Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 168

Archive for 7 dicembre 2011

Mostra Lorenzo Bruschini

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 dicembre 2011

Roma dal 15 al 18 dicembre 2011 vernissage: giovedì 15 dicembre 2011, ore 18.00 (fino alle 22:00 l`Atelier Les Oiseaux Noirs i sarà aperto al pubblico per l`Open Studio dell’artista Lorenzo Bruschini. La pittura di Lorenzo Bruschini si fonda su una pratica quotidiana di ricerca e rappresentazione di simboli ed immagini affioranti dal profondo. Tali immagini, dapprima confuse e superficiali, nascono, crescono e muoiono nel corso del tempo, subendo metamorfosi successive e costituendo altrettanti varchi per ulteriori sforzi di lucidità visiva: un processo mai concluso, un mettersi in cammino in cui l’artista – secondo un`osservazione di Carl Gustav Jung – “subisce il simbolo che gli si impone” e dà così vita ad un immaginario archetipico. In occasione dell`evento Open Studio saranno visibili, ancora appese nell`atelier in cui sono state dipinte, tre tele di grande formato ed un dipinto su tavola realizzati lungo l`intero arco del 2011 ed ispirati al tema della rinascita. Saranno inoltre in esposizione dipinti, disegni e incisioni tratti dalla produzione grafica e pittorica dell`artista tra il 2005 ed oggi, fra cui i disegni originali realizzati per i libri pubblicati dalla Casa Editrice Edizione del Giano.
Lorenzo Bruschini (Frascati, 1974). Vive e lavora a Roma

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Ministro tecnico e parlare politichese

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 dicembre 2011

“L’Italia è in prima linea nella campagna contro la pena di morte. Lo ha detto il Ministro della Giustizia, Paola Severino, nel saluto rivolto in apertura del sesto Congresso internazionale dei ministri della Giustizia “Dalla moratoria all’abolizione della pena capitale”, organizzato oggi a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio. Quello della battaglia contro la pena di morte, ha ricordato il ministro, è un “tema caro all’Italia, paese da sempre attento alla tutela dei diritti della persona” e l’applicazione della pena capitale “non dà nessuna garanzia di sicurezza”. (Fonte: Adnkronos, 29 novembre 2011) Ci vuole certo un bel coraggio a dichiarare che l’Italia è contro la pena di morte quando nel suo paese esiste la “Pena di Morte Viva” che è molto più disumana di quella di morte.
Signora Ministra, non me ne voglia se mi permetto di ricordarle che lo scrittore e politico Benjamin Constant (Losanna 1767- Parigi 1830) arrivò a giustificare la pena di morte, ma non la pena perpetua, nel quale vide “un ritorno alle più rozze epoche, un consacrare la schiavitù, un degradare l’umana condizione”.Fu tale nella Francia rivoluzionaria l’orrore di murare vivo un uomo per tutta la vita senza la compassione cristiana di ammazzarlo che l’Assemblea Costituente, mentre mantenne la pena capitale, vietò le pene perpetue. E fu così che nel codice penale del 28 settembre del 1791 la pena più grave dopo la morte fu la pena di ventiquattro anni di detenzione.
Signora Ministra, molti uomini ombra, come sono chiamati dagli altri detenuti gli ergastolani ostativi a qualsiasi beneficio penitenziario, preferirebbero la ghigliottina che essere murati vivi fino all’ultimo dei propri giorni.
Signora Ministra, Lei non può immaginare cosa vuol dire essere vivi, ma dichiarati morti dallo Stato, dalle leggi e dalla Società. E mi creda, l’ergastolo ostativo è una pena bestiale, perché molto più lunga, dura e inumana di quella di morte.
Signora Ministra, l’ergastolo ostativo senza nessuna possibilità di uscita è un inferno ancora più brutto dell’inferno perché quello dell’aldilà lo sconti da morto, ma questo lo sconti da vivo.La nostra vita è già tanto difficile, non ci faccia sentire dichiarazioni a proposito della pena di morte: “tema caro all’Italia, paese da sempre attento alla tutela dei diritti della persona”. E adesso la lascio con una preghiera di Luigi Settembrini, (Napoli 1813- 1876), letterato e patriota italiano condannato dell’ergastolo:
O Dio Padre
Fammi la grazia della morte
Giacché gli uomini
Per tormentarmi
Mi hanno fatto la grazia della vita.
Le auguro Buon Natale con la speranza che lei mi auguri una buona morte. (Carmelo Musumeci)

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Iter ammissibilità farmaci sperimentali

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 dicembre 2011

Condivisione dei dati (data sparing) dei pazienti del National health service con le industrie, trial clinici negli ospedali e iter più rapido per i farmaci sperimentali. Queste le intenzioni annunciate dal primo ministro David Cameron, per aiutare l’industria farmaceutica britannica a riacquistare il suo primato sui mercati mondiali, sui quali, in questi giorni in Inghilterra, ci si interroga, anche con alcune perplessità. Stando a quanto riporta la Bbc, il governo vorrebbe da una parte «condividere le cartelle cliniche dei pazienti con le aziende sanitarie private» dall’altra, con «piani controversi» offrire alle compagnie più «libertà di eseguire sperimentazioni cliniche all’interno di ospedali». Inoltre, Downing Street vuole anche accelerare il processo di autorizzazione dei trattamenti sperimentali, in modo che i pazienti con gravi patologie, come neoplasie al cervello e al polmone, potrebbe ottenere un accesso più rapido ai farmaci. «L’obiettivo è che il National health service lavori mano nella mano con l’industria diventando il più veloce nel mondo ad adottare innovazioni» ha dichiarato Cameron. Con queste iniziative, commenta la Bbc, il governo risponde «anche ai tempi di difficile congiuntura economica che attendono il settore della biomedica» in cui «la pipeline di innovazione farmaci non scorre più come una volta e il numero di medicinali in fase finale di sviluppo è diminuito» e gli studi clinici hanno costi crescenti. Il segnale più tangibile secondo l’emittente inglese, «è venuto all’inizio di quest’anno, quando Pfizer ha annunciato che stava chiudendo il suo centro di ricerca nel Kent, che impiega 2.400 persone, e dove è stato sviluppato il sildenafil». Cameron ha difeso le sue intenzioni argomentando che il “data sparing” sarà anonimo e aiuterà i ricercatori del settore privato a sviluppare e testare nuove terapie e ha aggiunto: «La pressione sui bilanci della sanità in Occidente, le economie emergenti in Oriente, l’invecchiamento della popolazione, l’esplosione di conoscenza, sono elementi che spingono per creare un nuovo paradigma per le scienze della vita e in questo nuovo paradigma, dobbiamo fare in modo che il Regno Unito rimanga avanti».(fonte farmacista33)

