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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 143

Posts Tagged ‘vittima’

“Ogni vittima ha il volto di Abele”

Posted by fidest press agency su venerdì, 3 novembre 2023

Il Centro di ricerca per la pace propone che il 4 novembre si realizzino in tutte le città’ d’Italia commemorazioni nonviolente delle vittime di tutte le guerre, commemorazioni che siano anche solenne impegno contro tutte le guerre e le violenze. Affinché’ il 4 novembre, anniversario della fine dell'”inutile strage” della prima guerra mondiale, cessi di essere il giorno in cui i poteri assassini irridono gli assassinati, e diventi invece il giorno in cui nel ricordo degli esseri umani defunti vittime delle guerre gli esseri umani viventi esprimono, rinnovano, inverano l’impegno affinché’ non ci siano mai piu’ guerre, mai piu’ uccisioni, mai piu’ persecuzioni. Queste iniziative di commemorazione e di impegno morale e civile devono essere rigorosamente nonviolente. Non devono dar adito ad equivoci o confusioni di sorta; non devono essere in alcun modo ambigue o subalterne; non devono prestare il fianco a fraintendimenti o mistificazioni. Queste iniziative di addolorato omaggio alle vittime della guerra e di azione concreta per promuovere la pace e difendere le vite, devono essere rigorosamente nonviolente. Occorre quindi che si svolgano in orari distanti e assolutamente distinti dalle ipocrite celebrazioni dei poteri armati, quei poteri che quelle vittime fecero morire. Ed occorre che si svolgano nel modo piu’ austero, severo, solenne: depositando omaggi floreali dinanzi alle lapidi ed ai sacelli delle vittime delle guerre, ed osservando in quel frangente un rigoroso silenzio. Ovviamente prima e dopo e’ possibile ed opportuno effettuare letture e proporre meditazioni adeguate, argomentando ampiamente e rigorosamente perche’ le persone amiche della nonviolenza rendono omaggio alle vittime dell! a guerra e perche’ convocano ogni persona di retto sentire! e di volontà’ buona all’impegno contro tutte le guerre, e come questo impegno morale e civile possa concretamente limpidamente darsi. Dimostrando che solo opponendosi a tutte le guerre si onora la memoria delle persone che dalle guerre sono state uccise. Affermando il diritto e il dovere di ogni essere umano e la cogente obbligazione di ogni ordinamento giuridico democratico di adoperarsi per salvare le vite, rispettare la dignita’ e difendere i diritti di tutti gli esseri umani. A tutte le persone amiche della nonviolenza chiediamo di diffondere questa proposta e contribuire a questa iniziativa. Contro tutte le guerre, contro tutte le uccisioni, contro tutte le persecuzioni. Per la vita, la dignità’ e i diritti di tutti gli esseri umani. Ogni vittima ha il volto di Abele. Solo la nonviolenza può’ salvare l’umanità. Fonte “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera” di Viterbo

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Muore schiacciato a 18 anni anni: Serracchiani, bisogna cambiare

Posted by fidest press agency su martedì, 25 gennaio 2022

“E’ toccato nuovamente al Friuli versare un ingiusto tributo, un ragazzo alla cui famiglia dobbiamo stringerci muti. E’ un dolore senza fine questa sequela di vittime innocenti che perdono la vita mentre si guadagnano il pane, lavoratori anziani su impalcature, giovani che si affacciano ai cantieri, madri e padri di famiglia uccisi dai macchinari. Non si può pagare un simile prezzo per costruire la ripresa del Paese. Abbiamo sentito con chiarezza l’appello dei sindacati, le risposte del Governo, la posizione delle imprese: adesso però basta, le cose devono cambiare”. La presidente del gruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani esprime il suo cordoglio per la morte, oggi in un’azienda meccanica di Lauzacco (Udine), di uno studente 18enne al suo ultimo giorno di stage in un progetto di Alternanza Scuola-Lavoro.

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Straordinaria scoperta di neuroni umani in una vittima dell’eruzione

Posted by fidest press agency su giovedì, 8 ottobre 2020

Un nuovo studio pubblicato dal PLOS ONE, autorevole rivista scientifica americana, rivela l’eccezionale scoperta di neuroni umani da una vittima dell’eruzione che nel 79 d.C. seppellì Ercolano, Pompei e l’intera area vesuviana fino a 20 km di distanza dal vulcano.La straordinaria scoperta è tutta italiana, frutto del prestigioso lavoro dell’antropologo forense Pier Paolo Petrone, responsabile del Laboratorio di Osteobiologia Umana e Antropologia Forense presso la sezione dipartimentale di Medicina Legale dell’Università di Napoli Federico II, in collaborazione con geologi, archeologi, biologi, medici legali, neurogenetisti e matematici di Atenei e centri di ricerca nazionali, che hanno raggiunto risultati eccezionali nonostante le limitazioni imposte dal Covid-19. “Il rinvenimento di tessuto cerebrale in resti umani antichi è un evento insolito – spiega Petrone, coordinatore del team – ma ciò che è estremamente raro è la preservazione integrale di strutture neuronali di un sistema nervoso centrale di 2000 anni fa, nel nostro caso a una risoluzione senza precedenti”.L’eruzione, che causò la devastazione dell’area vesuviana e la morte di migliaia di abitanti, seppellendo in poche ore la città di Ercolano ha permesso la conservazione di resti biologici, anche umani. “La straordinaria scoperta ha potuto contare sulle tecniche più avanzate e innovative di microscopia elettronica del Dipartimento di Scienze dell’Università di Roma Tre, un’eccellenza italiana – spiega Guido Giordano, ordinario di Vulcanologia presso il Dipartimento di Scienze dell’Ateneo romano – dove le strutture neuronali perfettamente preservate sono state rese possibili grazie alla conversione del tessuto umano in vetro, che dà chiare indicazioni del rapido raffreddamento delle ceneri vulcaniche roventi che investirono Ercolano nelle prime fasi dell’eruzione.“I risultati del nostro studio mostrano che il processo di vetrificazione indotto dall’eruzione, unico nel suo genere, ha “congelato” le strutture cellulari del sistema nervoso centrale di questa vittima, preservandole intatte fino ad oggi”, aggiunge Petrone.Le indagini sulle vittime dell’eruzione proseguono in sintonia tra i vari ambiti della ricerca. “La fusione delle conoscenze dell’antropologo forense e del medico-legale stanno dando informazioni uniche, altrimenti non ottenibili”, afferma Massimo Niola, ordinario e direttore della U.O.C. di Medicina Legale presso la Federico II.Le indagini sui resti delle vittime dell’eruzione non si fermano qui. Il Parco Archeologico ha inserito tra i temi di ricerca prioritari le indagini bioantropologiche e vulcanologiche per l’eccezionale interesse che possono avere non solo nello stretto ambito scientifico ma anche nel campo degli studi storici e del rafforzamento della capacità di gestire catastrofi come l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. “Gli straordinari risultati ottenuti – conclude Francesco Sirano, Direttore del Parco Archeologico di Ercolano – dimostrano l’importanza degli studi multidisciplinari condotti dai ricercatori della Federico II e l’unicità di questo sito straordinario, ancora una volta alla ribalta internazionale con il suo patrimonio inestimabile di tesori e scoperte archeologiche”. Le ricerche in corso vanno nella direzione di una ricostruzione a ritroso delle varie fasi dell’eruzione, valutando i tempi di esposizione alle alte temperature e del raffreddamento dei flussi, che hanno importanza non solo per l’archeologia e la bioantropologia, ma anche per il rischio vulcanico. Queste ed altre informazioni che verranno dagli studi in corso potranno offrire importanti parametri per la gestione delle emergenze nell’area vesuviana.Pier Paolo Petrone è antropologo forense ed è responsabile del Laboratorio di Osteobiologia Umana e Antropologia Forense presso la sezione dipartimentale di Medicina Legale dell’Università di Napoli Federico II.

