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Archive for 16 luglio 2021

Ticino Musica compie 25 anni e si regala il Barbiere di Siviglia alla stazione dei treni!

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

Dal 18 al 31 luglio torna nella Svizzera italiana il Festival Ticino Musica, che quest’anno festeggia il suo 25° compleanno con un’edizione che si preannuncia ricchissima e varia in proposte e contenuti, tra tradizione e innovazione. Si “parte” domenica 18 luglio alle ore 20.00 con il grande evento inaugurale, la première dell’opera “Il Barbiere di Siviglia” di Gioacchino Rossini, che verrà messa in scena nell’Aula Magna del Conservatorio della Svizzera italiana dall’affiatata squadra dell’Opera studio internazionale “Silvio Varviso”, capitanata da Umberto Finazzi (direttore musicale) e Daniele Piscopo (regista). Protagonisti assoluti di Ticino Musica sono in primo luogo i grandi maestri ospiti, artisti apprezzati e richiesti a livello mondiale sia in veste di esecutori e interpreti, sia nel ruolo di didatti. Nell’edizione 2021 saranno presenti al Festival Ticino Musica: Fiorenza Cedolins (soprano), Adrian Oetiker (pianoforte), Stefano Molardi (organo, clavicembalo, Hammerklavier e Tangentenflügel), Ulrich Koella (pianoforte per accompagnatori e musica da camera con pianoforte), Marco Rizzi (violino), Yuval Gotlibovich (viola), Giovanni Gnocchi (violoncello), Vittorio Ghielmi (viola da gamba), Andrea Oliva (flauto), Ivan Podyomov (oboe), Calogero Palermo (clarinetto), Gabor Meszaros (fagotto), Jacques Deleplancque (corno), Frits Damrow (tromba), Vincent Lepape (trombone), Anne Jelle Visser (tuba) e Pablo Márquez (chitarra). Accanto ai grandi maestri, Ticino Musica valorizza al massimo i “giovani maestri”, dai musicisti in corso di formazione che si affacciano al mondo professionale e giungono a Ticino Musica per perfezionarsi, ai vincitori di concorsi internazionali, agli ensemble cameristici invitati come “Ensemble in residence”. Per tutti questi giovani talenti Ticino Musica rappresenta una vetrina privilegiata, nonché una fondamentale opportunità di esibirsi in concerto per maturare quell’esperienza “da palcoscenico” necessaria per progredire in campo professionale accanto ai colleghi giù affermati. Dal 19 luglio prendono il via i recital serali di grandi maestri e vincitori di concorsi internazionali. Ad aprire le danze sarà la musica antica, con il duo d’eccezione formato da Vittorio Ghielmi alla viola da gamba e Luca Pianca al liuto, tra i massimi rappresentanti del loro strumento a livello mondiale. La sera seguente, a calcare il palcoscenico dell’Aula Magna sarà il Duo Polaris, composto da Simone Moschitz al sassofono e Daniele Bonini al pianoforte, vincitore dell’edizione 2019 del Concorso “Marcello Pontillo” di Firenze. I “giovani maestri” di Ticino Musica saranno impegnati quotidianamente, a partire da giovedì 22 luglio fino al termine del Festival, nei più svariati e suggestivi luoghi del Canton Ticino e della Svizzera italiana, da Rovio (Chiesa della Madonna) a Bellinzona (Chiesa di San Biagio), all’Aula Magna del Conservatorio, da Morcote (Chiesa di San Rocco) a Mesocco (Chiesa di Santa Maria del Castello), dal Boschetto del Parco Ciani di Lugano fino alla Chiesa di San Bernardo al Curzútt (Monte Carasso). Per chi volesse non soltanto ascoltare, ma addentrarsi nel “laboratorio” di studio e preparazione all’esibizione pubblica, Ticino Musica propone come ogni anno le Openclass, lezioni aperte al pubblico (con concerto finale), una sorta di lente di ingrandimento su ciò che sta “dietro le quinte” rispetto a quanto avviene sul palcoscenico. Attraverso le openclass di Ticino Musica 2021 sarà possibile scoprire i segreti dello studio di viola da gamba, organo, clavicembalo, organo, Hammerklavier e Tangentenflügel. Ticino Musica ospita infine tre ensemble in residence, gruppi cameristici già formati che, essendo “in residenza” presso il festival trovano la possibilità di perfezionarsi tramite le masterclass dell’Academy ed esibirsi in molteplici occasioni. Gli ensemble in residence dell’edizione 2021 sono i quartetti d’archi Dulce in Corde e Animato Kwartet, nonché il quintetto di fiati Quintetto Sorolla.A chiusura di un ideale cerchio generazionale ed artistico, Ticino Musica propone alcuni concerti in cui grandi maestri e giovani promesse suonano affiancati gli uni gli altri sullo stesso palcoscenico. Questi eventi rappresentano, per i giovani musicisti, un indimenticabile momento di scambio e collaborazione con i propri mentori, che trasmettono loro “sul campo” la propria decennale esperienza. Sarà possibile ascoltare i concerti del ciclo “Grandi Maestri e Giovani Promesse” mercoledì 28 luglio nella Chiesa di San Biagio a Ravecchia, venerdì 30 luglio in Aula Magna (Gala degli ottoni) e sabato 31 luglio sempre in Aula Magna (Appuntamento di Addio Ticino Musica 2021 e Arrivederci a Ticino Musica 2022).Nel rispetto delle norme volte al contenimento della diffusione del contagio da Covid19, i posti sono limitati ed è pertanto fortemente consigliata la prenotazione. http://www.ticinomusica.com.

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Festival Nazionale Rilievi In Danza

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

Cerveteri (RM) Dal 22 Luglio al 25 Agosto prende vita, con la direzione artistica di Paola Sorressa, la prima edizione del Festival Nazionale Rilievi In Danza, in omaggio alla nota Tomba dei Rilievi nel sito UNESCO della Necropoli La Banditaccia a Cerveteri (RM): 15 appuntamenti previsti con 10 spettacoli di danza presso il Parco della Legnara e 5 performance site specific. Organizzato da Mandala Dance Company, con il patrocinio del Comune di Cerveteri, Assessorato alle Politiche Culturali, e AICS Danza (Ente di Promozione – Associazione Italiana Cultura e Sport). Durante la giornata inaugurale del 22 Luglio, presso l’Aula Consiliare del Comune di Cerveteri (Piano terra di Palazzo del Granarone – via del Granarone), si svolgerà alle ore 19 la Conferenza Stampa di presentazione ufficiale del Festival che si aprirà alle ore 21 con lo spettacolo SAVE THE EARTH di Mandala Dance Company ad ingresso gratuito, con le coreografie di Paola Sorressa.