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Italia: aumentano malati diabete

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 dicembre 2011

Il diabete interessa 3,5 milioni di italiani e, con una prevalenza della patologia nella popolazione di circa il 5,8% e una crescita dal 2007 a oggi nel numero dei casi pari al 13%, costa al nostro Sistema sanitario nazionale circa 10 miliardi di euro l’anno. Ma a pesare di più sono le complicazioni. Una situazione, questa, che rende inconcepibile procedere con la politica dei tagli lineari alla spesa sanitaria. Il grido d’allarme arriva dall’Osservatorio Arno Diabete del Cineca, che ha realizzato un’indagine in collaborazione con la Società italiana di diabetologia (Sid) tra oltre 500mila diabetici su 15 anni, presentata a Dubai nel corso del Congresso mondiale sul diabete promosso dalla International Diabetes Federation (Idf). Sulla spesa annua per ogni paziente diabetico, precisano gli esperti, circa 1.600 euro derivano dai costi per i ricoveri, che sono l’80% in più rispetto alla popolazione non diabetica. Il secondo capitolo della spesa è invece rappresentato dai farmaci: solo quelli per curare le patologie collegate al diabete, come le malattie cardiovascolari, fanno infatti registrare una spesa di oltre 600 euro pro-capite l’anno. Negli ultimi 5 anni, inoltre, è raddoppiato il numero dei pazienti trattati con terapie insuliniche, con un incremento della spesa media pro-capite del 42%. Allarme anche dal resto del mondo: sono 366 milioni i malati di diabete nel 2011 ma, (fonte farmacista33)

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Parafarmacie: dopo correttivi, liberalizzazione a metà

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 dicembre 2011

Una liberalizzazione a metà. Così appaiono alle parafarmacie le misure sulla fascia C contenute nella manovra dopo i correttivi che hanno imposto il vincolo di 15mila abitanti per individuare i comuni nei quali può attuarsi il provvedimento. «Con il taglio operato» si legge in un comunicato congiunto Anpi, Mnlf e Forum delle parafarmacie «di fatto sono stati esclusi dai vantaggi della liberalizzazione 25 milioni di italiani e sono state privilegiate proprio quelle farmacie – ubicate in comuni tra 4mila e 15mila abitanti – che oggi usufruiscono del più alto rapporto abitanti/farmacia e dunque di fatturati più elevati». Da qui l’interrogativo: «Che dire delle 1278 parafarmacie che già oggi esercitano la loro attività in questi comuni? Dobbiamo considerare questi farmacisti di terza classe?». Già la norma, continua il comunicato, «che ha escluso alcuni farmaci, tra i quali gli stupefacenti, risulta incomprensibile agli occhi di un laureato e abilitato al pari del collega che lavora in farmacia, già risulta assurdo non aver liberalizzato il prezzo dei farmaci, ora questo provvedimento nuoce agli stessi interessi e intenti di crescita del Paese». D’altra parte, aggiunge il presidente del forum delle Parafarmacie, Giuseppe Scioscia, «se l’intento è di perseguire la tutela delle farmacie rurali, si ricorda che queste sono localizzate nei comuni al di sotto dei 5mila abitanti e quelle che hanno sede in località al di sotto dei 3mila percepiscono già un indennizzo parametrato al fatturato». Da qui l’appello delle sigle ad avviare al più presto un incontro.(fonte farmacista33)

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Meeting Democrazia Cristiana

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 dicembre 2011

Roma  15 dicembre 2011, con inizio alle ore 16.00, avrà luogo un convegno della Democrazia Cristiana della regione Lazio in Via Fosso della Castelluccia n. 146/18.
All’incontro – che sarà presieduto dal Segretario organizzativo regionale della D.C. del Lazio Alberto Di Giancarlo (Rieti) – prenderanno parte numerosi dirigenti ed attivisti della D.C. del Lazio provenienti dalle varie province della regione.
Saranno presenti all’incontro della D.C. del Lazio anche il Segretario politico nazionale della D.C. Angelo Sandri, il Vice-Segretari nazionali Alessandro Marinangeli e Dora Cirulli, il Vice-Presidente nazionale Nicoletta Fortivo, il Segretario Organizzativo nazionale D.C. Paolo Francesconi, il Vice-Segretario organizzativo nazionale D.C. Fausto Desideri, il Portavoce nazionale D.C. Mario Domanico, il Segretario generale del Consiglio naz.le D.C. Romolo Bartoli.

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Manovra, spariscono quorum e concorsi sanità

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 dicembre 2011

La Manovra cambia ancora. E il velo di ottimismo che lunedì sera si leggeva negli occhi di molti titolari lascia di nuovo il posto alla preoccupazione. Colpa delle novità che il decreto “salva Italia”, ieri in Gazzetta ufficiale, ha tirato fuori dal cilindro in zona Cesarini: dall’articolo 32, infatti, spariscono d’un botto quorum e concorsi, spunta un decreto del ministero della Salute (d’intesa con le Regioni) che detterà i «requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi» di cui dovranno disporre gli esercizi di vicinato per dispensare i farmaci di fascia C e infine arriva la possibilità di una scontistica in stile “Storace” (vedi articolo sotto). A parte quest’ultimo punto, ci sarebbe in apparenza da gioire ma in Federfarma gli umori ricalcano fedelmente l’altalena della borsa e ieri segnavano rosso a ragion veduta. La sensazione, infatti, è che lo stralcio delle norme su quorum e concorsi non significhi il definitivo accantonamento della questione ma soltanto un rinvio, magari alla riforma delle professioni promessa dalla Manovra stessa oppure a un tavolo al quale ricominciare a discutere di ammodernamento delle farmacie assieme agli altri soggetti coinvolti. Ma senza l’ala protettrice di un governo amico, com’era fino al mese scorso. Invitano a tale ipotesi le voci di queste ultime ore: innanzitutto quelle che raccontano della frettolosa convocazione al capezzale del governo di un tecnico del dicastero Salute, che sul filo di lana avrebbe ritoccato alcuni passaggi del testo e “consigliato” a Catricalà e colleghi di rimandare la Pianta organica a un provvedimento più organico; e poi quelle secondo le quali Monti avrebbe fatto sapere (attraverso intermediari) che se i farmacisti si fossero presentati con una proposta di riforma seria e coraggiosa sarebbero stati ascoltati. Anche per queste voci, sono in parecchi oggi in Federfarma a rimpiangere la versione di lunedì della Manovra, quella con il quorum a quattromila più duemila per la seconda farmacia. Si sarebbero aperte non più di 1.700 nuove sedi e di Pianta organica non si sarebbe più parlato per parecchio tempo. Pure le parafarmacie, d’altronde, in questi giorni hanno dimostrato di essere più attente alle sorti della fascia C a quelle di quorum e concorsi. E non è neanche difficile intuirne i motivi: con gli etici non rimborsati fuori, le sigle che rappresentano le “para” (proprio in questi giorni al lavoro per confluire in una organizzazione unitaria) faranno meno fatica a imporre una riorganizzazione totale dei meccanismi di accesso all’esercizio professionale e alla titolarità. (fonte farmacista33)