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Patricia Highsmith: La vittima

Posted by fidest press agency su sabato, 2 Maggio 2020

Collana gli Squali, trad. Marisa Caramella, pp. 26, euro 1.99 (La Nave di teseo Editore) Patricia Highsmith insegue la fiamma perturbante di Catherine, la alimenta di azzardi sempre più arditi e ci invita a guardarla, come suoi silenziosi complici.
Da quando era piccola, e giocava con i vestiti e i trucchi della mamma, Catherine aveva un solo ardente desiderio: piacere, essere osservata e desiderata. Una ossessione che non possono fermare né la sua ingenuità di giovane donna, né i tentativi dei genitori di proteggerla dalla sua sfacciataggine. E dai pericoli di una vita troppo grande per lei.

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Ercolano: rinvenuti i resti di cervello di una vittima dell’eruzione del 79 d.C.

Posted by fidest press agency su lunedì, 27 gennaio 2020

Ancora una volta, l’antica Ercolano si impone al centro dell’attenzione internazionale grazie ad una nuova sensazionale scoperta ad opera di un team di antropologi e ricercatori guidato da Pier Paolo Petrone dell’Università Federico II di Napoli, che da anni studia gli effetti delle eruzioni del Vesuvio sul territorio campano e le popolazioni che lo hanno abitato nel passato.Il New England Journal of Medicine, prestigiosa rivista medica leader a livello mondiale, ha pubblicato i risultati di uno studio sui resti di materiale cerebrale rinvenuti in una delle vittime dell’eruzione, il cui scheletro si trova ancora oggi in uno degli ambienti di servizio del Collegio degli Augustali. Allo studio hanno preso parte il Direttore del Parco Francesco Sirano, insieme al Prof. Piero Pucci del CEINGE – Biotecnologie Avanzate e il Prof. Massimo Niola dell’Università di Napoli Federico II, insieme a ricercatori dell’Università di Cambridge.
L’eruzione, che nel 79 d.C. colpì con valanghe di cenere bollente Ercolano e Pompei uccidendo all’istante tutti gli abitanti, in poche ore seppellì l’intera area vesuviana fino a 20 km di distanza dal vulcano. Negli anni ’60, durante gli scavi condotti dall’allora Soprintendente Amedeo Maiuri, nella cenere vulcanica furono rinvenuti un letto ligneo e i resti carbonizzati di un uomo, che gli archeologi ritengono fosse il custode del Collegio consacrato al culto di Augusto.Nell’ambito di una decennale collaborazione scientifica con Francesco Sirano, recenti indagini sul campo, condotte da Pier Paolo Petrone, hanno portato alla scoperta nel cranio della vittima di materiale vetroso, nel quale sono state identificate diverse proteine ed acidi grassi presenti nei tessuti cerebrali e nei capelli umani. L’ipotesi degli studiosi è che l’elevato calore sia stato letteralmente in grado di bruciare il grasso e i tessuti corporei della vittima, causando la vetrificazione del cervello.La conservazione di tessuto cerebrale è un evento estremamente raro in archeologia, ma è la prima volta in assoluto che vengono scoperti resti umani di cervello vetrificati per effetto del calore prodotto da un’eruzione.“Sin dalle eccezionali scoperte avvenute all’inizio degli anni 80 del 900 presso l’antica spiaggia, il campione antropologico offerto dal sito di Ercolano si è rivelato di estremo interesse.- dichiara il Direttore Sirano- Gli studi di antropologia fisica sono ora supportati da analisi di laboratorio sempre più sofisticate. Stiamo inoltre associando ad esse innovative ricerche sul DNA degenerato che, come sembrano dimostrare lavori di prossima edizione da parte del dr. Petrone, ha ancora racchiuse in sé alcune parti della sequenza del codice in grado di chiarire origine e grado di parentela delle vittime ritrovate nelle rimesse delle barche presso l’antica spiaggia. Questi straordinari dati possono peraltro confrontarsi con quelli derivanti dalle analisi sui materiali organici e sui coproliti rinvenuti nel corso degli scavi nelle fogne sotto il cardo V (scavi condotti in collaborazione con la Fondazione Packard) che hanno chiarito tanti aspetti del regime alimentare e contribuito ad arricchire il quadro delle più frequenti patologie che affliggevano gli abitanti di Herculaneum. Se pensiamo a tutto quanto conosciamo attraverso la variegata documentazione scrittoria antica formata da documenti pubblici e privati (epigrafi su marmo, tavolette cerate, papiri, graffiti)- conclude il Direttore- davvero si comprendono l’inestimabile valore e le potenzialità ancora inespresse da questo prezioso sito UNESCO che il Parco Archeologico conserva e valorizza in un’ottica di ricerca aperta e multidisciplinare.”
Pier Paolo Petrone è antropologo forense e dirige il Laboratorio di Osteobiologia Umana e Antropologia Forense, Dipartimento di Scienze Biomediche Avanzate presso l’Università di Napoli Federico II

