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Archive for 12 luglio 2023

Lugano LongLake Festival 2023

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

Lugano. Prosegue la tredicesima edizione del Festival internazionale LongLake uno dei più grandi open air urbani della Svizzera che fino al 23 luglio animerà la città di Lugano con la grande musica dei concerti, gli spettacoli, il teatro, le performance gli incontri e gli artisti di strada.Ultimi appuntamenti: Il programma vede ospiti il 14 luglio la band inglese The Hunna. Formatisi nel 2015, la band ha avuto un’ascesa al successo globale fulminea: il loro album di debutto del 2016, “100”, è diventato subito disco d’oro ed è entrato nella Top 20 del Regno Unito. Il 15 luglio toccherà invece alla band post rock tedesca The Notwist, nata nel 1989 a Monaco, che vede all’attivo nove album che li ha resi uno dei principali gruppi di riferimento per il post-rock mondiale. Ad aprire la serata sarà la giovane cantante caraibica Samora che porterà sul palco un’interpretazione incredibilmente fresca, potente ed energica delle moderne vibrazioni antilliane. Seguiranno i Puts Marie, gruppo rock svizzero di Bienne consociuto per le sue performance intense sui palchi della Svizzera e dell’Europa, dal Transmusicales di Rennes al Printemps de Bourges, passando per l’Eurosonic in Olanda o il The Great Escape di Brighton. Chiuderà la serata il live set di Brian Zajak, in arte Fejká, pupillo di Christian Löffler che spazia dall’atmosfera morbida e sognante dell’elettronica ai ritmi duri e incisivi della techno. Il 16 luglio sarà ospite del Festival Carl Brave, producer e cantante romano, istrionico e versatile che con il suo stile sta tracciando nuove coordinate nella canzone pop italiana. Carl Brave si esibirà con una band di undici elementi: sul palco sarà accompagnato da Mattia Castagna al basso, Lorenzo Amoruso e Massimiliano Turi alle chitarre, Simone Ciarocchi alla batteria, Lucio Castagna alle percussioni, Edoardo Impedovo e Gabriele Tamiri alle trombe, Marco Bonelli al sax, Matteo Rossi alle tastiere e Marta Gerbi e Francesco Sacchini ai cori. Ad aprire la serata ci sarà Giuseppe Puleo aka Giuse The Lizia, cantautore di 21 anni nato e cresciuto a Bagheria in provincia di Palermo. L’artista presenterà il suo primo album di inediti “Crush”, in cui racconta i sentimenti veri e sinceri che caratterizzano la profondità e la conflittualità dei rapporti più autentici attraverso sfumature indie rock e urban.A chiudere i concerti al Parco Ciani saranno i Coma Cose (SOLD OUT!) che si esibiranno il 17 luglio con uno show unico, che proporrà i migliori brani del duo: dalle canzoni già culto di “Inverno Ticinese” fino ai brani sanremesi, “Fiamme Negli Occhi” e “L’ADDIO”, passando per i recenti album “Un Meraviglioso Modo di Salvarsi”, “Nostralgia” e “HYPE AURA”. Ad aprira il concerto sarà Ele A, classe 2002, nata e cresciuta proprio a Lugano. Tutto quello che si può sapere di lei si trova nella raffica di barre rilasciate a una a una sul suo profilo Instagram e su YouTube: freestyle su basi old school o pop (da Wiz Khalifa a Walking On A Dream degli Empire Of The Sun). Il suo gusto street pop cela in realtà un manifesto amore per l’estetica del rap. Fino al 23 luglio 2023 Lugano ospita il festival internazionale LongLake. La 13a edizione si presenta con una proposta artistica che unisce la grande musica sui palchi a un ricco calendario di eventi che si alterneranno negli spazi verdi e urbani sul Lungolago della città svizzera, a pochi chilometri da Milano. È possibile acquistare anche un abbonamento per tutte e quattro le serate al Parco Ciani a un prezzo di CHF 65.- (personale, non cedibile) Inoltre più di 50 artisti tra musicisti, attori, acrobati si alterneranno sui palchi e per strada da Piazza Manzoni al Parco Ciani, passando per il Lungolago, dal 19 al 23 luglio, per il Busker, un vero e proprio omaggio alla prestazione artistica di strada che chiuderà Festival con performance intense passando attraverso i generi più diversi. Tra gli artisti che si esibiranno per la musica: Arp Frique, Auroro Borealo, Bad Farini, Badabum, Cigarilla Disonasty, Comaneci, Degurutieni, Dj LeMox, Ermesinde, Faizal Mostrixx, Fomies, Hirsute, In.versione, Clotinsky, Lálla Beau, Le Millipede, Ms. Hyde, OneManPier, Pufuleti, Scopamare, Scudetto, Solomon Levante, Udo Caramba, Van Couver, YAKU. Per il teatro di strada: Barto, BotProject, Bruital, Gromic, Le Caramantran, Moltobene, Moltomale, Ruggero Asnago: Parata!,The Dado Show, The Phonomaton, Toti Toronell, Yldor.

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Lithuania pioneering defense innovation ahead of the NATO Summit

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

Vilnius, Lithuania. As nations across the globe grapple with the evolution of warfare and defense, Lithuania is stepping up to the forefront of defense innovation, with its venture capital funds playing a transformative role. With a spotlight on Lithuania on the eve of the NATO Summit, an event highlighting Lithuanian defense innovations deployed in Ukraine revealed how technology is revolutionizing the nature of warfighting. During the pre-NATO Summit event held in Vilnius on July 10th, 2023, titled “Innovation & Investments for Defence, Deterrence & Security,” Andrea Traversone, the newly appointed Managing Director of €1bn NATO Innovation Fund (NIF), took the stage for the first time to emphasize the significant role of innovation within NATO. “Innovation in emerging and disruptive technologies must be responsible and led by fundamental principles: safety, freedom, and human empowerment. All of which are synonymous with NATO’s democratic values and the NIF’s mission.” Traverson stated.Andrea Traversone elaborated on the NIF’s upcoming plans, expressing a strong commitment to cultivating relationships and playing a pivotal role in innovation. The Fund is committed to actively reaching out to startups, demonstrating a two-way interest. The event showcased an array of innovative solutions developed by Lithuanian SMEs, with capabilities spanning electronic warfare, long-range initiators, anti-drone solutions, space lasers, and non-jammable UAVs.These aren’t just theoretical developments but practical, field-tested technologies that have proven their mettle in the Ukrainian conflict. As Dominykas Milašius, Venture Partner at Baltic Sandbox Ventures, affirmed, “These emerging tech solutions not only contribute to Ukrainian forces in their ongoing counter-offensive but also provide a new model for warfare that can benefit all NATO members. Some of them are already proving the value of their tech on the frontlines.” For instance, “RSI Europe,” a Lithuanian company, developed the RISE-1 remote detonation system, which can be deployed for various military and commercial applications. Meanwhile, “Unmanned Defense Systems,” a startup founded by Unmanned Aerial Systems (UAS) and Satellite technology experts, created fully autonomous drones used for misleading the enemy into revealing its position and for protecting high-value UAVs and aircraft — a solution already employed in Ukraine.Lithuania’s venture capital funds, amassing a formidable $55M “dry powder” for dual-use investments, have played a crucial role in these innovations. Andrius Milinavičius, Managing Partner of Baltic Sandbox Ventures, underlined the importance of these funds, stating, “We concentrate on DeepTech, which includes Dual-Use tech because we understand the intricacies of the innovation commercialization journey. We offer robust support to startups navigating the dual-use sector to ensure their innovations reach end-users.”In her opening statement at the event, Erika Kuročkina, Vice Minister for Economy & Innovation of the Republic of Lithuania, stated, “A vast expanse of opportunities lies ahead in diverse sectors such as aerospace, AI, and photonics. Our defense industry is open and collaborative, focusing on cutting-edge technologies. We aim to drive economic growth through these technological advancements, even as we strengthen security and provide assistance to Ukraine.” With a robust infrastructure that Lithuania has built in less than two years, it is ready to channel this capital into promising startups, cultivate more disruptive technologies, and further the nation’s defense capabilities.”Coinvest Capital is an early-stage venture capital fund established by INVEGA, using public funds from the EU and the budget of the Republic of Lithuania, investing together with business angels and other venture capital funds in young promising Lithuanian companies. The fund’s portfolio now includes 27 start-up companies. Out of the fund’s capital of 25.5 million euros, the available capital for new investments amounts to 15 million euros. https://www.coinvest.lt

