Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 136

Archive for 17 agosto 2017

Ernesto Maria Ponte Presenta: “C’era una volta un ponte”

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

Ernesto Maria Ponteanfiteatro Villa BelvederePalermo sabato 19 agosto alle 21,30 all’anfiteatro Villa Belvedere, all’interno del centro Kolbe in via Francesco Cangialosi 203 a Carini, che vedrà protagonista, nel teatro da oltre mille posti a sedere, Ernesto Maria Ponte Presenta: “C’era una volta un ponte”, lo show pieno di allegria. L’attore condurrà il pubblico nel mondo delle favole attraverso il sentiero dell’ironia passando dai fratelli Grimm a Disney, fino ad arrivare ad analizzare le storie e i racconti della società odierna, venduti come verità ma che, in fondo, sono soltanto favole.L’ingresso costa 10 euro, 5 il ridotto per i bambini fino a 10 anni. I biglietti si possono comprare al botteghino del teatro. (foto: Ernesto Maria Ponte, anfiteatro Villa Belvedere)

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Pensionati: dove si pagano meno tasse

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

TasseLe buste paga dei lavoratori dipendenti e le pensioni sono state ulteriormente falcidiate dalle nuove imposizioni fiscali. Più volte abbiamo rappresentato al ministro del lavoro il dramma in cui molte famiglie sono costrette a convivere con le modeste retribuzioni e il costo della vita che aumenta sia pure in maniera strisciante ( pensiamo  ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.
Ma forse per i pensionati potrebbe esserci una valvola di sfogo. Basterebbe emigrare in quei paesi dove si pagano meno tasse. Vi è persino un progetto denominato “Cittadelle del sapere” per costruzione di ben cento insediamenti urbani lungo tutto il tratto africano che si affaccia sul Mediterraneo (dal Marocco all’Egitto) per offrire ai tartassati pensionati una opportunità per meglio valorizzare le loro rendite e, al tempo stesso, avere un’assistenza adeguata e permettere loro di continuare ad essere utili insegnando agli autoctoni un mestiere o una professione. Parliamo di ex artigiani, di ex docenti universitari e di scuole medie-superiori o maestri elementari e via di questo passo.
L’idea è spuntata dopo una lunga riflessione maturata dagli esperti dei centri studi della Fidest e che è scaturita dalla constatazione che ci troviamo al cospetto di una società, quella occidentale, di “rigetto” nei confronti degli anziani, per il come sono trattati, per il modo come sono costretti a vivere. Da una parte si punta ad un allungamento della vita lavorativa e, dall’altra, si licenzia ad una età, pensiamo ai cinquantenni e sessantenni, nella quale è difficile trovare un altro impiego.
Sono risorse che si trovano da un giorno all’altro spremute sino all’ultima goccia e poi buttate nel cestino dei rifiuti con tanto gelido cinismo.
Ma c’è chi ha cercato di trovare, in attesa di individuare i finanziatori e di perfezionare le relative autorizzazioni dei governanti dei paesi interessati, una via mediana con la ristrutturazione dei borghi italiani abbandonati o semi deserti e con tante abitazioni vuote. I pensionati vi potrebbero trovare appartamenti a prezzi contenuti e la possibilità di dedicarsi ai piccoli lavori di campagna o a curare un loro hobby da monetizzare nelle fiere paesane. Continuerebbero a subire le angherie dello Stato fiscale ma per lo meno risparmierebbero da un’altra parte. Come si nota l’arte di arrangiarsi non manca, basta organizzarsi. (Riccardo Alfonso direttore dei centri studi politici e sociali della Fidest)

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Governo Gentiloni: Manca la sfida vera

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

palazzo chigi“E’ la sfida vera che chiede il Paese e di questo ha bisogno ed è su questo che Gentiloni deve dare una risposta. Il presidente batta un colpo su crescita e sviluppo, possibilmente non a colpi di fiducia: è questa la sua mission. Ed è su questo che si misurerà la vera sfida tra tecnici e politici”. Un concetto a mio avviso che ben si identifica con la realtà, ma non del tutto definito.
Tanto per cominciare va dato un segnale forte affinchè si ponga mano ad un’equa distribuzione delle risorse e a stabilire delle priorità. Non si può scivolare sui “capricci” dei politici che oppongono resistenza sulla patrimoniale, sulle spese per gli armamenti, sulle frequenze televisive, sulle riforme urgenti come quelle della giustizia, del fisco, della sanità. Da queste fonti è possibile generare lo sviluppo del Paese. Non solo.Il lettore non del tutto informato potrebbe obiettare che le riforme costano. Non è esatto. Appena andranno a regime si potranno avere consistenti risparmi di gestione e una migliore performance delle varie componenti che vi operano, in specie nel settore pubblico assistenziale dove la mancanza di controlli incisivi e continui genera costi aggiuntivi fuori misura a tutto scapito delle prestazioni sanitarie.
Tutte queste cose sono state dibattute a lungo in convegni, in tavole rotonde, in meeting congressuali e ora vi è sufficiente materia per passare dai progetti alle realizzazioni. Sappiamo, ad esempio, che il ruolo del medico di famiglia è sottostimato mentre potrebbe giocare una partita importante per passare dall’assistenza universale alla prevenzione universale. Altro snodo importante è la giustizia dove il vero male sta nella lungaggine dei processi. La proposta di alcuni addetti ai lavori è quella di introdurre una riforma che parta subito con nuove regole per ridurre, non certo con il sistema della prescrizione ma in quello della rapidità del giudizio, sia pure salvaguardando il diritto alla difesa. Una delle tante proposte ci sembra interessante citare è quella d’assegnare nelle questure delle grandi città un giudice turnista che possa coprire con la sua presenza le 24 ore della giornata per giudicare gli indiziati di reato, ascoltare i testimoni ed emettere un giudizio di primo grado in tempo reale. Un altro suggerimento tra l’altro posto all’attenzione del Presidente Gentiloni, è quello di costituire, a titolo non oneroso, presso la presidenza del consiglio, il dipartimento per il recupero delle aree dismesse e delle risorse sulla base di segnalazioni pervenute ai ministeri competenti e che costituiscono per lo Stato e le amministrazioni locali un mancato introito di svariati milioni di euro. Si tratta, come si può notare, di piccoli e grandi interventi, ma che hanno il merito di ridurre il disagio dei cittadini e di favorire la funzionalità delle strutture migliorando i servizi. La verità è che la politica di coloro che sono attaccati alla poltrona non si concilia con il successo del governo e il conseguente consenso popolare, come se non lo avesse già smarrito, e per l’altro versante Gentiloni teme troppo di scontentarli facendo un gioco al massacro dove a restare schiacciati tra l’incudine e il martello vi resta il solito italiano che paga le tasse per la felicità degli evasori. (Riccardo Alfonso direttore del centro studi politici e sociali della Fidest)

