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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 145

Posts Tagged ‘disastro’

Europa ed economia. Italia = Ungheria. Verso il disastro

Posted by fidest press agency su lunedì, 29 aprile 2024

Si è parlato marginalmente del voto del Parlamento europeo sul Patto di Stabilità. Crediamo che sia l’argomento economico di verifica di quanto i partiti presenti nel nostro Parlamento (governo e opposizione) abbiano intenzione di affrontare, con impegno europeista, nella prossima legislatura che nascerà dal voto dell 8-9 giugno per il rinnovo dei deputati a Strasburgo. Il voto degli eurodeputati uscenti è stato tragico, tutti contrari o astenuti tranne tre deputati. La tangibile espressione di voler far parte dell’Ue come attori passivi e sanguisughe. I voti contrari italiani (M5s, un Pd, uno di Azione e Verdi) su un totale di 166 contrari, sommati ai tanti astenuti italiani (44 di FdI, Pd, Iv, Azione, Fi) su un totale di 61 astenuti, non sono stati sufficienti a scalfire la maggioranza di 359. Ci preme rilevare che gli italiani (contrari e astenuti) hanno votato come (voto contrario) il partito ungherese Fidesz che, minoranza a Strasburgo, ha il potere assoluto nel suo Paese. E’ il partito di Viktor Orban grazie al quale l’Ungheria è stata condannata dal Pe per assenza di Stato di diritto. Ungheria che si distingue per contrastare gli aiuti Ue contro l’invasione russa dell’Ucraina, Paese per eccellenza per prendere molto e poco dare all’Unione, eche perora una transizione verso una Unione delle Nazioni piuttosto che degli Stati Uniti d’Europa ). Dopo le tante ubriacature a parole di europeismo, siamo al dunque. I partiti italiani – governo e diversi dell’opposizione – non hanno dato consenso al Patto di Stabilità (a differenza di come qualche mese prima aveva fatto il governo italiano -1) per il timore di dover spiegare ai propri elettori dell’8-9 giugno che l’Europa non è solo una sorta di magna-magna (Pnrr) simile al magna-magna nazionale basato su sforamenti di bilancio, avendoci fatto raggiungere il primo posto Ue in materia. Sembra proprio che le loro intenzioni non siano quelle di un’Europa a cui partecipare con responsabilità e cognizione di causa/effetto, dove si prende quanto si dà e si rispettano gli impegni per prendere. Oggi, col non-voto al Patto di Stabilità l’Italia ha dimostrato di essere al pari dell’Ungheria, il Paese sfascista per eccellenza non solo in termini di economia, ma anche di diritto e politica estera. Per il momento siamo simili all’Ungheria per l’economia, ma non ci stupiremmo che fra non molto lo si possa essere anche in altri ambiti… del resto, uno dei maggiori partiti di governo (Lega) e parte delle opposizioni, non stanno giocando a favore dell’Ucraina contro l’invasione russa e di Israele contro i terroristi di Hamas. Questa situazione di ambiguità mista a partigianeria nazionalista, ci porta ad un’economia tutt’altro che amica dei cittadini e dei consumatori. Questi ultimi, in particolare, possono godere di attenzione e diritti solo in un mercato libero che non trascuri il sociale. Che è il contrario di quanto (nei fatti… ché a parole son tutti bravi) i partiti italiani di governo nazionale e di parte dell’opposizione stanno cercando di consolidare. Ma come, direbbe qualcuno, non mi sembra che i precedenti e l’attuale governo siano così sbilanciati in questo senso…. lasciando da parte la sanità pubblica (ché meriterebbe un capitolo proprio) è credibile una politica dei diritti economici (quelli individuali, l’attuale governo, sta solo operando per limitare le conquiste fatte in passato) che si basa sull’aumento del debito pubblico… cioè precarietà scaricata sulle prossime generazioni? Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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Una normativa per le ricostruzioni post disastro

Posted by fidest press agency su lunedì, 12 giugno 2023

Roma 15 giugno 10,30 – 12,30 all’Hotel Sina Bernini Bristol Piazza Barberini 23 La campagna #Sicuriperdavvero organizza un confronto pubblico tra il Ministro Musumeci, le istituzioni e la cittadinanza sulle ricostruzioni e sulla necessità di avere una normativa organica in Italia che permetta, al prossimo disastro, di non ricominciare tutto da zero. L’adozione di un Codice delle ricostruzioni si è arenata con la scorsa legislatura e non sembra essere prioritaria per il Governo Meloni. Nelle scorse settimane il Capo di Gabinetto del Ministro Musumeci aveva promesso di avviare un dialogo con la cittadinanza e i territori colpiti, tra Sicuriperdavvero e la struttura tecnica competente nella scrittura della nuova legge. Durante l’incontro le istituzioni verranno chiamate a dar conto dello stato di avanzamento della normativa e dei tempi che si prospettano per la sua emanazione. Al centro anche il tema della partecipazione delle comunità già colpite o a rischio nella formulazione del provvedimento. ActionAid nel 2019 ha dato vita alla campagna nazionale #Sicuriperdavvero che ha attivato oltre 400 persone e realtà sociali, associazioni, comitati locali, esperti attorno all’urgenza di avviare un dibattito pubblico, partecipato e ampio, sulle politiche di prevenzione e di ricostruzione in Italia. Intervengono per la società civile: Delegazione della campagna SicuriPerDavvero Francesco Miceli, Presidente Consiglio Nazionale Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori CNAPPC Tommaso Natoli, ItRC-IFRC Disaster Law Focal Point (Europe) Croce Rossa Italiana CRI Le prospettive per una norma di iniziativa parlamentare Intervengono: Gabriella Di Girolamo, Senatrice XIX Legislatura, Michele Fina, Senatore XIX Legislatura Etelwardo Sigismondi, Senatore XIX Legislatura, Paolo Trancassini, Questore Camera dei Deputati XIX Legislatura La proposta legislativa del Governo a tema ricostruzioni: prospettive e tempistiche Interviene: Sebastiano “Nello” Musumeci, Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del mare.

