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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 132

Archive for 28 gennaio 2022

Ma la storia non c’insegna nulla? Ucraina/Russia. Sagunto espugnata

Posted by fidest press agency su venerdì, 28 gennaio 2022

Così Sagunto fu espugnata mentre a Roma si discuteva. Ricapitoliamo la storia: siamo nel 219 a.C, in epoca di guerre tra Roma e Cartagine. Sagunto era una città spagnola alleata con Roma e, quindi, in guerra con Cartagine. Stretta dall’assedio delle forze cartaginesi guidate da Annibale, Sagunto chiese l’aiuto di Roma ma il Senato romano tergiversava, sicchè la città fu conquistata e rasa al suolo. Trasferiamoci ai giorni nostri e troviamo situazioni analoghe: le tensioni tra Ucraina e Russia, il crollo delle borse, l’inflazione, il rialzo dei tassi di interesse e relativi contraccolpi sulla ripresa economica, dovrebbero essere argomenti al centro della nostra agenda politica. Invece, assistiamo al balletto di improbabili candidati alla presidenza della Repubblica e di votazioni che portano a nulla. E’ il segno che le nostra teste politiche, invece di chiudere la partita delle elezioni presidenziali, avendone avuti i tempi necessari ed oltre, e dedicarsi alla realtà che interessa i cittadini italiani, preferiscono giocare al rimpiattino. Segno tangibile è l’assenza del nostro ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, al Consiglio degli Affari esteri europeo convocato per assumere una posizione sulla questione Ucraina. Sagunto è la rappresentazione di quello che succede intorno e dentro l’Italia, mentre a Roma si chiacchiera. Primo Mastrantoni, Aduc

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Capital Group – I fattori chiave da monitorare per i mercati emergenti sono: virus, inflazione e incertezza politica