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Nasce Democrazia popolare

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

webE’ un movimento virtuale. Vuol dire, semplicemente, che si esprime solo attraverso le pagine del web. Non è e non vuol essere un partito ma ambisce essere uno spunto di riflessione politica necessaria e importante in quanto si può parlare male della politica, e dei suoi esponenti quanto si vuole, ma alla prova dei fatti è sempre con la politica che dobbiamo interfacciarci per la guida della nostra società e per comporre i dissidi interni tra classi e interessi corporativi.
Sono coloro che si rendono consapevoli dei cambiamenti in atto che non solo si riflettono in Italia ma in tutte le parti del mondo.
Sono consapevoli che è stata troppo a lungo coltivata l’idea dell’avere smarrendo quella dell’essere, ovvero la necessità di cogliere questa percezione intellettiva per dare valore e ruolo alle cose, per quelle che sono e non per quelle caduche.
Sono consapevoli che il loro operare non indulge all’idea delle cose ma privilegia l’idea  della persona e postula l’esigenza di una società che possa essere al tempo stesso laica e confessionale poiché è comune il fine: “volere e amare l’essere ovunque lo si conosca secondo l’ordine che esso presenta all’intelligenza.”
Questo significa che si possono fissare i termini di un programma elettorale ragionando su due diritti: quello alla vita e quello a vivere. L’uno non può prescindere dall’altro. Che senso ha procreare se non si garantisce alla vita di vivere affrancandosi dal peso del disagio esistenziale?
Vuol dire, in altre parole, che esiste un diritto alla salute, all’istruzione, al lavoro, alla sicurezza, all’accesso alle fonti di sostentamento, ad avere un tetto sicuro, una vecchiaia serena. Se queste sono le priorità, e devono esserlo, tutto il resto è relativo, possibile ma non necessario.
E’ un percorso  che conduce all’uomo, al suo essere. (Riccardo Alfonso direttore del centro studi politici e sociali della Fidest)

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Il manifesto del libero pensiero

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

infortuni-lavoroLavoratori dipendenti, disoccupati, studenti, pensionati costituiscono la maggioranza assoluta degli italiani, ma quanto valgono elettoralmente? quanto un due di briscola, ovvero niente.
Vanno solo spremuti dal fisco, dal caro vita, dalle tasse locali. E questo perché? Perché sottostanno alla logica del “divide et impera” e molti di essi si accontentano di vivacchiare all’ombra dei potentati di turno compiacendosi di qualche briciola dal loro pasto.
Niente di personale, ovviamente. Si sa bene che ognuno tira l’acqua al suo mulino, ma perché questa benedetta acqua non la “tiriamo anche noi?”
Ma come fare per essere credibili? E con quali partiti? A questi cruciali interrogativi la nostra proposta diventa ardita. La possiamo formulare a dispetto degli sbarramenti che si prevedono con la prossima legge elettorale se riusciamo ad essere uniti votando i movimenti che si riconoscono in ciò che siamo e abbiamo  non per fini ideologici ma in nome del diritto alla vita e a vivere. Sono inscindibili. Se noi riconosciamo il diritto alla vita dobbiamo al tempo stesso considerare quel che ne segue: la tutela in tutti i nostri passaggi esistenziali: l’assistenza sanitaria, l’istruzione, il lavoro, la difesa delle categorie disagiate, per un tetto sotto cui ripararsi, il cibo per alimentarsi e la sicurezza ambientale e personale. Una vita, quindi, che si deve spendere per la comunità e che la comunità ricambia con servizi considerati primari. Perché non è accettabile che il 20% degli abitanti possa beneficiare del 70% delle risorse mondiale mentre il restante 80% deve accontentarsi del 30%. E’ questa la vera sfida che ci distingue e che sarebbe normale e scontata se non vi fossero i soliti approfittatori, speculatori, avidi e perversi che fanno del bene comune un bene ad personam ovvero esclusivo. Non crediamo più alle logiche partitiche che si assegnano ruoli di destra, di centro e di sinistra. Esistono, in realtà solo due linee di tendenza: tra chi ha e chi è.
E su questo ci giochiamo la partita del nostro essere. Se saremo in tanti, se ci rendiamo conto che siamo una maggioranza potremo garantire sia la nostra scelta sia quella degli altri perché il diritto alla vita e al vivere appartiene a tutti. Sono gli altri che ciurlano nel manico per tenersi i loro profitti e semmai incrementarli. Sono gli altri che devono cedere il passo alla ragione. (Riccardo Alfonso direttore del centro studi politici e sociali della Fidest)

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La rivoluzione chi la fa?