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Una vittima silenziosa dell’iperglicemia: il grasso epicardico

Posted by fidest press agency su domenica, 7 ottobre 2018

Berlino. La malattia cardiovascolare è la prima causa di morte nei pazienti con diabete mellito (DM); il 65 per cento dei pazienti diabetici di tipo 2 muore, infatti, per cardiopatia ischemica o infarto. I meccanismi che portano ad aterosclerosi nel DM sono complessi e possono essere sia di tipo metabolico sia infiammatorio. In questo contesto il tessuto adiposo rappresenta il minimo comune denominatore sottostante le diverse condizioni. Il tessuto adiposo epicardio (il grasso presente sulla superficie del cuore) è il principale tessuto adiposo presente in prossimità del cuore. Esso partecipa attivamente al funzionamento del miocardio non solo collaborando al suo metabolismo e regolandone l’afflusso di lipidi, ma anche con un vivace scambio di molecole che possono modulare localmente il tessuto cardiaco e vascolare. Da qui deriva l’interesse nel comprendere se alcune alterazioni di tale tessuto possano essere responsabili dello sviluppo e della progressione del danno cardiovascolare nel diabete.
“Il nostro studio – spiega Serena Cabaro, Dipartimento di Scienze mediche traslazionali, Università Federico II, Napoli – è andato a caratterizzare le cellule staminali presenti nel tessuto adiposo epicardico derivate da pazienti con diabete di tipo 2 sottoposti a bypass coronarico, per studiarne la capacità di mantenere le proprie caratteristiche in presenza di alterazioni metaboliche. L’isolamento di cellule staminali da grasso epicardico è eseguito nel nostro laboratorio grazie alla collaborazione con la cardiochirurgia della Federico II di Napoli. Una volta isolate, le cellule sono coltivate in vitro in modo da poterle amplificare e trattare con differenti stimoli metabolici associati al diabete, come l’iperglicemia”. In questo modo è stato possibile dimostrare che l’esposizione di queste cellule ad elevate concentrazioni di glucosio riduce l’espressione di importanti geni della staminalità ed induce senescenza nelle cellule staminali mesenchimali, che presentano, in aggiunta, alterazioni del potenziale differenziativo verso altre linee cellulari. L’iperglicemia influenza, dunque, lo stato strutturale e metabolico del tessuto adiposo epicardico, il quale si correla ad una peggiore prognosi delle patologie cardiovascolari. I risultati dello studio dimostrano dunque che elevate concentrazioni di glucosio alterano la plasticità delle cellule staminali mesenchimali derivate da tessuto adiposo epicardico, suggerendo una possibile riduzione del potenziale rigenerativo di tali cellule in condizioni di diabete. “E’ sempre più importante capire come il grasso presente in distretti corporei specifici – afferma il professor Pietro Formisano – possa essere danneggiato da alterazioni metaboliche e danneggiare, a sua volta, la funzione di organi e tessuti vicini”.

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Storie ferragostane: L’arbitro tra il carnefice e la vittima

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 agosto 2018

Oggi ci sentiamo arbitri della vita e della morte d’altri esseri umani. Ma in buona sostanza arbitri di chi e per che cosa? Tutto quello che abbiamo creato intorno a noi, ha più le sembianze di una grossa impalcatura tesa a nascondere una realtà che conosciamo, ma che dobbiamo tenere irrivelata. E’ un velo che abbiamo cercato di squarciare in mille modi diversi e che continuiamo a farlo persino riesumando i vari background culturali, quasi a significare una ricerca di radici che giustifichino la ritualità cruenta e gli eccidi cerimoniali.
Pensiamo alla lugubre fantasmagoria delle messe nere, con casi di soppressione di vittime umane e di bestie, e a manifestazioni d’altro genere, dove si plagiano le menti e si umiliano i corpi.
L’ascendente storico in Europa, come altrove – basta pensare alle etnie arcaiche precolombiane degli aztechi – ci fa ritrovare la figura del demonio cristiano e delle streghe, del sacerdote officiante o della vittima immolata. E’ il terreno più fertile per richiamare l’istinto alla negazione del mondo attuale sino a toccare i limiti del delirio psicopatologico.
Questo sincretismo mondiale dei temi satanici attraverso le antiche credenze, opportunamente riesumate, ci conduce, in linea diretta, alla ricerca di una negazione del presente attraverso lo stordimento della droga e della violenza.
Non a caso proprio nel Messico precolombiano, tra le forme offertorie umane, la più imponente era quella della “morte sacrificale” consistente nell’ablazione del cuore ancora pulsante della vittima, che si offriva al sole, perché non precipitasse in un crescente declino fino a provocare la fine dell’universo e del tempo. Ancora più atroce era il culto di Xipe Totec: “Nostro Signore lo Scuoiato” in cui erano presentati uomini scuoiati vivi. Nel rito d’uccisione, sacrificatore e vittima ingurgitavano una bevanda inebriante, il pulque, mentre il sacerdote ingeriva anche il sangue ancora caldo della vittima. I tormenti e le violenze esercitate sul suo corpo potenziavano il rapporto con il divino. Restava, alla base di questi riti sacrificali, la ricerca spasmodica di un possibile contatto con un’entità di cui non si conoscevano i poteri e la portata.
Si voleva scuotere, in qualche modo, con la preghiera o la violenza, o nel loro insieme, questo mancato “accostamento”, ravvisandone la necessità del dialogo, per capire, per conoscere, per spiegare, per sperare.
Il tutto ci richiama a una sola riflessione, a un unico tema: quello della morte. Il suo mistero, come quello della vita, ci ha da sempre tormentato. Abbiamo cercato all’esterno e dentro di noi di comprendere il suo fine estremo, di carpirne l’ultimo respiro, di andare con lui, per ritornarvi in qualche modo, con quella verità che ci sfugge. D’altra parte, al cospetto della morte, l’atteggiamento umano è stato sempre lo stesso. E’ stato quello del-a negazione.
Ricorda in proposito Alfredo Todisco, a margine di un convegno internazionale dedicato al tema “La morte oggi”, che “le prime e più remote tracce del mammifero verticale, le sepolture neandertaliane che risalgono a 100mila anni fa, al Paleolitico medio, mostrano che nell’immaginario di quei nostri progenitori, i defunti dovevano continuare a vivere in qualche modo, oltre l’ultima ora. Unamuno, nel “sentimento tragico della vita” vede il salto massimo della bestia all’uomo nel fatto che questi “es un animal guardamuertos”. E’ l’unico vivente della terra che conserva i suoi morti. La sua povera coscienza fugge davanti al pensiero dell’annullamento irrimediabile”. Riccardo Alfonso) (I precedenti sono reperibili sulla pagina “confronti” sesta parte)

