Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 133

Archive for 29 luglio 2018

Cala il sipario sulla XXX edizione del Premio Charlot

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

Salerno. Vanessa Redgrave sale sul palco del Premio Charlot, accolta dalla standing ovation del pubblico di Salerno, mentre sul maxi schermo scorrono le immagini della sua straordinaria carriera, lei ringrazia tutti e racconta un po’ di se e un po’ del suo impegno per chi è più debole. Gli applausi non si contano, ogni parola ogni frase del Premio Oscar inglese viene interrotta dal pubblico che continua ad attribuirgli i giusti meriti e che concorda in pieno con tutto ciò che lei dice sul palcoscenico contro la guerra, contro la disoccupazione, contro il razzismo, il fascismo, il nazismo. E’ questo il momento più bello in assoluto della serata di gala della XXX edizione del Premio Charlot. Il momento sicuramente più atteso. La Redgrave non si nega al suo pubblico e sul palco, una volta raggiunta dal marito Franco Nero, si diverte a ricordare dei loro primi incontri, dei film girati insieme e del loro matrimonio rimasto segreto per anni. Regala un ventaglio rosso al presentatore Piero Chiambretti e accoglie a braccia aperte l’arrivo sul palco di Eugène Chaplin che gli consegnerà il Premio Charlot Grandi Protagonisti dello Spettacolo. Un lungo e forte abbraccio, poi la consegna della statuetta raffigurante il grande Charlot e lei che la solleva in alto per poi accarezzarla con il volto, per poi baciare il marito Franco sollevando ancora il premio appena ricevuto. “Sono davvero onorato di consegnare a lei questo Premio – ha detto Eugène Chaplin – lei che è stata non solo la più grande attrice di tutti i tempi, ma soprattutto la prima a dare voce a chi non ha voce, la prima a parlare e a segnalare le tante, troppe ingiustizie che ci sono nel mondo. E stata la prima e continua ancora oggi, con forza ed impegno a difendere i diritti di tutti gli esseri umani”. Dunque la consegna del Premio a Vanessa Redgrave è stato il momento più bello della serata di gala dello Charlot, come momento bellissimo è stato l’intervento di Carlo Verdone, premiato da Valerio Caprara e dal presidente della giuria Nino Petrone per il film “Benedetta Follia”. Verdone ha scherzato con Chiambretti, ma soprattutto con il suo pubblico, che ancora una volta gli ha dimostrato tanto affetto e amore. Applausi anche per tutti gli altri premiati della serata, presentati sul palco da Chiambretti che è stato il vero mattatore della serata e dalla bella Metis Di Meo, a cominciare da Ficarra e Picone amici dello Charlot. A loro è andato il premio speciale per “Processo a Chinnici”, il corto diretto da Marco Maria Correnti, prodotto da Tramp Limited da un’idea di Giovanni Furnari, per la particolare tematica trattata, la mafia vista dai ragazzini, con protagonisti tutti giovanissimi attori debuttanti. Belle le esibizioni musicali di Luca Foffano, il tenore di Venezia, giunto a Salerno accompagnato dall’ Assessore del Comune di Venezia Matteo Senno, il quale ha stretto un gemellaggio tra le due città con il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, e l’esibizione di Bianca Guaccero che ha avuto il compito di chiudere la serata di gala deliziando il pubblico con l’esecuzione di tre brani musicali. Altri riconoscimenti sono stati poi consegnati nel corso della serata per la sezione Cinema Corti a Gianmarco Tognazzi e Carolina Crescentini per il Festival Internazionale Corto Tulipani di Seta Neri, a Clayton Norcross per la fiction Beautiful, per la categoria libri a Catena Fiorello, che ha ringraziato al pubblico dedicandogli una poesia, ed ancora a Sofia Brescia la bambina protagonista dello spot della Buondì Motta e ai dirigenti dell’azienda di dolciumi. Ed ancora a Serena Rossi, Giuseppe Zeno. Per la fiction Don Matteo a Cristiano Caccamo e Maria Sole Pollio, e a Frank Matano per l’opera prima “Tonno Spiaggiato”.

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Inaugurato a Pisa il 62° Congresso Europeo di Go

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

Pisa Il 28 Luglio si è svolta presso l’Auditorium del Palazzo dei Congressi di Pisa la cerimonia di apertura del Congresso Europeo di Go, la più grande manifestazione continentale del gioco da tavolo che è considerato il più antico del mondo. La cerimonia è consistita nel discorso di benvenuto del padrone di casa Maurizio Parton, Presidente della Federazione Italiana Gioco Go, organizzatore del Congresso e animatore del numeroso Club di Go di Pisa, uno dei più attivi in italia dove il gioco è praticato da numerosi giocatori riuniti in clubs su tutta la penisola e in uno spettacolo di musica e danza con musiche originali di Roberto Beldomenico e Alessandro Pace e coreografie di Letizia Olimpi, Damiano Artale e Claudio Mura. Nel corso della cerimonia a cui assistevano buona parte dei quasi 1400 iscritti alla manifestazione più una serie di curiosi giunti a conoscere questo affascinante gioco Maurizio Parton ha dichiarato: “Siamo orgogliosi di accogliere a Pisa centinaia di giocatori dall’Europa, dall’Asia, e da tutto il mondo, adulti, ragazzi e bambini. E’ un momento di grande emozione nella storia millenaria del Go, con l’arrivo dirompente, due anni fa, dell’intelligenza artificiale, che ha aperto strade nuove e affascinanti per professionisti e amatori del gioco. Siamo certi che Pisa, città di storia e di scienza, sarà entusiasta di scoprire questo meraviglioso gioco”.
Stamani sono in corso i tornei principali: il Campionato Europeo di Go, tra i più forti giocatori europei assegnerà il titolo di Campione Europeo 2018 mentre il Torneo Open riunirà, come ogni anno, circa 1000 giocatori nel più grande torneo amatoriale continentale. In serata, alle ore 21 si proietterà un documentario su AlphaGo, il programma di DeepMind che ha battuto i più forti giocatori del mondo. Nel corso del Congresso si svolgerà anche, il 7 e 8 Agosto, un importante convegno scientifico: la terza conferenza internazionale sui giochi della mente che riunirà alcuni dei principali esperti sulla ricerca applicata al Go nell’ambito della matematica, dell’informatica e delle scienze sociali.
Il Go è un gioco da tavolo di origine cinese diffuso in estremo oriente e giocato da alcune centinaia di milioni di giocatori nel mondo, prevalentemente in Cina, Corea e Giappone; si è diffuso in Europa e nel mondo a partire dal XX secolo; la sua caratteristica di gioco di costruzione con facilissime regole di base ne ha favorito l’uso in contesti didattici e terapeutici mentre viene apprezzata la sua capacità di aumentare l’attenzione e la concentrazione. Il suo fascino ha ispirato artisti e scrittori fin da tempi antichi e la letteratura associata ad esso è vasta e variegata. Il gioco è stato considerato strumento di meditazione dai monaci buddhisti e complementare alle arti marziali.
Tutte le attività sono aperte al pubblico ed è prevista una zona di gioco libero dove sarà possibile ricevere spiegazioni e praticare il gioco a qualunque livello ed età. La manifestazione ha il patrocinio del Comune di Pisa.https://egc2018.it/