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Gas russo e Italia. I preamboli e i fatti del disastro. Morte piuttosto che vita

Posted by fidest press agency su venerdì, 26 Maggio 2023

E’ interessante, quanto sintomatica, l’intervista che un quotidiano ha fatto all’attuale presidente dell’Enel e del Milan, Paolo Scaroni, relativamente al periodo 2005-2014 quando era amministratore delegato dell’Eni e curava lo storico rapporto tra questo ente di Stato e la Russia che così viene sintetizzata dallo stesso quotidiaoi: “I russi erano partner commerciali. Pensavo che fossero fornitori affidabili, come lo pensavano Angela Merkel e il cancelliere austriaco. Io ho approvato il contratto con Gazprom perché era nell’interesse di Eni e perché condiviso dai vertici politici di allora”. Un viaggio politico su come il nostro Paese era arrivato ad avere anche il 40% delle forniture di gas dall’Unione Sovietica prima e dalla Russia poi. Sostanzialmente un “avevo obbedito agli ordini”, frase che abbiamo sentito riecheggiare in modo macabro anche durante il processo di Norimberga ai gerarchi nazisti e pronunciata da tutti i dipendenti – militari o meno – che hanno sempre obbedito agli ordini, anche più umanamente truci, dei loro superiori, dittatori o meno che siano. Ovviamente la storia ci dice che ci sono varie eccezioni, ma fanno parte di una sorta di storia parallela (Aventino durante il fascismo, obiettori di coscienza durante la prima guerra mondiale, resistenze anche clandestine ai vari dittatori degli ultimi secoli, etc). Eccezioni a cui Scaroni non appartiene e, con lui, i governanti che gli davano il lasciapassare per il commercio del gas. In quegli anni, nonostante Putin manifestasse già da tempo le sue intenzioni e pratiche politiche, il tutto veniva ignorato in nome del “dio gas”. Tappandosi occhi e orecchie rispetto a quella che, Unione Sovietica ante-perestroika prima, e Russia putiniana poi, facevano e disfacevano ammazzando persone e diritto. Oltre ad invitare a leggere e riflettere su questa disincantata intervista, ci permettiamo una riflessione. I consumi non sono mai apolitici: ogni volta che accendiamo un fornello a gas o gustiamo, per esempio, un pezzo di cioccolato, dietro c’è tutto un mondo che, in virtù dei modelli dominanti di produzione e commercio, hanno portato il Pianeta da un punto di vista ambientale, e le nostre società da un punto di vista umano e politico, a favorire la morte piuttosto che i diritti. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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Disastro Emilia-Romagna. Non basta rimandare debiti bancari, bollette e imposte, l’amministrazione deve pagarli come risarcimento

Posted by fidest press agency su lunedì, 22 Maggio 2023

I creditori pubblici stanno rimandando le riscossioni del dovuto, mentre si allunga la lista di quelli privati tipo prestiti bancari e bollette per servizi energetici e di telecomunicazione.Si rimandano le preoccupazioni in un momento tragico, ma non si annullano. Come faranno domani le persone coinvolte? L’unica certezza del domani sono debiti maggiori di quanti ne avevano prima, da aggiungere a quelli di un quotidiano che sarà molto più costoso perché di ricostruzione.Crediamo sia opportuno non solo rimandare i debiti, ma trattarli da subito per quello che sono, “danni di guerra”. Guerra scatenata non da imperizie dei cittadini colpiti, ma dalle autorità che non hanno fatto quanto avrebbero dovuto.Nella fattispecie è bene ricordare che la Regione Emilia-Romagna ha restituito allo Stato (nel 2021-2022) 55,2 milioni di euro non utilizzati su un finanziamento di 71,9 min per manutenzione dei corsi d’acqua. Manutenzione che, dove è stata fatta, ha funzionato: per esempio, a Modena dove sono state fatte le vasche di espansione sul Panano e sul Secchia, non ci sono state alluvioni. A Parma le esondazioni non sono avvenute sul torrente Parma ma sul Baganza dove non erano state fatte le vasche. Quello che è accaduto e accade è dovuto a precise mancanze dell’amministrazione. Che si deve far carico non solo della ricostruzione pubblica ma anche delle situazioni debitorie delle vittime delle proprie incurie. Le bollette, i debiti bancari, le imposte varie, devono sì essere sospese, ma per essere poi pagate dall’amministrazione. Regione, Comuni e Stato si comincino ad organizzare in merito. Altrimenti le vittime di oggi saranno anche le vittime di domani, quando rimediare sarà molto più difficile. Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc http://www.aduc.it

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Lavoro: Mura (Pd), evitare disastro sociale a Sud e nelle Isole

Posted by fidest press agency su mercoledì, 14 settembre 2022

“Bisogna intervenire subito sul disastro sociale fotografato dalla Cgil, frenando in particolare la drammatica caduta nel Mezzogiorno e nelle Isole. Senza misure drastiche lavoro povero e precarietà sono piaghe destinate ad aumentare con conseguenze gravi sulla tenuta sociale”. Lo afferma la presidente della commissione Lavoro del Senato Romina Mura (Pd), analizzando il rapporto di Cgil e fondazione Di Vittorio (Fdv) sul disagio occupazionale e la disoccupazione sostanziale nel 2021. “Sull’orlo della povertà e anche al di là della soglia in vaste aree del Paese – rileva la deputata dem – ci sono milioni di donne, giovani, lavoratori autonomi e partite Iva, disoccupati di lungo periodo che fruiscono di ammortizzatori sociali, lavoratori che attendono il rinnovo del contratto”. “Introdurre il salario minimo, incentivare i contratti a tempo indeterminato rendendoli più convenienti, rinnovare i contratti scaduti – spiega Mura – sono misure da prendere al più presto. Bisogna poi modificare i tirocini e l’apprendistato in modo che i giovani siano collocati al lavoro senza essere sfruttati e rafforzare il sistema del welfare, prevedendo norme che consentano alle lavoratrici di accedere a un’occupazione e mantenerla”.

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Covid: Il disastro della politica sanitaria permissiva della Svezia

Posted by fidest press agency su mercoledì, 21 aprile 2021

“Giudicatemi tra un anno”. Così la dichiarazione di Anders Tegnell, responsabile della Agenzia di Sanità Pubblica svedese, che ha ampia autonomia e ha condotto l’approccio alla lotta al Coronavirus: no alle mascherine, assembramenti consentiti fino a 500 persone, no ai confinamenti totali. Ecco i risultati, dopo un anno, paragonati ad altri Paesi con caratteristiche comuni. Morti per milione di abitanti: 1. Svezia 1359. 2. Norvegia: 130. 3. Finlandia:160. Tegnel è un teorico della immunità di gregge, al pari del premier britannico, Boris Johnson: infettarsi tutti per essere immuni. Come noto, Johnson ha cambiato idea lasciando solo Tegnel a sostenere le sue teorie, mentre i paesi vicini adottavano, fin dall’inizio, politiche sanitarie restrittive.Tegnell sosteneva che un approccio morbido alla lotta al Coronavirus avrebbe aiutato l’economia svedese (l’abbiamo sentito anche in Italia). Non è stato così, perché il PIL svedese è diminuito del 2,8%, analogamente al 2,9% della Finlandia e vicino al 2,5% della Norvegia. L’impatto della politica sanitaria di Tegnell ha indotto il re della Norvegia, Carlo XVI Gustavo, a dichiarare “Abbiamo fallito”. E’ stata, inoltre, istituita una Commissione di indagine e il Parlamento ha approvato una legge che consente al Governo di intervenire in caso di necessità.Tegnell ha dovuto rivedere le impostazioni iniziali della sua politica sanitaria ma i danni erano ormai fatti.Ci dovrebbe essere un approccio comune in caso di pandemia: evitare che l’infetto venga a contatto con il sano.Come è materia di valutazione ma da lì si dovrebbe partire. Primo Mastrantoni, segretario Aduc