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“Clear about psoriasis”

Posted by fidest press agency su martedì, 14 marzo 2017

psoriasiE’ la recente indagine che Novartis ha condotto su un campione di 8.300 pazienti provenienti da 31 Paesi in tutto il mondo, tra cui l’Italia, con 639 intervistati. Dal sondaggio è emerso che il 33% dei pazienti ritiene di non sopportare lo sguardo degli altri e 1 paziente su 3 si sente inadeguato come partner. Anche per il campione italiano, la qualità di vita è fortemente influenzata dalla patologia, confermando il dato mondiale. L’84% dei pazienti ha infatti risposto di essere stato vittima di umiliazioni e discriminazioni, il 43% si sente osservato in pubblico e al 41% è stato chiesto se la malattia fosse contagiosa. Gli intervistati italiani hanno inoltre raccontato le proprie sensazioni associate alla patologia: circa il 40% si sente in imbarazzo; 1 paziente su 3 si vede poco attraente e si vergogna della propria pelle. Più di ogni cosa, colpisce il dato secondo cui meno della metà degli intervistati (solo il 45%) crede che la clear skin, cioè la pelle libera o quasi libera da lesioni, sia un obiettivo possibile.
La campagna ‘Chiedi al tuo dermatologo’ nasce dalla volontà di ridurre il disagio e la sfiducia denunciati dai pazienti. E’ qualcosa di più di una campagna di informazione: è un ‘appello’ che incoraggia le persone con psoriasi a rivolgersi al proprio dermatologo per ricevere nuove risposte per la propria pelle. Il nome della campagna ‘Chiedi al tuo dermatologo’ richiama fortemente l’alleanza tra medico e paziente. In uno scenario in cui il peso della malattia spesso porta a consultare ‘falsi profeti’ o a curarsi da soli, rivolgersi al proprio dermatologo è il primo passo da compiere.
L’iniziativa, già avviata in altri Paesi europei, tra cui Austria, Germania, Grecia, Svezia e Svizzera, sbarca ora in Italia attraverso la radio, il web e i social network. Il sito http://www.lapelleconta.it è a disposizione degli utenti per offrire maggiori informazioni sulla campagna, sulla clear skin, sul Pasi e per individuare i centri specializzati. Inoltre i pazienti, se lo desiderano, possono scaricare una ‘traccia di colloquio’ con indicazioni utili per gestire l’incontro con il dermatologo.
“Oggi con le cure specialistiche che abbiamo possiamo arrivare al ‘clear skin’ e risolvere la psoriasi nella stragrande maggioranza dei casi, vorrei dire con percentuali oltre il 90%”. A dirlo è il docente ordinario di Dermatologia all’Università di Verona, Giampiero Girolomoni, in occasione della presentazione della campagna ‘Chiedi al tuo dermatologo’, incentrata sulla psoriasi e sui mille limiti, soprattutto psicologici, che questa patologia comporta.La campagna è frutto di un progetto ideato da Novartis: “L’obiettivo della cura di oggi è ottenere una remissione completa o quasi completa della malattia ed esistono farmaci adatti a tutte le esigenze a seconda delle caratteristiche del paziente e della malattia- prosegue Girolomoni- e se un paziente ha la psoriasi e soffre per questa malattia si deve rivolgere al dermatologo che più gli dà fiducia e che cerchi con competenza di eliminare la malattia dalla pelle”.
“Il rischio che il paziente affetto da psoriasi si rivolga a cure alternative pur di non affrontare il dermatologo è alto, anche perché questo comporta un ritardo nella diagnosi e un ritardo anche nell’inizio della terapia, per cui spesso quando si rivolgono al dermatologo arrivano già in uno stadio avanzato di patologia. Questo però comporta dei problemi: un incontro precoce invece permette una diagnosi precoce e soprattutto la terapia più idonea”. Il presidente Adoi (Associazione dermatologi italiani), Antonio Cristaudo, ascoltato a margine della conferenza stampa allestita per la presentazione della campagna ‘Chiedi al tuo dermatologo’, lanciata da Novartis, spiega così quali siano i rischi che potrebbero derivare dalla ricerca di cure alternative da parte dei pazienti affetti da psoriasi. A detta di Cristaudo è infatti “fondamentale instaurare col paziente un dialogo continuo, perché è solo col dialogo che si crea un rapporto di fiducia”.

