Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 130

Archive for 26 agosto 2019

Ancodis: nuovo confronto aperto sulla Scuola italiana

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

“Leggiamo in queste ore dell’apertura di 6 tavoli tecnici nei quali il PD ed il Movimento 5 Stelle si confronteranno per realizzare una piattaforma programmatica finalizzata a far partire una possibile nuova esperienza di governo. Tra i temi, in particolare, quello della scuola suscita la nostra attenzione e, dunque, riteniamo di intervenire in merito alla tema della governance delle autonome Istituzioni Scolastiche.
Se l’Autonomia scolastica – ai sensi del DPR 275/1999 – resta nella visione comune alle due forze politiche allora non può non essere aperto il tema della VERA autonomia oggi ferita ed indebolita da scelte politiche di questo ventennio che di fatto hanno consentito soltanto una parziale attuazione. Ed, in particolare, ci riferiamo all’Autonomia organizzativa – l’art. 5 – (e finanziario-gestionale) che di fatto non ha messo i Dirigenti Scolastici nelle condizioni di attuare pienamente e coerentemente al PTOF quanto programmato e definito negli OO.CC.. Le scuole oggi sono BLOCCATE in una visione organizzativa e gestionale arcaica e INADATTA a rispondere pienamente ai bisogni ed agli obiettivi dell’autonomia scolastica.
O si prende atto che la qualità dell’Offerta Formativa di una scuola è strettamente dipendente dalla qualità della sua Governance oppure continuiamo a vivere una condizione spesso confliggente se non avversa a quanto si vuol realizzare per il bene dei nostri alunni. ANCODIS condivide l’importanza di investire in istruzione e cultura portando tutti i parametri agli standard europei.
Suscita “ovvio interesse” la volontà di adeguare gli stipendi dei docenti alla media europea: vogliamo però evidenziare alle due principali forze politiche in campo che guardare alla scuola europea significa anche guardare al funzionamento dei sistemi scolastici europei che tanta attenzione pongono alla governance ed all’autonomia, con presidi/dirigenti coadiuvati da figure intermedie (Middle management) che godono di un riconoscimento giuridico in una carriera autonoma o integrata.
Ecco, dunque, la posizione di ANCoDiS: se si guarda alla scuola italiana del prossimo decennio, non si può escludere dagli obiettivi prioritari una innovazione legislativa e contrattuale (in primis culturale!) che porti al riconoscimento dei Collaboratori dei DS in una nuova struttura organizzativa della scuola autonoma, con figure che abbiano specifiche competenze e funzioni riconducibili al middle management anglosassone (per favore smettiamola di parlare di aggravi di spesa perché si tratta di investire nelle professionalità presenti in ciascuna scuola!). Possiamo leggere ed ascoltare anche queste “novità” tra quelle che si vogliono portare avanti nella prossima esperienza di governo e che darebbero il segno di una volontà politica davvero innovativa e moderna?
ANCoDiS è pronta a dare il proprio concreto contributo con proposte che ritiene ragionevoli, moderne e sostenibili.”

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Mostra: VIDE Viaggio Dell’Emozione

