Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 136

Archive for 1 gennaio 2020

Surfrider Foundation Europe vous souhaite une très bonne année 2020

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

Depuis trois décennies, Surfrider Europe œuvre pour un océan propre, des vagues et des littoraux protégés ainsi qu’une communauté sensibilisée à l’impact de ses actions sur le climat. Notre travail change la façon dont les gens interagissent avec l’environnement. Le mouvement ne cesse de se renforcer et de grandir. En 2020, nous célébrerons 30 ans de victoires en termes de protection du littoral, 30 ans d’engagement bénévole et d’actions en faveur du changement. Surfrider Europe vous remercie d’avoir rejoint le combat et soutenu notre mission tout au long de ces 30 dernières années. Continuons à construire un avenir où les générations futures pourront continuer à jouir de notre océan et nos plages. Nous vous souhaitons une joyeuse année!

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Capodanno 2020: grandissimo successo al Circo Massimo il 31 con circa 140 mila persone

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

Roma. Grandissimo successo ieri sera al Circo Massimo con circa 140mila persone che hanno festeggiato nell’arco delle 6 ore di evento della Festa di Roma 2020. È quanto risulta dai contapersone ai varchi, che hanno registrato picchi di presenze poco dopo la mezzanotte con 40mila persone in contemporanea, capienza massima prevista per motivi di sicurezza. Ascanio Celestini, Carmen Consoli e SKIN, tra gli altri, hanno animato la serata che quest’anno è ancora cresciuta, registrando il perfetto funzionamento dei dispositivi di sicurezza pianificati e messi in campo, che hanno permesso al pubblico e agli artisti uno svolgimento sereno della manifestazione.
La Festa di Roma 2020 prosegue anche oggi, 1 gennaio, fino alle 21, sempre ad ingresso gratuito con 1000 artisti impegnati in parate, spettacoli, installazioni site specific, performance musicali e video, che si svolgeranno tra piazza dell’Emporio, Isola Tiberina, Giardino degli Aranci e piazza Bocca della Verità. Tutti sono invitati a partecipare a questo viaggio spettacolare e visionario dedicato alla bellezza e alla grandiosità della Terra, attraversando i cinque ecosistemi realizzati appositamente per la Festa: il mondo del ghiaccio e dell’acqua dolce, il mondo colorato dei pascoli e delle praterie, il mondo dei deserti, il mondo delle giungle, delle foreste e dei boschi, il mondo del mare.
Il pubblico potrà accedere all’area degli eventi da piazza dell’Emporio, Ponte Palatino, via della Greca, via dei Cerchi, via Petroselli, Isola Tiberina e Lungotevere de’ Cenci. Si consiglia di spostarsi in metro (fermate Piramide e Circo Massimo) e con il tram 8. Per informazioni e programma completo http://www.lafestadiroma.it.

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Giorgia Meloni: Discorso Mattarella

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

«Un forte richiamo all’identità italiana, centralità della famiglia, crescita dell’Italia da nord a sud, orgoglio per i tanti esempi positivi che ci vengono dai nostri concittadini. Dal Presidente Mattarella un discorso di alto profilo con obiettivi ambiziosi che purtroppo si scontrano con la mediocre quotidianità di un governo incapace di dare risposte positive. Ci auguriamo che il 2020 ci restituisca un governo scelto dal popolo, coeso e credibile, capace di riaccendere la speranza in tutti gli italiani». Lo dichiara il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

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Mattarella: Castelli “Grati all’uomo per guida ferma e rispettosa della Costituzione”

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

“Grazie per averci ricordato quanto è grande l’Italia” “Da cittadina, e da donna nelle istituzioni, voglio ringraziare il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per le parole che, ancora una volta, ha pronunciato nel suo messaggio di fine anno. Un discorso pienamente condivisibile. La sua guida ferma e saggia è garanzia per il Paese, per le istituzioni, per noi tutti. Dobbiamo essere grati all’uomo, e non solo all’Istituzione, per come interpreta il suo alto ruolo. Come ha ricordato il Presidente, l’Italia vera è quella dell’altruismo e del dovere, quella del senso civico. C’è grande domanda d’Italia, c’è fiducia nel nostro Paese. Noi dobbiamo continuare a lavorare per dare voce a quella parte di Paese che non ha mai smesso di darsi da fare. Continueremo ad intervenire per eliminare il divario tra nord e sud, per dare fiducia ai giovani, per far nascere nuove famiglie. Grazie Presidente, ancora una volta, per averci aiutato a ricordare quanto è grande l’Italia. Buon anno!”.Così il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli.

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Razzismo religioso

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

Le comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai) e l’associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi) e il movimento internazionale Transculturale interprofessionale Uniti per Unire fanno il bilancio tragico e triste nel 2019 per quanto riguarda il numero delle vittime e attentati contro musulmani, ebrei, cristiani nel mondo per colpa di un razzismo religioso e culturale cieco e feroce come dimostrano tutti gli attentati compreso gli ultimi in America, Somalia, Nigeria e in Europa .
“Non possiamo nascondere che il dialogo interreligioso è a rischio per colpa di questa campagna sui social piena di odio, discriminazioni, razzismo e strumentalizzazioni politiche contro musulmani, ebrei, cristiani, arabi, migranti e rifugiati. BastaMassacri nel nome della religione, della razza e della religione che causano morti di civili e innocenti pagando un prezzo altissimo solo perché sono di un’altra religione o un’altro colore o non la pensano come quelli che alimentano l’odio, il terrore e la paura.
Solidarietà a tutti i familiari delle vittime e alle sinagoghe,moschee e chiese che hanno subito attentati o aggressioni e ribadiamo il nostro NO al razzismo,all’antisemitismo, all’islamofobia, al vittimismo e alle strumentalizzazioni politiche sulla pelle delle religioni per fini politici e personali, Cosi Dichiara Foad Aodi Fondatore Amsi, Co-mai e Membro GDL Salute Globale Fnomceo ricordando ad ognuno il suo dovere , ruolo e responsabilità nelle dichiarazioni pubbliche e ricordiamo a quelli che si autodefiniscono rappresentanti religiosi in Europa e in Italia di fare qualche azione concreta a favore del dialogo interreligioso con apertura e non chiusura visto il razzismo religioso è aumentato del 30% nel 2019 rispetto il 2018 in base alle segnalazioni presso i nostri sportelli Amsi, Co-mai e Uniti per Unire.

