Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 136

Archive for 23 giugno 2015

Data protection: 24 June press briefing on start of negotiations

Posted by fidest press agency su martedì, 23 giugno 2015

BruxellesA press briefing on the state of play and next steps in negotiations on the update of EU data protection rules will be given on Wednesday 24 June at 14.00, by Parliament’s chief negotiators, justice ministers from the outgoing and incoming Council presidencies and the EU Justice Commissioner. This joint press conference will be held in the European Parliament immediately after the first round of talks between Parliament, the Council and the Commission. Speakers
• Lead MEP Jan Philipp Albrecht (Greens/ EFA, DE)
• Civil Liberties Committee Chair Claude Moraes (S&D, UK)
• Latvia’s Minister for Justice, Dzintars Rasnacs, for the outgoing Council Presidency
• Luxembourg’s Minister for Justice, Felix Braz, for the incoming Council Presidency
• EU Justice Commissioner Věra Jourová

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Effetto anticoagulante di dabigatran

Posted by fidest press agency su martedì, 23 giugno 2015

Boehringer IngelheimIngelheim Germania. I risultati dell’interim analysis dello studio di Fase III RE-VERSE AD™ dimostrano che 5g di idarucizumab* inibiscono immediatamente l’effetto anticoagulante di dabigatran in pazienti che ne hanno urgente necessità. Non sono stati rilevate criticità riguardo la sicurezza di idarucizumab*.I risultati sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine (NEJM) e contemporaneamente presentati oggi al Congresso 2015 della Società Internazionale di Trombosi ed Emostasi (ISTH 2015) in corso a Toronto.1,2. “I risultati dell’interim analysis dei dati dello studio RE-VERSE AD sono importanti per gli operatori sanitari, perché forniscono le prime informazioni sull’effetto di un reversal agent che inibisce in modo specifico l’azione di un anticoagulante orale (che non sia un antagonista della vitamina K), in reali situazioni d’emergenza – ha dichiarato il Dottor Charles Pollack, Professore di Medicina d’Emergenza-Urgenza della Perelman School of Medicine dell’Università di Pennsylvania, Philadelphia, USA e coordinatore internazionale dello studio clinico – Come osservato in precedenza, in sperimentazioni condotte su volontari sani, idarucizumab* in pochi minuti ha inibito completamente l’effetto anticoagulante di dabigatran, anche in quei casi di urgenza valutati nello studio RE-VERSE AD. Questi dati dimostrano che l’uso di idarucizumab*, per inattivare l’effetto anticoagulante nei pazienti trattati con dabigatran, consente ai medici di concentrarsi sugli altri parametri vitali del paziente durante la gestione dell’emergenza-urgenza”. RE-VERSE AD™ è uno studio volto a valutare l’effetto del farmaco sperimentale, idarucizumab*, nelle diverse tipologie di pazienti e nelle situazioni di emergenza-urgenza di normale pratica clinica che gli operatori sanitari possono trovarsi ad affrontare.1,3 Lo studio clinico coinvolge 38 Paesi di tutto il mondo, fra cui l’Italia con 10 centri.L’interim analysis dello studio RE-VERSE AD™ ha compreso i dati di 90 pazienti in situazioni di emergenza-urgenza, in terapia con dabigatran, che necessitavano un’inibizione dell’effetto del farmaco. Gli ampi criteri d’inclusione di questo studio consentono l’arruolamento anche dei pazienti in situazioni cliniche critiche o gravemente traumatizzati (ad esempio con grave emorragia intracranica o in sepsi), che hanno urgente necessità di inibire l’azione anticoagulante di dabigatran.1,3 I pazienti sono stati suddivisi in due gruppi: il Gruppo A comprende pazienti con complicanze emorragiche non controllate o a rischio di vita, quali, ad esempio, emorragia intracranica o grave trauma a seguito di un incidente automobilistico (Gruppo A, n= 51pazienti), il Gruppo B comprende pazienti che necessitano di interventi chirurgici d’urgenza o procedure invasive quali, ad esempio, intervento chirurgico per frattura “aperta” a seguito di una caduta (Gruppo B, n=39 pazienti).1,3 L’endpoint primario dello studio è il grado di inattivazione dell’effetto anticoagulante di dabigatran ottenuto con 5g di idarucizumab* entro 4 ore, e misurato dal tempo di trombina diluito (dTT) e dal tempo di ecarina (ECT). 81 pazienti, al basale, presentavano alti livelli di scoagulazione (misurata dal tempo di ecarina). I risultati indicano quanto segue:1
• Lo studio ha raggiunto l’endpoint primario, in quanto è stato ottenuto il 100% della massima inibizione dell’effetto anticoagulante, come valore mediano per tutti i pazienti;
• L’inattivazione dell’effetto anticoagulante è stata evidente subito dopo l’infusione della prima fiala di idarucizumab* ed è stata completa in tutti i pazienti, tranne 1;
• Dopo 4 e 12 ore, gli esami di laboratorio hanno indicato livelli normali di coagulazione in quasi il 90% dei pazienti;
• Nel 92% dei pazienti che hanno avuto necessità di essere sottoposti a interventi chirurgici o procedure invasive è stata riferita coagulazione normale (emostasi) durante l’intervento chirurgico;
• Non c’è stato alcuna manifestazione di effetto pro-coagulante dopo l’infusione di idarucizumab;
• Si sono verificati eventi trombotici in cinque pazienti, nessuno dei quali era in terapia antitrombotica al momento dell’evento;
• Sono stati registrati 18 casi fatali in totale. La mortalità entro 96 ore dall’arruolamento nello studio è apparsa correlata al motivo originale di ricovero d’emergenza-urgenza in ospedale, mentre tutti gli eventi successivi sono apparsi essere correlati a patologie concomitanti.
“I risultati emersi dai contesti real life di RE-VERSE AD™ sono estremamente incoraggianti e dimostrano come idarucizumab* possa essere di aiuto nella gestione del paziente in situazioni d’emergenza-urgenza” ha commentato il Professor Jörg Kreuzer, Vice Presidente Medicine Area Terapeutica Cardiovascolare di Boehringer Ingelheim “Lo studio è tuttora in corso e vogliamo incrementare ulteriormente le conoscenze sul potenziale di idarucizumab*, un’altra importante innovazione nella terapia anticoagulante e un’evoluzione nella cura dei pazienti che hanno urgente necessità di inibire l’effetto anticoagulante di dabigatran”.