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World Bank Launches New Partnership Strategy with Uzbekistan

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 dicembre 2011

Wahington, The World Bank Group’s Board of Directors today approved a new Country Partnership Strategy (CPS) for Uzbekistan, providing the framework for World Bank Group assistance to Uzbekistan between 2012 and 2015.
The new Strategy proposes a program linked to Uzbekistan’s development vision of reaching high middle-income status by mid-century. It was developed based on a broad dialogue with the Government of Uzbekistan and consultations with all development partners, including civil society organizations, academia, business communities, professional associations, and multilateral and bilateral donors.Through implementation of the CPS, the World Bank intends to help enhance the key elements of the Government’s medium-term growth and development strategy: promoting efficiency, enhancing competitiveness, accelerating diversification, and ensuring social inclusion. A new financing envelope of US$1.3 billion – consisting of concessional International Development Association (IDA) credits and International Bank for Reconstruction and Development (IBRD) loans – reflects the country’s development needs, its income level, economic prospects, economic management, poverty level, and performance of Bank-sponsored programs. It will support projects in the areas of water supply and sanitation, irrigation, energy, transport, and private sectors over the next four years. The Bank will also extend the on-going support for basic services in health and educationProposed analytical and advisory services aim to help Uzbekistan prepare a comprehensive sector-wide understanding of future development directions. Horticulture and energy sector strategy development is an example of such engagement. In addition, the CPS envisages a high-level joint strategy development exercise – “Uzbekistan Vision 2030”. This aims to help Uzbekistan define roadmaps to achieve its development goals in collaboration with Uzbek research institutes. “The new CPS builds upon the positive experience of the previous Country Assistance Strategy for 2008-2011,” says Takuya Kamata, World Bank Country Manager for Uzbekistan. “Uzbekistan has a wide range of opportunities. It has a well educated, young population, which is a great asset. Uzbekistan has great potential in horticulture as well. Key elements of required economic reforms are, for example, to improve energy intensity and the investment climate. And, transparency and accountability in governance are critical for inclusive growth.”
About the World Bank in Uzbekistan Uzbekistan joined the World Bank in 1992. The World Bank currently has 10 active projects whose outstanding total commitment is about US$630 million.

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Consumatori: tutela alimentare

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 dicembre 2011

“Le notizie di queste ore sull’intervento della Guardia di Finanza sono piuttosto gravi per l’entità dei prodotti contraffatti, oltre 700 mila tonnellate. Quest’importante azione di vigilanza sul mercato contribuisce a rendere più credibile anche le attività degli altri soggetti coinvolti nella filiera dell’agroalimentare di qualità tra cui ACCREDIA”. Lo rende noto Federico Grazioli, Presidente dell’Ente Unico per l’accreditamento degli organismi di certificazione e ispezione e dei laboratori di prova e taratura. “In stretta collaborazione con il Ministero delle Politiche Agricole – aggiunge Grazioli – noi garantiamo che gli organismi di certificazione, prima accreditati e poi autorizzati, abbiano le competenze ad attestare che il singolo prodotto è stato realizzato secondo disciplinari di produzione, anche del metodo biologico. Parliamo di 9 organismi che operano specificamente in questo settore ma che arrivano alla quota di 33 se ci riferiamo a tutte le produzioni agroalimentari di qualità (DOC, DOP, IGP etc), per un totale di 10 mila giornate di valutazione all’anno da parte di ACCREDIA. E’ importante segnalare che questo tipo di certificazione consente alle nostre imprese produttrici di esportare sui mercati comunitari ed internazionali in virtù del mutuo riconoscimento delle attestazioni rilasciate dagli organismi accreditati senza le quali quei prodotti non potrebbero circolare.”
ACCREDIA è l’Ente unico nazionale di accreditamento, riconosciuto dallo Stato il 22 dicembre 2009.
Ogni Paese europeo ha il suo Ente di accreditamento. L’Ente Unico Nazionale è responsabile per l’accreditamento in conformità agli standard internazionali della serie ISO 17000 e alle guide e alla serie armonizzata delle norme europee EN 45000. Tutti gli Enti operano senza fini di lucro.

