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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 136

Archive for 22 luglio 2020

Le forme dell’acqua

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

Legami idrogenoUn nuovo studio numerico, risultato di una collaborazione tra la Sapienza Università di Roma e la Princeton University, ha dimostrato per la prima volta l’esistenza di due diverse forme di acqua, ovvero di due distinte fasi liquide che a bassissime temperature si separano, galleggiando l’una sull’altra. Il lavoro, pubblicato sulla rivista Science, apre nuove strade alla comprensione dei misteri legati al liquido della vita. Ogni liquido assume la forma del contenitore che lo accoglie. Sappiamo che è così perché riusciamo a osservarlo direttamente con i nostri occhi. Eppure questa affermazione vale solo a livello macroscopico. A livello molecolare infatti ogni liquido ha una forma propria determinata dalla posizione spaziale in cui si dispongono le molecole che lo compongono. L’acqua, il liquido della vita, potrebbe invece essere differente e avere, non una, ma bensì due forme molecolari diverse: una forma in cui localmente ogni molecola è circondata da quattro altre molecole disposte con una geometria tetraedrica (ordinata) e con le quali forma dei legami particolarmente intensi (i legami idrogeno), e una in cui la struttura tetraedrica invece è significativamente distorta, ovvero una configurazione più disordinata, in cui alcune molecole formano solo tre o cinque legami idrogeno.La competizione tra queste due strutture spiegherebbe le anomalie dell’elemento più prezioso e abbondante della Terra: l’acqua infatti ha un comportamento che differisce da quello di tutti gli altri liquidi esistenti in natura. Per esempio come solido ha una densità inferiore che come liquido (si spiega così il galleggiamento del ghiaccio), ha un calore specifico molto alto (è in assoluto il liquido che impiega più tempo per riscaldarsi), ha una tensione superficiale elevata (le gocce d’acqua rimangono integre su molte superfici, come sulle foglie delle piante, e non si espandono come gli altri liquidi).Nonostante i molteplici lavori, teorici e sperimentali condotti negli ultimi venti anni, non sono state prodotte prove definitive del ruolo giocato da queste due strutture all’interno dell’acqua. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science fornisce una prova inequivocabile, basata sui più accurati modelli oggi disponibili, che l’unicità dell’acqua dipenda proprio dalla non univocità della sua forma. Il lavoro, frutto della collaborazione scientifica fra Francesco Sciortino del Dipartimento di Fisica della Sapienza di Roma e il team di Pablo Debenedetti della Princeton University (USA), ha dimostrato per la prima volta che a temperature bassissime la “competizione” tra le due strutture genera due fasi liquide ben distinte, con diversa densità e che il passaggio tra le due “acque” costituisce una vera e propria transizione di fase, esattamente come avviene, ad esempio, da una fase solida a una gassosa. In particolare, i ricercatori hanno visto che al di sotto della temperatura di circa -180 gradi Kelvin, l’equivalente di -90 gradi Celsius, dove l’acqua è metastabile rispetto al ghiaccio, la densità del liquido comincia a oscillare fra due valori: liquido a bassa densità e liquido ad alta densità. “Come il ghiaccio che galleggia sull’acqua – spiega Francesco Sciortino – sotto i 180 gradi Kelvin, l’acqua di bassa densità galleggia sopra l’acqua di alta densità. Abbiamo dimostrato, con modelli alquanto accurati, un punto critico per la transizione liquido-liquido: la prova teorica che serviva per convincere la comunità scientifica che è possibile avere un sistema puro (una sola componente) con più di una fase liquida”.
Per raggiungere questi risultati sono state necessarie simulazioni estremamente lunghe di sistemi particolarmente grandi, un vero tour-de-force numerico che ha richiesto una enorme quantità di risorse di calcolo, sia a Roma che a Princeton. Gli autori infatti hanno risolto le equazioni del moto che descrivono l’evoluzione del liquido per ben 100 miliardi di volte di seguito coprendo così un intervallo temporale di circa 100 microsecondi, per osservare la transizione tra i due liquidi che avviene sulla scala di decine di microsecondi, prima che l’acqua cristallizzi. “Grazie a questo lavoro – conclude Sciortino – disponiamo di un modello e di dati numerici accurati che ci consentiranno in futuro di osservare la struttura molecolare su scala subnanometrica, per dimostrare sperimentalmente questa transizione di fase e per scartare scenari termodinamici rivelatisi inadeguati a coglierne l’esistenza”. (foto: Legami idrogeno copyright uniroma)

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Scuola: Con il Decreto Rilancio arriva il precario usa e getta: 50 mila docenti e Ata in più licenziabili in qualsiasi momento

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

Per favorire il rientro in classe a settembre è prevista la copertura finanziaria di un numero limitato di insegnanti, assistenti amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici: tutti però rigorosamente contrattualizzati a tempo determinato e “tagliati in caso di nuova chiusura delle scuole” qualora dovesse subentrare un nuovo lockdown. Sembra che non abbiano accesso nemmeno all’indennità di disoccupazione. “Pensare di risolvere i problemi della scuola assumendo dei docenti in modo fortemente temporaneo è un errore strategico – sostiene Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – perché si continua ad intendere la formazione come una spesa e non un investimento. Se si devono ridurre il numero di alunni per classe, è normale che i docenti assunti a settembre torneranno utili a questo scopo. Senza dimenticare che i contratti e i diritti dei lavoratori non cambiano a seconda del tipo di rapporto: non ci sono precari di serie A e B. A meno che non si voglia tornare alle logiche e agli assetti pre-Covid. In tal caso lo si dica. Come si dica chiaramente che non si vuole ripristinare l’organico precedente alla riforma Tremonti-Gelmini, quando c’erano 200.000 insegnati, 50.000 Ata e 4.000 scuole in più. Valorizzare la scuola e i suoi dipendenti, riconoscendo in pieno l’opera sociale del loro lavoro svolto – conclude Pacifico – significa prendere le distanze da certe politiche e restituire il maltolto”. Con il via libera definitivo del Senato al Decreto Rilancio, il Parlamento ha previsto anche l’assunzione a tempo determinato di docenti e Ata in vista della ripresa della scuola in presenza a settembre. Poiché si potrà derogare al numero minimo e massimo di alunni per classe, dal momento che le misure di distanziamento fisico comporteranno un lavoro con gruppi più esigui di studenti, sarà anche indispensabile assumere nuovo personale docente e ATA a tempo determinato, proprio per garantire un numero adeguato di operatori a disposizione di ogni classe. Si tratta della possibilità di attivare fino a 50mila posti: solo che saranno “tagliati in caso di nuova chiusura delle scuole” dovuta ad un possibile nuovo lockdown.