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La stagione dei saldi è alle porte

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

In Sicilia avranno inizio già il 2 gennaio, mentre nelle altre regioni prenderà il via dal 4 o dal 5 gennaio. Secondo le rilevazioni dell’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, gli acquisti verranno effettuati dal 38% delle famiglie (pari circa a 9,3 mln di famiglie) e l’andamento delle vendite sarà in lieve calo: rispetto allo scorso anno si registrerà una diminuzione del -1,3%, per una spesa media di 179,20 euro per ogni famiglia. Una diminuzione dovuta specialmente all’andamento delle vendite in occasione del Black Friday: se prima le famiglie preferivano rimandare qualche regalo di Natale o il proprio shopping al periodo dei saldi, quest’anno hanno approfittato delle promozioni del venerdì nero, con il vantaggio di avere più probabilità di aggiudicarsi il capo desiderato. Chi, in ogni caso, aspetta le promozioni per effettuare ancora qualche acquisto, è bene che tenga a mente alcune raccomandazioni importanti: il rischio dell’inganno, infatti, è sempre dietro l’angolo e la possibilità che le promozioni si rivelino decisamente poco vantaggiose è concreta.In base a quanto disposto dall’art. 15 del D.Lgs. n. 114/98, il cartellino deve indicare sia il prezzo “ordinario” che quello scontato, riportando altresì la percentuale di sconto. Per evitare che i potenziali clienti possano confondere la merce in saldo con quella a prezzo pieno sarebbe inoltre utile separare le due tipologie di prodotto. Lo sconto riportato sul cartellino è quello che l’esercente è tenuto ad applicare quindi, nel caso in cui alla cassa venga chiesto il pagamento di una cifra differente, sarà opportuno farlo presente al negoziante. Qualora si presentino difficoltà non esitare a rivolgersi alla Polizia Municipale. La normativa vigente obbliga gli esercizi commerciali a garantire ai clienti il pagamento tramite pos, quindi con carta di credito o bancomat. Nel caso in cui l’esercente non consenta tale opzione di pagamento, è possibile segnalare l’episodio alla Guardia di Finanza.In linea di massima è preferibile evitare di acquistare nei punti vendita che non espongano entrambi i prezzi (quello pieno e quello scontato) e la percentuale di sconto nonché diffidare delle offerte eccessivamente vantaggiose (pari o superiori al 60%), dietro a cui potrebbe nascondersi un tentativo di truffa o un prodotto contraffatto.

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Mostra: Raffaello

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

Raffaello Madonna del Granduca- UffiziRoma 5 marzo – 2 giugno 2020 La mostra verrà inaugurata il 3 marzo 2020 alla presenza delle più alte cariche dello Stato e dei rappresentanti ufficiali dei principali paesi prestatori. Dal 5 marzo la mostra aprirà al pubblico e sarà visitabile fino al 2 giugno.
Maxi-mostra dal 5 marzo alle Scuderie del Quirinale a Roma, così culmineranno le celebrazioni per l’artista a livello mondiale: protagoniste ne saranno oltre cento opere di mano dell’Urbinate mai riunite tutte insieme prima d’ora.
Una grande mostra monografica, con oltre duecento capolavori tra dipinti, disegni ed opere di confronto, dedicata a Raffaello Sanzio, superstar del Rinascimento, nel cinquecentenario della sua morte, avvenuta a Roma il 6 aprile 1520 all’età di appena 37 anni.
L’esposizione, intitolata semplicemente RAFFAELLO, costituisce l’apice delle celebrazioni mondiali per i 500 anni dalla scomparsa dell’Urbinate e rappresenta l’evento di punta del programma approvato dal Comitato Nazionale appositamente istituito dal Ministro Dario Franceschini e presieduto da Antonio Paolucci. Realizzata dalle Scuderie del Quirinale (appartenenti alla Presidenza della Repubblica e gestite dal Mibact attraverso la società in-house ALES), in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi, la mostra è curata da Marzia Faietti e Matteo Lafranconi con il contributo di Vincenzo Farinella e Francesco Paolo Di Teodoro.
Un autorevole comitato scientifico presieduto da Sylvia Ferino ha affiancato e approfondito il lavoro del team curatoriale, stimolando un dialogo fruttuoso tra gli specialisti del settore più accreditati al mondo, come Nicholas Penny (già direttore National Gallery di Londra), Barbara Jatta (direttore Musei Vaticani), Dominique Cordellier (Musée du Louvre), Achim Gnann (Albertina, Vienna), Alessandro Nova (Kunsthistorisches Institut, Firenze).In occasione della mostra, è stato raccolto un vastissimo corpus di opere di mano di Raffaello: oltre 100, tra dipinti e disegni, per una raccolta di creazioni dell’urbinate mai viste al mondo in così gran numero tutte insieme.
Anche in termini di capolavori in prestito (oltre che di lavoro scientifico svolto), è stato determinante il contributo delle Gallerie degli Uffizi, con circa 50 opere delle quali oltre 40 dello stesso Raffaello. Ma anche tanti altri musei di importanza internazionale hanno contribuito ad arricchire la rassegna con capolavori dalle loro collezioni: tra questi, in Italia, le Gallerie Nazionali d’Arte Antica, la Pinacoteca Nazionale di Bologna, il Museo e Real Bosco di Capodimonte, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, la Fondazione Brescia Musei, e all’estero, oltre ai Musei Vaticani, il Louvre, la National Gallery di Londra, il Museo del Prado, la National Gallery of Art di Washington, , l’Albertina di Vienna, il British Museum, la Royal Collection, l’Ashmolean Museum di Oxford, il Musée des Beaux-Arts di Lille. Complessivamente saranno più di 200 le opere in mostra. L’esposizione, che trova ispirazione particolarmente nel fondamentale periodo romano di Raffaello e che lo consacrò quale artista di grandezza ineguagliabile e leggendaria, racconta con ricchezza di dettagli tutto il complesso e articolato percorso creativo. Ne faranno parte creazioni amatissime e celebri in tutto il mondo, quali, solo per fare alcuni esempi, la Madonna del Granduca delle Gallerie degli Uffizi, la Santa Cecilia dalla Pinacoteca di Bologna, la Madonna Alba dalla National Gallery di Washington, il Ritratto di Baldassarre Castiglione e l’Autoritratto con amico dal Louvre, la Madonna della Rosa dal Prado, la celebre Velata di nuovo dagli Uffizi. (foto: Raffaello copyright uffizi)