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Bill Gates: Clima. Come evitare un disastro

Posted by fidest press agency su martedì, 16 febbraio 2021

Le soluzioni di oggi, le sfide di domani Collana i Fari, trad. Andrea Silvestri, pp. 400, 22 euro. E’ l’evento editoriale dell’anno. Il libro più atteso dai media di tutto il pianeta. Pubblicazione in contemporanea mondiale il 16 febbraio in oltre 35 paesi.“Per prevenire i peggiori effetti dei cambiamenti climatici, dobbiamo arrivare a zero emissioni di gas serra. Questo problema è urgente e il dibattito è complesso, ma credo che possiamo unirci per inventare nuove tecnologie, implementare quelle che abbiamo ed evitare una catastrofe.” Bill Gates “Difficilmente un libro potrebbe essere più attuale e urgente, essendo oramai chiaro che anche la pandemia che ci allarma dipende in gran parte dal nostro rapporto con il pianeta Terra e dai cambiamenti climatici. Il libro, ne sono certa, sarà un contributo inevitabile alla discussione su questo tema che verrà percepito in modo radicalmente nuovo.” Elisabetta Sgarbi, Publisher La nave di Teseo In questo saggio documentato e autorevole, Bill Gates presenta un programma concreto e realizzabile per azzerare le emissioni di gas serra in tempo per evitare un disastro climatico. Bill Gates ha passato gli ultimi dieci anni a studiare le cause e gli effetti del cambiamento climatico. Avvalendosi della consulenza di fisici, chimici, biologi, ingegneri, esperti di science politiche e finanza, ha individuato i passi necessari per evitare un disastro ambientale sul nostro pianeta. In questo libro, Gates non solo spiega perché dobbiamo mirare ad azzerare le emissioni di gas serra, ma presenta anche le soluzioni per raggiungere questo obiettivo vitale, offrendo una visione chiara delle sfide che ci attendono. Forte della sua esperienza di innovatore capace di imporre idee rivoluzionarie, Gates ci introduce alle tecnologie che già oggi aiutano a ridurre le emissioni, mostra dove e in che modo possono diventare più efficienti, indica in quali settori sono necessari progressi immediati, racconta le storie di chi sta lavorando alle prossime, essenziali, scoperte. L’autore presenta un programma preciso per arrivare alle emissioni zero, suggerendo non soltanto le politiche che dovrebbero adottare le amministrazioni, ma anche quello che possiamo fare come cittadini per responsabilizzare su questa missione cruciale i governi, le imprese, e noi stessi. Bill Gates lo dice apertamente: azzerare le emissioni non sarà semplice, ma seguendo le proposte di questo libro, finalmente è un obiettivo alla nostra portata.“Non riesco a pensare a un libro più urgente, pertinente e necessario di questo, in cui Bill Gates mette il suo straordinario talento per l’innovazione e la sua capacità di ragionamento a servizio della crisi più urgente per l’umanità.” Anne Collins, Direttore editoriale Knopf Bill Gates è sempre stato un risolutore di problemi e ora sta affrontando il problema più grande del mondo: i cambiamenti climatici. Il libro non solo rende chiara la situazione in cui ci troviamo, ma è prescrittivo piuttosto che tendenzioso: ci sono, assicura, potenziali soluzioni realistiche e convenienti.” Robert Gottlieb, Editor BILL GATES è un tecnologo, imprenditore e filantropo. Nel 1975 ha fondato Microsoft con il suo amico d’infanzia Paul Allen.

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La sanità nel Lazio? “Un disastro”

Posted by fidest press agency su domenica, 1 novembre 2020

<p style=”text-align:justify;font-family:arial;font-size:15px;”><<Da quando Zingaretti ha iniziato la sua battaglia personale contro la sanità regionale, Fdi ha denunciato la mancanza di visione progettuale e organizzativa e i possibili effetti devastanti dei tagli indiscriminati. Dopo anni di scadimento e riduzione dei servizi, smantellamento e delocalizzazione dei presidi, siamo arrivati addirittura oltre l’impossibilità del ricovero, siamo arrivati all’impossibilità del soccorso. Il blocco delle ambulanze si verifica perché non ci sono i posti letto necessari, mancavano in tempi normali, figuriamoci in piena epidemia.Nemmeno dopo la prima ondata di Covid 19, l’assessore D’Amato ha preso in considerazione le proposte Fdi, formulate già da Marzo, per una riorganizzazione e razionalizzazione in funzione anti Coronavirus del sistema dei soccorsi. Ha trascorso l’estate a vantarsi del “Modello Lazio” senza approntare misure adeguate a fronteggiare una ripresa del virus. Ecco perché oggi l’insufficiente numero di medici, infermieri e operatori sanitari non consente di svolgere in tempi rapidi le procedure di accettazione. I Pronto Soccorso, presi d’assalto quotidianamente prima del Covid, stanno scoppiando, tra contagiati e sospetti tali, pazienti di altre patologie, feriti e traumatizzati del giorno. Tutte queste problematiche ricadono sugli operatori del 118, costretti a sostare per molte ore, a volte per un’intera giornata, in attesa che il paziente che hanno soccorso sia ricoverato e senza poter rispondere ad altre richieste d’aiuto, come più volte rilevato e segnalato anche a mezzo tv e stampa da Stefano Barone segretario provinciale NurSind Roma e Alessandro Saulini segretario Nursind ARES118. Invece di girare l’Italia in campagna elettorale, Zingaretti avrebbe dovuto lavorare al potenziamento del servizio di 118 territoriale che manca di tutto, dalle ambulanze agli infermieri, dagli autisti ai barellieri.>> Così in un comunicato stampa Giancarlo Righini, consigliere regionale del Lazio di Fdi, Rachele Mussolini consigliere comunale di Roma e Federico Rocca dirigente di Fdi Roma.