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Incontro MI e organizzazioni sindacali per la ripartenza delle scuole dell’infanzia

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

Giuseppe Faraci, componente della segreteria generale, ha sottolineato nelle premessa all’intervento l’importanza e il valore pedagogico e sociale di una sicura ripartenza a settembre per il segmento scolastico zero-sei, i tempi stretti per organizzare la ripartenza hanno costretto la delegazione ANIEF su una posizione molto pragmatica.Se da un lato assistiamo giornalmente alle rassicurazioni politiche della Ministra sugli organici, sul fatto che a settembre avremo tutto in ordine e pronto per la ripartenza, per ANIEF i numeri dicono altro.Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale ANIEF, “le 50.000 assunzioni autorizzate con il Decreto rilancio non bastano. La pianta organica attuale, comprensiva dell’organico di fatto, per la scuola dell’infanzia conta di circa 80.000 docenti, 83.393 docenti al 31/08/2018. Anche se gli ambienti scolastici come aule, laboratori, biblioteche, palestre, cortili, androni, corridoi, sale mensa possono essere ripensati come ambienti di apprendimento, nel rispetto delle misure di sicurezza generali e di quelle specifiche per il Covid-19, lo stesso non si potrà fare con il personale, nessuno potrà pensare di aumentare le ore di lezione o di utilizzare il personale oltre le modalità stabilite dal CCNL, nessuna ora di programmazione o funzionale all’insegnamento potrà essere trasformata in orario curriculare. Lo sdoppiamento delle classi, e quindi la creazione dei piccoli gruppi, sarà possibile solo con il raddoppio dell’organico attuale, servono solo alla scuola dell’infanzia altri 80.000 docenti.Per l’organico del personale ATA, soprattutto collaboratori scolastici, continua il presidente Pacifico, “le caratteristiche e la peculiarità del sistema scolastico zero-sei richiedono una continua igienizzazione degli attrezzi, degli spazi e dei giochi. L’attuale dotazione organica del personale ATA non potrà assolvere a tali richieste. L’organico ATA è ridotto al minimo, i tagli degli anni scorsi, da nessun Governo succedutosi, sono stati risanati, non ci consentono di stare tranquilli, né sicuri che tutto il lavoro richiesto sarà svolto.Anche per il personale ATA quindi servono rinforzi, abbiamo molte scuole con un solo collaboratore scolastico in servizio, che oltre alla pulizia dei locali è anche addetto alla sorveglianza, alla sicurezza ed alla assistenza dei minori nell’utilizzo degli spazi e dei servizi igienici”.Serve inoltre rassicurare le famiglie sul tempo scuola, dovremmo dire alle famiglie se riusciremo a mantenere il tempo scuole attuale, 7.30 – 17.30 con pre e post scuola. In caso contrario quali alternative offriamo alle famiglie?Superati quindi questi ostacoli e garantite le risorse necessarie, in previsione dell’estensione dell’obbligo scolastico che verrebbe prolungato a 18 anni ed anticipato a partire dai 3 anni, ANIEF raccoglie con favore l’iniziativa di riforma poiché è una delle richieste storiche di Anief. Da diversi anni il giovane sindacato chiede infatti di anticipare la scuola almeno a 5 anni, con annualità ‘ponte’ da affidare a maestri della scuola dell’infanzia e primaria in contemporanea, e poi allungare l’obbligo formativo sino alla maggiore età. In tal modo, si andrà a valorizzare finalmente l’esperienza educativa dei bambini più piccoli, collocandola in continuità con l’apprendimento del percorso di formazione successivo. Il sindacato è infatti convinto che occorra implementare il tempo scuola e gli organici del personale, poiché le attività scolastiche sono l’antidoto principale per combattere la passività giovanile, prologo della dispersione (con il Centro-Sud ancora a pagare il conto più salato) e del fenomeno dei Neet, di cui l’Italia detiene il non invidiabile record europeo, con punte da far paura in diverse aree del Meridione, come pure confermato dal rapporto Svimez 2019 sull’economia e la società del Sud.Altra richiesta ANIEF, è che la laurea in scienze dell’educazione (L19) con indirizzo specifico per educatori dei servizi educativi per l’infanzia sia anche titolo di accesso per la scuola dell’infanzia, non è pensabile che lo Stato prima formi i cittadini su determinate competenze e poi li lasci fuori dalla scuola.

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Industria: maggio, su mese fatturato +41,9%, ordini +42,2%

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

Secondo i dati resi noti oggi dall’Istat, a maggio, su base mensile, sale sia il fatturato dell’industria (+41,9%) che gli ordinativi (+42,2%).”Un buon rimbalzo, ma insufficiente! L’incremento, infatti, consente di recuperare il calo congiunturale di aprile, pari a -29,4% per il fatturato e a -32,2% per gli ordini, ma non compensa le perdite registrate né su base annua, né rispetto a febbraio, ultimo mese pre-emergenza Covid. Il fatturato risulta ancora inferiore del 26,1% nel confronto con febbraio 2020, mentre gli ordinativi registrano un gap del 28,4%” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.
“Se poi facciamo il confronto tra il 2020 ed il 2009, l’anno nero della passata recessione, dove le industrie italiane hanno toccato il fondo, il fatturato è attualmente inferiore rispetto a maggio 2009 del 7,3%, -17,3% quello interno, mentre gli ordinativi sono sotto del 4,5%, -18,6% quelli interni. Insomma, bene ma non basta” conclude Dona.

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Regionali: Serracchiani, sintesi molto positiva su Sansa

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

“In Liguria è stata raggiunta una sintesi molto positiva su Sansa, frutto di una volontà di combattere la destra di Toti senza lasciargli nessun vantaggio di posizione. Il Pd ha lavorato responsabilmente per questa unità e apprezza l’esito cui è definitivamente giunto il M5S. L’appello ora va a quelle forze che finora si sono volute differenziare in obbedienza a logiche nazionali, pur condividendo una radice democratica”. Lo afferma la vicepresidente del Pd Debora Serracchiani, dopo che si sono sciolte le ultime riserve del M5S sul candidato Ferruccio Sansa.