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Scuola: Precariato e diplomati magistrale, il pasticcio è servito

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

L’emendamento al Decreto Dignità non garantisce la permanenza in servizio di decine di migliaia di maestri, nemmeno dei 6 mila già immessi in ruolo. È emblematico, a questo proposito, quanto raccontato oggi dalle pagine di Orizzonte Scuola, da una docente siciliana 42enne, con 15 anni di supplenze svolte: lo scorso anno aveva finalmente sottoscritto il contratto a tempo indeterminato in Toscana e si trovava in prima posizione nelle GaE, mentre ora, con il concorso straordinario che vuole bandire l’esecutivo M5S-Lega, rischia non solo di perdere il ruolo ma anche di non ritrovarlo mai. “A Grosseto non si registra la stessa abbondanza di cattedre della Lombardia o nelle regioni vicine” del Nord e le cattedre libere “non si sa se verranno assegnate con le immissioni in ruolo”. Ed essere messa in coda a una graduatoria di merito regionale significa non vedere mai la luce. Sono graduatorie che non verranno mai smaltite”.
In questa situazione, come si fa a continuare a dire che i 120 giorni di proroga di attuazione dell’adunanza plenaria, voluti dal Consiglio dei Ministri, servivano a confermare dal 1° settembre prossimo sugli stessi posti i maestri dell’anno scolastico 2017/18? E non finisce qui. Perché, scrive oggi La Repubblica, a settembre “la scuola rischia di ripartire con la solita carenza di docenti. Soprattutto sul sostegno”. Ciò perché, paradossalmente, non è detto che gli uffici scolastici regionali e gli ex provveditorati agli studi (ora Ambiti territoriali provinciali) riusciranno ad assegnare tutti i posti. Perché le liste dei precari e le graduatorie dei concorsi in parecchi casi sono già vuote o con pochi aspiranti.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Siamo giunti al paradosso che la soluzione trovata dall’attuale governo con l’emendamento al Decreto Dignità è per molti maestri peggiorativa. Trasformare tutti i contratti a tempo determinato, con scadenza 30 giugno 2019, non dà alcuna garanzia, se poi assisteremo al solito balletto di docenti d’inizio anno. Anzi, aggravato dal fatto che man mano che le singole sentenze si trasformeranno in giudicato, assisteremo anche a cambi di maestri in corso d’anno. Per non parlare della cervellotica decisione di creare un nuovo concorso straordinario con dei requisiti di servizio per accedervi che lasciano fuori troppe categorie di docenti, a partire da quelli di scuole paritarie che, guarda caso, proprio nella scuola dell’infanzia e primaria lavorano in modo massiccio e continuativo. Il governo doveva trovare il coraggio di indicare al Parlamento l’unica soluzione possibile per uscire da questo ginepraio: la riapertura immediata delle GaE, quelle stesse graduatorie da dove ogni anno viene nominata la maggior parte dei 100 mila supplenti annuali o fino al termine delle attività didattiche, indispensabili per la formazione dei nostri alunni. Non averlo fatto è stato un errore che verrà pagato a carissimo prezzo, sia a livello politico che per le casse dello Stato, il quale dovrà anche stavolta spiegare in Tribunale perché continua a prendersela con i suoi lavoratori precari.

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Sami Blood di Amanda Kernell: visione dedicata alle detenute di Rebibbia

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

Roma Lunedì 30 Luglio 2018 Biblioteca Casa Circondariale Femminile di Rebibbia (Via Bartolo Longo, 92) ore 15:00 SAMI BLOOD di Amanda Kernell. A cura di Veronica Flora. Sul tema della discriminazione è incentrato il quarto film della rassegna L’Estate in biblioteca – il Cinema legge il mondo. Sarà infatti Sami Blood della regista e sceneggiatrice svedese Amanda Kernell l’opera prescelta per una visione esclusiva per le detenute della Casa Circondariale Femminile di Rebibbia in programma lunedì 30 luglio alle ore 15 presso la Biblioteca del carcere. Un’occasione speciale e tutta al femminile per conoscere e commentare il film già vincitore del Premio Lux 2017, che sarà introdotto da Veronica Flora. Appuntamento poi a lunedì 27 agosto con Il più grande sogno di Michele Vannucci (Biblioteca dell’Istituto Penale Minorile IPM Casal del Marmo), giovedì 6 settembre con Made in Med, Cortometraggi dal Mediterraneo (Biblioteca Valle Aurelia), giovedì 13 settembre con La bella e le bestie di Kaouther Ben Hania (Biblioteca Goffredo Mameli), venerdì 21 settembre con Veleno di Diego Olivares (Biblioteca Goffredo Mameli), mercoledì 26 Settembre con gli altri corti del Made in Med (Biblioteca Valle Aurelia) e giovedì 27 settembre con Ammore e malavita di Antonio e Marco Manetti (Biblioteca di Rebibbia Terza Casa, in cui i registi accompagneranno la visione in carcere).
La Rassegna, diretta da Ginella Vocca e realizzata dall’Associazione Methexis, in collaborazione con le Biblioteche di Roma e il MedFilm Festival, entra dalle biblioteche comunali (tra cui anche quelle di Istituti penali), per arricchirne l’offerta culturale, con una panoramica varia e interessante della produzione cinematografica contemporanea di qualità.

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Mario Merz: Igloos Mostra a cura di Vicente Todolí