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Bill Gates: Come evitare il disastro climatico

Posted by fidest press agency su mercoledì, 28 ottobre 2020

Collana i Fari Oceani, pp. 384, 20 euro. In libreria da metà febbraio 2021. “Per prevenire i peggiori effetti dei cambiamenti climatici, dobbiamo arrivare a zero emissioni di gas serra. Questo problema è urgente e il dibattito è complesso, ma credo che possiamo unirci per inventare nuove tecnologie, implementare quelle che abbiamo ed evitare una catastrofe.” Bill Gates. “Difficilmente un libro potrebbe essere più attuale e urgente, essendo oramai chiaro che anche la pandemia che ci allarma dipende in gran parte dal nostro rapporto con il pianeta Terra e dai cambiamenti climatici. Il libro, ne sono certa, sarà un contributo inevitabile alla discussione su questo tema che verrà percepito in modo radicalmente nuovo.” Elisabetta Sgarbi, Publisher La nave di Teseo. “Bill Gates è sempre stato un risolutore di problemi e ora sta affrontando il problema più grande del mondo: i cambiamenti climatici. Il libro non solo rende chiara la situazione in cui ci troviamo, ma è prescrittivo piuttosto che tendenzioso: ci sono, assicura, potenziali soluzioni realistiche e convenienti.” Robert Gottlieb, Editor Bill Gates è un tecnologo, un dirigente d’azienda e un filantropo. Cresciuto a Seattle, Washington, con una famiglia straordinaria e solidale che ha incoraggiato il suo interesse per i computer in tenera età, ha lasciato il college per avviare Microsoft con il suo amico d’infanzia Paul Allen. A capo di Microsoft è diventato una delle personalità più influenti ed è oggi il terzo uomo più ricco del mondo. Nel 1994 ha sposato Melinda French, con cui dirige attualmente la fondazione di beneficenza che porta i loro nomi.

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Disastro ambientale in corso in Kamchatka

Posted by fidest press agency su venerdì, 9 ottobre 2020

Regione dello Kamchatka (Russia) un team di Greenpeace Russia si è recato nella penisola di Kamchatcka, nell’estremo oriente russo, per raccogliere testimonianze dirette dell’inquinamento del mare, ancora di origine ignota, che sta interessando la spiaggia di Khalaktyrsky e altre baie vicine e che si sta muovendo verso un sito UNESCO patrimonio dell’umanità. Le foto e i video raccolti dalla squadra di Greenpeace mostrano un inquinamento sotto forma di diversi plume (area marina interessata dalla contaminazione) di origine e provenienza ignota, uno dei quali si sta muovendo verso il sito UNESCO “Volcanoes of Kamchatka”. Al momento gli attivisti sono riusciti ad ispezionare le baie a sud di Petropavlovsk-Kamchatsky. “Abbiamo osservato in vari punti una schiuma giallastra sulla superficie del mare. E, oltre a ciò, l’acqua stessa era opaca», spiega Vasily Yablokov di Greenpeace Russia. «In uno dei luoghi ispezionati, abbiamo trovato animali morti. Un certo volume di inquinanti si muove lungo la costa non solo in superficie, ma anche in profondità».Negli scorsi giorni l’oceano nella regione della Kamchatka è stato inquinato in circostanze non ancora chiare: le spiagge erano ricoperte di animali marini morti portati a riva dalla corrente e l’acqua ha cambiato colore e densità.Dopo le prime verifiche, le autorità locali hanno riferito che l’acqua conteneva una quantità di prodotti petroliferi quattro volte superiore ai limiti massimi consentiti e il fenolo in concentrazione 2,5 volte più alta rispetto ai limiti. Vista la gravità della contaminazione sono già stati avviati diverse indagini, mentre l’ufficio del procuratore generale ha annunciato che sta prendendo il controllo della gestione dell’inquinamento in Kamchatka. Le autorità locali e di vigilanza hanno raccolto campioni per le analisi di laboratorio di cui si attendono i risultati. Greenpeace chiede al governo russo di prestare attenzione ai frequenti incidenti e rafforzare le politiche ambientali adottando un programma a lungo termine di trasformazione verde dell’economia russa.

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Disastro petrolifero in Russia

Posted by fidest press agency su sabato, 6 giugno 2020

MOSCA. È stato dichiarato lo stato di emergenza a Norilsk e nella penisola di Taymyr, nel nord della Russia, a seguito della fuoriuscita di tonnellate di prodotti petroliferi da alcuni serbatoi. A sversarsi sono state 20 mila tonnellate di gasolio, che stanno contaminando oltre 20 chilometri di fiumi e si stanno muovendo verso il mare, con lo spessore dello strato di prodotti petrolchimici che ha raggiunto i 20 cm. La portata di questo disastro è analoga a quella dell’incidente della petroliera Exxon Valdez, avvenuto in Alaska 30 anni fa.I prodotti petroliferi sono fuoriusciti il 29 maggio, dopo il crollo di uno dei serbatoi in una centrale elettrica appartenente alla NTEC (una società del gruppo Nornikel nella città di Norilsk). La procura ha avviato un’indagine penale sull’incidente. Le barriere situate nel fiume possono raccogliere una piccola parte del gasolio fuoriuscito, mentre gran parte degli idrocarburi rimarranno nell’acqua, dicono gli esperti.«Si tratta di uno dei più grandi incidenti petroliferi nell’Artico e dimostra che il governo russo deve riconsiderare l’attuale modello di economia basato sui combustibili fossili e sull’abuso della natura», commenta Greenpeace Russia.Greenpeace, insieme ad altre ONG russe, ha elaborato un recovery plan verde. In questo programma si stabiliscono i principi da utilizzare per il piano di ripresa nazionale dopo l’emergenza COVID-19, per implementare tecnologie rispettose del clima e per passare a un nuovo modello verde dell’economia russa che non dipende dai fossili. Allo stesso tempo, Greenpeace teme che le misure di tutela dell’ambientale durante la pandemia verranno indebolite dallo Stato per favorire gli interessi delle grandi imprese, compresi i responsabili dell’incidente nell’Artico russo.Gli esperti di Greenpeace stimano che i danni ai corpi idrici potrebbero superare i 6 miliardi di rubli (ovvero circa 77,5 milioni di euro), senza considerare i costi della bonifica del suolo e l’inquinamento atmosferico. Tuttavia, esiste una lunga tradizione di società russe che eludono la piena responsabilità finanziaria per i danni ambientali. Inoltre, alcune di esse hanno utilizzato la crisi COVID per avviare l’indebolimento della legislazione ambientale russa.Il permafrost si sta sciogliendo a causa del cambiamento climatico. Nel 2009 Greenpeace ha pubblicato il rapporto sui rischi per le infrastrutture dell’industria russa del petrolio e del gas, associati al degrado del permafrost a causa del clima che cambia. Le infrastrutture delle industrie a rischio si stanno degradando, il che richiede un maggiore controllo da parte dello Stato e un piano di adattamento. C’è un’alternativa al diesel e al gas fossile: gli impianti di energia rinnovabile. Per Greenpeace, la Russia deve prendere seri provvedimenti per combattere il cambiamento climatico.

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Governo. Di Maio: che disastro!