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Il mondo ha sempre più fame

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

È questa la principale conclusione del Rapporto sullo stato dell’insicurezza alimentare nel mondo, pubblicato dalle Nazioni Unite. Il Rapporto SOFI – State of Food Insecurity è da molti anni la fonte più autorevole su quanti abitanti del nostro Pianeta non hanno ogni giorno abbastanza di che nutrirsi, un trend che dal 2014 sta aumentando in termini numerici e in proporzione alla popolazione mondiale.Nel 2019 erano circa 690 milioni le persone che vivevano la fame come realtà quotidiana, ovvero l’8,9% della popolazione mondiale, mentre erano oltre 2 miliardi, il 25,9% della popolazione mondiale, le persone costrette a mangiare meno del necessario e a mangiare cibi con un valore calorico meno dell’indispensabile. L’obiettivo 2 degli SDGs (obiettivi di sviluppo sostenibile)“Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile” entro il 2030 si allontana sempre di più.Il tema della fame è il primo affrontato dalla Campagna “Dacci oggi il nostro pane quotidiano” che Caritas Italiana e FOCSIV hanno lanciato lo scorso 8 luglio. La diffusione del COVID19, e le misure di blocco adottate hanno reso questa situazione ancora più drammatica e le conseguenze della pandemia hanno causato un aumento delle diseguaglianze e una drastica diminuzione delle risorse essenziali per la sopravvivenza.Sempre il rapporto SOFI, stando ad una prima valutazione, indica come la pandemia potrebbe aggiungere tra 83 e 132 milioni di persone al numero totale di denutriti nel mondo entro la fine del 2020 a seconda dell’andamento dell’economia mondiale. Una pandemia ben peggiore di quella sanitaria, una pandemia della fame, che le stesse stime non riescono a disegnare e a rendere così reale come si sta evidenziando.Al momento possiamo avere solo una vaga idea del dramma che sta investendo l’intero Pianeta: quello degli ultimi e degli invisibili, le cui vite neppure rientrano nelle statistiche ufficiali. È ancora presto misurare il reale impatto di quanto è avvenuto e sta avvenendo, nei Paesi del ‘sud globale’, ma anche nelle nostre società ricche e industrializzate. Il grande paradosso è che, come evidenziato negli ultimi anni, con la fame aumenta anche l’obesità, in particolare quella degli adulti in tutte le regioni del mondo. Si tratta di una ‘piccola’ contraddizione, oppure di un sintomo preciso di una disfunzionalità del sistema?La fame non è stata causata dalla pandemia, ma questa ultima rende ancora più evidenti le contraddizioni del mondo nel quale viviamo. La fame non è mai un evento accidentale provocato dalla mancanza di cibo e di risorse, la realtà è che è la conseguenza della iniqua distribuzione e del cattivo uso del cibo e delle risorse. La vera riforma non dovrebbe essere quella dell’indiscriminato aumento della produzione, ma il frutto di un cambiamento radicale della gestione delle risorse e delle filiere alimentari, della valorizzazione dell’agricoltura legata ai territori e di quella familiare, sistemi di piccola scala. Sistemi che svolgono un ruolo imprescindibile per una gestione sostenibile del territorio, che già oggi produce il 70% del cibo disponibile sul Pianeta. Sono proprio quei piccoli contadini, tuttavia, che si trovano sempre più marginalizzati, espulsi dalla loro terra a causa dei sempre più diffusi del fenomeno dell’accaparramento delle terre, il cosiddetto ‘land grabbing’. Liberare il mondo dalla fame si può e si deve. Ma questo è un obiettivo raggiungibile solo attraverso percorsi di giustizia, il rispetto delle persone, la cura per il Pianeta.La campagna si avvale della partnership di AgenSIR, Agenzia DIRE, L’Osservatore Romano, Avvenire, Famiglia Cristiana, FISC – Federazione Italiana Settimanali Cattolici, TV2000, Radio INBlu, Radio Vaticana, Vatican News e di Banca Etica come partner finanziario.

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Aiuti all’agricoltura dalla Commissione europea

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

L’iniezione di liquidità approvata dalla Commissione europea a beneficio delle imprese agricole e degli altri settori correlati fornisce un sostegno che può fare la differenza per molti operatori in difficoltà – dichiara il presidente nazionale Confeuro Andrea Michele Tiso. La Commissione ha mostrato lungimiranza approvando il piano di aiuti italiano, che dovrebbe beneficiare oltre mille imprese. E’ inoltre positivo che tra i destinatari ci siano anche le strutture ricettive come gli agriturismi, che hanno sofferto più di altre realtà per il crollo dei visitatori.La crisi ha avuto un forte impatto anche sul settore primario, uno dei pochi che non ha mai chiuso, neanche nelle settimane più critiche: più della metà delle circa 730mila aziende agricole italiane ha registrato una flessione delle attività in conseguenza del coronavirus – spiega Tiso. Non bisogna tuttavia dimenticare che già prima dell’arrivo della pandemia molte aziende agricole erano in difficoltà. Queste ultime sono escluse dal piano di aiuti, ma non possono essere lasciate sole perché l’emergenza sanitaria non può che aver peggiorato i loro conti.Ben venga dunque il piano di aiuti incluso nel Decreto Rilancio, senza però dimenticare che bisognerà quanto prima passare dalla risposta all’emergenza a misure più strutturali che non trascurino le piccole medie imprese le cui sofferenze non hanno origine nell’ultima crisi sanitaria. Siamo solo all’inizio della ripartenza, ma crediamo che facendo le scelte giuste proprio dall’agricoltura possa arrivare la spinta decisiva per l’economia italiana.

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“Dal governo le risorse a Regione Lombardia per finanziare ADI, USCA e infermieri territoriali”

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

Arrivano da Roma direttamente nelle casse di Regione Lombardia. Si tratta di uno stanziamento di 95 milioni di euro per il 2020 e di 79 milioni nel 2021 nel DL34/2020 per potenziare i servizi sul territorio in modo particolare: ASST per potenziamento ADI e per far partire bandi per assunzione degli infermieri di famiglia; le ATS per potenziamento USCA e assistenti sociali.
“I finanziamenti statali serviranno per potenziare i servizi sanitari per ogni singola ATS presente sul territorio lombardo” spiega Massimo De Rosa, capogruppo del Movimento Cinque Stelle in Regione Lombardia: “In modo particolare finanzieranno alcune delle proposte che il Movimento Cinque Stelle ha portato avanti in questi anni con maggior forza. Sto parlando dell’assistenza domiciliare, tramite i bandi saranno assunte 1600 figure professionali che, suddivise all’interno delle singole ATS territoriali, andranno a ricoprire il ruolo di infermiere di famiglia, e per il potenziamento delle USCA. Si tratta di Unità Speciali di Continuità Assistenziale destinate alle cure al domicilio per pazienti COVID-19 dimessi, ma ancora bisognosi di assistenza, e per quei pazienti con sintomatologia clinica sospetta, ma che potranno essere curati a domicilio. Questo aspetto è di fondamentale importanza in un’ottica di prevenzione, al fine di scongiurare il rischio che le strutture ospedaliere possano nuovamente ingolfarsi il prossimo inverno.A emergenza terminata le USCA dovranno poter essere trasformate in Unità complesse di Cure Primarie (UCCP) come previsto dalla legge nazionale e regionale. È precisa responsabilità della Regione utilizzare queste risorse per il potenziamento della sanità territoriale. In questo modo le risorse resteranno a disposizione della medicina territoriale e dei suoi pazienti. Duecento USCA diventeranno 200 UCCP. Un obiettivo che Regione non può permettersi di fallire. Le risorse stanziate consentiranno inoltre il potenziamento dell’ADI, ovvero l’assistenza domiciliare integrata, per quei pazienti non autosufficienti, non in grado di essere trasportati presso i presidi ospedalieri che potranno così ricevere a domicilio le cure di infermieri, fisioterapisti, medici e operatori socio sanitari”.