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

Cosenza. Mercoledì 28 agosto 2019, alle ore 20.30, Palazzo Arnone, Sede della Direzione territoriale delle reti museali della Calabria e della Galleria Nazionale di Cosenza, si terrà il vernissage della mostra “VIDE Viaggio Dell’Emozione”.
Dopo il taglio del nastro e visita alla mostra VIDE Viaggio Dell’Emozione dalle 21:00 alle ore 23:00 focus e declinazione del viaggio, legato all’evento “VIDEViaggioDell’Emozione”, a cura della GNC con visite guidate tematiche “il viaggio verso la salvezza”- a partire dall’opera Riposo nella fuga in Egitto di Francesco De Rosa, detto Pacecco, si approfondirà il tema del viaggio inteso come fuga disperata dalle atrocità della guerra, dalle persecuzioni e dall’indifferenza del prossimo nella speranza di trovare la salvezza in nuove terre, facendo tappa tra altre significative opere custodite nella GNC.
Nel corso dell’iniziativa si terrà un intrattenimento musicale sul terrazzo a cura della Dj Pat Pikierri Il progetto “VIDE VIaggioDell’Emozione”, ideato dal Polo museale della Calabria ora Direzione territoriale delle reti museali della Calabria e realizzato con il sostegno della Regione Calabria, è un invito al viaggio attraverso una mostra diffusa, tracciata per iniziare il viaggiatore 3.0 alle innumerevoli storie che si snodano lungo gli itinerari regionali. L’esposizione − che coinvolge 16 reperti evocativi del tema del viaggio dislocati su tutto il territorio regionale all’interno dei contesti museali di appartenenza − traccia una road map che da cammino fisico diventa esperienza emotiva, coinvolgendo l’intera rete di connessioni esistenti tra le sedi della Direzione territoriale delle reti museali della Calabria e i paesaggi culturali in cui esse insistono. La mostra ha il suo centro propulsore a Cosenza, presso Palazzo Arnone, dove una sala multimediale sviluppata con moderne tecnologie di animazione grafica computerizzata, permetterà ai visitatori di intraprendere un viaggio virtuale presso tutte le altre sedi coinvolte. All’interno degli altri musei e luoghi della cultura, grazie a un’applicazione dedicata, essi potranno, poi, visualizzare non solo il reperto inserito all’interno del percorso, ma avranno la possibilità di intraprendere virtualmente ulteriori e nuovi percorsi da tracciare secondo i propri interessi e sensibilità.
Il ‘viaggiatore VIDE’ si sposterà dal museo di Amendolara, dove piccoli scarabei testimoniano la fitta trama di scambi attivi nel mondo antico, al Museo della Sibaritide, per conoscere le insidie del viaggio degli Achei. Presso la Galleria di Cosenza vivrà l’ansia di una fuga esasperata per la salvezza e giungerà a Lamezia Terme per scoprire il mondo femminile della Magna Grecia. Si sposterà a Vibo Valentia e Scolacium dove, silenzioso, visiterà il mondo dei morti; a Mileto entrerà in contatto con le antiche abilità dei maestri argentieri mentre a Gioia Tauro scoprirà la manifattura ceramica dei Calcidesi. Si sposterà a Bova percorrendo l’antico asse viario Reggio – Taranto, arrivando poi nella Locride dove presso Locri Epizephiri e Kaulon vivrà il forte legame tra le antiche popolazioni e le risorse naturali della regione. Poco distante raggiungerà La Cattolica e la chiesa di San Francesco, mete di un viaggio spirituale, e si sposterà alla fortezza di Le Castella che evoca ancora accese battaglie per il controllo della costa. Concluderà, al galoppo, il suo viaggio a Crotone.
La mostra attraversa, quindi, tutte le Sedi ricadenti nella Direzione territoriale delle reti museali della Calabria, guidata dalla dottoressa Antonella Cucciniello.
La mostra VIDE Viaggio Dell’Emozione rimarrà aperta al pubblico nelle sedici sedi fino al 29 febbraio 2020.

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Censura e sequestro degli strumenti di informazione