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Chirurgia low cost

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 dicembre 2011

La chirurgia low cost è al limite dell’etica”Anche in tempo di crisi le donne non rinunciano ad avere cura del proprio aspetto, in modo particolare con l’avvicinarsi delle festività natalizie, cercando, magari, soluzioni low cost. Un aiuto prezioso in questo senso arriva dalla rete internet, dove è possibile trovare moltissime promozioni estetiche e addirittura interventi di chirurgia estetica, con sconti che arrivano anche oltre il 90%, ma anche prodotti di bellezza a prezzi contenuti che assicurano risultati eccellenti.Molte di queste offerte, però, nascondo dietro il loro basso costo una qualità ancora inferiore: trattamenti estetici effettuati in luoghi non idonei e da mani inesperte, creme e lozioni di provenienza incerta che sfuggono i consueti controlli che si rivelano essere inadatti, inefficaci o, addirittura, nocivi.“Non si possono fare sconti sulla qualità del prodotto offerto. – Ha dichiarato Cristina Manzo, titolare del centro estetico romano In Shape Center – Si tratta spesso di cosmetici o procedure non a norma, che rischiano di avere ripercussioni anche importanti sulla salute di chi li acquista. Quando si decide di sottoporsi a determinati trattamenti, è sempre opportuno sentire prima il parere di uno specialista, che saprà indirizzare e consigliare la paziente in base alle sue specifiche esigenze. E’ impensabile sacrificare la qualità in nome della logica del profitto. Inoltre, credo che promuovere l’idea di una chirurgia low cost e di uno smisurato fai-da-te, senza la guida di una figura competente sia sbagliato e al limite dell’etica professionale e legale”.L’invito è, dunque, a rivolgersi sempre e soltanto a personale preparato e competente, che saprà scegliere la soluzione migliore per ogni singolo caso, il tutto nel completo rispetto delle norme igieniche e utilizzando solo prodotti sicuri. In Shape Center (www.inshapecenter.it) è stato fondato a Roma da Cristina Manzo nel 2000 con l’obiettivo di offrire al pubblico una serie completa di servizi per il trattamento degli inestetismi: il raggiungimento della bellezza attraverso la cura.

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Lettera aperta al ministro della Difesa

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 dicembre 2011

Signor Ministro della Difesa Paolo Dipaola
Il giorno 02 agosto 2010 ho scritto una lettera aperta al presidente del CoCeR Interforze ma indirizzata anche al Capo di Stato Maggiore della Difesa ed al Comandante Generale dell’Arma nella quale, fra l’altro, segnalavo la mia perplessità in ordine “ai tempi di risposta, da parte del Comandante affiancato alle numerosissime delibere del CoCeR Carabinieri”. Una lettera ove chiedevo un autorevole intervento nella Sede Centrale Interforze ed in tutte le altre Sedi ritenute opportune nell’esclusivo interesse dell’Istituzione e dei Carabinieri di ogni ordine e grado affinchè la normativa potesse trovare una corretta applicazione ovvero che, in assenza di risposta, il CoCeR/CC sottoponesse le numerosissime problematiche deliberate alla S.V. per il tramite del Presidente del CoCeR Interforze. Risulta ancora oggi difficile pensare che le suddette delibere, in gran parte originate dalla “Base”, otterranno mai quella doverosa risposta e già mi torna in mente e si spiega meglio il perché dell’invito, da parte del Generale Luciano Gottardo (già Comandante Generale) quando ha invitato i Comandanti delle Unità di base ed intermedie, in un clima di reciproco rispetto delle delicate funzioni ricoperte; a confermare il loro impegno nel valorizzare, in ogni circostanza, le componenti della Rappresentanza Militare, favorendo il dialogo con i Consigli, rispettando i tempi di risposta alle delibere e superando eventuali difficoltà che possano rallentare il regolare funzionamento degli Organismi. Ho imparato, in questi anni, che il governo del personale dovrebbe essere preoccupazione di chi è al comando di unità e reparti anche ai minori livelli: esercizio questo di alta responsabilità da svolgere con equilibrio e serenità in primo luogo e sostanziato dall’esempio, non dimenticando mai che dietro ogni Carabiniere c’è prima di tutto un uomo.”
Anche queste ultime affermazioni, del tutto condivisibili del Generale Gianfrancesco Siazzu (già Comandante Generale) tradivano tuttavia una minore consapevolezza del fatto che “…..ormai, da parte di alcuni comandanti”, si è “persa quella capacità di percepire ed intuire situazioni di disagio….” Aspetto confermato, sempre il Generale Gianfrancesco Siazzu, quando è tornato sull’argomento nella Sua lettera datata 16/11/2006. Anche il Capo di Stato Maggiore della Difesa, nel corso di un precedente incontro (marzo 2005) con il CoCeR Interforze, ha percepito un certo stato di disagio dei delegati, dichiaratamente riferibile alla carenza di un giusto riconoscimento del ruolo della Rappresentanza e, in particolare, degli Organismi di base ed intermedi, da parte dei comandi a vari livelli.
Signor Ministro, In occasione della Sua prossima visita presso il Comando Generale dell’Arma, purtroppo, non credo vi sarà l’occasione di un incontro con il CoCeR Carabinieri che non è convocato in riunione. Possa quindi, questa articolata ma doverosa premessa, essere utile ad una riflessione anche sulla validità e sull’efficacia dello strumento “Rappresentanza Militare” affinchè le ragioni dei militari trovino finalmente quel favorevole consenso attraverso la mediazione ed una guida maggiormente “europeista” del Suo Ministero. Nei prossimi mesi si dovranno prendere decisioni anche in merito ai numerosi progetti sulla riforma della Rappresentanza dei militari. La proroga anche di questo mandato, imposta per due anni, aveva questo come principale scopo e responsabilità nei confronti dei cittadini in divisa. Dovranno quindi necessariamente essere considerate le forti aspettative di minori limitazioni a quei diritti fondamentali che sono garantiti dalla Costituzione. Aspettative che potranno essere soddisfatte solo grazie a valutazioni più aderenti all’evoluzione ed al nuovo contesto sociale. L’eventuale apertura ad una forma di rappresentanza di tipo sindacale o associativa, sono convinto, oltre al notevole risparmio di risorse economiche, rispecchierebbe quei principi di garanzia e di pluralismo già richiamati dalla Comunità Europea nel quadro di una maggiore integrazione.Diversamente, il disagio e la disapprovazione da parte di tutti i militari per una proroga del mandato del tutto ingiustificabile sarà alimentato proprio perché rimasta ingiustificata. Rispettosamente Delegato CoCeR CC Michele Fornicola

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Crisi economica, crisi di civiltà