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

Milano Opening 24 ottobre 2018, ore 19.00 Dal 25 ottobre 2018 al 24 febbraio 2019 Pirelli HangarBicocca Via Chiese, 2. Il progetto espositivo, curato da Vicente Todolí e realizzato in collaborazione con la Fondazione Merz, si espande nei 5.500 metri quadrati delle Navate e del Cubo di Pirelli HangarBicocca e pone il visitatore al centro di una costellazione di oltre trenta opere di grandi dimensioni a forma di igloo, un paesaggio inedito dal forte impatto visivo.
A cinquant’anni dalla creazione del primo igloo, la mostra offre l’occasione per osservare lavori di Mario Merz di importanza storica e dalla portata innovativa, provenienti da numerose collezioni private e museali internazionali – tra cui il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, la Tate Modern di Londra, l’Hamburger Bahnhof di Berlino e il Van Abbemuseum di Eindhoven –, raccolti ed esposti insieme per la prima volta in Italia.La mostra “Igloos” assume come punto di partenza l’esposizione personale di Mario Merz curata da Harald Szeemann nel 1985 alla Kunsthaus di Zurigo dove vennero presentate tutte le tipologie di igloo realizzate fino a quel momento “al fine di formare un villaggio, un paese, una ‘Città irreale’ nello spazio espositivo”, come afferma Szeemann. (Vicente Todolí)Il progetto di Milano prosegue l’intento di Szeemann e Merz, mettendo in luce come l’artista abbia continuato a sviluppare con coerenza e visionarietà l’immaginario dell’igloo. L’esposizione include infatti anche opere concepite nei decenni successivi, in occasione di importanti antologiche e retrospettive nei grandi musei europei e stranieri.
Vicente Todolí è Direttore Artistico di Pirelli HangarBicocca e curatore della mostra. Precedentemente è stato Direttore della Tate Modern di Londra dal 2003 al 2010; dal 1996 al 2003 ha diretto il Museu Serralves di Porto e dal 1989 al 1996 è stato Direttore Artistico dell’IVAM (Instituto Valenciano de Arte Moderno).
Pirelli HangarBicocca è un’istituzione no profit dedicata alla promozione e alla produzione dell’arte contemporanea che riflette la cultura d’impresa di Pirelli e il suo impegno per la ricerca, l’innovazione e la diffusione dei linguaggi contemporaneai. Con una ricca e intensa programmazione, Pirelli HangarBicocca presenta mostre personali dei più importanti artisti internazionali che si distinguono per il loro carattere di ricerca e sperimentazione, oltre che un calendario di eventi culturali e approfondimenti, garantendo al pubblico l’accesso gratuito allo spazio.

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Melodramatic Realism: photographic exhibition of Luchino Visconti’s early movies

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

Toronto Istituto Italiano di Cultura 496 Huron Street Opening July 31, 2018 | 6.30pm until to September 28 (Mon/Fri 9am to 1pm -2pm to 5pm) free admission The Istituto Italiano di Cultura is pleased to present a photographic exhibition dedicated to Visconti’s early masterpieces: “Ossessione/ Obsession”, “La Terra Trema/The Earth Trembles” and “Bellissima”. The Exhibition is made possible thanks to the collaboration of “Centro Cinema Citta’ di Cesena” on the occasion of TIFF’s retrospective: “Maestro! The Films of Luchino Visconti”. The variety of images on display offers the public an opportunity to discover Visconti’s unique ability in creating a cinematic world of melodramatic realism. The exhibition is curated by artist Mimmo Baronello.

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OneLogin Continues Global Expansion; Scales Asia Pacific Sales Organization

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

OneLogin, the industry leader in Unified Access Management, today announced the expansion of its Asia Pacific sales organization with the appointment of Geoff Thomas to OneLogin’s executive team. Geoff joins as Vice President Asia Pacific, responsible for driving sales operations across the region as the company continues to move upmarket and grow its footprint globally.
Geoff has over 20 years of experience building and leading high performance sales teams, with deep experience in Asian Pacific markets including ANZ, Japan, Korea, India, Greater China and Southeast Asia. His cross functional experience spans sales, business development, services, marketing, channels and alliances. Prior to joining OneLogin, Geoff was Vice President at D2L, an edtech company and was responsible for leading a team responsible for driving customer acquisition and revenue growth in the Asia Pacific region. Geoff has also held senior leadership positions in Asia Pacific at Polycom, Juniper Networks and Microsoft.
“Cloud adoption and security are increasingly top of mind among enterprises in the APAC region. OneLogin is uniquely positioned to satisfy the security and access needs of these companies due to its leadership in Unified Access Management,” said Geoff Thomas, Enterprise Sales Vice President, APAC at OneLogin. “I’m thrilled to be joining the executive team and look forward to helping customers achieve success along their digital transformation journey.”“Asia Pacific has been an area of increasing focus for OneLogin and we have been growing substantially in the region,” said OneLogin CEO Brad Brooks. “Geoff’s expertise and experience in the market will be a tremendous asset to OneLogin. We’re excited to have him on board.”
OneLogin’s mission is to provide simple and secure application access to enterprises of all sizes as they accelerate their digital transformation. The company’s Unified Access Management Platform (UAM) is built for hybrid customer environments, allowing companies to manage access for on-premise and cloud applications with a single solution.OneLogin boasts over 2,000 clients worldwide including Airbus, Mitsubishi Electric, NASA, and Fairfax Media.

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Virtusa Announces Date of First Quarter 2019 Financial Results

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

Virtusa Corporation (NASDAQ GS: VRTU), a global provider of digital engineering and IT outsourcing services that accelerate business outcomes for its clients, today announced that it will report its fiscal first quarter 2019 financial results for the three months ended June 30, 2018 after the U.S. financial markets close on Wednesday, August 8, 2018.
In conjunction with this announcement, Virtusa will host a conference call on Wednesday, August 8, 2018 at 5:00 p.m. A live webcast of this conference call will be available on the “Investors” page of the Company’s website (www.virtusa.com), and a replay will be archived on the website as well.
Virtusa Corporation (NASDAQ GS: VRTU) is a global provider of Digital Business Transformation, Digital Engineering, and Information Technology (IT) outsourcing services that accelerate our clients’ journey to their Digital Future. Virtusa serves Global 2000 companies in Banking, Financial Services, Insurance, Healthcare, Telecommunications, Media, Entertainment, Travel, Manufacturing, and Technology industries.

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Blue Bird to Report Fiscal 2018 Third Quarter Results on August 8, 2018

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

Blue Bird Corporation (Nasdaq: BLBD), the leading independent designer and manufacturer of school buses, will release its fiscal 2018 third quarter financial results on August 8, 2018.
The public is invited to attend an audio webcast in which Blue Bird executives Phil Horlock, President and CEO, and Phil Tighe, CFO, will discuss results. This webcast will take place at 4:30 PM ET on August 8, 2018. A slide presentation will be available to support the webcast.
The live audio webcast of the presentation will be available on the Investor Relations portion of Blue Bird’s website at http://investors.blue-bird.com. Please click on the link in the Events box in the lower right corner of the Blue Bird Investor Relations landing page to access the webcast.A replay of the webcast will be available approximately two hours after the call concludes via the same link on Blue Bird’s website.
Blue Bird is the leading independent designer and manufacturer of school buses, with more than 550,000 buses sold since its formation in 1927 and approximately 180,000 buses in operation today. Blue Bird’s longevity and reputation in the school bus industry have made it an iconic American brand. Blue Bird distinguishes itself from its principal competitors by its singular focus on the design, engineering, manufacture and sale of school buses and related parts. As the only manufacturer of chassis and body production specifically designed for school bus applications, Blue Bird is recognized as an industry leader for school bus innovation, safety, product quality/reliability/durability, operating costs and drivability. In addition, Blue Bird is the market leader in alternative fuel applications with its propane-powered and compressed natural gas-powered school buses. Blue Bird manufactures school buses at two facilities in Fort Valley, Georgia. Its Micro Bird joint venture operates a manufacturing facility in Drummondville, Quebec, Canada. Service and after-market parts are distributed from Blue Bird’s parts distribution center located in Delaware, Ohio.