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Somiglianza e diversità

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

Tutti conoscono la barzelletta del cammello e del dromedario. Perché, si domanda, il cammello ha due gobbe e il dromedario una sola? perché, si risponde: per distinguerli! Ma al di là della battuta alla sua base sta un problema scientifico e filosofico molto profondo. Infatti se due individui sono “gemelli” in tutti i sensi dobbiamo dire che sono lo stesso individuo? Scriveva Liebniz nell’enunciare il “principio degli indiscernibili”: “due cose individuali non possono essere perfettamente identiche e devono differire tra loro per qualcosa di più del loro semplice esser due.” A questo punto chiunque si rifiuterebbe di ammettere che due gemelli sono lo stesso individuo. La difficoltà sembra superarsi abbastanza facilmente notando, come fece Kant, che i due gemelli hanno necessariamente una collocazione diversa nello spazio.Possono dunque avere tutte le caratteristiche eguali, ma non la posizione. Questo basta per distinguerli. Nonostante ciò la questione non fu risolta. Fa osservare G. Toraldo di Francia: “Le cose macroscopiche a misura d’uomo o più grandi non sono mai perfettamente identiche. Ma quando all’inizio di questo secolo, abbiamo cominciato ad entrare nel mondo delle particelle subatomiche, la situazione è cambiata radicalmente. Per quanto ne sappiamo gli elettroni hanno tutti identiche caratteristiche e lo stesso dicasi dei protoni, dei neutroni e così via. Possiamo dar loro un nome che li distingua ma la loro intrinsecità non muta. Tuttavia se da quello che si può sapere e calcolare ci viene detto che ad un dato punto e a un dato istante vi è la probabilità di trovare un elettrone di quel tipo e non un altro ciò non significa che siamo in grado di distinguere se è quello che gli abbiamo dato un certo nome o uno diverso.Le zone in cui è distribuita la probabilità di ciascun elettrone sono sovrapposte ed è proprio questo che rende le due particelle indistinguibili.” Tutto ciò diventa particolarmente evidente quando si parla di “meccanica statistica”. Il corpo di un uomo, ad esempio, è composto da un numero enorme di particelle. Il loro minuto comportamento ci sfugge. E’ inevitabile, a questo punto, ricorrere alla statistica e al calcolo di valori medi.Per fare questo è indispensabile calcolare quanti diversi casi microscopici corrispondono ad uno stesso stato macroscopico. Lo stato macroscopico che si realizza all’equilibrio è quello più probabile cioè quello al quale corrispondono un numero maggiore di casi microscopici diversi. In pratica significa che scambiare l’elemento A con il B vuol dire ottenere come risultato un altro caso. (Riccardo Alfonso)

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Italia ingessata

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

Dal 1992 l’Italia e il cambiamento del sistema paese per non perdere ill passo con i tempi nuovi. Il segnale non fu colto tanto che si passò alla stagione di “mani pulite”. Eppure, si erano alzate voci autorevoli sul decadimento della classe politica da parte di Berlinguer, Moro e Fanfani. Non fu colta l’occasione nel mondo della produzione industriale, economica e finanziaria del Paese. Non ne trasse spunto la cultura in senso generale e nello specifico non vi pervennero gli intellettuali. Così si consolidò un’alleanza innaturale fondata sull’immobilismo secondo l’idea che chi sceglie la via nuova per la vecchia sa quel che lascia ma non quello che trova. Questo retaggio pesa ancora oggi grandemente e gli effetti, con il trascorrere del tempo, possono diventare intollerabili per l’opinione pubblica dopo che i vari governi, che da allora si sono avvicendati, alla guida del paese, hanno ragionevolmente predicato il cambiamento ma con la riserva mentale di lasciare le cose inalterate. Ma cosa significa, in pratica, voltare pagina? La risposta parrebbe ovvia ma non lo è. Ci siamo mai chiesti perché l’alta velocità si è fermata a Salerno? Perché il sistema industriale ha privilegiato per il meridione le “cattedrali nel deserto” invece di fare scelte più congeniali sul territorio? Perché la giustizia non funziona tanto che per arrivare ad una sentenza definitiva possono trascorrere anche due lustri? Perché l’istruzione scolastica è ferma da anni mentre sarebbe stato necessario rinnovare la didattica e preparare una nuova classe di docenti? Per non parlare della sanità e via di questo passo. Il tutto per arrivare all’amara conclusione che ci troviamo in un paese che invecchia ancor prima del dato anagrafico con una mentalità che si sta fossilizzando per un passato che non c’è più, in un presente confuso e per un futuro incerto. Eppure, dovremmo renderci conto che cambiare non è più un optional ma un inderogabile imperativo. (Riccardo Alfonso)

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Le diottrie che mancano per vedere il futuro

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

A volte mi domando il perché non riusciamo a vedere ciò che è ovvio? Prendiamo ad esempio i sistemi previdenziali e assistenziali italiani. Riconosciamo la necessità di trovare un lavoro da giovani e di andare in pensione intorno ai 65-67 anni. È un andazzo consolidato nel tempo ma che oggi presenta molte criticità. Eppure, continuiamo imperterriti a battibeccare per concederci qualche anno in più per la quiescenza. Non è questa la via da imboccare e lo sappiamo. Se intendiamo focalizzare la nostra attenzione solo su questo argomento dovremmo partire dall’insegnamento scolastico e pensare che esso vada orientato su finalità diverse. Il primo passo è quello di comprendere quali possono essere gli strumenti didattici per mettere i giovanissimi nelle condizioni di conoscere, di saper vivere in comunità e di considerare il lavoro non tanto e non solo come una condizione per vivere ma come un’opportunità per mettere a frutto la propria creatività e consentire loro nel corso della vita di poter correggere il tiro, come cambiare lavoro, concedersi una pausa, avere il tempo per un aggiornamento professionale o per scelte diverse. Oggi la gioventù non è solo insofferente ma anche umiliata dallo scarso realismo nelle scelte di vita che continuano ad essere imposte come capita a chi vive in famiglie poco abbienti e si limita a considerare il lavoro, uno qualsiasi, solo come un mezzo per sopravvivere. In tutto questo c’è disaffezione e si rischia di diventare asociali, cinici, agnostici. Perché non ci soffermiamo a riflettere su questo nostro presente, le ansie che procura, le afflizioni che genera e a capire che la frenesia del guadagno non ripaga di certo la nostra ansia di sentirci figli di una società che muta sembianze anche se vi remiamo contro. (Riccardo Alfonso)

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Non è più tempo di discussioni

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

Ci risiamo. Dopo aver digerito non sempre bene i risultati elettorali ora il passatempo dei nostri “esperti” dalla politica alla filosofia, dalla sociologia al pettegolezzo sembrano concentrati sui passi che i nuovi leader compiranno e come intendono risolvere gli aspetti più urgenti del nostro vivere quotidiano. Da più disparate parti i talk-show, infatti, impazzano con discussioni di ogni genere ora sul conflitto d’interessi ora sulla riforma della giustizia, ora sulla legge elettorale ora sulla riforma del lavoro e via di questo passo. Non bastano per questi amatori delle tavole rotonde i tanti bla bla che per decenni abbiamo dovuto sorbire sulle riforme preannunciate, quasi realizzate salvo un nulla di fatto all’ultima ora. E’ tempo di concretizzare e non di parlare al vento. Il sistema Italia ha in nuce tutte le potenzialità possibili e immaginabili per darsi una nuova figura di sé. Ciò che manca è la volontà politica. Ciò che manca è l’impegno parlamentare a realizzare e non ad anticipare il bene e a razzolare male tra le pieghe delle commissioni, dei rinvii, degli approfondimenti ecc. Basterebbe stabilire per regolamento parlamentare che tutte le proposte di legge dei suoi membri venissero esaminate dalle apposite commissioni entro sessanta giorni e votate o rinviate in aula per l’esame generale e il relativo voto. Diamoci una mossa se vogliamo realisticamente imprimere una svolta al paese e non lasciamo che la nuova speranza per un cambiamento radicale sul modo come interagire tra i cittadini e le istituzioni non si trasformi come in passato in un mero esercizio tautologico (Riccardo Alfonso)