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TTIP: quando le carte smentiscono la Commissione europea e il Governo

Posted by fidest press agency su martedì, 23 giugno 2015

Fao-RomaSembrano due mondi separati, ma in realtà si riferiscono alla stessa cosa. Si tratta degli scenari benefici creati dal TTIP, l’accordo di libero scambio tra UE e USA, così come presentati dalla Commissione europea e dal Governo italiano, e quello che effettivamente è scritto nei (pochi e insufficienti) documenti resi di pubblico dominio. Elementi che aumentano e certo non diminuiscono le preoccupazioni sulle ricadute negative che l’approvazione del TTIP potrebbe portare, a cominciare dalla questione degli standard agroalimentari che, secondo le istituzioni europee, non verranno abbassati.Nei testi di posizionamento dell’Unione europea viene ribadito il ruolo centrale del Codex Alimentarius, l’organismo Fao/Oms deputato all’elaborazione degli standard di qualità alimentare, dai residui di pesticida nei piatti all’uso di Ogm. Considerato che spesso i criteri usati dal Codex per la qualità degli alimenti sono più permissivi di quelli europei, questo significa che ogni variazione più restrittiva potrebbe essere considerata “distorsiva del mercato” e per questo sanzionata. La mancanza poi, nel mandato negoziale, di ogni riferimento esplicito al “Principio di precauzione” è un ulteriore elemento di preoccupazione.Per il Governo italiano le IG saranno il cavallo di battaglia da difendere nel TTIP. Una posizione che prova a distrarre rispetto al fatto che se è vero che l’apertura del mercato agroalimentare europeo porterà a un incremento delle esportazioni europee del 60%, la contropartita sarà un aumento delle importazioni statunitensi del 118% con un impatto pesante sull’agricoltura europea e italiana, tra i settori “perdenti” come evidenziato anche dal Rapporto Prometeia redatto per il Governo italiano. Peraltro la tutela delle IG sarà parziale come dimostra il CETA, l’accordo con il Canada, in cui su oltre 1400 IG riconosciute in EU, di cui 273 italiane, solo 141 sono state inserite (40 italiane) in un regime che prevede comunque la convivenza con tutto l’italian sounding (come il Parmesan) registrato prima dell’ottobre 2013 e soprattutto la reciprocità: anche sui nostri scaffali arriverà il Parmesan, ora non consentito.”Ci sarebbe bisogno di maggiore chiarezza da parte di Commissione europea e Governo italiano” dichiara Elena Mazzoni, coordinatrice di Stop TTIP Italia, la coalizione di oltre 300 organizzazioni che si oppone al TTIP “ma purtroppo la comunicazione istituzionale si limita a promuovere il negoziato senza aprire spazi di vero e proprio contraddittorio, basti pensare che il panel definito per l’incontro di Cecilia Malmstrom di oggi a Roma prevede relatori tutti dichiaratamente a favore della conclusione del trattato”.”Più analizziamo i contenuti dei documenti disponibili, e che si riferiscono al solo posizionamento dell’Unione visto che i testi negoziali sono inacessibili” sottolinea Monica Di Sisto, portavoce della campagna Stop TTIP Italia, “più emergono dubbi e perplessità sulle posizioni a nostro modo di vedere troppo acritiche del Governo italiano: dalla trasparenza ai servizi, per passare all’agroalimentare e alla tutela degli investimenti, stiamo parlando di questioni che riguardano la vita di ogni cittadino e verso cui il Governo dovrebbe avere atteggiamento più laico e meno partigiano. Gli emendamenti presentati alla risoluzione sul TTIP al Parlamento europeo così come la stessa spaccatura emersa a Strasburgo tra le forze politiche poche settimane fa dimostra come le nostre posizioni si basino su dati di realtà”.

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Melanoma: la Commissione europea approva nivolumab