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

Alcuni giorni fa, dietro disposizione del Tribunale del Riesame che ha accolto la tesi dell’accusa a suo tempo respinta dal giudice per le indagini preliminari (gip), i carabinieri hanno posto sotto sequestro preventivo le attrezzature di Radio Studio 54, un’emittente dell’area metropolitana fiorentina accusata di diffamazione e odio razziale. E’ di oggi la notizia che, grazie ad un server in Usa, l’emittente ha ripreso le sue trasmissioni via web. Vedremo gli sviluppi.
Le accuse rivolte sono note da tempo e pesanti. Per il fatto in sé e per l’applicazione di provvedimenti che, a nostro avviso, ledono libertà di informazione e di espressione.
Il fatto in sé è bene che ognuno lo giudichi da solo. Se condividere o meno le opinioni del leader di questa radio, Guido Gheri, sulla presenza di immigrati e su alcuni approcci istituzionali ed umani all’accoglienza dei migranti. Indipendentemente dalle parole usate (“colorate” e fastidiose, per chiunque), rimane il fatto che si tratta di opinioni. Certo, se Gheri avesse organizzato squadre di picchiatori contro migranti e chi sostiene la loro accoglienza, sarebbe più che giusto bloccarlo ed impedirgli di procrastinare i reati violenti di cui si starebbe macchiando. Ma non è questo il caso. Gheri parla, esprime le sue opinioni. Non fa altro. Quindi, umanamente, lo si può ascoltare, condividere, disprezzare, sintonizzarsi per ascoltare altro.
Riguardo l’applicazione di provvedimenti… è qui che, come si dice in gergo, “casca l’asino”. Le leggi che vengono richiamate da chi ha deciso il sequestro ci sono: i reati d’opinione. E, nonostante sono decenni che partiti di governo (passati e recenti, e di diverso “colore”, e comunque con maggioranze parlamentari qualificate per approvare qualsiasi provvedimento) sostengono l’opportunità di abolirli, questi reati continuano ad esserci. E, in teoria e in pratica, i magistrati fanno il loro dovere… o meglio, come è consentito al loro ufficio, decidono discrezionalmente se applicare o meno alcuni provvedimenti, anche in forma preventiva. E nel nostro caso hanno deciso per quello che a Radio Studio 54 da una parte, noi di Aduc dall’altra, proprio non ci piace: il sequestro degli strumenti di informazione. In mezzo, siccome la radio di Gheri è considerata di “destra”, ci sono quelli di sinistra contrari ai reati d’opinione che stanno zitti, e quelli di
destra che denunciano la censura… denuncia che sempre quelli di destra non fanno quando vittime sono quelli di sinistra. Chiaro, no?
A nostro avviso ci sono alcuni capisaldi importanti del nostro patto istituzionale che, di per sé, non hanno colore perché servono a tutti: di governo, di opposizione o indifferenti che si sia. E questi patti andrebbero difesi sempre. Nel nostro caso, però, c’è un problema: che questi patti non sono chiari. In diversi patti si afferma la libertà di espressione e di comunicazione, mentre nel contempo (non a caso come strascico ed eredità dei codici scritti nel nostro Paese durante il regime fascista del secolo scorso e tutt’ora in vigore) esistono i reati d’opinione. In un contesto in cui si affida al singolo magistrato la discrezione e l’opportunità di applicarli… un potere discrezionale che, se di per sé è bene che ci sia sempre, sarebbe meglio non dovesse fare riferimento anche ai reati d’opinione. Che non dovrebbero esistere in un Paese civile e in un regime a democrazia cosiddetta occidentale/liberale.
Radio Studio 54 (ci auguriamo con cognizione di causa/effetto) ha scelto di entrare in questo tritacarne dei reati d’opinione ed affidarsi alla discrezione dei magistrati. Ottima la scelta del tritacarne, ché si confà ad una emittente libera. Da affrontare nel modo più ampio possibile il confronto/scontro sulla descrizione dei giudici, anche pagando pesantemente di persona. Ampiezza di cui noi siamo sostenitori.
A questo punto c’è da chiedere ampia mobilitazione. Il caso deve investire la politica nazionale. E’ bene ricordare che i due Mattei della politica politicante (Salvini e Renzi) in diverse occasioni si sono pronunciati per l’abolizione dei reati d’opinione, e con loro diversi dei deputati dei loro partiti. Speriamo solo che non venga fuori che, siccome Guido Gheri è di destra, tirando tirando il ministro Salvini esprima solidarietà nel silenzio del senatore Renzi. Qualcuno potrebbe sentirsi contento, ma sbaglierebbe: la libertà di opinione e di espressione riguarda tutti e va difesa sempre. E per coloro che hanno presenze e responsabilità istituzionali, sarebbe proprio il caso di passare dalle parole ai fatti. E quando questi ultimi sono notevoli (proprio perchè “fastidiosi”) sono ottima occasione per usarli come pretesto di iniziativa politico-istituzionale. La “fastidiosità” dà loro quel clamore e quella curiosità che si prestano ad un confronto pubblico
di sostegno all’iniziativa parlamentare. (Vincenzo Donvito, presidente Aduc)