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L’intreccio tra l’orizzonte politico e quello storico

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

“L’orizzonte politico s’intreccia così strettamente con quello storico – scrive Gramsci – entro una visione organica della storia e del suo sviluppo, da contributi che i modelli elaborati nella storia possono dare alla prassi del presente.” E a questa visione storica si salda la tensione verso una pedagogia della politica, con un’estensione del concetto Machiavelliano di popolo, che comporta anche l’individuazione, ai tempi di Machiavelli, di una presunta classe “rivoluzionaria”. È stata così ripresa la celebre interpretazione “democratica” del Principe, quella della linea Rousseau-Foscolo. Nel XX secolo, come si può notare, si continua a parlare di Rivoluzione e qui il concetto è ripreso nelle sue diverse sfaccettature ideologiche. Mi riferisco, nello specifico, al giudizio critico espresso da “sinistra” sulla Rivoluzione russa. Lo scrissero, nel 1920, tre sindacalisti italiani (D’Aragona, Bianchi e Colombino) che si recarono in Russia e al loro ritorno trassero la convinzione “che la rivoluzione operaia russa fosse stata un “errore” o addirittura un esperimento in “corpore vili” fatto da un pugno di avventurieri incapaci e impreparati.” Un giudizio molto criticato da Gramsci. Sta di fatto che la Rivoluzione Russa non può essere considerata il frutto maturo del pensiero marxista ma si stacca da esso per molti versi offrendo il fianco a una dialettica politica che tuttora resta vivace e contraddittoria. Eppure, per settanta anni è stata la guida nel XX secolo di più generazioni di comunisti in Europa e nel mondo ed è stata la risposta più forte e determinata nel costruire un’alternativa al capitalismo e alle sue devianze sociali e culturali. Stendiamo, tuttavia, un velo pietoso sul come la Rivoluzione d’ottobre si è consolidata e si è espansa nel mondo. Rosa Lussemburg denunciava “lo spietato centralismo di Lenin.” Costui si arrogava esorbitanti poteri in materia di selezione e di misure disciplinari. “I membri del partito non erano altro che gli strumenti, gli agenti esecutivi di sua “altezza il comitato centrale”. Ed esso rifiutava come un grave errore l’idea di sostituire anche in forma provvisoria, il potere assoluto di un comitato centrale a quello della maggioranza degli operai coscienti del partito.” Così ci ritroviamo con una ripetizione degli stessi rituali ma con altre terminologie. È stata semplicemente sostituita l’autorità della borghesia con il comitato centrale e la disciplina inculcata al proletariato dalla borghesia zarista ha occupato il posto della fabbrica e della caserma. Rivoluzione, quindi, ma imbrigliata in un contesto privo della sua spinta dal basso e burocratizzata attraverso un tracciato dove il confronto ideologico perdeva la sua spinta ideale e s’imbarcava nell’avventura dittatoriale. Una differenza, quindi, si poteva avvertire tra l’idea “rivoluzione” espressa e perseguita nei fatti nel XIX secolo mentre perdeva il suo carisma nella lotta di classe propugnata nel XX secolo. (Riccardo Alfonso)

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Eventi di oggi e la lezione che vien dal passato

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

Platone è stato un grande maestro per tutti i pensatori di ogni tempo. La sua lezione è attuale anche ai giorni nostri. In un certo senso lo è anche di più di quanto accadeva nella sua contemporaneità. Oggi siamo portati a ricercare valori che non hanno un futuro e a trovare più conveniente dimenticare quelli che contano di più. L’idea di Platone è quella del bene. La democrazia, per rendersi figlia del bene deve offrire all’uomo la possibilità di amare e rispettare il suo prossimo. Ma, aggiunge Platone, l’uomo spesso non conosce i limiti oltre i quali l’eccesso del bello diventa una storpiatura, l’eccesso di democrazia può portare alla tirannide. Tiranno è dunque chi coglie i frutti del bene per utilizzarli per fini abietti. Si passa in questo modo dal problema morale a quello politico. Platone viveva nell’Atene del secolo IV, dove imperversava la licenza democratica, lo sfascio della disciplina civica e trionfavano gli egoismi e i soprusi demagogici. A questo punto la contesa e la competizione tra i cittadini per essere calmierata dovevano riflettere nella società condizioni di governo sicure ed equilibrate. Non si può, ad esempio, stabilire delle regole per tutti e poi pretendere che taluni le violino in nome di un primato inesistente o arbitrario. Quando la democrazia diventa tollerante con chi la disprezza o la plasma a suo uso e consumo, l’arbitrio di costoro si trasforma in tirannide. Un classico esempio l’abbiamo avuto con la Rivoluzione francese. Un popolo oppresso dalla tirannide si ribella e cerca di stabilire la democrazia, ma le sue maglie sono troppo larghe e sfugge all’abbraccio della temperanza, della fortezza e della prudenza per aprire la strada a una nuova tirannide. È mancata, quindi, una preziosa opportunità per fare di un’esperienza, pur traumatica, una rivolta ispirata al bene dell’uomo, ai suoi valori fondamentali di libertà e di libero arbitrio. Ancora una volta nel XX secolo questi aneliti popolari hanno trovato uno spazio ispirato alla ricerca di una democrazia “piena” ovvero caricata di valori quali la libertà dell’uomo, la libera espressione e di critica e di giudizio, ma tale assolutismo è stato più agevolmente catturato dagli “avventurieri della storia” che hanno colto dalla democrazia permissiva l’occasione per una nuova tirannide. Lo è stato per il Nazismo, il Fascismo e il Comunismo. Quest’ultimo, in particolare, nato da un’idea di Marx di restituire al proletariato le sue libertà, si è tradotto, per demerito di alcuni suoi profeti, in un’oppressione delle stesse libertà che predicavano. Si è partiti dalla Comune di Parigi con il primo esperimento in età moderna di “autogoverno operaio” per passare al pensiero di Karl Marx che nel 1867 pubblicò il primo volume della sua opera principale “Il Capitale” (Das Kapital). Una sorta di “manifesto” che il suo amico Friedrich Engels presentò in maniera più semplice e più sintetica agli esponenti dei partiti socialisti d’indirizzo “marxista”. Su questa base altri pensatori intesero approfondire e arricchire le idee originariamente proposte da Marx, quali, tra gli altri, August Bebel, Karl Kautsky in Germania, Antonio Labriola in Italia. Nei tre decenni finali del XIX secolo vi fu una grande e irresistibile espansione del movimento socialista in Europa, ma fu anche attraversato da forti dissidenze interne sul piano teorico e politico. Le posizioni estremistiche si avvertirono soprattutto in Spagna e in Russia e anche fuori dall’Europa. Da tutti questi passaggi e molti altri che lascio sotto traccia per ragioni di spazio constatiamo l’incapacità essere umano nel gestire la propria esistenza e quella dei suoi simili con la capacità di saper convivere con le idee altrui senza provocare intolleranze e conflittualità per poi restare al servizio della ragione. (Riccardo Alfonso)

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La storia dei cambiamenti epocali dal XIX secolo ad oggi