Posted by fidest press agency su martedì, 23 giugno 2015

commissione europeaLa Commissione Europea ha approvato nivolumab, inibitore del checkpoint immunitario PD-1, per il trattamento dei pazienti con melanoma avanzato (non operabile o metastatico) sia in prima linea che precedentemente trattato, indipendentemente dallo stato della mutazione BRAF. Nivolumab è l’unico inibitore del checkpoint immunitario PD-1 a ricevere una valutazione con procedura accelerata in Europa e il primo inibitore di PD-1 ad essere approvato dalla Commissione europea. Uno dei due studi che hanno condotto all’approvazione, CheckMate -066, è il primo studio di fase 3 con un inibitore del checkpoint immunitario PD-1 ad aver dimostrato un beneficio di sopravvivenza globale nel melanoma avanzato, con un tasso di sopravvivenza ad un anno del 73% e una riduzione del rischio di morte del 58% nei pazienti trattati con nivolumab. L’approvazione della Commissione europea rende possibile la commercializzazione di nivolumab in tutti i 28 Stati membri dell’Unione europea ed è successiva alla valutazione con procedura accelerata del Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) annunciata lo scorso 24 aprile. Nivolumab ha avuto accesso alla valutazione con procedura accelerata conseguentemente alla designazione di “medicinale con maggiore rilevanza dal punto di vista di innovazione terapeutica ed impatto sulla salute pubblica”. L’incidenza del melanoma è in continuo aumento in quasi tutti i Paesi europei e si stima che un paziente su cinque possa sviluppare la malattia in forma metastatica. Storicamente la prognosi del melanoma in fase avanzata è sempre stata sfavorevole: la mediana di sopravvivenza in stadio IV è di appena 6 mesi, con un tasso di mortalità a un anno del 75%. “In Bristol-Myers Squibb continuiamo a focalizzarci sullo sviluppo di nuove modalità per trasformare le prospettive dei pazienti colpiti dalle forme di cancro più difficili da trattare e più letali – ha affermato Emmanuel Blin, senior vice president, head of commercialization, policy and operations, Bristol-Myers Squibb -. Siamo lieti di essere riusciti a rendere disponibile in Europa il primo inibitore di checkpoint immunitario PD-1 per il trattamento del melanoma avanzato. Stiamo lavorando senza sosta e a tempo di record per sviluppare le nostre conoscenze nell’immuno-oncologia e rendere disponibili nuove opzioni terapeutiche con l’obiettivo di migliorare la sopravvivenza a lungo termine dei pazienti”.

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Parkinson e qualità della vita

Posted by fidest press agency su martedì, 23 giugno 2015

Parkinson04Cosa faresti se avessi 1 ora di tempo in più al giorno? Con questa semplice domanda si esprime il vero valore del “TEMPO” per i malati di Parkinson. “1 Hour More”, un progetto nato con lo scopo di aumentare la consapevolezza sulla Malattia di Parkinson a livello internazionale dando, a chi ne è affetto, un supporto psicologico e pratico, è stata lanciato oggi al Congresso della European Academy of Neurology (EAN) a Berlino dalla European Parkinson’s Disease Association (EPDA), in collaborazione con Zambon, azienda farmaceutica internazionale fortemente focalizzata nell’area del Sistema Nervoso Centrale (SNC).
Il cuore dell’iniziativa è rappresentato da una pubblicazione che racchiude 24 storie di vita reale, di speranza e reazione, scritte da autori professionisti che raccontano la malattia, attraverso interviste realizzate in Italia, Germania, Spagna, Regno Unito, Francia e Svizzera. A completamento dei racconti, sono stati abbinati 24 consigli utili per affrontare la vita quotidiana, suggeriti da coloro che hanno scelto di condividere la propria esperienza personale di malati di Parkinson.
Il libro ha inoltre dato vita ad una piattaforma digitale dedicata http://www.1hourmore.eu, disponibile in 4 lingue in cui gli utenti possono leggere esperienze di vita particolarmente significative sul valore del tempo, inviare un racconto a partire dal vissuto personale e cercare di rispondere alla domanda di fondo: “Cosa faresti se avessi 1 ora in più al giorno”? Scopo dell’iniziativa, come sottolineato, è garantire un aiuto anche psicologico al paziente in tutte le diverse fasi della malattia: dalla diagnosi, all’accettazione dei sintomi, fino alla gestione dei delicati aspetti legati agli effetti della cura.La Malattia di Parkinson è la seconda più comune patologia neurodegenerativa progressiva cronica negli anziani dopo la Malattia di Alzheimer, e si stima che il numero di pazienti che ne verranno affetti raddoppierà entro il 2030. Colpisce 1 persona su 500, non solo di età più avanzata, ma anche persone più giovani. L’insorgenza dei sintomi e delle complicazioni motorie ha un forte impatto sulla qualità di vita dei pazienti e sulle loro famiglie, nonché sui professionisti della salute che faticano a fornire soluzioni efficaci per ridurre l’impatto di questa patologia. «E’ necessario continuare ad impegnarsi per estendere la conoscenza della Malattia di Parkinson in Europa. La Malattia di Parkinson ha un grande peso sociale, destinato ad aumentare nei prossimi anni. Dobbiamo quindi agire ora, per limitare l’impatto della patologia sui pazienti, le loro famiglie, chi li assiste e sulla società intera – afferma Knut-Johan Onarheim, President of EPDA – Il progetto “1HourMore”, sponsorizzato da Zambon, ha l’obiettivo di aumentare la consapevolezza su questa patologia, mettendo in primo piano la lotta contro il Parkinson e sostenendo i pazienti nel trovare soluzioni alle loro necessità non soddisfatte. EPDA ha una lunga storia nel supporto ai pazienti con Malattia di Parkinson in Europa e ciò che abbiamo imparato è chiaro. Chi è affetto da questa patologia non riceve una diagnosi, i trattamenti o le cure, in modo ottimale o tempestivo, né viene trattato secondo gli standard di cura che gli stessi specialisti riconoscono quale “best practice”».Elena Zambon, Presidente di Zambon, ha commentato: «Come azienda familiare italiana con una storia lunga 109 anni nella cura della salute delle persone, crediamo fortemente che, occupandoci di salute, sia nostro dovere offrire soluzioni terapeutiche innovative per il trattamento di patologie gravi ed allo stesso tempo per migliorare la qualità di vita dei pazienti. Questo progetto vuole connettere le persone per evitare che si sentano sole, creare una vera comunità e condividere le esperienze. Siamo fieri di lavorare con un’associazione come EPDA per raggiungere questo obiettivo».Il libro “1HourMore”, edito da BookRepublic, è gratuito e disponibile sulle più importanti piattaforme dedicate agli eBook quali BookRepublic, Amazon and IBS.