Posted by fidest press agency su venerdì, 28 gennaio 2022

Kirstie Spence, Gestore di portafoglio di Capital Group. L’inflazione rimane elevata nei mercati emergenti (ME) con rischi continui ma gestibili. Gran parte dello shock inflazionistico ravvisabile nei ME può essere attribuito alla volatilità dei prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia. I prezzi degli alimenti rappresentano una componente dell’inflazione IPC molto più ampia nelle economie emergenti rispetto ai mercati sviluppati; pertanto, tali economie sono più sensibili agli shock dell’offerta, a livello sia globale sia locale. È probabile che molti di questi fattori siano transitori, quindi è ragionevole aspettarsi che l’inflazione degli alimenti si stabilizzi con l’apertura delle economie emergenti. Detto questo, dovremo prestare attenzione all’impatto a lungo termine che le condizioni meteorologiche e il prezzo dell’energia genereranno sui prezzi dei prodotti alimentari.Tendenzialmente i prezzi dell’energia hanno un effetto particolarmente significativo sui ME, nonostante l’effetto finale sui consumatori vari dal momento che i prezzi dei combustibili rappresentano una questione politica in molti paesi emergenti. I prezzi del petrolio hanno registrato una ripresa dall’inizio dell’anno, trainati da fattori sia dal lato dell’offerta sia da quello della domanda. Sul fronte della domanda abbiamo assistito a una forte ripresa, mentre l’offerta è rimasta limitata. Ora i prezzi del petrolio riflettono meglio i fondamentali ed è ragionevole aspettarsi almeno un po’ di stabilità nei prossimi 12-24 mesi, con i prezzi più alti che innescano una reazione nella domanda e nell’offerta. Anche gli effetti base dovuti all’aumento dei prezzi del petrolio dovrebbero normalizzarsi il prossimo anno, aiutando ad attenuare l’inflazione dei prezzi dell’energia.Mentre si prevede che la crescita globale rallenti rispetto ai livelli del 2021, secondo le stime del nostro Capital Strategy Research Group nei prossimi 12 mesi i tassi di crescita delle principali economie resteranno superiori al trend, fatta eccezione per la Cina. I sondaggi PMI del settore manifatturiero globale indicano una continua perdita di momentum, ma rimangono al di sopra di quota 50, il che indica una crescita economica continua.Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) prevede che l’economia globale registrerà una crescita del 4,9% nel 2022, rallentando rispetto al 5,9% del 2021. Questo dato rispecchia in ampia misura economie sviluppate più deboli, principalmente a causa di interruzioni dell’offerta e restrizioni dettate dal virus. I Paesi emergenti, nel frattempo, si sono dimostrati relativamente resilienti alle nuove varianti del virus e alle continue strozzature sul fronte dell’offerta. Ciononostante, esiste una forte differenziazione fra i ME. I Paesi che si trovano nelle prime fasi di riapertura delle economie (es. India) e gli esportatori di materie prime dovrebbero registrare una crescita economica più rapida, mentre quelli che si trovano in fasi successive della riapertura (es. Messico) hanno più probabilità di osservare un rallentamento della crescita. L’America Latina in particolare (trainata dal Brasile) registrerà probabilmente una crescita molto più lenta, considerata la velocità della stretta monetaria attuata nel 2021. Nel frattempo, nell’Europa centrale e orientale la crescita dovrebbe riprendersi con maggiore decisione grazie ai benefici legati agli ampi trasferimenti fiscali dell’UE.Ci si aspetta che le banche centrali dei