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Un ictus ogni due secondi

Posted by fidest press agency su domenica, 30 ottobre 2016

ictus cerebraleL’ictus è una delle principali cause di mortalità e una delle principali cause di disabilità. Oltre 17 milioni di persone nel mondo sono colpiti da ictus ogni anno (200mila in Italia) e sei milioni sono le vite perse per questa patologia. Ogni due secondi qualcuno è vittima di un ictus, indipendentemente dall’età o dal sesso. Dietro questi numeri, però, ci sono vite reali.
Nonostante queste statistiche sconcertanti, molte persone colpite da ictus non sono in grado di accedere alle cure, alla riabilitazione e al sostegno che potrebbero garantire maggiori possibilità di un buon recupero funzionale e una vita più sana, più produttiva e indipendente. La Carta dei Diritti della Persona Colpita da Ictus è una priorità importante per la World Stroke Organization (Organizzazione Mondiale dell’Ictus). Questi diritti identificano gli aspetti della cura che sono importanti per tutti i pazienti colpiti da ictus e per i loro familiari, in tutto il mondo. Già dieci anni fa nel Consensus Statement della World Stroke Organization era stato sottolineato che tutti i pazienti con ictus in Europa dovessero essere ricoverati e trattati in una Stroke Unit eppure non è ancora così per tutti e in Italia ne mancano all’appello circa il 50% rispetto al fabbisogno territoriale.
La Carta dei Diritti è uno strumento che può essere utilizzato per comunicare ciò che le persone colpite da ictus pensano sia più importante per il loro recupero. Molti aspetti di assistenza considerati importanti per le persone colpite da ictus e inclusi in questo documento, hanno dimostrato di ridurre la mortalità e la disabilità dopo ictus.
“L’ictus è la prima causa di disabilità in età adulta e può lasciare esiti neurologici come paresi di un lato del corpo, difficoltà di parola e della vista e causare l’insorgenza di epilessia e demenza vascolare” racconta la Professoressa Valeria Caso Neurologa presso l’Ospedale Misericordia di Perugia e Presidente dell’European Stroke Organization “eppure molti dei 200mila casi che si verificano ogni anno in Italia sarebbero prevenibili, ad esempio monitorando e tenendo sotto controllo l’ipertensione arteriosa (che è un importante fattore di rischio) e la fibrillazione atriale.
Recenti ed importanti studi hanno dimostrato che nel 30-40% degli ictus criptogenici c’è anche Fibrillazione Atriale (FA). Quest’alterazione del ritmo cardiaco è quindi un importante fattore indipendente di Ictus e delle sue recidive: il paziente con FA ha un rischio fino a 5 volte superiore di incorrere in un evento ischemico, inoltre l’ictus ischemico associato a FA ha probabilità doppia di essere fatale. Oggi possibile attraverso sistemi avanzati in grado di registrare in continuo l’attività cardiaca del paziente e individuare alterazioni del rischio cardiaco trattabili diminuendo significativamente il rischio di ictus. Eppure, nonostante la disponibilità di questi dispositivi, solo il 5% dei pazienti con ictus criptogenico riceve un sistema impiantabile per il monitoraggio cardiaco (ILR), sebbene le linee guida ESC 2016 (European Society of Cardiology – società europea di cardiologia) raccomandino l’impianto in tutti i pazienti che abbiano avuto un episodio di ictus criptogenico.
I sistemi impiantabili per il monitoraggio cardiaco continuo, chiamati Implantable Loop Recorder (ILR) possono monitorare il ritmo cardiaco del paziente continuamente per oltre 3 anni e, grazie al progresso tecnologico, le loro dimensioni attuali arrivano ad essere talmente minime che, in pochi minuti, il dispositivo viene “iniettato”, mediante una procedura ambulatoriale, con una speciale siringa appena sotto la pelle del paziente, lasciando un’incisione inferiore ad un centimetro
Il monitoraggio permette di controllare le alterazioni del cuore e stabilire una corretta terapia anticoagulante, abbattendo così il rischio di ictus e delle sue recidive.”
Lo hanno raccomandato anche i cardiologi europei nelle recentissime Linee Guida dell’European Society of Cardiology 2016 in cui è stato indicato che a seguito di un ictus criptogenico, quello di cui non è nota la causa primaria, è opportuno utilizzare un monitor cardiaco impiantabile per diagnosticare la Fibrillazione Atriale e se presente, ricorrere alla terapia con anticoagulanti orali con lo scopo di prevenire “recidive” ovvero un possibile secondo evento di ictus. Recidive che impattano pesantemente sui dati epidemiologici con circa 39mila casi l’anno pari al 20% di tutti gli ictus.
La Carta dei Diritti della Persona Colpita da Ictus non è un documento legale ma è stata sviluppata da un gruppo di pazienti colpiti da ictus e familiari/assistenti di ogni regione del mondo che hanno completato i questionari atti a capire eventuali differenze ed esigenze peculiari nelle diverse parti del mondo. Le loro risposte hanno dimostrato che ciò che è considerato importante per il recupero dall’ictus non varia in funzione del paese di provenienza.

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Premio Roma Fiction Fest Miglior attrice

Posted by fidest press agency su lunedì, 16 novembre 2015

KASIA SMUTNIAKKASIA SMUTNIAK vince il Premio Roma Fiction Fest Miglior attrice. In concorso al RomaFictionFest e in onda, in prima serata, MERCOLEDÍ 2 DICEMBRE su RAI1 Una produzione FANDANGO TV in collaborazione con RAI FICTION Prodotto da Domenico Procacci realizzato con il sostegno della REGIONE LAZIO fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo diretto da LUCIO PELLEGRINI con KASIA SMUTNIAK, ADRIANO GIANNINI, DOMENICO DIELE, GIULIA VALENTINI con la partecipazione di FILIPPO NIGRO. Tratto dal romanzo di Melania Mazzucco LIMBO Giulio Einaudi Editore. La vigilia di Natale, Manuela Paris torna a casa, in una cittadina sul mare vicino Roma. Non ha ancora ventotto anni. È assente da tempo, da quando è andata via – ancora ragazza – per fare il soldato. Con determinazione e sacrificio, Manuela si è faticosamente costruita la vita KASIA SMUTNIAK1che sognava, fino a diventare sottufficiale dell’esercito e comandante di plotone in una base avanzata del deserto afghano, responsabile della vita e della morte di trenta uomini. Ma il sanguinoso attentato in cui è rimasta gravemente ferita la costringe a una guerra molto diversa e non meno insidiosa: contro i ricordi, il disinganno e il dolore, ma anche contro il ruolo stereotipato di donna e vittima che la società tenta di imporle. L’incontro con il misterioso ospite dell’Hotel Bellavista, Mattia, un uomo apparentemente senza passato e, come lei, sospeso in un suo personale limbo di attesa e speranza, è l’occasione per fare i conti con la sua storia. E per scoprire che vale sempre la pena vivere – perché nessuno, nemmeno lei, è ciò che sembra… (foto: KASIA SMUTNIAK)