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Pandemia da Covid-19: Abbiamo diritto a delle chiare risposte

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

Pier Luigi Ciolli ci invia in copia, che noi riproduciamo in abstrac, una lettera inviata Ai membri del Governo, a tutti i parlamentari, al Presidente della Repubblica sul tema delle “pandemie” che riteniamo particolarmente interessante. Per approfondimenti: https://www.coordinamentocamperisti.it/pandemia.php. “l’ISTAT non comunica ogni giorno (inserendo nel loro sito internet) quanti, ogni giorno, sono i nati e i morti nei 7.914 comuni italiani. Un dato essenziale per comprendere sia l’andamento della pandemia sia altri aspetti. È un segreto di Stato? Sono degli incapaci da licenziare? I Comuni non gli trasmettono quotidianamente questi semplici due dati e sono da commissariare? siamo stati e sia tutt’ora investiti da decine di migliaia di pagine di provvedimenti per contrastare la pandemia: atti da leggere e rispettare (dal 25 gennaio 2020 al 7 luglio 2021 abbiamo letto ben 2.489 provvedimenti) ma redatti in modo incomprensibile al cittadino con la scuola dell’obbligo, trasformandolo così in un suddito che deve solo obbedire, anche quando gli sono cancellati dei diritti costituzionali; dobbiamo ancora sentire alla televisione e leggere sui giornali che: la pandemia era una situazione imprevista … le altre nazioni come la nostra erano ovviamente impreparate quindi chi governa non poteva far altro … era indispensabile obbligare all’acquisto e uso delle mascherine chirurgiche … era necessario fare la spesa in file lunghissime e solo una persona per nucleo familiare …. serviva imporre i coprifuoco notturni e diurni e vietare di spostarci dentro i nostri veicoli … chi non si fa inoculare un allertatore del RNA (lo chiamano vaccino) danneggia gli altri … dobbiamo per legge farci inoculare un allertatore del RNA … dobbiamo e, ogni giorno, ancora un dobbiamo … E prosegue: “Le pandemie erano da decenni prevedibili e le nazioni dovevano predisporre i Piani di Emergenza, stoccando i relativi materiale e aggiornando gli elenchi delle persone che erano necessarie per metterli in atto. Al contrario, chi abbiamo pagato a rappresentarci e a preparare e aggiornare il Piano di Emergenza Pandemia non lo ha fatto e NON sono stati sbattuti subito in galera e confiscati i loro beni; il fatto che i governi di altre nazioni (con eccezione della Repubblica di Cina) e l’OMS non si sono subito attivati per contrastare la pandemia non giustifica che chi era preposto e pagato in Italia ci abbia fatto trovare inermi nel contrastare la pandemia. abbiamo inviato tempestivamente a Governo, parlamentari e Presidente della Repubblica lettere e relazioni, spiegando che la mascherine chirurgiche monouso (usa e getta dopo poche ore) non solo non bloccavano il virus ma costituivano un costo milionario sia per acquistarle (gli scandali si sono susseguiti) sia per smaltire le centinaia di migliaia di tonnellate, quando invece bastava invitare i cittadini a proteggere gli altri indossando sulla bocca e naso un tessuto (https://anteritalia.org/basta-mascherine-monouso-le-alternative-per-combattere-emergenza-ambientale/ ); abbiamo inviato tempestivamente a Governo, parlamentari e Presidente della Repubblica e alle società di grande distribuzione una soluzione (GUIDA & RITIRA) per evitare le lunghe file ai supermercati ma non hanno risposto e tantomeno attivato detto semplice sistema per contrastare la pandemia; ci hanno imposto il coprifuoco notturno/diurno e hanno vietato di spostarci dentro i nostri veicoli quando, invece, invece non è lo spostarsi dentro un proprio veicolo che aumenta la pandemia perché la pandemia si attiva con i contatti tra le persone. Pertanto, non servono blocchi alla circolazione dei veicoli ma è indispensabile spiegare e far rispettare i distanziamenti tra le persone nonché procedere alla sanificazione delle merci perché il virus rimane per giorni anche sui materiali e, soprattutto, procedere continuamente all’igiene personale; oltre 3 milioni di italiani, e il sottoscritto che dal 1947 ha ricevuto tutti i vaccini, è stato ed è sempre a favore delle vaccinazioni ma è e sarà contrario a farsi inoculare dei farmaci, anche se chiamati “vaccini” che allertano solo l’organismo e che hanno alla base contratti e dati secretati; una legge che obblighi a farsi inoculare un farmaco, anche se chiamato “vaccino” è in violazione di tutti i diritti a meno che alla base non abbia un database internazionale dove registrano tutti coloro che si sottopongono a dette inoculazioni, verificandoli ogni 15 giorni per 2 mesi (tamponi e in ultimo un sierologico) per accertare in modo oggettivo se hanno o meno contratto il virus e/o se lo hanno superato, se lo possono trasmettere ad altri. Un database di facile allestimento e gestione visto che siamo nel tempo dell’informatizzazione. Ovviamente a oggi non esiste perché le Big Pharma non lo vogliono perché i risultati potrebbero dimostrare che la riduzione dei contagi può dipendere dal naturale andamento di una pandemia, le persone non sono immuni e/o lo sono per pochi giorni, il numero degli effetti collaterali è inaccettabile, eccetera. By Pier Luigi Ciolli

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Semiramide, una veggente nella storia del Novecento

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

La nuova biografia di Massimo Tedeschi edita da Scholé. A Brescia, dove riceveva ospiti famosi e potenti approdati nel suo studio ad affidarle ansie e speranze, così come in Italia e all’estero, la sua fama singolare e dai tratti misteriosi non si è mai spenta. Una figura al limite, la sua. Una sensitiva fra le più note già verso la fine degli anni Venti, quando era giovanissima e mostrava familiarità con pratiche arcane apprese dai genitori. Una donna in equilibrio fra esperienze spirituali e razionali. Attratta, più che dallo spiritismo o dall’occultismo, dalla grafologia imparata alla scuola del noto padre Moretti e dalla fisiognomica. Una figura sovraccarica di titoli legati alle cosiddette arti divinatorie, ma pure a studi psichici, metapsichici ed esoterici senza dimenticare quelli letterari, araldici, patriottici. Sì, stiamo parlando di Semiramide (1907-1962), una veggente che ha saputo “aggiornare il mondo arcaico della lettura dei destini individuali trasferendola nel sistema moderno dei media, della posta dei lettori, degli oroscopi annuali”, e che reclamava “un’indagine storiografica, spoglia di credulità ma disposta allo studio e alla comprensione umana“. Così afferma Massimo Tedeschi, giornalista e scrittore che quest’indagine – di lettura avvincente, ma anche lucidamente interpretativa – ha realizzato nel suo nuovo libro edito da Scholé (Semiramide. Una veggente nel Novecento da Mussolini a Nilla Pizzi, pagg. 256, euro 18). Grazie al rinvenimento di una rassegna stampa in ben dieci volumi, in cui gli occhi esperti dell’autore hanno saputo distinguere il materiale informativo più significativo, Tedeschi ha ricostruito con il suo stile coinvolgente l’enigmatico profilo di questa donna che ha attraversato un tratto cruciale del nostro Novecento. Con lei il lettore si imbatterà in personaggi come Italo Balbo, Claretta Petacci, lo stesso Mussolini, la vedova di D’Annunzio, scrittori, politici, intellettuali, sportivi, attori, cantanti. Cara al regime fascista, Semiramide si trovò perfettamente a suo agio nell’Italia del dopoguerra, quando tenne seguitissime rubriche su riviste popolari, collezionò apparizioni in televisione e venne intervistata da radio italiane e straniere. Dotata di personalità e sensibilità non comuni – e con una grande attenzione per la dimensione pubblica della sua attività (come documenta anche il ricco apparato iconografico del volume) – riuscì a costruire su queste basi un personaggio perturbante, idolatrato da un Paese fiducioso nella magia e negli oroscopi, incantato da sibille e veggenti. La biografia di Semiramide diventa così anche un pezzo di storia italiana tutta da riscoprire.

