrania, un mal di pancia o un doloretto che va e viene qui e là del nostro corpo. Su tutto prevale la necessità di una attenta prevenzione e si conclude con efficaci forme riabilitative e nel mezzo vive e vegeta un rapporto tra medico e pazienze che vorremmo più “dialologico” ed introspettivo possibile.
Il diabete meglio definito come diabete mellito, che significa “dolce” è una condizione nella quale il nostro corpo non è capace di utilizzare lo zucchero presente nel sangue (glucosio) e lo accumula alzando la glicemia (che significa zucchero nel sangue). Esistono due forme di diabete; Il diabete di tipo uno: (che di solito colpisce bambini ed adolescenti) nel quale il nostro corpo non è più capace di produrre insulina, e per vivere si ha bisogno di somministrarla con piccole iniezioni. Il diabete di tipo 2 (che di solito colpisce gli adulti, ma l’età media si sta sempre più riducendo) nel quale il nostro corpo produce insulina in modo adeguato e quella che fa viene utilizzata male.
L’iter diagnostico per il diabete mellito. Esso prevede la raccolta della storia familiare e l’osservazione di segni e sintomi; la misurazione del livello glicemico ed un test da carico orale di glucosio. Il controllo glicemico viene eseguito a digiuno e su prelievo venoso. In tali condizioni una glicemia uguale o superiore a 126 mg/dl, in più di una circostanza, conduce ad una diagnosi di diabete mellito. Nel caso di una glicemia compresa tra 110 e 125, si parla di alterata glicemia a digiuno, In quest’ultimo caso è opportuno eseguire un esame chiarificatore: il testi da carico orale di glucosio (Ogtt).

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Le mamme adolescenti in Italia sono in aumento

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 dicembre 2009

Da 9.525 del 2006 a 9.583 l’anno successivo, un incremento dello 0.5% in soli 12 mesi secondo l’Istat. Nel Lazio  i casi registrati sono 573. Tanto, troppo, se si pensa a quanto può essere traumatico questo evento per la ragazza. Un fenomeno da prevenire, con un’educazione alla maternità consapevole che inizi fin da giovanissime: le under 19 sessualmente attive che non usano protezione hanno infatti il 90% di possibilità di restare incinte entro un anno. E, quando questo accade, è indispensabile che si attivi subito un’assistenza multidisciplinare e continua, per prevenire le più frequenti complicanze: parto prematuro, ritardo di accrescimento del feto e rischio depressione postpartum e maltrattamenti. Le ricadute sui piccoli, quando la madre è molto giovane, possono infatti rivelarsi notevoli. “Oltre ai potenziali problemi fisici connessi alla nascita pretermine o al basso peso, questi bambini possono presentare difficoltà di inserimento, di sviluppo e di integrazione sociale – spiega il prof. Emilio Arisi, consigliere SIGO -. Inoltre, tendono a diventare a loro volta madri/padri adolescenti. Non solo, sono più esposti a rischi del maltrattamento, violenza, abuso e abbandono e, una volta cresciuti, hanno maggiori possibilità di assumere atteggiamenti di delinquenza giovanile, come osservato soprattutto negli USA”. Nel 2007 le italiane sotto i 16 anni che hanno partorito sono state 700. Tra i principali fattori di rischio di una gravidanza nelle teen-ager vi sono risultati bassa condizione economica, genitori single o a loro volta adolescenti, risultati scolastici scadenti. Un universo variegato per problemi e caratteristiche, che rappresenta il principale target del progetto “Scegli Tu”: le giovanissime sono le più inesperte tecnicamente, le meno consapevoli e vivono il periodo di massima fertilità. “A loro ci rivolgiamo con iniziative integrate per proteggere questo “patrimonio” e mantenerlo intatto negli anni – afferma Vittori – rimandando la maternità ad un momento in cui saranno pienamente pronte e responsabili.  Il Convegno “Scegli tu” promosso dalla SIGO, un momento di riflessione e confronto che si rinnova a cadenza annuale, si pone per questa edizione l’obiettivo di sottolineare i diversi aspetti del problema delle mamme teen-ager e definire possibili alleanze e reti per una loro presa in carico condivisa e tempestiva.

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