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Parlamentari volta gabbana: Dura lex sed lex

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

Se non vogliamo andare molto lontani nel tempo e ci limitiamo alla storia italiana di questi ultimi anni dobbiamo riconoscere che avrebbe avuto un diverso corso se chi è stato eletto in una lista fosse rimasto coerente con il suo mandato elettorale. Tralasciamo, per carità di patria, i volta gabbana a pagamento. Mi riferisco a chi ha affermato di averlo fatto per libera scelta, per un caso di coscienza, ecc. Sono persone che meriterebbero apprezzamento se fossero stati conseguenti dimettendosi dalla carica assunta per volontà popolare. Costoro hanno, invece, disatteso il mandato ricevuto perché chi li ha votati lo ha fatto aderendo a un progetto politico di cui ne facevano parte e si ponevano come fedeli interpreti. La stessa costituzione che rispetta chi può cambiare opinione dovrebbe aggiungere che lo stesso parlamentare dovrebbe ripresentarsi al suo elettorato e farsi giudicare dallo stesso per le sue mutate idee su quello che è stato il suo partito o movimento che sia. Questa è coerenza e mi pare che anche in altri ambiti della vita da quella civile a quella economica se un manager esce dalla linea guida aziendale è rimosso, se non licenziato. A tutto questo dovremmo aggiungervi il noto vizietto tipicamente italiano e che un politico di lunga militanza aveva così riassunto: se due italiani scendessero in politica avremmo di certo due nuovi partiti e tre correnti. E allora che si facciano pure i due partiti e relative correnti, ma vadano a farli altrove. (Riccardo Alfonso)

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Scrivere è una vocazione?

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

Ricordo che il mio primo salto di qualità fu l’acquisto, con molti sacrifici, di una macchina da scrivere. Era una Olivetti portatile e, nonostante le sue caratteristiche, era pesante ed ingombrante. Insieme ci recammo da un capo all’altro del mondo: dall’Australia a Singapore, dall’Africa a Londra e sotto quei cieli, ora afosi ed ora freddi e nebbiosi, il ticchettio dei tasti divenne il mio più fedele ed insostituibile accompagnatore. E come accade ad un principiante che incomincia a strimpellare le prime note, i miei solfeggi segnavano i progressi che facevo nella tecnica narrativa e mi davano la misura del difficile cammino che avevo intrapreso posto davanti ad innumerevoli ostacoli che riguardavano la ricerca di uno stile e di una esposizione della trama al tempo semplice ed avvincente. Incominciai a sfornare una quantità enorme di argomenti e tra i più disparati. Mi cimentavo con fatti di costume e di politica, di cultura e di critica, di sport e di finanza internazionale, ma i destinatari ai quali indirizzavo tutto questo imponente materiale, e che erano di preferenza i quotidiani ed i periodici sia nazionali che italiani all’estero, sembravano indifferenti e poco interessati ad una eventuale pubblicazione. Alla fine la mia caparbietà veniva premiata anche se si trattava per lo più di qualche “trafiletto” ora firmato ed ora siglato o anonimo. Il tutto veniva compendiato solitamente con 20/25 righe tipografiche e per colonne striminzite. Per contro la mia produzione, su quel tema specifico, era 1000 se non 10mila volte superiore. Avrei dovuto trarne un bilancio scoraggiante ed invece mi sentivo stimolato a proseguire. Chiunque, al mio posto, avrebbe tirato i remi in barca e si sarebbe lasciato trascinare dalla corrente alla deriva. Sarebbe stata la cosa più ovvia da fare. In effetti di tanto in tanto venivo colto dallo scoramento, e in quell’istante avrei volentieri mollato ogni cosa, ma tutte le volte riuscivo a superare, tale momento critico, con una brillante ripresa. Era sufficiente immergermi in qualche buona lettura. Si trattava a volte di un libro o di articoli di giornale. Pure le conversazioni, con un amico o un semplice conoscente, diventavano uno stimolo per rinverdire la mia passione di sempre e ciò a prescindere dagli argomenti trattati. In questo modo riprendevo con inusitata vigoria i rapporti, così bruscamente interrotti per qualche… ora, con la tastiera della mia macchina.Quel “mostro meccanico” rappresentava tutto per me. Potevo persino fare a meno di mangiare e di dormire e sovente saltavo un appuntamento con gli amici per non perdere il filo dei miei pensieri e di tradurli in lettere stampate, per dare ad essi un senso di concretezza. Oggi che uso il p.c., in luogo della vecchia portatile, l’antica passione non si è affievolita. Essa è rimasta ben radicata dentro di me fin dagli anni della fanciullezza e sembra non sia giunta ancora l’ora del tramonto. (Riccardo Alfonso)

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La popolazione mondiale e i mutamenti del pensiero logico