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Analisi genetica del batterio che causa il tumore allo stomaco

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

È uno dei batteri più studiati in gastroenterologia, responsabile di alcuni casi di ulcera gastrica e di rari tumori allo stomaco. Ma adesso l’Helicobacter pylori, un parassita presente nello stomaco di due terzi della popolazione mondiale, potrebbe diventare anche insolito testimone della storia evolutiva dell’umanità. In un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, un gruppo internazionale di scienziate/i, tra cui la professoressa Silvia Ghirotto e il dottor Andrea Brunelli del Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie di Unife, è riuscito a studiare i processi evolutivi e demografici umani analizzando il DNA batterico di H.pylori. “Il legame tra questo batterio e la nostra specie è molto antico; la prima infezione documentata infatti è avvenuta in Africa circa centomila anni fa, prima che i nostri antenati lasciassero il continente per colonizzare il resto del mondo. Il batterio è stato quindi presente nei nostri stomaci durante tutta la nostra storia evolutiva, e durante tutte le migrazioni e interazioni tra popolazioni che hanno visto protagonista la nostra specie. Come conseguenza di questa straordinaria e antica relazione fra ospite e parassita, abbiamo che la variabilità genetica del batterio riflette quella del suo ospite. La struttura e la diversità genetica di H. pylori, infatti, mima quella umana che si evidenzia studiando il nostro DNA”, racconta la professoressa Ghirotto.Nello studio sono stati raccolti più di 500 campioni di Helicobacter pylori provenienti da biopsie gastriche di individui da 16 diverse popolazioni asiatiche e americane. Unite alle informazioni presenti in letteratura, il team ha ottenuto un dataset di più di 1000 sequenze batteriche rappresentative della variabilità mondiale di Helicobacter pylori. L’insieme di dati è stato poi analizzato con un approccio statistico innovativo che non era mai stato applicato a questo fine.“Sfruttare Il DNA batterico come marcatore genetico della storia evolutiva umana, oltre a essere affascinante, può rivelarsi fondamentale per la ricostruzione del nostro passato in tutte le quelle situazioni in cui il DNA umano non abbia un sufficiente potere risolutivo. Come nel caso dell’America, in cui la storia recente di conquista e migrazione dall’Europa e dall’Africa rende difficoltoso lo studio genetico dei processi evolutivi che hanno riguardato le popolazioni native”, spiega Andrea Brunelli.Seguendo le orme di H.pylori, in questo studio le scienziate e gli scienziati hanno dunque aggiunto importanti tasselli a due grandi migrazioni del passato, quelle che hanno portato i nostri antenati a popolare rispettivamente l’Asia e l’America circa 13000 anni fa. Informazioni preziose che sono in accordo con i dati raccolti fino a oggi con gli studi di archeologia.“Studiando le sequenze di H. pylori provenienti da popolazioni siberiane abbiamo notato come fossero diverse da qualsiasi altra popolazione batterica conosciuta fino a questo momento; ci siamo resi conto di aver identificato una popolazione nuova, che abbiamo chiamato hpSiberia. Tale popolazione ha un’origine recente, dovuta a fenomeni di mescolamento genetico tra due popolazioni batteriche differenti, una tipica dell’Asia Centrale, e l’altra del Sudest Asiatico. I nostri modelli statistici hanno evidenziato che tale fenomeno può essere accaduto durante l’ultima glaciazione, quando le popolazioni umane si sono ritirate in quelli che vengono chiamati “rifugi glaciali”, ristrette aree geografiche rimaste accessibili durante la glaciazione. Durante questo contatto tra diverse popolazioni è plausibilmente avvenuta la formazione di questa nuova popolazione batterica, che oggi è diffusa in tutta l’Asia Centrale e la Siberia” spiega la professoressa. Gli stessi modelli statistici sono poi stati applicati allo studio del processo di colonizzazione dell’America, evidenziando che le attuali popolazioni del Nord e Sud America derivano da un singolo processo di colonizzazione, avvenuto circa 13.000 anni fa, quando lo stretto di Bering era libero dai ghiacci e quindi poteva essere attraversato dall’uomo.“Per la prima volta in questo studio sono stati applicati dei modelli statistici di inferenza demografica all’analisi del DNA di un parassita per studiare la storia evolutiva del suo ospite. Questo approccio potrà essere esteso ad altri sistemi biologici che coevolvono con la nostra specie, permettendo di fare chiarezza su aspetti cruciali che riguardano il nostro passato” conclude la professoressa Ghirotto.

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Idea politica e idea dello Stato

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

L’idea della politica e l’idea dello Stato modernamente inteso sono oggi in rotta di collisione. È una frattura semantica conseguente al riconoscimento dell’asse centrale della società civile, alle multi e interdipendenze, alla razionalità plurale. Il nesso non si trova più concentrato nello Stato, in una classe, struttura, o ceto, ma in ogni soggetto. Il principio di libertà (persona) diritto alla proprietà (natura) s’identifica in un agire dotato di senso solo se rispetta questi due canoni fondazionali, di là della tripartizione del potere che Weber ha proposto: razionale, tradizionale, carismatico. Lo Stato e l’impresa economica sono i due grandi elementi creati dal mondo moderno. Entrambi sono attraversati dalla politica ma in forma sempre più ridotta, semplice postulato normativo, a una forma di giustificazione del potere esistente. In questo modo, la politica non è più riconoscibile come centro di una società, ma solo come sistema autoreferente senza finalità extra-sociali. Un potere che sempre più s’identifica con il vecchio detto: auctoritas non veritas facit legem. (Riccardo Alfonso)

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Il mercato taroccato: I falsi