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

La prima domanda che mi pongo, vivendo nel XXI secolo, nel trattare la storia del XX secolo, è perché mi giunge naturale volgere lo sguardo al secolo che lo ha preceduto. La risposta, a ben considerare, mi pare ovvia. Prima di tutto perché nessuna storia di un secolo parte dal suo inizio. Lo è per il XX secolo ma anche per il ventunesimo, se si fa decollare la svolta storica con la caduta del muro di Berlino del 1988.Abbiamo voltato pagina, in maniera rilevante, con la fine della guerra fredda e l’inizio di una nuova storia sugli equilibri mondiali e i conflitti regionali e l’esplosione del terrorismo internazionale che seguì. In seguito, avemmo un’altra svolta agli inizi del 2022 con la guerra di conquista dell’Ucraina da parte della Federazione russa facendo arretrare la storia sulle vicende belliche, nelle sue operazioni militari, di almeno di due secoli prima pur avendo, questa volta, come deterrente la minaccia atomica. Il Novecento, quindi, è in sintonia con lo stesso ragionamento. Per l’Europa, ad esempio, l’avvento dei regimi costituzionali e democratici ha avuto il suo inizio dagli anni Sessanta del XIX secolo. Non mancarono, di certo, contraddizioni e persino arretramenti. La Germania presentava, infatti, un regime costituzionale puro, simile per alcuni versi all’autocrazia dello Stato zarista. L’Impero era strutturato su base federale; teoricamente, l’imperatore era il primus inter pares fra molti regnanti. La solidità della posizione prussiana era assicurata dal suo regime elettorale, che prevedeva ancora il sistema delle tre classi (più o meno come nella Francia pre-rivoluzionaria) e che fu abolito soltanto alla fine della Prima guerra mondiale. Tale anacronismo era la chiave di volta della preminenza dei Junker. L’Italia, a sua volta, maturò proprio nel 1860 il suo sogno verso l’unificazione e fu, di fatto, al centro dell’attualità internazionale per via del taglio dell’Istmo di Suez (1866) e inaugurato nel 1869. I lavori ebbero inizio il 19 ottobre del 1859, in altre parole dieci anni prima. Allora si pose come problema principale la questione dell’Italia meridionale e l’idea dei francesi di poter salvare in qualche modo la dinastia dei Borboni. Si spiegarono, così, le misure navali tese a impedire a Garibaldi di passare lo stretto di Messina. La Gran Bretagna, invece, era di diverso avviso vedendo con favore l’annessione dell’Italia meridionale allo stato sabaudo. Il ragionamento dell’inglese Palmerston era che sarebbe stato preferibile uno stato meridionale autonomo per consolidare, se non altro, le basi navali del Regno Unito, se non ci fosse stato il rischio concreto che il regno di Napoli si potesse sfaldare da solo. A questo punto sarebbe stato meglio appoggiare la soluzione piemontese per garantirsi, se non altro, le simpatie dello stato Sabaudo. In questo modo le esitazioni della Francia sarebbero diventate invise dai piemontesi. Restava il problema dello Stato Pontificio. La soluzione, alla fine, fu lasciata al tempo. Nel frattempo, esplose la questione siriana. In quel paese la Francia esercitava, da lungo tempo, il protettorato religioso sui cattolici maroniti che coabitavano con gli arabi e i drusi. Fu proprio nel 1860 che la rivalità religiosa conflagrò provocando la morte di seimila maroniti e due mesi dopo altri cinquemila cristiani furono massacrati dagli arabi a Damasco. Il governo francese si sentì in obbligo di disporre l’invio di un corpo di spedizione per ristabilire l’ordine. Furono preoccupazioni di politica internazionale ma soprattutto interna volendo distrarre l’attenzione dei cattolici francesi dalla questione romana. Il Mediterraneo divenne, nel frattempo, la grande via di commercio internazionale e non soltanto per l’Estremo Oriente, ma anche con India Con l’Istmo di Suez anche le coste del Mar Rosso acquistarono interesse. Incominciò la Francia nel 1859, approfittando dell’assassinio del suo agente consolare a Aden per ottenere dal sultano di Tadjourah, la cessione, per acquisto, della baia di Obock. Si aggiunse, nell’impresa, il governo italiano, per l’iniziativa di un missionario lazzarista che pose lo sguardo sulla baia di Assab, all’entrata settentrionale dello stretto e ne prese possesso senza pensare, però, di stabilirvi una vera colonia. Si posero, in questo modo, per l’Italia, le basi sulle quali, negli anni a venire, divenne la questione dell’Africa Orientale e, nello specifico, l’Impero Etiopico. Forse l’Italia diventata unitaria avrebbe potuto osare di più coltivando i suoi interessi economici anche nell’Africa settentrionale se non vi fosse stato il timore di attirare l’ostilità della Gran Bretagna rivelatasi molto sensibile agli equilibri politici ed economici di tutta l’area Mediterranea. Questa mobilità dei traffici, questa conflittualità d’interessi, questi assestamenti delle politiche nazionali suscitarono nuovi fermenti popolari e atte-se sulla via dell’allargamento della base di partecipazione ai diritti politici. Ci trovammo nel bel mezzo del movimento socialista che chiedeva un’uguaglianza sociale che stava andando di là di quella politica e giuridica garantita dalla democrazia Borghese. Se non siamo consapevoli che da queste basi, e solo da queste, è possibile capire gli eventi che hanno caratterizzato la storia del Novecento e dove il “concetto delle potenze” se non formalmente di certo nella sostanza smise d’esistere. Siamo passati dall’Europa degli stati sovrani a quella degli stati nazionali. Ciò ci portò all’unificazione politica dell’Italia e della Germania. Due eventi bellici lo dimostrano. Mi riferisco alla guerra di Francia e Piemonte del 1859, contro l’impero Asburgico, e quella del 1864 condotta da Austria e Prussia contro la Danimarca. Il tutto fu più chiaro con le guerre del 1866 che sancirono la perdita dell’influenza austriaca sulla Germania e quella del Veneto nell’area italiana. Nacque perciò la confederazione della Germania del Nord, presidiata da Guglielmo Primo di Prussia e che si consolidò dopo la guerra Franco-Prussiana del 1870-71 che sancì la sconfitta di Napoleone III e la proclamazione dell’impero tedesco. Fu allora che la Francia fu costretta a cedere l’Alsazia e la Lorena. Un prezzo che fu pagato molto caro e che non mancò di riallacciarsi al desiderio di rivincita dei francesi, con la Prima guerra mondiale del 1914-18. Nel frattempo, non va dimenticata la guerra di secessione negli Stati Uniti. Un membro del Parlamento inglese definì lo scontro come il “più grande avvenimento della politica mondiale dopo la morte di Napoleone.” Le conseguenze più immediate le subirono, in primo luogo, i francesi e gli inglesi con il blocco delle esportazioni del cotone greggio sancito dai Nordisti. Private dalla materia prima, le fabbriche europee furono costrette a ridurre la produzione e i primi effetti si ebbero sull’occupazione. (abstract by Novecento storie del mio tempo di Riccardo Alfonso)

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La storia mi ha sempre affascinato ma le guerre no