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Brexit: la Commissione adotta una comunicazione sui preparativi per il recesso del Regno Unito dall’UE

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

Il 30 marzo 2019 il Regno Unito lascerà l’UE e diverrà un paese terzo. Questo determinerà effetti per i cittadini, le imprese e le amministrazioni sia nel Regno Unito sia nell’UE. Le ripercussioni spaziano dall’introduzione di nuovi controlli alla frontiera esterna che separerà l’UE dal Regno Unito fino alla validità dei certificati, licenze e autorizzazioni rilasciati dal Regno Unito, passando per l’applicazione di norme diverse sui trasferimenti di dati.Accogliendo l’invito a intensificare i lavori per prepararsi a tutti i livelli e a tutti gli esiti possibili, formulato dal Consiglio europeo (Articolo 50) il mese scorso, la comunicazione adottata oggi dalla Commissione esorta gli Stati membri e i privati ad accelerare i preparativi.
Sebbene l’UE lavori incessantemente per un accordo che garantisca un recesso ordinato, l’uscita del Regno Unito causerà indubbiamente perturbazioni, ad esempio nelle catene di approvvigionamento, che si raggiunga o no un accordo. Poiché non è ancora certo che alla data prevista sarà disponibile un accordo di recesso ratificato né che cosa eventualmente esso comporterà, ci si prepara a tutte le evenienze per assicurare che le istituzioni dell’UE, gli Stati membri e i privati siano comunque pronti. Anche se sarà raggiunto un accordo, con il recesso il Regno Unito cesserà comunque di essere uno Stato membro e non godrà quindi più dei benefici di uno Stato membro. Prepararsi al fatto che il Regno Unito diverrà un paese terzo è pertanto di importanza fondamentale, anche se UE e Regno Unito raggiungeranno un accordo.
Prepararsi al recesso del Regno Unito non è tuttavia responsabilità soltanto delle istituzioni dell’UE: si tratta di un impegno comune, condiviso a livello unionale, nazionale e regionale, che coinvolge in particolare anche gli operatori economici e altri soggetti privati. Ciascuno deve intensificare l’impegno per prepararsi a tutte le evenienze e assumersi la responsabilità della propria situazione specifica.

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Gestione della migrazione: la Commissione approfondisce i concetti del sistema degli sbarchi e dei “centri controllati”

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

Rispondendo all’invito formulato dai leader dell’UE nel Consiglio europeo di giugno, oggi la Commissione approfondisce il concetto dei centri controllati e le misure a breve termine che potrebbero essere prese per migliorare la gestione dei migranti sbarcati nell’Unione e presenta un primo schema del possibile modus operandi per la conclusione di intese regionali sugli sbarchi coi paesi terzi. L’operatività delle intese regionali sugli sbarchi va vista come attività parallela e complementare allo sviluppo dei centri controllati nell’UE: insieme, i due concetti dovrebbero contribuire a una vera condivisione della responsabilità a livello regionale nella risposta alle sfide complesse poste dalla migrazione.Il Commissario Avramopoulos ha dichiarato: “Oggi più che mai abbiamo bisogno di soluzioni europee comuni alla questione migratoria. Siamo pronti a sostenere gli Stati membri e i paesi terzi ai fini di una migliore cooperazione sugli sbarchi delle persone soccorse in mare. Per ottenere risultati concreti e immediati dobbiamo però essere uniti: non soltanto oggi, ma a lungo termine. Dobbiamo adoperarci per soluzioni durature.”
Per rendere più ordinata ed efficace la gestione delle persone sbarcate nell’Unione europea, i leader hanno auspicato l’istituzione di “centri controllati” nell’UE. L’obiettivo primario sarebbe migliorare il processo di distinzione tra le persone bisognose di protezione internazionale e i migranti irregolari che non hanno diritto di restare nell’UE, accelerando al contempo i rimpatri.I centri sarebbero gestiti dallo Stato membro ospitante con il pieno sostegno dell’UE e delle agenzie dell’UE; potrebbero essere temporanei o ad hoc, a seconda dell’ubicazione. I principali elementi dei centri sono i seguenti:pieno sostegno operativo, con squadre di sbarco formate da guardie di frontiera europee, esperti di asilo, addetti allo screening di sicurezza e agenti addetti ai rimpatri, i cui costi sarebbero coperti integralmente dal bilancio dell’UE;
gestione rapida, sicura ed efficace che riduca il rischio di movimenti secondari e sveltisca la determinazione dello status della persona;
pieno sostegno finanziario agli Stati membri volontari per la copertura dei costi delle infrastrutture e i costi operativi e sostegno finanziario agli Stati membri che accettano i trasferimenti delle persone sbarcate (6 000 € per persona).
Per sperimentare questo concetto potrebbe essere avviata appena possibile una fase pilota con l’applicazione di un approccio flessibile.La Commissione fungerà da cellula centrale di coordinamento per gli Stati membri che partecipano agli sforzi di solidarietà: si tratterà di una misura temporanea in attesa che possa essere creato un vero e proprio sistema nel contesto delle riforme in corso del sistema europeo comune di asilo.

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La corsara: Ritratto di Natalia Ginzburg di Sandra Petrignani