mercati sviluppati rallentino l’espansione monetaria nel 2022. La Federal Reserve (la Fed) ha iniziato a ridurre gli acquisti di asset a novembre a un ritmo di circa 15 miliardi di USD al mese e proseguendo su tale traiettoria il programma di acquisti terminerà a metà 2022. La Banca Centrale Europea (BCE) ha mantenuto il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali a zero da marzo 2016 e non sembra propendere per un aumento dei tassi d’interesse nel prossimo futuro. Tuttavia, a settembre ha iniziato a rallentare il ritmo di acquisto di obbligazioni attraverso il suo Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP), che dovrebbe concludersi entro marzo 2022.Nel frattempo, in molti Paesi emergenti sono state mantenute politiche monetarie più ortodosse, poiché la maggioranza delle banche centrali dei ME non ha avuto la flessibilità e la fiducia di mercato necessarie per adottare un’attività di quantitative easing (QE) impattante. Ora che l’attività economica ha iniziato a riprendersi ed è apparsa l’inflazione, molte banche centrali dei ME hanno già iniziato il ciclo di rialzi, tra cui la maggior parte delle banche centrali dell’America Latina e dell’area CEEMEA (Europa centrale e orientale, Medio Oriente e Africa), esclusa la Turchia, e questa tendenza sembra destinata a continuare nel 2022, con la possibile eccezione della Cina in questa fase.La traiettoria del virus, le sue varianti e le risposte dei governi sono chiaramente un fattore di rischio chiave costante.L’inflazione rappresenta un’incertezza significativa per il 2022. Una prospettiva inflazionistica più favorevole, che potrebbe essere supportata allentando le difficoltà sul fronte dell’offerta, permetterebbe alla Fed di rimanere ferma più a lungo. Questo potrebbe consentire una combinazione di disinflazione e crescita robusta, potenzialmente a vantaggio degli asset dei ME. In alternativa, se l’inflazione apparirà più persistente del previsto, la Fed potrebbe alzare i tassi prima o più del previsto, presentando rischi di ribasso per il debito dei mercati emergenti.Il cambiamento del regime di politica monetaria della Cina e la transizione verso una crescita di qualità più elevata rappresentano un’altra incertezza, soprattutto a causa della rilevanza del Paese nella domanda e nelle filiere produttive globali. Tuttavia, mentre gli investitori sono stati comprensibilmente destabilizzati dall’ondata di cambiamenti normativi del 2021, è importante comprendere che i cicli normativi non sono rari in Cina e i rischi legati alle politiche dovrebbero sempre essere presi in considerazione quando si investe in questo Paese o in altre economie emergenti. In realtà, negli ultimi anni la Cina ha già attraversato diversi episodi di inasprimento normativo in vari settori, come la campagna anticorruzione, la legge sulla cybersecurity e la stretta sui videogame.Da ultimo c’è il rischio di incertezza politica. L’America Latina in particolare ha osservato un aggravarsi delle tensioni sociali, dopo anni di crescita ridotta seguiti dalla pandemia. In Colombia e Brasile nel 2022 si terranno le elezioni presidenziali. Entrambi i Paesi hanno subito uno stress di mercato nel 2021, e la Colombia ha perso il rating investment grade da due agenzie di rating. Il Messico potrebbe indire un referendum revocatorio del Presidente Andrés Manuel López Obrador (AMLO), mentre l’Argentina proseguirà le trattative con il Fondo Monetario Internazionale. Al di fuori dell’America Latina, nel 2022 si terranno elezioni in Ungheria, India e Kenya.