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La filiera del ponte di Genova

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

Nella grande opera di costruzione del nuovo ponte di Genova, che nei prossimi giorni sarà consegnato alla città, sono tre le regioni che hanno messo a disposizione il numero più elevato di imprese, nel grande gioco di squadra dove la partnership e la collaborazione per il raggiungimento di un obiettivo comune hanno svolto un grande ruolo. Liguria, Lombardia e Piemonte, tre regioni che anche per vicinanza geografica raccolgono oggi il numero più significativo di aziende presenti nella filiera di fornitura del Ponte. Così, in un’opera che ha coinvolto in partnership 330 imprese tra fornitori e subfornitori, provenienti praticamente da ogni regione italiana, dal Trentino alla Calabria, la storia delle aziende liguri, lombarde e piemontesi racconta molto delle eccellenze e della storia di questo cantiere, con oltre 170 imprese coinvolte.
È il caso della Drafinsub, incaricata proprio nella prima fase esplorativa della bonifica di eventuali ordigni bellici, un’operazione obbligatoria in qualunque cantiere di una grande infrastruttura. Sono le cosiddette lavorazioni propedeutiche alla cantierizzazione, alle quali ha lavorato anche la EMI. Specialità differenti che hanno previsto anche il contributo dell’Ente Scuola e Sicurezza in Edilizia di Genova – Esseg -, incaricata dei corsi di formazione sulla sicurezza sul lavoro, altra voce fondamentale in questo cantiere che è stato segnato da un numero bassissimo di incidenti.Liguri sono anche le aziende che hanno ricevuto e gestito i materiali provenienti dagli scavi (Edicalcave Liguria) e i servizi di ispezione della rete fognaria e di smaltimento dei rifiuti (Ediliguria), così come l’azienda (Seastema Spa in associazione con Cetena Spa) che ha realizzato un complesso sistema di monitoraggio proprio in cantiere.Contratti di fornitura che sono stati assegnati al territorio ligure, coinvolgendo anche chi ha offerto servizi culturali. È il caso dell’Associazione Festival della Scienza che all’interno dello Spazio Ponte (il museo sul nuovo ponte allestito al Porto Antico in città) ha garantito un’attività di mediazione culturale nei confronti dei cittadini che hanno visitato il museo.
Aziende altamente specializzate, come la Akron srl con sede in Lombardia incaricata del servizio delle indagini georadar in cantiere per le analisi del sottosuolo, un lavoro essenziale per l’analisi del sottosuolo e la verifica di idoneità al posizionamento e movimentazione delle carpenterie pesanti e delle autogrù. Molte aziende lombarde hanno invece fornitori materiali: l’acciaio sagomato della Alto Lago srl e il calcestruzzo della Calcestruzzi Spa, una delle più grandi aziende italiane nel settore. Anche pali per i plinti di fondazione del ponte, giganti alti 50 metri che si sviluppano interamente nel sottosuolo, sono stati in parte realizzati da un’azienda lombarda, la Fondamenta srl, che proprio in questi giorni sta realizzando anche le fondazioni in mare della mega isola con la quale verrà ampliata Montecarlo. Il Gruppo Stg invece ha fornito i pannelli fotovoltaici (allestiti invece da un’azienda piemontese, la Bosco Italia) che permetteranno al ponte di autoalimentarsi. Lombarda è anche la Mosconi srl, che sta realizzando le opere di impermeabilizzazione dell’impalcato lungo 1.067 metri che attraversa la valle del Polcevera.
Trentacinque le aziende piemontesi ai piedi del nuovo ponte di Genova; 35 eccellenze della regione tra le 330 che costituiscono la filiera dei fornitori dell’opera.
I lavori procedono a ritmi sostenuti anche questi giorni, ormai vicini alla conclusione dell’opera. E al lavoro c’è la Bosco Italia, società piemontese che sta allestendo tanto le barriere in vetro che bloccheranno il vento sul ponte, quanto i pannelli fotovoltaici che lo renderanno autosufficiente dal punto di vista energetico. Un’altra eccellenza in partnership con tutto il team del ponte per un’opera unica che nei prossimi giorni sarà consegnata alla città.

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Nissoli (FI): Il Governo garantisca il diritto di rientrare in Italia a tutti i cittadini italiani a prescindere dalla residenza

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

“Ho presentato una interrogazione al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale e al Ministro della Salute per chiedere di permettere il rientro in Italia a tutti cittadini italiani residenti all’estero nel rispetto delle regole precauzionali.Infatti, in considerazione che e’ un diritto di ogni italiano poter tornare in Patria e che questo alimenterebbe anche il turismo di ritorno aiutando la nostra economia in crisi, ho chiesto al ministro di Maio e al Ministro Speranza se intendono “favorire adeguate procedure che consentano agli italiani all’estero di trascorrere le vacanze nei luoghi di origine, previa effettuazione dei test medici richiesti a proprie spese, sia alla partenza dal Paese estero sia all’arrivo all’aeroporto, evitando il blocco all’ingresso in Italia e rispettando le regole precauzionali prescritte.” Auspico che il Governo riconosca il diritto degli italiani residenti all’estero di fare rientro in Italia, un diritto connesso alla cittadinanza che non può essere negato nel rispetto delle regole precauzionali, compresa la quarantena, per impedire i contagi da Covid-19.” Lo ha dichiarato l’On. Fucsia Nissoli Fitzgerald, deputata di Forza Italia eletta nella Circoscrizione estera – Ripartizione Nord e Centro America.