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

Già nei miei precedenti libri non ho mancato l’occasione per scrivere in proposito. Ora se passo a una trattazione con un titolo che traccia i tratti specifici di vicende che hanno interessato un secolo e si sono posti alla nostra attenzione per la loro drammaticità e per i lutti e danni provocati, è perché vi ho colto un passaggio epocale che si sta proiettando in maniera inquietante nel XXI secolo. Non potrei di certo con lo stesso animo descrivere i tempi e le vicende umane di altri eventi traumatici come la Prima guerra mondiale, perché quella non l’ho vissuta come questa, sia pure con l’età di un ragazzo. Il primo impatto con l’idea della guerra che bussava alle porte l’ho vissuto quando con i miei genitori abitavo a Pistoia e nel 1941, i bombardieri inglesi avevano incominciato a martellare alcune città italiane ed io sentivo gli effetti delle bombe che cadevano e le cannonate della contraerea nelle aree vicine. Mio padre, allora, era militare di carriera. Aveva combattuto nella Prima guerra mondiale ed era stato ferito. Aveva vissuto il dramma del reduce e le incomprensioni della piazza nei confronti di chi per anni, riuscendo a salvare la pelle, si era trovato intrappolato in una trincea alla mercé dei cecchini e a dover respingere le sortite del nemico e a partecipare a quelle del proprio reparto per la conquista di un lembo di terra. Poi vennero il fascismo e poi ancora un’altra guerra che, a differenza della prima, non era circoscritta in un’aerea ben definita, ma si dilagava ovunque e, dove gli eserciti non guerreggiavano, ci pensava l’aviazione a provocare vittime civili e immani distruzioni. I miei genitori pensarono bene che sarebbe stato meglio, soprattutto per me, trasferirci in una località che ritenevano meno esposta ai rischi della guerra. Fu così che con mia madre ritornammo al nostro paese natio, Campobasso, una località fuori dalle grandi linee di comunicazione e di certo poco interessante dal punto di vista strategico sia per i bombardieri che negli anni successivi solcavano i cieli ed erano motivi di curiosità ma non certo di preoccupazione, sia per gli eserciti in movimento. Mio padre, invece, fu assegnato, dopo la campagna d’Albania, a Spoleto e lì visse i momenti più tragici dell’armistizio e della rabbiosa reazione dei tedeschi che si sentirono traditi dall’alleato italiano. Ma anche Campobasso, alla fine, non fu immune di un interesse militare tanto che mia madre pensò bene di mandarmi dalle zie paterne che vivevano in un paesino a quaranta chilometri dal capoluogo: Morrone nel Sannio. Lo fece anche perché mancavano le scorte alimentari e s’incominciava a fare la fame. Lei, invece, non poteva muoversi dovendo accudire alla madre semi paralizzata a letto e intrasportabile. Ma la guerra sembrava inseguirmi. Gli alleati sbarcarono a Termoli a una quarantina di chilometri da dove mi trovavo e considerarono Morrone del Sannio un paese da sottrarre ai tedeschi per la sua caratteristica di trovarsi abbarbicato sulla cima di una montagna e da dove era possibile avere un osservatorio naturale d’indubbio valore strategico per la loro successiva avanzata che avrebbe chiuso in una sacca le truppe tedesche che, non avendo altri sbocchi, erano costrette ad arretrare verso Campobasso e da dove, invece, sull’altro versante avanzavano gli alleati provenienti da Napoli. Per mia fortuna e quella dei morronesi avemmo a che fare con le truppe regolari tedesche e non da reparti di SS o elementi della Gestapo. Erano gentili e socievoli. Non solo. Con l’avvicinarsi delle truppe americane pensarono bene di lasciare il paese di notte alla chetichella. Da una parte fu un bene ma, dall’altra, ingenerò una malcelata preoccupazione per i paesani pensando che gli alleati potevano non sapere di questa evacuazione spontanea e incominciare con un fuoco preventivo prima di entrare in paese. Si ritenne, quindi, importante fare in modo d’avvisarli. Ma come? Io con altri bambini ascoltavo questi discorsi che preoccupavano gli adulti e che per noi erano motivo d’eccitazione. Io con altri, sfuggendo alla sorveglianza dei nostri parenti, ci portammo verso le ultime case del paese da dove si poteva osservare il tratto che degradando verso il piano, con scarsi alberi e con bassi cespugli giungevano sino al cimitero a ridosso del quale vi era un bosco che, a sua volta, lambiva la strada comunale che si allacciava, dopo quattro o cinque chilometri, allo stradone che collegava Termoli a Campobasso e alla vicina stazione ferroviaria di Ripabottoni. Ricordo che parlavamo tra di noi e cercavamo di scrutare con attenzione lo spazio antistante per riuscire a individuare qualche segnale che ci permettesse di capire dove potevano trovarsi i soldati alleati. Si sa che i ragazzi sono spesso impulsivi e non hanno ancora la percezione esatta del pericolo. Alla fine tra tanto parlottare e scrutare e persino individuare movimenti strani che altri poi smentivano categoricamente indicandone altri io mi decisi di rompere gli indugi e di corsa mi diressi a valle tra i campi incolti e qualche avvallamento che riuscii miracolosamente ad evitare finché mi ritrovai placcato e a terra con un soldato americano mentre sulla nostra testa sibilavano i proiettili di una mitragliatrice. Ciò permise, se non altro, agli americani d’individuare il nido di mitragliatrici della retroguardia tedesca e d’apprendere che in paese non vi erano tedeschi. Il resto fu trionfale. Il lieto fine, come si sa, è una liberazione dalle ansie patite in precedenza e mi permise di trasformare i rimbrotti delle zie impaurite dall’apprendere la mia bravata in un moto di gioia collettiva. Così offrii il mio contributo alla causa della guerra ma non mi liberai del tutto dai suoi fantasmi. Ricordo che fui portato a Campobasso dagli americani alcuni giorni dopo che la conquistarono su una loro jeep per andare da mia madre e mia nonna e ne approfittai per recare loro alcuni generi alimentari della campagna e dei generosi regali a base di cioccolato, latte in polvere, zucchero, carne in scatola e caffè avuti dopo che gli statunitensi appresero che una delle mie zie era una cittadina americana. Fu proprio un pomeriggio, mentre passeggiavo con mia madre nei pressi della villa cittadina, che fui preso da un attacco di panico. La causa scatenante fu il rullio di un tamburo della fanfara militare scozzese e che scambiai, probabilmente, con colpi di cannone. Questa paura mi perseguitò per anni e si riaffacciava tutte le volte che sentivo un forte e improvviso rumore. Da questa mia esperienza, ero un ragazzo che aveva da poco compiuto dieci anni, posso oggi capire cosa significa trovarsi nel bel mezzo di una battaglia, essere circondati da morti e feriti e soffrire la fame. Forse per questo motivo quelli della mia generazione sono stati più condiscendenti con i propri figli e aver loro permesso di vivere un’esistenza meno rigorosa anche se alla fine questa nostra indulgenza non ha giovato alla loro formazione. Le guerre, quindi, portano dei cambiamenti comportamentali sia nell’immediato rendendoci più maturi, sia perché fanno sentire i loro effetti a lungo e tendono a riverberarsi nelle generazioni successive e nei modi più imprevedibili. Forse non è stato solo un caso se le tante esitazioni mostrate dai governanti degli altri stati europei, nei confronti della Germania hitleriana, siano stati determinati proprio dal timore che si potesse scatenare un altro conflitto bellico con conseguenze probabilmente peggiori di quelle lasciate dal primo. Un atteggiamento da saggi ma anche da persone che, pur non avendo preso coscienza di quanto fosse drammatico lo scenario di una guerra futura, prevedeva ragionevolmente l’uso di armi sempre più sofisticate e distruttive come lo fu la bomba atomica, e ne hanno saputo qualcosa gli abitanti di Hiroshima e Nagasaki in Giappone. Costoro avvertirono il forte desiderio delle popolazioni, che sulla loro pelle avevano vissuto momenti tragici, di non volere che i grandi della terra parlassero ancora di guerre. Del resto, l’occidente europeo non sembrava tanto preoccupato delle dittature di destra ma, semmai, lo era, di certo, per quelle della sinistra, a partire dalla Russia. Il resto è storia di oggi. (Riccardo Alfonso dal libro “Io figlio della lupa”)

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History has always fascinated me but wars have not