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

paperoneL’idea rivoluzionaria nel vecchio continente ha avuto più volte il suo battesimo del fuoco a partire da quella francese e, per dirne un’altra, parimenti grande, la russa scatenata da Lenin. Ma si fa anche osservare che non è stata infiammata dai servi della gleba ma dalla borghesia, ovvero da quelli che avrebbero potuto, economicamente parlando, farne a meno. Il popolo, alla fine è stato trascinato nel vortice ma non ne è stato il promotore se non nei mugugni e nelle sofferenze. E sin qui il malessere che si trasforma in rivolta di popolo. Oggi è più difficile che questi moti si ripetano in occidente perché nel frattempo sono stati creati degli antidoti per lo più di ordine mediatico imbrigliando scientificamente i malumori delle masse e convincendoli che si tratta di una cura dolorosa ma necessaria per evitare il peggio.
Questo potrebbe spiegare il motivo per il quale il primo atto della manovra del governo Monti anni fa è stato di diminuire le pensioni e le retribuzioni e di favorire l’aumento del costo della vita, ma si è guardato bene di tassare la patrimoniale e d’intaccare le ricchezze private. Tanto è vero che è di oggi la notizia diramata dagli organi ufficiali dello Stato, ma è una circostanza che si perpetua da anni, che i redditi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati sono i più tartassati mentre la reazione dei diretti interessati è stata blanda come per dire: è il male minore, dobbiamo farcene una ragione.  Intanto la pressione fiscale ha raggiunto la soglia del 50% dei redditi da lavoro se mettiamo nel conto le imposte dirette con l’Irpef nazionale e le sue addizionali locali ed indirette e occulte. Gli altri, quelle che le imposte le pagano di meno, molto di meno, perché godono di “sconti fiscali autodeterminati”, posseggono barche, ville e Suv. Persino l’enorme spesa sanitaria ad esempio, tanto criticata dai benestanti, viene pagata nei fatti dai più deboli, compresi gli sprechi e le ruberie che l’hanno attraversata. Costoro, i soliti ricchi per intenderci, si sarebbero seriamente arrabbiati se il nostro presidente del consiglio avesse osato intaccare i loro privilegi. Ci saremmo trovati nel bel mezzo di una rivoluzione cruenta e in prima fila, c’è da giurarci, avremmo trovato i pensionati e i lavoratori dipendenti, i disoccupati e i precari, per usarli come carne da macello. Dovremmo, quindi, considerarci fortunati a non avere soldi, a dover fare i salti mortali per vivacchiare e a congratularci per la lungimiranza del nostro presidente del Consiglio pro tempore. Ma questo non è un vivere ma è un sopravvivere e senza voler parlare di rivoluzione, che come la giriamo è sempre una brutta cosa ed è un rimedio peggiore del male, potremmo fare, semmai, la nostra “rivoluzione democratica” mandando, con il voto, in pensione questa novella triplice alleanza dei benestanti fatta dal Pd, Forza Italia et similia e votare gli altri partiti. Forse saranno anch’essi indegni ma per lo meno avremmo il piacere di lasciare a casa i già noti “Paperoni e inciuciari” della politica. Pensateci gente, pensateci. (Riccardo Alfonso direttore del centro studi politici e sociali della Fidest)

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In nome dell’anticomunismo

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

conferenza yaltaIl mio pensiero va oggi a coloro che nutrono delle perplessità riguardo le esternazioni di alcuni politici sul fatto che in passato si è ecceduto sui diritti tralasciando i doveri con i conseguenti maggiori costi sociali. In effetti hanno ragione ma con qualche riserva. Incominciamo con il dire che il tutto ha una radice storica nella conferenza di Yalta che si tenne dal 4 all’11 febbraio del 1945, alcuni mesi prima la resa della Germania. In quell’occasione e nella successiva conferenza di Potsdam (17 luglio-2 agosto 1945) si stabilirono i termini per l’assetto geopolitico internazionale e nello specifico nella divisione dell’Europa per sfere d’influenza. Stalin in quell’occasione non mantenne gli impegni presi di favorire, nei paesi dell’Europa centro-orientale occupati dalle truppe russe, le libere elezioni e di fatto li incorporò senza mezze misure all’U.R.S.S. Da qui ebbe inizio la Guerra fredda con le conseguenze che noi tutti sappiamo. Vi furono, inoltre, delle aree che possiamo definire “cuscinetto” come la Yugoslavia di Tito che pur dichiarandosi comunista posero dei distinguo, rispetto alla Russia, e tanto da essere blandita dall’occidente che non esitò a favorirla con il trattato di pace con l’Italia cedendole la Dalmazia. Ma anche l’Italia era vista con sospetto, avendo al suo interno il più forte partito comunista d’Occidente. E i comunisti italiani furono così pressanti sui diritti che non si trovò di meglio che allargare a dismisura questo varco in nome di una invocata pax-sociale. Diritti, stranamente a dirsi, che sia l’Urss sia l’Occidente non avrebbero riconosciuto ai loro cittadini ma che divennero per “ragioni di stato” il punto nodale della politica italiana con le deformità che ben conosciamo: sperequazioni retributive per favorire quelle corporazioni più affidabili alla tenuta dell’anticomunismo e poi ancora clientelismo, voti di scambio, corruzione, ammortizzatori sociali (gonfiando a dismisura gli organici delle imprese pubbliche e persino private dalle ferrovie alle poste e alla Fiat) e, non certo ultima, la mano tesa verso la criminalità mafiosa, per tacitarla. Di tutto questo se ne resero conto negli anni ’70 sia Moro sia Berlinguer tanto che pensarono ad un “compromesso storico” per tarpare le ali ad un andazzo che rischiava di degenerare in modo irreversibile. Ma l’occidente, ancora una volta, si mise di traverso timorosa che l’Italia, in qualche modo, potesse scivolare nell’area comunista dell’Urss. Il costo che ne derivò fu un sistematico ed irrefrenabile indebitamento pubblico da tutti conosciuto e da tutti tollerato come un male minore, doloroso ma necessario. Poi vennero, nell’ordine, il muro di Berlino e la stagione di “mani pulite”, ma la classe politica italiana non sembrò accorgersene continuando nel suo processo degenerativo. Ora siamo giunti ad un punto nodale con il governo Gentiloni. E’ anch’esso un fallimento dichiarato non tanto per suo demerito quanto per la mancanza di una consapevolezza collettiva sui cambiamenti in atto nella comunità internazionale e la necessità che tutti, indistintamente, si sentano coinvolti in un risanamento non solo economico quanto nell’idea stessa di società in cui dobbiamo fare i conti ed è un fatto più culturale che politico. (Riccardo Alfonso direttore del centro studi politici e sociali della Fidest)

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VectorVest’s All-New Stock Advisory App Now Available for Android™