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Digital Talk “Antibiotico Resistenza: le sfide dell’innovazione”

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

E’ stato organizzato e promosso da FOR, Fondazione Ottimisti e Razionali. Moderato dalla giornalista Gaia de Scalzi, all’incontro hanno partecipato l’On. Angela Ianaro e l’On Vito de Filippo, componenti della Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, Gaetano Penocchio, Presidente della Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani, il Sen. Gianni Pittella, Vicepresidente della Commissione Politiche UE del Senato, l’On. Paolo Russo, membro della Commissione Bilancio della Camera, Nicoletta Luppi, Presidente e Amministratore Delegato MSD Italia e Giovanni Rezza, Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute a cui sono state riservate le conclusioni dell’incontro. Dal dibattito è emerso come l’Italia sia tra i Paesi europei quello in cui il fenomeno dell’antibiotico resistenza sia più accentuato per un diffuso mancato rispetto delle prassi ospedaliere e dell’inadeguatezza dell’uso degli antibiotici. Nonostante il I piano nazionale antibiotico resistenza sia stato varato nel 2017 e siano stati fatti grandi passi in avanti con un miglioramento della sorveglianza epidemiologica, si evince dal confronto come gli ospedali restino ad oggi degli amplificatori dell’antibiotico resistenza, perchè sono di fatto il luogo dove si accelera l’evoluzione del quadro clinico del paziente. Un passaggio chiave è stato il rilancio, nell’ambito delle strategie di prevenzione, della necessità del controllo dei flussi dei pazienti, del recepimento delle prassi di igiene ospedaliere e delle linee guida sull’uso degli antibiotici.Infine, è stata sottolineata la necessità di un’alleanza trasparente tra pubblico e privato che, partendo da un approccio cd. One Health, possa garantire la continuità della ricerca e dello sviluppo degli antibiotici. Sarebbe inoltre auspicabile promuovere un sistema che permetta l’accesso tempestivo ai nuovi antibiotici premiando l’innovazione in questo ambito al fine di arginare le ripercussioni negative di quella che è stata definita dal Prof. Rezza un’”epidemia silente”.

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Arera: bollette ‘pazze’,recuperati nel 2019 oltre 10 mln

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

Nel 2019 con le controversie risolte dal Servizio Conciliazione dell’Arera i clienti hanno ottenuto o risparmiato oltre 10,4 milioni di euro dal contenzioso con gli operatori di luce, gas e acqua.”Ottima notizia! Anche se certo il dato dimostra quante bollette pazze arrivino ancora oggi agli utenti. Sono troppi i furbetti del quartierino!” afferma Marco Vignola, responsabile del settore energia dell’Unione Nazionale Consumatori.”Troppo spesso le società resistono al consumatore, mandando lettere di rifiuto standard senza nemmeno leggere il reclamo dell’utente, così da scoraggiarlo nelle sue giuste pretese. Se le imprese ascoltassero i clienti, invece di costringerli a rivolgersi alle associazioni di consumatori, che danno un contributo fondamentale al Servizio conciliazione, farebbero cosa buona e giusta” prosegue Vignola.”Va detto, poi, che oltre al Servizio Conciliazione, ci sono altrettante bollette pazze che vengono risolte tramite le conciliazioni paritetiche. Strumenti efficaci ma poco conosciuti. Insomma, per far valere i propri diritti, non c’è sempre bisogno di rivolgersi ad un avvocato” conclude Vignola.

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Autostrade: Lo Stato compra una sua struttura privatizzata

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

Questo sostiene l’ex ministro dell’economia Carlo Calenda e con qualche ragione. Egli dice una cosa che nessuno dice: con questa operazione lo Stato ha comprato, per altro con soldi dei risparmiatori postali italiani, una società ch’era già sua.
Altro che “storico primato” del governo. Dov’è, in che cosa consiste questo strombazzato primato? Chi ha buona memoria ricorderà che nella tanto biasimata “Prima Repubblica” quasi la metà della realtà economica italiana era diretta proprietà dello Stato o da esso partecipata. Comprese le strade e le autostrade!!! Nella lista c’erano anche l’industria siderurgica, mineraria, la telefonia, le Poste, l’energia, i trasporti, settori dell’alimentare, parti dell’automobilistica, le principali banche, ecc. ecc., .
Lo Stato e la rete diffusa della cooperative sociali di produzione costituivano l’ossatura strategica della economia italiana e assicuravano milioni di posti di lavoro degnamente retribuiti. Fra nazionalizzazioni e partecipazioni (volute e sostenute dai tre principali partiti Dc. Pci e Psi) , grazie a questa originale realtà economica mista (pubblica e privata), l’Italia divenne la QUINTA potenza economica mondiale. Oggi è degradata sotto il 40° posto! Questo “miracolo” fu possibile grazie a una scelta politica e sindacale unitaria che creò gli enti di gestione coordinati da un Ministero delle Partecipazioni Statali. Certo, quella gestione non fu tutta rose e fiori. Vi furono errori e talune devianze.Tuttavia, nel complesso, il sistema funzionò e con risultati evidenti in certi comparti.Per altro, aggiungo che anche il Parlamento svolgeva una funzione di controllo e d’indirizzo, tramite la commissione per le Partecipazioni Statali (PP.SS.) della Camera dei Deputati della quale mi onoro di aver fatto parte.
Purtroppo, nella “seconda” e “terza” Repubblica questa lungimirante politica fu completamente abbandonata. Il ministero PP.SS fu abolito poiché prevalse la linea, dettata anche da grandi interessi stranieri, della privatizzazione selvaggia ossia della svendita dei beni strategici di proprietà del popolo italiano. In altri Paesi europei (Francia, Germania ecc) la privatizzazione non fu generalizzata come in Italia.Questa scelta, che ha segnato la vita politica dell’ultimo trentennio, può considerarsi il vero banco di prova di quasi tutte le forze politiche, alternatesi al governo del Paese con il beneplacito delle grandi oligarchie finanziarie internazionali e globaliste. On. Agostino Spataro (già deputato Pci, membro della commissione Bilancio e Partecipazioni Statali della Camera dei Deputati).

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Mortalità da Covid-19

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

Con riferimento ai dati diffusi da Istat-Iss, di seguito il commento di Franco Marozzi, membro del Consiglio Direttivo di SIMLA, Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni.”Certamente i dati forniti da Istat e Iss rappresentano un importante angolo di lettura del fenomeno della mortalità da Covid-19. Altrettanto certamente la precisione del rapporto sarebbe stata maggiore qualora fossero stati a disposizione i rilievi autoptici, che, purtroppo, mancano in modo significativo per l’impossibilità di avere a disposizione sale autoptiche attrezzate sul territorio nazionale come Simla aveva richiesto all’inizio di aprile ai Ministeri competenti con un appello che è purtroppo restato inascoltato. E’ chiaro, dai dati messi a disposizione, che è vero che le infezioni da SARS-CoV2 sono responsabili della morte della gran parte dei soggetti ma è anche vero che dati precedenti avevano testimoniato l’importanza delle patologie associate. Questo risulta evidente dall’elevata mortalità dei soggetti “grandi anziani” (intorno agli 80 anni). Purtroppo, anche qui, l’assenza dei rilievi necroscopici non consente di precisare ulteriormente i risultati dello studio. Non si può, infine, non sottolineare come i rilievi Istat-Iss contribuiranno ad alimentare la polemica sull’indennizzabilità dei decessi nei soggetti che avevano contratto polizze infortuni e che sono deceduti per Covid-19 ricordando che la stessa, per contratto, è garantita solo se la causa della morte sia stata determinata in modo “diretto ed esclusivo”, ovvero senza l’intervento di altre concause rispetto all’infezione”.