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

la corsaraDalla nascita palermitana alla formazione torinese, fino al definitivo trasferimento a Roma, Sandra Petrignani ripercorre la vita di una grande protagonista del panorama culturale italiano. Ne segue le tracce visitando le case che abitò, da quella siciliana di nascita alla torinese di via Pallamaglio – la casa di Lessico famigliare – all’appartamento dell’esilio a quello romano in Campo Marzio, di fronte alle finestre di Italo Calvino. Incontra diversi testimoni, in alcuni casi ormai centenari, della sua avventura umana, letteraria, politica, e ne rilegge sistematicamente l’opera fin dai primi esercizi infantili. Un lavoro di studio e ricerca che restituisce una scrittrice complessa e per certi aspetti sconosciuta, cristallizzata com’è sempre stata nelle pagine autobiografiche, ma reticenti, dei suoi libri più famosi. Accanto a Natalia – così la chiamavano tutti, semplicemente per nome – si muovono prestigiosi intellettuali che furono suoi amici e compagni di lavoro: Calvino appunto, Giulio Einaudi e Cesare Pavese, Elsa Morante e Alberto Moravia, Adriano Olivetti e Cesare Garboli, Carlo Levi e Lalla Romano e tanti altri. Perché la Ginzburg non è solo l’autrice di un libro-mito o la voce – corsara quanto quella di Pasolini – di tanti appassionati articoli che facevano opinione e suscitavano furibonde polemiche. Narratrice, saggista, commediografa, infine parlamentare, Natalia è una “costellazione” e la sua vicenda s’intreccia alla storia del nostro paese (dalla grande Torino antifascista dove quasi per caso, in un sottotetto, nacque la casa editrice Einaudi, fino al progressivo sgretolarsi dei valori resistenziali e della sinistra). Un destino romanzesco e appassionante il suo: unica donna in un universo maschile a condividere un potere editoriale e culturale che in Italia escludeva completamente la parte femminile. E donna vulnerabile, e innamorata di uomini problematici. A cominciare dai due mariti: l’eroe e cofondatore della Einaudi, Leone Ginzburg, che sacrificò la vita per la patria, lasciandola vedova con tre figli in una Roma ancora invasa dai tedeschi, e l’affascinante, spiritoso anglista e melomane Gabriele Baldini che la traghettò verso una brillante mondanità: uomini fuori dall’ordinario ai quali ha dedicato nei suoi libri indimenticabili ritratti.
Sandra Petrignani è nata a Piacenza. Vive a Roma e nella campagna umbra. Con Neri Pozza ha pubblicato: La scrittrice abita qui (2011), pellegrinaggio nelle case di grandi scrittrici del Novecento; i racconti di fantasmi Care presenze (2004); il libro di viaggio Ultima India (2006); il romanzo-documento Addio a Roma (2013) e la biografia romanzata di Duras, Marguerite (2014). Da Beat è stato recentemente riproposto il suo secondo libro, del 1988, Il catalogo dei giocattoli. Neripozza editore. copertina copyright editore.

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L’assassinio di Florence Nightingale Shore

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

i delitti di mitford.jpgI delitti di Mitford di JESSICA FELLOWES.Il 12 gennaio 1920 l’infermiera Florence Nightingale Shore arriva a Victoria Station nel primo pomeriggio, in taxi, un lusso che ritiene di meritare a un passo dalla pensione e dopo una vita di sacrifici. Il mezzo di trasporto si intona, infatti, alla sua pelliccia nuova, regalo che si è concessa per il compleanno e che ha indossato per la prima volta solo il giorno precedente. Dopo aver acquistato un biglietto di terza classe per Warrior Square, Florence Nightingale Shore si accomoda nell’ultimo vagone, dove attende che il treno si metta in movimento. Poco prima della partenza nel suo scompartimento entra un uomo con un completo di tweed marrone chiaro e un cappello. È l’ultima volta che qualcuno la vedrà viva. Il giorno stesso, sulla medesima tratta, la diciottenne Louisa Cannon salta giù da un treno in corsa per sfuggire all’opprimente e pericoloso zio, che vorrebbe sanare i propri debiti «offrendo» la nipote a uomini di dubbia reputazione. A soccorrerla è un agente della polizia ferroviaria, Guy Sullivan, un ragazzo alto e allampanato, gli incisivi distanti e gli occhiali spessi e tondi che gli scivolano sempre sul naso. Affascinato dalla determinazione della giovane, Guy si offre di aiutarla a raggiungere Asthall Manor, nella campagna dell’Oxfordshire, dove la ragazza deve sostenere un colloquio di lavoro come cameriera addetta alla nursery presso la prestigiosa famiglia Mitford. Louisa riesce a farsi assumere, divenendo istitutrice, chaperon e confidente delle sei sorelle Mitford, specialmente della sedicenne Nancy, una donna intelligente e curiosa con un talento particolare per le storie, talento che le permetterà poi di essere una delle più sofisticate e brillanti scrittrici britanniche del Novecento. Sarà proprio la curiosità di Nancy a spingerla a indagare, con l’aiuto di Guy, sul caso che sta facendo discutere tutta Londra: quello dell’infermiera assalita brutalmente sulla linea ferroviaria di Brighton. Basato sul vero omicidio, rimasto irrisolto, di Florence Nightingale Shore, questo è il primo romanzo di una serie di avvincenti gialli ambientati nell’Inghilterra degli anni Venti e Trenta, con protagoniste le sei «leggendarie» sorelle Mitford.
Jessica Fellowes, nipote dell’acclamato autore britannico Julian Fellowes, è scrittrice e giornalista, conosciuta per essere l’autrice di cinque libri sui retroscena della celebre serie TV Downton Abbey, molti dei quali sono apparsi nella lista dei bestseller del New York Times e Sunday Times. Ex vice direttrice di Country Life e giornalista del Sunday Mail, ha scritto per diverse testate tra cui il Daily Telegraph, il Guardian, il Sunday Times e The Lady. L’assassinio di Florence Nightingale Shore. I delitti Mitford è il primo di una serie di gialli ambientati negli anni Venti. neripozza editore. copertina copyright editore.

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La micro imprenditorialità ha un futuro?

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

Per noi può essere un modo per assicurarsi il futuro interpretando in misura innovativa, e non solo subalterna, il voler contribuire a costituire legami forti e di reciproco interesse con le imprese maggiori.
Sotto questo profilo la micro imprenditorialità può riproporsi nelle classi più giovani, le quali in assenza di un lavoro tradizionalmente inteso, potrebbero rivolgersi alla riscoperta delle professioni di una volta ma riesumandole in modo nuovo ed originale. Penso alla combinata turismo-artigianato-agricoltura.
Questo discorso vale soprattutto nel Meridione d’Italia, dove è più alta la disoccupazione giovanile e tale impulso può provenire da chi potrebbe mettere da parte lo scetticismo sul futuro della loro piccolissima impresa per indurre i figli a ricercare nuovi spazi operativi, gestionali e di mercato. E’ un discorso, se vogliamo, solo in apparenza complesso. Talvolta ci manca la volontà di non abbandonare la presa continuando a coltivare/dissodare un terreno socio-economico potenzialmente fertile e che potrebbe offrire, con i giusti fertilizzanti, nuovi germogli di vita imprenditoriale.
Quanto illustrato ha due soli sbocchi: o sono parole in balia del vento che le disperde e resteremo come i classici pifferi che andarono per suonare e furono suonati oppure sappiamo trovare la volontà e la determinazione di costruire un mondo rinnovato e migliore. Un mondo fatto di tante cose ma non certo a prescindere da una profonda ricerca dei valori spirituali e nella tenace determinazione in ciò che si crede e s’intende portare avanti. (Riccardo Alfonso)

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“Progetto Mediterraneo” come nasce e il suo fine