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Un trattamento da Oscar

Posted by fidest press agency su martedì, 23 giugno 2015

Romantik Hotel“Il Viaggio dei profumi” del Romantik Hotel Santer di Dobbiaco (BZ) premiato da Health and Spa Award 2015.Come attori e registi sperano per tutta la loro carriera di vincere un Oscar che ne riconosca l’abilità e li affermi agli occhi del grande pubblico e della critica che conta, anche gli artisti del wellness possono ambire a un premio speciale che li ripaghi degli sforzi profusi nella missione di regalare benessere a clienti ed ospiti in cerca di relax.Ed è grazie al trattamento “Viaggio dei Profumi” che il Romantik Hotel Santer di Dobbiaco (BZ) – tra le Cime di Lavaredo e i comprensori di Plan de Corones, Cortina d’Ampezzo e Alta Pusteria – si è aggiudicato il terzo posto all’Health & Spa Award 2015, l’unico riconoscimento autorizzato a giudicare e qualificare l’innovazione delle aree wellness in Europa, sottolineandone la qualità e l’originalità della proposta.Questo “trattamento da Oscar” si Romantik Hotel1basa su una stimolazione sensoriale, corporea e cerebrale. Agisce, con i suoni musicali, su entrambi gli emisferi del cervello. Le spazzole effettuano un leggero scrub, favorendo la circolazione del sangue, mentre il massaggio con i tamponi alle erbe dona rilassamenti alla muscolatura e una piacevole sensazione psicofisica. Il peeling basico ripristina il naturale PH della pelle, riequilibrandola, mentre il massaggio miofasciale agisce in profondità decontraendo e tonificando la muscolatura. Infine l’oleazione attraverso i profumi delle quattro stagioni chiude il cerchio sensoriale donando un totale benessere psicofisico. Il rituale ha un costo di 99 euro per 85 minuti. Achi lo prova per la prima volta è riservato lo sconto del 10%.Profondamente radicata nella rispettiva regione e plasmata dalla tradizione e dalla consapevolezza della qualità – questo è il senso dell’accoglienza per i quasi 200 Romantik Hotels & Restaurants in 9 Paesi europei, che danno il benvenuto ai loro ospiti provenienti da vicino e da lontano. Individualità che sorprende, genuinità che delizia, genialità che cattura – in breve: un atteggiamento molto speciale verso la vita. (foto: Romantik Hotel)

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Liste di attesa regione Lazio: Zingaretti restituisca 7 milioni ai cittadini

Posted by fidest press agency su martedì, 23 giugno 2015

regione-lazio“Annunciato, come sempre, con grande dispiegamento di mezzi il ‘Piano regionale per il governo delle liste di attesa’ non è mai entrato in funzione. Dall’intesa Stato-Regioni del 28 ottobre 2010 ad oggi, la nuova sanità immaginata da Zingaretti è, appunto, soltanto una immagine impressa nella mente del governatore”. Lo dichiara il presidente di AssoTutela Michel Emi Maritato che chiarisce: “Dal 30 settembre 2013, data in cui il fantomatico piano fu approvato dalla giunta, i cittadini sono in attesa del cosiddetto ‘nuovo corso della sanità’, come pomposamente lo ha etichettato il presidente/commissario ma non ci sono né corsi tantomeno corse anzi, le prestazioni sono erogate a passo di lumaca”, ironizza Maritato. Altro che classi di priorità in base alle esigenze degli utenti: qui di urgente e di breve non esiste nulla, tantomeno molti medici di famiglia ci sembra si assumano la responsabilità di segnalare sulla ricetta la priorità o prendere contatti diretti con la Asl come prevede l’accordo ‘zingarettiano’. Tutta fuffa come al solito. Mammografie, ecografie, ecodoppler, ecg dinamici, Tac e Moc possiamo pure dimenticarceli. Peccato però che la malattia e l’urgenza non dimentichino. Ne tenga conto il presidente Zingaretti. Soprattutto non si applica una norma, il comma 282 dell’articolo 1 della legge finanziaria del 2006 che vieta la chiusura degli appuntamenti, come sovente accade quando si supera la capienza massima in breve tempo. Insomma un rinnovamento basato sul nulla, quello della sanità del Lazio, le cui gravi carenze si cerca di oscurare tagliando nastri per finte inaugurazioni. Peggio di così non poteva andare – chiosa Maritato – Zingaretti ne tragga le conclusioni”.

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Clamoroso. Fallimento “Alitalia”: il Ministero dell’Economia e delle Finanze condannato dal Tribunale a restituire i soldi agli azionisti di minoranza. Attesi migliaia di ricorsi dei risparmiatori