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

Ciò che appariva logico in passato, in fatto di popolazione e di credo religioso, oggi non lo è più. Pensiamo alla proliferazione delle nascite. Le conseguenze gravi che derivano ci fanno, probabilmente, comprendere meglio del perché, ad esempio, nel 13° o 14° secolo si dovevano fare le “guerre sante” per uccidere i barbari ed i miscredenti anche se tali infedeli in realtà esprimevano la loro religiosità in nome di una fede altrettanto rispettabile rispetto a quella dei loro detrattori. E il XX secolo non è da meno se constatiamo i danni provocati dagli “integralismi” religiosi che si traducono facilmente in odi razziali e accesi e irragionevoli fanatismi. E se la terra si metteva a ruotare su se stessa diventava un altro delitto contro la lesa maestà di un creato modellato secondo tradizioni empiriche pianificate per diventare immutabili in ogni epoca e in ogni cultura.Oggi ci troviamo a che fare con l’ingegneria genetica, il culto di una natività pianificata e perfetta dove non è permesso l’accesso all’handicappato o al ritardato mentale. Dovremmo anche in questo caso prendere per buoni gli aspetti esaltanti di queste scelte tecnologiche nell’impianto dei soggetti umani e non intravederne solo e comunque i pericoli e le insidie. Essi, ovviamente, non mancano, ma non è certo in una acritica ripulsa che si fa cultura e si scelgono le strade del nostro divenire.A questo riguardo ci sembra opportuno richiamare l’attenzione del lettore sulle iniziative condotte dalla Fondazione Lanza di Padova indirizzate alla ricerca di un confronto interdisciplinare sui principi conduttori che regolano i rapporti interumani dagli antichi paradigmi filosofici, e la loro costellazione classica, a quelli odierni con l’avvento della tecnologia e le sue applicazioni ai confini della vita e della morte. Si tratta anzitutto di processi dinamici, se stiamo alle parole del prof. Corrado Viafora coordinatore del progetto Etico della Fondazione, dove i confini consueti della nascita e della morte subiscono una diluizione, se non una indeterminazione. Sembra proprio che quanto più la medicalizzazione si impossessa dei limiti dell’esistenza, tanto più quei limiti tendono a divenire incerti. Non ultimo è il paradosso di un “progresso scientifico – osserva Giancarlo Zizola – che rischia nella secolarizzazione estrema del nascere e del morire, di smarrire il significato ontologico, ma anche l’anagrafe obiettiva.” Dobbiamo arguire che la qualità della persona può essere riconosciuta solo per l’autocoscienza di cui è dotata, per la razionalità e per un minimo senso di moralità, insomma per l’autonomia. E poiché non tutti gli esseri umani sono autocoscienti, razionali e capaci di concepire la possibilità di biasimare e di lodare, la conclusione è che i feti, i neonati, i ritardati mentali gravi e coloro che sono in coma senza speranza costituiscono esempi di non persone umane. Il rischio che ne deriva l’ha tracciato il teologo Francesco Compagnoni osservando che in questa misura noi costruiamo un modello di società “dominata solo dai più forti, scaltri, intelligenti, astuti, magari coalizzati in una specie di mafia eugenetica. E’ gente che accetta un neonato e scarica il nonno in una casa di cura per lungo degenti dichiarandolo non più persona”. Ma è anche un presente e un futuro che si abbevera nel passato sia pure riscrivendolo secondo i canoni delle nostre convenienze. Non ci hanno insegnato, ad esempio, gli spartani che i figli generati male andassero gettati in un dirupo dal sommo di una montagna? Ed ancora che il ramo cadetto, di una numerosa famiglia nobile, venisse sterilizzato attraverso una obbligata vocazione religiosa? Due facce, una crudele e l’altra ipocrita, per assicurare un avvenire a danno degli altri. E la logica dei trapianti, se esasperata, ci porta ad analoghe, sconsiderate prestazioni, dove si mutilano e si uccidono “ragazzi di strada” ritenuti dalla società ingombranti e fonte di turbativa dell’ordine pubblico, per assicurare qualche anno di vita in più al benestante. Anche in questo caso ci troviamo davanti a delle scelte fondamentali proprio perché la tecnologia ha permesso miracoli di questo genere. Si possono, infatti, sostituire integralmente le funzioni cardiorespiratorie, quelle omeostatiche del tronco encefalico e molte altre ancora assicurando il funzionamento dell’organismo come un tutto, anche dopo la distruzione dell’encefalo. Nonostante ciò la morte della persona non verrà mai impedita, essa resta solo una questione di….. tempo! La bioetica vorrebbe a questo punto stemperare le azioni dell’uomo davanti a situazioni contingenti anticipandole il più possibile per cercare di prevederle e scongiurarle. Il progresso, dunque, tende a queste finalità. Nello stesso tempo siamo indotti a porci problemi in modo diverso rispetto alla tradizione.
Osservava a questo riguardo il prof. Sebastiano Maffettone, bioetico di chiara fama internazionale, che “Come risultato delle nuove ricerche sugli embrioni potremo raggiungere traguardi impensati: coppie non fertili potranno avere figli e qualcuno di noi sarà curato con l’uso di tessuti prenatali.” Ma operare sugli embrioni implica però decidere di sacrificarne alcuni. E’ moralmente lecito farlo e fin dove? Parlare in questa circostanza di bioetica significa fissare i limiti entro i quali essa deve muoversi. Si deve, ad esempio, dare risalto ai casi di “frontiera” nella fissazione dei codici genetici e del loro uso strumentale oppure limitarsi ad affrontare i problemi più generali come la prevenzione e le condizioni del malato negli ospedali? Sono interrogativi che implicano, senza meno, una risposta etica che esce dai ristretti ambiti delle rispettive coscienze professionali degli addetti ai lavori e diventa costume di vita e di civiltà per l’intera umanità. Ma non sono le sole frontiere che possono essere attraversate o meno dall’uomo. Pensiamo più in generale all’evoluzione scientifica dettata dall’accresciuto potenziale tecnologico che di continuo perfezioniamo ed affiniamo. (Riccardo Alfonso)

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Logiche consumistiche e uso dei materiali

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

Ma se al contrario ci rituffiamo nella nostra realtà quotidiana ci rendiamo conto che la validità delle cose che ci circondano, e che a volte potenziamo con spese elevate, un giorno diventeranno inutili. Intanto hanno il primato non certo edificante di farci solo perdere tempo prezioso e caricandoci, per giunta, di alti consumi di energia. E’ tutto sommato il prezzo che noi paghiamo alla mancanza di una programmazione seria, ad una visione chiara sul futuro che ci attende e ad una concezione dei nostri rapporti sociali fondata su vecchie e stantie regole.
Oggi, ad esempio, molti prodotti come le auto, il frigo ecc. sono stati concepiti per non durare più di tanto. Il loro rinnovo comporta alti consumi di energia per la fabbricazione e pesanti oneri a carico dell’ambiente con la dispersione dei rottami inquinanti o per il loro riciclaggio. La svolta, anche in questo campo, è quella di avere manufatti di qualità con una vita media di gran lunga più lunga e costituiti da materiali puliti e riciclabili solo per i componenti nel senso che si può cambiare un pezzo ed il motore continuare a funzionare ancora per molto. Anche per i prodotti alimentari la linea di tendenza dovrebbe essere un’altra. Vanno in questo senso sollecitati incentivi per un ritorno all’agricoltura organica senza rischi chimici dato che è oramai scontato che i pesticidi ed i fertilizzanti non fanno altro che avvelenare la terra e con essa le falde idriche.
Anche questa volta dovremmo fermarci all’ora “X” e configurare una società che di colpo si priva delle sue fabbriche di armamenti, smantella l’industria chimica e riduce del 35% l’intera produzione industriale puntando a beni durevoli e di elevata qualità. La disoccupazione andrebbe alle stelle a meno che non si riduca a due o al massimo tre ore giornaliere l’attività lavorativa. Ma quest’ultimo aspetto potrebbe essere scongiurato, o per meglio dire limitato, e digerito senza traumi se riuscissimo a trovare dei lavori alternativi e nello stesso tempo a ridurre drasticamente la popolazione sulla terra. Il primo punto potrebbe essere facile da adottare se pensiamo alle estese opere di riconversione industriale e di bonifica delle aree inquinate da porre mano in tutti i settori delle attività umane e negli ambienti in cui si vive, ma il secondo è terribilmente complicato.
Non si tratta solo di ragioni etico-religiose. Lo dimostra la frenesia di quanti si sottopongono a pratiche, a volte rischiose per la propria incolumità fisica, per avere un figlio. Una maternità ed una paternità sovente sentita più come uno sfogo ai propri egoismi che dettata da altre motivazioni. Dovremmo convincerci che non si ama prolificando, ma rinunciando a mettere al mondo creature senza un avvenire o capaci solo di condurre una vita grama fatta di stenti e di rinunce. E l’emarginazione sociale è la prima droga assunta dai giovani che vivono questa esperienza e a poco servirà l’amore se lo trasformiamo in un surrogato e per giunta molto scadente rispetto all’originale. (Riccardo Alfonso)