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

Already in my previous books I have not missed the opportunity to write about it. Now if I move on to a treatise with a title that traces the specific features of events that have involved a century and have come to our attention for their drama and for the deaths and damages caused, it is because I have grasped an epochal passage that is projecting ominously into the 21st century. I certainly could not describe the times and human events of other traumatic events such as the First World War with the same spirit, because I did not experience it like this, albeit at the age of a boy. I experienced the first impact with the idea of war knocking on doors when I lived with my parents in Pistoia and in 1941, the British bombers had begun to hammer some Italian cities and I felt the effects of the falling bombs and the anti-aircraft gunfire in nearby areas. My father was a career soldier at the time. He had fought in World War I and had been wounded. He had experienced the drama of the veteran and the misunderstandings of the square towards those who for years, managing to save their skin, had found themselves trapped in a trench at the mercy of snipers and having to reject the enemy’s sorties and participate in those of their own department to the conquest of a piece of land. Then came fascism and then yet another war which, unlike the first, was not confined to a well-defined area, but spread everywhere and, where the armies did not wage war, the air force took care of causing civilian casualties and immense destruction. My parents thought it would be better, especially for me, to move to a place that they considered less exposed to the risks of war. So it was that with my mother we returned to our native town, Campobasso, a place outside the main lines of communication and certainly not very interesting from a strategic point of view both for the bombers that in the following years plied the skies and were reasons of curiosity but not sure of concern, both to armies on the move. My father, on the other hand, was assigned, after the Albanian campaign, to Spoleto and there he experienced the most tragic moments of the armistice and the angry reaction of the Germans who felt betrayed by their Italian ally. But even Campobasso, in the end, was not immune to military interest, so much so that my mother thought it well to send me to my paternal aunts who lived in a small village forty kilometers from the capital: Morrone nel Sannio. She did it also because there was a shortage of food supplies and people were starting to go hungry. She, on the other hand, could not move as she had to look after her semi-paralyzed and untransportable mother in bed. But the war seemed to pursue me. The allies landed in Termoli about forty kilometers from where I was and they considered Morrone del Sannio a town to be taken away from the Germans due to its characteristic of being perched on the top of a mountain and from where it was possible to have a natural observatory of undoubted value strategic for their subsequent advance which would have closed the German troops in a pocket which, having no other outlets, were forced to retreat towards Campobasso and from where, instead, the allies from Naples advanced on the other side. Luckily for me and that of the Morronesi we had to deal with regular German troops and not with SS units or elements of the Gestapo. They were kind and sociable. Not only. With the approach of American troops, they thought it best to leave the country on the sly at night. On the one hand it was good but, on the other, it generated an ill-concealed concern for the villagers thinking that the allies might not know about this spontaneous evacuation and start with a preventive fire before entering the village. It was therefore thought important to warn them. But how? I, with other children, listened to these speeches which worried the adults and which were a source of excitement for us. I and others, escaping the surveillance of our relatives, went towards the last houses of the village from where we could observe the section which degraded towards the plain, with few trees and low bushes, reaching as far as the cemetery behind which there was a wood which, in turn, bordered the municipal road which connected, after four or five kilometres, to the main road which connected Termoli to Campobasso and the nearby Ripabottoni railway station. I remember we talked to each other and tried to scrutinize the space in front carefully to be able to identify some signal that would allow us to understand where the Allied soldiers might be. It is known that children are often impulsive and do not yet have the exact perception of danger. In the end, after a lot of muttering and scrutinizing and even identifying strange movements that others then categorically denied, pointing to others, I decided to break the hesitation and ran downhill between the uncultivated fields and some depressions which I miraculously managed to avoid until I found myself tackled and land with an American soldier as machine-gun bullets whizzed overhead. This allowed, if nothing else, the Americans to identify the machine gun nest of the German rearguard and to learn that there were no Germans in the village. The rest was triumphant. The happy ending, as we know, is a release from the anxieties suffered previously and allowed me to transform the reproaches of the aunts frightened by learning about my stunt into a surge of collective joy. So I offered my contribution to the cause of the war but I didn’t completely free myself from the ghosts of him. I remember that I was taken to Campobasso by the Americans a few days after they conquered it in their jeep to go to my mother and grandmother and I took the opportunity to bring them some foodstuffs from the countryside and generous gifts of chocolate, powdered milk, sugar, corned beef, and coffee after Americans learned that one of my aunts was an American citizen. It was just one afternoon, while I was walking with my mother near the town villa, that I was seized by a panic attack. The trigger was the roll of a drum of the Scottish military fanfare and which I probably mistook for cannon shots. This fear haunted me for years and reappeared every time I heard a loud and sudden noise. From this experience of mine, as a boy who had just turned ten, I can now understand what it means to be in the middle of a battle, to be surrounded by dead and wounded and to suffer from hunger. Perhaps for this reason those of my generation have been more condescending with their children and have allowed them to live a less rigorous existence even if in the end our indulgence did not help their education. Wars, therefore, bring behavioral changes both immediately making us more mature, and because they make their effects felt for a long time and tend to reverberate in subsequent generations and in the most unpredictable ways. Perhaps it was not just a coincidence that the many hesitations shown by the rulers of other European states, towards Hitler’s Germany, were determined precisely by the fear that another war could be unleashed with probably worse consequences than those left by the first. An attitude of wise men but also of people who, despite not having become aware of how dramatic the scenario of a future war was, reasonably envisaged the use of increasingly sophisticated and destructive weapons such as the atomic bomb was, and they knew something about it the inhabitants of Hiroshima and Nagasaki in Japan. They felt the strong desire of the populations, who had lived through tragic moments on their skin, not to want the greats of the earth to talk about wars again. After all, Western Europe did not seem so concerned about right-wing dictatorships but, if anything, it was certainly concerned about those of the left, starting with Russia. The rest is today’s history. (Riccardo Alfonso from the book “I son of the wolf”)

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The West Bank’s Gen Z fighters

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

Earlier this summer I followed a man called Abu al-Ajoud through the streets of Nablus, a Palestinian city in the West Bank. We walked in silence, occasionally ducking our heads to pass under an Ottoman arch. Eventually al-Ajoud stopped at an iron door, patted me down and led me into a dark room. Inside was a screen displaying live CCTV footage of the paths outside. We had arrived at the safe house.“I’ve never spoken to a journalist before,” said al-Ajoud, 35, unsmiling. “I may regret it.” He took the bag with my camera in it and put it in another room. Al-Ajoud is a member of the Lions’ Den, a Palestinian armed-resistance group based in the Israeli-occupied West Bank. Since it emerged last summer the Lions’ Den has claimed dozens of attacks, including the killing of an Israeli soldier in Jerusalem. The West Bank, governed by the Palestinian Authority (PA), had been relatively peaceful since the end of the second intifada, an uprising that lasted from 2000-05. But in the past two years violence has escalated. Much of the unrest has been driven by armed groups of young men, whose frustrations with the Israeli occupation and an enfeebled PA have reached breaking point. On July 3rd Israel launched its most aggressive assault on the West Bank in over two decades, in an attempt to crush the Jenin Brigades – a group of young militants based in Jenin refugee camp, an hour’s drive north of Nablus. Supported by drone strikes, hundreds of ground troops stormed the camp, looking for fighters, weapons and explosives. Israeli troops have now withdrawn from Jenin. Many Palestinians believe the Lions’ Den, and their home town of Nablus, is next on Israel’s hit list. (Font The Economist)

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Istruzione: Decreto legge PA2, le modifiche salva-scuola avallate da diversi deputati del primo partito di maggioranza

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

Anief spera nell’approvazione: sarebbe provvidenziale per personale e studenti.Prendono consistenza gli emendamenti al decreto legge PA2, suggeriti da Anief alla Camera dei deputati, per trovare una soluzione ai tanti problemi della scuola e che mettono a forte rischio la funzionalità del prossimo anno scolastico: quando, in settimana, i deputati della I e XI Commissione di Montecitorio dovranno esaminare le richieste di modifica del decreto dovranno tenere conto che dal primo partito di maggioranza, Fratelli d’Italia, è giunta la volontà di far approvare quegli emendamenti. Da domani in poi La prossima settimana inizierà l’esame di verifica e ammissibilità degli emendamenti al decreto, per poi arrivare presto al voto su tutte le richieste di modifica.“I nodi da sciogliere per il bene della Scuola, ma anche per l’Afam e per tutto il comparto della Conoscenza, sono diversi – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e considerando che all’inizio delle lezioni mancano poco più di due mesi non c’è tempo da perdere, quindi l’approvazione delle norme da noi suggerite nel decreto PA2 sarebbe provvidenziale per il personale e di riflesso per la formazione degli studenti: si tratta di introdurre l’organico aggiuntivo, indispensabile per l’attuazione dei tanti progetti associati al Pnrr, introdurre la formazione del personale Ata, permettere l’accesso ai corsi abilitanti dei docenti ‘ingabbiati’, altrimenti costretti a rimanere lontano dai loro affetti chissà ancora per quanto tempo, stabilizzare tutti i partecipanti del concorso Straordinario bis, come pure immettere in ruolo i docenti e dirigenti assunti, con tanto di anno di prova, e poi licenziati”. “Come pure fondamentale – conclude il presidente nazionale del giovane sindacato – risulta stabilizzare decine di migliaia di precari della Scuola e dell’intero comparto della Conoscenza. Oltre che fornire più deroghe al dimensionamento dell’Istruzione che sta creando istituti maxi. Sull’importanza di questi emendamenti, la nostra delegazione Anief si era espressa già in audizione, sempre presso la stessa Camera, ricordando che il momdo dell’Istruzione non può più attendere”.

