Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 137

Archive for 9 luglio 2020

La protesta di un popolo

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

Giorgia Meloni alla piazza: «Noi siamo il popolo, libereremo l’Italia da questi incapaci.» La forza di queste parole sta nella rappresentanza espressa da chi si arroga il diritto di poter parlare in nome del popolo italiano, nessuno escluso, compresi ovviamente gli “incapaci”. È senza dubbio una pretesa assurda perché non sono pochi gli italiani che la pensano diversamente. Noi oggi, semmai, scontiamo l’immobilismo che ci ha bloccati per almeno 25 anni. Da allora ad oggi, in nome del popolo italiano, ci siamo fermati e siamo rimasti affacciati alla finestra per guardare le altre nazioni che progredivano e risolvevano i loro problemi strutturali e ponevano mano alle riforme per un cambiamento che permettesse di restare al passo con i tempi. Ora questo ritardo va colmato e speriamo solo che l’occasione, pur drammatica, possa averci data la forza e la determinazione di capire che è l’ultimo tram della storia per evitare il peggio. Se veramente la Meloni pensa ciò che dice, e io le credo, stimandola, deve compiere un atto di coraggio e affiancarsi ai tanti che vogliono fermamente risollevare le sorti del paese. Non vi sono calcoli elettorali e politici che contano di fronte all’interesse nazionale. È ovvio, del resto, che tutto quello che dice la destra non può essere condiviso dalla sinistra così come dai pentastellati ma basterebbe credere nei due diritti: della vita e del vivere e su di essi creare le basi per una nuova Italia. (Riccardo Alfonso)

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Coronavirus: Serracchiani, Lega ricomincia scaricabarile

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

“Al primo rialzarsi dei numeri dei contagi la Lega ricomincia lo scaricabarile buttando colpe sul Governo, sui migranti o sui confini permeabili. Il trucco, quando arriva un problema, è farsi trovare da un’altra parte. In Friuli Venezia Giulia Fedriga ha dimenticato l’entusiasmo con cui ringraziava la Slovenia per aver aperto i confini con 48 di anticipo, da cui hanno guadagnato solo i benzinai d’oltreconfine. Ora è già pronto a imbracciare il pericolo dei Balcani, alla faccia degli spettacoli indegni offerti da Salvini coi suoi bagni di folla. Al Governo si deve chiedere di lavorare di più, certo, ma a 360 gradi controllando per esempio anche gli arrivi dagli Stati Uniti che fanno scali intermedi. Non ci si sveglia improvvisamente additando i rischi e chiedendo che ci pensi il Governo se no è colpa sua”. Lo afferma la deputata Debora Serracchiani (Pd), dopo le prese di posizione di presidenti di Regioni esponenti della Lega a fronte della comparsa di nuovi focolai di Covid19.
“Da settimane la Lega sta facendo a gara con se stessa – continua la parlamentare – per togliere paletti e precauzioni, senza attuare al contempo campagne informative e preventive, e lasciando molto a desiderare su controlli e tracciamenti. Tra il lockdown e lo sbraco, tra il boicottaggio all’App Immuni e la richiesta di Tso, dovrebbe esserci l’equilibrio e la vigilanza delle istituzioni regionali, e continuare a esibire i muscoli del ‘siamo stati i primi’, ‘siamo i migliori’ davvero a nulla serve”.
“Adesso – aggiunge Serracchiani – ci dicono dalla Regione Friuli Venezia Giulia che vogliono potenziare la sorveglianza e ampliare il tracciamento: era ora, speriamo lo facciano presto con trasparenza. Importante è che si capisca una volta per tutte che il Covid va gestito, che occorre allestire la comunità a vivere con questo rischio e a controllarlo, smettendo di considerarlo un’arma di propaganda”.

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Serve un piano straordinario per il taglio delle tasse

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

In questi mesi, come Governo, abbiamo messo in campo tutte le misure necessarie per contrastare gli effetti della pandemia da Covid, ma ora servono strumenti e misure per consentire una immediata ripartenza dell’intero Sistema Paese. Due sono le strade, e dobbiamo percorrerle entrambe, senza tentennamenti.
La prima, che abbiamo già intrapreso, è quella che ci porterà a varare un importantissimo Decreto per la sburocratizzazione, la semplificazione e lo sblocco degli investimenti pubblici. Abbiamo più di 125 miliardi già stanziati che hanno bisogno di essere liberati. Ma oltre a questo stiamo semplificando i rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione, e questo porterà con sé anche un consistente risparmio e la liberazione di risorse che potranno essere diversamente allocate.
La seconda, ancora più importante, è quella che ci porterà a mettere in campo un ambizioso, e ormai non più rinviabile, piano di riforme strutturali che hanno come obiettivo l’abbassamento delle tasse ed il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Siamo pronti su tanti settori, si tratta solo di ricondurre tutto all’interno di un disegno unico. E il Piano Nazionale delle Riforme, che ci apprestiamo a presentare, è la prima occasione per delineare gli ambiti di intervento e il cromo programma di azione.Questo Paese ha bisogno di una rivoluzione verde, che acceleri la transizione del sistema economico verso una maggiore sostenibilita’ ambientale e sociale, una rivoluzione che passa anche attraverso la rivisitazione, o meglio cancellazione, dei sussidi ambientalmente dannosi.Fatturazione elettronica e scontrino elettronico ci stanno aiutando molto nella lotta all’evasione fiscale, che resta una priorità per il Governo. Se tutti pagano, tutti pagheremo di meno. E questa è la premessa per una complessiva riforma della tassazione diretta e indiretta, che arriverà già con la prossima Legge di Bilancio.
Il rapporto tra cittadino, imprenditore, e fisco deve essere più diretto e molto più semplice. Per questo stiamo lavorando anche ad un Testo unico del Contribuente, che metta ordine tra le oltre 800 norme che esistono in materia fiscale.
Abbiamo una grande occasione, che non vogliamo e possiamo sprecare. È un’opportunità unica, grazie anche alle risorse che arriveranno dall’Unione Europea. Ora dobbiamo remare tutti nella stessa direzione, siamo un grande Paese, possiamo farcela!”.Lo scrive, sui social, il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli.

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Scuola: Ritorno a settembre, classi con meno di 15 alunni, più docenti e Ata