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La crisi della democrazia

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

Ciò cui stiamo assistendo non è una crisi di sistema, non è nemmeno una crisi politica, meno ancora è una crisi economica, anche se lo diventerà a spese delle classi più deboli.
E’ stata inventata una nuova e originale impostazione del pensiero democratico che riconosce al popolo elettore il diritto di scegliere i propri rappresentanti attraverso libere elezioni, e affidare agli eletti l’onere di affrontare le decisioni. Non sempre le decisioni assunte soddisfano tutte le categorie della popolazione, anzi, spesso, il sistema di democrazia parlamentare, si ritrova a dover assumere decisioni impopolari anche se nmecessarie.La democrazia inventata vuole scavalcare il rischio di impopolarità, attraverso una serie di sondaggi che identificano bisogni di parte; è nata così la “democrazia dei sondaggi”, lontanissima dalla concezione classica del concetto di democrazia, che può essere socialista, liberale, o umanistica, ma sempre sostenuta dalle indicazioni popolari. Il metodo è banale nella sua semplicità, basta rivolgere dei quesiti riguardanti le priorità al mondo degli elettori e selezionare numericamente la qualità delle scelte e farne la componente portante delle proposte di legge e delle scelte.Tale democrazia dei sondaggi fu inventata negli anni ‘90 del secolo scorso da Berlusconi, che otteneva nei sondaggi risultati plebiscitari, attraverso la descrizione delle decisioni del governo, farcite di promesse, che, al dunque, risultavano promesse da marinaio. Il giochino berlusconiano è durato quasi venti anni, fino a quando il popolo elettore si è stufato di sentire le reiterate promesse mai mantenute ed ha negato il consenso.
Berlusconi adesso viaggia intorno al 5%, nonchè alla rincorsa del quorum per non chiudere definitivamente bottega.Nella democrazia dei sondaggi è caduto anche Matteo Renzi, esaltato da un successo insperato alle elezioni europee, quando il riconoscimento di fiducia superò il 40%; fu fuoco di paglia. Esaltato da quel risultato, confuse il consenso elettorale come un viatico per esercitare “pieni poteri”, che il popolo elettore non voleva.
Medesimo risultato ha conseguito Matteo Salvini, che ha raddoppiato i consensi ricevuti, raggiungendo il 34%, al carissimo prezzo di perdere la testa e ritenersi l’unto del signore, rafforzato dal voto popolare che lo avrebbe autorizzato ad esercitare i “pieni poteri”, forte del consenso elettorale, trascurando di rappresentare un sistema di democrazia parlamentare, come recita la nostra Costituzione, secondo la quale il potere appartiene al popolo attraverso i suoi rappresentanti e l’unica sede dove viene esercitato il potere è l’Assemblea degli eletti.Adesso fanno giocare alla nazione il ruolo di
“Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di provincie, ma bordello!”
(DAL 6^ CANTO DEL PURGATORIO Dante Ajighieri) (Rosario Amico Roxas)

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Cooperazione, coesione sociale e politiche europee per l’integrazione