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AIL Nazionale schierata a fianco dell’URB

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

L’AIL – Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma da oltre 50 anni sostiene i Centri di Ematologia italiani e la Ricerca Scientifica nel campo dei tumori del sangue e lo fa con particolare impegno, anche perché l’Ematologia italiana è riuscita negli ultimi decenni a mettere a segno fondamentali progressi sulla conoscenza delle basi genetico-molecolari dei tumori del sangue. In molti casi, grazie a questi avanzamenti, si sono ottenuti significativi miglioramenti della risposta alla terapia e della sopravvivenza. Tutto ciò ha contribuito a far crescere l’Ematologia fino a diventare un’eccellenza di riconosciuto valore internazionale.Una delle realtà certamente meritevoli di essere menzionate all’interno di questo scenario, è l’URB – Unità di Ricerca Biotecnologica di Aprigliano (Cosenza), il cui direttore scientifico è attualmente il dottor Fortunato Morabito, già primario dell’UOC di Ematologia dell’Ospedale Annunziata di Cosenza. L’Unità di Ricerca Biotecnologica, infatti, fa parte della rete nazionale LabNet sviluppata dal Gruppo Italiano GIMEMA e nata dall’esigenza di creare una rete di laboratori certificati di alta qualità, che seguono protocolli condivisi e procedure standardizzate, riconosciute a livello internazionale, al fine di effettuare una diagnosi precisa e accurata, utilizzando le più avanzate tecniche di diagnostica molecolare, e monitorare al meglio la malattia e la risposta alla terapia.Il progetto, nato nel 2008 per i pazienti con Leucemia Mieloide Cronica (LMC), oggi è stato esteso anche ai pazienti con Leucemia Mieloide Acuta (AML), con Sindromi Mielodisplastiche (MSD) e Neoplasie Mieloproliferative croniche Philadelphia-negative (MPN Ph-). Nella rete LabNet LMC operano 55 Laboratori standardizzati, e ciascuno di essi funziona da riferimento per uno o più Centri di ematologia su tutto il territorio italiano. Ogni anno, i Laboratori certificati LabNet sono sottoposti a rigorosi controlli di qualità per la standardizzazione di metodiche altamente sofisticate. La complessità delle indagini di laboratorio è, infatti, aumentata ed ha portato ad una sempre maggiore specializzazione dei Laboratori diagnostici, da un lato, perché solo anni di esperienza in un determinato ambito consentono di arrivare a elevati standard di qualità nell’esecuzione degli esami; dall’altro, perché l’elevato costo di queste tecniche diagnostiche può trovare la sua sostenibilità solo in un sistema di gestione di risorse e competenze centralizzato.Il Laboratorio Ematologico dell’Unità di Ricerca Biotecnologica di Aprigliano è sostenuto da AIL Cosenza Fondazione Amelia Scorza ONLUS e da anni opera in questo ambito, partecipando a tutti i controlli di qualità organizzati nell’ambito delle reti LabNet. Pertanto, risulta competente e qualificato per la gestione dei pazienti nel territorio in questione. Il suddetto Laboratorio ha, infatti, acquisito da tempo tutte le certificazioni nell’ambito dei progetti:
LabNet LMC per la diagnosi e il monitoraggio della leucemia mieloide cronica;
LabNet LMA per la diagnosi della leucemia mieloide acuta e il monitoraggio della malattia minima residua;
JakNet per la diagnosi e il monitoraggio delle patologie mieloproliferative croniche Ph negative.
Oggi, però, l’URB di Aprigliano vive un momento grande difficoltà e la vicinanza di tutta l’AIL è più che mai necessaria, in quanto, nell’ambito di un più ampio progetto regionale di razionalizzazione della rete dei laboratori, sembrerebbe ormai prossima la decisione del Commissario straordinario della Azienda Ospedaliera di Cosenza di trasferire l’attività di diagnostica ematologica dal l’URB di Aprigliano al laboratorio centrale dell’Ospedale dell’Annunziata, creando, di fatto, le premesse per un’inevitabile ridimensionamento delle grandi capacità di ordine assistenziale e scientifico che hanno connotato, per circa un decennio, l’attività di questo centro di eccellenza.Per questa ragione, tutta la grande comunità AIL è schierata accanto alla Sezione AIL di Cosenza e alla sua Presidente, che si è sempre impegnata nel sostenere questa eccellenza, anche con battaglie legali, che ci auguriamo portino i risultati sperati di mantenere attivo il Laboratorio Specialistico Ematologico dell’URB e del suo ruolo cruciale di anello di congiunzione tra ospedale e territorio nella diagnosi e cura dei tumori del sangue.Adesso, si attendono le decisioni del TAR Calabria, che dovrebbero giungere entro la fine del mese.

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Operazione Irini: dall’Italia la nave ammiraglia