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Colombi (Uilpa). Riscrivere il Patto di Stabilità, redistribuire la ricchezza

Posted by fidest press agency su venerdì, 28 gennaio 2022

Le teorie economiche neoliberiste sono all’origine dei gravi problemi che da anni affliggono la Pubblica Amministrazione italiana. La quale è stata letteralmente saccheggiata in nome di regole finanziarie mai condivise con i cittadini, scritte non si sa dove, non si sa da chi e con l’unico fine di arricchire i privati nella speranza che creino posti di lavoro. La realtà è un’altra. Nel settore privato la disoccupazione, il precariato e i bassi salari la fanno da padroni. Nell’amministrazione pubblica abbiamo perso 500mila posti di lavoro in 15 anni, assistito a un invecchiamento demografico che non ha eguali nel mondo, ridotto la spesa di miliardi e miliardi di euro. Il risultato è che oggi il settore pubblico vive in uno stato di prostrazione e di degrado indegno del presente e del futuro del nostro Paese.Nonostante questi fallimenti, resi drammaticamente evidenti dall’emergenza pandemica, ricette draconiane continuano a essere imposte da Bruxelles in nome di una crescita che i lavoratori non vedono. Per dare un’idea fin dove può arrivare l’imbroglio neoliberista basti pensare all’economista statunitense Robert Lucas. Il quale è arrivato a sostenere che la disoccupazione involontaria è un’invenzione e che durante le fasi di recessione i lavoratori si godono il tempo libero perché è un comportamento razionale. A questo signore è stato assegnato il Premio Nobel. Ed è a ideologi come Lucas che si ispira il Patto di stabilità.L’architettura finanziaria su cui poggia il governo dell’Unione Europea, partorita dalle tecnocrazie di Bruxelles e Francoforte, è basata su regole inflessibili a cui tutti i popoli d’Europa sono sottomessi senza aver mai eletto un rappresentante che promettesse di imporle. Basta questo a rendere lecita la domanda se oggi abbia ancora senso continuare a perpetrare un tale disegno. Un disegno sensato solo per ricchi e potenti. Si tratta allora di stabilire se nel 2022 sia logico continuare a vincolare il destino dei popoli europei a banali indicatori percentuali ricavati da complicati calcoli attuariali di cui per giunta nessuno ha mai verificato l’esattezza.C’è qualcosa di paradossale nel fatto che a porre oggi questo problema a livello istituzionale europeo siano proprio alcuni dei sacerdoti che per anni hanno difeso a qualunque costo le regole del Patto di stabilità e del Fiscal Compact. La Commissione Europea su sollecitazione di alcuni Stati membri, tra cui l’Italia, sta avviando al proprio interno una discussione sulla revisione della governance economica del Patto di stabilità. Verrebbe da dire: bentornati nel mondo reale.Ma l’esperienza di decenni di austerità per lavoratori e pensionati in nome del rapporto deficit/PIL ci ha insegnato a non farci illusioni, almeno non per soluzioni a breve termine. Sinceramente non vorremmo che si trattasse di un’operazione di facciata che, al massimo, punti a diluire nel tempo gli effetti di nuove politiche di austerità necessarie per il rientro dei debiti pubblici di quasi tutti i Paesi europei. Debiti cresciuti a dismisura a causa della necessità di aumentare la spesa pubblica per fronteggiare la pandemia. E qui si comprende meglio la campagna della UIL, “Patto di stabilità? No, grazie”, sperando che sia seguita presto dalle altre parti sociali e da altri soggetti pubblici, sia istituzionali che privati.Chiariamoci: ai lavoratori, ai pensionati, ai giovani senza lavoro, agli occupati che non arrivano a fine mese, alle donne discriminate, alle fasce della società rese deboli da decenni di neoliberismo, ai nuovi poveri che aumentano in Italia al ritmo di 500mila all’anno non interessano i tecnicismi per garantire la tenuta di un sistema politico-finanziario che quelle regole ha voluto e sempre difeso e alle quali ha legato la propria sopravvivenza. Noi partiamo da un altro presupposto. Che è radicalmente inconciliabile con i principi mercantilisti su cui si fondano quelle regole. Non si tratta di posticipare gli effetti del rientro del debito pubblico. Non si tratta di “allentare” il Patto di Stabilità per guadagnare un anno in più o due anni o cinque anni. Si tratta di abolire quelle regole e di riscriverle daccapo.Non può esistere per i popoli europei un futuro basato su austerità e tagli della spesa sociale perché il valore prodotto dal lavoro delle persone deve servire per pagare gli interessi sul debito contratto con qualche mega-fondo finanziario privato con sede in qualche non meglio specificato paradiso fiscale. Chi l’ha inventata questa trappola? Chi ha mai chiesto se siamo d’accordo? Oggi, come genitori o persino come nonni dei cittadini di domani, chiediamo che la ricchezza prodotta in ciascuna nazione europea attraverso il lavoro dei suoi cittadini venga redistribuita fra coloro che la producono: lavoratori, cittadini, imprese.Siamo tutti consapevoli della necessità di uniformare e migliorare a livello europeo le regole sui diritti sociali delle minoranze, sul contrasto al dumping sociale e contrattuale, la tutela della salute, la riduzione dei divari sociali e la protezione delle situazioni di fragilità. L’impegno dell’Europa su questi temi è giusto e nessuno di noi si sogna di chiedere un’inversione di marcia, semmai un’accelerazione.Ma come lavoratore della Pubblica Amministrazione (e come me altri milioni di pubblici dipendenti) ho la chiara percezione del fatto che le buone intenzioni potranno essere concretamente realizzate solo attraverso l’azione dei servizi pubblici e se si persegue in modo convinto un piano di rilancio del pubblico a tutti i livelli: potenziamento delle strutture, digitalizzazione, revisione dei processi organizzativi, snellimento della burocrazia, investimento sulle competenze e sulla professionalità degli operatori, staffetta generazionale su vasta scala.Parlare di cambiamento delle regole fiscali e finanziarie per la Pubblica Amministrazione non è uno slogan. È la scelta obbligata per la sopravvivenza di un sistema sociale che altrimenti rischia di essere definitivamente sacrificato sull’altare di politiche mercantiliste. Politiche che non rispondono a logiche di sviluppo equo e sostenibile, non favoriscono la diffusione di condizioni reali di benessere collettivo e non promuovono il superamento delle disuguaglianze. Finché avremo spazio e libertà di parola, non ci stancheremo di combattere questa battaglia. Sandro Colombi, Segretario generale UIL Pubblica Amministrazione