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

melbourneMelbourne. VectorVest, the highly-regarded system providing daily market analysis for over 19,000 stocks worldwide, announced today the release of the VectorVest Stock Advisory App for Android. The app is offered on the App Store for iOS® and the Google Play™ Store for Android.The VectorVest Stock Advisory App is a complete redesign focused on ease of use, providing traders with critical, timely and actionable market guidance and stock analysis. Expanded free features include streaming intraday data, seven stock analyses per week, a user WatchList, enhanced stock graphs and a market overview.An initial two-week trial includes unlimited Stock Analyses, 10 Premium WatchLists ranked by proprietary indicators, leading-edge market guidance and a daily market video. Enhanced candlestick graphs include VectorVest’s proprietary momentum indicator — Relative Timing, and VectorVest Buy-Sell-Hold recommendations. Stock pickers will enjoy Trending WatchLists, including the biggest price gainers and biggest volume movers among stocks and ETFs. An instantly recognizable Market Direction Signal offers intraday insight into what the market is doing and when it’s time to buy stocks. Expert market analysis and guidance are offered via a daily video.Providing world-class stock analysis and market guidance in the U.S., Canada, Europe, the U.K., Australia, Hong Kong, Singapore, and South Africa, the VectorVest Stock Advisory brings independent investors easy-to-use mobile access to world markets.
The initial two-week trial is free. Flexible subscription options include a $9.99/month Essentials Plan and a $19.99/month Premium Plan. VectorVest subscribers can access the app’s full capabilities free of charge. Visit http://www.vectorvest.com/StockAdvisory.

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GI Dynamics Welcomes New Members to Its Scientific Advisory Board

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

london-centralLondon. GI Dynamics® Inc. (ASX:GID), a medical device company that has commercialized EndoBarrier® in Europe, the Middle East and South America for patients with type 2 diabetes and obesity, welcomed new members to the GI Dynamics Scientific Advisory Board (SAB), bringing together distinguished physicians and scientists specializing in endocrinology, gastroenterology and bariatric/metabolic surgery. Gerald Holtmann, MD, and Thomas Rösch, MD, have joined the GI Dynamics SAB. The GI Dynamics SAB was designed to advance the body of evidence and state of patient care through EndoBarrier utilization. The SAB will serve as a key resource to GI Dynamics during its Investigational Device Exemption clinical trial in the United States and will support ongoing clinical studies and commercialization in the United Kingdom, Germany, the Middle East and select European countries. “We are honored to have Dr. Holtmann and Dr. Rösch join the GI Dynamics SAB,” said Scott Schorer, president and chief executive officer of GI Dynamics. “Dr. Holtmann has developed a rich experience with EndoBarrier, and is currently the primary investigator of the ‘Effects and Mechanisms of Action of an Endoscopically Placed Duodenal-Jejunal Sleeve Device (EndoBarrier) in Obese Patients with Type 2 Diabetes: Focus on Intraluminal Triglyceride Digestion’ in Brisbane, Australia. Dr. Rösch has extensive gastroenterology and endoscopy experience; he conducted the first EndoBarrier procedures in Germany, and is leading the refinement of understanding mechanisms of action and the improvement of gastroenterological treatment protocols.” Dr. Holtmann is associate dean clinical at The University of Queensland and director of gastroenterology and hepatology at the Princess Alexandra Hospital in Brisbane. He also serves as director on boards of the West Moreton Hospital and Health Service and the Gallipoli Foundation.In addition to Dr. Holtmann’s training in medicine and gastroenterology, he completed a Master of Business Administration degree at the University of South Australia and is certified by the German Board of Physicians in Medical Informatics and Biostatistics. He has published more than 300 articles and book chapters in leading journals including the New England Journal of Medicine, Lancet, Gut and Gastroenterology, and has garnered more than 16,000 citations.In May 2016, Dr. Holtmann presented a poster on ‘Endoscopic Treatment of Obesity with a Duodenal-Jejunal Bypass Sleeve: Does Impairment of Fat Absorption Explain Weight Loss?’ at Digestive Disease Week (DDW). He also presented a poster on ‘Improvements of Liver and Glycemic Parameters After Duodenal-Jejunal Bypass Sleeve (DJBS) Insertion’ at DDW. “With my current research focused on the role of gut microbiome and brain–gut interactions, I’m excited to contribute to the GI Dynamics SAB,” said Dr. Holtmann. “Understanding the role of EndoBarrier should produce interesting research that will hopefully help patients.” Dr. Rösch is director of the Department of Interdisciplinary Endoscopy at the University Hospital Eppendorf in Hamburg, Germany. He previously was the chief of endoscopy and professor of diagnostic and therapeutic endoscopy at Charité Berlin, Campus Virchow Hospital from 2004 to 2008.Dr. Rösch has performed experimental studies on the topic of the secretion of pancreatic enzymes and has conducted scientific activity with endoscopy and endosonography in gastrointestinal diagnostics. His gastrointestinal research has been featured in over 230 publications, numerous review articles and more than 1,500 lectures. Dr. Rösch is also the editor of two endoscopic ultrasonography books and was editor in chief of the Endoscopy journal from 2004 to 2013, as well as deputy editor of endoscopy for the Gut journal. He is a board member of the German Society of Gastroenterology (DGVS) and of the DGVS Endoscopic Section. Dr. Rösch’s most recent study, ‘Performance Measures for Lower Gastrointestinal Endoscopy: a European Society of Gastrointestinal Endoscopy (ESGE) Quality Improvement Initiative,’ is a multi-center approach by the ESGE and United European Gastroenterology. The study presented a list of key performance measures for lower gastrointestinal endoscopy to be adopted by pan-European endoscopy services.

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La politica del: Perseverare diabolicum