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

Sono alcune delle misure approvate in V Commissione al decreto rilancio. Pacifico lo aveva ribadito a Conte durante gli Stati generali: con questi numeri di organici e classi, sarà impossibile aprire la scuola in sicurezza a settembre. Ora sembra che il Parlamento, in deroga, legiferi in questa direzione. Atteso il voto dell’aula, in settimana, anche se per Anief le modifiche devono essere strutturali per migliorare la didattica e assorbire tutto il precariato esistente.Le modifiche al numero di allievi per aula e agli organici del personale sono previste da un emendamento al Decreto Rilancio già approvato dalla V Commissione della Camera, sul quale lunedì 6 luglio potrebbe essere votata la fiducia per l’approvazione del testo definitivo. Se passa il provvedimento, alla luce dell’emergenza epidemiologica in atto, viene introdotta la facoltà per gli uffici scolastici di applicare delle deroghe, in tutti i gradi scolastici, al limite minimo di iscritti per la costituzione delle classi sancito dall’attuale regolamento sul dimensionamento scolastico (DPR 81/09) che ha portato al taglio di 250 mila posti negli ultimi dieci anni, alla riduzione del tempo scuola (- 4 ore settimanali), al dimensionamento di una scuola su quattro autonoma. Come viene data la possibilità di assumere, seppure temporaneamente, una quantità maggiore di docenti e personale Ata, confermando almeno fino a dicembre i mille assistenti tecnici assunti fino al 30 giugno.Marcello Pacifico (Anief): “L’obiettivo da porsi, tutti assieme, è quello di tornare a delle scuole a misura d’uomo, creando classi con al massimo 15 alunni e assumendo 200 mila docenti e Ata nuovi. Questi emendamenti, seppure depotenziati, vanno in direzione della proposta dello stesso M5S che prevede la formazione di classi con più di 22 alunni e 20 in presenza di alunni disabili, primo firmatario l’attuale ministro Azzolina. Con numeri ancora più ridotti nelle zone colpite dal coronavirus. Sugli organici noi abbiamo chiesto l’assunzione di 150-160 mila docenti, per coprire posti vacanti e turn over tramite le nuove graduatorie di istituto trasformate in provinciali (il cui bando però deve essere profondamente modificato nel rispetto delle vigenti tabelle di valutazione dei titoli e dell’aggiornamento per tutti i laureati anche senza i 24 CFU), più almeno 40 mila unità di personale Ata aggiuntive: in un colpo solo, considerano anche la stabilizzazione di tutti i Dsga facenti funzione e degli educatori precari, si risolverebbero i problemi di gestione del ritorno in classe a settembre e si risponderebbe pure alla sentenza Rossato della Corte di Giustizia europea sui risarcimenti danni sull’abuso dei contratti a termine. Lo abbiamo scritto preventivamente al ministero dell’Istruzione e detto al premier Giuseppe Conte, a Villa Pamphilj, durante gli Stati Generali, oltre che alle sigle sindacali europee incontrate da Anief in Commissione UE. È chiaro che i 50 mila indicati sinora, peraltro pure a termine, non sono sufficienti”. Ma sarebbe una prima risposta, in attesa dei 17 miliardi richiesti sempre dal presidente Anief, tra quelli che saranno assegnati all’Italia dal Recovery Found, da reinvestire subito in organici, assunzioni, risorse strumentali per migliorare la didattica, combattere la dispersione scolastica e valorizzare la professionalità di docenti, educatori e Ata col rinnovo del contratto.

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Il nuovo Direttore Generale dei Musei

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

Il Direttore del Parco archeologico di Pompei, Massimo Osanna dal 1 settembre assumerà l’incarico di Direttore Generale dei Musei, come ufficialmente annunciato dal Ministro Franceschini, subentrando ad Antonio Lampis a chiusura del suo mandato.
“Sono onorato della scelta del Ministro Franceschini, della stima manifestatami e soprattutto del riconoscimento per l’ attività svolta in questi anni a Pompei. – dichiara il Direttore Osanna – Un impegno grande che ha alle spalle un importante lavoro di squadra. Nei mesi a venire proseguiranno regolarmente le attività in corso, saranno portati a termine gli interventi avviati e gli eventi in programma, fino all’arrivo del nuovo direttore.
Non è mia intenzione abbandonare Pompei, ma anzi continuare a seguirla da un altro punto di vista e soprattutto portare l’esperienza qui maturata anche ad altre realtà: dalla manutenzione programmata raggiunta a Pompei, al ruolo fondamentale della ricerca e delle tecniche del restauro nella tutela, al confronto con i grandi musei internazionali verso i quali rapportarsi come “sistema”, lavorando sulla valorizzazione, la comunicazione, la tecnologia e finanche sulla contaminazione tra arte contemporanea e antico. Alla Direzione dei Musei sono chiamato ad una responsabilità ancora più grande nei confronti del patrimonio culturale italiano, che cercherò di adempiere al meglio, in continuità con l’attività di Antonio Lampis, a cui auguro il meglio per il futuro”

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Il lamento del guerriero

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

Partendo da questa premessa entriamo nella fattispecie pratica della governance italiana. La fotografia la facciamo ora e ci rendiamo conto che il primo aspetto che possiamo rilevare è che l’opinione pubblica è “allergica” alle attese ed ha tutte le ragioni dalla sua. Per anni, se non per “decenni” le riforme sono state spiattellate in tutti i modi possibili con convegni, dibattiti, studi e ricerche per poi svanire nel nulla salvo riprenderle con rinnovato vigore di parole, ma rigorosamente limitandosi a quest’ultime. Oggi, ad esempio, tocchiamo con mano e non solo, ciò che significa una giustizia che non funziona con l’arroganza di chi commette un reato patrimoniale o di altro genere e sa di poterla fare franca tra rinvii, prescrizioni, condoni e affini. La credibilità di uno Stato non si gioca solo con la capacità del legislatore di legiferare ma anche in quella d’offrire alla comunità gli strumenti per stabilire regole precise e sanzioni adeguate e tempestive, per chi sgarra. Ed invece, se stiamo, ad esempio, alla notizia di questi giorni sulle offerte di telefonia mobile veniamo a sapere che si pagano prestazioni non richieste e questi taglieggiamenti durano da anni e quel che è peggio anche dopo essere stati colti con le mani nella marmellata continuano a comportarsi allo stesso modo. E ora veniamo a sapere che abbiamo un governo che funziona e che le riforme da anni attese sono oramai in dirittura d’arrivo mentre i “chiacchiericci” sui rinvii, gli incontri fiume e le discussioni a non finire da parte del governo non sono altro che le fantasie del cronista politico e le false notizie provenienti dalle opposizioni. Ma i fatti dove li mettiamo? Perché continuiamo a farci del male con la danza del dire senza fare? Non ci basta lo screditamento della politica e delle istituzioni per renderci conto che abbiamo toccato il fondo e che ora è in gioco la stessa tenuta del sistema paese? È forse troppo pensare a un presidente del Consiglio che oggi e non domani ci dica che i cantieri per le opere pubbliche sono aperti, che la riforma della giustizia è all’esame del Parlamento per il voto finale, che la scuola e la sanità hanno cambiato passo, che abbiamo messo a punto un progetto intermodale per i trasporti di merci e di persone e che stanno iniziando i lavori per il prolungamento dell’alta velocità da Salerno per il Sud? Se tutto questo è impedito dalla litigiosità dei partiti sia proprio il presidente del Consiglio a denunciarlo pubblicamente e non a prendersela con i “chiacchiericci”. (Riccardo Alfonso)

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Convenzioni costituzionali e consuetudini costituzionali

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

Il funzionamento della forma di governo oggi è messo sotto la lente d’ingrandimento da chi, dagli anni Novanta in poi, ha seguito la lunga transizione da una “democrazia compromissoria” a quella “maggioritaria” venendo meno le condizioni politiche e sociali su cui si era retta nella sua prima fase. Per quanto possiamo dire che non ci siamo evoluti come è accaduto nel sistema britannico con il “governo del premier” anche l’Italia, che si fonda su una costituzione scritta e rigida, riconosce l’operare di regole non scritte come consuetudini e convenzioni costituzionali. Del resto, la stessa disciplina costituzionale italiana sulla forma di governo si caratterizza per la sua elasticità tanto che, come rileva Leopoldo Elia, le norme sulla forma di governo sono a “fattispecie aperta”. È quanto accaduto in Italia dal 1994 in poi. Siamo passati da un “parlamentarismo compromissorio”, basato su coalizioni post-elettorali, sulle crisi extra-parlamentari, sulla configurazione del Presidente del Consiglio quale mediatore fra i partiti, ad un “parlamentarismo maggioritario” con coalizioni annunciate al corpo elettorale. La stessa scelta popolare del Presidente del Consiglio è avvenuta senza modifiche della costituzione formale. Con le ultime elezioni politiche del 2018 il cambiamento della natura dei rapporti politici e di governance è apparso chiaro ma anche stridente. Avevamo un “blocco del centro destra con Forza Italia, la Lega e Fratelli d’Italia e sull’altro versante, a briglie sciolte, gli altri partiti. I risultati usciti dalle urne non hanno permesso il raggiungimento della maggioranza assoluta per la formazione del governo. È stata praticata una via alternativa scomponendo le formazioni per cercare una diversa maggioranza parlamentare. I tracciamenti erano due: La lega con i pentastellati o il partito democratico con questi ultimi. Alla fine, è sortito un “pasticciaccio” con i pentastellati che hanno governato prima con la Lega e poi con il partito democratico e il LeU. E in entrambi i casi il risultato è stato deludente e continua a lasciare molti strascichi polemici e velenosi con cambi di casacca da parte dei parlamentari e persino con una scissione nel PD. Quelli che sono usciti più malconci sono stati i pentastellati nella parte del tertium non datur. E ora che si fa? La risposta classica sarebbe: ai posteri l’ardua sentenza, ma noi abbiamo un Presidente della Repubblica ed è la sua la posterità che attendiamo. (Riccardo Alfonso)

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Tlc. Attivazione servizi non richiesti. La procura indaga. Intanto… che fare?