Posted by fidest press agency su venerdì, 15 novembre 2019

“Lo scudo penale dice che se inquini, se causi la morte di qualcuno o se c’è un incidente sul lavoro, non ne rispondi”. E’ una recente dichiarazione del ministro Luigi Di Maio, in merito alle acciaierie di Taranto e alle responsabilità penali dei commissari governativi Ilva e di Arcelor-Mittal.Se non fosse una dichiarazione priva di senso, potremmo ricordare il titolo di un film: Licenza di uccidere. Priva di senso, diciamo, perché l’attività dei commissari e di Arcelor-Mittal riguarda il piano ambientale e la messa in sicurezza degli impianti stessi, nulla a che vedere con la morte di qualcuno o di un incidente sul lavoro.Ricordiamo agli smemorati di turno che, quando Di Maio era vicepremier, riammise lo scudo penale.Ma il disastro della politica del Di Maio non si ferma qui: è andato in Cina a perorare le esportazioni italiane, ed è tornato con un sostanziale nulla di fatto, quando il presidente francese Emmanuel Macron, in visita nello stesso periodo, ha sottoscritto accordi commerciali per 15 miliardi di dollari, dopo che, nel marzo scorso, aveva venduto una commessa Airbus per 30 miliardi di euro.
Esportiamo in Cina valori per 7,6 miliardi ma ne importiamo per 19 miliardi, un rapporto di due volte e mezzo a favore della Cina. La chiusura delle acciaierie di Taranto, auspicata dal M5S, porterà in Italia maggiore acciaio cinese.Forse Di Maio si accontenterà delle esportazioni di arance siciliane in Cina, ma qualcuno dovrebbe informarlo che la Cina è tra i maggiori produttori di arance, in particolare della varietà Tarocco, quella siciliana. Infatti, la Cina è il terzo Paese produttore al mondo di arance, che soddisfano il consumo interno.Sempre in Cina, Di Maio si è dato dello statista, cioè di persona che ha una profonda esperienza, teorica e pratica, dell’arte di governare uno Stato. Il bello è che in molti ci credono. (Primo Mastrantoni, segretario Aduc)

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Scuola: E’ l’anno del disastro

Posted by fidest press agency su mercoledì, 18 settembre 2019

Il 65% dei posti in ruolo non viene assegnato (quasi 32 mila cattedre su poco più di 53 mila). Negli ultimi quattro anni lo Stato non ha trovato circa un insegnante su due da immettere in ruolo (quasi mila su circa 188 mila assunzioni autorizzate) nonostante un esercito di 500 mila tra abilitati e aspiranti docenti disseminati tra le tele delle graduatorie. E sarà record di supplenze: più di 211 mila, quasi il doppio rispetto a quattro anni fa, nonostante concorsi ordinari e straordinari. Pacifico (Anief): si riaprano subito annualmente le ex graduatorie permanenti e si assuma anche da graduatorie di istituto provinciali con prove suppletive per i laureati esclusi dall’ultimo concorso a cattedre e si facciano assunzioni di idonei e vincitori su scala nazionale, con la salvaguardia dei ruoli già assegnati.
Sulle assunzioni mancate i conti “parlano” chiaro. Nel 2016/17 sono andate perse 14 mila immissioni in ruolo: appena 9.300 effettuate, a fronte delle 25.300 autorizzate dal Mef. L’anno successivo, il dicastero dell’Economia dette il via libera a 51.770 assunzioni, ma se ne concretizzarono appena 31.270, con una mancata copertura di 20.500 posti. Lo scorso anno la situazione è precipitata: dinanzi a 57.320 richieste di immissioni in ruolo, solo 28.120 sono state portate a termine, con 29.200 cattedre finite a supplenza.
È evidente che da quando sono state chiuse le ex graduatorie ad esaurimento nel 2012 al personale docente che è stato abilitato dallo Stato e da quando queste sono state chiuse per diversi anni anche per il personale ivi inserito, il fine di eliminare il precariato ha acuito al contrario il problema della supplentite. Perché quando le ex graduatorie permanenti si aggiornavano ogni anno al personale abilitato, con il doppio canale di reclutamento, nonostante il blocco decennale dei concorsi, si garantiva la copertura totale delle immissioni in ruolo e delle supplenze entro il 31 agosto. Con la chiusura definitiva delle Gae, invece, oggi abbiamo pochi docenti da nominare in ruolo o come supplenti, la maggior parte è inserita con riserva prossima alla cancellazione, dopo il cambio di orientamento del tribunale amministrativo. Quindi, cattedre deserte nonostante due concorsi ordinari e due straordinari e nomine del doppio dei supplenti dalle graduatorie di istituto che vent’anni fa erano utilizzati soltanto per le supplenze brevi e saltuarie e oggi sono chiamati a coprire più di 210 mila supplenze.Ma le graduatorie di istituto non sono utilizzabili per il ruolo né utili per le supplenze, perché non sono provinciali ma segnate dalle scelte fortuite dei candidati (da dieci a venti scuole). Pertanto i presidi sono costretti a riesumare le domande di ;essa a disposizione, persino quelle presentate dai giovani studenti universitari.
Risultato: in quattro anni abbiamo avuto coperte la metà delle immissioni in ruolo autorizzate e il doppio delle supplenze assegnate, in un Paese che ha 500 mila aspiranti docenti, tra quelli nelle graduatorie di merito ordinarie e straordinarie, nelle graduatorie ad esaurimento, nelle graduatorie di istituto e fuori graduatoria tra docenti abilitati, diplomati, laureati, studenti universitari. Un paradosso tutto italiano che mina la continuità didattica.

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Rifiuti. Pelonzi (PD): “ Municipio VII scopre disastro Raggi, chiedano dimissioni Giunta”

Posted by fidest press agency su domenica, 16 dicembre 2018

“Ora anche i grillini del VII municipio si accorgono che la città è sporca, la raccolta e lo smaltimento delle immondizie non funziona, il ciclo dei rifiuti è ben lontano dall’essere chiuso e l’emergenza, con l’incendio del TMB salario, è sempre più alle porte. La presidente Monica Lezzi, che solo oggi accorge del disastro, anziché attaccare AMA dovrebbe avere il coraggio di chiedere le dimissioni della sua giunta responsabile della grave crisi che da oltre 2 anni vive la Capitale. Ignorare l’assurda ed irresponsabile politica sui rifiuti della giunta Raggi significa esserne complice. In due anni e mezzo i ‘cinque stelle’ sono stati bravi solo a moltiplicare i cambi al vertice della Partecipata. La raccolta differenziata non cresce, sugli impianti non c’è neanche la progettazione e i cassonetti con i cortili dei condomini sono stracolmi di spazzature. Per giunta anche i governatori delle altre regioni, rimproverati dal M5S di essere favorevoli ai termovalorizzatori, sono restii a prestare soccorso a Roma dopo l’incendio del TMB Salario. L’importante però, sia per Lezzi come per Raggi e finanche a Di Maio è trovare un ‘capro espiatorio’ da esibire al pubblico ludibrio che in questo caso AMA, i suoi dipendenti e il Dipartimento Ambiente del Campidoglio. È il tentativo non dichiarato di affossare la società e privatizzare il servizio? Siamo chiaramente all’ennesima spudorata bugia per nascondere le vere responsabilità di quanto sta accadendo. Si vogliono coprire le incapacità e le inadeguatezze di una amministrazione che ha portato la Capitale al disastro, come certificato ampiamente anche dall’Authority dei servizi pubblici locali.” Così in una nota il capogruppo del PD capitolino Giulio Pelonzi.