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Centri storici nel cuore delle megalopoli e nuove tecniche di costruzione

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

I problemi che riguardano in particolare i centri storici, non riguardano solo la loro manutenzione ordinaria e straordinaria. Ci troviamo, da una parte, a dover gestire abitazioni bisognose di opportuni rifacimenti interni ed esterni oltremodo costosi per garantire la migliore esposizione al sole dei locali, l’impiego dei materiali isolanti, i doppi vetri oltre alle varie innovazioni tecniche che vanno a toccare le strutture stesse dei fabbricati anche senza dover arrivare alla loro trasformazione con tetti dalla linea ad ala d’aereo per creare un microclima favorevole e l’autoventilazione estiva.
Si tratta, in quest’ultimo caso, di un genere di costruzione già realizzata con i 5 villaggi bio-climatici in Val d’Oise (Parigi) e progettati dal londinese Richard Rogers ed altri similari ideati dall’italiano Renzo Piano. Ciò che intendo dire è che abbiamo inserito in maniera a dir poco sbrigativa edifici con tecniche di costruzione diversissima, a partire dai complessi dei centri storici, con il risultato che si sono trasformati in altrettante trappole per chi si è trovato a doverli utilizzare in epoche successive a cavallo tra il rispetto per i beni archeologici e la necessità di renderli funzionali alle esigenze dei giorni nostri.
I tetti delle nuove case di Amsterdam e Berlino, ad esempio, sono rivestiti con una particolare tegola fotovoltaica che trasforma la luce in elettricità. L’alto costo di questa tegola viene sostenuto dal Land e dalla compagnia elettrica in cambio del diritto di usare l’energia eccedente a costo zero. Eppure in tutti questi processi di trasformazione e di adattamento alle nuove esigenze dell’uomo contemporaneo non si è tenuto nemmeno conto, se non in minima parte, dello sviluppo delle autostrade telematiche. In altri termini noi possiamo comunicare con il mondo esterno in due modi: o prendendo la macchina o i mezzi pubblici per andare al lavoro e per fare delle commissioni o collegandoci con la rete telematica. Quest’ultima può contemperare molte cose messe insieme: il lavoro, lo svago, lo shopping, la comunicazione e lo sviluppo dei rapporti sociali. E’ un sistema, tutto sommato, che ha il vantaggio di ridurre il bisogno di mobilità all’interno della cerchia urbana per non parlare di quella esterna. Nello spirito di questa logica informatica Il cittadino potrà avere a domicilio servizi inediti: ottenere certificati e documenti, fare operazioni bancarie, prenotare biglietti per viaggi e spettacoli e lavorare su commissione.
Se ad una determinata ora “X” in una metropoli introducessimo tutte insieme queste novità ci troveremo con un “centro storico” meta solo di turisti per visitare gli edifici, i musei e le sue bellezze architettoniche e per la restante parte della città ci imbatteremmo in una circolazione limitata e per lo più non inquinante e con il 30% della popolazione che preferisce non muoversi da casa poiché nella propria residenza può fare di tutto.
Inoltre in queste magione – ufficio si può proprio dire che l’efficienza e la funzionalità è di …casa. Sono edifici che possono richiedere un 60% in meno di energia totale rispetto a quelli tradizionali e capaci di riciclare anche fino all’80% i rifiuti che produce. Inoltre si possono avere dei climatizzatori d’aria senza l’adozione dei cfc e per l’isolamento del tetto alla pavimentazione delle cantine si può far uso di materiali da costruzione riciclati o quantomeno prodotti con tecnologie rispettose dell’ambiente.
A loro volta gli interni sono dotati di un sistema di fotorivelatori e sensori di movimento in grado non solo di aggiustare la luminosità a seconda delle necessità ma addirittura di spegnere automaticamente le luci in una stanza quando non è più occupata. I risparmi di illuminazione e per gli usi domestici si riflettono doppiamente sui costi di gestione. Infatti ogni watt in meno, bruciato da una lampadina, significa anche una riduzione del lavoro dei sistemi di raffreddamento. Le finestre, a loro volta, con i doppi vetri ed imbottite di uno strato polimerico in grado di bloccare i raggi infrarossi, possono in estate riflettere gran parte del calore proveniente dall’esterno ed in inverno conservare il proprio calore con altri consistenti risparmi energetici.
I mobili sono anch’essi concepiti con l’intento di non causare la deforestazione ai tropici, le piastrelle sono prodotte con il vetro di lampadine rotte e il rivestimento interno dei pavimenti in luogo dell’usuale compensato imbevuto di formaldeide è costituito da omasote, un materiale ottenuto dal riciclaggio dei giornali vecchi. I giapponesi a loro volta, proprio perché stimolati dalla loro endemica scarsità di territorio, possono fornirci soluzioni a base di città galleggianti e di abitati sotterranei. Saranno città “intelligenti” completamente informatizzate con reti Isdn (Integrated Service Digital Network) che controlleranno la climatizzazione ed il sistema di trasporto.
Le autovetture elettriche pubbliche saranno più accessibili, di quanto non lo siano ora, e saranno dotate di carta magnetica e con pagamento diretto sul conto dell’utilizzatore. Inoltre il controllo computerizzato assicurerà tempi certi di spostamento. In questa misura per muoversi da un capo all’altro della città il tempo massimo previsto potrà essere non superiore ai 15 minuti per settori distanti 25/30 Km. Ma a questo punto ci troveremmo con un altro genere di esigenze come quelle di avere più spazi verdi, più svaghi serali per smaltire le lunghe ore trascorse in casa ma senza dover necessariamente, per tale genere di aspettative, far ricorso all’auto per coprire talune distanze. Dovremmo, in pratica, avere tutti questi “centri servizi” nell’ambito dei propri insediamenti abitativi per cui muoversi a piedi diventerebbe agevole anche per i più anziani. Questo potrebbe essere un modello di città futura senza dover attendere molto tempo per vederla realizzarsi. Una sua presentazione, in dettaglio per chi ne vuole sapere di più, la troveremo illustrata in un altro mio lavoro titolato “Vulnus”. (Riccardo Alfonso)

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Le megalopoli hanno un loro fascino o sono solo una necessità?