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

Esso intende costituire un valido supporto operativo, con l’apertura di nuovi mercati nell’area del bacino Mediterraneo, con una formula di franchising e d’intese operative con le realtà economiche dei paesi che vi si affacciano. Il tema l’ho proposto in più occasioni e per ultimo parlando di consorzi d’imprese. E’ un genere di collegamento, quest’ultimo, che può consentire indubbi vantaggi nel superare i costi d’insediamenti ex novo in paesi poco o nulla noti. Vi sono, inoltre, fattori d’economicità congiunti a quelli logistici facilmente individuabili e già citati.
D’altra parte il rapporto può considerarsi interessante non solo in termini di evoluzione del mercato (struttura della clientela, potenziale di vendita, reti di vendita), ma anche per il suo valore aggiunto in termini di gestione delle materie prime, del controllo della qualità, dei sistemi di elaborazione dati e degli stessi scenari nel loro complesso.
E’ uno scambio che può essere configurato a 360 gradi. Può coinvolgere altre risorse e potenzialità aziendali ed extra aziendali dalla formazione all’istruzione, dalla ricerca di nuove formule lavorative alla comunicazione. Va poi considerato l’interscambio a livello di gestione aziendale vera e propria.
Per quanto riguarda direttamente l’Italia essa si distingue per l’essere il Paese, dove in talune zone del suo territorio, esiste, ed è prevalente, una imprenditorialità piccola e media ben radicata. Penso a Biella, a Prato, a Cusio, a Vigevano, ecc. Ora mi chiedo, con l’avvento della moneta unica e ciò che comporta sotto il profilo economico, della libera circolazione di beni e servizi e della concorrenza, cosa è cambiato. D’altro canto non è un mistero per nessuno costatare che le piccole imprese stanno attraversando difficoltà strutturali di non lieve entità. Anche sotto quest’aspetto annoto alcune affinità con le imprese agricole. Diciamo che la loro ridotta dimensione non consente economie ed economicità soddisfacenti. La mancanza funzionale e organizzativa, la scarsità di propri mezzi finanziari, il dover ricorrere spesso al credito e subire il peso del costo maggiore, rispetto alle consorelle più grandi, per via del rischio che presentano per gli istituti di credito, sono tutti elementi che compongono un mosaico non esaltante. Inoltre la loro incapacità di pensare e perseguire strategie ben definite e tali da essere considerate gradite alle attese dei mercati e di gareggiare con successo, data la loro maggiore ampiezza e livello di competitività e di aggressività, gioca un ruolo non certo positivo. Tutto questo per non parlare delle esistenti difficoltà strutturali e di durabilità d’imprese che affrontano il quotidiano con notevole determinazione, ma anche con crescenti limiti sui quali pesa una grossa ipoteca.
Il primo errore, a mio avviso, è quello di voler restare rinserrati nel proprio territorio. Più salutare ed efficace sarebbe una politica d’aggregazione tra imprese poste in territori e nazioni diverse.
Tale criterio consentirebbe due benefici immediati: Il primo è legato all’espansione del mercato per il quale esporsi da soli significherebbe caricarsi di costi aggiuntivi, che diventerebbero proibitivi, e il secondo di sviluppare una cultura dello stare insieme a livello di micro-imprenditorialità.
E’ essenziale superare difficoltà culturali, di saper pensare e agire in comune e non è cosa da poco. Eppure i ritorni sono indubbi. Esaminiamone taluni:
• Consente di assumere maggiori dimensioni con l’acquisizione di nuove commesse.
• Favorisce sbocchi commerciali in aree limitrofe o esterne e di porsi nelle condizioni di maggiore concorrenzialità con le imprese maggiori.
• Riduce l’onerosità di certi costi di approvvigionamento, di ricerca e sviluppo, di promozione ecc.
• Evita lo sperpero di patrimoni tangibili e intangibili in caso di cessazione, perché tali patrimoni potrebbero trovare agevole collocazione o recupero nella stessa aggregazione. (Riccardo Alfonso)

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Non dimentichiamo cosa ha significato l’introduzione dell’euro nei paesi dell’eurosistema

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

Sono implicazioni riassumibili nel modo seguente:
• Commerciale/marketing: il primo aspetto è stato di rivedere i listini prezzi per conformarsi alla concorrenza e al rapporto moneta nazionale/euro, al cambio che sarà poi fissato. Già questo controllo ha coinvolto tutto il core business nel rivedere i costi unitari e generali di produzione e d’esercizio. Sarebbe stato, a questo punto, più opportuno quotare da subito i prezzi in euro e in lire e fornire informazioni sulla propria politica e dare particolare supporto alla forza vendita. E’ stata, altresì, rivista la figura del fornitore in quanto, non essendoci più rischi di cambio, resta solo la condizione che fosse disposto a fatturare in Euro.
• Personale. Si tratta di capire l’impatto che è derivato dal pagamento con i costi di conversione aziendale, degli stipendi e dei contributi versati in euro, modificando, di conseguenza, tutta la modulistica. Ricordo, in proposito, che l’Italia ha avuto un problema logistico in più. La lira non era divisibile in centesimi per cui i suoi sistemi elaborativi non sono predisposti per i decimali.
• Finanza. I rischi di cambio non scomparvero subito. Tanto per cominciare furono valutati quelli che potrebbero sussistere nel periodo antecedente la fissazione del cambio delle valute nazionali contro l’Euro. Quest’aspetto andò di là del maggio del 1988 quando fu annunciata la metodologia di calcolo del cambio. Si poterono verificare ancora movimenti sui mercati, nei successivi otto mesi, fino al gennaio 1999, data ufficiale dell’inizio. Furono poi aggiunte quelle operazioni di copertura del rischio di cambio a medio lungo termine in itinere che furono smontate o verificate se si trattava di operazioni in prodotti derivati o in cambi a termine con data di scadenza successiva all’introduzione della moneta unica. D’altra parte il rischio di cambio restò tra l’Euro e tutte le valute non comprese in questa moneta (dollaro, yen, ecc.). Le implicazioni avrebbero potuto riguardare eventuali finanziamenti a medio e lungo termine a tasso fisso sia con le monete che poi sono state trasformate in Euro, che con le altre.
• Contabilità. Fu pianificata la conversione dei conti bancari, dei sistemi contabili aziendali e dei dati storici da convertire. Un’operazione che fu fatta fra il 1999 e il 2002, ma diventò ancora più urgente per le aziende che svolgevano un’attività produttiva o distributiva all’estero. Per contro le imprese a carattere locale e regionale, con una forte percentuale di fatturato in denaro contante, convertirono il loro sistema il più tardi possibile per evitare le difficoltà derivanti da una contabilità doppia.
• Legale. Riguardava tutta la contrattualistica in atto con controparti nazionali ed estere dopo l’introduzione della moneta unica. Furono, poi, esaminati taluni aspetti societari come la conversione del valore nominale del capitale sociale. In ogni caso fu necessario convocare l’assemblea degli azionisti per apportare le modifiche statutarie del caso.
• Aziendale. Furono riviste le strategie aziendali e commerciali. Si considerò che il commercio, all’interno dei paesi con la stessa moneta, avrebbe potuto aumentare notevolmente e con esso la concorrenza. Il primo confronto è stato con i prezzi praticati. In Germania i listini prezzi dal 1999 furono solo in Euro. Ciò significò che potevano essere facilmente confrontati con quelli degli altri fabbricanti. Per alcune aziende fu necessario rivedere l’attuale strategia commerciale. Per altre si trattò di un riposizionamento a medio termine, sul mercato, del proprio prodotto o a un cambiamento della gamma dei prodotti.
Nel riportare tutte queste note informative non ho inteso solo fare una carrellata su quanto è accaduto e le implicazioni di ordine finanziario, economico, politico e sociali che derivassero, ma per dimostrare come l’errore più grave d’addebitare all’Europa comunitaria fosse stato quello di aver voluto solo incentrare la sua opera a un’operazione di “cambio valuta”. (Riccardo Alfonso)