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

La nave della Marina Militare italiana, San Giorgio, entra nell’Operazione EUNAVFOR MED IRINI come flagship. Da questa nave, il Force Commander, il Comandante in mare, il Contrammiraglio Ettore Socci, guida gli assetti schierati nell’area di operazione. Oltre al San Giorgio, l’Operazione Irini può contare sulla fregata greca Spetsai e sugli aerei da pattugliamento marittimo francese, greco, lussemburghese, polacco e tedesco già attivi nell’Area. Sulla nave ammiraglia (flagship) c’è un punto medico avanzato (Role 1).Dalla metà di ottobre il Force Commander, assieme alla flagship, saranno forniti dalla Grecia.
Il San Giorgio ha a bordo un elicottero EH 101 e un team della Brigata Marina San Marco, idoneo a svolgere abbordaggi anche in caso di atteggiamento non cooperativo da parte del mercantile da ispezionare.L’Italia fornisce all’Operazione anche un Aeromobile a Pilotaggio Remoto (APR) in supporto diretto oltre alle basi militari logistiche e operative di Augusta, Pantelleria e Sigonella.Un aereo da pattugliamento marittimo P72, un aereo Air Early Warning (AEW) e un Sottomarino in supporto associato saranno inoltre disponibili occasionalmente.In totale sono una ventina i Paesi dell’Unione Europea che hanno aderito, con uomini e/o mezzi, alla missione Irini, che può contare anche sul supporto delle immagini satellitari fornite dal Centro Satellitare dell’Unione Europea (EU SatCen).“Con l’ingresso della nave ammiraglia, la missione potrà a breve arrivare alla piena operatività (denominata tecnicamente Full Operation Capability) – dice il Comandante dell’Operazione, Ammiraglio Fabio Agostini – Irini è nata in piena pandemia Covid-19, circostanza che non ha facilitato il dispiegamento delle forze. Nonostante ciò la missione, partita effettivamente solo da due mesi, ha già prodotto i primi risultati in termini di raccolta di informazioni ed effetto deterrente sia riguardo all’embargo delle armi che al monitoraggio dei traffici illeciti di petrolio e derivati. Le evidenze raccolte sono sempre state trasmesse al Panel di Esperti per la Libia delle Nazioni Unite con cui l’Operazione ha intrapreso una stretta e proficua collaborazione”.
L’Operazione Irini (in greco “pace”) è stata pianificata in pochissimo tempo e lanciata il 31 marzo a seguito di una decisione del Consiglio dell’Unione Europea. Il compito principale è quello di far rispettare l’embargo delle armi verso la Libia previsto dalle Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

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Il monitoraggio di Goletta Verde sulle coste del Lazio

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

Dei 25 punti monitorati sulla costa, 14 risultano avere parametri oltre i limiti di legge. Di questi, 9 sono stati giudicati “fortemente inquinati” e 5 “inquinati”. Nel mirino ci sono sempre canali e foci, i principali veicoli con i quali l’inquinamento microbiologico, causato da cattiva depurazione o scarichi illegali, arriva in mare.È questa, in sintesi, la fotografia scattata lungo le coste del Lazio da un team di tecnici e volontari di Goletta Verde, la storica campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane. A parlarne, nel corso di una conferenza stampa tenuta stamane nei pressi della barriera anti-rifiuti sull’Aniene, a Roma, sono stati Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio, Andrea Minutolo, responsabile scientifico nazionale di Legambiente,Cristiana Avenali, responsabile per i contratti di fiume della Regione Lazio e Maurizio Gubbiotti, presidente di RomaNatura. Per la prima volta quest’anno la campagna ambientalista non segue il classico itinerario coast to coast a bordo dell’imbarcazione, che si prende una piccola pausa nel rispetto delle restrizioni per il distanziamento fisico imposte dalla pandemia. Il viaggio ideale lungo la Penisola vive infatti di una formula inedita, ma che ugualmente punta a non abbassare la guardia sulla qualità delle acque e sugli abusi che minacciano le coste italiane. La 34esima edizione di Goletta Verde vede come partner principali CONOU, Consorzio Nazionale per la Gestione, Raccolta e Trattamento degli Oli Minerali Usati, e Novamont, azienda leader a livello internazionale nel settore delle bioplastiche e dei biochemicals. Partner sostenitore è invece Ricrea, Consorzio nazionale per il riciclo e il recupero degli imballaggi in acciaio. La campagna 2020 è inoltre realizzata con il contributo di Fastweb. Media partner è la Nuova Ecologia.

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Riforma fiscale: occorre abbassare le tasse

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

“L’obiettivo di un’economia liberale che non intenda farsi fagocitare dalla finanza e voglia puntare su sviluppo, lavoro e lotta alla povertà è aumentare la ricchezza. Non ci sono alternative.
Per farlo occorre rilanciare l’impresa e affiancarle uno Stato che la renda competitiva seguendo due direttrici: diminuzione delle tasse e realizzazione di infrastrutture su cui corrano servizi efficienti. La lotta all’evasione e all’elusione è importante ma diventa efficace solo quando si creano le condizioni della crescita che danno consenso sociale al rigore. Nella decrescita esplode l’illegalità. Sono latitanti nella riforma fiscale evocata dal Ministro Gualtieri gli strumenti per l’aumento della ricchezza e per la produzione di lavoro. Non può esserci riforma se non s’interviene con decisione sul cuneo fiscale, sul quoziente familiare, sull’abbassamento di tasse e imposte per le aziende, sulla creazione di aree speciali. È difficile, anzi impossibile, competere con i partner europei se il nostro sistema ci impone di lavorare da gennaio a settembre solo per pagare le tasse. Oggi la crisi determinata dalla pandemia ci consente un salto di livello attraverso l’immissione di risorse economiche straordinarie Che devono però essere indirizzate per rivoluzionare il sistema fiscale italiano, del tutto incompatibile con i due obiettivi citati: ricchezza e lavoro”.È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.

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Nuova legge ucraina sull’apolidia volta a porre fine al limbo legale in cui si trovano migliaia di persone