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Stalking. Sì al maxirisarcimento in sede civile per danno morale alla vittima

Posted by fidest press agency su mercoledì, 27 novembre 2013

La rilevanza della sentenza 23351/13, pubblicata lo scorso 21 novembre dal giudice Corrado Cartoni della dodicesima sezione del tribunale capitolino è data dal fatto che in sede civile è stato riconosciuto un maxirisarcimento per il danno morale subito da una donna perseguitata dall’ex compagno dopo l’interruzione del rapporto sentimentale.
Per il togato, è infatti sufficiente l’astratta configurabilità del reato di stalking per consentire la liquidazione equitativa del pregiudizio, laddove il turbamento psichico della vittima deve ritenersi sussistente in via presuntiva per il grave illecito patito.
Nel caso di specie la ragazza è stata risarcita con 10 mila euro oltre interessi e rivalutazione per i danni morali patiti a causa della condotta dell’ex fidanzato che non si era rassegnato alla fine del rapporto ed aveva assunto gli atteggiamenti tipici dello stalker: una lunga e continua serie di telefonate e sms, ora quasi supplicanti (con addirittura un’offerta di denaro), ma più spesso minacciosi e offensivi e comunque petulanti. Sino all’ultimo episodio in cui l’uomo perde la testa e si presenta senza citofonare alla porta della ex e tarda ad allontanarsi dal condominio anche quando gli viene detto che diversamente la donna avrebbe fatto intervenire la polizia.
A testimoniare gli episodi sono sia la coinquilina della donna che un’altra persona che riferisce di aver letto il contenuto “terroristico” degli sms. Ed il tribunale non ha potuto che ritenere decisive le testimonianze per accertare incidentalmente la sussistenza del reato di stalking per quanto rileva ai fini della responsabilità civile, laddove bastano solo due episodi a configurare il reato ex articolo 612 bis del Codice Penale.Rilevata l’astratta configurabilità del reato, è stato riconosciuto “il danno morale inteso quale turbamento psichico transitorio e soggettivo conseguente al reato, da ritenersi sussistente in via presuntiva alla luce del grave fatto illecito subito, gravità rappresentata dalla violenza psichica di cui l’attrice è stata vittima, peraltro ad opera dell’ex compagno, con inevitabile maggiore sofferenza, trattandosi della fine di un rapporto sentimentale”.

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Roma: Uomo morto dopo rifiuto di 5 ospedali

Posted by fidest press agency su lunedì, 18 luglio 2011

Il Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori in campo sanitario e i disavanzi sanitari regionali, l’on. Leoluca Orlando, ha disposto una richiesta di relazione alla Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, sulla morte di un uomo, deceduto venerdì scorso al Policlinico di Tor Vergata, dopo esser stato rifiutato da cinque ospedali. “Raccogliamo la segnalazione dell’on. Cosimi e, come Commissione, chiederemo chiarezza su quanto accaduto a Giorgio Manni. E’ un atto dovuto nei confronti della vittima, dei suoi famigliari e nei confronti di tutti i cittadini che continuano ad affidarsi alla sanita’ pubblica”, ha commentato il Presidente Orlando. “La Commissione parlamentare che presiedo – ha aggiunto Orlando – attendedalla Regione Lazio una relazione contenente ogni elemento utile per accertare l’esistenza di responsabilità personali e/o l’esistenza di anomalie funzionali e organizzative, nonche’ eventuali provvedimenti sanzionatori e cautelari adottati”.

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Cyberstalking

Posted by fidest press agency su giovedì, 14 luglio 2011

Quando la condotta descritta dalla norma è realizzata attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie, quali internet, posta elettronica, chat, sms e messaggistica istantanea, si parla di cyberstalking. Il panorama legislativo in materia appare abbastanza scarno, in quanto la normativa di riferimento prende in considerazione non è tanto la condotta in quanto tale, quindi il comportamento oggettivo, quanto piuttosto il danno psicologico causato nella vittima, dunque un elemento puramente soggettivo. Lo stato d’ansia permanente e il fondato timore cui la norma in questione fa riferimento perché si possa contestare il reato di stalking sono infatti situazioni prettamente psicologiche, difficili da accertare data l’essenza puramente soggettiva. Se però la legge pecca nell’indicazione di criteri oggettivi, ai fini di una corretta analisi, la giurisprudenza non ignora la problematica. A stabilirlo è la Corte di Cassazione, V sez. penale con sentenza n. 24 giugno 2011, n. 25488 che ha ribadito la rilevanza del reato di stalking confermando, nei confronti di un giovane, il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dall’ex ragazza convivente, vittima di atti persecutori. Nel caso in esame, l’imputato, dopo che la vittima aveva interrotto la convivenza, si era reso responsabile di continui messaggi inviati tramite il social network Facebook contenenti minacce ed ingiurie e non contento aveva violato il domicilio della vittima e percosso la stessa cagionandole lesioni.
La sentenza assume rilevanza per la puntuale configurazione del reato di stalking da parte della S.C. che viene definito dall’art. 612-bis del c.p. come quel reato commesso da “chiunque reiteratamente, con qualunque mezzo, minaccia o molesta taluno in modo tale da infliggergli un grave disagio psichico ovvero da determinare un giustificato timore per la sicurezza personale propria o di una persona vicina o comunque da pregiudicare in maniera rilevante il suo modo di vivere, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a quattro anni”.
Tale importante decisione, secondo Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di IDV e fondatore dello “Sportello Dei Diritti”, la previsione di questo reato assume una particolare delicatezza anche alla luce dell’attuale era tecnologica. Difatti, come nel caso di specie, i temuti atti persecutori possono essere realizzati non solo con il telefono o lettere anonime, ma utilizzando le nuove tecnologie e quindi tramite i social network, per posta elettronica, con la messaggistica istantanea e strumenti affini. Inoltre la vittima può essere perseguitata controllandone i movimenti tramite la rete (si pensi a chi fa parte di un social network o ha un proprio blog o è iscritto a newsgroup, mailing list, ecc.). Purtroppo gli strumenti del web 2.0 proprio perché dotati di una maggiore interattività che consente uno scambio di informazioni più dinamico tra gli utenti, nascondono delle insidie che possono essere sfruttate da malintenzionati ai danni di vittime del tutto inconsapevoli.