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

Con l’avvio delle indagini della procura di Milano per l’attivazione di servizi non richiesti si sono accorti dell’esistenza di un pentolone pieno di putrido. Per il momento riguarda aziende veicolate da Wind-Tre, ma giustamente la procura sta estendo le indagini. Pentolone che tutti gli utenti di telecomunicazioni conoscono da molto tempo e che in questi anni hanno continuato a denunciare alle autorità e ai loro fornitori di servizi. Ora il caso è esploso perché come utente ne è stato coinvolto anche uno degli esponenti di punta della procura milanese. Ne prendiamo atto e non ci facciamo domande su perché solo ora.
Sarà bene ricordare che è dal 2012 che esiste la possibilità, stabilita dalla specifica Autorità (Agcom) di indennizzi per questo tipo di prelievi. Quasi sempre ben nascosti nelle pieghe delle bollette, e quando l’utente se ne accorge e chiede al proprio gestore il blocco, gli viene spesso risposto negativamente e solo quando si dà da da fare con diffide e anche rivolgendosi alle autorità di conciliazione (Corecom), gli viene riconosciuta la ragione. Va da sé che la pretesa viene scoraggiata e solo i più tenaci vanno avanti. Per l’attivazione di servizi o profili tariffari non richiesti, oltre alla restituzione di quanto indebitamente pagato deve essere versato dal gestore un indennizzo di 5 euro al giorno per ogni giorno di attivazione. Questa norma è valida anche per tanti altri disservizi.A “margine” di questa indagine stanno emergendo anche altre problematiche che tutti gli utenti di telefonia conoscono e denunciano alle autorità ma che, per l’appunto, … meglio tardi che mai. Una delle più noiose e invadenti sono le telefonate promozionali che vengono fatte per cercare di vendere qualcosa, anche da parte di presunti rappresentanti di gestori diversi da quello proprio. Telefonini e linee fisse sono prese d’assalto, agli orari più incredibili da venditori che si presentano nei modi più fantasiosi per cercare di ingannare le loro vittime. E questo accade anche se, nella stipula del proprio contratto l’utente abbia evidenziato di non voler ricevere informazioni promozionali. Gli elenchi di questi numeri circolano a cura di aziende molto informate su tutti gli aggiornamenti e modifiche di un’utenza che, di conseguenza, possa essere suscettibile di aggressione commerciale.Siccome stiamo parlando di business miliardari, ad opera di aziende (tutti i grandi e piccoli gestori tlc ne sono coinvolti) speriamo che da questo momento in poi, le procure prestino più attenzione alle denunce che ricevono senza archiviarle come questioni “bagatellari” o semplici inadempimenti contrattuali.Curiosi, e vigili per ridurre i danni ai singoli utenti che chiedono il nostro aiuto, aspettiamo gli sviluppi. (fonte Aduc)

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Prezzi: Unc, la top ten di giugno dei prodotti più rincarati

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

L’Unione Nazionale Consumatori ha elaborato gli ultimi dati Istat per stilare la classifica dei prodotti più rincarati nel mese di giugno, ossia nella fase post lockdown. Con la ripresa degli spostamenti liberi, non solo all’interno della regione (dal 18/5) ma anche in tutta Italia, sono subito arrivati i rialzi per i viaggi: i voli nazionali si collocano al primo posto, essendo saliti del 36,4% in un solo mese e del 22,6% su base annua, mentre il trasporto ferroviario è aumentato del 4,5% (+2,9% nei dodici mesi), trasporto marittimo +3,2%. Anche spostarsi con la macchina è diventato più caro, visto che pedaggi e parchimetri sono cresciuti del 3,1% rispetto a maggio.
Nella top ten dei rincari mensili spiccano anche gli aumenti legati a vacanze e tempo libero: macchine fotografiche e videocamere sono al secondo posto (+15,5%), villaggi vacanze al quarto (+13,4), giochi e hobby al quinto (+9,2%), palestre e piscine al settimo (+3,8%), pacchetti vacanza internazionali chiudono la top ten con +3,1%.Una buona notizia: nessuna stangata per i parrucchieri ed i trattamenti di bellezza, che segnano si un incremento mensile dell’1%, ma certo contenuto (+1,9% su base annua, +1,8% i parrucchieri per uomo e +2,3% per donna). I trattamenti di bellezza, in particolare, registrano un aumento rispetto a maggio di appena lo 0,6% (+0,7% su giugno 2019). Anche per la voce Ristoranti, bar e simili, anche se bisognerà attendere i dati definitivi Istat, mancando ancora all’appello le voci dettagliate, la variazione mensile è solo dello 0,2%, +1,1% il dato tendenziale.
“Parrucchieri, baristi, ristoratori, centri estetici hanno compreso, almeno per ora, che, con la crisi in atto, la politica di alzare i prezzi sarebbe stata controproducente e dannosa e si sarebbe tradotta in minori ricavi. Insomma, la tassa Covid, da noi denunciata, certo c’era ma, come detto fin dall’inizio, riguardava casi isolati, non era generalizzata e non consentiva di parlare di rialzi medi. Finora, quindi, è stata ininfluente ai fini statistici” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori.Nella top ten dei rincari annui, non sono purtroppo rientrate le speculazioni legate allo smart working: computer e tablet sono al secondo posto con +13,9%, i telefoni fissi, che non potevano bastare quando tutta la famiglia era chiusa in casa, sono al sesto posto con +10,7%, Monitor e stampanti in nona posizione con +5,9%, in undicesima posizione le cartucce delle stampanti con +5%. In classifica, spiccano il volo gioielleria, in seconda posizione con +13,6%, condizionatori, in quarta con +12,1%, frutta fresca in quinta posizione con +11,1%, spese bancarie in decima posizione con +5,1%.