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55° anniversario disastro del Vajont

Posted by fidest press agency su martedì, 9 ottobre 2018

Erano le 22.39 del 9 ottobre del 1963 quando 263 milioni di metri cubi di roccia si staccarono dal monte Toc precipitando nel bacino creato dalla diga del Vajont e sollevando un’ondata gigantesca, alta 260 metri, causando la morte di 1917 persone. “Il disastro del Vajont costituisce la fotografia di un Paese miope dal punto di vista della prevenzione e della valorizzazione delle professionalità. I geologi di allora furono inascoltati esattamente come oggi, a distanza di 55 anni, si continua a maltrattare il territorio e a sfidare le forze della natura con il cemento e la perfezione teorica, in accordo con l’approssimazione politica e l’arroganza di chi continua a non voler risolvere il problema alle sue origini”. Con queste parole Domenico Angelone, Tesoriere del Consiglio Nazionale dei Geologi, ricorda il disastro ambientale e umano più drammatico dal dopoguerra ad oggi, quando, per eccesso di superficialità nell’ignorare gli studi geologici, che dichiaratamente ritenevano la realizzazione della diga non realizzabile per le precarie condizioni morfologiche dei versanti, una frana immensa si riversò nell’invaso facendo tracimare milioni di metri cubi di acqua che, a valle fecero 1917 morti, cancellando per sempre paesi dalla carta geografica.
“Il Vajont ha segnato nella storia d’Italia un momento di svolta – prosegue Angelone – esattamente come accadde con il terremoto dell’Irpinia del 1980 quando, lo stesso Presidente Pertini evidenziò le gravissime carenze culturali, organizzative e programmatiche di un Paese che, in entrambe le vicende, si dovette vergognare di fronte alla popolazione mondiale. Una svolta che si è palesata timidamente con interventi normativi inadeguati e tardivi, seguendo più gli eventi dettati dallo scorrere del tempo, dal boom economico degli anni ’70 e ‘80, dal progresso scientifico e tecnologico, che dalla consapevolezza di dover partire dalla conoscenza del territorio e dalle sue criticità. Culturalmente siamo rimasti ancorati alle logiche del pre-Vajont – continua Angelone -, alle stesse logiche che tendono a rincorrere l’emergenza e ad apporre pezze ancora peggiori del buco che si vuole coprire. La mancanza di cultura geologica sia nelle istituzioni che nelle leggi che esse producono, costituisce il vero cancro del Paese, come testimoniano le ultime tragedie che hanno riguardato i recenti terremoti e le recentissime alluvioni, quando, come se non bastasse, si è palesata in maniera evidente la necessità di un approccio diverso al problema”.
Sull’argomento interviene il segretario del CNG ed ex presidente dell’Ordine dei geologi della Regione Calabria, Arcangelo Francesco Violo: “Nel nostro Paese si continua a morire per un’alluvione, come è successo la scorsa settimana a San Pietro Lametino, in Calabria. I recenti eventi alluvionali registrati in Calabria, che hanno causato ancora una volta vittime e danni ingenti – afferma Violo -, hanno rafforzato l’urgenza di avviare una svolta culturale in tema di prevenzione, basata sulla conoscenza degli scenari di rischio, sui sistemi moderni e tecnologicamente avanzati di monitoraggio e sulla necessità di una corretta pianificazione delle attività di manutenzione”.

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Il PD e la sinistra verso il disastro elettorale?