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

berlinoErrare humanum est, perseverare diabolicum. E’ quanto sta accadendo agli italiani che non sembrano fare tesoro del loro passato recente che è partito con il piede sbagliato nel ricercare l’unità del Paese. Da allora ha incominciato a darsi dei governi fantoccio intrisi di corruzione e di logiche clientelari e che, si è concluso regalando, alla dittatura fascista, l’intero paese per la litigiosità delle opposizioni. Un’esperienza finita tragicamente con un bagno di sangue e una guerra fraticida carica di distruzioni. Il poi è stato edulcorato da una democrazia incapace di avere una forza politica di alternanza. E abbiamo vivacchiato sino alla caduta del muro di Berlino che ha sancito di fatto la fine della guerra fredda e dell’Urss. E’ seguita la primavera di “mani pulite” nella sua battaglia contro la corruzione che aveva nella politica il protettore più autorevole ma ciò non ci ha impedito di finire nuovamente tra le braccia di un novello imbonitore. Ad opporsi i soliti partiti che avrebbero potuto evitarci le sue esternazioni e la sua scalata al potere, se solo fossero riusciti a marciare uniti ed invece è prevalso il divide et impera. Ora ci risiamo. Un altro governo che per difendere gli interessi di pochi non si fa scrupolo di accanirsi contro le classi più deboli e i partiti che fanno? Tramano solo per spartirsi una fetta di potere, costi quel costi. E il popolo sta lì come inebetito a far trastullare i sondaggisti che lo danno favorevole a chi mette le mani nelle loro tasche e gli ruba l’aria per respirare. Siamo diventati “l’anitra zoppa” della democrazia compiuta, siamo diventati il laboratorio di una logica capitalistica che non accetta i valori della vita nella sua accezione universale. E’ un privilegio di casta, riservato a pochi. Agli altri, al massimo, sono riservate le briciole. E’ la nuova schiavitù delle masse. E’ la sua cultura masochista. (Riccardo Alfonso direttore del centro studi politici e sociali della fidest)

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Il coraggio delle scelte popolari pensando al voto del 2018

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

elezioni1Questo governo non merita la nostra considerazione perché non ha coraggio. Non ha il coraggio d’affrontare le scelte popolari nel senso che siano percepite dai cittadini a tutela del bene comune. E’ contro il popolo dei lavoratori dipendenti, dei pensionati, dei precari, dei disoccupati, delle famiglie con redditi medio-bassi perché non ha il coraggio d’imporre la patrimoniale ai ricchi, di fermare la corruzione incominciando a reintrodurre il reato di falso in bilancio, ad affrontare l’area dei privilegi a partire dalle banche (è il caso della reintroduzione dell’interesse sul massimo dello scoperto e dei conto correnti onerosi per i pensionati costretti ad aprire un conto per percepire la pensione), a colpire gli sprechi che gravano sul conti pubblici per ben 80 miliardi di euro, a ridurre le spese militari, i costi della politica, a favorire un percorso virtuoso alla filiera alimentare per contenere i costi dei beni di prima necessità, a dare al mercato del lavoro una reale svolta innovativa a prescindere dall’art.18 e a porre mano alla riforma della giustizia. E’ tempo che in tutti noi vi sia la consapevolezza dei limiti di un’azione governativa che non è rappresentativa di un interesse diffuso e generalizzato e dove si perpetuano e persino si esaltano i privilegi facendoli pagare ai più deboli. Ora che la sovranità del parlamento è stata umiliata mostrando chiaramente la sua incapacità di governare il paese. Ora che la sovranità popolare è stata umiliata con leggi impopolari e ingiuste.
Ora è tempo che tutti noi ci riappropriamo dei nostri diritti sovrani per esprimere un voto che penalizzi i partiti che oggi ci hanno sospinti in questo vicolo cieco e a dare fiducia a quanti hanno scelto la via dell’opposizione perché hanno mostrato d’essere consapevoli del danno arrecato alla comunità nei suoi interessi vitali. Forse anch’essi finiranno con il deluderci, ma per lo meno, se il nostro voto diventa corale, avremmo la possibilità di non vedere riconfermati i soliti politici. E noi abbiamo bisogno non di un governo qualsiasi, non di un governo cosiddetto “tecnico”, ma di un governo che sappia guardare a tutti gli italiani e non ad una piccola parte di essi. E’ la sola risposta democratica che la ragione e il buon senso ci invitano ad esprimere. (Riccardo Alfonso direttore del centro studi politici e sociali della Fidest)

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Quando la mente matura il male

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

cervelloRagionare sulla violenza esercitata dagli esseri umani verso i propri simili ma anche nei confronti degli animali e in dispregio della natura, non è facile. Non lo è maggiormente se una madre si accanisce e uccide il proprio figlio o quello delle altre madri o se, peggio ancora, procura una strage di familiari. Il cronista che è chiamato a raccontare il fatto spesso si rifugia, nel tentativo di spiegarlo ai lettori, nella follia, in un raptus improvviso e incontrollato, in qualcosa impossibile da spiegare per vie razionali. Sull’argomento molto è stato scritto e la vena, purtroppo, continua ad essere molto prolifica. Ricordo il libro scritto dall’avvocato e penalista Gianluca Arrigi: “Vincoli di sangue” (Baldini Castoldi Dalai Editore) dove l’autore si rifà ad un caso di omicidio familiare nel quale una donna, Rosalia Quartararo, uccise la figlia diciottenne e ne occultò il cadavere in una roggia della Bassa lodigiana. Il fatto accadde nel 1993. “Per gli inquirenti il movente fu passionale: la donna si sarebbe innamorata del fidanzato della giovane e, in preda a un furioso attacco di gelosia, avrebbe eliminato la «rivale» con ferocia inaudita. Rosalia fu condannata all’ergastolo e inserita nei trattati di criminologia tra le assassine più spietate.” “Gianluca Arrighi ne ha ricostruito la complessa vicenda processuale cercando di rispondere a una domanda cruciale: cosa scatta nella mente di una madre che uccide la figlia? Con una prosa secca e incisiva Arrighi accompagna il lettore nella difficile esistenza di Rosalia, tra Palermo e Milano, costellata di drammi e violenze, fornendoci uno spaccato della vita carceraria femminile, segnata dai soprusi e dall’indelebile marchio d’infamia che bolla le detenute figlicide”.
Una duplice violenza, quindi. La prima per chi commette il crimine e, la seconda, da parte di chi si sente in diritto di esercitarla nei confronti della rea. Un dramma e un pretesto sono i due elementi chiave di questa vicenda. L’avvocato, inoltre, ci sembra voglia focalizzare il delitto come il frutto di una mente improvvisamente ottenebrata dalla gelosia e che il poi si è trasformato in pentimento e in strazianti sensi di colpa. A tutto questo si aggiunge un ambiente, alquanto degradato, e che ha fatto da cornice al delitto. Dovremmo allora chiederci se mai si fosse verificato se la donna nella fattispecie fosse vissuta in una condizione sociale diversa e con un livello culturale medio-alto. Sappiamo, in proposito rispolverando i testi di criminologia, che nulla sarebbe cambiato se non, con molta probabilità, nel modus operandi dell’atto criminale. Diciamo, quindi, che si debba prescindere dallo scenario esterno per concentrarsi di più in quello “invisibile” che governa la mente e ancor più i suoi complessi pensieri e il modo come si formano e diventano incontrollabili. (Riccardo Alfonso direttore del centro studi psicologici e criminali della Fidest)