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Afghanistan: cordoglio per ennesima vittima

Posted by fidest press agency su venerdì, 31 dicembre 2010

La vittima è il caporal maggiore Matteo Miotto, di 24 anni, di Thiene appartenente al settimo reggimento Alpini di Belluno. Miotto si trovava in Afghanistan dal luglio scorso. E’ stato raggiunto da un colpo di fucile sparato da un cecchino intorno alle ore 12,30 mentre era di guardia a sud della zona sotto controllo italiano. Il colpo lo ha raggiunto ad un fianco e proprio nella parte del corpo non protetta. E’ il trentacinquesimo militare italiano ucciso in missione in Afghanistan dal 2004 ad oggi.
La triste notizia è arrivata proprio in un giorno che doveva essere di festa. Il primo ad esprimere il suo cordoglio è stato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Ministro La Russa, a sua volta, nel dare per primo la notizia della morte del militare ha riconosciuto che ci sono troppi lutti in Afghanistan tra i nostri millitari. Ha anche soggiunto che intende raggiungere l’area di operazione subito dopo i funerali del militare. Per il presidente del Senato Renato Schifani si tratta di “Un altro caduto italiano nella lotta al terrorismo internazionale e per la tutela della pace, della democrazia e della sicurezza internazionale. Una nuova pagina dolorosa per l’Italia”. Cordoglio è stato anche espresso dal ministro degli esteri Frattini e in una nota dalla Farnesina ha soggiunto: “Quello odierno – ha aggiunto – è in termini di tempo l’ultimo, carissimo contributo pagato dai nostri soldati nella loro encomiabile lotta contro il terrorismo internazionale, finalizzata a garantire pace e sicurezza al nostro Paese e alla nostra società”. Per  Antonio Di Pietro: ”Siamo vicini ai familiari del militare morto in Afghanistan. A loro e a tutti i soldati impegnati in quei territori esprimiamo tutto il nostro cordoglio. Quest’anno si chiude con un sentimento di dolore per un’altra vittima di questa brutta guerra. Oggi è un giorno di lutto, un giorno di silenzio e non ribadiremo le nostre posizioni, ma chiediamo al governo di venire a riferire in Parlamento al più presto”.
A sua volta Luca Marco Comellini, Segretario del Pdm ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Esprimo a nome di tutto il partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm) il più profondo cordoglio ai familiari dell’ennesimo soldato morto oggi in Afghanistan per mano di un cecchino talebano” E prosegue “siamo costretti ad assistere alla parata di coloro che puntualmente oggi si mostreranno addolorati per dimenticare questo ennesimo lutto appena si spegneranno i riflettori dei funerali di Stato. E’ ora di riflettere seriamente sulla natura della missione che questo Governo si ostina a chiamare di pace”.

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Documentario: Parla con lui

Posted by fidest press agency su venerdì, 29 ottobre 2010

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Oltre i limiti della decenza

Posted by fidest press agency su giovedì, 21 ottobre 2010

Lettera al direttore. Finalmente ho capito. Bruno Vespa, Alessio Vinci, Lino Infante e colleghi, si sono dedicati anima e corpo alla vicenda della ragazzina uccisa ad Avetrana, solo per fare informazione. Evidentemente per fare informazione non sono sufficienti i giornali e i telegiornali. Ed è per questo che ancora ieri i tre signori imperversavano con i loro programmi d’approfondimento, attenti a sorridere il meno possibile, considerate le proteste in questi giorni di tanta gente ancora sensibile. Federica Sciarelli sorride un po’ di più, ma è una donna, e sembra che le donne in televisione debbano sorridere più degli uomini. Ma non è di questo che volevo parlare, dei sorrisi in Tv mentre si parla di tragedie, né della necessità dell’informazione di Vespa e compagni. Volevo solo rivolgere una supplica a questi signori della preziosa informazione.  Fateci vedere le immagini dei presunti mostri, dei parenti e degli amici e dei conoscenti, fateceli vedere continuamente ripetutamente, ma evitate di mostrarci mille volte le immagini della ragazza uccisa. Non avete il diritto di farlo, per rispetto verso di lei. Lo capite questo? Non ne avete il diritto. (Renato Pierri Scrittore ed ex docente di religione)

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Afghanistan: nuova vittima militare italiano

Posted by fidest press agency su venerdì, 17 settembre 2010

«Quello che per tutti i romani doveva essere solo un giorno di festa con l’avvio della riforma per Roma Capitale è stato offuscato dalla drammatica notizia della morte del tenente Alessandro Romani. Tutta Roma si alza in piedi a rendere onore al suo cittadino, ufficiale del glorioso reggimento paracaduti Col Moschin. Questi militari scelgono volontariamente di arruolarsi nei reparti speciali dell’esercito dimostrando il loro coraggio e il loro spirito di servizio. Il tenente Romani è morto combattendo contro il terrorismo e per l’onore di tutta l’Italia». Lo dichiara il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
Il tenente Alessandro Romani, Nato a Roma il 18 luglio 1974, aveva numerose, precedenti esperienze in missione all’estero. Era stato ricoverato nell’ospedale statunitense ‘Role 2’ di Farah e sottoposto ad una operazione chirurgica. Era stato raggiunto da un proiettile, durante un conflitto a fuoco, alla spalla.  In un primo tempo si pensava che la ferita non fosse mortale. L’operazione nella quale partecipava l’ufficiale e dove è rimasto ferito un altro militare, ma in condizioni meno gravi, prevedeva la cattura di quattro quattro insorti avvistati da un velivolo senza pilota dell’Aeronautica militare.  E dire che nella stessa mattinata  presso il Quartier Generale Isaf di Kabul, il generale Claudio Mora, Deputy Chief of Staff Stability Isaf, partecipava ad una cerimonia commemorativa del primo anniversario dell’attentato del 17 settembre 2009 nel quale persoero la vita sei militari italiani.