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

Camerino 29 agosto 2019 presso la Scuola di Giurisprudenza dell’Università di Camerino. L’incontro, che si terrà a partire dalle ore 15:30, si aprirà con i saluti del Rettore Unicam Claudio Pettinari, del Sindaco di Camerino Sandro Sborgia e del Direttore della Scuola di Giurisprudenza Rocco Favale. Avviene in occasione della presentazione del corso di laurea magistrale “Gestione dei fenomeni migratori e politiche di integrazione nell’Unione Europea” con il convegno “Cooperazione, coesione sociale e politiche europee per l’integrazione”. All’incontro parteciperanno le istituzioni del territorio marchigiano oltre ad associazioni del terzo settore di rilievo nazionale. L’argomento delle migrazioni è quanto mai attuale e dibattuto a tutti i livelli (politici, sociali, etici, economici) per cui l’evento si caratterizza per il suo rilievo mediatico. “Obiettivo dell’incontro – sottolinea la prof.ssa Catia Eliana Gentilucci, docente delegata all’Orientamento per la Scuola di Giurisprudenza – è non solo quello di presentare il nuovo percorso di laurea magistrale sulla gestione dei fenomeni migratori, ma anche di avvicinare la società civile e le istituzioni a tale percorso di laurea che vuole formare professionalità giuridico, economico e sociali atte a svolgere funzioni di coordinamento e di gestione del fenomeno migratorio nel rispetto dei valori e dei principi dell’Unione Europea, rimanendo in un ambito formativo non solo teorico ma anche e soprattutto pratico”.Il programma completo è disponibile nel sito http://www.unicam.it

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Progetto sullo sviluppo di materiali multifunzionali innovativi per dispositivi medici

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

Camerino. Non si arrestano i successi per la ricerca di Unicam. L’Università di Camerino conquista, infatti, anche un altro successo nell’ambito del programma europeo RISE, che finanzia progetti per la ricerca scientifica e la mobilità dei ricercatori che collaborano al progetto. Ad ottenere un finanziamento per un importante progetto sullo sviluppo di materiali multifunzionali innovativi per dispositivi medici, è stato anche il gruppo di ricerca coordinato dal prof. Roberto Spurio della Scuola di Bioscienze e Medicina Veterinaria. Il progetto finanziato, della durata di 48 mesi, denominato “Bio-TUNE”, ha l’obiettivo di studiare biomateriali innovativi per la produzione di dispositivi medici, quali ad esempio protesi dentarie, con proprietà antibatteriche, per affrontare ed evitare problemi quali rigetto o infezioni.Le superfici dei dispositivi medici che facilitano l’adesione cellulare potrebbero favorire anche la colonizzazione da parte di batteri. Le infezioni dei biomateriali e la conseguente formazione di biofilm batterici possono causare gravi danni e ridurre significativamente la qualità della vita del paziente. Di contro, i tentativi di inibire la colonizzazione batterica sono spesso concentrati sull’uso di agenti citotossici.
Per aumentare, pertanto, l’efficienza dei dispositivi medici, le superfici costituite da biomateriali dovrebbero essere in grado di ridurre i livelli di colonizzazione batterica ed è proprio in questo senso che andrà ad operare il progetto Bio-TUNE.“Siamo molto soddisfatti per questo importante risultato – ha sottolineato il prof. Roberto Spurio. Il gruppo di ricerca Unicam, che oltre al sottoscritto comprende il dott. Attilio Fabbretti e la dott.ssa Anna Maria Giuliodori, lavorerà in particolare allo sviluppo di nuove molecole con attività antibiotica a lento rilascio, che aderendo al biomateriale impedirebbero la colonizzazione dei batteri”.Obiettivo dei progetti RISE è quello di finanziare la ricerca di eccellenza e consentire ai ricercatori che lavorano all’interno dello stesso progetto di incontrarsi per condividere esperienze di ricerca, apprendere nuove tecniche, scambiarsi conoscenze ed idee, divulgare i risultati della propria ricerca, creando altresì opportunità per il trasferimento tecnologico d3elle conoscenze acquisite e sviluppate.
Per questo progetto, Unicam fa parte di un network di 10 gruppi di ricerca di Atenei internazionali, di cui 5 europei e 4 extraeuropei.