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 dicembre 2011

Roma 13 Dicembre 2011 ore 19 Sala San Pio X (Via della Conciliazione L’associazione Greenaccord Onlus e la Provincia di Roma organizzano una giornata di studio per approfondire le cause dell’attuale crisi economica, che appare piuttosto come una crisi di “civiltà”, per ricercare idee e progettualità utili a rifondare un modello economico oramai logoro e incapace di rispondere alle mutate condizioni sociali e ambientali. Il progetto “Verso un Nuovo Umanesimo”, organizzato dall’Associazione culturale Greenaccord Onlus in collaborazione con la Provincia di Roma, nasce dall’esigenza di proporre una riflessione sulla necessità di ripensare il modello economico attuale mediante la creazione di nuovi obiettivi economici, nuovi paradigmi tecnico-scientifici, nuove forme di organizzazione e partecipazione sociale, poiché siamo in presenza non tanto di una “crisi” finanziaria, quanto innanzi a una “crisi” di civiltà, in particolare nelle grandi aree urbane. Il primo di vari appuntamenti dedicati a tale riflessione, è dedicato ad “economia e sostenibilità sociale” e intende mettere in relazione il ruolo dell’economia con la coesione sociale e nuove forme di democrazia partecipata che avvicinino la politica alle persone. Si parte dalla premessa che la “crisi” possa essere un’occasione irripetibile per ripartire con presupposti nuovi, capaci di ridurre il divario tra ricchi e poveri, di riavvicinare la finanza all’economia reale, di ridare alle nuove generazioni fiducia e speranza di una nuova idea di città. Intervengono: il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti; il segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, Mons. Mario Toso; l’assessore provinciale alle Politiche finanziarie e di Bilancio della Provincia, Antonio Rosati, il vice-direttore generale della Fao Alexander Müller; Domenico De Masi, docente di Sociologia Università La Sapienza di Roma, Giuseppe Ciccarone, preside facoltà di Economia
Università La Sapienza di Roma, Maurizio Franzini, docente Economia Università La Sapienza di Roma,
Laura Castellucci, docente Economia Politica Università di Roma Tor Vergata, Andrea Masullo, presidente comitato scientifico Greenaccord. Presiede Tiziana Ferrario.

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Blocco infrastrutture

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 dicembre 2011

Dall’indagine Nimby Forum® emerge inoltre che 1 impianto su 3 (31%) è stato abbandonato dai proponenti (+8% rispetto ai dati emersi lo scorso anno) mentre il 47% dei progetti censiti non ha fatto alcun passo avanti nel corso di tutto il 2010 (+ 13% rispetto ai dati dello scorso anno).Rispetto alla scorsa edizione, quando – complice l’emergenza rifiuti in Campania – discariche e termovalorizzatori occupavano le prime posizioni della classifica, quest’anno il primato delle sparizioni spetta agli impianti per produrre energia. Sono le centrali a biomasse (spesso confuse proprio con gli inceneritori) ad essere in testa alla classifica (30 impianti scomparsi), seguono i termovalorizzatori, scesi da 24 a 16, e gli impianti eolici e le centrali a metano, ex equo a 14.La Lombardia si conferma in testa alla classifica con ben 19 impianti scomparsi, a seguire Piemonte (in un anno da 3 a 14), Emilia Romagna (13) e Trentino Alto Adige (11). Sempre la Lombardia guida la classifica degli impianti “bloccati” (4), seguita ex equo da Emilia Romagna, Marche e Piemonte (3).“In un Paese assillato dalla crisi assume ancora maggior peso il blocco di infrastrutture e grandi opere a causa non solo di contestazioni ma soprattutto di incertezze normative e scarsa responsabilità politica” afferma Alessandro Beulcke, Presidente Aris. “La fotografia del Nimby Forum ci restituisce l’immagine di un sistema che si arrende, dove un terzo dei progetti contestati viene abbandonato. Insomma, finora un quadro sconfortante. Ma siamo all’inizio di una nuova fase, dove responsabilità e rigore saranno d’obbligo. Ci sono imprenditori e amministratori pubblici che resistono, e che credono che il futuro sia l’unica sfida su cui scommettere davvero, a dispetto di ogni interesse di parte. A tutti loro va il nostro appoggio per una vera rinascita economica dell’Italia”.

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Governo Monti e parti sociali