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Pensioni: Al governo piace Opzione 41 col taglio del 16% dell’assegno

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

Novità in vista per i lavoratori interessati all’uscita anticipata dal lavoro, altrimenti costretti ad incassare il ritorno alla legge Fornero in modo secco già dal primo gennaio 2024: il governo, scrive oggi La Repubblica, avrebbe intenzione di “sostituire l’attuale Quota 103, l’uscita anticipata a 62 anni con 41 di contributi valida solo per il 2023, con “Opzione 41”. Ovvero Quota 41 – l’uscita con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età – ma con il ricalcolo tutto contributivo dell’assegno, come oggi avviene per Opzione Donna. Un’ipotesi di questo tipo sarebbe più leggera per i conti dello Stato, ma comporterebbe per il pensionato un taglio dell’assegno fino a quasi un quinto, dalle prime simulazioni”.Il sindacato ritiene che il cuore dalla questione non sono le soglie d’accesso al pensionamento da ridurre e abbassare, ma l’entità dell’assegno di quiescenza che si andrà a prendere: basta pensare a come stando andando (male) “Quota 103”, per la quale sono state presentate appena 17 mila domande di cui 3 mila pure respinte. “Quello che abbiamo denunciato, come Anief e Cisal, anche due settimane fa al ministero del Lavoro davanti al ministro del Lavoro Marina Calderone e il sottosegretario Claudio Durigon, è che si parla tanto di quote ma non del valore degli assegni – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – , perché non è accettabile andare in pensione con Quota 41 e perdere in media 300 euro mensili, ancora di più dopo avere versato contributi previdenziali per una vita”.In occasione del confronto sulle pensioni tra Governo e parti sociali dopo quattro mesi di stop, il 26 giugno scorso Cisal ha predentato al ministero del Lavoro un documento con misure specifiche per garantire la dignità degli assegni pensionistici in particolare modo per chi oggi è legato al sistema previdenziale “puro” contributivo: “La verità – conclude Pacifico – è che occorre garantire di andare in pensione con il massimo dei contributi che non possono essere inferiori all’80% dell’ultimo stipendio: qualsiasi riforma pensionistica deve partire da questo punto-base, oltre che incentivare l’anticipo pensionistico per tutte le professioni logoranti, come quelle che si svolgono a scuola, senza più penalizzazioni nell’assegno di pensione”.“Tra il personale scolastico – continua Pacifico – c’è un alto rischio di burnout e servono soluzioni concrete per evitare di lasciare il lavoro con patologie che gravano sulle persone e sullo stato sociale: iniziamo a riconoscere il riscatto gratuito degli anni di formazione universitaria, ad estendere il carattere gravoso del lavoro a tutto il personale, ad introdurre agevolazioni fiscali e investimenti appropriati per le pensioni complementari per rivalutare anche quello che ad oggi è soltanto un contributo figurativo da parte dello Stato”, conclude il sindacalista autonomo.

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Bari-Napoli in treno. Novità? Il diretto ci mette più tempo di quello con cambio…

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

E’ in funzione il primo treno che collegherà direttamente Bari a Napoli. 4 ore e 10 minuti al costo di 36 euro. Da notare, in proposito, che un treno con cambio ci mette 3 ore e 38 minuti. E’ probabile quindi che il farmaco utilizzato per combattere la malattia abbia solo peggiorato il morbo. Ragion per cui crediamo occorra porre attenzione ai medici del ministero dei Trasporti che hanno prescritto questo farmaco.Vediamo la realtà. Realtà 1. L’attuale collegamento ferroviario tra il capoluogo pugliese e quello napoletano – il treno più veloce – prevede un cambio a Caserta di 13 minuti e un tempo complessivo di percorrenza di 3 ore e 38 minuti al costo di 51,70 euro. Ce ne sono anche altri – sempre al costo di euro 51,70 – con tempi di 3 ore 58 minuti, 4 ore e 2 minuti, 4 ore e 6 minuti, 4 ore e 9 minuti… tutti tempi comunque inferiori – attesa per il cambio a Caserta inclusa – al treno diretto (4 ore e 10 minuti). L’unico motivo per cui si dovrebbe prendere il treno diretto, a parte gusti o esigenze particolari, è che si risparmierebbero 15,70 euro (51,70 – 36,00). Realtà 2. Il collegamento in autobus tra Bari e Napoli – il più veloce – prevede un tempo di 2 ore e 50 minuti e un costo di 25 euro. Nel 2023 stiamo ancora parlando di un collegamento ferroviario precario tra le due capitali economiche del sud, Bari e Napoli. 219 Km che, in altre parti della penisola si percorrono in meno di un’ora. Questo è il nostro Belpaese. Ma il grave di questo lancio del collegamento diretto è che ci vorrà ancora più tempo. E’ probabile quindi che il farmaco utilizzato per combattere la malattia abbia solo peggiorato il morbo. Ragion per cui crediamo occorra porre attenzione ai medici del ministero dei Trasporti che hanno prescritto questo farmaco. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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Bambini e adolescenti con Disturbo dello Spettro autistico

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

Roma Via Gioberti, 54, 16 settembre 2023 dalle ore 09:00 alle ore 18:00 workshop condotto dalla Dott.ssa Roberta Bacchio. Verrà fornita una panoramica sui principali strumenti diagnostici utilizzati, allo scopo di apprendere le corrette modalità di lettura dei risultati e delle conclusioni diagnostiche.Successivamente, verranno esaminati i principali ambiti di intervento previsti dalla CBT: si vedranno le tecniche utilizzate nel lavoro diretto con bambini e adolescenti, nel contesto cognitivo, emotivo e relazionale.Inoltre, il workshop darà la possibilità di apprendere le caratteristiche principali di un programma di parent training, imprescindibile nell’intervento con l’età evolutiva, poiché consente di massimizzare i risultati ottenuti in terapia e ne favorisce la generalizzazione.L’ultimo punto trattato, sicuramente non in ordine di importanza, sarà l’intervento a scuola: nell’ottica della formazione di una rete di supporto solida, infatti, il lavoro di equipe con i principali caregiver del bambino/adolescente assume un’importanza fondamentale, e consente di condividere tecniche di osservazione e intervento tra operatori e insegnanti, che a loro volta diventano in questo modo punti di riferimento stabili per le famiglie.I partecipanti al workshop avranno la possibilità di ampliare le proprie conoscenze nell’ambito dell’intervento cognitivo-comportamentale per i Disturbi dello Spettro autistico in età evolutiva, in tutti i principali ambiti di applicazione. Ciò consentirà loro di acquisire le competenze per la strutturazione di un programma di trattamento il più possibile completo e approfondito, aumentando in questo modo le probabilità di efficacia e favorendo il mantenimento dei risultati ottenuti. http://www.istitutobeck.com

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Presentazione ROUNDRIVER SS 24