Posted by fidest press agency su martedì, 23 giugno 2015

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Una notizia a dir poco clamorosa da parte dello “Sportello dei Diritti”. La nota vicenda del fallimento “Alitalia” giunge ad uno strepitoso quanto atteso epilogo per gli azionisti di minoranza che vedono condannato il Ministero dell’Economia e delle Finanze alla restituzione dei propri soldi a loro tempo investiti. A stabilirlo è il Tribunale Civile di Lecce con sentenza n. 2391/2015 del 14/05/2015, passata in giudicato, all’esito della causa n. 198/2012 intrapresa dall’avvocato Francesco Toto nell’interesse degli azionisti di minoranza e dei piccoli risparmiatori incappati nello scellerato dissesto della vecchia compagnia aerea di Stato. La sentenza è chiara in punto di fatto e di diritto. Accolta la domanda del capofila dei piccoli azionisti, il Tribunale ha ritenuto che, sia il danno per protrazione ingiustificata dell’attività di un’impresa in crisi irreversibile, sia soprattutto il danno da affidamento incolpevole nelle false dichiarazioni del Ministro dell’Economia e delle Finanze, in qualità di Presidente del CDA Aliatalia, tutte protese a rassicurare i creditori ed il mercato circa il salvataggio, il rilancio e il mantenimento della continuità aziendale della compagnia di Stato, debbano essere risarciti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze secondo l’articolo 2043 del codice civile, più gli interessi e la rivalutazione. Un’operazione che vale oggi circa 3,5 miliardi di euro e che è destinata a conseguenze epocali a danno del MEF per le migliaia di analoghe azioni che potrebbero approdare nei Tribunali d’Italia, in astratto circa 20.000 (perché tanti sono gli azionisti interessati).
Nel corpo della motivazione troviamo l’encomiabile dovizia di particolari incontrovertibili del Magistrato del tribunale salentino. Egli ritiene infatti “…provata la sussistenza di tutti i presupposti necessari per configurare la responsabilità del MEF convenuto ai sensi dell’art. 2043 c.c., attesa la prosecuzione dell’attività aziendale di Alitalia Linee Aeree Italiane SpA pur in mancanza di prospettive industriali e determinando così l’affidamento incolpevole degli azionisti circa la volontà dello Stato di sostenere Alitalia e di evitare il fallimento e l’insolvenza della società.”.
La prova offerta dall’avv. Francesco Toto, si legge, “…è versata in atti” e, segnatamente, (proprio!) in Relazioni e Bilanci del Gruppo Alitalia, nella Relazione del Commissario Straordinario, prof. Avv. Augusto Fantozzi, e in altra scottante documentazione che non lascia spazio a dubbi: gli azionisti di minoranza devono essere risarciti perché la compagnia di bandiera non doveva fallire, almeno così sosteneva il Ministro dell’Economia e delle Finanze oltre a tutti i politici allora in lotta per la Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2008.
Che il Governo Prodi (va rammentato) e ancor di più l’ex cavaliere manifestassero il proprio appoggio al progetto di salvataggio della Compagnia di Stato si rivelò circostanza atta a rafforzare il convincimento degli investitori. A sostegno del principio di omogeneità ed univocità degli intenti di sostenere per poi privatizzare e rilanciare Alitalia, il premier uscente, d’intesa con il premier in pectore, varò un prestito cosiddetto “ponte” di 300 milioni di euro, all’espresso fine di evitarne il commissariamento, creando le premesse per una soluzione alternativa a quella francese. Come peraltro “pressantemente” imposto dall’ex cavaliere, che divenne poi di lì a poco Presidente del nuovo Governo anche grazie a questo “cavallo di battaglia”.
Senonchè durante le operazioni e le trattative di vendita ad Air France KLM, il 06 giugno 2008 il titolo Alitalia, con sommo stupore degli azionisti di minoranza, veniva sospeso dalle contrattazioni in Borsa Italiana per non essere mai più riammesso. In violazione ad ogni principio e diritto ad avere corrette, precise e preventive informazioni a tal riguardo dal MEF. Le azioni da quel momento varranno zero.
Il famoso “Piano Fenice” si rivelò da subito un “pasticcio” strumentale, utile a pochi (un manipolo di imprenditori chiamati a prendersi ad un prezzo irrisorio le parti produttive della compagnia di Sato) e non certo progettato per salvare la vecchia ma gloriosa Alitalia. Infatti, il 29/08/2008, con stupefacente sorpresa di tutti, tranne degli “addetti ai lavori” appunto, il neo Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, disponeva l’ammissione di Alitalia alla procedura di amministrazione straordinaria. Il Governo, dunque in data 29 agosto 2008 nonostante tutto, rinunciò improvvisamente e definitivamente alla ricerca di un compratore della quota di controllo avviando la procedura di amministrazione straordinaria contro ogni progettualità propagandata fino ad allora sia dai vertici della Compagnia (MEF) che dal neo Presidente del Consiglio di Forza Italia. Tutta questa attività, niente altro che artificiosa e teatrale messinscena, finì per provocare gravissimi danni non solo agli azionisti di minoranza, rimasti con un pugno di mosche in mano, ma a tutti coloro che avevano creduto alla promessa di salvataggio e rilancio della, unica vera, compagnia di Stato: Alitalia Linee Aeree Italiane Spa.
Certo è che oggi è ancora “Pantalone” a dover pagare. Certo è che senza l’azione promossa da Toto e fortemente sostenuta dallo “Sportello dei Diritti” di cui è presidente Giovanni D’Agata, che attraverso i propri legali – per l’appunto Francesco Toto e Francesco D’Agata che ci hanno sempre creduto – nessun piccolo risparmiatore, azionista e creditore avrebbe oggi di che sperare nella possibilità di un concreto e sollecito risarcimento.
Al riguardo poi ricordiamo che il 5 dicembre 2013 era stata depositata una pubblica denuncia dai legali dello “Sportello dei Diritti”, D’Agata e Toto, presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Lecce la quale rimane ad oggi lettera morta forse perché i vertici dell’Ufficio (prima di questa scottante pronuncia) non avevano rilevato alcun pubblico interesse ad accertare ulteriori responsabilità penali nella vicenda.