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 dicembre 2011

Il Governo Monti ha posto al centro della politica governativa la crescita senza la quale anche la sostenibilità del nostro debito pubblico sarebbe a rischio. A tal fine ha delineato una strategia complessiva che si fa carico di rimuovere gli ostacoli che hanno scoraggiato fino ad oggi la partecipazione del nostro paese ai benefici del mercato globale.Tra gli interventi, la riforma delle istituzioni del mercato del lavoro, al duplice scopo di rendere più equo il nostro sistema di tutela del lavoro e della sicurezza sociale, nonché di facilitare la crescita della produttività con cui favorire una riallocazione delle risorse a vantaggio delle imprese e dei settori più espansivi. La stessa linea, peraltro, sostenuta dall’ormai famosa lettera della BCE laddove si propone, sul modello dei paesi più avanzati, “sistemi di assicurazione dalla disoccupazione e politiche attive del lavoro” per una mobilità del lavoro socialmente garantita. Qualcosa che non può essere liquidato con lo slogan dei “licenziamenti facili” quanto piuttosto ascrivibile all’obiettivo di creare nuove e più appropriate opportunità occupazionali per i giovani e per le donne, le categorie sociali più acculturate e disponibili al cambiamento. Lo stesso Governo Monti è però avvertito che per riformare le istituzioni e le regole del lavoro occorre la piena assunzione di responsabilità delle parti sociali perché si è in presenza di materie che in una democrazia pluralistica appartengono alla loro legittima sfera di autonomia. Ciò significa che il ruolo del Governo è quello di promuovere i suoi obiettivi appoggiandosi alle Organizzazioni degli interessi più importanti, ridefinendo il proprio intervento regolativo in forme di indirizzo dell’autoregolazione sociale. Risultato non facile da conseguire nell’attuale situazione di pluralismo sindacale competitivo che proprio sui temi del lavoro ha accentuato le proprie interne divisioni. Se guardiamo al passato, occorre ritornare alla crisi del ’92 contraddistinta da elevata inflazione, bassa crescita, squilibri nella finanza pubblica, deprezzamento del cambio, caduta di credibilità internazionale con l’uscita del Paese dallo SME e la messa a garanzia a vantaggio della Germania (paese creditore) di parte delle nostre riserve auree. In questa circostanza Governo e parti sociali convennero su una politica dei redditi all’interno della quale il collegamento realizzato tra dinamica salariale ed inflazione programmata fu la soluzione che facilitò la fuoriuscita dalla crisi. Questa strategia fu gestita con un forte coordinamento verticistico che ridusse le propensioni inerziali del processo inflazionistico. Il limite di questa esperienza fu il suo trascinamento nel tempo, nonostante il determinarsi di nuove condizioni economiche, ed uno degli effetti negativi fu la lunga stagione della moderazione salariale che, tra l’altro, determinò una caduta dei salari nella loro capacità di stimolare ed accompagnare la crescita della produttività. Un ulteriore fattore “protezionistico” che, con altri, ha scoraggiato l’innovazione nelle imprese ed il ricambio strutturale del nostro apparato produttivo. Ed è questo il tema che è di fronte ora al Governo ed alle parti sociali su come rianimare la ripresa produttiva rimettendo in moto una nuova propensione produttivistica quale condizione per partecipare ai benefici del mercato globale. A partire dal 2000 la dinamica della produttività globale dei fattori è stata, sia pure leggermente, negativa in Italia nelle sue variazioni annue (-0,02 dato ISTAT 2001-2002) a fronte di una crescita intorno all’1% nei paesi a noi più vicini per struttura economica (Gran Bretagna 1,24 – Francia 0,91 – Germania 0,99). Questo significa che il più basso valore aggiunto creato per ogni unità incrementale di lavoro e di capitale è all’origine dell’arretramento relativo del nostro reddito pro-capite rispetto alla media Europea. A questo punto l’interrogativo che viene posto è se il confronto Governo-Parti sociali non possa essere facilitato dall’assumere quale variabile privilegiata la “crescita programmata della produttività”. L’obiettivo di aumentare la dimensione della “zuppiera” non può che essere condiviso purchè tutti ne possano e vogliano partecipare. Si è consapevoli che la produttività è una variabile multifattoriale che incorpora fattori strutturali riconducibili più alle dinamiche del mercato globale che alla volontà delle “istituzioni” nazionali. Ma nello stesso tempo non si può negare che le istituzioni nazionali governano alcune regole, tra cui quelle del lavoro che possono essere riorientate verso l’obiettivo di favorire un riallineamento verso l’alto dei tassi di produttività delle strutture produttive. Quindi l’azione a livello aziendale, sede dello sviluppo effettivo della produttività, è decisiva. L’ipotesi è così quella di prevedere un indirizzo comune con cui Governo e parti sociali individuano aumenti di produttività in linea con quanto avviene nei paesi nostri concorrenti per sostenere la competitività del sistema Italia nella nuova più agguerrita concorrenza.Qualcosa che ci richiama alle pratiche in vigore negli USA nel corso degli anni ’60 che prevedevano un incremento di produttività annuo del 3% su cui si bilanciavano le politiche di impiego e di redistribuzione delle risorse. L’obiettivo è di creare una condivisione sull’obiettivo da realizzare lasciando a ciascun soggetto la responsabilità dei mezzi con cui raggiungerlo. Quanto proposto è sicuramente più complesso rispetto all’esperienza richiamata dell’inflazione programmata in quanto, con riferimento alle responsabilità delle parti sociali, entrano in gioco una pluralità di attori contrattuali e di situazioni economiche produttive, da connettere in un flessibile rapporto tra contrattazione centralizzata e decentrata ed attraverso una rivisitazione delle regole del mercato del lavoro che riducano l’invasività della legge a vantaggio della regolazione sociale. E’ positivo che recenti intese intervenute – come detto – tra i Sindacati si muovano in tale direzione. Questo può essere lo scenario entro cui riconsiderare le regole del lavoro, nel duplice aspetto delle regole del mercato del lavoro e delle tutele contrattuali dei lavoratori perchè una condivisa propensione produttivistica possa riaccendere i motori della crescita. Base per affrontare la riduzione del debito, aumentare i consumi, incentivare gli investimenti. I temi di maggiore rilevanza possono essere così individuati: rimozione delle barriere fra “insider” ed “outsider” che penalizzano la buona occupazione, soprattutto per i giovani e le donne e che scoraggiano, da parte delle imprese, gli investimenti nel capitale umano; una maggiore autorità e responsabilità delle parti sociali nella gestione di una mobilità del lavoro, socialmente garantita, per favorire il ricambio strutturale di un apparato produttivo irrigidito nelle sue specializzazioni settoriali e nelle sue caratteristiche dimensionali; la condivisione di un impegno rivolto al rafforzamento delle rappresentanze collettive, nelle grandi come nelle piccole imprese, tramite la diffusione della contrattazione a livello aziendale e territoriale; l’esclusivo ancoraggio delle politiche salariali alla produttività, rimediando all’attuale rigidità dei differenziali salariali, a livello di settore, di azienda e di territorio; un uso condiviso delle flessibilità del lavoro nelle aziende per contenere l’attuale degrado nella precarietà; criteri trasparenti e partecipati con cui associare il lavoro alla gestione dei progetti produttivistici ed ai benefici economici della maggiore produttività realizzata, valorizzando le agevolazioni fiscali esistenti.Questa ristrutturazione delle politiche del lavoro deve essere ovviamente accompagnata da non meno penetranti interventi del Governo nella ristrutturazione della più generale “regolazione pubblica” rimuovendo quelle patologie del sistema normativo che sono all’origine della scarsa attrattività degli investimenti esterni, del peso sproporzionato delle piccole imprese e del lavoro autonomo nonché della dimensione elevata dell’economia sommersa e dell’evasione fiscale. Ciò che può stimolare questo impegno congiunto di Governo e delle parti sociali è la percezione dell’emergenza che vede il Paese, nonché il progetto europeo di cui è parte, al bivio di un processo di ricostruzione o di decomposizione, dagli sbocchi oggi imprevedibili. Si è avvertiti che i risultati attesi da una strategia di crescita sostenuta da una maggiore produttività può dare risultati non immediati, ma si è anche avvertiti che iniziative in tale direzione costituirebbero pur sempre segnali decisivi in grado di orientare favorevolmente le aspettative degli investitori nei nostri titoli pubblici.
Più tardi si faranno le riforme necessarie più elevati saranno i costi sociali che, ancorché ripartiti con equità, non potranno non colpire le fasce più deboli della popolazione, già provate da anni di contenimento dei loro redditi. Un altro aspetto non secondario è costituito dal valore che può assumere il sostegno delle parti sociali nei confronti di un Governo, politicamente isolato. Le condizioni di eccezionalità che hanno portato alla sua legittimazione richiedono un vasto consenso nell’opinione pubblica che sarà tanto maggiore quanto più ampia è la dimensione delle reti sociali che ne condividono e ne attuano le decisioni. Norberto Bobbio ci ricorda che la democrazia politica, soprattutto nei periodi di crisi, ha bisogno di essere sostenuta da una attivazione convergente degli interessi in grado di rappresentare la composizione pluralistica della società. Una considerazione di alto valore storico che è un indispensabile ingrediente per la tonificazione della fiducia in noi stessi.