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, accoglie con favore la nuova legge in materia di apolidia entrata in vigore in Ucraina questa settimana. Tra i diversi diritti e opportunità, la legge darà a migliaia di persone prive di nazionalità una possibilità di lavorare legalmente, studiare e accedere all’assistenza sanitaria, e, infine, una volta che sarà loro riconosciuto lo status di apolidi, costituirà una chiave di accesso alla cittadinanza.La legge, conosciuta come ‘Emendamenti a taluni atti legislativi dell’Ucraina inerenti al riconoscimento dello status di apolidi’, è stata firmata questa settimana dal Presidente dell’Ucraina dopo essere stata adottata dal Parlamento il 16 giugno.La misura rappresenta un passo importante nella campagna volta a porre fine all’apolidia nel Paese.Essa istituisce formalmente una Procedura di determinazione dell’apolidia di cui si prevede beneficeranno circa 35.000 persone, riconosciute apolidi o la cui nazionalità non è definita.Tra queste vi sono le persone che soggiornano in Ucraina da molti anni — a partire dalla dissoluzione dell’ex Unione Sovietica — e che non hanno potuto acquisire la cittadinanza ucraina o quella di qualunque altro Paese in quanto prive dei documenti necessari o di legami coi Paesi nati dal crollo dell’URSS.Grazie all’introduzione della procedura, le persone il cui status di apolide è stato riconosciuto ora potranno regolarizzare il proprio soggiorno ottenendo il permesso di soggiorno temporaneo. Godranno del diritto alla libera circolazione, al lavoro e all’accesso all’istruzione e ai servizi sanitari. Di fondamentale rilevanza è il fatto che la legge spianerà la strada alla possibilità di divenire cittadini ucraini per naturalizzazione. Dopo cinque anni di soggiorno ininterrotto in Ucraina, alle persone riconosciute apolidi sarà concesso il diritto di presentare domandadi naturalizzazione.La legge è stata presentata da membri del Parlamento in stretta collaborazione con il Servizio di Stato per le Migrazioni e il Ministero dell’Interno e in consultazione con altri enti governativi, esperti della società civile e UNHCR. L’UNHCR ha svolto attività di advocacy per l’introduzione di una Procedura di determinazione dell’apolidia fin dal 2013, quando l’Ucraina ha aderito ai due trattati delle Nazioni Unite sull’apolidia: la Convenzione del 1954 sullo status degli apolidi e la Convenzione del 1961 sulla riduzione dell’apolidia.L’UNHCR è pronta a supportare le autorità nell’implementazione della legge e si è offerta di assistere il Servizio di Stato per le Migrazioni dell’Ucraina organizzando sessioni formative per il personale competente impiegato nei dipartimenti regionali nonché per i professionisti legali, compresi quelli dei Centri di assistenza legale gratuita gestiti dallo Stato. L’UNHCR, inoltre, svolgerà attività di sensibilizzazione tra le popolazioni interessate in relazione alla possibilità di presentare domanda di riconoscimento dello status di apolide.L’apolidia segna le vite di milioni di persone in tutto il mondo, privandole dei diritti fondamentali e di riconoscimento ufficiale. Secondo i dati registrati da 76 Paesi, nel mondo vi sarebbero 4,2 milioni di persone apolidi, ma l’UNHCR ritiene che il numero reale sia significativamente più elevato. Oltre a sostenere gli sforzi del Governo volti a far fronte alle criticità poste dall’apolidia, l’UNHCR in Ucraina assicura assistenza a rifugiati, richiedenti asilo, sfollati interni e altre persone colpite dal conflitto e supporta la ricerca di soluzioni. Quasi 1,7 milioni di persone sono stati colpiti dalle conseguenze del conflitto, tra cui 734.000 sfollati all’interno del Paese.

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Ergastolo a “pane e acqua”

Posted by fidest press agency su mercoledì, 22 luglio 2020

Tenere un prigioniero “a pane e acqua” era un tipo di alimentazione ai limiti della sopravvivenza utilizzata in tempi non lontani come forma di punizione carceraria, ma sembra, anche se in forma diversa, che nel nostro paese voglia tornare di moda. Penso che tutti si dovrebbero interessare di cosa accade nell’inferno delle nostre “Patrie Galere” perché al giorno d’oggi il carcere è una specie di autostrada e un giorno o l’altro ci potrebbero passare molti cittadini o parenti, sia innocenti che colpevoli. L’ergastolano Cesare Battisti ha osato lamentarsi dell’alimentazione che gli viene somministrata nel carcere dove è detenuto (gli è vietato persino cuocersi un po’ di “riso o pasta in bianco”) e un noto politico (la storia giudiziaria ci insegna che anche loro sono a rischio e che convenga a tutti che in galera venga rispettata la legge e la Costituzione) lo ha anche sbeffeggiato per le sue lussuose pretese. Il nostro Ordinamento penitenziario prevede, nell’articolo 9 sull’alimentazione: “Ai detenuti e agli internati è assicurata un’alimentazione sana e sufficiente, adeguata all’età, al sesso, allo stato di salute, al lavoro, alla stagione, al clima.” Purtroppo ricordo, invece, che il cibo in carcere fa schifo, non per niente in gergo carcerario viene chiamato “sbobba”. Solo i più poveri fra i poveri lo prendono, non per mangiarlo ma solo per mantenersi in vita. È poco, cucinato male e quando dalla cucina arriva in sezione, spesso senza carrelli termici, sembra un pastone per galline o brodaglie che neppure i maiali mangerebbero Per questo molti detenuti si cucinano da soli, anche perché chi ha scontato molti anni di carcere è spesso ammalato allo stomaco. Penso che se ai prigionieri vengono inflitti ulteriori disagi, che non hanno nulla a che fare con la sicurezza o con la pena da scontare, sia controproducente per la società, perché poi uno esce dal carcere arrabbiato e peggiore di quando è entrato. A questo punto, a quando la palla al piede? L’ho detto e scritto tante volte che certe prese di posizione forcaiole rafforzano la mentalità deviante. La stragrande maggioranza dei mass media, della classe politica e dei professionisti dell’antimafia si sono arrabbiati per la scarcerazione di alcuni detenuti anziani e malati condannati per mafia e addirittura qualcuno si è lamentato che alcuni di questi detenuti, per alcune ore del giorno, abbiano la cella aperta, perché secondo loro dovrebbero essere sepolti vivi fra sbarre e cemento 24 ore su 24. Eppure qualcuno di questi dovrebbe conoscere la nostra Carta Costituzionale, che dà alla pena esclusivamente una funzione rieducativa. Se la maggioranza dei cittadini del nostro Paese non è d’accordo, ed è convinta che la pena per funzionare debba recare dolore e sofferenza, perché non cambiare la nostra Costituzione? Se si pensa che alcuni prigionieri non possano smettere di essere dei delinquenti, perché curarli e farli invecchiare e morire in carcere? Se si è convinti che una pena cattiva faccia bene alla società o possa essere un deterrente, perché non ripristinare la pena di morte, la tortura o l’inquisizione?
Io sinceramente penso che il carcere duro o la pena dell’ergastolo facciano più male alla società che ai prigionieri perché, nella maggioranza dei casi, una pena cattiva e senza speranza modella nuovi criminali. Se dopo tutte le misure attuate all’indomani delle stragi di mafia siamo ancora a parlare di mafia, credo che il regime di tortura del 41-bis, insieme alle pene che non finiscono mai, non abbiano funzionato. D’altronde senza speranza è difficile cambiare e migliorarsi, o smettere di essere delinquenti. Sono convinto che la pena dell’ergastolo e il carcere duro non siano assolutamente un deterrente, anzi alimentano la cultura deviante e criminale. E non lo dico solo io ma lo affermano anche i dati sulla recidiva. Nei Paesi dove ci sono carceri vuoti c’è più sicurezza. Diciamoci la verità: molti chiedono giustizia ma in realtà vogliono vendetta, vogliono che i prigionieri soffrano per il male che hanno fatto, così imparano per la prossima volta. Solo che per molti di loro non ci sarà una prossima volta. In tutti i casi non penso che proibire ad un detenuto di cucinarsi una ciotola di riso in bianco possa alleviare il dolore delle vittime, ma forse mi sbaglio. (Per l’Associazione Liberarsi, Carmelo Musumeci)

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