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Al congresso ISTH di Toronto, presentati nuovi importanti dati su rFIXFc e rFVIIIFc per il trattamento dell’emofilia B e A

Posted by fidest press agency su martedì, 23 giugno 2015

torontoSobi, multinazionale biofarmaceutica svedese, e la sua partner Biogen, sponsorizzano e presentano 23 tra poster e workshop all’ISTH 2015, al congresso dell’International Society on Thrombosis and Haemostasis che si tiene a Toronto (Canada) dal 20 al 25 giugno. I dati presentati sottolineano il costante impegno delle due aziende verso la ricerca di nuove soluzioni terapeutiche nel campo dell’emofilia.I dati includono gli ultimi risultati dello studio Kids B-LONG sulla sicurezza e l’efficacia di rFIXFc (proteina ricombinante di fusione costituita dal fattore IX connesso al dominio Fc) nei bambini affetti da emofilia B. Si tratta della prima volta in assoluto in cui i dati completi dello studio vengono presentati al pubblico. Inoltre, il congresso è l’occasione per divulgare un’analisi ad interim sullo studio ASPIRE, focalizzato sulla sicurezza e l’efficacia a lungo termine di rFVIIIFc (fattore VIII della coagulazione, ricombinante, appartenente alla categoria dei long-acting) nella prevenzione e nel trattamento delle emorragie in adulti e adolescenti già trattati in precedenza per l’emofilia A. ASPIRE è uno studio pluriennale dedicato a coloro che hanno completato gli studi di fase 3: A-LONG o Kids A-LONG.“I dati, presentati al congresso ISTH, contribuiscono a diffondere nuove conoscenze medico-scientifiche nella comunità dell’emofilia” ha dichiarato Birgitte Volck, Chief Medical Officer di Sobi. “Crediamo che le crescenti evidenze cliniche sull’efficacia di rFIXFc e rFVIIIFc forniranno ai medici una maggiore comprensione delle potenzialità di questi due prodotti, nel miglioramento della cura delle persone affette da emofilia”.rFIXFc e rFVIIIFc hanno il potenziale per migliorare ulteriormente i risultati clinici e aumentare l’intervallo di tempo tra le infusioni in profilassi. Quest’ultimi, infatti, sono stati sviluppati utilizzando un processo chiamato Fc Fusion, progettato per prolungare la durata d’azione della terapia, grazie ad un processo fisiologico. In altre aree terapeutiche il processo Fc Fusion è utilizzato da più di 15 anni e Biogen e Sobi sono le uniche aziende ad averlo applicato in emofilia.
L’emofilia è una malattia rara, genetica in cui la capacità del sangue di una persona di coagulare è compromessa. L’emofilia A colpisce circa 1 su 5000 nati maschi all’anno, mentre l’emofilia B si verifica in circa 1 su 25.000, più raramente nelle femmine. A livello mondiale, si stima che più di 400.000 persone siano affette da emofilia. L’emofilia A è causata da una ridotta attività del fattore VIII, mentre l’emofilia B da una ridotta attività del fattore IX; I fattori VIII e IX sono necessari per la normale coagulazione del sangue. Le persone con emofilia A o B sono soggette a episodi emorragici che possono causare dolore, danni articolari irreversibili ed emorragie mortali. Le iniezioni profilattiche di fattore VIII o IX possono sostituire temporaneamente i fattori di coagulazione mancanti, necessari per controllare e prevenire gli episodi di sanguinamento.