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Ibm: Acquisizione di Cúram Software

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 dicembre 2011

IBM ha siglato un accordo definitivo per l’acquisizione di Cúram Software Ltd., per aiutare le pubbliche amministrazioni a migliorare l’efficienza, l’efficacia e l’accessibilità dei programmi sociali per città più intelligenti. Non sono stati resi noti i termini finanziari dell’accordo. Il software Cúram è utilizzato in più di 80 progetti di agenzie pubbliche in tutto il mondo, per fornire programmi sociali più adeguati ai cittadini e alle loro famiglie in modo tempestivo, per erogare servizi con più efficacia e monitorare costantemente i progressi raggiunti. Il software è usato dalle organizzazioni che erogano servizi sanitari ai cittadini, dai servizi previdenziali per fornire assistenza e programmi sociali sia su base individuale sia aziendale. Cúram Software è in grado di offrire un’unica vista dei benefici e dei servizi disponibili tra le varie agenzie, tra i diversi livelli di governo locale e organizzazioni private e non-profit. La Social Industry Platform comprende i processi per fornire tutti i tipi di programmi, con la flessibilità necessaria per aggiornarli rapidamente, man mano che i decisori reagiscono alle diverse situazioni
economiche. Cúram, che significa “cura e protezione” in irlandese, è stata fondata nel 1990 e ha sede a Dubino, Irlanda. Tra i suoi investitori figurava Enterprise Ireland. Attraverso l’iniziativa Smarter Cities, IBM aiuta città e pubbliche amministrazioni a servire meglio i cittadini, utilizzando modi più intelligenti ed efficienti di analizzare i dati, prevedere i problemi e coordinare le risorse. IBM ha diretto oltre 2.000 progetti per raggiungere questi obiettivi e, grazie all’acquisizione di Cúram Software, prevede di espandere la propria leadership in quest’area. Secondo le stime di IDC Government Insights, l’opportunità di mercato per l’information technology nell’ambito delle Smarter Cities si aggira sui 34 miliardi di dollari nel 2011, con un aumento di più del 18% annuo per raggiungere i 57 miliardi di dollari entro il 2014. Questo annuncio rafforza inoltre le iniziative Smarter Cities di IBM in Irlanda. Lo scorso anno, l’azienda ha aperto il suo primo Smarter Cities Technology Center a Dublino, presso il laboratorio di R&S di IBM, dove collabora con autorità municipali, università e piccole e grandi imprese alla ricerca, allo sviluppo e alla commercializzazione di nuovi modi per rendere i sistemi urbani più connessi, sostenibili e intelligenti. Con l’aggiunta del Cúram Research Institute – che lavora per sviluppare e implementare nuovi modelli di business per la gestione di programmi sociali – IBM accrescerà la sua capacità di aiutare i clienti ad aumentare il potenziale sociale ed economico delle persone e delle loro famiglie. “Stiamo lavorando per aiutare comuni e pubbliche amministrazioni, a tutti i livelli, a trasformare il loro modo di interagire con i cittadini, migliorando parallelamente l’efficienza”, spiega Craig Hayman, General Manager di IBM Industry Solutions. “Insieme a Cúram, IBM può trasformare le modalità in cui i cittadini interagiscono con la pubblica amministrazione, in modo vantaggioso per tutti”.
Dal 1999 IBM e Cúram collaborano per mettere a punto soluzioni dedicate a programmi sociali a livello federale, statale, locale e provinciale in tutto il mondo. Più del 90% dei clienti Cúram’s usa middleware IBM WebSphere e circa il 70% dei suoi clienti usa hardware IBM. Il software Cúram è certificato per l’uso con IBM Government Industry Framework e fa parte della soluzione Integrated Case Management di IBM Global Business Services dal 2001.
L’annuncio di IBM dei piani di acquisizione di Cúram Software fa seguito a una serie di azioni intraprese da IBM quest’anno per potenziare le proprie offerte destinate alle città e alle pubbliche amministrazioni. In giugno, l’azienda ha presentato IBM Intelligent Operations Center, che fornisce una vista unificata di tutte le agenzie municipali, per consentire ai funzionari di predire gli eventi e rispondere rapidamente alle necessità. Subito dopo, IBM ha annunciato i piani di acquisizione di i2, fornitore leader di intelligence analytics per la prevenzione dei reati e delle frodi. L’acquisizione si è conclusa in ottobre.
Cúram Software è il fornitore leader delle migliori soluzioni software per programmi sociali. Cúram Software ha sede a Dublino (Irlanda) e uffici in tutto il Nord America, in Europa, Australia e India. Per ulteriori informazioni, visitare il sito http://www.cúramsoftware.com.

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Riunione pensionati e parlamentari eletti cricoscrizioni estero