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

Se mettiamo da parte l’eventualità che le grandi città debbano crescere ulteriormente per l’aumento globale della popolazione, dato che lo prefiguriamo come il peggiore dei mali, ci rimane la necessità di dover risolvere alcuni aspetti contingenti di grande rilevanza. Non dimentichiamo che un quinto dell’umanità brucia l’87% dell’energia oggi disponibile e che in Europa l’80% della popolazione è concentrata nelle aree urbane. Solo questi due dati ci danno la dimensione, resa all’attualità, del complesso fenomeno delle città e degli abitanti della terra. La circostanza ci fa altresì capire il perché diventa sempre più difficile schiudere agli altri il ristretto club delle società avanzate. Per altro già ora, nel suo ambito, vengono esercitate nella popolazione residente selezioni di ordine culturale, politico e sociale di per se gravemente discriminanti e che hanno già provocato, e continueranno a farlo ancor più in futuro, grossi conflitti esistenziali e di ordine pubblico. Questo si spiega con il fatto che non tutta la popolazione che risiede in una città, o quella pendolare proveniente dalle aree attigue, è in grado di alimentarsi con il lavoro disponibile all’interno della cinta urbana. E’ uno stato di cose che fa coesistere pericolosamente grosse sacche di disoccupazione o di sotto occupazione, che provocano instabilità e turbative di ogni genere, e si contrappongono ad un benessere che il consumismo rende più evidente e stridente.Ad essi si somma un “valore aggiunto”, che si vuole far pagare di più alle classi meno abbienti, data la loro minore redditività, e derivante dai supposti vantaggi che essi traggono dalla vita in comune. Questo criterio finisce con il provocare un più elevato costo per l’uso dei mezzi pubblici, per l’acquisto dei prodotti alimentari, per l’approvvigionamento dell’energia domestica e la disponibilità delle abitazioni. La metropoli, quindi, rappresenta, da una parte, una soluzione in tempi brevi e medi irrinunciabile per l’uomo, nonostante le difficoltà d’ambientazione esistenti, ma che entro un arco di tempo, diciamo tra 10/20 anni, non permetterà miglioramenti sostanziali e meno che mai definitivi. Tale prospettiva, nell’immediato, ci fa correre il rischio di vedere “esplodere” i fenomeni di intolleranza prima ancora che si fissino le regole per una nuova stabilità pianificata. La ragione è che ci troviamo, in specie in Europa, in città cresciute troppo in fretta intorno ad un nucleo molto antico con un sistema viario ed un complesso di abitazioni concepite con criteri inadeguati alle esigenze attuali in termini di circolazione, abitativi e per impiegarli in luoghi di lavoro permanenti e con la pretesa di volerli, da subito, funzionali. Sarebbe più opportuno isolare del tutto questi centri storici e spostare la “city”, e con essa le attività commerciali ed imprenditoriali che vi ruotano intorno, in aree esterne e ben al di là degli attuali complessi abitativi che nel frattempo si sono aggiunti a macchia d’olio intorno e talvolta dentro al “vecchio borgo”. E’ un isolamento che risolverà alcuni aspetti logistici e consentirà alla gente di visitare tali luoghi, che si sono fermati nel tempo, come meritano: a piedi o al massimo in bicicletta o in carrozza. Una soluzione che può darci due risposte pratiche legate la prima al trasporto e la seconda all’uso più razionale delle abitazioni e degli uffici nonché agli insediamenti commerciali e dei servizi pubblici e privati. Va poi aggiunta un’altra considerazione se passiamo ad esaminare il tipo di trasporto pubblico da adottare. (Riccardo Alfonso)

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Il “fenomeno” politico che si chiama Salvini

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

Può stupire, a certi ambienti politici, la sorprendente ascesa del leader della lega Matteo Salvini sia per il suo exploit elettorale del quattro marzo scorso sia dai successivi sondaggi che in pratica hanno raddoppiato il suo già vistoso consenso popolare dal Nord al Sud del paese. E’ che gli italiani come un orso che esce dal letargo hanno vissuto una lunga stagione di politiche soporifere che lo hanno cullato a lungo con le litanie delle promesse annunciate e regolarmente disattese ora con voce mielosa ora con le spacconate alla Renzi. E il risveglio dell’orso italiano, tanto per restare nella metafora, è stato particolarmente shoccante per chi intendeva continuare ad illudersi che il tempo si fosse fermato. E di solito, per chi si sveglia dopo una dormita alla grande, la voglia di rifarsi con una lauta libagione è più che naturale e Salvini ha avuto la fortunata occasione di essere lì pronto per offrire la pietanza giusta e abbondante per la circostanza. Ora, semmai, taluni si chiedono se dopo aver appagato tanta fame arretrata l’orso potesse guardare con altrettanta simpatia e gratitudine il generoso donatore o sentire che il pasto, trascorsa la fase contingente, gli avesse lasciato un peso di troppo nello stomaco e se la prendesse, ingenerosamente, con il suo donatore. Non avendo la classica sfera di cristallo il dubbio resta ed è la speranza che i vari detrattori di Salvini attendono al varco come farebbero le iene per raccogliere i resti lasciati dal vendicativo orso. E il banco, in una sorta di controprova, è vicino con le elezioni regionali in Emilia e Calabria. Ciò che posso dire da subito è che Salvini, senza togliergli i meriti che ha e gli riconosco, se riesce ad essere l’uomo giusto al momento giusto come uomo di rottura, non potrebbe reggere a lungo se si entra nella normalità. E’ ciò che probabilmente confidano i pentastellati per riconquistare il loro primato con gli elettori e possibilmente rimpinguarlo. E non sono i soli. Penso al Pd se riuscirà a togliersi la vistosa palla di piombo attaccata ai piedi che si chiama Renzi oltre la confusa e informe compagine politica che si richiama all’ex ministro Calenda e alle varie anime della sinistra e della destra storica. Che ci resta da dire? Ai posteri l’ardua sentenza. (Riccardo Alfonso)

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Da uno dei miei primi libri “L’ultima Frontiera”