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La povertà e la carità cambiano il senso delle loro parole

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

poveroAl povero si offre l’obolo e il buon cristiano, musulmano, buddista o quanto altro, si mette l’anima in pace: ha dato una sua sia pur minima parte del suo ad un volto che resta anonimo e sfocato che gli ha teso una mano, ha chiesto un aiuto. Ora chi chiediamo se tutto ciò che resta un rituale oramai secolare se non millenario, ha un senso o lo abbia avuto mai. Probabilmente no. Noi abbiamo operato una scelta impropria nel guidare la mano verso l’altra mano come per scaricare in qualche modo un senso di colpa che nell’intimo riconosciamo ma che in realtà neghiamo con tutte le nostre forze. Vi è in tutto ciò un rapporto incompreso, una anomalia del sistema. Sappiamo bene che non dovrebbero esservi poveri così come non dovrebbero esservi persone ricche o benestanti. E’ questa e non altra la vera anomalia della nostra società. Abbiamo cercato con tutte le nostre forze e per millenni di stabilire un primato umano che sappia distinguersi per censo e per possesso di beni oltre ogni misura facendone pagare un prezzo iniquo a coloro che sono stati respinti ai margini della società. A costoro possono spettare solo le briciole, ovvero la carità, ovvero quella liberalità che il signore si concede rispetto agli inferiori. Tutto ciò rappresenta la più brutale ed iniqua forma di violenza nei confronti del nostro prossimo e rappresenta la negazione dei valori di fede di cui tutti noi siamo i depositari. E’ tempo che si cambi registro e che la società muti il suo atteggiamento nei confronti di coloro che vivono ai suoi margini senza un tetto dove ripararsi, un lavoro per vivere con minore affanno e si esprima con una solidarietà che non sia la solita ed odiosa carità, un riconoscimento del valore della persona per ciò che è e non per quello che rappresenta. E questo cambiamento noi lo attendiamo soprattutto dalla civiltà e dalla cultura religiosa, perché è un segno tangibile di quel legame che più degli altri sa andare dritto al cuore e sa parlargli con la forza della ragione e del sentimento. (Riccardo Alfonso direttore del centro studi religiosi e filosofici della Fidest)

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Il cattolicesimo e più in generale il mondo cristiano di fronte alle sfide della nostra contemporaneità

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

giovanni paolo II temi ricorrenti, e non sono solo di questi giorni, sono quelli che più di frequente appaiono anche sui quotidiani di tutto il mondo e si riferiscono alle coppie di fatto, a matrimoni omosessuali, alla riproduzione sessuale in vitro, ai divorzi e più in generale alle nuove sfide di “frontiera” della genetica. La risposta che oggi abbiamo, sia pure articolata in modo diverso, è quella di generale chiusura per il diverso che si prospetta e con un certo irrigidimento delle posizioni in specie in casa del Vaticano. Non diciamo, a questo punto, che sia un errore fissare dei paletti oltre i quali presumere che si possa giungere a creare confusione di ruoli e perdita di valori etici e religiosi. Tutt’altro. Vi è, in ogni caso, un margine entro il quale occorre ragionare con più ponderazione. Il timore è pienamente giustificato da parte di chi pensa che concedendo qualcosa si finisca con far franare il castello che si è costruito in secoli di professioni di fede e di dogmi accertati e riconosciuti validi e sperimentati con successo nel tempo a dispetto degli eventi e della loro mutabilità legata, si ritiene, alle mode e non alle certezze alle quali sembravano ancorarsi. Ma è anche vero che una revisione delle “certezze” va fatta sgombrando il campo dall’idea che taluni si sono fatta che la religione è sinonimo di “conservazione”, di “tradizione” e che, in considerazione di ciò, non accetta il nuovo per partito preso e non per intimo convincimento. Di certo un grande passo l’ha compiuto Giovanni Paolo II ed in una certa misura i suoi predecessori e l’attuale papa l’hanno compiuto sul fronte del riconoscimento dei propri errori nei confronti delle altre professioni cristiane, ma è ancora poco se vogliamo dare una nuova visione di una Fede che sappia riconoscere i suoi limiti temporali mentre ci parla del trascendente. Non diciamo, quindi, le cose che dovrebbero essere cambiate o i rigori della dottrina che andrebbero smussati, ma suggeriamo che se ne parli sia pure a porte chiuse, ma se ne parli anche nei “palazzi” del potere ecclesiastico perché qualcosa è cambiato tra la gente e quel qualcosa merita la dovuta attenzione ed anche riconoscimento. (Riccardo Alfonso direttore del centro studi religiosi e filosofici della Fidest)

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L’Italia paese europeo e paese mediterraneo

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

Giovanni Paolo  IIGli italiani sono gli eredi morali e materiali dell’opera di San Benedetto da Norcia, padre dell’Europa e patrono dell’Occidente. Il grande valore attribuito al lavoro e all’ospitalità, rende Benedetto non solo il fondatore del Monachesimo e della Civiltà medioevale europea, la Civiltà delle arti e dei mestieri; ma anche il precursore di quella ecumenicità e di quella solidarietà internazionale che ha trovato nel Pontefice Giovanni Paolo II il suo ultimo grande assertore. Papa Woytjla, con la sua attività ecumenica, dà impulso alla costituzione della Grande Europa Unita (G.E.U.) dalla Iberia alla Siberia, coesa dai comuni valori culturali e spirituali. Gli attuali Stati Nazionali divengono Stati- Regione dello Stato Federale Europeo. L’impianto dello Stato Europeo sarà formato da tre livelli amministrativi: L’Amministrazione unitaria dello Stato Federale, la cui sede principale potrebbe essere a Vienna, già capitale europea, ed una delle più belle e prestigiose città del Continente. Le Amministrazioni degli Stati-Regione, corrispondenti agli Stati attuali; Le Amministrazioni degli Enti locali, corrispondenti, per quanto riguarda l’Italia, alle Comunità Territoriali. Se cambia la dimensione dello Stato, bisogna cambiare la dimensione degli Enti Locali.D’altronde i livelli amministrativi di uno Stato funzionale e moderno, non possono essere più di tre, altrimenti si ricrea una gigantesca macchina burocratica, costosa e ingovernabile. L’Italia e l’Europa hanno bisogno di una classe dirigente coraggiosa che sappia porre le basi della nuova Civiltà del terzo Millennio, fondata sulla pace e sulla solidarietà fra tutti i Popoli della Terra.(Riccardo Alfonso direttore del centro studi religiosi e filosofici della Fidest)

