Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 145

Archive for 4 gennaio 2021

Il Dio cinico non esiste

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

forse poteva stupire che il papa, così attento nell’amore, nel riguardo e nella delicatezza per l’altro, chiedesse ai due cardinali più importanti del collegio (il decano e il segretario di Stato) di non usare parole proprie nelle liturgie di passaggio all’anno nuovo in san Pietro, ma di leggere le omelie preparate da lui, impedito a pronunciarle dai dolori della sciatalgia. Doveva esserci una ragione seria. Se il 2020 fosse stato un anno normale, sarebbe stato diverso. Ma era stato l’anno dell’universale dolore, l’anno della pandemia, l’anno da tutti esecrato e bollato come da non doversi ripetere mai più: come accreditarlo a Dio cantando il Te Deum? Nel decidere se e come darne lode o farne carico a Dio ne andava del cristianesimo. Quale responsabilità maggiore per un papa chiamato ad essere custode della fede e a confermare nella fede i fratelli (che come ormai sappiamo da “Fratelli tutti” e altri innumerevoli atti pastorali sono tutti gli uomini e le donne senza eccezione e scarto alcuno)? Papa Francesco aveva già spiegato, anche qui in innumerevoli interventi pastorali, come si dovesse prendere la pandemia, se si dovesse chiederne conto a Dio, come sistemarla nell’universo delle nostre angosce, delle nostre domande di senso. C’era stato il grande pericolo che degli zelanti la spiegassero come la Grande Punizione per un mondo in via di perdizione, che si usassero gli argomenti degli amici di Giobbe (te la sei voluta!) oppure che si piantasse la domanda micidiale per la fede: perché Dio permette, o addirittura provoca, il dolore innocente, sottopone il giusto a prove strazianti, negli affetti più cari, nei figli, nei beni, nel lavoro? Insomma era il problema della teodicea: il termine è nuovo, inventato da Leibnitz nel ‘700, ma la questione è antica, viene dalla Bibbia, passa per Qumram, i Manichei, sant’Agostino, attraversa la Chiesa, arriva a Paolo VI che si lamenta con Dio perché non ha salvato Moro, «uomo buono, mite, saggio, innocente ed amico»: essa scuote la coscienza credente, che all’ora della prova o smette di credere o «riesce a credere attraverso ciò che sperimenta, anche se non lo capisce, anche se non lo vuole, anche se continua a sembrargli assurdo e ingiusto», come si legge su “Rocca”, la rivista di Assisi, che proprio in questi giorni come tanti altri si era interrogata su «la malattia e la risposta religiosa»; e la domanda è: perché il male? Che ci sta a fare Dio con tutto questo male, ci salva o dobbiamo salvarci da soli o salvezza non c’è? Dal primo giorno in cui è papa, Francesco si è dedito a smontare le immagini idolatriche di Dio, di un Dio costruito secondo i sentimenti umani, secondo le umane filosofie, le logiche del mondo, un Dio associato agli istinti del giustizialismo e della retribuzione; giorno dopo giorno egli ha preso le distanze dal Dio secondo ragione di tante teodicee e non ha fatto altro invece che raccontare un Dio di misericordia, riaprendo nella modernità, sulla frontiera stessa del kerigma, la questione di Dio. Ma, pur nella popolarità di cui gode, questa vera novità non era stata seriamente avvertita, su altri terreni di riforma ecclesiale era stato atteso al varco; nessuno del resto mette in gioco la propria precomprensione della fede, non c’è l’idea che la predicazione, sia pure di un papa, non sia fatta di prevedibili stereotipi, che possa cogliere di sorpresa, come fa l’irrompere nella routine informativa di una vera notizia, di una cosa nuova. Ed ecco che nelle omelie di fine ed inizio d’anno in forma quasi lapidaria, con la forza di tutta l’esperienza di dolore della pandemia e la chiarezza di una informazione ormai certa, è data la buona notizia, giunge la risposta sul Dio in cui credere, e il dio invece da lasciare: il Dio cinico non esiste. «Non potevamo immaginare un Dio simile, che nasce da donna e rivoluziona la storia con la tenerezza», ha letto dai fogli papali il cardinale Parolin nella Messa di Capodanno; e nei Vespri di fine d’anno il cardinale Re con le parole di Francesco ha infranto la pretesa sofistica della teodicea che pretende tutto spiegare dei misteri di Dio: «Qual è il senso di un dramma come questo? Non dobbiamo avere fretta di dare risposta a tale interrogativo. Ai nostri ‘perché’ più angosciosi nemmeno Dio risponde facendo ricorso a ‘ragioni superiori’. La risposta di Dio percorre la strada dell’incarnazione, come canterà tra poco l’Antifona al Magnificat: ‘Per il grande amore con il quale ci ha amati, Dio mandò il suo Figlio in una carne di peccato’. «Il buon samaritano, quando incontrò quel poveretto mezzo morto sul bordo della strada, non gli fece un discorso per spiegargli il senso di quanto gli era accaduto, magari per convincerlo che in fondo era per lui un bene. Il samaritano, mosso da compassione, si chinò su quell’estraneo trattandolo come un fratello e si prese cura di lui facendo tutto quanto era nelle sue possibilità (cfr Lc 10,25-37). «Qui, sì, forse possiamo trovare un “senso” di questo dramma che è la pandemia, come di altri flagelli che colpiscono l’umanità: quello di suscitare in noi la compassione e provocare atteggiamenti e gesti di vicinanza, di cura, di solidarietà, di affetto. È ciò che è successo e succede anche a Roma, in questi mesi,,,,» Così il papa. Non c’è un grande disegno, non c’è nessun disegno per il quale sacrificare esseri umani: non c’è per Dio, tanto meno può esserci per noi, per la ragion di Stato, per le guerre umanitarie, per il pareggio di bilancio, per i sacrificatori di ogni setta, cultura e religione: «Questo Dio cinico e spietato non esiste»; «Se Dio si fermasse alla giustizia cesserebbe di essere Dio, sarebbe come tutti gli uomini che invocano il rispetto della legge» aveva scritto Francesco nella bolla d’indizione dell’anno della misericordia, non sarebbe neanche un Dio. Perciò davanti all’uomo gettato ai bordi della strada e della vita non c’è da argomentare sul bene che “in fondo” gliene può venire (per esempio salvarsi l’anima, come predicava l’Inquisizione), ma bisogna chinarsi su di lui e prenderne cura. Questa, di ripetere l’azione messianica di svelare la vera “natura di Dio”, è la riforma di papa Francesco. Ma, come osserva padre Alberto Simoni nella sua strenua proposta di una vera “koinonia”, ciò è vano se non diventa una proposta pastorale di tutta la Chiesa. Cioè se tutta la Chiesa non fa suo questo annuncio, se non si limita a farlo fare testualmente da due cardinali incaricati, o lo fa svogliatamente o non lo fa per nulla dai pulpiti domenicali. La verità è che nella Chiesa, la cui stessa sopravvivenza secondo il Corriere della Sera è in prognosi riservata, ha bisogno oggi di una grande rivoluzione nel suo rapporto col mondo, come aveva intuito il Concilio Vaticano II, ma questa rivoluzione va oltre le buone maniere imposte dalla modernità, ha bisogno della stessa radicalità che «ha percorso la strada dell’incarnazione» . Questo vuol dire che per raccontare al mondo un Dio così, occorre aggiornare le sacre biblioteche, rinnovare i linguaggi e forse cominciare col ripensare e riscrivere i libri liturgici, rifare la scelta delle letture bibliche per i cicli triennali dell’anno liturgico, ristudiare le connessioni tra le letture dell’Antico e Nuovo Testamento, non lasciare nel gorgo del fraintendimento pagine bibliche gravide di un Dio geloso e vindice, che nel contesto storico di oggi, così come sono (non più in latino ma in volgare) suonano come un controannuncio rispetto alla pazienza e misericordia di Dio, insomma riprendere la grande riforma liturgica intrapresa dal Concilio e che fu fatta interrompere al cardinale Lercaro. L’impresa è ardua, ma per un Dio così ne vale la pena.