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

Milano Venerdì 22 settembre, alle ore 18.30, presso lo SPAZIO maria calderara di Milano (Via Lazzaretto, 15), sarà presentata al pubblico #ROUNDRIVER SS 24, una collezione netta, fluida, assertiva. Gli abiti e i gioielli di Maria Calderara, unitamente ad alcune opere selezionate di Antonio Scaccabarozzi, saranno esposti fino al 17 ottobre 2023 a Milano, nell’ambito del progetto realizzato in collaborazione con Associazione Archivio Antonio Scaccabarozzi e Galleria Clivio.Dal cerchio, forma cara a Maria Calderara, nasce la sua nuova collezione, che reinterpreta le opere di Antonio Scaccabarozzi a partire da alcuni temi ricorrenti nella produzione della stilista, come la liquidità del colore, che si apre sui tessuti lasciando impronte circolari, o il ricordo dell’acqua pura, di cui rimane solo un’ombra, una memoria, una linea irregolare che forma un cerchio sottolineato da un ricamo fitto su un top. Bianco e nero, bianco con flash di rosso ciliegia, giallo sole, verde erba e blu in varie gradazioni, dal cobalto al blu oltremare, determinano la palette della collezione.I celebri NO di Scaccabarozzi si manifestano risoluti ed inaspettati su un abito attraverso la lentezza del ricamo, come per evidenziare il tempo necessario alla negazione che si ripete e si moltiplica, tramutandosi in segno grafico che si rinforza e si annulla allo stesso tempo. Tessuti leggeri, stropicciati, lavati, dipinti a mano, tagliati a laser e ricuciti con certosina perizia a creare una cascata di petali quadrati. Il gioco dei contrasti morbido-rigido, trasparente-opaco, croccante-fluido, maschile-femminile è sempre presente. Le maxi t-shirt in tulle, seta e batista di cotone invitano alla sovrapposizione, giocando con trasparenze, materiali e colori. Il full moon dress di jersey aderente ripropone la forma del cerchio, questa volta intagliato nel tessuto, e può essere giocato da solo o in sovrapposizione. Una gonna interpreta le Iniezioni, opere degli anni Ottanta, con stampa fatta a mano di bolli che, appuntati alla gonna come petali, seguono il movimento della persona svelando altre iniezioni colorate, piccoli spiragli, porte sull’anima inafferrabile e multicolore. L’omaggio a Scaccabarozzi ritorna, infine, nell’abito pensato come un collage di carta da giornale su una mussola di cotone, creando un effetto spiazzante e confermando la continua ricerca sui materiali, che divengono plastici e concettuali. L’illusione della materia continua anche su alcuni gioielli, la cui preziosità si fonda sulla ricerca formale e sul processo produttivo.L’acqua è stata uno degli elementi principali e materia costituente le opere di Scaccabarozzi. Gioielli con cristalli e pietre di ghiaccio che stanno per sciogliersi evidenziano il legame con l’acqua. Maria Calderara ne ha bloccato il riflesso attraverso il vetro, come un frammento della corrente del Round River. Dopo un lungo e paziente lavoro, svolto a Murano con gli ultimi maestri vetrai, è riuscita a creare delle innovative pietre di vetro. Non si troveranno mai due pietre dello stesso colore e della stessa forma. Pezzi unici come il divenire dell’acqua.L’allestimento prevede un cuore dedicato ai capi e ai gioielli, inseriti in un’atmosfera che ricorderà le velature dell’artista. Il display espositivo è stato immaginato per offrire una visione dedicata sia alle opere di Antonio Scaccabarozzi, che occuperanno le pareti dello SPAZIO, sia alle creazioni di Maria Calderara, che saranno installate al centro.Saranno esposte alcune opere rappresentative del percorso di Antonio Scaccabarozzi dalla fine degli anni Settanta agli anni Novanta. Tra queste, CentoOttoVolteNo del 1983, un lavoro ad acrilico su carta che nasce dalla volontà dell’artista di rompere gli schemi e di passare a un fare artistico fluido, magico, non obbediente al concetto di “compiuto”, “finito” e “riconoscibile”. Si segnalano, inoltre, un inchiostro blu su polietilene, caratterizzato da pennellate larghe, dense e trasparenti, le colonne di Essenziale, un omaggio alla colonna infinita di Brancusi, ed una Banchisa degli anni Novanta, generata da fogli di polietilene colorati e saldati, che danno vita a colori particolari e forme in movimento. Lo SPAZIO maria calderara sarà aperto al pubblico fino al 17 ottobre 2023, da lunedì a venerdì con orario 9.00-18.00. Ingresso libero. Per informazioni: http://www.mariacalderara.it.

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Pomarance (Pisa) Giovedì 13 luglio è di scena uno degli appuntamenti più attesi del festival organizzato da Officine Papage

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023


Pomarance (Pisa) Piazza Cavour (ore 21.30), debutta in prima nazionale lo spettacolo “Segundo acto”, scritto e diretto da Carlos J. Pessoa, direttore artistico del prestigioso Teatro da Garagem di Lisbona, interpretato da Ana Palma e Miguel Damião, con la scenografia e i costumi di Herlandson Duarte e le musiche, sound design e video di Daniel Cervantes. Una riflessione sulla realtà contemporanea che rivela senza negarle le contraddizioni del nostro tempo, e le racconta in un’esplosione di immagini e suoni. “La nostra tendenza è sempre quella di guardare al passato e cercare in esso le risposte per il domani” – dice Pessoa. “Ma quello che dobbiamo fare, in questa nuova fase, è avere il coraggio di confrontarsi con l’ignoto, per trovare insieme un nuovo modo per affrontarlo.” “Sgundo acto” vuole guardare al presente, e raccontare le ‘seconde possibilità nella vita delle persone: tutti, giovani o anziani, si confrontano prima o poi con scelte, con momenti significativi della vita, che derivano dalla valutazione di ciò che hanno fatto o non fatto. Lo spettacolo è dedicato a questo momento di transizione, tra un passato che non esiste più o che non può più continuare ad esistere per come lo conosciamo, e un presente ancora sconosciuto. Un presente che dipende da noi. Teatro da Garagem è una Compagnia Teatrale nata nel 1989 che ha dedicato il proprio lavoro alla ricerca e alla sperimentazione di nuove forme teatrali, attraverso una scrittura drammatica originale e la sua messa in scena. Lo spettacolo è in lingua portoghese con sottotitoli.intero 10€ / ridotto 8€ (under 25 e over 65) biglietto speciale bambinə 5€ (under 10) biglietto operatorə 2€ Apertura biglietteria nei giorni di spettacolo dalle ore 20.00 Acquisto biglietti anche online su liveticket.i tPer info e prenotazioni è possibile chiamare o mandare un WHATSAPP o SMS al +39 334 269 8007/+39 320 562 6356. Prenotazioni a partire da due giorni prima di ogni singolo evento (9.30 – 12.30/15.00 – 19.00). http://www.officinepapage.it

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Il codice di Bianzano e i templari nella bergamasca di Luigi Fiorentini

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

“È un romanzo esoterico ambientato nel territorio bergamasco; in esso, a quelli espressamente drammatici si alternano contenuti fantastici. L’opera inizia con un episodio risalente al 1312. A distanza di settecento anni, però, una bambina di nome Ester scorge un’antica pergamena nei pressi di una chiesetta; la estrae e la porta con sé, a casa. La perfida madre di una sua compagna di scuola, essendo un’adepta di una setta dedita a pratiche occulte pure alla ricerca di quella pergamena, comunica al suo sacerdote nero di sapere dove si trova quel prezioso oggetto. Qualche anno dopo, Ester si trasferisce in Francia, con i suoi genitori. Passati nove lunghi anni, ed essendo diventata già una giovane donna, un giorno Ester lascia incustodita la pergamena e suo padre la scopre. Costui, Tarcisio, essendo un ex cavaliere Templare, aiuterà la figlia a decriptare il codice contenuto nella pergamena. Nell’agosto del 2022, tornati nella loro terra d’origine per un periodo di vacanza, in Val Cavallina, ne approfittano per recarsi nei luoghi indicati sulla pergamena. Dopo lunghe e accurate ricerche, riescono finalmente a decifrare quel codice segreto scoprendo, così, il luogo esatto in cui sarebbe conservata una sacra reliquia. Essendo però perseguitati da quella setta, che vuole impossessarsi a ogni costo della misteriosa pergamena, Ester e Tarcisio, al fine di risolvere quanto prima quella pericolosa situazione, escogitano un piano davvero geniale. Nel corso dei successivi e ultimi capitoli, una serie di situazioni impreviste e colpi di scena animeranno intensamente il resto della narrazione.Luigi Fiorentini, nato a San Biagio Platani in provincia di Agrigento nel 1967, è compositore, scrittore e didatta. Ha ottenuto riconoscimenti in vari concorsi di Composizione, collabora con un periodico di arte e ha pubblicato molti lavori musicali. è stato pubblicato da Editrice GDS, 262 le pagine. E’ pubblicato anche su tutte le migliori piattaforme online, in versione cartacea e formato digitale. Link d’acquisto Amazon: https://amzn.to/46wHZQm