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Risparmio: strumento di sostegno alle pmi

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

di Mario Lettieri già sottosegretario all’Economia e Paolo Raimondi economista. I centri di statistica europei e gli istituti di ricerca economici internazionali affermano che gli effetti negativi del Covid 19 per l’economia italiana sarebbero peggiori rispetto a quelli di molti altri paesi che hanno un livello di sviluppo simile al nostro. Ad esempio, senza una seconda ondata di contagi, per l’Italia l’Ocse stima una perdita di pil dell’11,3%, mentre la media europea dovrebbe essere del 9,1%.Per non rimanere indietro nella corsa alla ripresa produttiva occorrerà mettere in campo tutti gli strumenti nazionali ed europei disponibili, quelli tradizionali e soprattutto quelli nuovi. Per cominciare si dovrà far perno su due punti di forza particolarmente importanti per l’Italia: il risparmio delle famiglie e l’export, sia del made in Italy sia delle componenti tecnologiche e innovative più avanzate. Si ricordi che a fine 2019 la ricchezza immobiliare, monetaria e finanziaria delle famiglie italiane ammontava a circa 9.500 miliardi di euro, cioè più di otto volte il loro reddito imponibile. La propensione al risparmio è sempre stata in leggera crescita nonostante le non poche difficoltà dei settori produttivi. Le attività finanziarie delle famiglie, pari a circa 4.450 miliardi di euro, rappresentano quasi la metà dell’intera ricchezza delle famiglie. Secondo le stime ufficiali, le banche italiane gestiscono 1.134 miliardi di euro di risparmi in forma di titoli. Il risparmio gestito sarebbe di quasi 2.200 miliardi. Il mondo di una certa finanza lo sa benissimo, tanto che si mostra indifferente alle valutazioni negative delle agenzie di rating. Anzi, ci osserva sempre con l’acquolina in bocca. Per capirne la portata, basterebbe paragonare il debito privato delle famiglie italiane con quello delle famiglie dei paesi a economia più avanzata del pianeta. In Italia esso ammonta all’87% del reddito netto disponibile, più basso di quello della Germania che è del 95%. E’ anche molto meno di quello della Francia, pari a 121%. Senza dimenticare i paesi cosiddetti “frugali”: l’Olanda e la Svezia, dove il loro debito privato è del 239% del reddito disponibile, la Danimarca con il 282% e l’Austria con il 90%. Il debito pubblico, quindi, pur essendo un fattore molto rilevante, non può essere l’unico riferimento. Per il futuro, la sfida è nell’identificazione di forme e strumenti innovativi in grado di incanalare almeno parte di tanto risparmio direttamente verso gli investimenti produttivi. In Italia e in Europa i finanziamenti ai settori produttivi passano per due terzi attraverso il sistema bancario e solo per un terzo attraverso il libero mercato di capitali. Negli Usa, invece, questo rapporto è capovolto. Com’è noto, il sistema bancario, purtroppo, oltre ad essere lento ed eccessivamente burocratico, ha operato e opera con il “freno a mano” nella concessione del credito alle imprese. Ciò, in verità, è avvenuto un po’ ovunque. Anche con la grande liquidità messa a disposizione dei sistemi bancari da parte delle banche centrali dopo il 2008. Succede anche adesso, nel momento in cui si ha tanta nuova liquidità per far fronte alle emergenze della pandemia. Nei dodici mesi precedenti l’aprile 2020, le banche italiane, nonostante tutte le crisi, hanno raccolto nuovi depositi e risparmi per ben 95 miliardi di euro, ma hanno ridotto di 10 miliardi i crediti bancari alla clientela. Far fluire capitali dal risparmio privato direttamente all’industria non è impossibile. Basterebbe che lo Stato o la Banca d’Italia e la Bce estendessero al risparmio investito nelle imprese la stessa garanzia che è concessa a quello tenuto sui conti correnti. Attualmente lo Stato da garanzia fino a 100.000 euro. Una tale partecipazione del risparmio garantito al capitale di rischio delle imprese avrebbe l’effetto immediato di ridurre la leva finanziaria, che è causa non secondaria del livello di debito delle imprese. Si tratta di una proposta da tempo in circolazione. I beneficiari dovrebbero essere essenzialmente le pmi, le piccole e medie imprese che notoriamente sono il motore principale della creazione di ricchezza e dell’occupazione nell’economia italiana. Si potrebbero, da subito, favorire quelle pmi che operano nel settore delle esportazioni, che è il secondo pilastro di forza dell’economia. L’export conta circa un terzo del pil nazionale ed è stato una delle vie di uscita dalla crisi del 2008. Negli anni passati ha sempre avuto un tasso positivo con un significativo surplus commerciale. Da sole, però, senza essere accompagnate da una ripresa degli investimenti pubblici e privati, le pmi non sarebbero in grado di imprimere la spinta per una significativa crescita del reddito e dell’occupazione.Si potrebbe iniziare con le imprese di media dimensione che sono oltre 22.000, di cui la metà è già esportatrice di beni e servizi. Si dovrebbe, al contempo, sostenere, con le necessarie competenze organizzative anche nella formulazione di piani aziendali credibili, quelle altre che intendono in futuro muoversi sui mercati internazionali. Ciò potrebbe, senza esagerazioni, favorire la creazione di nuovi capitali per investimenti di almeno 10-20 miliardi di euro. Per lo Stato non comporterebbe nessun esborso né nessuna emissione di nuovo debito. Soltanto la sottoscrizione di una garanzia simile a quella data per i depositi bancari. Non sarebbero necessari nemmeno nuovi istituti o carrozzoni di vario genere. Per i controlli basterebbero le competenze della Banca d’Italia e della Consob. Non è la soluzione dei problemi ma sicuramente un notevole e concreto passo in avanti.

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Appalti: Fp Cgil, crollo tecnici nei comuni, assumere per semplificare

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

Far crescere cioè l’occupazione nei comuni di quelle figure, come geometri, architetti, ingegneri, istruttori tecnici e figure tecnico dirigenziali, progressivamente scomparse negli anni. Al punto tale da registrare un crollo degli addetti sul fabbisogno pari a un quarto del necessario. È la ricetta della Fp Cgil in merito alla discussione in atto sul Dl Semplificazioni e le norme sulle quali incidere relativamente agli appalti, nel dimostrare come “sia sbagliata la scelta di derogare dal codice degli appalti per far funzionare meglio il sistema produttivo quando la soluzione sarebbe quella di assumere personale tecnico e qualificato”.
La Fp Cgil infatti, alla luce dei dati relativi al conto annuale dello Stato, che certificano rispetto ai comuni un decremento complessivo dell’occupazione del 18,02% tra il 2009 e il 2018, passando da 396 mila addetti a 325 mila, ha analizzato l’andamento dell’occupazione relativa al personale degli uffici tecnici comunali di sette tra le maggiori città italiane. Dall’analisi condotta dal sindacato su Bari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma e Torino emerge che negli uffici tecnici l’occupazione registra una carenza di personale, rispetto al fabbisogno previsto, pari al 24,07%, mancano cioè per questi comuni 1.326 addetti su una dotazione di fabbisogno del personale pari a 5.509. “Figure scomparse negli anni – riporta il sindacato – e che hanno avuto riflessi pesanti sulle funzioni svolte, in particolare l’attività progettuale quelle che più ne ha sofferto”.Vediamo nel dettaglio le città prese in esame. Bari ha una carenza di personale tecnico rispetto al fabbisogno del -27,72%, Firenze del -48,98%, Genova del -10,09%, Milano del -14,56%, Napoli del -32,38%, Roma del -5,51% e, infine, Torino del -32,69%. Il totale di queste sette città campione registra un personale in servizio di 4.183 e una carenza di 1.326 (-24,07%). Dati, relativi a questi enti, frutto di una mole di personale tecnico fuoriuscito nel corso degli ultimi 10 anni pari a 2.216, perdendo quindi in media il 34,63% degli addetti in questi settori e che diventa ancora più grave per provincia e città metropolitane.Alla luce di questi dati, la Fp Cgil osserva: “Le semplificazioni sono fondamentali per rilanciare lo sviluppo ma devono essere accompagnate da un serio piano di riqualificazione e assunzione di personale pubblico. Ciò che conta di più sono le competenze tecniche, giuridiche ed economiche che oggi purtroppo in molti casi mancano”. L’analisi della Fp Cgil dimostra infatti che nel corso di questi dieci anni nei comuni si è registrata “una enorme emorragia di personale, in particolare negli uffici tecnici, fortemente indeboliti dal blocco del turn over del passato decennio, colpendo indistintamente tutte le pubbliche amministrazioni”.Da qui la richiesta di nuove assunzioni su questo versante ‘tecnico’: “Oggi la lentezza delle stazioni appaltanti – osserva il sindacato – è principalmente giustificata da una carenza di professionalità che compromette l’efficacia degli interventi: questa è la ragione che ci induce a rivendicare nuove assunzioni soprattutto su settori strategici che potrebbero contribuire al rilancio del paese. Immaginare, come fanno in molti in questi giorni, che il sistema produttivo funzioni meglio derogando dal codice degli appalti è una strada sbagliata”, conclude la Fp Cgil. (by Giorgio Saccoia)

