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Yemen: si amplia il sostegno del WFP nelle aree a rischio carestia

Posted by fidest press agency su venerdì, 28 Maggio 2021

L’agenzia ONU World Food Programme (WFP) sta aumentando il ivello di assistenza alimentare nei luoghi di maggiore fame in Yemen nello sforzo di prevenire una devastante carestia. Tuttavia, rimane incerta la capacità dell’agenzia di mantenere questo livello di risposta fino alla fine dell’anno a causa delle limitate previsioni di finanziamento.“La continua fragilità in Yemen, associata ai fattori persistenti alla base dell’insicurezza alimentare, ha messo lo Yemen in condizioni di acuta vulnerabilità ad un peggioramento dei livelli della fame, e delle condizioni per la carestia”, ha detto Laurent Bukera, Direttore WFP in Yemen. “L’escalation del conflitto, il declino economico, l’aumento dei prezzi mondiali dei beni e il COVID-19 hanno tutti insieme contribuito all’allarmante aumento della fame acuta nell’ultimo anno”.Quasi 50.000 persone vivono già in condizioni simili alla carestia e 5 milioni di persone vi sono pericolosamente vicine, con un bambino che muore ogni 10 minuti per malattie prevenibili come la diarrea, la malnutrizione ed infezioni del tratto respiratorio.Per rispondere a questi bisogni acuti, il WFP a febbraio ha ripreso le distribuzioni mensili per 350.000 persone in 11 distretti che vedono condizioni simili alla carestia (livello 5, il massimo, dell’Integrated Phase Classification*).Ad aprile e maggio di quest’anno, dopo la conferma di nuovi finanziamenti, il WFP ha iniziato ad aumentare l’assistenza a circa 6 milioni di persone nei 9 governatorati con i tassi più alti di “insicurezza alimentare emergenziale” (IPC4): Hajjah, Al Jawf, Amran, Al Hodeidah, Raymah, Al Mahwit, Sa’ada, Dhamar e Taiz. A partire da giugno, queste persone riceveranno di nuovo razioni alimentari complete ogni mese.Il WFP sostiene un totale di 12,9 milioni di persone con assistenza alimentare in Yemen, dando priorità alle aree con i tassi più alti di insicuezza alimentare e fornendo sostegno rapido a famiglie sfollate a causa del conflitto, come nel governatorato di Marib. Tuttavia, ad aprile 2020, in un contesto operativo difficile e tenuto conto dei ridotti finanziamenti, il WFP è stato costretto a fornire assistenza ogni due mesi invece che ogni mese, nelle aree settentrionali dello Yemen.Quest’anno, i donatori hanno finora contribuito con quasi 947 milioni di dollari agli sforzi del WFP nella prevenzione della fame in Yemen, incluso un forte sostegno da Stati Uniti, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Germania e Unione europea. Il servizio di monitoraggio del WFP della sicurezza alimentare, che registra i consumi di cibo, la varietà alimentare e strategie di adattamento a livello alimentare, mostrerà presto l’impatto del graduale potenziamento dell’assistenza, come già successo con il significativo aumento di assistenza nel 2019 nel momento dell’ultima minaccia di carestia.“Inizieremo a vedere gli effetti nei prossimi mesi, ma i primi miglioramenti saranno fragili”, è l’allarme di Bukera. “La capacità del WFP di mantenere una risposta di questo livello fino alla fine dell’anno rimane incerta. Sono necessari, immediatamente, finanziamenti continuati, prevedibili e flessibili, altrimenti vedremo sfumare ogni progresso fatto e i bisogni cresceranno rapidamente in quello che è un contesto operativo difficile ed imprevedibile”.La fame è aumentata in Yemen con il deteriorarsi del conflitto, che costringe le famiglie ad abbandonare le proprie case per la terza o addirittura la quarta volta con la guerra che entra nel suo settimo anno. Con gli aumenti dei prezzi alimentari – fino al 200 per cento rispetto a prima del conflitto –il cibo è fuori dalla portata per milioni di persone. In aggiunta, una seconda mortale ondata di Covid-19 sta attraversando il paese e il sistema sanitario non riesce a farvi fronte.Come chiaramente espresso nella Risoluzione 2417 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite – votata esattamente tre anni fa – il ciclo corrosivo di fame e conflitti segnala come solo la pace può essere una soluzione duratura alla crisi della fame in Yemen. Fino a quando ciò non avverrà, l’assistenza umanitaria sarà vitale mentre devastanti potrebbero essere, per i yemeniti, le conseguenze di un altro deficit di finanziamenti.

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Il PE condanna la violenza nello Yemen e il colpo di stato in Myanmar

Posted by fidest press agency su sabato, 13 febbraio 2021

Bruxelles. Il PE chiede l’aumento degli aiuti umanitari allo Yemen ed esorta i militari del Myanmar a ripristinare immediatamente il governo civile.Il PE ha condannato con forza la violenza in corso nello Yemen che, dal 2015, è degenerata nella “peggiore crisi umanitaria del mondo”. I deputati hanno sottolineato che non ci può essere una soluzione militare al conflitto e che la crisi può essere risolta in modo sostenibile solo attraverso un processo negoziale inclusivo a guida e responsabilità yemenita.Tutte le parti sono invitate a facilitare il passaggio rapido e senza ostacoli degli aiuti umanitari e di altri beni necessari alla popolazione. Quasi l’80% degli yemeniti – più di 24 milioni di persone – hanno infatti bisogno di sostegno umanitario, mentre 50.000 persone vivono in condizioni analoghe alla carestia, un dato destinato a triplicare entro giugno 2021. Inoltre, il PE ribadisce che tutte le parti devono urgentemente astenersi dall’affamare i civili come metodo di guerra e chiede l’imposizione di misure mirate contro coloro che commettono atti che violano il diritto internazionale umanitario.Accogliendo l’impegno dell’UE di triplicare gli aiuti umanitari per lo Yemen nel 2021, i deputati esortano poi la Commissione europea e i Paesi UE a guidare gli sforzi internazionali per intensificare gli aiuti umanitari. Il testo è stato approvato con 638 voti favorevoli, 12 contrari e 44 astensioni.

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Gli Stati Uniti e il conflitto in Yemen. La posizione dell’Italia

Posted by fidest press agency su lunedì, 8 febbraio 2021

L’amministrazione Biden ha annunciato che intraprenderà misure concrete per porre fine alla partecipazione degli Stati Uniti al conflitto in Yemen, che si trascina da quasi sei anni, facendo precipitare il Paese nella peggiore crisi umanitaria del mondo e richiedendo il tributo delle vite di innumerevoli civili, che sono stati presi di mira da tutte le parti in conflitto. Migliaia di bambini sono stati uccisi o feriti e le armi di fabbricazione americana hanno contribuito alla violenza. L’annuncio è stato accolto con grande plauso da Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro. Una decisione che si aggiunge a quella presa qualche giorno fa dal Governo italiano di fermare l’export di bombe d’aereo e missili verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, che sarebbero state poi utilizzate nel conflitto in Yemen. Anche in Italia con un atto di portata storica – dopo 30 anni dall’entrata in vigore della Legge 185 del 1990 sull’export di armi – uno degli ultimi provvedimenti del Governo Conte è stato proprio quello di revocare le autorizzazioni in corso per l’esportazione di missili e bombe d’aereo verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti e rinnovare la sospensione della concessione di nuove licenze per i medesimi materiali e Paesi. Questo risultato è stato accolto con grande soddisfazione da Save the Children Italia, che insieme alla Rete Italiana Pace e Disarmo e numerose altre organizzazioni, è da anni impegnata in una campagna per questo stop alle esportazioni di armi. Una decisione – sottolinea l’Organizzazione – che ha posto fine alla possibilità che migliaia di ordigni fabbricati in Italia possano colpire strutture civili, causare vittime tra la popolazione o possano contribuire a peggiorare la già grave situazione umanitaria nel Paese.

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Perché nessuno si indigna per l’aggressione allo Yemen?