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“Fixed Income – Più bassi, più a lungo. Di nuovo”

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

A cura di Ella Hoxha, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management. Vent’anni fa, se qualcuno ci avesse offerto un’obbligazione decennale con un rendimento appena in grado di coprire l’inflazione, avremmo inventato una scusa qualsiasi e saremmo scappati a gambe levate. Ma al giorno d’oggi, con tassi d’interesse bassi, forse prenderemmo un po’ più in considerazione quell’offerta.Quando lo scorso mese l’Austria ha emesso obbligazioni Matusalem, ossia centenarie, la domanda ha superato l’offerta di cinque a uno, con un rendimento di appena l’1,2%. Assurdo, forse, eppure non così sorprendente se si considera che 1300 miliardi di dollari di debito, globalmente, adesso rendono meno di zero.È una situazione che difficilmente cambierà nel breve termine. Le ultime indicazioni provenienti dalla Banca Centrale Europea e dalla Federal Reserve statunitense suggeriscono che i tassi scenderanno nei prossimi mesi.Motivo per cui gli investitori a caccia di reddito paiono essere in una situazione complicata. Devono accettare rendimenti più bassi, o assumere più rischio.Eppure la decisione non va inquadrata in termini così manichei. Con l’approccio giusto, agli investitori non serve raggiungere troppi compromessi in entrambe le direzioni.
Per la strategia Pictet-Absolute Return Fixed Income, l’idea che i tassi d’interesse rimarranno a livelli minimi per parecchio tempo ha condizionato i nostri ragionamenti per molti anni.Il debito governativo a livelli storicamente elevati ha contribuito a rallentare la crescita economica e mantenere l’inflazione a livelli bassi. Situazione che, a sua volta, ha determinato bassi rendimenti obbligazionari (si veda il grafico). E riteniamo che queste tendenze siano destinate a permanere anche se le variazioni a breve termine delle condizioni economiche dovessero consentire punte occasionali di toni aggressivi da parte delle banche centrali (come abbiamo visto all’inizio di quest’anno).
Ma le opportunità di raggiungere un compromesso favorevole tra rendimento e volatilità non si limitano alle economie sviluppate. Esistono anche i mercati emergenti.
Le obbligazioni dei mercati emergenti sono state parecchio sensibili ai tassi d’interesse statunitensi. Quindi i tagli dei tassi della Fed dovrebbero fornire un ulteriore slancio a una classe di attivi che è già ben posizionata per beneficiare della trasformazione della Cina verso un’economia più bilanciata.Le obbligazioni denominate in dollari dei mercati emergenti offrono pertanto l’opportunità di generare rendimenti interessanti rettificati per la volatilità negli anni a venire. Tuttavia, oltre che per il potenziale a lungo termine, i mercati emergenti sono ben noti anche per i picchi di volatilità a breve termine. Riteniamo di poter mitigare questo rischio con posizioni corte in una gamma di valute dei mercati emergenti rispetto al dollaro. È risaputo quanto sia difficile prevedere l’andamento dei mercati, delle economie e delle decisioni politiche. E indovinare le previsioni economiche non è qualcosa su cui vogliamo basare la nostra performance. Al contrario, ci concentriamo sull’individuare tendenze strutturali di lungo termine e desideriamo investire nelle opportunità che queste creano, compensando e diversificando con attenzione i rischi per ogni opportunità. In un momento in cui i tassi sono ai minimi storici, ma il debito è a livelli massimi record, è un approccio che a nostri avviso risulta molto sensato. (in abstract)

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Oltre 9 mila italiani emigrati in Russia per lavoro nel primo semestre 2019

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

Dal 2019 la guardia frontiera del Servizio di sicurezza federale russo (FSB) ha iniziato a calcolare il numero dei cittadini stranieri che entrano nel Paese per i motivi di lavoro. Nei primi sei mesi del 2019 si sarebbero recati in Russia per il lavoro più di 9 mila italiani. Il servizio statistiche della Russia, Rosstat, ha aggiornato gli strumenti statistici per l’organizzazione da parte dell’FSB del monitoraggio di numero di cittadini stranieri che arrivano in Russia. Nel documento aggiornato, l’elenco dei motivi di soggiorno dichiarati è stato ampliato ed ora include anche “lavoro” e “studio”. Va precisato che il dato presentato fa riferimento ai controlli all’ingresso nella Federazione Russa, per cui viene ogni ingresso o uscita dal paese viene calcolato come dato singolo, tralasciando il fatto che una persona possa visitare il Paese più di una volta. I dati più precisi, saranno quelli resi noti a fine anno da ROSSTAT, l’istituto di statistica russa, che si basa sui registri del Ministero degli Interni, redatti a partire dalla registrazione del domicilio che ogni cittadino straniero temporaneamente in territorio russo è tenuto a effettuare. Quello che oggi sta vivendo l’Italia è un esodo pari a quello del Secondo dopoguerra. Un’emorragia di connazionali che lasciano il Paese, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, per cercare condizioni migliori. Tuttavia questi dati raccontano soltanto parte del fenomeno, perché vanno incrociati con le altre statistiche anagrafiche dei maggiori Paesi europei. Da sottolineare che la destinazione Russia, oggi per la prima volta, si aggiunge alla lista ed ai numeri dell’Aire (cioè dell’Anagrafe degli italiani all’estero) anche se la prima destinazione resta la Germania (20mila italiani arrivati a inizio 2018), poi Regno Unito (18.517) e Francia (12.870), anche se con la Brexit le presenze in Uk sono scese del 25,2%.