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

Esiste una produzione industriale mondiale fondata sui “falsi” e i guadagni che ne ricavano sono enormi perché si rivolge a un settore dove i potenziali acquirenti hanno una minore disponibilità di risorse e tendono al risparmio ma al tempo stesso non vogliono rinunciare a taluni beni. In una trasmissione televisiva è stato fatto un esempio illuminante. Sono state mostrate due penne stilografiche di valore. L’originale costa 50 euro e la falsa 40 (ma imitata alla perfezione). La prima per produrla occorrono 35 euro mentre per la seconda cinque. L’acquirente per risparmiare dieci euro permette alla filiera dal fabbricante al commerciante di guadagnare 35 euro contro i quindici dell’originale. È solo un esempio ma che potremmo fare con i tantissimi prodotti, falsi e originali, che hanno invaso i nostri mercati e ci riferiamo non solo all’Italia ma un po’ ovunque nel mondo. È un giro d’affari che ora adotta una tecnica di vendita più raffinata e lucrosa. Prima si riconoscevano i “falsi” dal prezzo. La differenza era enorme. Ora è stato corretto il tiro. Se riprendiamo l’esempio precedente sappiamo che lo stesso prodotto (la penna stilografica) era venduta al mercato del falso intorno alle 10 euro. Il basso prezzo aveva insospettivo molti acquirenti e da qui lo stratagemma di far apparire il falso come un originale “scontato”. E se i guadagni aumentano, il giro d’affari diventa più allettante e la corruzione dilaga. Per porvi riparo occorrono più controlli e più consapevolezza per i consumatori che se si può risparmiare con un falso con qualche fronzolo il danno maggiore proviene da quei beni che possono incidere sulla salute e sul nostro benessere: pensiamo ai medicinali, ai prodotti di bellezza, ai giocattoli, agli alimenti. Non solo. Il falso finisce con il danneggiare la nostra economia. Penso al mercato degli occhiali da sole. L’Italia deteneva un primato che oggi è venuto meno e centinaia di piccoli ma efficienti laboratori sono stati costretti alla chiusura. Lo stesso dicasi per l’industria calzaturiera e non sono le sole a soffrirne, lo è anche l’agricoltura nel suo complesso e l’artigianato. D’altra parte, non posso pensare che da solo il consumatore sia in grado salvaguardarsi se non interviene, da una parte, il legislatore con norme più severe e, dall’altra, un sistema di controlli più potenziato in uomini e tecnologie. Inoltre il lassismo di questi ultimi anni ha provocato un danno diretto, con la chiusura delle nostre imprese, e riflesso (compreso il danno salute) di svariati miliardi di euro e questa emorragia deve essere assolutamente fermata. E questo risvolto negativo è diventato un vero e proprio buco nero ora che siamo nel pieno di una crisi pandemica e dove i problemi occupazionali e la salute delle imprese sono un valore che non si può disperdere. Non si deve in specie ora che siamo reduci dalla crisi pandemica e dal rischio che possa ulteriormente prolungarsi. (Riccardo Alfonso)

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I rischi dei passaggi mentali condivisi: il raggio verde

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

Uno di questi aspetti è senza dubbio il rischio di entrare in un paesaggio mentale colonizzato. Come, ad esempio, abbiamo vissuto le nostre mutazioni antropologiche o le gestiamo in una situazione particolare? Un esempio illuminante lo abbiamo dal prologo di un dialogo di Platone il “Protagora” nel quale egli mostra come Socrate gestisse una situazione insolita. Immaginiamoci la scena: Ippocrate, figlio di Apollodoro arriva a casa di Socrate e bussa con insistenza alla sua porta. Ha fretta e si fa premura di richiamare l’attenzione di Socrate e Socrate di rimando: cos’è che ti accade, perché vieni a quest’ora? E lui, tutto agitato, gli risponde: “ma come non lo sai? È arrivato Protagora e dobbiamo fare qualcosa.” A questo punto Socrate prende tempo e cerca di far ragionare il suo giovane amico non tanto per impedirgli di andare ad ascoltare Protagora quanto di capire che egli non è il tutto ma solo una parte della conoscenza e in questo modo ci ha impartito una lezione magistrale che regge il suo e il nostro tempo: “consapevolezza delle caratteristiche dell’informazione, accesso all’informazione, disponibilità di una molteplicità di fonti, esame critico e dialogo dell’informazione. Ha creato una vera e propria comunità di apprendimento, di collaborazione. Lui ha scelto il rischio, non si tira indietro, si espone ma lo fa a ragion veduta. Se ci caliamo da questo pensiero “antico” nella nostra quotidianità mi rendo conto che i nostri maggiori errori stanno proprio nel fatto che non cerchiamo di mettere a frutto la nostra intelligenza per analizzare ciò che più di ogni altra cosa l’anima si nutre: di cognizioni, d’informazioni che assumiamo dall’ambiente, ma lo dobbiamo fare con la mente sgombra da presunzioni, luoghi comuni, da logiche oscurantiste. Come dire, restando all’insegnamento di Socrate, andiamo pure ad ascoltare Protagora, poi però lo discuteremo anche con altri. Significa crescere in un clima di verità nelle relazioni. Il saperlo fare significa sgrossare queste verità dalle false, stereotipate, interessate rappresentazioni in situazioni che sovente nulla c’entrano con il digitale ma rientrano in ambiti familiari e ambienti sociali. E la realtà a volte ci sfugge perché non è complicata come si pensa. Un esempio classico lo posso avere dal film di Rohmer dal titolo “Il raggio verde” tratto dal libro di Verne. Il raggio verde è l’ultimo raggio di sole che in giornate particolarmente limpide si colora di questa tonalità. Alla fine arriva e si tratta di un bellissimo puntino verde. Tutto qui? E’ valsa l’attesa per questo quasi insignificante “segnale”? Sì, se riusciamo a recepirne l’insegnamento. (Riccardo Alfonso)

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Il genocidio dei diversi

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

Ogni volta le pagine della storia grondano di sangue innocente. Penso ai cristiani dati in pasto ai leoni nell’antica Roma, ai bambini handicappati che gli spartani buttavano dalla rupe. Penso alla polizia etnica serba ai danni dei kosovari, alla caccia e alla morte di milioni di ebrei nella civile ed evoluta Germania, alle leggi razziali fasciste, alle migliaia di bambini ebrei che in Francia alcuni funzionari del governo, del maresciallo Pétain, alleato con i nazisti, nella Seconda guerra mondiale, denunciavano e mandavano a morire nelle camere a gas. E ancora gli zingari e i disabili e a guerra finita, nel 1945, i nazisti continuavano a trucidare gli ebrei ungheresi che sino a quel momento erano stati dimenticati o se vogliamo risparmiati. È stata una mattanza senza soluzione di continuità. Tutti, possiamo dire, ci hanno intinto il pane e ancora oggi i rigurgiti, di tanta bieca violenza, si avvertono qua e là in manifestazioni antisemite, razziste, omofobe, che fanno vittime di ogni genere anche per ragioni religiose tra cristiani e musulmani, tra musulmani ed induisti, tra integralisti musulmani colpevoli di essere sciiti o sunniti. È la prova provata che nemmeno le democrazie occidentali oggi restano immuni da questo veleno sottile che s’insinua nelle loro viscere e le rende altrettanto esposte a revanscismi di natura razzista. Perché ancora oggi pregare in una moschea, o in una cattedrale cristiana o in una sinagoga o in un tempio indù fa la differenza e la distinzione nel radicamento della cultura del diverso, dell’esclusivo, del fedele in opposizione all’infedele? Perché ancora oggi le logiche del consumismo impongono la figura di un essere umano vincente, di una figura super agiata, se non ricca, dai natali doc e si volgono cinici per una selezione della razza che ha tanto il sapore del razzismo nel nome del diverso, dell’escluso, del povero, dell’emarginato. Se noi non superiamo questi limiti di natura religiosa e laica che danno la misura dei nostri egoismi, è difficile poterci considerare costruttori di pace, di fraternità e di solidarietà universale. (Riccardo Alfonso)

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Lo spirito, la materia e i ricordi