Posted by fidest press agency su giovedì, 31 dicembre 2020

By Agostino Spataro. Yemen ieri sede di civiltà magnifiche, opulente, oggi ridotto alla fame, alla disperazione per causa di una guerra ignobile scatenata dai suoi potenti vicini sauditi, con armi e aerei venduti da alcuni paesi del “democratico” occidente. Fra cui l’Italia. Nessuno vede, s’indigna, decreta sanzioni contro queste dittature “amiche”. Tutto va bene: dopo le bombe, i massacri, gli esodi arriverà (?) la carità pelosa di certuni che mai si spingono a denunciare le vere cause, i responsabili materiali e morali delle aggressioni e degli abusi. Ai bambini, al popolo yemeniti massacrati non basta l’elemosina. Prima di tutto bisogna fermare i bombardamenti, garantire loro la pace, la libertà e la dignità Come ho cercato di documentare in questo libro, lo Yemen possiede risorse importanti, materiali e culturali, per risollevarsi. Ha la pioggia! Si, la pioggia benefica, portata dai venti alisei, che- da sempre- irrora le valli e le verdi montagne yemenite e le rende produttive. Un vero miracolo in mezzo all’arido deserto del “Rab al Khali” che copre l’intera penisola arabica. Nella Yemen l’uso razionale dell’acqua ha una storia antichissima, invidiabile: 1700 anni prima di Cristo fu costruita la grandiosa “Dam” (la diga di cui si parla nella Bibbia e nel Corano) i cui resti si possono ammirare nei pressi di Mareb, l’antica capitale dei sabei, dove Bilqis (la regina di Saba) progettava e espandeva il ruolo-chiave del suo regno nel sistema dei grandi traffici carovanieri. Bella e intelligente la regina il cui mito ancora resiste nel cuore degli yemeniti, nonostante i gratuiti dileggi tramandati! La storia plurimillenaria dello Yemen si coglie in ogni angolo del suo territorio. Soprattutto a Sanaa, dove si stagliano belle e originali architetture, uniche al mondo, dichiarate dall’Unesco “patrimonio dell’umanità”. Purtroppo, molti di questi edifici e monumenti sono crollati sotto i bombardamenti sauditi e le cannonate della guerra civile. Di fronte a tanto strazio, che dire? Evidentemente, l’umanità (in realtà i potenti del mondo) non sta difendendo un patrimonio così importante che le appartiene! Solo una citazione a conferma. Quella di Pier Paolo Pasolini (nello Yemen girò buona parte del suo “Il fiore delle Mille e una notte”) che, attratto dalla storia favolosa di questo Paese, così lasciò scritto: “architettonicamente, lo Yemen é il Paese più bello del mondo… Sanaa é la Venezia d’Arabia”. Insomma, questo piccolo Yemen fa gola agli ingordi, ai prepotenti. Per questo é stato aggredito e continua a essere massacrato. Impunemente. A noi che amiamo intensamente questo Paese e il suo popolo non resta che Augurare loro un Buon Anno che porti un accordo fra le fazioni in conflitto e quindi la Pace nella regione, per farli uscire dal terribile inferno in cui sono stati gettati. (a,s,)

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E’ iniziato il conto alla rovescia per una catastrofe in Yemen

Posted by fidest press agency su sabato, 14 novembre 2020

Ci scrivono: “Le persone sono devastate da anni di fame e malnutrizione causati dal conflitto. Si tratta di una combinazione letale di violenza crescente, collasso sempre peggiore dell’economia e della valuta, e il Covid-19 che sta portando la miseria a livelli inauditi. Dobbiamo far aprire gli occhi al mondo, far capire cosa stiamo davvero vedendo nel disastro umanitario che si sta preparando, prima che sia troppo tardi. Se scegliamo di distogliere lo sguardo, non ho il minimo dubbio che lo Yemen precipiterà in una carestia devastante in pochi mesi.La verità è che… ci siamo già passati, solo pochi anni fa. Ho parlato al Consiglio di Sicurezza sullo Yemen nel 2018 e poi nel 2019 insieme a Mark Lowcock. Più o meno è stata la stessa cosa. Avevamo lanciato l’allarme anche allora. A novembre del 2018 avevo parlato degli orrori che civili innocenti erano costretti a sopportare e oggi, francamente, le loro sofferenze sono ancora più motivo di pena di allora, di sempre.Avevo anche lanciato l’allarme che 12 milioni di persone erano a un passo dalla carestia. Terminai il mio discorso al Consiglio implorando, letteralmente implorando delle risorse che evitassero la carestia imminente. La buona notizia è che i leader nel mondo si fecero avanti. Molti di voi, qui oggi, le nazioni fornirono nuovi finanziamenti. E per fortuna fummo in grado di evitare allo Yemen una carestia, appena in tempo. Evitammo una carestia. Non è solo un modo di dire. Significa che abbiamo salvato delle vite umane. Le persone non morirono, come sarebbe successo se voi non vi foste fatti avanti per fare quello di cui c’era bisogno.In due anni, da allora, molto del bel lavoro fatto è andato in fumo. E, ancora una volta, la carestia sta bussando alle porte. Vorrei spiegarvi in parte il perché.Dal 2018, sembra che si siano spesi giorni, settimane e mesi negoziando con le autorità Ansar Allah per un accesso alle aree sotto il loro controllo, e per permessi per istituire sistemi di monitoraggio che i donatori giustamente si aspettano a fronte dei fondi versati.Invece di concentrarci sul fare arrivare assistenza salvavita alle persone che ne avevano un disperato bisogno, abbiamo passato gli ultimi due anni a cercare di superare queste inutili ostruzioni.Peggio ancora, gli infiniti ritardi hanno causato nei donatori una perdita di fiducia sulla nostra capacità di fare in modo che le persone che ne avevano diritto ricevessero il sostegno di cui avevano bisogno. E le contribuzioni si sono ridotte. Avevamo chiaramento spiegato alle autorità di Ansar Allah che, con l’aumento delle richieste nel mondo a causa del Covid-19 e del deterioramento dell’economia, l’ultima cosa di cui avevamo bisogno erano giochi di questo genere. Perché i donatori devono prendere decisioni su dove il denaro dei loro contribuenti viene usato con maggiore efficacia ed efficienza. Così, il risultato è stato che, ad aprile, siamo stati costretti a tagliare le razioni a nove milioni di persone che vivono nelle aree controllate dalle autorità di Ansar Allah. Potete solo immaginare cosa succede a queste persone. Non ci vuole molto. Ogni famiglia ora riceve una razione completa ogni due mesi, invece che ogni mese. E ciò è straziante.A causa della mancanza di liquidità e del collasso dello Riyal, se riusciamo a fornire contanti attraverso il sistema biometrico, pensiamo che questo possa rappresentare un forte impulso economico immettendo liquidità in un sistema che speriamo possa stabilizzare il Riyal, almeno portarlo a circa 550 contro il dollaro, cosa che aiuterebbe a stabilizzare i prezzi del cibo. Questo non aiuterebbe solo i 13 milioni di persone che assistiamo oggi, ma finirebbe per aiutare tutta la popolazione dello Yemen di 29-30 milioni di persone.Se riusciamo a riconquistare la fiducia dei donatori – significa immettere nel 2021 circa mezzo miliardo di dollari di liquidità nel mercato attraverso i beneficiari, che servirebbe a stabilizzare la moneta e far ripartire l’economia.Ma Ansar Allah deve dimostrare che è pronto ad aiutarci. E possono farlo rispettando le sette pre-condizioni richieste dai donatori a febbraio 2020. Di queste sette condizioni, cinque non sono ancora state rispettate, sebbene ci siano dei piccoli progressi a riguardo.Onestamente, queste sono cose che si dovrebbero risolvere in ore o giorni, non in settimane, mesi e anni. E non stiamo chiedendo niente di eccezionale o di nuovo, solo procedere ad una implementazione come facciamo in tutto il resto del mondo. Perché mai si dovrebbe voler ostacolare questo processo? L’impatto sulla sicurezza alimentare è stato catastrofico. Prima del Covid-19, le analisi mostravano come, nel 2020, il numero di persone in stato di grave insicurezza alimentare poteva superare i 17 milioni di persone, su una popolazione di 29-30 milioni. Ulteriori indagini di pochi mesi fa, che hanno riguardato i distretti del sud, indicavano che l’insicurezza alimentare acuta sarebbe salita di molto, dal 25 per cento al 40 per cento della popolazione entro la fine dell’anno. Si tratta di circa 3,2 milioni di persone su 7,9 milioni dell’indagine.Ora le ultime analisi ci dicono che la carestia è davvero una possibilità reale e pericolosa. L’allarme è scattato, e le luci non sono gialle, ma di un rosso intenso.Per ripristinare le razioni a tutti i beneficiari e riprendere le altre attività come il sostegno nutrizionale speciale ai bambini e alle madri che allattano, abbiamo bisogno di 2,6 miliardi di dollari per tutto il 2021.Nell’oscurità che minaccia di avviluppare lo Yemen, chiedo al Consiglio di Sicurezza di dare alla popolazione di questo paese un barlume di speranza.Vi prego, non voltate loro le spalle, non voltate le spalle alla popolazione dello Yemen. Ascoltate l’allarme che Mark [Lowcock] e io stiamo lanciando, prima che sia troppo tardi. Raccogliamo questa breve opportunità che abbiamo di evitare una carestia che sta già prendendo piede in parti del paese. Dobbiamo agire ora per queste vittime innocenti della guerra in Yemen, i bambini, le bambine, le famiglie, le donne, ci guardano chiedendoci di salvarli dalla carestia e da questa catastrofe”. 