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 dicembre 2011

Si è tenuta ieri a Roma una riunione tra i Patronati del CE-PA (Acli-Inas-Inca-Ital) e i Parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero per un confronto sui alcuni temi di attualità che interessano le Comunità italiane emigrate. Si è discusso del disegno di legge di riforma dei Comites e Cgie; della ristrutturazione della rete diplomatico-consolare; dell’annosa questione della mancata convenzione tra il MAE ed i Patronati (art.11, L.152/2001).Alla riunione, presieduta dal Presidente del Ce-Pa. Gilberto De Santis, hanno partecipato per le Acli il Vice Presidente Benvignati ed il Direttore Generale Ferri, per l’Inas il Vice Presidente Marzotto ed il Responsabile del Coordinamento Estero Lodetti, per l’Inca il Responsabile dell’Area estero Malpassi e Claudio Piccinini, per l’Ital, oltre allo stesso Presidente De Santis, il Vice Presidente Castellengo e Cinzia Ranghino dell’Area Internazionale. Mentre degli eletti nella Circoscrizione Estero erano presenti i Parlamentari Bucchino, Di Biagio, Fedi, Garavini, Micheloni, Narducci e Porta.
Il Presidente del Ce-Pa De Santis, dopo aver salutato e ringraziato i Parlamentari per aver accolto l’invito ed auspicato che questo tipo di incontri possano ripetersi anche in futuro, ha sottolineato l’importanza che hanno i Patronati nel mondo dell’emigrazione, essendo profondi conoscitori di tutte le loro problematiche ovunque essi risiedano, e proprio per questo motivo ha lamentato che nel disegno di legge di riforma del Cgie si sia voluto escluderli dal futuro Consiglio. De Santis ha poi ricordato i pesanti tagli finanziari alle politiche a favore degli Italiani all’estero subiti in questi ultimi anni, ed ancora nel bilancio preventivo per il 2012, che, unitamente alla ristrutturazione già avvenuta ed a quella annunciata della rete consolare italiana, rendono ancora più impellente la necessità di arrivare finalmente a concludere una convenzione di collaborazione tra patronati e Ministero degli Affari Esteri, peraltro più volte già sollecitata dai Comites e dal Cgie, per rendere ancor più solida ed organica la comune attività di tutela ed assistenza ai connazionali emigrati. Una convenzione resa ancor più urgente anche alla luce di quanto avvenuto e di quanto sta avvenendo in tutto il mondo, quest’anno, con la verifica dell’esistenza in vita ripetutamente richiesta ai pensionati INPS da parte degli istituti bancari (prima l’ICBPI, poi CITI ed ancora ICBPI) delegate al pagamento delle pensioni italiane ai residenti all’estero. Un vero e proprio calvario, ha denunciato De Santis, per gli oltre quattrocentomila pensionati INPS residenti all’estero che hanno assediato sia i Patronati che i Consolati. Una verifica infernale per le modalità richieste e per le ripetute richieste di cui i patronati non hanno alcuna responsabilità essendo stati solo informati dall’INPS e dai due istituti bancari di quanto avevano programmato per verificare l’esistenza in vita di questi loro pensionati.Da parte della delegazione dei Parlamentari eletti all’estero è stata evidenziata l’utilità della riunione sollecitandone addirittura una programmazione periodica che potrà essere propedeutica anche alla loro attività parlamentare. Inoltre, anche da parte loro, è stata riconosciuta l’importanza che rivestono i Patronati per il mondo dell’emigrazione e quindi la necessità che sia mantenuta una loro presenza anche nel futuro Cgie. Infine, pure i Parlamentari hanno convenuto che, specie dopo le numerose chiusure di Uffici consolari che ci sono state, e che ci saranno nel prossimo futuro, sia assolutamente indispensabile che si firmi al più presto la convenzione con il MAE ed in tal senso si sono impegnati ad attivarsi.I lavori si sono poi conclusi con ampia soddisfazione di tutti i partecipanti con il ringraziamento ai Parlamentari per la loro presenza, sensibilità e collaborazione da parte del Presidente del Ce-Pa De Santis e con l’impegno reciproco di rincontrarsi al più presto. (parlamentari)

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Equal Opportunities for Men and Women

Posted by fidest press agency su mercoledì, 7 dicembre 2011

Istanbul Achievinggender equality can help support economic development and prosperity in the countries of Emerging Europe and Central Asia, says a new World Bank report, “Opportunities for Men and Women: Emerging Europe and Central Asia”, released today in Istanbul. Governments can address gender gaps by facilitating women’s entry into the labor market, adopting educational reforms, and addressing health disparities.The new report reviews the performance of men and women during the last decade in three spheres: human capital, labor markets, and entrepreneurship, and examines a range of issues pertaining to men’s and women’s economic opportunities.“During much of the last century, Emerging Europe and Central Asian countries surpassed those in other regions in establishing the equal treatment of women and men,” said Sarosh Sattar, World Bank Senior Economist and the main author of the report. “In the past, the governments in the region allocated substantial resources toward health and education of both men and women, provided child care services, and adopted gender-blind labor legislation. But, as our new report shows, the region’s advantage in gender equality has eroded, and the region now looks more similar to the rest of the world. This has happened because the rest of the world is catching up, critical services such as child care have been significantly cut back, and some new gender disparities have emerged in the region.”The report finds three areas of gender inequality in the Emerging Europe and Central Asiaregion:
First, there are gender gaps in health and tertiary education in the economies of the region. In health, men are dying too young in some countries, such as Kazakhstan, Russia, and Ukraine. In other countries, such as in the South Caucasus, there are unusually low numbers of girls being born. Up to 16 percent more boys than girls are born in the South Caucasus, an imbalance second only to China and India. In education, relative parity exists among men and women at the primary and secondary level, but gender gaps emerge at the tertiary level with not enough men attending universities. There are also large gender gaps in basic school enrollment rates for minority groups such as Roma children.Second, the structural changes in the economies of the region have opened up economic and employment opportunities for women and reduced some avenues of prosperity for men. The growth of the services sector and the shrinkage of the manufacturing sector have created job opportunities for women while reducing some high paying jobs for men. Despite this, women’s earnings are on average about 20 percent less than those of men, though the gender gap in wages varies significantly across countries in the region.
Third, the dramatic demographic changes in the region have different implications for men and women. The region’s population is aging and fewer children are being born, which will result in a shrinking labor force and increasing vulnerability to old age poverty. Between 2009 and 2025, the share of the population above 60 will rise sharply, from 15 to 25 percent of the population, and women will constitute 57 percent of this age group. The challenge is to increase labor participation rates for both men and women, at the same time as protecting women’s ability to have children and provide them with good quality care.
To address the existing gender disparities and achieve equal economic opportunities for men and women in the region, the report makes the following policy recommendations:
Women’s greater labor force participation is important, especially in the context of growing demographic challenges. Measures are needed to facilitate women’s entry into the labor force, such as better child care, more sensible maternity leave policies, and closing the gender gap in retirement age.
Improving the quality of education and reducing gender imbalances at the secondary and tertiary levels are essential to increase productivity and close existing wage gaps.
Addressing the pockets of health disparities that remain in individual countries of the region is important. Comprehensive national agendas and delivery of specific programs are needed to reduce maternal mortality rates, increase male life expectancy, and address the imbalance in the sex ratio.

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