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Il sogno di una Europa unita a livello continentale

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

Il discorso si può suddividere in più parti. Si tratta, innanzitutto, di capire se il modello europeo di società è in grado o meno di rispondere alle sfide attuali. Esse sono molto impegnative sotto vari profili: economico, di coordinamento politico, amministrativo e sociale. Costituiscono, per altro, risposte che rappresentano, una sfida nei confronti della concorrenza internazionale.
In altri termini, occorre ridisegnare un nuovo modello di società non unicamente europeo, ma che deve esserlo come punto di partenza. Esso deve rispondere non solo alle sfide attuali, ma dimostrare di poter fronteggiare il futuro con mezzi adeguati e per affinità ambientali e culturali.
In difetto non è unicamente l’Europa a essere condannata alla decadenza ma gran parte, se non tutta l’umanità. Non dimentichiamo che siamo di fronte ad una sfida di proporzioni gigantesche. A ridosso di essa ci troviamo con:
• Oltre un miliardo di disoccupati
• 980 milioni di sotto occupati
• 3 miliardi e 200 milioni di poveri
Questi sono dei limiti che si presentano come macigni al cospetto di una corretta crescita del sistema evolutivo mondiale. L’Europa ha un suo modello basato anzitutto sul principio della solidarietà: insegnamento gratuito (o quasi) per ognuno, protezione sociale che copra in linea di massima tutti i cittadini, cure sanitarie in alcuni paesi totalmente gratuite, in altri semigratuite. E’ un modello, come si può arguire, che ha un costo crescente non facilmente sostenibile a lungo.
Ciò deriva, essenzialmente, dallo squilibrio tra le entrate e i costi, che aumentano di continuo e, per lo più, derivanti da certi abusi e talune storture dei rispettivi funzionamenti.
Poi si aggiunge la concorrenza mondiale, là dove non esiste tale ombrello “protettivo”, per cui i costi di esercizio delle produzioni è mediamente più basso e di conseguenza più competitivo. In tal modo s’innesta un ciclo perverso nel quale vanno a inserirsi elementi di disturbo soprattutto in Europa:
• minore creazione di posti di lavoro;
• più alta incidenza dei mutamenti intervenuti nel progresso tecnologico;
• ritardi nella costruzione di reti e d’infrastrutture nelle telecomunicazioni e nei trasporti.
Significa, quindi, che se il modello europeo vuole avere un futuro deve rinnovarsi e ridistribuire meglio le sue risorse e riconsiderare la sua crescita rendendola più mirata.
Significa, anche, che la costruzione di una società che guarda al sociale, come un bene prima-rio da tutelare, non può essere figlia dell’Europa e matrigna degenere, nel resto del mondo.
Non si può distruggere quanto è stato fatto di buono solo perché non lo consentono gli egoismi degli altri Paesi. Il primo discorso è di ridurre gli sprechi e favorire, a livello globale, una forte e convinta ridistribuzione delle risorse.
Gli sperperi, ovviamente, sono anche di natura strettamente legata ai cicli produttivi, dove prevale la logica di beni scarsamente riciclabili per avvalorare la tendenza dell’usa e getta.
Posso chiamarlo un precetto di “responsabilità collettiva.”
Lo è non solo nel rapporto tecnologico, industriale e del terziario ma anche nel concepire la gratuità, di determinate prestazioni, considerandolo un “diritto assoluto”, ma un modo per aiutare chi effettivamente è più bisognoso.
In altre parole non possono esistere diritti senza doveri in senso individuale e collettivo, come comunità e come Governi. Il modello europeo deve, in primo luogo, diventare una base per tutti e mostrare con chiarezza i suoi propositi sfruttando al massimo le proprie potenzialità.
Sono, per intenderci, come le definisce Delors, delle “ricchezze immateriali”: livello elevato d’insegnamento, qualifiche professionali, capacità d’iniziativa, sistemi finanziari efficienti, ampiezza del risparmio ecc. Sono, nel loro insieme, dei punti qualificanti e che li posso definire nel modo seguente:
1 Moderazione salariale temporanea.
2 Flessibilità dell’organizzazione del lavoro.
3 Revisione del finanziamento della solidarietà
4 Sviluppo dei nuovi tipi d’attività.
5 Riforma profonda dei sistemi di formazione e qualificazione professionale.
6 Riforma e rafforzamento radicale della ricerca.
7 Realizzazione delle grandi reti europee, per i trasporti, le energie e le telecomunicazioni.
Tutto questo è essenziale per rilanciare l’economia e per non dimenticare la solidarietà sociale. (Riccardo Alfonso)

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L’eurozona che ci fa soffrire