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Yemen: 300.000 persone perdono casa, reddito, scorte alimentari ed effetti personali a causa delle catastrofiche alluvioni

Posted by fidest press agency su sabato, 29 agosto 2020

Si stima che siano 300.000 le persone che negli ultimi tre mesi, in Yemen, hanno perso casa, coltivazioni, bestiame ed effetti personali a causa delle piogge torrenziali e delle gravi e improvvise inondazioni. Tra i nuovi sfollati vi sono persone precedentemente costrette a fuggire dalle proprie case a causa del conflitto, che ancora una volta dovranno ricostruire la propria vita e quella delle loro comunità.Le aree più duramente colpite comprendono i governatorati di Marib, Amran, Hajjah, Al Hudaydah, Taizz, Lahj, Aden e Abyan, dove le inondazioni hanno ucciso almeno 148 persone nei soli ultimi due mesi. Ad Hababa, il cedimento improvviso e catastrofico della diga di Al-Roone ha causato la fuoriuscita di 250.000 metri cubi di acqua con conseguenze per migliaia di sfollati interni negli insediamenti di Al-Tahseen, Souq al-Lill e altrove.Molti degli sfollati interni colpiti dagli allagamenti vivevano già in condizioni di degrado e povertà, spesso in alloggi di fortuna sovraffollati rivestiti di plastica o fango che sono stati travolti dalla corrente o hanno riportato danni significativi. Le persone sono attualmente costrette a trovare riparo presso moschee, scuole o abitazioni di familiari o a vivere all’aperto, in edifici abbandonati, alcuni dei quali a rischio di crolli, o all’interno di ciò che è rimasto delle proprie case danneggiate.Molti faticavano già a sopravvivere, con opportunità di lavoro scarse o nulle e a malapena in grado di assicurare un pasto al giorno alle loro famiglie. Disperazione e angoscia aumentano in questa fase in cui la peggiore crisi umanitaria su scala mondiale tocca i livelli più drammatici di sempre.L’UNHCR esprime profonda preoccupazione per l’estrema vulnerabilità delle comunità sfollate nel contesto della pandemia, in cui molti sono impossibilitati a praticare distanziamento fisico o sociale, accedere ad acqua pulita per lavarsi le mani o attuare misure volte a prevenire la trasmissione del virus. Le infrastrutture sanitarie del Paese sono già seriamente danneggiate da anni di conflitto.Altre migliaia di persone potrebbero essere colpite, dal momento che è previsto che la stagione delle piogge continui e che le capacità di molte dighe, alcune delle quali trascurate a causa dei recenti anni di conflitto, sono sempre più vicine ai livelli di massima capienza. A Marib, l’acqua nella diga ha raggiunto il livello di piena ed è altamente a rischio di straripare se ulteriori piogge abbondanti e prolungate dovessero riempire eccessivamente la struttura. L’inondazione distruggerebbe le aree irrigate a valle presso cui si trovano insediamenti che accolgono migliaia di sfollati interni a causa del conflitto, nonché i quartieri più bassi della città di Marib.L’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati, sta mobilitando aiuti con estrema rapidità per assicurare a migliaia di persone alloggi di emergenza e beni di prima necessità quali coperte e materassi, nonché sostegno psicosociale per le persone traumatizzate dalla perdita della propria casa e dei propri cari. Insieme ai partner, l’Agenzia sta coinvolgendo le comunità sfollate nelle attività di sensibilizzazione relative alle misure di protezione e prevenzione del COVID-19.Tuttavia, le capacità di intervento continuano a essere limitate dalla grave carenza di finanziamenti. Considerata la situazione, le riserve di alloggi e beni di emergenza si esauriranno nel giro di poche settimane, impedendo all’Agenzia di rispondere ad alcune delle esigenze più basilari. Dopo oltre cinque anni di conflitto, più dell’80 per cento della popolazione totale dello Yemen necessita di assistenza umanitaria. Quasi 4 milioni di sfollati interni, persone che hanno fatto ritorno a casa, rifugiati e richiedenti asilo dipendono ora dalla regolare erogazione di aiuti umanitari per sopravvivere.

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Yemen: violazioni dei diritti umani contro i giornalisti

Posted by fidest press agency su lunedì, 24 agosto 2020

Secondo le Nazioni Unite, tutte le parti coinvolte nel conflitto armato nello Yemen stanno compiendo violazioni dei diritti e abusi contro i giornalisti senza precedenti. Dall’inizio di aprile, l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) ha documentato un assassinio e un rapimento, tre casi di arresto e detenzione arbitrari, la condanna a morte di quattro giornalisti – in violazione del diritto internazionale sui diritti umani – e la detenzione di altri sei, tre aggressioni fisiche e minacce di violenza fisica. Dall’inizio del conflitto nel marzo 2015, l’OHCHR ha documentato 357 violazioni dei diritti umani e abusi contro giornalisti, inclusi 28 omicidi, due sparizioni forzate, un rapimento, 45 aggressioni fisiche; e 184 arresti e detenzioni arbitrarie. Ci sono state 16 morti o minacce di violenza fisica contro giornalisti, 24 sequestri di organizzazioni mediatiche, 26 chiusure di canali televisivi e società di giornali; 27 attacchi alle organizzazioni dei media e alle case dei giornalisti e quattro condanne a morte inflitte ai giornalisti, in violazione del diritto internazionale sui diritti umani. (Fonte: Partito Radicale)

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Yemen: dopo cinque anni di conflitto una pace più che mai necessaria