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Moneyfarm: nuovo round di finanziamento da €53 milioni

Posted by fidest press agency su venerdì, 28 gennaio 2022

MFM Holding Ltd (Moneyfarm), società internazionale di investimento con approccio digitale, annuncia di aver completato un nuovo round di finanziamento del valore di circa €53 milioni (£44,1 milioni). L’aumento di capitale è stato sottoscritto da M&G plc (M&G), “lead investor”, e da Poste Italiane S.p.A (Poste), già azionista di minoranza in Moneyfarm dal 2019. La raccolta complessiva di capitali di Moneyfarm sale così a oltre €166 milioni. Il nuovo round sarà utilizzato per tre obiettivi chiave a supporto dello sviluppo futuro: crescita ulteriore della base clienti retail (segmento B2C), ampliamento dell’offerta con nuove soluzioni di investimento e sviluppo del segmento B2B2C attraverso partnership strategiche, grazie alle quali Moneyfarm sarà in grado di espandere il suo modello di servizio, consolidando il suo posizionamento nei mercati di riferimento, Italia e Regno Unito. La Società ha chiuso il 2021 con masse in gestione in crescita del +72%, maggiori flussi netti positivi (+128%) e con un incremento del 73% dei nuovi clienti (oggi oltre 80mila) rispetto al 2020.L’operazione di collocamento privato sarà portata a termine entro il primo trimestre 2022, previe le necessarie autorizzazioni delle autorità di vigilanza, e vedrà M&G – gruppo leader nel settore del risparmio e degli investimenti con oltre €440 miliardi di masse gestite– acquisire una partecipazione di minoranza in Moneyfarm e Poste incrementare il suo investimento per non diluire la quota già detenuta.Contestualmente al round di finanziamento, M&G e Moneyfarm hanno siglato una partnership commerciale per il lancio, nel mercato britannico, di una nuova soluzione di investimento digitale a marchio M&G Wealth. In particolare, M&G usufruirà della piattaforma “platform as a service” di Moneyfarm per offrire nel Regno Unito un prodotto innovativo, tutto digitale, rivolto ai clienti retail di nuova generazione. Questo accordo commerciale B2B2C, il primo nel mercato britannico per la Società, oltre ad accelerare il percorso di crescita internazionale, convalida ulteriormente la forza del modello di business di Moneyfarm, come partner di riferimento per primari operatori tradizionali che vogliano sviluppare in modo efficace e tempestivo soluzioni digitali di investimento rivolte al mercato retail.Con un’offerta digitale, semplice e altamente efficiente Moneyfarm ha dimostrato in questi anni che esiste un modo nuovo di offrire un servizio di investimento. Già in Italia, negli ultimi anni, diversi player primari hanno mostrato interesse per il suo modello e la Società si è progressivamente aperta anche al segmento B2B2C: dal 2018 Banca Sella offre ai propri clienti, in partnership con Moneyfarm, “Sella Evolution powered by Moneyfarm”. A fine 2019, Moneyfarm ha stipulato con Poste un importante accordo per l’offerta di servizi digitali di gestione del risparmio ai propri clienti attraverso “Postefuturo Investimenti”. Risale al maggio 2021 la collaborazione con buddybank, la banca per smartphone di UniCredit, che ha dato vita a “Steppy by Moneyfarm”, offerta di investimento fully digital da smartphone, dove Moneyfarm gestisce i portafogli facendo leva su una asset allocation ottimizzata sulla base di metriche ESG.

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PIMCO: Cina, allentamento delle politiche per sostenere la crescita

Posted by fidest press agency su venerdì, 28 gennaio 2022

A cura di Carol Liao, Economista per la Cina di PIMCO La PBOC ha tagliato il tasso d’interesse di 10 punti base in seguito al continuo indebolimento della crescita a dicembre, anche se l’impatto sulla crescita sarà probabilmente limitato, dato che la domanda di credito è ancora limitata dalla debolezza della domanda di prestiti per l’edilizia residenziale. Il governo ha annunciato misure concrete per incentivare le infrastrutture ma modeste mosse su immobiliare e consumi nelle ultime settimane. È improbabile che il sostegno alle infrastrutture possa compensare la debolezza del settore immobiliare e dei consumi delle famiglie nel primo trimestre. Le politiche abitative non invertiranno la rotta, ma correggere la sovra-attuazione e stabilizzare non solo l’offerta ma anche la domanda dovrebbe essere la priorità politica a breve termine. Sono necessarie altre misure per stabilizzare il mercato immobiliare e aiutare le famiglie.Ci aspettiamo che la crescita del primo trimestre segni un ulteriore indebolimento e che arrivino altre misure di allentamento nel primo trimestre, fino ad aprile. Tuttavia, l’economia, in particolare il mercato immobiliare, si deteriorerebbe ulteriormente prima di migliorare. Ci vorrà più tempo e misure di allentamento perché il sentiment del mercato immobiliare si normalizzi. La riunione dell’NPC a marzo sarà un evento chiave per l’annuncio di obiettivi dettagliati e il piano delle politiche per il 2022. La recente ondata di Covid sembra diminuire, ma le restrizioni ai viaggi e il distanziamento sociale probabilmente rimarranno per i festeggiamenti del Capodanno cinese e i giochi olimpici invernali (fino al 20 febbraio), il che potrebbe intaccare i consumi e la ripresa del settore dei servizi. La Cina probabilmente si atterrà a una strategia “Covid-zero” nel 2022, nonostante i costi economici e sociali sempre più elevati. Il catalizzatore per una rettifica potrebbe essere la scoperta di una cura, o una conclusione scientifica più concreta sul basso tasso di mortalità/ospedalizzazione di Omicron. Con queste condizioni, il governo potrebbe riconsiderare la strategia “zero-Covid” dopo il 20° Congresso del Partito in ottobre.