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Fabio Rampelli e il “Governo forte”

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera è una personalità della destra italiana ben nota al mondo della politica e dei media. E quanto dichiara alla trasmissione ‘Coffee Break’ su La7 che: “Noi facciamo due ragionamenti. Il primo: in democrazia devono decidere i cittadini. In Italia accade spesso che in posizione di comando si trovi chi non ha vinto le elezioni e questo è inaccettabile. Il secondo: siamo in una fase di difficile crisi economica anche figlia dell’emergenza sanitaria, serve quindi un governo forte, una maggioranza coesa che lo sostenga e di un programma chiaro e netto, dobbiamo prendere atto che fotografa una realtà italiana ben presente a noi tutti.
Vorremmo solo obiettare che la maggioranza che oggi ci governa è suffragata da un consenso espresso dal Parlamento legittimamente eletto nel 2018. Che oggi il sentire politico degli italiani possa essere di natura diversa è tutto da dimostrare ma non intacca, ovviamente, l’attuale compagine governativa.
Fatta questa doverosa premessa conveniamo con l’on.le Rampelli sulla necessità d’avere un governo forte. Ma forte in che senso? E una volta stabilito il “quanto” rimane il “come”. Non dimentichiamo che il sistema politico italiano è molto fragile perché litigioso, tendente a “partigianerie” e influenze lobbistiche. Eppure, potremmo risolverci con il proporre il rispetto di due diritti: il primo è quello alla vita e qui non ci sembra vi siano obiezioni dai partiti, e il secondo il diritto a vivere. Ed è proprio qui che si gioca la visione che vorremmo avere del nostro Paese. Ed è proprio su questo aspetto che la politica gioca la sua credibilità e soprattutto nel saper negare agli interessi partigiani il loro primato. Pensiamo a tre cose che consideriamo prioritarie: la giustizia, la salute e l’istruzione. La giustizia per essere al tempo stesso garantista e giustizialista deve prevedere tempi rapidi per ottenere sentenze definitive. In un paese come l’Italia dove la percezione è quella che siamo di fronte ad una alta percentuale di corrotti, corruttori e corruttibili l’unica risposta è quella di dimostrare con i fatti che ci troviamo al cospetto di un apparato giudiziario efficiente e rapido nelle decisioni e che le pene comminate, in via definitiva, non si cancellano con il passare degli anni. E la salute è un bene così prezioso che occorre da subito consolidare l’assistenza universale potenziando in primo luogo la medicina del territorio. E lo stesso discorso vale per l’istruzione.
Per le imprese l’impegno dovrebbe concentrarsi sui “servizi” espressi da una efficiente rete intermodale (da subito andrebbe aperto un cantiere per l’alta velocità da Salerno a Palermo), da una filiera corta nelle produzioni a partire dall’agricoltura e da una rete informatica e di telecomunicazioni la più avanzata possibile su tutto il territorio nazionale. Questi sono i fatti che la politica dovrebbe cavalcare e per i quali trovare un’intesa trasversale da tutti i partiti. (Riccardo Alfonso)

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Sicilia: territorio in prima linea nell’accoglienza e nell’integrazione dei rifugiati arrivati via mare

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

Chiara Cardoletti, Rappresentante da poche settimane dell’Agenzia ONU per i rifugiati per l’Italia, la Santa Sede e San Marino, ha concluso ieri la sua prima visita sul campo. Cardoletti ha voluto subito visitare la Sicilia, territorio che da sempre è in prima linea nella gestione degli arrivi via mare di rifugiati e migranti nel nostro Paese e che ha dimostrato un impegno costante attraverso il coinvolgimento in progetti cruciali per l’integrazione dei rifugiati più vulnerabili.
Nel corso dei tre giorni di visita, la Rappresentante UNHCR ha incontrato a Catania le organizzazioni della società civile, e partner di UNHCR, che si occupano di donne migranti e rifugiate vittime di violenza (LILA e centro antiviolenza Thamaia), ha visitato un centro di accoglienza per minori stranieri non accompagnati e l’hotspot di Pozzallo, dove è stata ricevuta dalle istituzioni locali, il Sindaco Salvatore Ammatuna ed i rappresentanti della Prefettura e della Questura. Ha concluso la sua visita a Lampedusa, dove ha visitato l’hotspot e incontrato il rappresentanti della Prefettura, della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza ed il Sindaco Salvatore Martello. Chiara Cardoletti ha voluto portare alle istituzioni il ringraziamento dell’UNHCR per aver continuato a garantire un porto sicuro, l’assistenza immediata necessaria e l’accoglienza ai migranti e rifugiati soccorsi in mare anche nel mezzo di una crisi come quella della pandemia da COVID-19: “Agendo con umanità, responsabilita’ ed in osservanza delle disposizioni sanitarie nazionali, conferma di come il rispetto delle norme internazionali in materia di diritti umani e protezione dei rifugiati possa essere assicurato anche in questi tempi molto difficili e di restrizioni ai confini, tutelando la salute delle persone salvate e della popolazione locale”, ha dichiarato la Rappresentante di UNHCR. La missione di Cardoletti ha voluto anche essere una testimonianza del lavoro dell’UNHCR che, anche nei difficili mesi di lockdown e con i limiti dettati dalle misure sanitarie di prevenzione dal contagio da COVID-19, ha continuato ad essere presente in Sicilia e a garantire i servizi di assistenza ai rifugiati e richiedenti asilo approdati in Italia. Sull’isola, l’UNHCR lavora in stretta collaborazione con il Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione, le agenzie nazionali ed europee per fornire informazioni ai nuovi arrivati e assicurare il loro accesso al territorio e alle procedure di asilo in conformità con le leggi nazionali, regionali e internazionali. Sostiene inoltre le autorità per garantire adeguati standard di accoglienza.“La Sicilia fornisce un contributo chiave all’Italia non solo nel garantire soccorso ed assistenza alle persone in pericolo nel Mediterraneo, ma anche attraverso politiche volte a sostenere i rifugiati nel loro percorso verso il raggiungimento dell’autonomia, condizione necessaria per favorire l’integrazione nella società italiana”, ha concluso la Rappresentante UNHCR Chiara Cardoletti.Nel 2019 sono sbarcati sulle coste siciliane il 65% degli arrivi via mare in Italia. L’UNHCR continuerà la stretta collaborazione con le amministrazioni locali, con la Guardia Costiera e la Guardia di Finanza, per assicurare alla regione il supporto delle Nazioni Unite nel rispetto del mandato di protezione dei rifugiati che guida l’Agenzia a livello globale.