Posted by fidest press agency su lunedì, 25 dicembre 2017

matteo renzipierluigi bersani.medium_300Referendum costituzionale: un boomerang. Post referendum e scissione: boomerang doppio. Elezioni in Sicilia: colpo da k.o. Commissione d’inchiesta sulle banche: altro tremendo boomerang. Nuova legge elettorale e prossime elezioni: altamente probabile che sia non solo l’ennesimo boomerang, ma quello definitivamente letale. È difficile assistere in politica ad una sequenza di momenti di procurato autolesionismo così ravvicinati e insistiti come quelli che la sinistra si è inflitta negli ultimi 18 mesi. Matteo Renzi e il Pd, in primis, ma anche i transfughi guidati da Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema non sono da meno, come pure Pietro Grasso, Giuliano Pisapia e altre figure e controfigure che animano (si fa per dire) la nebulosa che sta alla sinistra del Partito Democratico. Ma la cosa più grave è che si stanno fiondando a tutta velocità contro il muro e nessuno sembra avere un briciolo di consapevolezza del rischio che corrono, o se ce l’hanno non fanno nulla per evitarlo, cose se fossero impietriti di fronte all’approssimarsi dello schianto.
Prendete Renzi. Rilascia un’intervista che il Corriere della Sera (18 dicembre) titola: “Vero, il mio consenso è in calo”. Vediamo quel titolo e pensiamo: deve aver capito, forse è la volta buona. Anche perché Renzi aggiunge “È evidente che il mio consenso personale non è più quello del 2014”. Poi andiamo a leggere bene e ci cascano le braccia. Intanto l’analisi: “stiamo pagando il fatto che gli altri sono in campagna elettorale mentre noi dobbiamo sostenere la responsabilità del governo”. Capito? La colpa è del presidente della Repubblica che non ha ancora sciolto le Camere e mandato gli italiani al voto. E infatti il segretario del Pd aggiunge: “ovvio che fosse meglio votare a giugno o al massimo a settembre”. Per poi concludere parlando leziosamente in terza persona: “chi allora sosteneva questa tesi è stato accusato di irresponsabilità, ma non votando si è fatto un clamoroso assist a Berlusconi e d'alemaGrillo”. Quindi ripete sulla commissione presieduta da Pierferdinando Casini quello che aveva detto dopo la sconfitta sulla riforma costituzionale: “Non solo non mi sono pentito, ma lo rifarei domattina”. Così come ora insiste sulla ricandidatura di Maria Elena Boschi. Buonanotte. Come scrive saggiamente Emanuele Macaluso, la collegialità tra diversi in un partito, quella vera, non tra sodali e amici, fa da scudo a chi lo dirige, ma il segretario non conosce la dialettica reale, per lui nel Pd come fuori ci sono solo amici o nemici, e così è partito pensando di mettere sulla graticola il governatore della Banca d’Italia per farne strumento di campagna elettorale in modo da recuperare il consenso perduto, e invece arrosto ci è finito lui e la sua presunzione.
Ma se è definitivamente acclarato che contare sulla resipiscenza di Renzi è impossibile, così come è ormai assodato che il renzismo è un indigeribile impasto di protervia e dilettantismo, non minori responsabilità hanno gli altri leader democratici e della sinistra. A cominciare da Pierluigi Bersani. Anche lui specializzato nell’uso di quell’arma da getto tipica degli indigeni australiani che ha la proprietà di ritornare al punto di lancio quando non colpisce il bersaglio: il boomerang di elezioni vinte e perse nello stesso tempo, di un mandato esplorativo gettato alle ortiche nel penoso tentativo di inseguire Grillo e i grillini, ma soprattutto di una scissione dal Pd, avvenuta sul fronte sinistro che dunque l’ha costretto a far sue posizioni vetero comuniste che con la sua storia di riformista – di buon amministratore regionale come di ministro delle liberalizzazioni (le famose “lenzuolate”) – nulla hanno a che fare, che ha finito col puntellare la segreteria di Renzi. Sarebbe bastato attendere il voto siciliano, il cui risultato era scritto, e subito dopo dare sostanza politica, numeri e coraggio agli Orlando e ai Franceschini che – colpevolmente – non hanno saputo impedire a Renzi di far coincidere il proprio destino e quello del partito, in una sorta di cupio dissolvi che, se non ci saranno cambiamenti ora nient’affatto alle viste, costeranno al Pd un risultato elettorale disastroso, probabilmente molto peggiore di quanto già non dicano gli ultimi sondaggi. Invece Bersani il buono e D’Alema il cattivo hanno scelto di uscire, dovendosi poi penosamente aggrappare a due personaggi come Grasso e Boldrini lauraLaura Boldrini che di politico non hanno nulla ma sono solo costruzioni mediatiche, proprio loro che hanno (giustamente) criticato il solipsismo renziano e il conseguente svuotamento del partito come strumento di selezione della classe dirigente. Conosciamo e preveniamo l’obiezione di coloro che ora si chiamano “Liberi e Uguali” – nome che qualcuno irrispettosamente, ma azzeccandoci, ha detto sembrare il marchio di uno shampoo – e cioè: non si può stare nello stesso partito di Renzi senza accettare le sue regole da padrone, né è possibile immaginare un percorso unitario fra partiti con lui alla segreteria del più grande. Tutto vero, ma l’osservazione suona come conferma della nostra tesi: non era meglio restare nel Pd e, senza bisogno di abdicare al riformismo, giocarsi la partita della leadership al momento opportuno (cioè questo)? Se a tutto ciò si aggiungono le convulsioni che hanno riguardato il ruolo di Pisapia – tentativo finito nel nulla – e l’intifada che ha fatto da sfondo ai tentativi di aggregazione a sinistra, ecco che emerge il quadro di un mondo diviso e decadente, che si autocondanna a stare all’opposizione o a fare da stampella ai 5stelle se i grillini, qualora fossero incaricati, dovessero optare per un’intesa a sinistra, numeri parlamentari consentendo, anziché a destra. Il silenzio di Romano Prodi, la lontananza di Walter Veltroni e la resa davanti all’ineluttabilità degli eventi di Giorgio Napolitano, pur umanamente comprensibili, sono estraneità assordanti mentre la (ex?) casa comune crolla. (Enrico Cisnetto direttore http://www.terzarepubblica.it)

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Commemorare Monongah significa onorare gli italiani all’estero

Posted by fidest press agency su venerdì, 8 dicembre 2017

Monongah (Stati Uniti)“Nella ricorrenza del 110mo anniversario del disastro minerario di Monongah (Stati Uniti), voglio richiamare l’attenzione sul valore del lavoro italiano nel mondo, tanti lavoratori che hanno portato alto il vessillo di umanità e capacità con uno spirito di dedizione al lavoro esemplari fino al sacrificio. Qualità che hanno fatto onore all’Italia! Ora è nostro dovere fare memoria di questo sacrificio e onorare le vittime delle tragedie sul lavoro come quella di Monongah, dove, il 6 dicembre del 1907, persero la vita 171 italiani”. Lo ha dichiarato l’on. Fucsia Nissoli (coordinatrice di Forza Italia in Nord e Centro America) in occasione dell’anniversario della tragedia di Monongah.
“Ricordare Monongah – ha precisato l’on. Nissoli – deve aumentare la nostra comprensione del fenomeno emigratorio che, negli ultimi anni, sta tornando fortemente all’ordine del giorno, infatti, molti giovani prendono il volo per il Nord America alla ricerca di una opportunità che la madrepatria ancora non riesce a dare loro e questo ci deve spingere a fare quelle riforme necessarie affinché ognuno abbia la possibilità di esprime le proprie capacità lavorative a casa senza sentirsi costretto ad emigrare”.
“Commemorare Monongah – ha concluso l’on. Nissoli – significa onorare gli italiani all’estero e lavorare affinché ognuno possa avere un lavoro dignitoso”.

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Scuola – Presidi: siamo al disastro

Posted by fidest press agency su lunedì, 28 agosto 2017

scuola1Ne mancano 1.900 e vanno perse pure il 60% delle 259 assunzioni 2017. Anief fa ricorso per recuperare gli esclusi del concorso 2011. Oltre a qualche decina di aspiranti dirigenti scolastici, risultati idonei al termine dell’ultima selezione del 2015 ancora non assunti, l’amministrazione ha dato il via libera all’immissione in ruolo di appena 37 idonei della sessione concorsuale precedente: si arriverà a coprire non oltre 120 posti destinati alle immissioni in ruolo. Eppure, l’Ordinanza 3008/17 ha rimesso in Corte Costituzionale la Legge 107/15, sospendendo il relativo decreto ministeriale e dando soprattutto la possibilità ai ricorrenti che hanno contestato il DDG 13.07.11, grazie alla sentenza definitiva del 13 luglio 2015, a costituirsi, gratuitamente con Anief, in giudizio presso la Consulta per ottenere l’ammissione a un nuovo corso riservato. Proprio alla luce dei tantissimi posti vacanti, il giovane sindacato ha deciso di riaprire i termini del ricorso, peraltro gratuito per gli iscritti.Inoltre, il Miur non sembra voler tenere conto dell’alto numero di docenti che fungono da tempo da vicari, fiduciari e primi collaboratori. Per costoro, che hanno acquisito sul campo un’alta professionalità ed esperienza organizzativa e gestionale, avrebbe dovuto prevedere una sessione riservata, nell’ordine del 50 per cento dei posti messi a bando. Ma così non è stato. Anche su questo fronte, il sindacato si sta attivando.Marcello Pacifico (Anief-Cisal): Mentre il Miur continua a tenere fuori docenti aspiranti presidi, seppure con i requisiti adatti, una scuola italiana su quattro è ormai senza dirigente scolastico, i vicari operano senza esoneri, se non attraverso il potenziamento che però non offre alcuna garanzia di continuità e si seguita a ignorare i presidi incaricati da anni. Come se non bastasse, gli ultimi concorsi rimangono sotto la lente della Consulta per sanatorie parziali che non hanno chiuso il contenzioso. Nel frattempo, ignorando una sentenza del Tar Lazio, confermata in sede cautelare dal Consiglio di Stato, ottenuta dai legali Anief durante la precedente sessione che ha permesso a trecento docenti precari di partecipare alle prove, a tre di vincerle e di diventare presidi, non si comprende per quale ragione Miur e sindacati rappresentativi non abbiano permesso la partecipazione dei precari con cinque anni di servizio. La palese violazione della normativa comunitaria e della nostra giurisprudenza, pertanto, ha portato Anief a riproporre il ricorso proprio per favorire la loro presenza all’ormai imminente concorso a preside.