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Anna Frank fu uccisa dai nazisti

Posted by fidest press agency su venerdì, 28 gennaio 2022

Un’ovvietà che è divenuta un’esigenza in seguito all’uscita di un libro “Il tradimento di Anna Frank: indagini su un cold case”, secondo cui a tradire la famiglia Frank, svelandone il nascondiglio, fu un notaio ebreo, Arnold van den Bergh. Al di là della debolezza della teoria, che si basa su un unico documento, con questa non rivelazione si è decentrato il focus della questione: qualsiasi persona sia stata a tradire la famiglia ebraica olandese a sterminarla furono la barbarie del Terzo Reich.Il presunto tradimento di un ebreo nulla toglie alle atrocità perpetrata dalla Germania nazista nei confronti degli ebrei d’Europa.Johannes Houwink ten Cate, professore emerito di Storia dell’Olocausto all’Università di Amsterdam ha bocciato la tesi del tradimento di van den Bergh:“Per grandi conclusioni servono grandi prove. Non credo che un membro del Consiglio ebraico abbia ottenuto la libertà in cambio di indirizzi. Dopo che il Consiglio fu abolito i suoi membri furono deportati nei lager, o si nascosero”.Per inciso, a costringere la famiglia Frank a nascondersi fu la macchina di morte nazista, che considerava gli ebrei persone “meritevoli” di finire nei campi di sterminio.A deportare la famiglia Frank fu la Germania nazista con la complicità delle ferrovie olandesi, che solo decenni dopo hanno sentito l’esigenza di scusarsi.A trasportare la famiglia Frank sui carri come fossero animali fu la macchina di Germania nazista tra l’indifferenza di molti.A uccidere barbaramente la famiglia Frank (si salvò solo Otto, il padre di Anna) nei campi di sterminio fu la Germania nazista.Quindi, chiunque abbia tradito la famiglia Frank non cambia poco o nulla ai fini dei fatti.Perché senza la volontà della Germania nazista di uccidere gli ebrei non ci sarebbero stato alcun tradimento e di conseguenza alcun dibattitto. Affermare le responsabilità storiche dovrebbe essere un’ovvietà, invece oggi è diventata un’esigenza.

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Scuola – OCPI: i nostri docenti lavorano 36 ore a settimana, molte fuori dal contratto

Posted by fidest press agency su venerdì, 28 gennaio 2022

Un’indagine pubblicata dall’Osservatorio dei Conti Pubblici Italiani, guidato da Carlo Cottarelli, ha fatto emergere che mediamente le ore di lavoro degli insegnanti italiani, pur con le differenze dovute alle peculiarità delle discipline, sono almeno il doppio di quelle passate in cattedra, quindi 36 settimanali. Si compongono da 18 ore di insegnamento alle superiori (di più alla primaria e di più ancora all’infanzia) più altrettante aggiuntive “legate alla sfera strettamente scolastica, come la preparazione e la correzione di verifiche scritte o la partecipazione a collegi docenti, consigli di classe, di dipartimento e colloqui con i genitori”, ma il tempo fuori dall’aula si spende pure per “adempimenti burocratici, come la compilazione del registro elettronico o la stesura di rapporti sull’attività di insegnamento”. Lo studio ha rilevato che i docenti più anziani lavorano in media più ore extra-insegnamento rispetto ai colleghi più giovani. L’Osservatorio ha reputato infine strano che le ore lavorative complessive non siano fissate da contratto: molti contratti di lavoro esteri definiscono infatti sia le ore di lezione che quelle totali, assicurando maggiore trasparenza all’intero sistema scolastico. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, reputa “insopportabile il silenzio con il quale la rilevazione nazionale è stata accolta. Come intollerabile è il tempo trascorso dall’ultimo rinnovo contrattuale, con tante promesse, accordi e patti con il Ministro e il Governo di turno, ma senza che poi questo si traduca in un atto concreto. Continuiamo a pensare che senza almeno 300 euro di aumento e alcune indennità da collocare direttamente in busta paga, ad iniziare da quelle di rischio e di sede, qualsiasi altro aumento inferiore rappresenti l’ennesimo affronto verso una categoria che ha dato e sta dando tantissimi in termini di sacrificio e abnegazione per garantire la didattica tra le tante difficoltà dovute al Covid19. Se anche un Osservatorio universitario e super partes, come quello alla guida di Carlo Cottarelli, si sofferma su questa discrasia, sempre più evidente e che sempre più ci allontana dall’Unione europea, dove gli stipendi e la valorizzazione dei docenti sono su livelli decisamente più alti, significa che davvero la misura è colma”.