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A proposito d’informazione e di false notizie

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

di Agostino Spataro. Oggi, gran parte dell’informazione è manipolata, usata come arma ipnotica di distrazione di massa. La verità? Sembra che non interessi a nessuno. E’ un optional. Da tempi immemorabili la sua ricerca è il chiodo fisso di teologi e di filosofi. I primi sono convinti d’averla trovata e vogliono imporla a tutti con mezzi impropri; i secondi continuano a cercarla con il lanternino. C’è anche chi nega l’esistenza della verità oggettiva, assiomatica, incontestabile e, addirittura, ne sconsiglia l’uso perché ritenuta dannosa per la convivenza pacifica dell’umanità. Un pensiero, a dir poco, singolare, stimolante elaborato dal filosofo austriaco Heinz von Foerster:“il discorso sulla verità ha conseguenze catastrofiche e distrugge l’unità dell’umanità. Il concetto significa guerra- si pensi soltanto alle crociate, alle infinite guerre di religione e alle terribili procedure dell’Inquisizione. Ci si deve ricordare di quanti milioni di persone sono stati mutilati, torturarti e bruciati per imporre con la violenza la propria idea di verità.”(La verità è l’invenzione di un bugiardo- Colloqui per scettici”- Meltemi Editori, Roma, 2001)
Condivisibile o meno, la tesi trova riscontri nella degenerazione in atto del giornalismo sempre più caratterizzato da un’informazione (specie televisiva) corsara, sguaiata, alterata e mirata a deviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi esistenti e, soprattutto, dagli affari inconfessabili dei gruppi dominanti proprietari dei giornali e dei canali. La questione si è acuita con il dilagare sui media, sui “social” della piaga delle false notizie che molti, quasi per nobilitarle, chiamano “fakes”.A proposito, perché tutto quest’abuso di termini stranieri nei media italiani? Esibizionismo provinciale o espediente per escludere dall’accesso alla informazione una fetta consistente del pubblico che sconosce l’inglese? Forse entrambe le cose. Fatti gravissimi che contribuiscono a indebolire, demolire l’identità culturale del popolo italiano, non per portarla nell’alveo del multiculturalismo (per altro da definire), ma “all’ammasso” ossia nel vortice del processo di omologazione in atto pilotato da una cultura egemonica.In Italia c’è anche bisogno di recuperare la sovranità linguistica. Le lingue straniere dovranno essere usate per migliorare i rapporti con l’estero e non per peggiorare quelli con l’interno.Una situazione deregolata in cui ciascuno confeziona una propria verità e la propina al lettore sempre più confuso, incapace di scegliere fra le tante in circolazione. Un impasto male assortito che alimenta un clima rissoso di odio e di violenza, verbale o scritta, d‘intolleranza e di mala educazione che contraddistinguono certi operatori dell’informazione (specie televisiva) impegnati a svolgere, diligentemente, il compitino loro assegnato e ben retribuito.Anche a causa di tale degenerazione la nostra civiltà politica è in declino. E’ finito il tempo del libero e civile confronto delle idee, delle opinioni, del rispetto reciproco.Viviamo nell’epoca della supremazia della finanza globalizzata prevaricatrice perfino dei poteri istituzionali degli Stati sovrani, oltre che dei diritti fondamentali dei lavoratori, dei cittadini.Da qui nasce l’antipolitica che ha soppiantato la politica mediante “campagne” mediatiche condotte da una casta dei giornalisti d’elite e di conduttori tv contro la casta dei politici. Mai una campagna contro la casta dominante dei (loro) padroni editori.L’obiettivo ormai é palese: fiaccare, demolire quel che resta del sistema democratico, partecipativo, cambiare la Costituzione repubblicana, sperimentare nuove forme di governo. Quali?
Domanda: perché si lascia fare tutto ciò? La risposta non è facile. Tuttavia, sappiamo che nulla avviene per caso e per così lungo tempo!Tutto si fa in nome e per conto del’opinione pubblica, anche se in realtà nessuno la rispetta. Poiché non si vuole un’ opinione pubblica critica e reattiva, ma solo una sterminata platea di consumatori, d’individui isolati, esasperati e tuttavia ricettivi di ogni castroneria distillata dal “pensiero unico” (o politicamente corretto!) delle oligarchie neo-liberiste globalizzate.
Ovviamente, non tutta la categoria dei giornalisti pratica questo modo di fare informazione. Molti ancora resistono, combattono contro tali metodi; tanti li subiscono passivamente.In particolare, in questo esercizio si segnala una categoria di zelanti, e vocianti, arrivisti che si spingono oltre il dovuto, fino ad apparire una sorta di “servitori volontari” come quelli descritti da Etienne de la Boe-tie. (in “La servitù volontaria, 1571”)
Spiace ma questa è, in sintesi, la realtà prevalente nell’informazione italiana e straniera cui fa da pendant un giornalismo minoritario ed eroico formato da una schiera di giornalisti che in diversi Paesi (Italia compresa) continuano a essere discriminati, minacciati, imprigionati, mutilati, uccisi. A ogni morte un “coccodrillo” improvvisato, un dis-corso di circostanza, talvolta una lapide.Il ciclo riprenderà a funzionare più di prima poiché il messaggio resta: l’assassinio di un giornalista é un monito per chi, eventualmente, pensa di seguirne le orme. (fonte: Agoravox,it) dall’introduzione al libro “Giornalista senza giornale”:
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/saggistica/546829/giornalista-senza-giornale/ (Agostino Spataro)

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Lexar presenta la nuova linea di SSD SL200

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

Lexar, brand leader nel campo delle memorie flash, presenta il nuovo SSD Portatile Lexar® SL200. Questo dispositivo di archiviazione portatile permette di avere sempre con sé in totale sicurezza i propri file sia a casa e in ufficio sia in viaggio. È infatti resistente a cadute, urti, vibrazioni e temperature rigide ed è dotato di una soluzione di sicurezza avanzata con crittografia AES a 256 bit, che permette di creare e gestire con facilità un’area protetta da password in grado di criptare automaticamente i dati. Questa unità di memoria elegante, compatta e sottile (misura solo 86 mm x 60 mm x 9.5 mm), ha una raffinata finitura di alta qualità ed è disponibile nelle capacità di 512GB, 1TB e, a breve, 2TB. Offre inoltre prestazioni straordinarie in movimento, con velocità di lettura fino a 550MB/s e scrittura fino a 400MB/s quattro volte superiori rispetto alle unità disco esterne tradizionali1, così è facile accedere, spostare o eseguire il backup di tutti i film, la musica, le foto e i file preferiti in modo rapido e caricare più velocemente i giochi. Ha poi un ridotto consumo della batteria del device quando quest’ultimo non è alimentato dalla corrente e con i cavi forniti nella confezione, USB tipo C-tipo C e USB tipo C-tipo A, è semplicissimo e immediato connettere questa SSD al dispositivo.Tutti i design di prodotto Lexar sono sottoposti a test e controlli approfonditi nei laboratori di qualità Lexar, strutture con più di 1.100 dispositivi digitali, per garantire prestazioni, qualità, compatibilità e affidabilità. Per ulteriori informazioni visitare http://www.lexar.it. Gli SSD portatili Lexar® SL200 sono disponibili dal mese di Luglio a un prezzo al pubblico indicativo di 149.90 Euro (512GB) e 229.90 Euro (1TB).
Principali caratteristiche:Prestazioni a livello di unità SSD, con velocità di lettura fino a 550MB/s e scrittura fino a 400MB/s1
Stile elegante e sottile con finitura di alta qualità Design durevole e portatile – resiste a temperature e vibrazioni estreme2
Comprende una soluzione di sicurezza avanzata con crittografia AES a 256 bitComprende una porta USB tipo C. Comprende un cavo USB da tipo C a tipo C e un cavo USB da tipo C a USB standard di tipo A Garanzia limitata di tre anni1Trasferimento di lettura fino a 550 MB/s, velocità di scrittura inferiori. Velocità e confronto basati su test interni. Le prestazioni effettive possono variare.