Posted by fidest press agency su lunedì, 30 marzo 2020

Migliaia di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case nelle ultime settimane a causa del perdurare del conflitto in Yemen, mentre il protrarsi della condizione di sfollati sta aggravando le difficoltà e i rischi a cui sono esposte le famiglie yemenite, ha detto oggi l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati.L’intensificarsi degli scontri nei governatorati di Al Jawf, Marib e Sana’a, nello Yemen settentrionale, a partire da gennaio ha costretto oltre 40.000 persone a fuggire verso la città di Marib e le aree circostanti, a est della capitale Sana’a, secondo i dati in possesso dell’OIM.Una parte delle persone in fuga, tra cui donne e bambini, ha riferito all’UNHCR di non aver avuto altra scelta se non quella di scappare a piedi, camminando per giorni senza cibo né acqua in pieno deserto.I nuovi arrivati si sono uniti ai 750.000 sfollati attualmente accolti nel governatorato di Marib.Dopo anni di conflitto ininterrotto, sfollati e comunità di accoglienza faticano a sopravvivere. Mentre a migliaia continuano a riversarsi nella città di Marib e nelle aree circostanti per mettersi al sicuro, le esigenze umanitarie aumentano rapidamente e l’assistenza e i servizi essenziali sono sottoposti a forte pressione.Servizi pubblici quali ospedali e scuole faticano a funzionare adeguatamente di fronte all’aumentare della popolazione.A Marib molti sfollati vivono presso insediamenti sovraffollati in alloggi di fortuna, e alcune famiglie si trovano a dover convivere all’interno della stessa tenda. Altre persone hanno trovato riparo all’interno di edifici ancora in costruzione.Accedere ad acqua potabile e servizi igienico-sanitari è problematico: una famiglia ha riferito al personale dell’UNHCR di dover condividere l’utilizzo di una latrina con altre 60 famiglie.L’UNHCR esprime timore in merito al fatto che sfollati e comunità di accoglienza sarebbero esposti a rischi ancora più elevati nell’eventualità di una diffusione del COVID-19, considerate la situazione precaria e le condizioni sanitarie disperate in cui vivono.Nonostante gli enormi sforzi profusi dai partner umanitari sul campo, a causa della portata della crisi, per le famiglie sfollate la disponibilità di cibo continua a rappresentare un’esigenza urgente. Alcune madri hanno riferito di aver preso in considerazione di mandare i propri figli a lavorare o a chiedere l’elemosina per strada per far fronte alla situazione.Numerosi sfollati interni sono fuggiti da casa senza portare con se effetti personali o documenti di identità, tra cui i certificati di nascita dei figli. Ora, privi di documentazione legale, molti non possono iscrivere i figli a scuola o accedere a servizi essenziali come l’assistenza sanitaria, mentre altri vivono in condizioni di vulnerabilità ed esposti al rischio di sfratto forzato.L’UNHCR sta lavorando con l’OIM, le altre agenzie dell’ONU e i partner umanitari per garantire assistenza alle persone sfollate.Ad oggi, mediante i partner, l’UNHCR ha assistito oltre 5.000 famiglie sfollate nell’area di Marib con aiuti quali tende, coperte, materassi e set da cucina. Ulteriori distribuzioni avverranno nei prossimi giorni.L’UNHCR, inoltre, prevede di intensificare le attività di protezione, tra cui i servizi di orientamento e consulenza legale, e aiuterà coloro che non sono in possesso di documenti di identità. Oltre a tali misure, sarà assicurato sostegno psicosociale.In una fase in cui si stanno implementando piani di risposta nazionale alla pandemia da COVID-19 che includono yemeniti e rifugiati, l’UNHCR e i partner stanno garantendo sostegno alle misure di prevenzione e preparazione.In un’altra area del Paese, ad Aden, l’UNHCR e i partner stanno conducendo rapide valutazioni delle esigenze umanitarie degli sfollati interni che, questa settimana, sono stati colpiti da forti piogge e inondazioni.
Stime iniziali indicano che sono quasi 3.000 gli sfollati yemeniti gravemente colpiti che hanno subito danni ad alloggi e beni domestici quali materassi, scorte alimentari ed effetti personali. Inoltre, due donne e un neonato di tre mesi hanno riportato ferite e sono stati inviati per la presa in carico in ospedale. L’UNHCR sta lavorando coi partner per mobilitare ulteriori aiuti umanitari.Dopo cinque anni di conflitto, quella in corso in Yemen rimane la crisi umanitaria di più vaste dimensioni su scala mondiale, con oltre 24 milioni di persone bisognose di assistenza e più di 3,6 milioni costrette a fuggire dalle proprie case.L’UNHCR ribadisce che solo una pacifica risoluzione del conflitto può porre fine a ulteriori sofferenze e arginare le esigenze umanitarie della popolazione.

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Yemen: “una serie di possibili crimini di guerra”

Posted by fidest press agency su giovedì, 5 settembre 2019

Le persone e le parti in conflitto responsabili di atrocità in Yemen devono essere chiamate a risponderne davanti alla giustizia, sottolinea Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – in seguito alla diffusione odierna del rapporto del Gruppo di esperti delle Nazioni Unite sullo Yemen, presentato oggi a Ginevra.
Il rapporto evidenzia che le parti in conflitto hanno commesso “una serie di possibili crimini di guerra”, molti dei quali hanno preso di mira i bambini o hanno avuto un impatto sulla loro vita.È inaccettabile – sottolinea Save the Children – l’impunita persistente per i responsabili degli abusi e delle gravi violazioni contro i bambini, nel quinto anno di conflitto. Violazioni che, in base alle indagini condotte dal gruppo di esperti dell’Onu, comprendono crimini commessi attraverso gli attacchi aerei, bombardamenti indiscriminati, uccisioni e detenzioni arbitrarie, torture e violenza sessuale.“I responsabili dell’uccisione, del ferimento e di altre gravi violazioni contro migliaia di bambini dello Yemen continuano a non pagare per i crimini commessi. Non possiamo più accettare tutto questo. Così come non possiamo più accettare che in Yemen la fame venga utilizzata come vera e propria arma di guerra, come rileva il rapporto, con conseguenze su migliaia di bambini che soffrono di gravi forme di malnutrizione. Perché i bambini, in Yemen, non muoiono soltanto a causa delle bombe e delle armi, ma vengono soffocati silenziosamente perché viene negato loro il cibo”, ha dichiarato Tamer Kirolos, Direttore di Save the Children in Yemen.“Ogni giorno, i nostri team sul terreno hanno davanti ai loro occhi le conseguenze di questo terribile conflitto: i bambini si ammalano, soffrono di malnutrizione, a volte sono fin troppo deboli anche per mangiare e muoiono perché non hanno acqua pulita e medicinali. Il nostro staff continua a lavorare per offrire ai bambini il sostegno di cui hanno bisogno, ma finché ci sarà la guerra possiamo solo aiutarli a rimanere in vita e non a costruirsi il futuro al quale hanno diritto. Il gruppo di esperti dell’Onu ha dolorosamente fatto luce sui possibili crimini di guerra commessi in Yemen, ma il suo mandato non dovrebbe fermarsi qui e, anzi, andare oltre ed essere rafforzato”, ha proseguito Kirolos.
Pertanto Save the Children si appella ai membri del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite perché, durante la prossima riunione sullo Yemen prevista per l’11 settembre, il mandato del Gruppo di esperti venga rinnovato e rafforzato, compiendo così un importante passo verso l’identificazione delle responsabilità nei confronti dei bambini yemeniti. In particolare, sottolinea l’Organizzazione, il mandato dovrebbe prevedere un focus specifico sull’individuazione delle prove, ulteriori relazioni pubbliche e competenze specifiche riguardanti i minori. Relativamente a tutte le presunte violazioni del diritto internazionale umanitario, dovrebbero inoltre esserci indagini credibili e indipendenti, in modo che gli autori dei crimini siano chiamati a rispondere delle loro azioni.
Save the Children reitera infine il proprio appello a tutte le parti in conflitto a favorire tutti gli sforzi per evitare di colpire la popolazione e le infrastrutture civili come scuole e ospedali, nonché a garantire il pieno accesso agli aiuti umanitari in tutto il paese e a trovare una soluzione duratura per mettere fine al conflitto in Yemen e alle sofferenze dei bambini e delle loro famiglie.