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

Ho impostato il ragionamento su tre direttrici. Non penso, a questo punto, possa avere importanza dare la priorità a un discorso in luogo di un altro. Lo spirito, la materia e i ricordi sono, a mio avviso, tre facce ugualmente valide e importanti. Il rappresentarle, semmai, mi ricorda altre triadi famose che appartengono ad antiche manifestazioni di fede. Il loro accostamento, tuttavia, è puramente casuale. La mia riflessione è più semplice e limitata. Cerco, semmai, di capire e, ciò facendo, di sciogliere i tanti nodi gordiani che nel corso dei millenni l’essere umano ha annodato per poi affidare ai posteri il compito di scioglierli. Impresa non facile poiché sono stati stretti con innumerevoli fili e che oggi si sono ispessite dai rancori, odi razziali, immani stragi, violenze d’ogni genere frutti di conquiste e di sudditanze, di rivolte da oppressi e da vendette di conquistatori. Da tutto ciò non sono esenti le mie tre figure. Lo spirito, in primo luogo, io l’ho immaginato come la fonte principale della nostra religiosità, quindi come un atto d’amore che dall’interno si espande per ogni dove nel mondo. In pratica non è stato così. L’odio, e quanto altro, tende a confondersi con i gesti d’amore. Gli odori dell’incenso, nei riti religiosi, si sono mescolati con quello acre del sangue dei loro martiri, ma anche in virtù di una spada vendicatrice che ha reso, occhio per occhio dente per dente, l’ingiustizia subita e traendo, da tutto ciò, altre vittime, altri dolori, altre spietate esecuzioni. La materia, a sua volta, ha seguito questo tormentone esistenziale diventando il tramite attraverso il quale tutto è stato possibile realizzare ed anche distruggere. A questo punto non ho l’intenzione, di configurare, nella sua identità sofferente, le ingiustizie subite e che appartengono al passato e si riverberano nel presente, quanto qualcosa che si sta maturando oggi e che tende a pregiudicare il futuro. Mi limito, in altre parole, a osservare ciò che rimane nel rapporto essere umano-natura, parlando di medicine e di medicamenti, anche perché mi aprono la porta a un altro discorso. E’ quello che edifica la sua costruzione sulle fondamenta di una società più giusta e più ricca di condivisioni: dalle risorse energetiche ai ritrovati della scienza, ai benefici offerti dalle innovazioni tecnologiche. Su tutto presiedono i ricordi. Non sono la memoria storica degli eventi grandi, e che hanno riempito innumerevoli pagine di corposi libri di storia e nemmeno il frutto delle cronache del nostro e di altri tempi, attraverso piccoli, e a volte insignificanti, episodi che solo marginalmente sembrano sfiorare la grande avventura umana.È qualcosa di più personale e intimo. È la semplice reminiscenza di un personaggio che immagino colto nel momento in cui, seduto un po’ scomposto davanti ad un caminetto, gravido d’anni, stanco e dal volto solcato in profondità dalle rughe, è ancora capace di alzare a tratti il capo con fierezza e fissare, pur con i suoi appannati occhi, quel lontano punto, senza confini, che gli consente di richiamare i ricordi della sua infanzia. Sono altri tempi. Essi sono ripresi e riversati sull’occasionale, e forse anche distratto, visitatore, ora bambino, ora adulto. (Riccardo Alfonso)

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Dalla prefazione del “Mito” di Riccardo Alfonso

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

Nel porre mano a questo mio lavoro ho inteso titolarlo “Il mito” per il contenuto che mi sono proposto di conferirgli ma anche memore da ciò che ho tratto dalle mie letture. Non dimentico, infatti che nel mythos gli antichi greci non si riferivano solo al racconto delle azioni compiute dalle divinità, dai loro eroi leggendari ma anche per cercare una qualche spiegazione ai fenomeni che non sapevano intendere e che affondavano le loro origini nella notte dei tempi. Erano i miti della creazione o delle origini. Erano i miti naturalistici e quelli storici che avevano la funzione di tramandare le vicende e le tradizioni di un popolo. E oggi hanno il merito di consentirci di conoscerli e di comprenderli meglio. E anche di riflettere sugli aspetti naturali che attraversano le generazioni sui temi dalla nascita alla morte e ancor più sul mistero dell’aldilà e il rapporto con il soprannaturale.A tratti l’antico pensiero ci rinfranca con uno dei miti più profondi e soavi che l’anima greca abbia intessuto sopra una storia d’amore e di morte. Mi riferisco al trace Orfeo. Non fu un eroe ma un poeta tenero e armonioso. Incantò con le sue melodie le stesse Sirene che avevano circondato la nave degli Argonauti per affascinarli. Fu lo sposo della bella ninfa Euridice e viveva con essa nella ridente Tracia. Ma il destino volle che un giorno la diletta sposa per sfuggire ad Aristeo, che avrebbe voluto offrirle amore, mise il piede sopra una serpe nascosta nell’erba e la sua vita si spense tra le braccia del disperato sposo. Il suo dolore fu grande, il suo canto angosciato turbò la natura e i suoi abitanti che fecero eco ai suoi lamenti. Un giorno Orfeo, per cercare di placare la sua disperazione, volle cercare Euridice fra i morti e scese nell’Erebo. Il giovane avanzava lento tra sentieri mai battuti da un uomo vivo e si accompagnava con il tinnire della cetra in tono lamentoso: Euridice, Euridice, gemeva con il suo canto. Taceva Cerbero e non s’udiva l’urlo delle Furie. Quest’amore così straziante e disperato alla fine impietosì Plutone. Consentì che la giovane amata ritornasse in vita ma ad una sola condizione: Orfeo non doveva mai volgersi indietro a guardare Euridice finché non fossero giunti entrambi alla luce. Una dura condizione che avrebbe comunque rispettata se ad un certo punto non sentendo più i lievi passi dell’amata sull’erba si girò a guardarla. Non vide altro che un’ombra che svaniva. L’Erebo aveva ripreso per sempre la sua preda. La disperazione del poeta divenne incontenibile. Vagava come un folle nelle selve e negli spechi e il suo canto era mesto come un singhiozzo o lacerante come un grido. Un mattino il suo corpo fu trovato smembrato in un bosco. Le Menadi, fide a Bacco, rivale e nemico d’Orfeo, lo avevano dilacerato in una notte d’orgia. L’insegnamento che ne traiamo è la virtù divina della poesia che è capace persino di ridestare i morti e l’essenza di sogno delle cose desiderate, che se guardate troppo da presso, si dissolvono come nebbia.