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L’Italia e i cattolici

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

togliatti_gramsciLeggendo qua e là tra i miei appunti e qualche articolo o saggio è balzata alla mia attenzione un passo riguardante le memorie di Nina Bocenina, la segretaria russa di Palmiro Togliatti. Ella racconta che un giorno attorno al Natale del 1943 ebbe una interessante conversazione all’Hotel Lux di Mosca con l’uomo che lei conosceva come Ercole Ercoli (Togliatti) sul tema dei cattolici sulla storia d’Italia. Togliatti allora si dilungò a spiegarle le caratteristiche particolari della fede e l’organizzazione della Chiesa cattolica. Ad un commento scettico della Bocenina Togliatti le risposte “arrabbiato”: “Non sono sciocchezze cara compagna Nina. Il cattolicesimo in Italia non è semplicemente la Chiesa. E’ un modo di pensare, è un complesso intreccio tra la storia e la politica, tra la cultura e la filosofia. Chi non è capace di discutere alla pari con gli attivisti cattolici può essere paragonato ad un agente dei servizi segreti che va nelle retrovie del nemico senza conoscere la sua lingua e il suo regolamento.” Ora ci chiediamo quanta influenza possa aver avuto, dopo il ritorno di Togliatti in Italia, questo convincimento nell’azione del Partito Comunista Italiano e quanto della “questione cattolica” vi resta oggi che i due partiti di allora si sono sciolti come neve al sole ma hanno lasciato i loro nipotini navigare in acque partitiche affini. Tutto questo probabilmente continua ad accadere in quanto l’Italia non ha ancora fatto definitivamente i conti con una parte rilevante del proprio passato. E ci riferiamo, nello specifico, ai 60 anni posti a cavallo tra il XIX ed il XX secolo allorché si rese aspro il conflitto tra la Chiesa e lo Stato. Di quello spaccato di storia patria quante verità sono emerse e quante altre sono state sottaciute dagli storici? Sarebbe interessante riaprire la questione per una disamina più approfondita di quel trascorso forse doloroso, forse esaltante che ha costellato la vita di una Nazione che cresceva, territorialmente parlando, ma che nutriva in sé profondi travagli esistenziali mai domi, mai sanati completamente a tutt’oggi. (Riccardo Alfonso direttore del centro studi religiosi e filosofici della Fidest)

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E’ così difficile pensare che tutti gli esseri umani sono nati uguali?

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

terra madre1E che questo principio non è solo il frutto di un pensiero religioso? L’attuale sistema economico e finanziario manipolato dal Nord industrializzato a danno del Sud è la classica dimostrazione di quanta indifferenza si coglie in questo rapporto incompreso. Ne consegue la marginalizzazione economica e finanziaria di molte regioni e l’impoverimento di interi popoli. E’ un modo come spingere in un vicolo cieco milioni di disperati e costringerli a passare sotto le forche caudine dell’emigrazione. E diventa un esodo biblico, ma confuso, irrazionale, disperato che può generare altri tipi di reazione e non solo di gratitudine nei confronti degli ospitanti dato che a loro volta sono anch’essi divisi in aree di benessere e in quelle dell’emarginazione. D’altra parte l’emigrante, e non ci riferiamo ovviamente a quelli che non hanno un’istruzione o conoscono un mestiere, sono anche coloro che hanno una formazione superiore, ma per mancanza d’impiego nel paese d’origine, sono costretti a cercarne uno altrove. Si tratta di una vera fuga di cervelli che indebolisce ulteriormente il potenziale di sviluppo di tali paesi ma che solo marginalmente arricchiscono l’ospitante per l’assurdità delle leggi esistenti, guarda caso in Italia, dove l’iniziativa, ad esempio, di qualche anno fa di favorire l’immigrazione di infermieri è fallita dato che non era possibile, formalmente, riconoscere il titolo professionale acquisito all’estero. La verità è che si stanno negando due fondamentali diritti dell’uomo sia quello di restare nel proprio Paese sia quello di emigrare. Tutto questo perché non esiste una stabilità politica generalizzata, non esistono relazioni internazionali impostate su criteri di maggiore equità, è fatiscente la lotta contro il sottosviluppo. Si tratta di una sfida che ci coinvolge tutti, religiosi e laici, perché non si costruisce un mondo migliore senza che ogni uomo, senza eccezione di razza, di religione e di nazionalità, possa vivere, nel suo paese, una vita pienamente umana, libera dalla schiavitù da altri uomini e dall’incubo di cadere vittima di una natura non adeguatamente controllata. (Riccardo Alfonso direttore del centro studi religiosi e filosofici della Fidest)

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Il problema della trasmissione della fede

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

albero-natale-vaticanoNon è risolvibile soltanto all’interno della comunità cristiana, senza porsi il problema del divenire della società e della sua cultura e delle nostre capacità di orientare questo divenire, nelle sue manifestazioni ma anzitutto nei suoi presupposti e fattori dinamici. Su questo versante la consapevolezza delle trasformazioni culturali e del loro impatto sulla vita e sui processi di costruzione dell’identità personale e sociale sta portando la comunità ecclesiale nel nostro paese a interrogarsi sulla necessità di dare il primato all’evangelizzazione anche e soprattutto nei percorsi di iniziazione alla fede, coinvolgendo in questo radicale ripensamento anche la parrocchia. Ma il Vangelo di Gesù altro non è che il Vangelo che è Gesù. In lui appare a noi il volto di Dio e nel contempo l’uomo è rivelato a se stesso. In lui si rivela e si compie l’umanità nuova, l’uomo nuovo. Non basta quindi ripetere verbalmente la formula del kerygma (“Cristo è morto ed è risorto”) senza un adeguato sforzo di ritraduzione del messaggio e di una sua intelligente e creativa inculturazione. L’irrinunciabile dovere della proposta della Chiesa di dire in Cristo la verità sull’uomo chiede oggi di essere adempiuto mediante un rinnovato e convinto annuncio accompagnato dal dialogo con la cultura odierna (spesso pesantemente condizionata da visioni unilaterali) allo scopo di superare la separazione tra Vangelo e cultura. (Riccardo Alfonso direttore del centro studi religiosi e filosofici della Fidest)