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Yemen: Save the Children

Posted by fidest press agency su lunedì, 2 settembre 2019

“Siamo profondamente preoccupati per la situazione dei bambini e delle loro famiglie nei governatorati meridionali dello Yemen, in particolare nella città portuale di Aden. Il nostro staff sul campo ci racconta che le persone sono terrorizzate. La situazione è precipitata in modo così rapido che non hanno avuto la possibilità di lasciare le loro case né di procurarsi beni di prima necessità come cibo e acqua e ora i negozi sono chiusi. Si sente il rumore degli aerei da guerra e a terra piovono bombe che uccidono, feriscono e provocano distruzione in maniera indiscriminata”, ha affermato Jason Lee, Direttore di Save the Children in Yemen, in merito all’escalation di violenze scoppiata ad Aden. I bambini, sottolinea Save the Children – l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – non hanno nessuna responsabilità nel conflitto che sta devastando il Paese da più di quattro anni, eppure ogni giorno continuano a subire sulla propria pelle le conseguenze della violenza. Vengono feriti in modo grave, vedono uccidere i loro genitori, fratelli o amici, sono costretti a fuggire dalle proprie case e non possono andare a scuola perché le strutture scolastiche vengono distrutte o chiuse. Un conflitto cruento sul quale, anche in Italia, Save the Children ha voluto accendere i riflettori lanciando la campagna “Stop alla guerra sui bambini” e una petizione on line, che ad oggi ha ricevuto quasi 130 mila firme, per chiedere all’Italia di fermare la vendita di armi italiane utilizzate contro i bambini in Yemen. “Quello che sta accadendo ha conseguenze spaventose sugli adulti, figurarsi sui bambini – ha proseguito Jason Lee – L’escalation di violenze in corso ad Aden è l’ennesima dimostrazione che gli interessi politici e militari continuano a prevalere sul benessere e sulla sicurezza della popolazione. Da ieri, l’aeroporto di Aden è stato chiuso temporaneamente e i voli sono stati sospesi. Inoltre, il porto cittadino è vitale per l’importazione e la distribuzione di forniture e beni essenziali in tutto il Paese ma questa insicurezza ne mette a grave rischio il funzionamento. È estremamente preoccupante che ora tali vie di accesso vitali, aeree e marittime, rischino di essere interrotte”.
Save the Children chiede alle parti in conflitto coinvolte ad Aden di impegnarsi a mettere fine alle violenze, in un’area dove vivono circa 1,1 milioni di civili, di cui il 70% ha già bisogno di assistenza. L’Organizzazione chiede alle parti interessate di mettere in campo azioni efficaci per garantire la protezione dei civili, tra cui il ritiro dalle aree popolate, e di astenersi dall’utilizzare armi esplosive in queste zone. Deve essere infine consentito l’accesso umanitario alle organizzazioni in modo da fornire alle comunità l’assistenza di cui hanno bisogno.Nella prima metà del 2019, Save the Children ha fornito supporto a 206.000 persone ad Aden, di cui più della metà sono bambini che hanno beneficiato di programmi di protezione, salute e istruzione.

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In Yemen dall’inizio dell’anno almeno 193 bambini sono morti a causa del colera

Posted by fidest press agency su mercoledì, 10 luglio 2019

Nei primi sei mesi del 2019 sono stati registrati quasi 440.000 casi sospetti, di cui circa 203.000 tra i minori sotto i 15 anni, un numero che ha già superato quelli relativi all’intero anno precedente.Il numero totale di decessi collegati al colera è in aumento, sottolinea Save the Children. Nei primi sei mesi dell’anno in corso, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, le persone che hanno perso la vita per il colera sono nove volte in più. Oltre 9 milioni di bambine e bambini, inoltre, non hanno adeguato accesso all’acqua potabile, a causa di un conflitto che ha reso fuori uso buona parte delle infrastrutture per l’acqua pulita e i servizi igienici. Anche la disponibilità di carburante è molto precaria, limitando fortemente così la possibilità di pompaggio delle fogne e raccolta dei rifiuti con il rischio che vaste aree del Paese possano diventare terreno fertile per lo sviluppo di malattie infettive, come i colera, che si trasmettono attraverso le acque. Ad essere particolarmente vulnerabili, in tale contesto, sono soprattutto i bambini malnutriti, che hanno tre volte in più la probabilità, rispetto ai loro coetanei, di morire di colera, a causa del loro sistema immunitario ulteriormente indebolito. Malattie diarroiche come il colera contribuiscono a loro volta alla diffusione della malnutrizione. Save the Children, in questo momento, è impegnata per supportare centri per fornire servizi di reidratazione orale e strutture sanitarie di base nella maggior parte dei distretti del Paese dove maggiore è l’emergenza. L’Organizzazione realizza inoltre progetti per la purificazione delle acque e sensibilizzare le comunità sulla prevenzione delle malattie.Solo la fine del cruento conflitto in corso in Yemen – sottolinea tuttavia Save the Children, che quest’anno, per tenere alta l’attenzione sulle conseguenze del conflitto ha lanciato la campagna “Stop alla guerra sui bambini” – servirà a proteggere i bambini dalla diffusione del colera. Per questo l’Organizzazione chiede alle parti in conflitto di ripartire dall’accordo di Stoccolma dello scorso dicembre e di impegnarsi per una pace duratura. È inoltre più che mai urgente rimettere in piedi il sistema sanitario per evitare la perdita di altre vite per cause facilmente curabili e prevenibili come il colera. Save the Children chiede infine alle autorità di assicurare il pagamento degli stipendi dei dipendenti pubblici, in particolare degli operatori sanitari e degli insegnanti, e di dotare le strutture sanitare del personale necessario affinché possano essere garantite le cure più urgenti e necessarie.

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Yemen: i rifugiati somali decidono di fare ritorno a casa

Posted by fidest press agency su domenica, 2 giugno 2019

Ad oggi quasi 4.300 rifugiati somali hanno fatto ritorno alle proprie case dallo Yemen da quando, nel 2017, è stato lanciato il programma di rimpatrio volontario assistito facilitato dall’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, in collaborazione con i propri partner e con le autorità di Yemen e Somalia.L’ultima partenza è stata quella di una nave salpata mercoledì pomeriggio da Aden con a bordo 125 rifugiati somali. L’imbarcazione ha attraccato ieri mattina al porto di Berbera, in Somalia, riportando a casa uomini, donne e bambini in tempo per la festa islamica di Eid al-Fitr, che segna la fine del mese di digiuno di Ramadan e che si celebrerà la settimana prossima.Fra coloro che hanno fatto ritorno questa settimana vi sono somali nati in Yemen da genitori rifugiati e altri che sono nati invece in Somalia e che si sono in seguito recati in Yemen, nella speranza di fuggire da conflitti e instabilità. Dal momento che quella in Yemen è divenuta la crisi umanitaria di più vasta portata a livello mondiale e che i civili sono in costante pericolo di vita, la condizione di rifugiati, richiedenti asilo e migranti si è aggravata in modo significativo.I rifugiati somali costituiscono circa il 90 per cento della popolazione rifugiata e richiedente asilo dello Yemen, vale a dire circa 250.000 persone. I rifugiati somali hanno iniziato a fuggire dal loro paese diretti in Yemen negli anni Ottanta. Gli esodi sono continuati in seguito allo scoppio della guerra civile in Somalia, durante la quale molti sono fuggiti dalle violenze generalizzate e per il timore di persecuzioni, oltre che per gli effetti della siccità e per l’assenza di opportunità di sostentamento.Lo Yemen accoglie i rifugiati da decenni ed è l’unico paese della penisola araba ad aver firmato la Convenzione sui rifugiati del 1951 e il protocollo addizionale; attualmente, inoltre, lo Yemen accoglie la terza popolazione di rifugiati somali più vasta a livello mondiale.Tuttavia, col prolungarsi del conflitto, l’UNHCR, le autorità nazionali yemenite e i partner umanitari devono far fronte a diversi ostacoli per poter garantire sicurezza, assistenza umanitaria e accesso ai servizi di base ai rifugiati e ai richiedenti asilo nel Paese.Proprio questo mese, vi sono stati dei rifugiati somali fra le persone ferite dai bombardamenti che hanno colpito la capitale dello Yemen, Sana’a. Oltre ai pericoli determinati dal conflitto, molti rifugiati devono far fronte a crescenti privazioni, non possono accedere ai servizi di base, e faticano a soddisfare le esigenze basilari e a sostentarsi a causa delle limitate opportunità economiche e di lavoro.
Di conseguenza, un numero crescente di rifugiati si è rivolto all’UNHCR chiedendo assistenza per ritornare nel proprio Paese, esprimendo preoccupazione in relazione alla propria incolumità, alle condizioni di sicurezza e all’accesso limitato ai servizi. Trentatré partenze organizzate dallo Yemen alla Somalia sono già state effettuate dall’inizio del programma di rimpatrio volontario assistito nel 2017.Tutti coloro che fanno ritorno nel proprio Paese sono assistiti dall’UNHCR e dai suoi partner, fra i quali l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). Oltre a ricevere sostegno in Yemen con la documentazione, con il trasporto e tramite supporto finanziario per facilitare il viaggio, le persone che decidono di tornare a casa ricevono assistenza anche nella fase di rimpatrio e di reintegrazione.