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Scuola: Licei di 4 anni, c’è il lasciapassare del Ministro

Posted by fidest press agency su venerdì, 28 gennaio 2022

Proliferano i licei dalla durata ridotta a 4 anni, anziché i 5 tradizionali: l’ultimo è il liceo sperimentale TED, scienze applicate per la Transizione Ecologica e Digitale, alla cui presentazione ha partecipato anche il ministro Patrizio Bianchi, secondo il quale “il Liceo quadriennale è un percorso sperimentale che si sta consolidando” attraverso un nuovo “modo di organizzare la didattica completamente diverso da prima” andando ad ampliare “gli spazi della didattica”.Di tutt’altro avviso è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Ridurre il liceo di una annualità non è ammissibile, e non vogliamo sentire parlare di modo diverso di fare didattica. Su questo tema, la nostra proposta è sempre la stessa da anni, da quando i tagli alla scuola hanno cancellato anche molte ore di lezione: il tempo scuola non va compresso ma esteso, a livello quotidiano, settimanale e di cicli scolastici. Per questo, continuiamo a chiedere di estendere l’obbligo scolastico da 16 a 18 anni di età, sia per ridurre drasticamente gli abbandono scolastici che dopo i 16 anni diventano particolarmente frequenti, sia perché il Covid ha già tolto ai nostri ragazzi tante lezioni e non possiamo tagliarne altre per legge”.