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Tatuaggi e piercing

Posted by fidest press agency su martedì, 23 giugno 2015

tatuaggio-pettoTatuaggi e piercing sono sempre più amati dai giovanissimi, una tendenza che non teme crisi ma che, considerate ‘pratiche ornamentali’, sono talvolta effettuate con leggerezza. Una recente ricerca condotta dall’Università di Tor Vergata su 2500 studenti liceali coinvolti con questionario anonimo, ha rilevato come il 24% di essi abbia avuto complicanze infettive; solo il 17% ha firmato un consenso informato; e uno scarno 54% è sicuro della sterilità degli strumenti che sono stati utilizzati.
Scopo della ricerca è quello di informare gli adolescenti che l’esecuzione di ornamenti estetici in locali non certificati senza rispetto delle norme igieniche, oppure pratiche fai da te con strumenti artigianali inadeguati, possono essere veicoli di trasmissione di malattie infettive, per via ematica. In particolare, ad esempio, quelle prodotte dal virus dell’epatite B e C – HBV e HCV – e dal virus dell’AIDS – HIV -, che a volte sono causa di morte; inoltre, da recenti studi scientifici, è stato rilevato come l’inoculazione nella cute di sostanze chimiche non controllate costituisca un rischio di reazioni indesiderate di tipo tossicologico o di sensibilizzazione allergica.
“Se l’80% dei ragazzi ha affermato di essere a conoscenza dei rischi d’infezione, solo il 5% è informato correttamente sulle malattie che possono essere trasmesse” spiega la dottoressa Carla Di Stefano, autrice dell’indagine e ricercatrice all’Università di Tor Vergata “Eppure il 27% del campione ha dichiarato di avere almeno un piercing, il 20% sfoggia un tatuaggio e sono ancora di più gli ‘aspiranti’: il 20% degli intervistati ha dichiarato l’intenzione di farsi un piercing e il 32% di ornare la pelle con un tatuaggio”.
L’epatite virale è un’infiammazione del fegato causata dall’infezione, silente o sintomatica, da parte di alcuni virus tipici del tessuto epatico ma solo alcuni di essi – HBV, HCV, HDV – possono stabilirsi nell’organismo in modo persistente, causando danni cronici al fegato. Nella forma acuta, la malattia si manifesta con disturbi di tipo influenzale, spesso asintomatico, mentre nella sua forma cronica, l’infiammazione permanente del tessuto epatico è dovuta all’incapacità del sistema immunitario di eliminare il virus epatitico. Inoltre, nella metà circa dei pazienti l’infezione cronica causa lesioni progressive del fegato e una parte di questi pazienti può sviluppare la cirrosi – o cicatrizzazione del fegato. L’Italia detiene la maglia nera rispetto alla media europea che si aggira tra lo 0,1 e l’1% della popolazione con un tasso d’incidenza variabile tra il 2-3% e 1milione 200mila persone affette dal virus in forma cronica. Sempre nel nostro Paese, la cirrosi è la quinta causa di morte con circa quindicimila decessi l’anno e oltre seimila sono i pazienti che muoiono per carcinoma del fegato.Proprio In questi giorni, molti studiosi hanno puntato i riflettori sullo studio – ”Association of tattooing and hepatitis C virus infection: a multicenter case control study” – pubblicato sulla rivista Hepatology, dove si dimostra come l’infezione da HCV principalmente si trasmetta attraverso a) il riutilizzo di aghi monouso, b) la non sterilizzazione di materiali, c) il riutilizzo d’inchiostro contaminato con sangue infetto. “Il dato scientificamente più interessante” commenta la Di Stefano “sta nei tempi di sopravvivenza del virus rilevati negli aghi e nell’inchiostro, variabile da pochi giorni nell’ambiente a quasi un mese nell’anestetico: dato ancor più preoccupante se incrociato con la scelta degli adolescenti verso locali spesso economici e non a norma di legge”.“Per quello che riguarda tatuaggi e piercing non ci sono casistiche da procedure effettuate in studi professionali ma il rischio aumenta quando tali procedure vengono eseguite talora da principianti, in strutture con scarse condizioni igieniche e sterilità degli strumenti o con strumenti improvvisati – corde di chitarra, graffette o aghi da cucito – ma anche nelle carceri o in situazioni non regolate come l’ambiente domestico” interviene il Professor Vincenzo Bruzzese, Presidente Nazionale del Congresso della SIGR dove è presentata la ricerca.“In conclusione, a partire dalla fine degli anni ’90”, avverte infine la dottoressa Carla Di Stefano “questo problema è stato più volte messo in evidenza in Italia attraverso i dati della Sorveglianza delle epatiti virali acute – la Seieva. Recentemente è stato stimato che nel nostro Paese una quota di casi di epatite C acuta superiore al 10% è attribuibile ai trattamenti estetici; inoltre, una volta esclusi i tossicodipendenti dall’analisi, si può stimare che coloro i quali si sottopongono a un tatuaggio hanno un rischio 3,4 volte più alto di contrarre l’epatite C rispetto a chi non ci si sottopone. Analogamente, per quanto riguarda il piercing, il rischio di contarrre l’epatite C è 2,7 volte maggiore rispetto a chi non se lo fa applicare”. Dai dati dei ricercatori italiani presentati al 2° Congresso Nazionale SIGR emerge quindi la necessità di un maggiore sforzo per incoraggiare l’utilizzo di materiale monouso e la corretta sterilizzazione degli strumenti utilizzati durante queste procedure, aumentandone il monitoraggio. Informare con continuità che il far ricorso a strutture temporanee, come quelle che compaiono durante i mesi estivi nelle località balneari, aumenta il rischio di contagio perché si tratta di situazioni svincolate dai normali controlli. Per questi motivi, si evince la necessità, da parte degli addetti ai lavori, di promuovere interventi di educazione alla salute già nella scuola secondaria di primo grado.

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Francoforte, centinaia di contatti per le aziende friulane del settore plastico

Posted by fidest press agency su martedì, 23 giugno 2015

aziende1Centinaia di contatti e grande interesse per quattro aziende regionali del settore plastico (vetroresina e lavorazioni relative), nei giorni scorsi presenti in collettiva ad Achema, fiera di Francoforte che è punto di riferimento internazionale per il settore dei processi industriali di trasformazione, luogo d’incontro per le aziende che cercano nuove prospettive per il comparto, incentivando il dialogo tra produttori e utilizzatori. La partecipazione al Salone è stata promossa dalla Camera di Commercio di Udine, in collaborazione con il sistema camerale regionale e in sinergia con Confindustria Udine, nell’ambito del programma promozionale cofinanziato dalla Regione Fvg “Progetto Vs. Global Competition”: Achema riunisce oltre 3.800 espositori da 50 paesi, 170.000 visitatori da più di 100 paesi, dei quali 30.000 dei due primi livelli della dirigenza aziendale. Sono dunque positivi i riscontri per il settore industriale, per cui la Camera di Commercio con Confindustria ha in programma altre iniziative, rivolte in particolare alle Pmi della meccanica. Il primo appuntamento sarà a Celje in Slovenia l’8 e 9 settembre (adesioni entro il 15 luglio), con una visita-studio alla fiera Mos e incontri B2b mirati, e sarà poi proposta la partecipazione a Metal-Expo di Mosca, a novembre, la fiera internazionale più importante dedicata ai prodotti ferrosi e non solo, alle più avanzate attrezzature, soluzioni innovative e tecnologie. (foto: aziende)

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Bayer estende i propri studi clinici su rivaroxaban relativamente alla prevenzione e trattamento della formazione di trombi nei pazienti oncologici