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I cattolici ed il partito che intese rappresentarli in politica

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

STURZO.Don Luigi SturzoDue sono i momenti che ci sembrano caratterizzare questo rapporto. Il primo deriva dal successo elettorale del 18 aprile del 1948 che segnò l’inizio della centralità democristiana nel sistema politico italiano, ma questa stagione fu molto breve. Seguì la sconfitta elettorale delle elezioni politiche del 1953. A questo punto ci si chiese, come fece Gianni Baget Bozzo, se la Dc non avesse tradito la sua vocazione di partito cristiano per diventare un partito totalmente pragmatico e interessato solo al potere. Il dibattito che ne seguì implicò due aspetti specifici. Il primo che si considerò scontato era quello che la DC avesse abbandonato il modello di cristianità mentre non si poteva dire la stessa cosa riguardo alla idealità cristiana espressa dagli esponenti della Dc. La Chiesa con tutte le sue organizzazioni cattoliche aveva appoggiato la Dc sia nel 1948 sia nel 1953 eppure in termini di consensi elettorali la situazione era cambiata. Cosa voleva dire? Che la Dc doveva camminare con le sue gambe per segnare una maggiore autonomia dalle strutture del mondo cattolico. Da qui ebbe inizio un lungo processo che se per entrambi vi era il comune denominatore del contrasto al comunismo, a distinguerli erano le risposte più laiche e meno religiose da mettere in campo trattando gli aspetti della politica e del governo del Paese. Da qui, se vogliamo, partì la maturazione di un modo diverso d’impostare i problemi della comunità politica puntando ad una separazione dei ruoli secondo il dettato evangelico di dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. E tutte le volte, come accadde con il referendum sul divorzio, dove la Dc, guidata per l’occasione da Fanfani, si schierò con le gerarchie religiose ne uscì sconfitta o duramente colpita. (Riccardo Alfonso direttore del centro studi religiosi e filosofici della Fidest)

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GEZE Showcases Smart Facades: Efficient and Safe Ventilation in the KNX Environment

Posted by fidest press agency su giovedì, 17 agosto 2017

GEZEDUBAI, UAE/PRNewswire/ 25th – 27th September 2017 Dubai World Trade Centre exhibition centre. The Window, Doors and Facades Trade Show is set to strengthen its positioning as the leading event in its industry within the region with its second edition at the Dubai World Trade Centre from 25th till the 27th September. GEZE the innovative window and door systems solutions leaders will be at the event, stand number 6D 240, showcasing their innovative products and system solutions that turn buildings into Smart Buildings. GEZE will be introducing complete door and window systems as ‘smart solutions’. They improve the comfort, security and energy efficiency of our work and home environments. GEZE will be presenting its range of innovative building automation system for ‘smart’ technology and new interface modules that utilizes BACnet and KNX – the globally renowned communication standards in home and building system technology.”GEZE smart building solutions aim to provide automated and networked building infrastructure solutions to make modern buildings more comfortable, secure and ultimately reduce energy consumption. With a lot of research going into developing this, we are confident that GEZE’s smart solutions for doors and window automation and a future of facades will be well received in the region,” said Charles Constantin, Managing Director of GEZE Middle East. The GEZE Cockpit building automation system will be showcased for the first time. With this innovative control unit, automated system components from the fields of door, window and safety technology from GEZE and other manufacturers can be networked, monitored centrally and controlled – even via smartphone or tablet. Via the IO 420 interface module, GEZE products can be integrated into network solutions with BACnet, and be networked with each other via BACnet MS/TP.A unique complete solution is a multifunctional, centrally controlled swing door system with an automated and a manual door leaf. With the ‘robust’, award-winning Powerturn drive and tried-and-trusted GEZE door closer technology, the door system combines accessible door control, emergency exit protection, fire protection, increased burglar resistance, complete protection when passing the door and remote monitoring. The universal drive design across both door leaves is a visual highlight.Automated, networked windows create facades that adapt to the climate. For controlled, natural ventilation, GEZE will be presenting facade windows with IQ windowdrives. Via the IQ box KNX interface module, windows can be connected as direct bus users in a KNX building system and be monitored and managed ‘smartly’.Whether in public buildings, office buildings or schools – energy-efficient ventilation, a healthy indoor climate and monitoring the window statuses are central demands for large projects. Networked solutions from GEZE fulfil them: a ‘climate active’ facade is created as the result of the intelligent interplay between window drives and sensors which record external environmental influences and the indoor climate. Automatic windows are an ideal solution for automatic natural night-time back cooling. Automatic windows can be monitored and operated intelligently via IQ box KNX interface module, integrated into the KNX communication standard. The module has won the Silver PROTECTOR Award.Thanks to the GEZE front door pack, small buildings or single- and multi-family homes become ‘smart’. Completely in accordance with the individual wishes, the modular plug & play complete system turns a simple front door into an automated access solution that can be integrated into an existing Smart Home system.The GEZE ActiveStop door damper integrated into the door provides greater convenience and a completely new ‘door experience’. GEZE will also be presenting an additional variant that can be fitted to the door frame as optimum retrofit option.GEZE focuses on the integrated support of the building technology in a project and supports architects, planners and installation engineers at every stage of a project. At GEZE, we cannot imagine working without Building Information Modeling (BIM) – a method for the optimised planning and design of buildings in a virtual building model. GEZE BIM objects are unique and highly efficient solutions for the uniform and comprehensive layout of doors in all service phases. For the first time, architects, planners and specialists can design doors together. Discover for yourself at the stand how you can simply and securely design customised door solutions using just five multifunctional doors. (photo: geze)

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