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Disturbi del sonno

Posted by fidest press agency su venerdì, 28 gennaio 2022

Già nel 2019 un italiano su tre dormiva poco, in particolare gli over 65 ed erano circa 9 milioni gli italiani che non dormivano a sufficienza, faticavano ad addormentarsi o si svegliavano non riposati. La pandemia ha notevolmente peggiorato le cose: lo studio “Lost in Italy” (Lockdown and Life Styles IN ITALY) rileva che vi è stata una sostanziale crescita dei disturbi legati al sonno rispetto al 2019 (più 22%) e i soggetti con un sonno di qualità insoddisfacente sono più che raddoppiati, si parla di oltre 18 milioni d’individui. Dormire poco, tuttavia, non porta solo stanchezza. Molti studi correlano i disturbi del sonno con sovrappeso, obesità e diabete. Uno studio inglese evidenzia che i frequenti disturbi del sonno sono associati a un aumento del rischio di mortalità per tutte le cause e conclude che tali disturbi sono una malattia che deve essere trattata dal medico.Data l’importanza del sonno, gli esperti dell’Osservatorio Grana Padano (OGP) hanno voluto studiare quanto lo stile di vita incida sul sonno, valutando le abitudini di più di 7000 italiani per verificare il pasto serale, l’utilizzo di sostanze eccitanti e tutte quelle abitudini che possono compromettere la qualità del sonno, predisponendo a condizioni metaboliche sfavorevoli.“L’alimentazione ha un ruolo determinante anche sulla qualità del sonno, cosa e quanto mangiare aiuta il sonno ristoratore – afferma la Dott.ssa Michela Barichella, Dietologa e Presidente di Brain and Malnutrition in Chronic Diseases Association – Per esempio, il latte contiene alti livelli di triptofano, l’amminoacido essenziale in grado di alzare i livelli di serotonina e melatonina, uno pseudo-ormone che modula il ritmo sonno-veglia, un vero e proprio sedativo naturale, a differenza delle bevande che contengono caffeina, che eccitano e possono essere responsabili dell’insonnia”. Vi sono, inoltre, cattive abitudini che compromettono la qualità del sonno, come mangiare troppo e velocemente, oltre a coricarsi dopo cena prima delle canoniche tre ore che consentono la digestione”.Lo studio OGP evidenzia che il 47% dei 7000 intervistati impiega meno di 20 minuti per consumare la cena e il 26% mangia oltre la sazietà, riferendo pesantezza dopo il pasto. L’utilizzo di bevande eccitanti risulta elevato: l’89% degli intervistati beve caffè e il 62% di questi ne beve due o tre tazzine al giorno; il tè è consumato dal 61% e il 34% dei consumatori ne utilizza più di una tazza al giorno.Dallo studio emerge che vi sono cattive abitudini, come svolgere poca attività fisica e consumare poco latte: il 77% non lo consuma, mentre il 25% degli intervistati non fa nessuna attiva fisica, nemmeno leggera e moderata.Proprio per questi risultati emersi dallo studio, in un periodo particolarmente stressante come quello della pandemia, gli esperti dell’Osservatorio Grana Padano hanno stilato un decalogo per migliorare la qualità del sonno e renderlo più duraturo e ristoratore.Fare una cena leggera, con un apporto calorico di circa il 25-30% dell’energia totale della giornata, ricca di proteine e povera di grassi e zuccheri semplici, evitare i fritti.Non coricarsi prima di tre ore (minimo due) dalla fine della cena per dare modo all’organismo di digerire il pasto.Evitare bevande come caffè, tè, cola o bevande che contengono caffeina, cioccolato e alimenti con nervini stimolanti, soprattutto dopo le ore 17:00.Bere tanta acqua e idratarsi. Durante la prima parte della giornata, bere 1,5-2 litri di liquidi al giorno, meglio non dopo cena per evitare che l’urgenza di urinare ci svegli nella notte. Bere una tisana o del latte caldo almeno 30 minuti prima di coricarsi, non più di 125 ml.Fare un bagno caldo prima di coricarsi.Praticare esercizio fisico moderato quotidianamente, almeno per mezz’ora, preferibilmente nel pomeriggio.Mantenere un orario regolare del ciclo sonno-veglia: svegliarsi presto al mattino, evitando di dormire durante il giorno, e andare a letto a un orario consono e regolare, evitando attività stimolanti nelle ore serali.Assicurarsi che l’ambiente in cui si dorme sia idoneo al riposo. Alcune persone sono molto sensibili alla luce, altre ai rumori, altre ancora alle onde elettromagnetiche. La camera da letto dovrebbe essere buia, silenziosa, ben areata e non dovrebbero essere presenti apparecchi elettrici o elettronici: TV, PC, e smartphone se non spenti.Non usare il letto per altre attività oltre al sonno. Leggere, scrivere o guardare la televisione, lavorare al PC, usare il tablet o altre attività nel letto diminuiscono l’associazione letto-sonno.

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Rifiuti, Diaco (M5S): “Caos Zingaretti, prima dice una cosa poi fa il contrario”

Posted by fidest press agency su venerdì, 28 gennaio 2022

L’anno scorso, in campagna elettorale contro Virginia Raggi, faceva il magnifico dichiarando che gli italiani ‘si sono rotti i c… di prendere la monnezza di Roma’. E poi: ‘I rifiuti vanno lavorati vicino a dove vengono prodotti’. Affermazioni notevoli, dette da uno che di responsabilità in questa situazione ne ha eccome.E invece a gennaio 2022, quando ormai né lui né Gualtieri sanno più dove mettere le mani, veniamo a sapere del ‘nuovo’ piano di smaltimento: la monnezza di Roma la mandiamo in Olanda e in Austria. Ma come? Dov’è finito il principio di prossimità? E la pari dignità dei popoli? Fosse appartenuto a una diversa formazione politica, Zingaretti sarebbe stato definito un populista… per fortuna che è del Pd!” Così in una nota Daniele Diaco, consigliere capitolino M5S e vicepresidente della commissione Ambiente.

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