Posted by fidest press agency su martedì, 23 giugno 2015

bayer_healthcareBerlino. Bayer HealthCare insieme a Janssen Pharmaceuticals Inc, l’altra azienda partner nello sviluppo del farmaco, hanno annunciato l’avvio del programma di ricerca clinica CALLISTO, per studiare i potenziali benefici dell’inibitore del fattore X rivaroxaban nella prevenzione e trattamento dell’embolia polmonare e della trombosi venosa profonda in pazienti oncologici.Nei pazienti malati di cancro, il rischio di TEV è 4-7 volte superiore a quello di persone della stessa età senza malattia. La chemioterapia aumenta ulteriormente e significativamente il rischio fino a 6,5 volte. Nonostante questo, nessuna delle attuali Linee Guida consiglia un trattamento per la prevenzione del TEV nella maggior parte dei pazienti oncologici ambulatoriali.
Per quanto riguarda la prescrizione di una terapia anticoagulante per il trattamento e la prevenzione secondaria del tromboembolismo venoso, le attuali Linee Guida si basano su pochi e poco rappresentativi studi clinici.“Oggi ci sono poche evidenze e altrettanto limitate indicazioni nell’utilizzo routinario di farmaci anticoagulanti per il trattamento a lungo termine e la prevenzione dell’embolia polmonare e della trombosi venosa profonda in pazienti affetti da tumore, nonostante la formazione di trombi rappresenti la principale causa di morte nei pazienti oncologici, a prescindere dalla malattia in sé” – ha dichiarato il Professor Guy Meyer, dell’Université Paris Descartes e dell’European Hospital Georges Pompidou di Parigi, uno dei Principal Investigators del Programma CALLISTO. “Sono ottimista relativamente al fatto che i risultati del Programma CALLISTO forniranno importanti informazioni cliniche per contribuire a ridurre il rischio di embolia polmonare e trombosi venosa profonda, condizioni che possono essere trattate e prevenute.”Il programma CALLISTO è un progetto di ricerca clinica, composto da più trial prospettici, volto a evidenziare nuovi elementi che aiutino a gestire la trombosi associata al cancro . Il programma prevede complessivamente nove iniziative che comprendono sia studi clinici che Registri, e coinvolgerà più di 4.000 pazienti in tutto il mondo. CALLISTO affronta tre aree chiave della trombosi associata al cancro:
· Prevenzione della VTEValutazione di rivaroxaban rispetto a placebo nella prevenzione della embolia polmonare e trombosi venosa profonda in pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia, ad alto rischio di formazione di trombi.
· Trattamento e Prevenzione secondaria di VTE Cinque iniziative (tre studi clinici e due registri) valuteranno rivaroxaban per il trattamento e la prevenzione secondaria di embolia polmonare e trombosi venosa profonda in pazienti malati di cancro.
· Aspetti clinici importantiTre ulteriori studi si concentreranno su importanti aspetti clinici, ad esempio, come migliorare la conoscenza clinica del trattamento con rivaroxaban in pazienti malati di cancro, che ricevono terapie oncologiche standard (chemioterapia), e la valutazione di una strategia “ponte” tra rivaroxaban ed eparina a basso peso molecolare, nei casi in cui l’assunzione di una terpaia orale sia impedita dagli effetti emetici indotti dalla chemioterapia.
“Il programma Callisto è una tappa importante per Bayer, che si inserisce nella nostra attività incessante, volta a far fronte alle esigenze mediche che non hanno ancora trovato risposte adeguate, grazie alle nostre competenze ed esperienze sia in oncologia, che nella gestione delle trombosi” – ha dichiarato il dottor Michael Devoy, membro del Comitato Esecutivo di Bayer HealthCare e Chief Medical Officer di Bayer Healthcare – “CALLISTO si baserà sull’evidenza clinica esistente per rivaroxaban nella prevenzione e nel trattamento di trombi, potenzialmente fatali, in una vasta gamma di indicazioni e di pazienti.”Il Programma di ricerca clinica CALLISTO si aggiungerà alle ricerche complessive su rivaroxaban, che – al momento del suo completamento – si prevede includerà più di 275.000 pazienti in entrambi gli studi clinici e in quelli real life.

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Medicina: Acromegalia e gigantismo

Posted by fidest press agency su martedì, 23 giugno 2015

milanodavedereMilano, martedì 1 luglio 2015, ore 10,30 Sala del Camino del Circolo della Stampa Corso Venezia, 48. Crescono le speranze per affrontare l’acromegalia ed il gigantismo, patologie rare che fino a qualche tempo fa potevano essere trattate esclusivamente con l’asportazione dell’adenoma dell’ipofisi (una piccola ghiandola all’interno del cranio) che dà origine agli scompensi ormonali che le caratterizzano. Aumentano anche le informazioni sul ruolo della vitamina D per la salute delle nostre ossa. Ed un’altra buona notizia: solo in pochissimi casi, il nodulo tiroideo diagnosticato come benigno, può trasformarsi in maligno.
Temi che saranno argomento di confronto tra gli esperti riuniti il 3 luglio 2015 nell’Aula Magna della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Brescia in occasione del 4° Congresso “Clinical Update in Endocrinologia e Metabolismo” promosso sotto l’egida scientifica della SIE, la Società italiana di Endocrinologia. Un’anteprima delle novità terapeutiche e delle nuove strategie di cura verrà presentata in conferenza stampa. Inbtervengono:Andrea Giustina, direttore Cattedra di Endocrinologia Università degli Studi di Brescia, Presidente del Congresso Sergio Pecorelli, presidente di AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco e Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Brescia. Modera: Anna Della Moretta, giornalista scientifico.

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