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“Alle fonti della vita”

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

Nel libro di Mackenzie “Alle fonti della vita” il suo pensiero speculativo non si distacca mai dalla realtà e fa, tra l’altro un esempio, che considero, significativo.Mi riferisco a quello che ci racconta dell’esperienza di Schupp un botanico tedesco che faceva coltivare due viti nel suo orto sperimentale. Una “giapponese” e l’altra “di Palestina” di fogliame assai diverso. Erano contigue. La vite giapponese, più vigorosa e espansionistica dell’altra tendeva a insinuare le sue propaggini tra le fronde della vicina, insidiandone lo spazio vitale. Interveniva allora il giardiniere e potava inesorabilmente le fronde invadenti, ma più lui potata e più la vite giapponese ne emetteva delle altre nella stessa direzione.E’ evidente in questo caso come esista una logica espansionista che è facile riscontrare in certe popolazioni umane. Questa esperienza, forse facendo un po’ violenza al significato che l’autore vi attribuiva, io la spiego con quello che significa per l’uomo il suo rapporto con la fede e la politica. Una fede che, come la “vite giapponese”, si può potare ma non si riuscirà ad estinguere mentre la politica è solo una parte minima della storia dell’umanità e nel tempo sarà destinata a restarne emarginata. Questa mia riflessione sembra andare in controtendenza al detto evangelico “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”, ma non è così. Entrambi, indubbiamente, esercitano nella propria esistenza un ruolo importante e i loro frutti potranno essere apprezzati, prima nella loro specificità e poi nella loro chiusa finale se riusciamo a preservarli dai veleni che la vita ci propina di continuo. Questo è, semmai, il punto focale di tutta la vicenda umana e finirà con il riconoscersi come la sede di un genoma culturale per lo sviluppo della coscienza planetaria. Ci avviamo a una nuova sintesi tra il pensiero e l’azione, tra la fede e la politica quando la consapevolezza della conoscenza ci condurrà per mano a una visione globale che non pone più confini tra la vita e la morte, tra il bene e il male, tra la verità e la menzogna per una congiunzione apocalittica nel fulgore della verità: veritas fulgor. Non si tratta, di certo, di una nuova avventura scaturita dalla mente umana ma di una sfida per la quale cambiano i parametri, si modificano i percorsi, s’illumina il traguardo. Ci proiettiamo nel mondo della cultura dall’avere all’essere. Un esempio tipico l’abbiamo in questi giorni, siamo nel 2013, con il Papa Francesco che parla apertamente, riferendosi alla minacciata guerra alla Siria da parte degli Stati Uniti, di un interesse diverso da quello umanitario, ma legato alla vendita delle armi. E ancora esclamando “vergogna” per la morte di centinaia di profughi morti in mare mentre cercavano di raggiungere terra ferma, per una cultura dell’indifferenza della nostra società. E’ la fede che in queste circostanze si fa politica e la politica non riesce ad esercitare sino in fondo il suo ruolo guida per una società che sappia restituire all’essere umano la sua centralità morale e culturale. Una sfida per la quale si evidenzia il significato della vita dell’essere umano. La ragione ultima che gli ha conferito l’afflato vitale e lo chiude nel suo ultimo atto. E’ il tempo in cui l’uomo ritrovi la sua sapienza che secondo San Tommaso “E’ il vertice di tutte le scienze e regola e governa tutte le altre, in quanto riguarda i principi più alti.” È tutta la problematica che emerge dalla planetarizzazione della nostra società. (Riccardo Alfonso)

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La cultura della fede Il linguaggio della politica

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

Tanto il mistico quanto il politico sono intimamente commossi dalla loro esperienza e tale commozione abbraccia la totalità del loro essere.Questo concetto lo considero appropriato dove vi è la fede nel suo valore più alto.Non vi è, tuttavia, motivo di mescolanza, senza distingui, poiché il mistico mira all’unione spirituale con Dio mentre il politico guarda alle cose terreno e, quindi, più collimanti con il suo pragmatismo culturale.È un altro aspetto da non sottovalutare se si pensa a quel mix che germoglia schietto nell’animo umano e concorre a riempire una parte senza trascurare l’altra. Penso, ad esempio, a Jacopone da Todi che condusse vita di società e alla sua formazione culturale concorse sicuramente, oltre allo studio della legge, la conoscenza di molte altre cose e alla fine nel ritrovarsi in una sua feconda e legittima ragione di vita. Il suo pathos lirico emozionale accoglie e sublima i risvolti umani in armonia con la viva sostanza dello spirito francescano.Lo stesso potrei dire di un altro personaggio, ma questa volta del nostro tempo, Luigi Sturzo che fece della fede il suo primo amore ma nel bel mezzo del cammino si ritrovato a un’altra passione quella della politica.In lui non vi fu contraddizione ma l’intima convinzione che esiste una predicazione sociale che vuole saggiare la sua capacità di trovare sbocchi utili attraverso un fondante messaggio spirituale. L’uomo e il suo corpo e la sua psiche, in definitiva, è un produttore di beni. Egli è tendenzialmente portato a volare alto per sentirsi libero dai coinvolgimenti psicologici che poteva essersi costruito e in cui per anni si era identificato per poi riconoscersi nella sua originaria identità di homo transcendens, ritrovando il filo d’Arianna smarrito della sua esistenza. Per cogliere, quindi, l’uomo nella sua globalità, unità, essenza, occorre oltrepassare la logica delle culture separate e ricercarvi una sintesi.Nella celebre metafora di Pascal dove “l’uomo è una canna, ma è una canna che pensa” si racchiude il concetto che l’essere umano sente di non essere veramente tale se non invadendo con il suo intelletto, con il suo pensiero le cose tutte e se stesso. (Riccardo Alfonso dal libro: La cultura della fede il linguaggio della politica)

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La liquirizia: un alleato per la salute della cavità orale

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

By Eugenia Gallo. Recentemente i benefici della liquirizia nelle malattie orali sono stati di grande interesse. Considerando l’emergere di agenti patogeni resistenti a più farmaci c’è un urgente bisogno di sviluppare nuovi composti antimicrobici che siano sicuri ed efficaci. Gli estratti di liquirizia e gli ingredienti bioattivi della liquirizia come la glabridina, la licoricidina, il licorisoflavano A, il licochalcone A e la glicirrizina hanno mostrato effetti benefici nella prevenzione e nel trattamento delle malattie orali. Questo articolo mira a rivedere, riassumere ed evidenziare i risultati degli studi clinici, case reports e revisioni della letteratura che hanno studiato i potenziali effetti benefici della liquirizia e dei suoi componenti come modalità di prevenzione e trattamento delle malattie orali come la carie dentale, la parodontite, la gengivite, la candidosi, l’ulcera aftosa ricorrente e il cancro orale e il suo uso come medicinale canalare. Recentemente, la liquirizia è stata ampiamente studiata per le sue proprietà anticarie. C’è una quantità considerevole di dati che affermano che la liquirizia è efficace come agente anticarie, per le sue proprietà antinfiammatorie, antiadesive e antimicrobiche. Sulla candidosi orale, gli studi suggeriscono che la liquirizia può essere un’utile alternativa terapeutica. I suoi componenti isoflavani, licoricidin e licoriso-flavan A, hanno dimostrato di avere un effetto inibitorio sulla crescita, la produzione di composti volatili solforati (VSC) e l’attività proteasica di P. gingivalis, controllando così l’alitosi. Nella paradontite è stato suggerito che la glabridina può essere usata per prevenire l’osteoclastogenesi inibendo l’attivazione indotta dal ligando del fattore nuceare kappa-B che è un fattore importante nel riassorbimento osseo in quanto è coinvolto nella differenziazione degli osteoclasti. Inoltre, la liquirizia è stata anche studiata come medicinale canalare che può prevenire il fallimento delle terapie canalari e portare ad un più alto tasso di successo del trattamento. L’efficacia della liquirizia come irrigante canalare e medicinale per l’eliminazione completa dei microrganismi in particolare contro E. faecalis. sono obiettivi di un trattamento endodontico efficace. Anche i dati ottenuti dagli studi su ulcera aftosa ricorrente e liquirizia ne evidenziano l’effetto curativo. La liquirizia è stata studiata anche come agente chemioterapico per il suo ruolo benefico nella gestione del carcinoma orale a cellule squamose. L’isoliquiritigenina (ISL), un flavonoide isolato dalla liquirizia è un nuovo inibitore dell’angiogenesi tumorale e possiede un grande potenziale terapeutico per il carcinoma adenoidocistico e può essere un potenziale agente chemioterapico. Le utili sostanze fitochimiche della liquirizia hanno dimostrato di avere un immenso potenziale nel trattamento delle malattie orali. Ulteriori studi in vivo dovrebbero essere diretti a esplorare e valutare i benefici terapeutici della liquirizia in odontoiatria.Preena Sidhu el al. Therapeutic benefits of liquorice in dentistry. J Ayurveda Integr Med 2020;11(1):82-88. Doi: 10.1016/j.jaim.2017.12.004 (fonte: Fitoterapia33)