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Turismo: Indagine Federconsumatori sul bonus vacanze

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

Stiamo ricevendo in questi giorni molte segnalazioni di cittadini che si lamentano del fatto che molte strutture alberghiere non accettano i bonus vacanza istituiti dal Governo per agevolare le famiglie, permettendo loro di usufruire delle ferie estive e per sostenere il settore del turismo in grande difficoltà nel nostro Paese a causa della pandemia.
Al di là delle polemiche degli albergatori sulle modalità con cui è stato strutturato il bonus, lo riteniamo un importante strumento di sostegno per le famiglie… se solo venisse accettato! L’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha infatti monitorato 370 strutture in tutto il territorio nazionale, ubicate nelle principali località turistiche al mare, in montagna, nonché nelle città d’arte, chiedendo se accettassero o meno il bonus. I risultati sono stati alquanto deludenti: solo il 46% delle strutture interpellate accetta il bonus vacanze, il 35% non lo accetta, il 19% sta ancora decidendo se accettarlo o meno.
Delle strutture monitorate 210 sono alberghi, 110 sono B&B e 50 sono agriturismi. Gli agriturismi sono le strutture che accettano di più i bonus: di quelli monitorati ben il 60% si è dichiarato disponibile ad accettare tale agevolazione per i soggiorni. Tale percentuale scende al 53% negli hotel e al 36% nei B&B. Sempre presso gli agriturismi risulta elevata (24%) la percentuale delle strutture che stanno ancora decidendo se accettare o meno il bonus. “Un dato allarmante: se da un lato, infatti, è a discrezione dell’esercente la scelta se accettare o meno tale bonus, dall’altra la mancata applicazione dell’agevolazione presso un numero così elevato di strutture rischia di rendere vani gli sforzi che il Governo ha messo in campo per sostenere le famiglie che, a causa della crisi post-covid, saranno costrette in molti casi a rinunciare alle vacanze.” – afferma Emilio Viafora, Presidente Federconsumatori.
Tutto ciò creerà enormi danni all’intero comparto del turismo, settore chiave nell’economia del nostro Paese: basti pensare che, da solo, genera direttamente oltre il 5% del PIL nazionale, che aumenta al 13% se si considera l’indotto.
Per questo è necessario uno sforzo congiunto di Governo e Associazioni di categoria che raggruppano gli esercenti delle strutture ricettive affinché il bonus vacanze diventi uno strumento strategico per rilanciare una stagione turistica avviata al declino.
Nel dettaglio, da un lato è necessario estenderne la fruizione anche attraverso i portali di prenotazione online (OTP): è dato noto che molte famiglie, per cercare le offerte migliori e per risparmiare, prenotano autonomamente le vacanze approfittando di sconti ed offerte online. Le maggiori criticità sollevate dagli albergatori sono i tempi molto ristretti per valutare l’adesione all’iniziativa e la necessità di risorse immediate dopo la chiusura per la pandemia: in tal senso è necessario effettuare degli accordi per far sì che gli albergatori che accettano il bonus possano disporre immediatamente della liquidità, anche attraverso un coinvolgimento delle banche.Ricordiamo infine ai cittadini che Il bonus è fruibile nella misura dell’80%, sotto forma di sconto immediato, per il pagamento dei servizi prestati dall’albergatore, il restante 20% potrà essere scaricato come detrazione di imposta, in sede di dichiarazione dei redditi, da parte del componente del nucleo familiare a cui viene fatturato il soggiorno (con fattura elettronica o documento commerciale).Il contributo arriva a un massimo di 500 euro per nuclei familiari composti da almeno tre persone, 300 euro per due persone e 150 euro per single. In tutti i casi, i beneficiari devono avere un ISEE inferiore a 40mila euro.Il bonus può essere richiesto e viene erogato esclusivamente in forma digitale. Per ottenerlo è necessario che un componente del nucleo familiare sia in possesso di un’identità digitale SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) o CIE 3.0 (Carta d’Identità Elettonica). Potrà essere richiesto dal 1° luglio al 31 dicembre 2020 tramite l’app IO, l’applicazione dei servizi pubblici.

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Truffa telefonia: oltre 10 indagati

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

Sono oltre 10 gli indagati nell’inchiesta della Procura di Milano sulle truffe nei confronti di centinaia di utenti delle compagnie telefoniche che si sono visti addebitare servizi a pagamento senza aver mai dato il consenso.”Fantastico! Ottima notizia! Finalmente uno spiraglio di luce per l’annosa vicenda dell’attivazione di servizi telefonici non richiesti, contro i quali le associazioni di consumatori hanno inviato in questi anni decine di esposti ad Antitrust e Authority delle Comunicazioni” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Sono milioni i clienti che in questi anni si sono visti addebitare servizi a pagamento non voluti, costretti poi a contestare fatture, inviare raccomandate, presentare ricorsi al Corecom, rivolgersi ad una associazione di consumatori. Ora speriamo che l’inchiesta sul piano penale possa porre un freno ulteriore a questa pratica commerciale comunque scorretta, ancora diffusa” conclude Dona.

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Scuola: Corso di abilitazione, per fare domanda arriva la proroga al 15 luglio

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

Slitta di 13 giorni la possibilità di partecipare alla procedura straordinaria per l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole statali e paritarie: nella giornata di ieri, a poche ore dalla scadenza prevista dal bando pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 28 aprile scorso, nella piattaforma telematica ministeriale sui Concorsi è apparso l’avviso della proroga delle domande dal 3 al 15 luglio 2020. Gli esclusi in modo illegittimo possono ancora presentare ricorso con Anief.Manca solo l’avviso ufficiale del Ministero dell’Istruzione, che arriverà presumibilmente a breve: la scadenza per presentare domanda per svolgere il corso abilitante all’insegnamento è prorogata a metà luglio. Lo si legge nella piattaforma ministeriale dedicata a questo genere di procedure.A tale piattaforma si accede con le credenziali SPID o, in alternativa, con un’utenza valida per l’accesso all’area riservata del Ministero e abilitata a Istanze OnLine. La procedura straordinaria è bandita a livello nazionale e organizzata su base regionale. Si sceglie la regione ai fini dello svolgimento della prova scritta ma l’abilitazione conseguita sarà valida su tutto il territorio nazionale.
Ricordiamo che la procedura è riservata ad insegnanti con tre anni di servizio, purché sia stato svolto a determinate condizioni: a) avere svolto almeno tre annualità di servizio, anche non consecutive, tra l’anno scolastico 2008/09 e il 2019/20. Il servizio svolto su posto di sostegno, anche in assenza di specializzazione, è considerato valido ai fini della partecipazione alla procedura straordinaria per la classe di concorso, fermo restando quanto previsto alla lettera. b) Aver svolto almeno una annualità di servizio, tra quelle di cui alla lettera a), nella specifica classe di concorso per la quale si sceglie di partecipare. Cosa significa servizio specifico. È possibile far valere il servizio dell’anno scolastico 2019/20, purché entro il 30 giugno 2020 si raggiunga il requisito dell’annualità. Il servizio prestato sulla classe di concorso A-29 è ritenuto valido ai fini della partecipazione per la classe di concorso A-30 e il servizio prestato sulla classe di concorso A-66 è ritenuto valido ai fini della partecipazione alla classe di concorso A-41, purché congiunto al possesso del titolo di studio di cui alla lettera. C) Il titolo di studio di accesso idoneo per la classe di concorso scelta.