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Recovery Fund, Nardi: “Bene la cabina di regia sociale della Furlan”

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

“E’ giusta la proposta della segretaria nazionale della Cisl, Annamaria Furlan, di coinvolgere la società italiana, le sue categorie economiche, il mondo del lavoro, il Terzo settore, nella definizione delle priorità programmatiche da finanziare con i soldi Ue. Penso quindi che vada accolta da Governo e Parlamento” così la Presidente della commissione Attività produttive alla Camera Martina Nardi commenta le parole della leader Cisl rilasciate al Sole24Ore. “Nelle prossime settimane – aggiunge Nardi – avremo come classe politica il compito fondamentale di disegnare il futuro del Paese per i prossimi anni. Dobbiamo quindi avere la forza e il coraggio di assumerne fino in fondo la piena responsabilità. Nello stesso tempo avremo anche la necessità che le nostre scelte non rimangano sulla carta delle buone intenzioni, ma siano tradotte in azioni concrete. E’ qui che la partecipazione della società e degli enti locali, attraverso una governance sociale, alla definizione delle priorità e alla loro concreta attuazione diventa indispensabile, per evitare di bloccarsi su contenziosi e dilazioni. Troppe volte in passato abbiamo visto come un progetto, seppur importante, sia rimasto vittima di veti e opposizioni per anni e anni. Questa volta non potremmo permettercelo. Sia perché le risorse Ue saranno legate anche ai tempi di realizzazione, sia perché non capiterà più un’occasione simile per sciogliere alcuni nodi strutturali del nostro sistema Paese”.“Quanto al merito degli interventi da fare – conclude la Presidente Nardi – la segretaria Furlan coglie bene anche le necessità da aggredire, nel momento in cui indica i 10 macro obiettivi da perseguire, perché sono le questioni centrali che come Italia abbiamo di fronte e che dobbiamo finalmente affrontare per costruire un futuro migliore per le nuove generazioni”. Lorenzo Galli Torrini.