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

Durante la mia permanenza in Australia mi trovai a toccare quasi per mano, si fa per dire, un evento tra i più tragici della nostra umanità: un’esplosione atomica sotterranea. Questa volta si verificò per ragioni sperimentali in un poligono situato nel deserto australiano ad un paio di centinaia di chilometri da dove mi ero fatto “sorprendere”. Non si trattò, quindi, di un atto aggressivo come era già avvenuto anni addietro in due città giapponesi. Ma fu lo stesso una circostanza traumatica e gravida di implicazioni sull’ambiente e sugli uomini che abitavano nei pressi.
Tale deflagrazione, esaltata dalla “vicinanza”, divenne ben presto, per me, il tema dominante nel quale riversai, per anni, tutta la mia attenzione. Esso mi coinvolgeva, con milioni di altri simili, e poneva interrogativi a non finire. Incominciai ad indagare in proposito e mi accorsi che molta gente era a digiuno delle nozioni scientifiche che diedero vita ad un simile esperimento e mostravano la loro ignoranza pure sugli effetti perversi che provocavano, sia sull’ambiente circostante che a grandi distanze, e per i danni che arrecavano alla salute dei viventi e di riflesso sulle generazioni future. Così un po’ alla volta maturò in me l’idea di scrivere un libro sull’argomento. Da allora trascorsero degli anni prima che l’idea potesse concretizzarsi. Avevo bisogno di approfondire alcuni aspetti del problema, di fare delle ricerche, di consultare testi spesso non tradotti in italiano e di rappresentare il tutto in un ben definito disegno organico dove la fisica si sarebbe inevitabilmente mescolata alla sociologia, alla religione e a tutti gli altri nostri pensieri maturati, macinati ed esternati e tramandati per farci crescere ma anche con il rischio di ricondurci a forme di nanismo culturale e civile. Nel frattempo dovevo procurarmi di che vivere e la ricerca di un lavoro diventava la risposta più ovvia per soddisfare queste esigenze primarie anche se mal si conciliava con tutto il resto in specie se si trattò, come lo fu, di un impiego non congeniale alle mie inclinazioni. Ma a dispetto del contingente continuai a scrivere e a meditare su queste cose. Mi resi conto, tra l’altro, che non vi era alcuna differenza tra gli atomi, la politica e il comportamento sociale degli uomini. Tutti insieme facevano derivare la loro origine dalle “grandi molecole” che pascolano negli infiniti spazi intergalattici. Infatti all’interno della nube “Sagittarius B2”, nella nostra stessa galassia e ad un anno luce da noi, è stata individuata non solo la glicina, (acido aminoacetico) il più semplice degli aminoacidi che costituiscono molte proteine, ma anche svariate altre molecole che rappresentano i primi gradini verso la materia vivente. Dobbiamo, quindi, dedurre per prima cosa che la chimica della terra “prebiotica” (quella che è precedente alla comparsa di ogni organismo vivente) è analoga a quella di tutta la galassia o di molte altre più distanti o attigue alla nostra. Sono conseguenze che coinvolgono il mondo scientifico in pari misura con quello del pensiero. Esse danno un senso alla vita, in una sorta di “intelligenza centrale e derivata” che garantisce la sopravvivenza del tutto. Con siffatti aggregati molecolari e chimici la natura umana fa derivare i pensieri. Sono il loro frutto e talvolta diventano capaci di provocare una tempesta che in apparenza sembra coinvolgerci per annientarci ma che in effetti è solo capace di toccare il livello del mare o qualche metro più in giù ma nello stesso tempo non è in grado di scendere in profondità. Sul fondo degli oceani a centinaia o migliaia di metri dalla superficie le acque restano calme ed insensibili al turbinio degli elementi che si agitano al di fuori di esse. Ed è il primo aspetto che distingue l’uomo, con il suo egocentrismo, dalle leggi della natura e lo proietta in uno spazio temporale limitato concettualmente e fisicamente. Sono fenomeni naturali e a volte conseguenti alle azioni dell’uomo ma che lo definiscono. Vi sono esseri umani che si sentono inviati dalla provvidenza, ritengono che tutto ciò che fanno è segnato dal destino e che il loro, in particolare, è baciato dalla fortuna e dall’infallibilità. Ma per essi, come per tutti i restanti loro simili, sopraggiunge il comune destino che ci affratella e va al di là delle fortune e delle sfortune, delle gioie e dei dolori e ci scompone in tante infinite parti fino a dissolverci nel nulla. Siamo il frutto della terra e alla terra ritorniamo come polvere. Resta ciò che si matura e si evolve nell’abbandono del proprio io vorace per avvicinarci all’essere universale. Così un’esplosione atomica e la meraviglia, il timore e le paure ataviche si sono intrecciate e mi hanno spinto ad altri più sorprendenti e inquietanti approfondimenti. (Riccardo Alfonso)

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Essere giovani nel tempo

Posted by fidest press agency su mercoledì, 1 gennaio 2020

Da “ragazzetto sedicenne” marinavo la scuola per andare ad ascoltare presso la locale Corte d’Appello l’arringa del principe del foro che giungeva appositamente dalla “lontana Napoli”, mentre i miei occasionali compagni d’avventura si limitavano a brevi commenti, io, al contrario, sentivo l’impulso di dover “arricchire” tale esperienza lasciando un messaggio scritto in proposito e corredandolo con le mie note di commento. Ero diventato, e lo sono tuttora, un grafomane. Qualsiasi argomento mi affascina e in ciascuno di essi debbo dire la mia. Diventavo persino un baciapile per ascoltare le prediche che nella settimana santa famosi uomini di Chiesa degnavano, i miseri peccatori, della loro saggezza con frasi infarcite di citazioni latine. Nonostante ciò essi avevano il merito, non certo di convincermi, ma di far esplodere tutto il mio anti-clericalismo. Mi facevo un motivo d’onore nel ribattere punto su punto quelle pur “dotte” prediche ed apparentemente inoppugnabili. Un altro “diletto” era quello di partecipare ai comizi, in specie se l’atmosfera si riscaldava ed arrivavano da “fuori” i pezzi da novanta della politica nazionale, e la piazza fremeva per gli applausi e gli entusiasmi partigiani e gli zittii imposti agli oppositori che si facevano notare per i loro mugugni e fischi. I miei beniamini erano Almirante, Nenni e un parlamentare liberale locale, un certo Avv. Colitto. Ciascuno di essi militava in un partito politico diverso, ma avevano in comune una oratoria brillante e convincente che seduceva. Eppure non mi sentivo né missino, né liberale, né socialista. E da questo mio vagabondare, impegni scolastici permettendo, tra le aule di giustizia, i sagrati e le navate delle Chiese e le piazze “mondane” delle mia città, trassi la prima lezione di vita appresa fuori dalle mura domestiche e il chiuso delle “segrete” scolastiche.
Imparai che non sempre la verità è in ciò che si dice o nel modo come viene sostenuta. Nei Tribunali dell’uomo un innocente o un colpevole viene assolto o condannato se il suo difensore risulta convincente o meno, abile nell’insinuare un dubbio o maldestro nel tralasciare un elemento che potrebbe scagionarlo. Lo stesso fa il predicatore in Chiesa nell’esaltare il sacrificio di Cristo per l’uomo per poi perdersi dietro regole che lo umiliano e finiscono con il riverberare una luce ambigua sullo stesso Redentore. E il politico non è da meno. Egli fa prevalere gli interessi di parte alla ragione di tutti e in opposizione ai valori di più alto contenuto che pur dichiara di voler professare. A tutto ciò vi aggiunsi, per un breve periodo di tempo, le ritrovate letture, dimenticate per anni in cantina, delle prediche di un mio lontano parente sacerdote, trascritte manualmente con una grafia nitida e ordinata su fogli raccolti a libro ma di ardua lettura in quanto il testo era in più parti rosicchiato dai topi ed ingiallito dal tempo e mostrava tutto il suo cattivo stato di conservazione dato il luogo dove l’avevo ritrovato.
Ascoltare e leggere, meditare e commentare stavano diventando il mio pane quotidiano. Questo modo di recepire i messaggi che provenivano dall’esterno e di manipolarli, riproponendoli in forma scritta, mi indussero a fare scelte di vita e professionali più congeniali alle mie inclinazioni. Tant’è che preferivo scrivere al parlare in pubblico. Tuttavia non lesinavo la conversazione ma doveva riguardare un argomento che mi era gradito e servirmi poi da stimolo per riprenderlo nei miei scritti. (Riccardo Alfonso)

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