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Yemen: l’UNHCR esprime profondo dolore per i civili uccisi a Sana’a

Posted by fidest press agency su domenica, 19 Maggio 2019

L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, esprime profondo dolore per l’uccisione e il ferimento di civili durante gli attacchi di giovedì scorso, che hanno colpito la città di Sana’a, in Yemen.In base alle informazioni disponibili, tra i feriti ci sono anche rifugiati, tra cui una rifugiata somala e sua figlia, ricoverate d’urgenza in ospedale.Tragedie simili, che provocano la perdita di vite umane e numerosi feriti, sono la conferma delle drammatiche conseguenze che la guerra in Yemen sta avendo sulla popolazione civile.I civili devono essere protetti e le parti in conflitto devono garantire il rispetto degli obblighi sanciti dal diritto internazionale umanitario.In Yemen ci sono oltre 275.000 rifugiati e richiedenti asilo, la maggior parte dei quali (più del 90%) proviene dalla Somalia.Il conflitto ha notevolmente aggravato la situazione già precaria dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti presenti nel Paese.In risposta alle richieste di aiuto da parte dei rifugiati somali desiderosi di lasciare lo Yemen e far ritorno alle proprie case, nel 2017 l’UNHCR ha avviato il Programma di Rimpatrio Volontario Assistito.L’UNHCR e le organizzazioni partner, tra cui l’OIM, sostengono i rifugiati che scelgono il rimpatrio aiutandoli con la documentazione e il trasferimento, distribuendo aiuti finanziari in Yemen nel tentativo di facilitare il loro viaggio e fornendo assistenza per il rimpatrio e il reinserimento una volta fatto ritorno in Somalia.Nell’ambito del programma di reinsediamento, lunedì 13 maggio 105 rifugiati sono partiti dal porto di Aden diretti al porto di Berbera, in Somalia, per un totale di 4.068 rifugiati che hanno fatto ritorno al proprio paese tramite questo canale.

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Yemen: Save the Children, l’epidemia di colera ha colpito più di 100 mila bambini da inizio anno

Posted by fidest press agency su venerdì, 26 aprile 2019

Più di 100 mila casi sospetti di colera sono stati registrati, dall’inizio dell’anno in Yemen, tra i bambini di età inferiore ai 15 anni, più del doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Le violente piogge che hanno colpito di recente il Paese, le inondazioni improvvise, la scarsità di carburante e gli scontri in corso – sottolinea Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro – stanno contribuendo a peggiorare la situazione, dopo quattro anni di guerra, e a creare le condizioni perfette perché il colera possa diffondersi nei prossimi mesi ancora più velocemente.I bambini, secondo l’Organizzazione, rappresentano quasi la metà di tutti i nuovi casi di colera registrati (45%). In particolare, tra il 1 gennaio e il 19 aprile 2019 sono stati registrati 236.550 casi sospetti, di cui 105.384 sono bambini sotto i 15 anni. Quasi la metà di questi casi sono stati registrati solo nell’ultimo mese, un numero nove volte superiore rispetto a quello registrato nello stesso periodo dell’anno scorso.
La mancanza di carburante e l’aumento del prezzo di quest’ultimo stanno mettendo a dura prova la capacità di funzionamento dei sistemi fognari, di fornitura di acqua pulita e di raccolta dei rifiuti. Molte famiglie, infatti, non riescono ad accompagnare i propri figli nelle strutture sanitarie perché non possono permettersi il costo dei trasporti e in molti sono costretti a fare uso di acqua sporca perché l’acqua pulita, a causa dell’incremento del prezzo della benzina, è troppo cara.
Secondo Save the Children i casi di colera potrebbero crescere drasticamente soprattutto nelle zone dove imperversano gli scontri. Ad Hajjah, nel nord-ovest del paese, per esempio, si teme che i combattimenti possano impedire l’accesso all’unica fonte d’acqua a 200.000 persone, già particolarmente vulnerabili in seguito alla fuga dalle proprie abitazioni ed esposte ad alti livelli di insicurezza alimentare.Dopo che l’epidemia di colera aveva colpito più di 1 milione di persone nel 2017, la malattia è stata parzialmente contenuta nel 2018. A febbraio scorso, la comunità internazionale ha annunciato lo stanziamento di 2,6 miliardi di dollari nell’ambito della risposta alla guerra in Yemen, il 65% dei fondi necessari per affrontare i bisogni umanitari in tutto il paese. A due mesi di distanza, tuttavia, quegli impegni non hanno ancora trovato concretezza e alle agenzie impegnate sul terreno sono arrivati solo il 4% dei fondi necessari per gli interventi in materia di salute e il 10% di quelli per i servizi igienico-sanitari, acqua e igiene, cruciali nella lotta alla diffusione della malattia.”Il colera sta nuovamente imperversando in molte parti del paese, minacciando i bambini e le loro famiglie già stremati dal conflitto. Le violenze in corso hanno reso vani i passi in avanti contro il colera compiuti lo scorso anno e stanno costringendo sempre più persone a fuggire dalle loro case, aumentando fame e malnutrizione e portando al collasso i servizi igienico-sanitari. Inoltre, i fondi promessi dalla comunità internazionale non riescono ancora ad arrivare alla popolazione ma bisogna agire in fretta per contenere quanto più la diffusione del colera”, ha affermato Tamer Kirolos, Direttore di Save the Children in Yemen.
Senza le necessarie cure, il colera può uccidere in poche ore e a rischio sono soprattutto i bambini il cui sistema immunitario è già indebolito dalla malnutrizione e hanno almeno il triplo delle probabilità di morire dopo il contagio. Diarrea e colera, infine, sono a loro volta tra le principali cause della malnutrizione che, secondo le Nazioni Unite, colpisce in forma acuta due milioni di bambini sotto i cinque anni che devono essere nutriti in modo adeguato entro la fine dell’anno.www.savethechildren.it

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Anniversario conflitto Yemen

Posted by fidest press agency su lunedì, 25 marzo 2019

Yemen 26 marzo. Dall’inizio dell’escalation del conflitto in Yemen, quattro anni fa, più di 19 mila raid aerei hanno devastato scuole, ospedali e importanti infrastrutture, 13 al giorno, più di uno ogni 2 ore. Violenze e distruzione che hanno costretto 1,5 milioni di bambini a fuggire dalleloro case e dai loro villaggi e che in molti casi, più di 1 al giorno, sono stati colpiti dai bombardamenti proprio mentre tentavano di ripararsi in un luogo sicuro. Bambine e bambini vittime dirette delle bombe vendute dai governi stranieri alla Coalizione a guida saudita, che ogni mese uccidono o feriscono gravemente 37 minori in un Paese sconvolto da un conflitto cruento e senza fine, dove 10 milioni di minori non hanno accesso a cure mediche adeguate, tantissimi rischiano di morire di fame e 1 ragazza su 3 e 1 ragazzo su 4 non hanno la possibilità di andare a scuola.
Numeri che fotografano le terribili condizioni che sono costretti ad affrontare ogni giorno i bambini in Yemen e che Save the Children – l’Organizzazione nata 100 anni fa proprio per aiutare i bambini vittime della prima guerra mondiale – diffonde alla vigilia del quarto anniversario dell’inizio dell’escalation della guerra, che ricorre il 26marzo.
Un anniversario sul qualeSave the Children ha voluto accendere i riflettori con l’evento pubblico “Stop alla guerra sui bambini”, andato inscena presso la Galleria Alberto Sordi di Roma, che ha visto protagonisti le note del Maestro Giovanni Allevi,Ambasciatore di Save the Children, e lavoce dell’attrice Anna Foglietta, presidente dell’Associazione Every Child is My Child. Un eventoall’insegna della musica e delle parole per portare all’attenzionedell’opinione pubblica il forte appello che arriva dai bambini dello Yemen chechiedono al mondo che la loro voce venga ascoltata e che la guerra possa finireimmediatamente “perché siamo bambini comeogni altro bambino al mondo e non ce la facciamo più a sopportare la guerra”.