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Bella trasmissione ma con un grave difetto

Posted by fidest press agency su giovedì, 24 giugno 2010

Lettera al direttore. Una bella trasmissione “Chi l’ha visto”, su Rai3. Ben fatta e soprattutto molto utile. Ma un difetto grave ce l’ha. Deve pensare  anche a fare spettacolo, e quindi mostra la ricostruzione dei fatti. E che ricostruzione! Tale da costringere spesso me, spettatore che forse ancora non ci ha fatto l’osso (col tempo ci riuscirò), a girare canale. Ma io evidentemente sono un’eccezione. La maggior parte del pubblico apprezzerà, altrimenti perché trasmetterebbero certe scene? L’altra settimana la “ricostruzione” riguardava il caso di Elisa Claps. La simulazione faceva vedere una ragazza (solo il corpo) che fuggiva disperatamente; un uomo (solo il corpo) che l’aggrediva alle spalle, lo stomaco scoperto della vittima, e un coltello e il sangue…mentre la voce che commentava si chiedeva: “Ma quando l’aggressore le ha tagliato la ciocca di capelli, Elisa Claps era morta o ancora agonizzante?”. Domanda di grande interesse.  Il fratello della povera ragazza era presente negli studi di “Chi l’ha visto” e Federica Sciarelli, col suo sorriso mesto (sorride mestamente, ma sorride come ogni conduttrice che si rispetti) gli ha chiesto scusa, dicendo, se non ricordo male: “Abbiamo dovuto ricostruire”. (Renato Pierri)

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Spettacolo: trilogia crisi economica

Posted by fidest press agency su domenica, 30 Maggio 2010

Roma (Trastevere) 7 giugno ore 21.00  al Centro Culturale Libreria Bibli,  via dei fienaroli, 28  anteprima dello spettacolo teatrale Krisis – la trilogia capitolo 1 Il mondo e la stanza   “Krisis – la trilogia”  capitolo 1  Il mondo e la stanza di Giuseppe Salerno. Le tre storie raccontano i vissuti umani della crisi. L’uomo del XXI secolo può fare appello alla speranza, può cedere alla disperazione oppure usare tutta la propria disumanità rendendosi vittima della propria malvagità. Le tre storie sono attraversate da un unico filo narrativo, come se i protagonisti fossero legati da un medesimo destino. Sono le scelte individuali che essi compiono a cambiare il proprio futuro. In scena, i tre paradigmi esistenziali della crisi. Il Mondo e la stanza è il primo capitolo della trilogia: Brigida Rosi è una talentuosa manager di un’azienda privata che viene licenziata a causa della crisi economica in atto. Per reazione si chiude nelle proprie certezze in una stanza. Il suo rapporto col mondo è mediato esclusivamente dai mezzi di comunicazione. La sua giornata è apparentemente vuota. Tuttavia, il suo flusso di coscienza è interrotto da alcune sollecitazioni esterne. In particolare ella racconta del suo incontro decisivo con Carlotta, moglie del suo ex amante. Scritto da Giuseppe Salerno con Susanna Cantelmo chitarra Angelo Magnifico flauto Andrea Salvi musiche originali Antonio Vinci regia Lorenzo de Feo

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“Caso” Gugliotta: parole responsabili della famiglia

Posted by fidest press agency su domenica, 16 Maggio 2010

“Apprezziamo Stefano Gugliotta e la sua famiglia per la responsabilità delle parole espresse  durante la conferenza stampa di ieri mattina”. – Queste le parole di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp – il Sindacato Indipendente di Polizia – commentando le parole del ragazzo rimasto vittima degli incidenti nel dopo partita tra Inter e Roma. Gugliotta infatti nella conferenza stampa di ieri aveva detto “Colgo l’occasione per chiedere a tutti di abbassare i toni. Penso che la maggior parte degli uomini delle Forze dell’Ordine siano in buona fede e corrette. Sono pochi i casi di abuso di potere e violenza gratuita. Forse ora qualche poliziotto avrà il tempo per riflettere sul suo comportamento”. Gugliotta ha specificato che dopo le “emozioni” iniziali è il momento di pacificare gli animi visto che a suo parere la maggior parte delle Forze dell’Ordine fanno sempre il loro dovere. “Anche noi – dice Franco Maccari – pensiamo che sia il momento della riflessione affinché possano essere accertati serenamente i fatti, ma soprattutto delle assunzioni delle responsabilità, ove queste ci siano state. Il gesto di un alto Funzionario della Polizia che ha presentato le scuse alla madre di Gugliotta su quanto avvenuto al figlio – evidenzia ancor di più l’alta professionalità della Polizia di Stato. Ed è nel nostro interesse accertare la verità sull’accaduto e faremo di tutto per cercarla.” “Continueremo però – continua il Segretario Generale del Coisp – a respingere e condannare qualsiasi atteggiamento di strumentalizzazione, adottato da alcune frange politiche, volto a denigrare l’operato della Polizia di Stato e far passare per vittime sempre e comunque coloro i quali non hanno nessun rispetto delle più elementari regole del vivere civile e comune. Quella stessa politica – conclude Maccari – che, si ricorda della violenza negli stadi, solo quando a commettere un errore (e cioè raramente) sia un Poliziotto, dimenticando che la maggior parte delle volte le Forze dell’Ordine devono agire negli stadi come se fossero in delle arene per colpa dei soliti barbari che cercano l’assalto nei confronti dei Servitori dello Stato per sfogare le loro depressioni mentali e i loro istinti animaleschi.”

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