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Governo: Rojc (Pd), dev’essere sostenuto da solida maggioranza

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

“Non è pensabile che si possa sminuire il ruolo e il contributo del Parlamento chiedendo che ratifichiamo provvedimenti senza poterli discutere e migliorare. Ci sono sul tappeto questioni che aprono un dibattito sul nostro futuro, quello immediato e quello a lungo termine, e per questo ci si attende da Conte che compia significativi atti politici, come richiede la situazione”. Lo afferma la senatrice Tatjana Rojc (Pd), alla luce delle fibrillazioni che attraversano la maggioranza e il Governo. Per la senatrice “è necessario reagire alla pandemia con la consapevolezza da parte di tutte le forze politiche che abbiamo tra le mani il futuro. Dobbiamo rifondare il sistema Paese ma ha ragione Luigi Zanda quando ammonisce che per farlo ci deve essere un Governo sostenuto da una solida maggioranza”.

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Scuola: Mobilità docenti 2021, si riduce al 25% la quota dei trasferimenti per l’anno prossimo

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

Con il nuovo anno si torna a parlare di mobilità, sempre sulla base del Ccnl vigente. Per quanto riguarda la mobilità territoriale, scrive Orizzonte Scuola, vi rientrano tutti i trasferimenti sia nella provincia di titolarità (trasferimento provinciale) che in altra provincia (trasferimento interprovinciale). Con il trasferimento il docente chiede di acquisire la titolarità in un’altra scuola per la stessa classe di concorso e per lo stesso grado di istruzione. Rientrano nella mobilità professionale i passaggi di cattedra e i passaggi di ruolo sia nella provincia di titolarità che in altra provincia. Con il passaggio di cattedra il docente chiede una classe di concorso diversa da quella di titolarità nello stesso grado di istruzione. Con il passaggio di ruolo si chiede un grado di istruzione diverso da quello di titolarità. Per la domanda di mobilità territoriale e di mobilità professionale dovranno essere utilizzati moduli distinti per ogni tipologia di movimento richiesto. Per ogni domanda potranno essere espresse fino a quindici preferenze indicando le scuole con preferenza analitica, oppure i comuni o distretti con preferenza sintetica sia per la mobilità provinciale che per quella interprovinciale; in questo ultimo caso sarà possibile esprimere anche codici sintetici di una o più province. I trasferimenti provinciali rappresentano i primi movimenti a essere disposti, con priorità per quelli all’interno del comune di titolarità (I Fase) e di seguito quelli in comuni diversi nella provincia di titolarità (II Fase). La mobilità territoriale provinciale (I e II Fase) viene disposta sul 100% delle disponibilità. I posti residui, rimasti cioè vacanti dopo i trasferimenti provinciali, vengono ripartiti nel seguente modo: 50% alle immissioni in ruolo; 50% ai movimenti della III Fase, cioè ai trasferimenti interprovinciali e alla mobilità professionale (passaggi di cattedra e passaggi di ruolo si provinciali ch interprovinciali). All’interno del 50% da destinare ai movimenti della III Fase, per ogni anno scolastico del triennio di validità del CCNI, viene specificata la precisa percentuale da destinare ai trasferimenti interprovinciali e alla mobilità professionale. “Quanto indicato nell’art.8 comma 6 – scrive ancora Orizzonte Scuola – evidenzia la volontà ministeriale di equilibrare nel corso del triennio le aliquote destinate alle diverse tipologie di movimento. Se nel 2019/20 la percentuale maggiore è stata destinata ai trasferimenti interprovinciali (40%), questa aliquota è diminuita per il corrente anno scolastico (30%) e diminuirà ancora per il prossimo anno scolastico 2021/22, raggiungendo una percentuale equivalente a quella da destinare alla mobilità professionale (25%)”. Una percentuale che il sindacato contesta ed è pronto ad andare in tribunale.

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Non è più tempo di discussioni

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

Ci risiamo con un Matteo Renzi che passa dallo “stai tranquillo” allo sfascio della politica. Dopo aver digerito non sempre bene i risultati elettorali ora il passatempo dei nostri “esperti” dalla politica alla filosofia, dalla sociologia al pettegolezzo sembrano concentrati sui passi che i nuovi leader compiranno e come intendono risolvere gli aspetti più urgenti del nostro vivere quotidiano. Da più disparate parti i talk-show, infatti, impazzano con discussioni di ogni genere ora sul revovery fund, ora sulla delega ai servizi segreti, ora sulla riforma della giustizia, ora sulla legge elettorale ora sulla riforma del lavoro e via di questo passo. Non bastano per questi amatori delle tavole rotonde i tanti bla bla dei talk show che per decenni abbiamo dovuto sorbire sulle riforme preannunciate, quasi realizzate salvo un nulla di fatto all’ultima ora. E’ tempo di concretizzare e non di parlare al vento. Il sistema Italia ha in nuce tutte le potenzialità possibili e immaginabili per darsi una nuova figura di sé. Ciò che manca è la volontà politica. Ciò che manca è l’impegno parlamentare a realizzare e non ad anticipare il bene e a razzolare male tra le pieghe delle commissioni, dei rinvii, degli approfondimenti ecc. Basterebbe stabilire per regolamento parlamentare che tutte le proposte di legge dei suoi membri venissero esaminate dalle apposite commissioni entro sessanta giorni e votate o rinviate in aula per l’esame generale e il relativo voto. Diamoci una mossa se vogliamo realisticamente imprimere una svolta al paese e non lasciamo che la nuova speranza per un cambiamento radicale sul modo come interagire tra i cittadini e le istituzioni non si trasformi come in passato in un mero esercizio tautologico (Riccardo Alfonso)