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Scuola: A settembre sarà caccia al precario

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

Quello che l’Anief temeva, con il nuovo anno scolastico prenderà la conformazione di triste realtà: vi saranno così tanti posti vuoti da insegnanti che gli uffici scolastici avranno seri problemi a reperire i supplenti. Soprattutto da Firenze in su. Delle 85 mila cattedre vuote che i dirigenti scolastici dovranno coprire, la maggior parte sono collocate al Nord. Da un’analisi di Tuttoscuola risulta infatti che mancheranno all’appello “più di 50mila docenti (circa il 60% dei posti vacanti) in ben 6 regioni del Settentrione: Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia”. E per come si stanno profilando le nuove graduatorie provinciali per le supplenze, che cambiano le carte in tavole e le valutazioni dei titoli di studio, c’è poco da mettersi le mani nei capelli.“Ritrovarci a breve con quasi un insegnante precario ogni tre in organico – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – rappresenta il fallimento della politica del reclutamento italiano dei docenti. Una resa delle armi che ha origini lontane, non certo nell’attuale Governo. Avere eluso sistematicamente le indicazioni provenienti da 20 anni dalla Commissione europea, a partire dalla Direttiva n. 70 del 1999 sulla prevenzione dell’abuso di precariato, ha prodotto un quadro che parla da solo: a settembre, se si considerano i 30 mila nuovi pensionamenti e le decine di migliaia di immissioni in ruolo che andranno deserte per via delle GaE e graduatorie di merito prive di candidati, la scuola italiana si ritroverà con un insegnante precario ogni tre in organico. Noi abbiamo detto cosa fare: se Governo e Ministero continuano a non darci retta, vivremo un autunno di disagi e di mancato diritto allo studio, oltre che un contenzioso, senza precedenti”Settembre è da anni il mese più complicato per la scuola italiana. Quello del 2020 rischia di diventare una “Caporetto”.

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Per uscire davvero dalle emergenze, occorre un nuovo modello di sviluppo

Posted by fidest press agency su giovedì, 9 luglio 2020

Indichiamo qui di seguito solo alcuni dei punti, sui quali individuiamo l’emergenza dell’azione:
GIUSTA TRANSIZIONE. Ancora il nostro Paese non si è dotato di piani e misure per la giusta transizione, né a livello nazionale, né a livello regionale e locale. Sarà necessario convogliare risorse per la riconversione industriale di queste aree, prevedendo investimenti ingenti nelle fonti rinnovabili, nell’accumulo di energia, negli impianti per la chiusura del ciclo dei materiali, perché la transizione energetica porterà, in meno di 5 anni, alla chiusura di centrali a carbone e olio combustibile (vedi PNIEC) obbligando molte imprese a ripensare le proprie produzioni, con conseguenze pesanti sul lavoro e sulle comunità.
PRODUZIONE DI ENERGIA ED EFFICIENZA ENERGETICA. Accelerare gli investimenti per l’installazione di impianti da fonti rinnovabili, puntando sui nuovi modelli energetici (comunità rinnovabili ed autoconsumo collettivo) e confermando il phase out del carbone al 2025, è un’azione necessaria per ridurre le emissioni climalteranti. È ugualmente urgente promuovere la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente, anche prorogando i recenti provvedimenti sulle detrazioni fiscali al 110% e rendendo strutturale la cessione del credito alle banche, al fine di ottimizzare la riduzione dei consumi e delle emissioni e di rimettere in moto alcuni settori produttivi, portando un beneficio economico ai cittadini, anche delle fasce più povere, che potranno effettuare gli interventi senza, o con un ridotto, esborso di denaro.
SUSSIDI AMBIENTALMENTE DANNOSI. Devono essere gradualmente eliminati e/o rimodulati entro il 2025: in Italia, come documenta il terzo catalogo del Ministero dell’Ambiente – su una stima totale di 19,7 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi nel 2018 – 17,7 miliardi sono sussidi alle fonti fossili. Per tale fine sarà necessario che questa operazione venga fatta accompagnando i settori produttivi con misure di attenuazione di impatto sociale e di riallocazione delle risorse recuperate che, tendenzialmente, dovranno essere ripartite attraverso un mix di misure che, da una parte aiutino le fasce meno abbienti della popolazione, evitando così di mettere a rischio migliaia di posti di lavoro, dall’altra sostengano interventi ed attività virtuose, investimenti pubblici in ricerca, sviluppo e infrastrutture per l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili. L’eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi deve essere accompagnata da una riforma fiscale di tipo ambientale che orienti le produzioni e i consumi verso la riconversione ecologica e la sostenibilità e da una forte riduzione delle spese militari da convogliare nella riconversione ecologica.
FILIERA AGRO-ALIMENTARE. L’emergenza ha reso evidente a tutti il ruolo primario dell’agricoltura, troppo spesso, a torto, considerata la cenerentola del mercato delle commodites. Servono strumenti per dare dignità al settore, con politiche di giusti prezzi per i produttori e politiche di sostegno per la riduzione dell’impatto sulle emissioni e sui suoli, nonché per la garanzia di qualità per i consumatori.
MOBILITÀ. Oggi sono necessari e urgenti interventi radicali per la mobilità: rafforzamento del trasporto pubblico locale con nuove flotte elettriche o idrogeno verde; innovazioni per la mobilità privata, sempre elettrica; mezzi condivisi; sviluppo della micro-mobilità nelle città; sviluppo di tecnologie sostenibili, ecc. In questa direzione è necessario dare sostegno alle Amministrazioni impegnate nel ridisegnare gli spazi della mobilità a favore di mezzi sostenibili come TPL, biciclette, micro-mobilità e mezzi elettrici in sharing. In questo periodo, la “scoperta” dello smart working ha consentito di ridurre notevolmente gli spostamenti, ma ha anche evidenziato limiti, quali la mancanza di socialità e il “diritto alla disconnessione” (per evitare un tempo di lavoro senza limiti). Lo smart working non può quindi considerarsi la chiave per la riduzione della mobilità, anche se può senz’altro aiutare, se applicato correttamente. Per il settore dell’auto, il Governo deve aprire il confronto con i sindacati, per un piano di rilancio che garantisca innovazione ecologica e occupazione.
ECONOMIA CIRCOLARE (E CICLO DEI RIFIUTI). Non ci sono dubbi sulla necessità di favorire un modello di sviluppo basato sull’economia circolare, attraverso la diffusione della raccolta differenziata, la tariffazione puntuale, la costruzione di impianti di nuovi impianti di riciclo e per la riparazione dei prodotti, sia per i rifiuti urbani che per quelli speciali, per ridurre l’uso di risorse ed energia, riducendo a pochi punti percentuali, rispetto al totale, il conferimento alle discariche e agli inceneritori.
DIGITAL DIVIDE. Il distanziamento sociale ha reso ancora più evidente la necessità di dotarsi di un piano organico ed adeguato per la connettività tale da garantire, su tutto il territorio nazionale incluse le aree rurali e montane, pari accessibilità alla rete per tutti i cittadini.
COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO E INTERNAZIONALIZZAZIONE. Il contrasto al cambiamento climatico è un’azione collettiva globale a cui l’Italia deve contribuire.
SCUOLA, UNIVERSITÀ E RICERCA. Centrale dovrà essere il ruolo di Scuola, Università e Ricerca per una Giusta Transizione. L’istruzione è innanzitutto relazione e non può essere sostituita dalla digitalizzazione.La scienza non ha dubbi ormai sulle ricadute delle attività umane sui cambiamenti climatici e sull’urgenza di un cambio di paradigma per un nuovo modello di sviluppo eco-sostenibile. Per tutto ciò è imprescindibile una revisione a tutto tondo del ruolo pubblico, che sia in grado di tornare a governare processi tanto ambiziosi per cui occorrono risorse adeguate.www. coalizioneclima.it (fonte: uff stampa Il Refuso)

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