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Quasi 100 vittime civili a settimana in Yemen nel 2018

Posted by fidest press agency su domenica, 10 marzo 2019

Donne, uomini e bambini civili continuano a pagare un prezzo molto alto a causa della guerra in Yemen: in media, nel 2018, quasi 100 civili sono morti o rimasti feriti ogni settimana. Lo confermano i dati resi pubblici oggi da Protection Cluster, di cui l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, è capofila.Sono oltre 4.800 le vittime e i feriti civili registrate nel corso dell’anno, una media di 93 morti civili ogni settimana, secondo il Civilian Impact Monitoring Report per il 2018.
Le statistiche sul numero di vittime si basano su dati open source che vengono raccolti, analizzati e disseminati nell’ambito del Civilian Impact Monitoring Project (CIMP), che pubblica queste informazioni a sostegno del programma di protezione umanitaria nello Yemen. UNHCR è a capo del Protection Cluster nell’ambito della risposta umanitaria delle Nazioni Unite nello Yemen, con il sostegno, come co-coordinatore, del Danish Refugee Council (DRC).
Nel 2018 il numero maggiore di vittime è stato registrato sulla costa occidentale, che include il governorato di Al Hudaydah, uno degli epicentri del conflitto da giugno 2018. Quasi la metà (il 48 per cento) di tutte le vittime identificate sono state registrate in questa regione, nei governatorati di Sa’ada e Al Jawf, altre aree drammaticamente coinvolte nel conflitto, sono state registrate il il 22 per cento delle vittime. “Il report evidenzia l’incredibile costo umano del conflitto. I civili nello Yemen continuano ad affrontare gravi rischi per la loro sicurezza, benessere e diritti di base. Esposti alla violenza quotidiana, molti vivono nella paura costante e soffrono condizioni sempre peggiori, ricorrendo, nella disperazione, a meccanismi di sopravvivenza pericolosi”, ha affermato Volker Türk, assistente dell’Alto Commissario per i rifugiati. Il 30% dei civili è stato ucciso o ferito mentre si trovava all’interno della propria casa. Altri sono rimasti vittime delle violenze mentre erano in strada, mentre lavoravano o si trovavano in mercati e altre aree civili.Un quinto delle vittime è costituito da bambini (410 hanno perso la vita, mentre 542 sono stati feriti).Oltre alle vittime civili, il rapporto evidenzia l’impatto dei conflitti armati sull’accesso alle infrastrutture e ai servizi essenziali. Le organizzazioni partner di UNHCR che operano sul campo stimano che gli attacchi alle infrastrutture civili abbiano drasticamente limitato l’accesso al cibo, all’acqua, agli aiuti e all’assistenza sanitaria per oltre mezzo milione di famiglie.“L’UNHCR ribadisce il suo appello a tutte le parti in conflitto a fare tutto il possibile per proteggere i civili e le infrastrutture in conformità con il diritto internazionale umanitario. Solo una risoluzione pacifica del conflitto potrà impedire ulteriori sofferenze e permetterà di affrontare l’emergenza umanitaria”, ha affermato Volker Türk.Quattro anni di conflitto in Yemen hanno causato la più grande crisi umanitaria del mondo: la guerra ha reso oltre 14 milioni di persone bisognose di protezione e costretto quasi il 15 per cento dell’intera popolazione, circa 4,3 milioni di persone, a fuggire dalle proprie case. Questo dato include 3,3 milioni di persone ancora sfollate in tutto il paese, mentre un milione di persone ha tentato di fare ritorno a casa.L’UNHCR sta rispondendo ai bisogni degli yemeniti sfollati a causa del conflitto fornendo contributi in denaro, alloggi e altre forme di aiuto per far fronte all’emergenza. Dall’inizio dell’anno l’UNHCR ha fornito assistenza in denaro a quasi 230.000 yemeniti sfollati (33.000 famiglie).L’UNHCR ha inoltre fornito assistenza e protezione alle persone più vulnerabili e a rischio, tra cui donne, bambini, anziani, persone con disabilità e vittime di violenza di genere.

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Yemen: Save the Children, 1,5 milioni di bambini sfollati nel Paese

Posted by fidest press agency su sabato, 2 febbraio 2019

A causa della brutale guerra che dura ormai da quattro anni in Yemen, 1,5 milioni di bambini, pari ad almeno 1 bambino su dieci, sono stati costretti a lasciare la propria casa, esponendosi così a gravi rischi come fame, malattie e violenza. È l’allarme lanciato da Save the Children, l’Organizzazione che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro.Solo nel governatorato di Hodeidah, teatro di alcuni dei peggiori combattimenti nel paese Negli ultimi sei mesi, in sei mesi sono stati più di mezzo milione i bambini sfollati. Una media di oltre 2000 bambini ogni giorno da giugno dello scorso anno.
I civili in fuga dalle violenze affrontano viaggi in cui la loro vita è costantemente a rischio. Il pericolo più immediato è la morte o il ferimento a causa di armi esplosive che sono state usate indiscriminatamente da tutte le parti in conflitto, con scarso rispetto degli obblighi di legge previsti per proteggere la popolazione civile.Il 23 agosto dello scorso anno, 22 bambini e quattro donne sono stati uccisi da un attacco aereo che ha colpito il loro veicolo mentre cercavano di fuggire dai combattimenti a Hodeidah. Più recentemente, almeno otto civili sono stati uccisi in un centro per famiglie sfollate a Hajjah, apparentemente a causa di schegge da bombe cadute nelle vicinanze. Solo nella seconda metà del 2018, sono stati registrati almeno 25 attacchi contro gli sfollati interni.Se le famiglie sfollate riescono a sopravvivere ai loro pericolosi viaggi ed evitano attacchi aerei e bombardamenti riuscendo a raggiungere zone relativamente sicure, affrontano ulteriori difficoltà nelle comunità di accoglienza o nei campi, privi di adeguate scorte di cibo e di servizi igienico-sanitari di base. Questo mette i bambini a rischio di malnutrizione e malattie in un paese in cui il sistema sanitario è quasi collassato e circa 14 milioni di persone sono sull’orlo della carestia. Save the Children stima che 85.000 bambini sono già morti per fame estrema dal 2015.

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Yemen: 15 milioni di bambini segnati dalla guerra