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L’identikit di un Presidente

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

Il toto presidente della repubblica è aperto a tutti i possibili giochi. Per tale scranno molti sono i candidabili ma se visti dall’area partitica sono chiaramente definibili delle figure note e che hanno fatto la storia politica italiana diciamo di questi ultimi venti anni. In pratica significa che chi più chi meno è compromesso con l’attuale sistema e se vogliamo riformarlo realmente dovrebbero essere scartati a priori. Dall’altra parte ci troviamo con i “grandi vecchi” dal cuore grande ma dal passo malfermo che male reggerebbero la fatica di supportare le sorti di un Paese che non riesce ancora a capire la differenza che esiste tra l’imbonitore da strapazzo e la forza di un messaggio rinnovatore. Quando era vivo Indro Montanelli sposai la sua idea che la Presidenza della repubblica andasse riformata dal suo interno rendendola un organismo più snello, meno dispendioso riducendo l’utilizzo di edifici e di personale. Uno degli inquilini del Quirinale anni fa cercò di fare qualche taglio ma si ridusse a un semplice maquillage di facciata. Questo dimostra che esiste un potere occulto che anche nelle piccole cose riesce a porvi un freno e a demonizzarle. Figurarsi ora che si tratta di un cambio della guardia del suo Presidente. Diciamo, quindi, che vi è abbastanza materia per essere pessimisti su questa nomina. Eppure, resta, se non altro, una provocazione che è quella di proporre come candidato di bandiera, l’ultimo degli italiani. Di chi in particolare? C’è solo l’imbarazzo della scelta. (Riccardo Alfonso)

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Dall’uomo qualunque al M5S

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

Esiste un precedente di movimento che volle proporsi all’attenzione degli italiani in chiave antipartitica. Si chiamò “Fronte dell’uomo qualunque” e partì nel 1944 con l’omonimo settimanale diretto dal suo fondatore Guglielmo Giannini. Il motto che lo ispirava era: “non ci rompete più le scatole.” Ebbe una tiratura media di 800.000 copie. Si trasformò, subito dopo, in partito e nelle prime elezioni del 1946 raccolse il 5,3% dei consensi popolari con trenta deputati che parteciparono all’Assemblea costituente. Fu un movimento-partito che si sciolse come neve al sole e che chiuse la sua parabola politica nel 1953. Se vogliamo, sia pure in una stringata sintesi, spiegare la sua fine ingloriosa lo dobbiamo attribuire all’errore che Giannini commise alleandosi in modo scomposto ora con un partito ora con un altro. Per quanto non sia possibile fare un paragone con l’attuale movimento “antipartitico” di Grillo sia per ragioni storiche, sia per il suo bacino elettorale che per l’Uomo qualunque era costituito in prevalenza da proprietari terrieri e da un elettorato meridionale, una ragione la trovo là dove il “qualunquismo” s’infranse quando intese ricercare un punto di riferimento con gli stessi partiti con i quali intendeva distinguersi. Dico tutto questo per spiegare, ammesso che ce ne fosse bisogno, che oggi l’errore grave dei partiti tradizionali sta proprio nella loro incapacità di rispondere realisticamente alle attese della società civile e se non riescono a rinnovarsi al proprio interno occorre che dall’esterno qualcuno dia loro la sveglia e questa si chiama “consenso elettorale alternativo”. Ora sono proprio questi partiti ancorati al passato che credono d’imbrigliare il Movimento cinque stelle con la stessa tecnica dei loro “antenati” ovvero facendoli diventare una loro costola. È ciò che devono capire soprattutto gli eletti pentastellati che oggi siedono sugli scranni parlamentari e il popolo che li ha votati mentre il consenso popolare, purtroppo, continua a diminuire in misura drammatica intorno a loro. (Riccardo Alfonso)

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Politica: Non c’è peggior sordo…

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

Di chi non vuol sentire. Mi sembra la classica commedia di Goldoni: “un sordo, due sordi, tutti sordi. Alla fine si scopre che tutti ci sentivano bene. Ciò sta accadendo in questi giorni in Italia nella convulsa ricerca di una quadratura del cerchio ma che di convulso ha solo il non voler sentire la voce degli altri. Ci stracciamo le vesti nel declamare la crisi del sistema Italia aggravata drammaticamente da una pandemia virale che non sembra voglia cedere il passo, ma ci guardiamo bene d’ingegnarci a dovere per una lotta a tutto campo, sebbene sia a portata di mano, poiché ciò significherebbe perdere il controllo nella stanza dei bottoni. E allora di quale interesse nazionale parliamo? Non è certo dell’economia del paese, dell’industria, del lavoro, della giustizia, del fisco, della salute e della scuola per questi pifferai di turno. Discettiamo, semmai, sul modo come mercanteggiare una presidenza del consiglio e della repubblica, un posto di ministro e di sottogoverno. . Un’Italia che, per colpa di questi sordi per vocazione, fa perdere il senso della misura a tutti gli altri. Usque tandem… (Riccardo Alfonso)