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

Un inciso vorrei dedicarlo all’euro nato per unire una comunità di stati lasciati troppo a lungo al loro destino, ma che sta dimostrando nel tempo i suoi limiti non per incapacità propria di farsi valere ma per la miopia dei suoi membri che non sono riusciti a completare il quadro entro il quale la moneta doveva muoversi in termini di unione politica, economica e sociale. E’ stata una scommessa per chi ha sostenuto questo progetto. L’euro, non dimentichiamolo, è nato con la ragionevole speranza di diventare la seconda moneta del mondo ma, in itinere, sta lasciando solo molti dubbi e incertezze.
Il trattato di Maastricht prevede che l’Uem cammini su due gambe, quella economica e quella monetaria. Se una delle due è forte e l’altra debole, l’Uem zoppica. E’ forse un modo elegante per escludere la “politica” da questo disegno egemone e significa, per noi, la terza gamba. Ma sia chiaro. La politica alla quale intendiamo riferirci è quella che può meglio d’ogni altro strumento mediare le ragioni dell’economia con le attese del sociale. L’Europa della moneta unica si porta dietro un pesante fardello. Non si tratta tanto di garantire che le regole sull’equilibrio dei bilanci non siano valide solo nell’anno dell’esame di passaggio, ma che restassero durature, significa pure prendere atto che vi sono diciotto milioni di disoccupati, sette milioni di sotto occupati, quarantaquattro milioni di poveri ed enormi differenze nel modo di definire il rapporto giustizia, previdenza, assistenza e istruzione tra i vari paesi della comunità. Va in primo luogo ricordato, che l’obiettivo ultimo dell’Uem non è la costruzione astratta di un sistema monetario unificato fine a se stesso. Tutto deve essere, invece, al servizio del benessere del cittadino. Lo scopo non è di aiutare i disoccupati e gli emarginati sociali con un’assistenza supplementare, anche se nella fattispecie è necessaria. Lo scopo è, invece, di ridefinire e orientare in modo nuovo tutte le attività comunitarie e di armonizzare, nella stessa direzione, quelle nazionali. Tanto per cominciare la pressione fiscale sul lavoro deve diminuire, compensando la riduzione delle entrate con l’aumento della fiscalità sull’energia e sulle attività inquinanti in genere, e soprattutto sui redditi del risparmio. L’iva stessa potrebbe essere ridotta su certe attività ricche di offerte di lavoro. Gli stessi finanziamenti dei Fondi strutturali dell’Ue devono essere maggiormente orientati verso gli investimenti in cui l’intensità del capitale abbia meno importanza dell’intensità occupazionale. I disoccupati vanno preparati ad attività nuove e non abbandonati a se stessi come accade oggi. Solo in questo modo saranno in grado di ottenere impieghi per i quali esiste domanda e talora addirittura penuria di mano d’opera. Il contrappeso politico o, se vogliamo il “pendant politico” oggi è indirizzato esclusivamente alla responsabilità nazionale. E’ un grossolano errore. Nel momento in cui ci prefiguriamo un’economia e una finanza capaci di offrirci uno sviluppo armonioso della Comunità, noi dimentichiamo che la battaglia in atto la stiamo facendo azienda dopo azienda, e non tanto e non solo per la quadratura di uno o più bilanci, ma per dare a esse uno spazio vitale, per farle prosperare, per offrire maggiori opportunità lavorative, per restituire dignità agli esseri umani attraverso un corretto impegno di lavoro. Tenere separata la politica dagli affari economici e finanziari significa perseguire una logica consumistica e capitalista d’altri tempi. Significa riversare sull’uomo il prezzo di un successo che appartiene ad altri e non è il frutto di un impegno comune, per marciare insieme uniti e non divisi da interessi contrapposti e dialetticamente inconciliabili. (Riccardo Alfonso)

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Come coniugare l’efficienza produttiva e le attese del consumatore partendo dall’agricoltura

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

Non mi sono stancato di ripetere, che l’agricoltura va migliorata e adeguata agli standard di gradimento del consumatore. Lo stesso si può dire in altri campi produttivi. Questo discorso va ora, necessariamente, integrato con la necessità di impostarlo con un gioco di squadra sempre più capace di creare sinergie entro e fuori una realtà regionale come potrebbe essere la Sicilia citata nel mio libro “La terra dei padri”. Proprio per questo il mio “Progetto Mediterraneo” può offrire uno stimolo adeguata alla creazione di un disegno unitario attraverso una fattiva collaborazione tra le imprese agricole esistenti nei paesi che si affacciano su questo mare, tanto per cominciare. E’ anche un modo per dare lavoro, per favorire lo scambio di esperienze, per migliorare le produzioni, per specializzarle e integrarle, ove necessario e conveniente, per consentire un pendolarismo più in sintonia con l’ambiente piuttosto che ricorrere a forme d’immigrazioni selvagge e prive di una tutela, sia pure minima, per la salute, per la previdenza e per il rispetto, in senso lato, dei diritti fondamentali dell’individuo. Un concetto di certo non nuovo se si pensa che già tra la fine del XIX secolo e il successivo vi furono le migrazioni delle forze lavoro stagionali in agricoltura con le mondine provenienti per lo più dal Veneto e dall’Emilia Romagna per mondare il riso nell’agro vercellese. Mi si obietterà che il lavoro offerto era molto vicino allo sfruttamento ma oggi potremmo evitarlo stabilendo a priori adeguate regole d’ingaggio e conseguenti controlli in itinere.

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I modelli possibili in un’attività consortile a livello di area

Posted by fidest press agency su domenica, 29 luglio 2018

Se usciamo da “schemi”, in un certo qual modo “protettivi”, e ci concentriamo sulle strategie operative e immaginarci taluni modelli d’intervento, la situazione ci apparirà più chiara.
Se ci troviamo, per esempio, al cospetto di un consorzio export e nel paese di destino abbiamo un nostro “partner” le strutture di vendita e di distribuzione non hanno bisogno d’essere create ex novo e ad hoc. Considerazioni analoghe possono essere fatte riguardo un consorzio d’acquisto e alla scelta dei prodotti da comprare in forma consortile. In pratica ci troveremmo con due gruppi di aggregati: uno territoriale a dimensione limitata dove si produce, si esporta e s’importa e l’altro quale sistema ricevente e operante con analoghe finalità.
Può essere anche il caso del consorzio commerciale, dove i prodotti sono i servizi o finanziari o legati all’intermediazione di elementi tecnologici acquistati altrove. In questo modo si possono evitare costi aggiuntivi e rischi nell’export e, non ultima, la possibilità di poter programmare uno sviluppo delle rispettive produzioni in misura armonica con le domande di mercato.
Non vi è dubbio che per ottenere risultati indicati è necessario prevedere la messa a punto di prodotti e servizi, ma anche prontezza d’intermediazione, stipulazioni di convenzioni, attività di ricerca, ecc. che possano essere indirizzati a una clientela non captive e che presentino caratteristiche tali da poter competere sul mercato. La partnership tipo di un simile aggregato consortile deve combinare una scelta capace di consolidare strategie comuni e di reciproco sostegno. Penso a un editore da una parte e, dall’altra, quelle aziende che hanno bisogno di servizi editoriali per la stampa aziendale, la modulistica e via dicendo e non solo in cartaceo ma anche per via telematica.
Penso ai possibili ritorni quando un istituto finanziario si avvale della consorziata per soddisfare le proprie esigenze operative: stessi ambienti, apparecchiature seriali in comune, migliore utilizzo delle rispettive risorse ecc.
Il tutto per creare le condizioni di crescita, di un sistema, e per aprire mercati là dove la piccola e media impresa incontra maggiori ostacoli e costi proibitivi. E’ un discorso, ovviamente, che è simile a quello che potrebbe essere fatto per impostare una logica imprenditoriale nel settore agricolo. (Riccardo Alfonso)

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