Posted by fidest press agency su domenica, 9 dicembre 2018

“Il costo di circa quattro anni del recente conflitto in Yemen è sconvolgente: oltre 2.700 bambini reclutati per combattere una guerra degli adulti; oltre 6.700 bambini morti o gravemente feriti verificati; circa 1,5 milioni di bambini sfollati, molti dei quali vivono una vita che è una mera ombra di ciò che dovrebbe essere un’infanzia.In Yemen oggi 7 milioni di bambini vanno a dormire affamati ogni notte. Ogni singolo giorno 400.000 bambini affrontano una malnutrizione acuta grave che minaccia le loro vite, e potrebbero morire in ogni minuto. Oltre 2 milioni di bambini non vanno a scuola e coloro che ci vanno spesso devono accontentarsi di un’istruzione di bassa qualità in classi sovraffollate.Le condizioni di vita di milioni di bambini in Yemen sono vergognose. Non ci sono scuse per giustificare questa triste realtà nel 21esimo secolo. Conflitti, forti crisi economiche e decenni di sottosviluppo non hanno risparmiato un singolo bambino o bambina in Yemen. Le sofferenze dei bambini sono tutte opera dell’uomo.Solo quando si entra direttamente in contatto con i bambini si realizza quanto sono numerose e profonde le loro cicatrici. Dietro ai numeri, ci sono bambini con nomi, volti, famiglie, amici, storie, sogni infranti e vite spezzate.Zakaria, un bambino di 12 anni che ho incontrato in un centro di riabilitazione, stava pascolando le sue capre quando ha calpestato una mina ed è rimasto mutilato a vita. Si chiedeva se avrebbe mai rivisto la sua capra preferita. Alia, di 9 anni, stava dormendo quando la sua casa è stata attaccata. Si è svegliata in un ospedale senza gambe. Alia sogna di diventare un dottore.Questi numeri – e le storie dietro di loro – contano davvero? Avrebbero dovuto sconvolgere il mondo tanto tempo fa e portare a un’azione. La guerra e la crisi economica attuale stanno rendendo una situazione già difficile molto molto peggiore. Gli interessi dei bambini dello Yemen non sono stati praticamente presi in considerazione nelle decisioni per decenni.Oggi quasi ogni singolo bambino in Yemen dipende dall’assistenza umanitaria per sopravvivere. Il supporto dell’UNICEF e di altri partner umanitari sta letteralmente salvando vite e dando ai bambini un barlume di speranza.L’UNICEF sta incrementando la sua risposta, fornendo supporto terapeutico ai bambini malnutriti, aumentando il numero di centri di cura e formando gli operatori sanitari delle comunità a identificare i primi stadi della malnutrizione e orientare i bambini verso le cure di cui hanno urgentemente bisogno. Continuano gli sforzi incessanti per prevenire che i bambini si ammalino, fra cui una campagna di vaccinazione contro la poliomielite in corso, che ha raggiunto finora più di 4 milioni di bambini.Lo Yemen oggi è la più ampia operazione umanitaria nel mondo per l’UNICEF. Per continuare a rispondere ai bisogni dei bambini, l’UNICEF ha lanciato un appello di oltre mezzo miliardo di dollari per il 2019.Ma l’assistenza umanitaria da sola non è la soluzione a questa crisi enorme creata dall’uomo. L’unica via per uscire da questo subbuglio è attraverso una soluzione politica e reinvestimenti massicci nello Yemen, che abbiano al centro i bambini.A questo fine, l’UNICEF accoglie con favore gli immensi sforzi dell’Inviato Speciale delle Nazioni Unite Martin Griffiths. Chiediamo alle parti che si incontreranno in Svezia e a coloro che esercitano influenza sulle stesse a rendere prioritari – per una volta – i bambini e i loro bisogni rispetto a ogni altra agenda politica, militare o finanziaria. Il futuro dei bambini dello Yemen è nelle loro mani. Non deludiamoli di nuovo!”

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Save the Children: 85.000 bambini morti per fame dall’inizio del conflitto

Posted by fidest press agency su giovedì, 22 novembre 2018

Circa 85.000 i bambini sotto i cinque anni potrebbero essere morti per fame o malattie gravi dall’inizio dell’escalation del conflitto in Yemen. Questa la denuncia di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro, che sulla base di un’analisi di dati delle Nazioni Unite stima siano queste le vittime al di sotto dei cinque anni ad aver perso la vita tra aprile 2015 e ottobre 2018. Dopo quasi quattro anni dall’inizio del brutale conflitto nello Yemen, l’ONU ha dichiarato che circa 14 milioni di persone sono a rischio di carestia. Un numero aumentato drammaticamente da quando la coalizione guidata dai sauditi e dagli Emirati ha imposto un assedio di un mese dello Yemen poco più di un anno fa. Da allora, le importazioni commerciali di cibo attraverso il porto di Hodeidah si sono ridotte di oltre 55.000 tonnellate al mese, una quantità di cibo sufficiente per soddisfare i bisogni solo del 16% della popolazione del paese: 4,4 milioni di persone, tra cui 2,2 milioni di bambini. Qualsiasi ulteriore calo delle importazioni potrebbe probabilmente portare direttamente alla carestia. “Circa 85.000 bambini nello Yemen potrebbero aver perso la vita a causa della fame estrema dall’inizio della guerra. Per ogni bambino ucciso da bombe e proiettili, dozzine stanno morendo di fame e si potrebbe prevenire. I bambini che muoiono in questo modo soffrono immensamente: le loro funzioni vitali rallentano e alla fine si fermano, i loro sistemi immunitari sono così deboli che sono più inclini alle infezioni e sono talmente fragili che non riescono nemmeno a piangere. I genitori possono solo rimanere a guardare i loro bambini che stanno morendo senza poter fare nulla”, denuncia Tamer Kirolos, Direttore di Save the Children in Yemen. “Nonostante le difficoltà, salviamo vite ogni giorno: abbiamo fornito cibo a 140.000 bambini e curato più di 78.000 bambini per malnutrizione dall’inizio della crisi”.
Combattimenti, assedi e burocrazia hanno costretto Save the Children a portare rifornimenti necessari diretti al nord del paese passando attraverso il porto meridionale di Aden. Di conseguenza, possono essere necessarie fino a tre settimane affinché gli aiuti raggiungano le persone che ne hanno più bisogno, anziché la settimana che sarebbe necessaria se il porto di Hodeidah fosse pienamente operativo. Nelle ultime settimane sono inoltre aumentati drammaticamente gli attacchi aerei su Hodeidah e i combattimenti a Taiz, Saada e Sanaa. “Nelle scorse settimane ci sono stati centinaia di attacchi aerei a Hodeidah e dintorni, mettendo in pericolo le vite di circa 150.000 bambini ancora intrappolati nella città. Save the Children chiede la fine immediata dei combattimenti, per non perdere ulteriori vite umane. I bambini in Yemen sono sull’orlo del baratro ed è necessario fornire loro al più presto alimenti ad alto contenuto di nutrienti per salvarli”, continua Tamer Kirolos. Secondo le Nazioni Unite si stima che 400.000 bambini soffriranno di grave malnutrizione acuta, la forma più letale di fame estrema, nel 2018, 15.000 in più rispetto al 2017.Save the Children lavora in Yemen dal 1963, la prima organizzazione internazionale a operare nel paese. Opera a livello nazionale e locale per promuovere e proteggere i diritti dei bambini, con programmi di educazione, protezione, salute, nutrizione, igiene, igiene, mezzi di sussistenza e sicurezza alimentare.

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Yemen: 6.000 bambini uccisi o gravemente feriti in oltre 3 anni di conflitto

Posted by fidest press agency su lunedì, 19 novembre 2018

“Il numero crescente di appelli per un cessate il fuoco nello Yemen e la ripresa dei colloqui politici, offrono un barlume di speranza ai bambini yemeniti affinché la pace possa un giorno tornare nel loro paese.Eppure i combattimenti continuano e sono i bambini a sopportare le conseguenze di una guerra dichiarata dagli adulti – vivendo in comunità devastate dalla violenza, dal colera e dalla malnutrizione. Paura e dolore che durano tutta la vita sono stati incisi nei loro giovani cuori.I bambini hanno sofferto terribilmente durante più di tre anni di conflitto – almeno 6.000 sono stati uccisi o gravemente feriti dai combattimenti, mentre oltre 11 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria per sopravvivere.
I servizi di base come l’acqua, l’assistenza sanitaria e i servizi igienico-sanitari sono praticamente crollati, e con l’economia in caduta libera, le famiglie non possono permettersi di sfamare i propri figli o di portarli alle strutture sanitarie. Nello Yemen, un bambino muore ogni 10 minuti per cause prevenibili, tra cui la malnutrizione e le malattie a prevenibili con i vaccini.”È mia sincera speranza che, mentre il Consiglio di sicurezza si è riunito (ieri) per discutere dello Yemen e riprendere i colloqui politici nelle prossime settimane, le parti in conflitto e coloro che hanno influenza su di loro ascoltino gli appelli per una pace duratura e pongano gli interessi dei bambini yemeniti davanti e al centro. Tutti i bambini hanno bisogno di pace”.

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