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Giustizia: Perseguitati e persecutori

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

La giustizia in Italia ha toccato il fondo. I suoi limiti sono sotto gli occhi di tutti. E’ una giustizia che può essere imbrigliata come si vuole se si hanno gli ingredienti giusti e si adottano i suoi difetti per giustificare i propri. L’anomalia è nella lungaggine dei suoi tre gradi di giudizio. Il difetto sta nel legislatore che può cambiare a comando le leggi mentre si celebrano i processi depenalizzando il falso in bilancio, riducendo la prescrizione trasformando il legittimo impedimento in una farsa. Così questa giustizia ante litteram trasforma l’imputato in inquisitore e gli consente di prendersi beffa delle istituzioni trasformando le aule dei tribunali in tribune elettorali e per fare in modo che si proclami vittima e perseguitato. E questa farsa è destinata perpetuarsi perché la vittima-imputato ha da guadagnarci in termini elettorali riscuotendo negli ingenui elettori simpatie e complicità. Siamo noi come cittadini di questo paese che si chiama Italia a doverci vergognare che questa melina continui a rubare le prime pagine della carta stampata e dei media, più in generale, invece di parlare dei problemi reali del paese tra disoccupazione e miseria, ricchezza e povertà. Smettiamola una volta per sempre, diventiamo adulti. (Riccardo Alfonso)

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Scuole: Ripresa dell’attività didattica

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

Giorni fa si è svolta la riunione del tavolo operativo (OOSS Scuola, USR e Regione) relativa alle problematiche della riapertura delle scuole, il prossimo 7 gennaio 2021. Le OOSS hanno unanimemente rappresentato le proprie preoccupazioni e la propria contrarietà alle modalità decise unilateralmente dai Prefetti per la ripresa dell’attività didattica in presenza per la scuola superiore, anche alla luce dei dati epidemiologici registrati in questi giorni e delle dichiarazioni dell’Assessore Regionale alla Sanità, D’Amato, rese alla stampa non più tardi questa mattina.Sebbene tutte le sigle sindacali siano accomunate dalla convinzione che la didattica digitale non possa costituire l’ordinaria modalità di funzionamento del sistema scolastico, tuttavia non sono state create, in questi mesi, idonee condizioni di sicurezza, né per il personale, né per gli studenti, in modo tale che la riapertura finisce per costituire, nella situazione attuale, un grande azzardo, non solo e non tanto per la Scuola in sé considerata, ma per quanto essa implica e coinvolge in termini sociali. Peraltro, le OOSS non possono non rilevare che l’assessore alla Sanità, la cui presenza al tavolo operativo regionale per la Scuola è stata più volte, ma vanamente sollecitata, avrebbe colto oggi un’occasione importante se avesse accettato l’ennesimo invito, e avesse illustrato direttamente ai rappresentanti della Scuola le ragioni che, a suo parere, sconsigliano la ripresa in presenza.Pur apprezzando l’impegno delle altre parti presenti al tavolo, ossia l’Ufficio Scolastico Regionale, nella persona del Direttore Generale, Pinneri, l’Assessore all’Istruzione, Claudio Di Berardino, e l’Assessorato ai trasporti, rappresentato da un suo dirigente, l’ing. Passani, le OO.SS. ribadiscono le proprie perplessità, e, anzi, esprimono il timore che la riapertura, non adeguatamente preparata, possa essere seguita da una repentina chiusura, che suonerebbe come una grave sconfitta amministrativa, politica e sociale.Per tale motivo si è richiesto perlomeno di posticipare l’inizio delle attività in presenza di qualche giorno, per permettere alle singole scuole di riorganizzarsi nel modo più adeguato, nonché di consentire l’ingresso in fascia unica almeno fin quando sarà mantenuta la percentuale in presenza del 50% degli studenti.Si è, comunque, convenuto su quanto segue: Le scuole saranno invitate a deliberare le riduzioni di orario previste dalla normativa vigente (art. 28 CCNL Scuola 2007 e atti amministrativi da esso richiamati), senza necessità di recupero a carico di insegnanti ed alunni; Si invertono le percentuali di accesso a scuola: il 60% degli alunni entrerà nella prima fascia oraria (ore 8:00) e il 40% nella seconda (ore 10:00), riducendo nella massima misura possibile i disagi della nuova organizzazione scolastica; Su proposta delle OO.SS.ci sarà da parte dell’Assessore all’istruzione la valutazione di un possibile slittamento all’11 gennaio p.v. dell’attività didattica in presenza; Ci sarà un nuovo incontro di monitoraggio del tavolo regionale, fissato entro la prima settimana dopo il riavvio dell’attività didattica in presenza; Inoltre, in merito alla richiesta avanzata dalle OO.SS. di un fondo aggiuntivo di risorse per gli eventuali straordinari da parte del personale ATA, l’USR Lazio ha risposto che è stato previsto tra MI e conferenza Stato/Regioni l’attribuzione di risorse per tale scopo. Le OOSS, nel prendere atto di quanto, nei limiti della loro possibilità di intervento,gli interlocutori hanno proposto, ribadiscono le proprie richieste relative a: Politica sanitaria attiva nelle scuole (contact tracing, accesso prioritario ai tamponi, vaccinazione prioritaria del personale scolastico, dopo quello medico, protocolli sanitari uniformi in tutte le ASL); Rimodulazione complessiva degli orari delle attività produttive, parallelamente agli orari scolastici; Attenzione al segmento di età 0 – 6 e al ciclo primario, con un monitoraggio che verifichi quali siano le condizioni vigenti, dopo quattro mesi di attività scolastica in presenza. Su questi obiettivi, le OOSS continuano a sollecitare le istituzioni regionali.