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Aeroporti italiani: Raggiungerli, che disastro!!

Posted by fidest press agency su giovedì, 27 luglio 2017

aeroporto firenzeContinuiamo il nostro viaggio in alcuni aeroporti italiani per verificarne funzionalita’ e raggiungibilita’. Oggi ci avvaliamo dei dati statistici raccolti dal sito web http://www.goeuro.it su quelli europei preferiti dagli italiani per raggiungibilita’. Lasciamo stare la classifica dei primi 10 (non aspiravamo a tanto per i nostri aeroporti) che vede in cima Francoforte, Praga ed Amsterdam. Andiamo sui primi 76 e gli italiani li troviamo in questa sequela: Napoli (13mo posto), Bergamo (14), Catania (25), Venezia (34), Bologna (37), Roma/Ciampino (47) Milano/Linate (57), Palermo (60), Milano/Malpensa (62), Roma/Fiumicino (63). Oltre alle pessime performance dei piu’ importanti aeroporti della Penisola, in evidenza l’assenza di scali importanti come Torino, Genova, Pisa, Bari e -tra gli aeroporti minori ma importanti perche’ legati a citta’ di grandi flussi turistici e commerciali- Firenze, Cagliari, Olbia e Brindisi.
Dire “disastro” e’ il minimo. Responsabilita’ si’ delle societa’ di gestione di ogni specifico aeroporto, ma responsabilita’ essenzialmente delle amministrazioni e della politica. Che sembrano non vedere al di la’ del proprio naso e che si beano della loro condizione da Lilliput -eclatante il caso di Firenze . Eppure avere aeroporti in cui, oltre ad atterrare aerei che -per le necessita’ ambientali e di pista- possano magari andare anche oltre l’Europa, non e’ un’esigenza che bisticcia con progresso, economia, produttivita’, imprenditoria e investimenti, anche quelli cosiddetti stranieri. Come non e’ un’eresia snobbista sentire l’esigenza di aeroporti che siano fruibili dall’utenza a costi contenuti e di facile e veloce raggiungibilita’. Usare gli aerei e gli aeroporti non e’ piu’ -finalmente- “roba da ricchi”, ma far diventare il loro raggiungimento roba da “carro bestiame” o -tra tempi e costi- comunque da ricchi, e’ mettere un bastone tra le ruote di progresso, economia e civilta’. Ne facciano tesoro coloro che abbiamo mandato a rappresentarci nelle istituzioni e -soprattutto- noi che li abbiamo votati, perche’ tra le molte cose per le quali dovremmo essere esigenti, non venga trascurata questa determinante voce del nostro futuro economico. (Vincenzo Donvito, presidente Aduc)

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Taxi/Uber. Che disastro. Se continua cosi’ muore la civilta’ giuridica e gli utili idioti si moltiplicano

Posted by fidest press agency su lunedì, 17 aprile 2017

taxi-romaSe si continua cosi’ bisognera’ mandare a casa tutti, cittadini e giustizia, ed affidarci ad un dittatore? Giammai!! Stiamo parlando della vicenda Uber/taxi: alla sospensione del servizio da parte del Tribunale di Roma in attesa del giudizio di merito, lo stesso Tribunale ci fa sapere che niente e’ sospeso, si aspetta il merito e nient’altro. Siamo abituati alla giurisprudenza ballerina che, per alcuni, e’ anche metodo politico: non siamo il Paese dove si condanna mediaticamente qualcuno per il solo fatto che ha ricevuto un avviso di garanzia (che e’ quindi il contrario del significato stesso delle parole usate: garanzia..), figurati se una decisione cautelare non debba essere considerata come fosse una sentenza a sezioni unite della Cassazione o una sentenza della Corte Costituzionale (le due massime espressioni del diritto di Stato nel merito). E’ cosi’, e c’e’ chi, incluse alcune associazioni di consumatori, plaudono a questo
uso della giustizia come fosse il Governo. Si’, perche’ -a nostro avviso.- questi potrebbero essere atti di governo per evitare la turbativa dell’ordine pubblico, ma qui, probabilmente, e’ il contrario: visto che alcuni taxisti in passato hanno dimostrato di mettere in moto azioni da facinorosi quando manifestano il proprio dissenso, se proprio dovesse essere usato il criterio dell’ordine pubblico, andrebbe bene la sospensione… ma qui si preferisce incrementare il disordine pubblico, complice questa sentenza di riammissione dell’attivita’ di Uber. Dobbiamo quindi sottostare alla violenza della piazza? Hanno ragione i taxisti violenti? No! Hanno torto questi ultimi, cosi’ come hanno torto quelli di Uber a voler esercitare il servizio senza autorizzazione (visto che per il momento c’e’ ed e’ anche restrittiva, ma e’ legge!). Come se ne viene fuori? La cosa e’ piu’ semplice di quanto si possa pensare: ce l’ ha detto l’Antitrust nella sua segnalazione:
mettere la normativa al passo con l’evoluzione del mercato, liberalizzare per tutti, Uber incluso, e forme di indennizzo (fondo speciale ed agevolazioni fiscali) per gli attuali taxisti che, vigente la normativa attuale, hanno pagato le licenze diverse centinaia di migliaia di euro. Tra il dire e il fare non c’e’ solo il mare, ma solo la volonta’ di non procrastrinare il tutto, come sta facendo il Governo e il legislatore. Procrastinamento che allarga spazi per decisioni come quella di oggi, a detrimento della civilta’ giuridica di tutti e delle tasche dei consumatori.
Mai come oggi la colpa e’ di chi ci governa e di chi fa le leggi. “Piove, governo ladro”? Oggi sta piovendo su uno dei fondamenti della nostra comunita’ legale. Non ci si stupisca se -ieri come domani- il cittadino medio si senta in diritto di violare e beffare le leggi, gli esempi portano a questo e fanno anche emergere gli utili idioti come quelli che oggi plaudono a sospensione di Uber da una parte, e abolizione della stessa sospensione dall’altro. (Vincenzo Donvito, presidente Aduc)

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