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Thomas Halliday: I mondi di ieri. Alle origini della Terra

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

Collana i Fari, trad. Stefano Travagli, pp. 560, 23 euro Finalista al Wainwright Prize for Nature Writing 2022 Con le illustrazioni di Beth Zaiken. Editore: La nave di Teseo. Un viaggio emozionante nel passato remoto del nostro pianeta, dall’era glaciale all’apparizione della vita. Una illuminante biografia della Terra, tra geologia, biologia, estinzioni e la continua evoluzione dell’ecologia del nostro pianeta. Le sterminate steppe dell’Alaska durante l’era glaciale, le lussureggianti foreste pluviali dell’Eocene nell’Antartide popolata da pinguini giganti, i sorprendenti fossili della fauna di Ediacara, nell’Australia sudoccidentale. Thomas Halliday, pluripremiato paleontologo ed eccezionale narratore, ci porta alla scoperta di meravigliosi e sor- prendenti paesaggi antichi, in una vastissima quanto accurata panoramica sul passato, sul presente e sul futuro del nostro pianeta. Illustrandoci come si formano gli ecosistemi, come le specie muoio- no e vengono sostituite e come migrano, si adattano e collaborano, Halliday ci dimostra quanto la vita sul nostro pianeta sia stata e sia tenace, ma anche quanto il nostro mondo sia fragile e in equilibrio precario e, proprio per questo, quanto sia importante salvaguardarlo.

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Pierluigi Battista: I miei eroi. Un amore testardo e duraturo

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

Hannah Arendt, Albert Camus, George Orwell. Collana le Onde, pp. 176, 16 euro . Editore: La nave di Teseo. Il racconto di un amore testardo e duraturo. Un percorso appassionato, ironico e travolgente nella grande letteratura novecentesca. “Ho voluto sapere tutto di loro. Leggere, per quanto mi fosse possibile e in lingue che mi fossero accessibili, tutto quello che avevano scritto, saggi, romanzi, epistolari, interviste, e i libri che sono stati loro dedicati, compresi quelli dei nemici e dei detrattori che nel corso del tempo hanno voluto ossessivamente demolirne le opere e persino, troppo spesso, le persone. Ho voluto conoscere le loro vite, i dettagli conturbanti ma vitali, i colpi della fortuna e, molto più spesso, della sventura che ne hanno scandito le esistenze. Approfondire ciò che pensavano del mondo, anche quando mi sembrava, anzi ne ero certo, che avessero commesso degli errori. Non mi è parso inopportuno addirittura intrufolarmi negli amori problematici e politicamente scandalosi della Arendt, nelle nevrosi da seduttore compulsivo – tubercolotico fascinoso con la sua Gauloise sempre tra le labbra – di Camus, nelle malinconie solitarie degli ultimi anni di Orwell – tubercolotico ma poco seduttivo – alla ricerca di una compagna che gli fosse vicina durante l’agonia. Un tutt’uno: emozioni e idee, vita privata e dimensione pubblica, sentimenti e teorie. Non mi era mai successo prima, e non mi sarebbe più successo dopo. Dubito che possa accadere ancora. Arrivati a una certa età si è meno disposti a trovare nuovi eroi.” – Pierluigi Battista

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Richard Powers: Operazione anime erranti

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

Collana Oceani, trad. Licia Vighi, pp. 528, 23 euro . Editore: La nave di Teseo. Dall’autore premio Pulitzer per Il sussurro del mondo, arriva adesso il romanzo finalista al National Book Award sinora inedito in Italia. Un potente e intenso romanzo sull’innocenza dell’infanzia. Una profonda storia d’amore nelle viscere della Los Angeles contemporanea. Richard Kraft, il protagonista trentatreenne, è uno specializzando in chirurgia presso il Carver Hospital di Los Angeles. Dopo un’infanzia itinerante seguendo i vari incarichi oltreoceano del padre, a vent’anni decide di abbandonare il con- servatorio per intraprendere gli studi di medicina. Circondato da bambini copliti da gravi malattie e rare malformazioni genetiche, Kraft troverà in quel reparto chirurgico l’affetto e l’amore di Linda Espera, una fisioterapista che adora quei piccoli pazienti, con cui instaurerà un rapporto di grande empatia e intimità. La donna crede che, grazie al potere taumaturgico dell’immaginazione e al mondo della fantasia, sia possibile salvare i piccoli pazienti, anche i più gravi. Determina- ti a continuare a dar loro delle speranze, Espera e Kraft compongono un’antologia di storie che promette al giovane pubblico di ascoltatori una via d’uscita dalla condizione in cui si trovano. Ambientato in un reparto di chirurgia pediatrica, questo romanzo racconta un microcosmo in cui vengono messe in mostra le storture della società americana nei confronti dei bambini. Richard Powers, autore Premio Pulitzer per Il sussurro del mondo, racconta inoltre, parallelamente alle vicende di Richard e Linda, come l’infanzia è stata raccontata e percepita attraverso i secoli fino ad arrivare ai nuovi pericoli per i bambini della nostra epoca.

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Cristina Battocletti: Epigenetica

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

Collana Oceani, pp. 192, 17 euro . Editore: La nave di Teseo. Potente e graffiante scandaglio di un destino familiare, Epigenetica ci trascina nelle profondità di una coscienza che coraggiosamente osserva i meccanismi fatali dell’abbandono e dell’alienazione. La voce della protagonista, Maria, costruisce un racconto primordiale e modernissimo, scabro e ricco di metafore, severo e tenero fino allo struggimento, accumulando tenebre e tuttavia lasciando possibilità all’irrompere della luce. Dopo aver sofferto durante l’infanzia la dipartita del padre e il progressivo declino psico-fisico della madre, Maria, lasciata a sé stessa, divisa pure dagli amati fratelli, arriva ad affermarsi come scrittrice. Il successo, però, non porta né compenso né redenzione. Maria, infatti, proprio come la madre, abbandona marito e figlio, inseguendo forsennatamente le proprie ossessioni e scivolando sempre più nel disgusto della vita. Solo il ritrovamento del figlio, ormai adulto, le offrirà un’occasione di salvezza, permettendole di affrontare una volta per tutte i demoni del passato.

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Maurizio Porro: Io li conoscevo bene

Posted by fidest press agency su mercoledì, 12 luglio 2023

Collana i Fari, pp. 240, 14 euro . Editore: La nave di Teseo. Maurizio Porro ci porta, con il calore e il sentimento di chi l’ha vissuta in prima persona, dentro la storia del cinema e del teatro italiani facendoci incontrare autori leggendari e titoli memorabili, ospiti di una festa dello spettacolo che ci fa rivivere, tra Fellini, Strehler e le ballerine della rivista, periodi storici, personaggi, tendenze, curiosità e capricci di un’arte che vive sempre due volte, in chi recita e in chi ascolta. “Come quando si legge una poesia o anche si vede un film riuscito e ti accorgi che c’è in sala uno strano silenzio, una sospensione del reale: ed è allora che siamo tutti come i personaggi in scena o sullo schermo, per un momento legati da uno stesso destino che poi elegge la nostra memoria a stabile dimora e nascondiglio, quindi occuperà i nostri ricordi, rimanendo a cuccia in qualche angolo del cuore o del cervello. E ci sarà uno spazio dedicato alla trasmissione delle emozioni legate allo spettacolo, un neurone XYZ, un giorno o l’altro lo scopriranno e allora ciascuno di noi sarà ripagato e saprà dove e come disporre le esalazioni sentimentali di tanti pomeriggi e tante serate passate nella finta solitudine di una platea, anche da soli, anche vuota, ma è quella solitudine che si finge tale perché prevede una moltitudine che difende le tue stesse scelte e assorbe le tue stesse emozioni.” – Maurizio Porro

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