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Le scuole riapriranno il 7 gennaio e in Toscana?

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

Le scuole superiori, alla fine, riapriranno il 7 di gennaio ma solo al 50% e non al 75% di presenza come era invece previsto dal Dpcm del 3 di dicembre. È mai possibile che, in una regione di 3,7 milioni di abitanti come la Toscana, il problema siano i 168 mila ragazzi toscani degli istituti superiori?” ha scritto l’on. Gabriele Toccafondi, deputato fiorentino di Italia Viva nella sua pagina facebook. “Questi studenti sono a casa davanti ad un video da ormai tre lunghi mesi. Il 3 dicembre il premier Conte, con un Dpcm, aveva affermato che i ragazzi delle scuole di secondo grado sarebbero rientrati in classe al 75% di presenza a partire dal 7 di gennaio. Per far sì che ciò avvenisse in sicurezza, tutte le prefetture in questo mese hanno svolto un gran lavoro. Nonostante ciò, al rientro dalle vacanze, solo il 50% dei ragazzi potrà tornare in classe, con entrate scaglionate di due ore. Non solo, c’è anche chi mette le mani avanti affermando che sarebbe meglio non riaprire affatto e tenere ancora a casa gli studenti delle superiori perché i trasporti pubblici sono un problema. È proprio vero, questo non è un paese per giovani” ha concluso Toccafondi.

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Scuola: Aumenti di soli 83 euro

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

La Legge di Bilancio 2021 porta delle risorse non sufficienti per rinnovo contrattuale dei lavoratori della scuola: per il triennio 2019-2021 dei settori della pubblica amministrazione sono stanziati infatti 400 milioni di euro che si aggiungono ai 3.335 già disposti con le leggi di bilancio del 2019 e 2020 per un totale complessivo di 3.775 milioni di euro. Tuttavia, osserva Orizzonte Scuola, le risorse effettivamente disponibili per i rinnovi contrattuali del pubblico impiego ammontano a poco più di 3,2 miliardi. Alla fine della fiera, per il comparto scuola, che conta oltre un milione di buste paga, la cifra messa a disposizione per il rinnovo contrattuale comporta un aumento degli stipendi in percentuale di circa il 3,5%, ovvero 83 euro medi mensili lordi (ancora meno considerando l’IVC già in godimento che verrebbe riassorbita): una cifra, quindi, che fa il paio con quella di due anni fa, quando si registrò, in occasione dell’unico rinnovo contrattuale dell’ultimo decennio, un incremento del 3,48%, che portò infatti 85 euro medi lordi. Certo, alla fine molti insegnanti porterebbero a casa in più altri 100 euro (ma solo fino a 28mila euro di redditi) derivanti dal taglio all’Irpef che viene rifinanziato dalla stessa Legge di Bilancio. Ma i patti erano altri, pure con i precedenti ministri della Funzione Pubblica e gli stessi Bussetti e Fioramonti. Il sindacato rammenta che la Commissione europea sta operando su una direttiva specifica sulla definizione dei livelli minimi salariali (2020/0310 – COD). Anief ha chiesto, a tal proposito, al Parlamento e alla Commissione UE di sollecitare il Governo italiano perché si adoperi per attuare la revisione della tabella delle professioni a rischio biologico, partendo dal fatto che stiamo parlando di una professione particolarmente incline a procurare stress cronico. La stessa recente Direttiva UE della Commissione n. 2020/739 CE, del 3 giugno 2020, ha introdotto una modifica all’allegato III della Direttiva n. 2000/54 CE, perché sia inserito il Covid19 nell’elenco degli agenti biologici che possono causare malattie infettive nell’uomo. Poiché ad oggi nessuna modifica è stata apportata all’elenco delle attività professionali a rischio biologico, il sindacato ha deciso di denunciarlo.