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Il rapporto tra cultura sapienziale e cultura analitica

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

Nel corso della storia moderna e contemporanea molti hanno cercato di percorrere la strada maestra per la cultura della verità e dei principi, fino a correre il rischio di una loro declamazione e ripetizione retorica e astratta. Ciò non vuol dire che altri compagni di viaggio non abbiano saputo dotarsi di una cultura progettuale e concreta. In entrambi i casi esiste un comune denominatore che noi possiamo chiamare “cultura dottrinale”, perché la vita o è guidata dalla sapienza dei principi o è insipiente e come tale condizionata oltre misura dalle opinioni, dagli eventi, da chi ha più forza e più voce sulle piazze, nei mass-media e ai tavoli che contano. Questo rapporto, che posso anche definire due saperi, non presenta un suo orizzonte culturale differenziato, ma mostra due diverse sensibilità che si possono completare vicendevolmente. Diversamente si correrebbe il rischio di scivolare sul piano inclinato di una teoria e di un’etica astratta oppure, all’opposto, di una conoscenza dei dati e dei fenomeni svincolata dal riferimento ai principi ei quindi priva di metri di valutazione etica e finire con l’essere condotti a derive relativistiche. Se la cultura teoretica ed etica e quella analitica se non s’intrecciassero insieme sarebbe difficile evitare quello paventato da Maritain fra una morale apolitica e una politica amorale. E questo stare in piedi, a fronte delle varie conoscenze, ci permette di osservare e di scrutare la società di fatto, nelle sue molteplici dimensioni, così com’è e come si muove. Non dimentichiamo che, comunque, ci dobbiamo misurare con le concrete realtà e le tendenze e problematiche socio-culturali d’oggi. Ma il rapporto non sarebbe completo se non vi aggiungessi la cultura storica. Non c’è svolta, cambiamento per quanto rivoluzionario, non c’è progetto e attività che possa pretendere di partire dall’anno zero. Mi appare persino ovvio, a questo punto, pensare che la scuola e, più in generale, il sistema integrato dell’istruzione e della formazione, debba assumere un ruolo insostituibile al riguardo. (Riccardo Alfonso)

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La ricchezza di una nazione e la povertà delle scelte

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

Dopo questa pandemia che ci ha fatto perdere 50 miliardi di euro non possiamo dimenticare, ancora una volta, ciò che sono le nostre entrate mancanti. Abbiamo un’economia sommersa che vale 270 miliardi, un’evasione di 180 miliardi e una corruzione pubblica che ammonta a settanta miliardi. È questa la vera faccia del paese. L’onestà non premia. Il contribuente non è difeso. Si sfruttano le doti meno nobili dell’animo umano incoraggiando l’evasione, favorendo il sommerso, offrendo il voto di scambio e lasciando che gli strumenti a tutela dei cittadini vadano alla malora con milioni di processi in civile e in penale che prima di avere una sentenza definitiva richiedono tra gli otto e i 12 anni, E ancora chi si ammala e vuole essere curato adeguatamente deve sborsare di tasca propria, chi vuole cibarsi di alimenti di buona qualità deve pagare di più innescando quella spirale perversa che condanna tutti coloro che sono detentori di redditi medio-bassi ad essere più esposti a malattie e infezioni batteriche e virali. Quale sarebbe stato il gesto di “coraggio” di un governo, tanto per cominciare, se non quello di adottare una politica fiscale aperta al rimborso delle spese di mantenimento come accade in Germania e nei paesi anglosassoni? Così se a casa arriva l’idraulico o si va dal medico specialista e si è posti di fronte all’alternativa di pagare duecento euro senza ricevuta o 250 se non 300 con la ricevuta, la convenienza e la mancanza di un adeguato scomputo della spesa nella dichiarazione dei redditi, ci induce a scegliere la soluzione economicamente più vantaggiosa perché il fisco non ci riconosce l’onere di tale spesa. I politici lo sanno ma preferiscono fare come le scimmiette: non vedere, non sentire, non parlare perché le corporazioni sono quelle che dettano le fortune o le sfortune dei partiti nei confronti elettorali, mentre gli altri, pur essendo la maggioranza assoluta del paese, sono stati ammansiti dai tanti specchietti per allodole che si chiamano disinformazione, clientelismo, complessi d’inferiorità e diavolerie del genere. A questo punto come possiamo sperare che i duecento e passa miliardi che ci elargisce l’Europa possano essere utilizzati nell’interesse generale del paese? Ecco perché ci sarebbe voluta una riforma fiscale complessiva che badasse alle aliquote ma anche a tutto il resto. Perché i cittadini devono essere educati a ottenere risultati virtuosi nelle loro operazioni finanziarie, commerciali e negli scambi di servizi. Bisogna incoraggiare e non deprimere. Bisogna offrire opportunità oneste e non convenienza a evadere. (Riccardo Alfonso)

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La mia Europa: non per amore ma per interesse

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

Il caso dei migranti che affollano le spiagge siciliane e l’incapacità dell’Europa di dare una risposta unitaria a questa incontrollata invasione di campo mi fa riflettere. La prima impressione che ne traggo è che per troppa fretta di allargare i confini dell’Unione Europea abbiamo finito con l’imbarcare anche Stati poco convinti sul piano istituzionale e più interessati ai benefici economici e di mercato che potevano derivarne. Non solo. Le autorità comunitarie oggi non sono più capaci di tenere nascoste le forti divergenze interne che di fatto bloccano il normale funzionamento dell’intero apparato. Si è pensato ad un ammortizzatore social-economico con una guida autoritaria attraverso la “dittatura economica e finanziaria” dei grandi gruppi bancari e industriali. Avrebbero potuto mettere in ginocchio ogni sia pur modesto tentativo di opposizione. In questo modo, e non troppo inconsapevolmente, si è dato vita a una comunità dove i partner non si amano ma sono uniti per interesse e ben consapevoli che se osano distaccarsi saranno crocifissi dalle fronde economiche e finanziarie che lo stato guida è capace di scatenare contro. E da qui emerge la convinzione che chi comanda è solo uno Stato, quello, guarda caso, economicamente più in salute e che ha tutto l’interesse di coltivare le debolezze altrui nella logica del divide et impera. In questo modo si diventa sudditi nella gerarchia imperiale dei vassalli, valvassori e valvassini. A questo punto una Europa che non si ama o si ama sempre meno ci farà perdere quell’idea romantica e nostalgica di un’Europa unita e solidale dai Pirenei agli Urali. È diventata un’Europa autarchica senza anima e sarà destinata prima o poi a implodere. Intanto ci teniamo i nostri piccoli, meschini interessi di bottega. Un domani sarà probabilmente un’altra storia. Ed è una storia che non cambia con l’apparente generosità mostrata in questi giorni con l’elargizione di duecento e passa miliardi di euro. Salvare l’Italia è una necessità per la sopravvivenza dell’Europa dei banchieri e degli affaristi e non per la bella faccia degli italiani. Non dimentichiamolo. (Riccardo Alfonso)

