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Covid-19, in valutazione un possibile ruolo protettivo della vitamina D

Posted by fidest press agency su lunedì, 25 gennaio 2021

La mortalità da Covid-19 è più elevata in alcuni Paesi rispetto ad altri. Molti fattori potrebbero influire su questo dato, quali l’età media della popolazione, lo stato socio-economico, la salute generale, l’accesso alle cure mediche e/o la loro qualità. «La diffusione della malattia ha avuto poi un andamento apparentemente irregolare. Infatti, la più bassa percentuale di casi e tassi ridotti di mortalità sono stati riscontrati in Paesi dove la fortificazione dei cibi con vitamina D è effettuata di routine, a causa della ridotta esposizione alle radiazioni ultraviolette B, quali la Norvegia. Invece sono state particolarmente colpite Italia e Spagna, dove il deficit di vitamina D è largamente diffuso» (Mitchell F. Lancet Diabetes Endocrinol 2020). In tutti i paesi con più di 150 casi è documentata una correlazione tra mortalità da Covid-19 e latitudine (in riferimento alla capitale di ogni paese coinvolto, dati provenienti da https://www.worldometers.info/coronavirus) (Rhodes JM, et al. Aliment Pharmacol Ther 2020). «Ad ulteriore conferma del potenziale ruolo della vitamina D» aggiungono Ceccoli e Francucci «è da ricordare il dato dell’Ufficio per le Statistiche nazionali del Regno Unito, che ha evidenziato una mortalità da Covid-19 più di quattro volte maggiore nella popolazione nera inglese e gallese, con livelli di vitamina D tendenzialmente ridotti a causa della pelle scura, rispetto a quella bianca» (Mitchell F. Lancet Diabetes Endocrinol 2020). Tanti sono gli studi di associazione pubblicati per valutare la relazione tra deficit di vitamina D e pandemia da Covid-19, ma, ad oggi, abbiamo un solo studio prospettico che ha valutato i livelli effettivi di vitamina D in pazienti ospedalizzati durante il periodo della pandemia (Baktash V, et al. Postgrad Med J 2020).A ulteriore dimostrazione del ruolo di questo enzima, proseguono Ceccoli e Francucci, è interessante notare che il Covid-19 colpisce principalmente persone anziane e uomini (che presentano una più bassa espressione di ACE-2) e meno donne e bambini (in cui l’espressione di ACE-2 è generalmente più alta). «Per effetto dei meccanismi sopra-descritti, livelli ottimali di vitamina D potrebbero ridurre la risposta infiammatoria all’infezione da Sars-Cov 2, riducendo la severità della polmonite» sottolineano. «Questo effetto della vitamina D sulla flogosi è stato evidenziato in diversi studi. Ricerche pre-cliniche su topi hanno evidenziato che la somministrazione di calcitriolo è efficace nel ridurre il danno acuto polmonare indotto dai lipo-polisaccaridi, probabilmente modulando il RAS, e che il deficit cronico di vitamina D distrugge le strutture polmonari, ostacola lo sviluppo polmonare e promuove la fibrosi polmonare» (Isaia G, Medico E. Aging Clin Exp Res 2020). Una metanalisi del 2017 (Martineau AR, et al. BMJ 2017), effettuata su 25 studi di intervento randomizzati per un totale di 10.933 pazienti, ha mostrato che la supplementazione con vitamina D riduce di 2/3 l’incidenza di infezioni respiratorie acute in pazienti con livelli di 25-OH-vitamina D < 10 ng/mL (< 25 nmol/L). Concludendo, affermano Ceccoli e Francucci, sicuramente sono necessari ulteriori studi per esplorare meglio la possibile associazione tra ipovitaminosi D e morbilità e mortalità da Covid-19 e per valutare se la somministrazione di vitamina D possa evitare o rendere meno gravi le manifestazioni della malattia. Ma, dato che la realizzazione di studi randomizzati e controllati necessita di tanto tempo, è ragionevole in questo periodo di emergenza sanitaria, soprattutto in paesi quali l’Italia in cui il deficit di vitamina D è molto diffuso, promuovere campagne di sensibilizzazione per garantire un’adeguata esposizione solare e aumentare il consumo di cibi addizionati con vitamina D o l’integrazione farmacologica per ottimizzare i livelli di 25-OH-vitamina D, così come recentemente consigliato dalla British Dietetic Association e dal Governo Scozzese» (Isaia G, Medico E. Aging ClinExp Res 2020). (fonte: Doctor33)

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