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Recovery, Nardi “Sia gestito con intelligenza e lungimiranza, non possiamo sbagliare”

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

Dovrà essere un nuovo inizio fondato sui principi di crescita sostenibile e di giustizia sociale, altrimenti non usciremo migliori dalla crisi prodotta dalla pandemia. Ora è il tempo della serietà e della responsabilità. Come ha ricordato il Presidente Mattarella in occasione del suo discorso di fine anno è il momento dei costruttori, e quindi la politica deve avere la capacità e il senso di responsabilità per anteporre gli interessi degli Italiani a quelli di parte propria. La classe politica lo dimostri partendo dal sapere gestire con intelligenza e lungimiranza le risorse messe a disposizione dal Recovery Fund. Perdere questa occasione potrebbe significare condannare il nostro Paese senza nessun alibi. Quello che decideremo oggi determinerà il futuro dei nostri figli e non possiamo permetterci di sbagliare: ci sono nodi strutturali che abbiamo la possibilità di sciogliere definitivamente. Non farlo sarebbe un delitto politico imperdonabile” E’ quanto dichiarato da Martina Nardi, presidente della commissione Attività produttive alla Camera dei Deputati. Lorenzo Galli Torrini

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Le star della pizza svelano i loro segreti al mondo

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

L’evento prodotto da “Pizza Village” e “Visit Italy” si terrà online il 17 Gennaio, giornata mondiale della pizza ed avrà tra gli ospiti, food blogger, giornalisti ed anche l’artista Pietra Montecorvino che aprirà in mondovisione l’evento con la sua celebre “Comme facette mammeta”.La World Masterclass dal titolo “How to make Italian pizza” sarà trasmessa live in 180 paesi nel mondo, in lingua inglese ed in lingua italiana per l’Italia, a presentare la blogger italo-olandese Iris de Brouwer. Quattro tra i più grandi Maestri pronti a svelare i segreti per la praparazione di quattro pizze da realizzare a casa: Margherita, Marinara, Capricciosa ed una pizza speciale, tutte rigorosamente realizzate con la farina del Mulino di Napoli Caputo, title sponsor della manifestazione, con il fiordilatte della Latteria Sorrentina ed il pomodoro Ciao, entrambi main sponsor dell’evento.Avete mai pensato di andare a scuola dai migliori al mondo? Il 17 Gennaio sarà possibile farlo in modo semplice e pratico grazie a internet. “L’idea – dichiarano gli organizzatori di Visit Italy e Pizza Village – è quella di promuovere la cultura, l’arte e le tradizioni italiane attraverso un linguaggio digitale che sappia parlare a più generazioni. Pizza vuol dire condivisione ed il progetto si pone come mission proprio il portare questo valore nelle case di tutto il mondo”.Arte della pizza, dunque, come volano per qualcosa di più grande, promuovere a livello internazionale la cultura della condivisione, dell’italianità, del ritrovarsi insieme intorno ad una pizza, in questo difficile periodo, più che mai. Tutti on line, allora, per ottenere anche l’attestato ufficiale della prima World Masterclass sul piatto più amato al mondo, ecco il link per registrarsi: http://bit.ly/Masterclass_pizza

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Economia: Con il nuovo anno ritornano le sfide importanti

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

“È iniziato il 2021. Una sfida importante sarà la gestione del fisco, e della mole di cartelle e altri atti. Tre sono gli aspetti su cui si deve intervenire subito. Pulire il “magazzino”, pre 2015, dai ruoli inesigibili, costa troppo e non porta a nulla. Riguarda in gran parte soggetti falliti, deceduti, imprese cessate, da cui lo Stato non può più riscuotere. Gestire gli anni dal 2016 al 2019, con una “rottamazione quater”, un saldo e stralcio, per dare respiro a quei contribuenti, che si trovano in difficoltà, ed hanno posizioni aperte con il fisco, dovute a morosità incolpevoli.E poi trattare le milioni di cartelle che si genereranno nel 2021, per posizioni maturate nel 2020 e in anni precedenti. Sono cartelle che vanno gestite con un metodo straordinario, pensando che il Covid è stato, ed è, un evento straordinario e devastante. Una parte per i più fragili, ad esempio, andrà rimandata, e una parte, per chi è nelle condizioni di poterlo fare, andrà trattata in bonis, facendo pagare con uno “sconto” su sanzioni e interessi.Tutto questo, ovviamente, tenendo presente la difficoltà del contribuente a muoversi per rispettare il divieto di assembramenti e andare fisicamente a ritirare raccomandate, e fare code agli sportelli che aprono con orari ridotti.È una questione che non si può mettere sotto il tappeto, va affrontata subito. Portando avanti il piano che abbiamo come Governo. Facciamo presto, sediamoci e definiamolo negli ultimi dettagli. Noi, come MoVimento 5 Stelle, siamo pronti”. Lo scrive, sui social, il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli.

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Contributi part time ciclici e verticali, ce l’abbiamo fatta, la lotta USB paga!