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Le democrazie in crisi: storie del XXI secolo

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

Il travaglio vissuto dalle generazioni che si sono avvicendate nel XX secolo ha avuto un solo intendimento: quello di cercare una strada nuova per dare alla democrazia il suo sbocco naturale di là delle terribili intromissioni dei vari totalitarismi e preservarla in futuro dai rischi incombenti. Ora che siamo entrati a pieno titolo nel XXI secolo ci stiamo rendendo conto che quella speranza attesa si sta miseramente sbriciolando. È che il sistema di dominio portato avanti per regolare le sorti del pianeta sta drammaticamente attestando i suoi limiti mentre non si intravede ancora una alternativa rivolta a preservare la democrazia. Siamo al cospetto di una rottura delle società profonda e brutale che non solo colpisce i paesi già a rischio involutivo, sul piano dei valori che possiamo chiamare libertà, giustizia, uguaglianza sociale, ecc., ma estende la sua trama perversa anche in comunità dove tale difesa è stata consolidata nel tempo o si riteneva che lo fosse. Abbiamo fallito nella nostra vocazione dello stare insieme stuzzicando il regionalismo e il separatismo. E ora ci si mette anche il covid-19. Abbiamo fallito ricercando la panacea nel capitalismo ma senza aver trovato l’antidoto alle sue distorsioni a partire dal consumismo, dalle logiche del possesso cinico e spregiudicato e dallo sfruttamento delle risorse umane. Abbiamo fallito cercando nell’insegnamento di Marx un comunismo dal volto umano ma lo abbiamo trovato incapace di proporsi come lo strumento risolutore dei nostri traumi esistenziali. Abbiamo fallito volendo rappresentare una democrazia che sapesse conciliare i diritti con i doveri del popolo sovrano smorzando le potenziali conflittualità. Abbiamo fallito invocando una società di giusti come sta accadendo in Italia dove una Corte costituzionale non difende il diritto degli offesi ma le esigenze della finanza pubblica sebbene tale raffigurazione sia nei fatti fallace. (Riccardo Alfonso)

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La società dei diritti è ancora presente?

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

La seconda metà dello scorso secolo ha maturato in Italia un tempo pieno di tensioni ma anche provvido di successi sul piano dei diritti dei lavoratori e sull’evoluzione dei costumi. Un po’ meno, purtroppo, sul piano culturale e politico. I primi scricchiolii furono avvertiti da politici del taglio di Fanfani, Moro, Berlinguer e dalla destra Almirante quando posero in rilievo la questione morale e il rischio della degenerazione della corruzione e del malaffare a partire dagli appartenenti ai partiti, all’associazionismo e al mondo degli affari. Vi concorse, probabilmente, la congiuntura internazionale che intese allentare le maglie dei controlli e delle censure dovendo reggere da una parte e dall’altra l’urto dei due blocchi contrapposti: Urss e capitalismo occidentale. Il dopo è storia dei nostri giorni. I governi che da allora si sono succeduti non hanno saputo porre mano alla creazione di un sistema di contenimento del rilassamento dei costumi preferendo gestire l’esistente e concorrendo persino ad aggravare la stagione dei corrotti, corruttori e corrompibili dando loro l’impressione di essere immuni ai rigori della legge e di avere l’opportunità di prendersi beffa dell’opinione pubblica rallentando i suoi rigori morali. Così accade che se colti sul fatto ci sarebbe stata sempre la salvifica prescrizione favorita dalla cronica lentezza dell’iter giudiziario scremato su tre livelli di pareri. Così stanno cadendo uno dopo l’altro i valori della coesione sociale, di una società egualitaria, del rispetto per la legalità, della tutela dei ceti più deboli e dei comportamenti virtuosi. A questo punto non si può governare un paese perché mancano le certezze sul piano delle garanzie individuali e collettive e le stesse istituzioni hanno perso il rispetto che ad esse è dovuto per l’incapacità di chi le gestisce di farsene un garante in obiettività e fermezza e, soprattutto, nel tenersi al di sopra degli interessi di parte. E qui non è in gioco solo la stagione dei diritti ma la stessa democrazia. (Riccardo Alfonso)

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Esiste ancora una sinistra? E se si cosa rappresenta?

Posted by fidest press agency su venerdì, 16 luglio 2021

I partiti che si richiamano alla sinistra in Italia sono una galassia formata da tanti pianeti e satelliti ma senza una stella che sappia irradiare luce e calore. Ma di là della loro frammentazione resta da capire se quando oggi si parla di sinistra voglia dire ancora qualcosa o stia diventando un termine obsoleto. Se ci fermiamo alla voce del consenso elettorale, il risultato è deludente. Ciò non vuol dire che sono venuti meno i presupposti per una lotta sociale. Tutt’altro. È che i problemi rimangono e sono, a ben considerare, quelli di sempre: con una povertà diffusa, una mancata equa ridistribuzione delle risorse, lo sfruttamento nel lavoro, un utilizzo maldestro della democrazia e delle libertà civili. E allora dov’è il problema? È che le “masse”, tra l’altro, stanno esprimendosi, rispetto al passato, con altre parole per dire la stessa cose. E la beffa sta nel fatto che a captare questo mutata forma di linguaggio è la destra, quella stessa che storicamente ha difeso il capitale e il padronato e che oggi ha posto l’accento sul sociale. Così, e non altrimenti, si spiega la copiosità dei consensi che sono riusciti ad avere sia il capo della Lega Matteo Salvini sia Giorgia Meloni con Fratelli d’Italia, tanto da catturare anche quella fascia della sinistra da sempre ancorata ai suoi tradizionali valori. A questo punto la sinistra italiana è andata, già da alcuni anni, convincendosi che per imprimere una svolta decisiva, a questo perverso andazzo, fosse necessaria la presenza, tra le sue fila, di un leader carismatico capace di catturare l’attenzione popolare e cominciò a percorrere la strada imboccata un tempo da Diogene di Sinope che la leggenda vuole uscisse di giorno con una lanterna e alla domanda su cosa stesse facendo rispose: “Cerco l’uomo”. Nel frattempo, la destra avanza e la sinistra ondeggia. E finisce con il farsi male da sola affidandosi ai soliti pifferai che suonano bene e razzolano male. Ecco perché la parola “sinistra” diventa “sinistra” nel suo termine più tragico. E di speranza a volte si muore. (Riccardo Alfonso)

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