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

Dopo 5 anni di lotte portate avanti in quasi totale solitudine da USB, attraverso mobilitazioni e ricorsi contro l’INPS per aver riconosciuti i contributi per l’intero anno e quindi il diritto di equiparazione contributiva con il resto dei lavoratori, oggi i lavoratori delle produzioni industriali, gli addetti ai servizi scolastici per l’integrazione degli alunni disabili, i lavoratori delle mense e delle pulizie, i lavoratori addetti al controllo e gestione di eventi e quartieri fieristici raggiungono un obbiettivo importante, che non era scontato: le mobilitazioni e le azioni legali portate avanti da USB e le pressioni sulla materia, hanno aperto la strada al confronto con la ministra Nunzia Catalfo e con il presidente dell’INPS Tridico, costringendo la politica a portare in Parlamento il problema.Infatti, con l’approvazione della legge di bilancio pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre 2020, il comma 350 per tutti i lavoratori e lavoratrici con part time ciclico verticale “stabilisce che nel contratto di lavoro a tempo parziale di tipo verticale e ciclico anche le settimane non interessate da attività lavorativa sono da includere nel computo dell’anzianità utile ai fini del diritto al trattamento pensionistico…..” quindi a fronte di 40 anni di lavoro verranno riconosciuti 40 anni di contributi e non più 30 come era fino ad oggi! Sulle modalità tecniche di riconoscimento dei contributi rimaniamo in attesa della circolare dell’INPS, prendendo l’impegno a tenere lavoratrici e lavoratori costantemente informati. Quella di oggi è una prima vittoria, ma la battaglia non finisce qui, dopo la conquista del diritto alla contribuzione continuativa, bisognerà costruire una vasta campagna per l’accesso agli ammortizzatori sociali durante i periodi di sospensione delle attività, in modo da garantire la necessaria continuità del reddito, per le lavoratrici e lavoratori con contratto part time ciclico verticale.

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Vaccini anti-Covid Lombardia: la somministrazione non è al passo con le altre regioni

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

Marco Degli Angeli (M5S Lombardia): “I dati che arrivano dal Ministero della Salute lasciano poco spazio alle interpretazioni. Regione Lombardia fanalino di coda nella capacità di somministrazione dei vaccini Covid. Sono solo 2171 le dosi somministrate a ieri, pari al 2.7% di quelle disponibili. Il confronto con altre Regioni è disarmante. Si va dal 34% del Trentino, al 20% del Lazio, al 16% del Friuli al 15% del Veneto. Se questo è dovuto al periodo feriale o a una scarsa organizzazione regionale, lo vedremo nei prossimi giorni. Evidentemente al Pirellone l’anno inizia il 19 gennaio (data del primo consiglio Regionale), sempre con molta calma. Di sicuro la geniale strategia ‘Ponzio Pilato’ elaborata dal duo Fontana&Gallera non sta funzionando. In Lombardia, infatti, la direttiva che la Regione ha inviato alle 65 strutture hub incaricate della campagna vaccinale è semplice e chiara: fate come volete”. Gregorio Mammì (M5S Lombardia) “Al netto della logistica sul trasporto delle dosi, l’interruzione della catena del freddo e il tracciamento con GPS, serviva attivarsi per tempo per consentire alle strutture di operare al meglio, dando delle linee guida chiare. Invece l’unica cosa che ha fatto la Giunta lombarda è stata pubblicare le foto delle passerelle degli assessori al Vax day, temo che tutto questo possa diventare la solita ‘Gallerata’. Cosa succederà quando avremo maggior numero di dosi e la necessità di coprire le sempre maggiori richieste da parte dei cittadini? Lo scorso dicembre andavano fatte meno foto di propaganda e più fatti. Un piano di vaccinazioni straordinario richiede un impegno straordinario, non possiamo permettere che il centrodestra si preoccupi di fare propaganda, invece, di pensare all’organizzazione delle nostre strutture”.

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The Economist this week: Our coverage of the coronavirus

Posted by fidest press agency su lunedì, 4 gennaio 2021

Welcome to the newsletter highlighting The Economist’s best writing on the pandemic and its effects. We have two covers this week. In our UK and European editions, we ask what Britain’s place in the world should be now that it has completed its divorce from the European Union. In our Americas and Asian editions we report on China’s world-beating approach to e-commerce, which we think is set to become a global model. Our coverage of the pandemic focuses on two fast-spreading new variants of the coronavirus and their implications for public health: British approval for the AstraZeneca-Oxford vaccine could hardly have come at a more desperate time. We report on Argentina’s adoption of the Russian Sputnik V vaccine, which is bedevilled by politics, we review an early crop of books on covid-19 and we ask whether American jobs lost to the pandemic will return. Our tracker illustrates the spread of covid-19 around the world in the past year, as well as the latest estimates of deaths and cases in each continent and country.We are covering the pandemic in Economist Radio and Economist Films, too. On January 1st, “Checks and Balance”, our podcast on American politics, will be about the toll the coronavirus has taken on New York and on how the city can recover.It has been a punishing year. As we celebrate the start of 2021, let us hope that it will be when covid-19 is finally conquered. Zanny Minton Beddoes Editor-In-Chief The Economist

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