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Fondo indennizzo risparmiatori. Pubblicato il decreto, parte la macchina

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

Dal 22 agosto 2019 e per i 180 gg previsti dalla normativa, i risparmiatori in possesso dei titoli indennizzabili potranno presentare apposita istanza, esclusivamente in via telematica, attraverso il PORTALE informatico reso disponibile sul sito fondoindennizzorisparmiatori.consap.it. Finalmente è arrivata la notizia tanto attesa da parte di oltre duecentomila azionisti ed obbligazionisti subordinati travolti dai fallimenti delle banche coinvolte nei crack finanziari nel periodo compreso tra il 17 novembre 2015 ed il 31 dicembre 2017. Sembrava essersi tutto fermato quando nei giorni scorsi giravano voci che la Corte dei Conti ha eccepito che i “conti dormienti”, da cui vogliono attingere i fondi per indennizzare i risparmiatori, non si possono toccare.
A questo si è poi aggiunto un ingiustificato ritardo da parte del Ministro Tria sulla firma dell’ultimo decreto (Decreto 8 agosto 2019), che sarebbe dovuta avvenire invece il 26 luglio scorso, secondo i termini dettati dal primo decreto attuativo dell’11 giugno.
Nessuno poi ci avrebbe scommesso visti i timori degli ultimi giorni legati alla caduta del Governo che avrebbe potuto bloccare definitivamente la procedura per rendere operativo il fondo e dare avvio agli indennizzi. Insomma si è trattato di un vero e proprio Limbo durato ben quattro anni e non scevro di ostacoli. L’attivazione del fondo al momento dà uno spiraglio di luce non solo ai risparmiatori, ma anche a tutte le associazioni che si sono poste a tutela dei loro diritti. L’auspicio è che il 30% di indennizzo previsto per gli azionisti venga elevato e che i tanti documenti richiesti per l’articolazione della domanda da presentare solo telematicamente non divengano un motivo per bocciare le istanze in caso di errori formali o carenze giustificabili di documenti.
Come riportato dall’articolo 1 del nuovo decreto, le istanze, corredate da tutta la documentazione necessaria, dovranno essere inviate esclusivamente in via telematica ento il termine di 180 giorni (a partire dal 22 agosto) compilando i moduli presenti sull’apposita piattaforma informatica gestita da Consap (https://fondoindennizzorisparmiatori.consap.it/), la società del Mef che si occuperà del supporto tecnico alla commissione indipendente di esperti che prenderà al vaglio invece le domande.Possono fare domanda i “risparmiatori” in possesso dei titoli indennizzabili, nonché i loro “successori” per causa di morte e i loro “familiari” (entro il secondo grado) che hanno acquisito la titolarità dei titoli indennizzabili. La domanda può essere presentata anche dai rappresentanti dagli aventi diritto.
Il Fir erogherà gli indennizzi per il 30% delle somme perdute agli ex azionisti e per il 95% agli ex obbligazionisti delle banche poste in liquidazione coatta amministrativa dopo il 16 novembre 2015 e prima del 1° gennaio 2018. Gli indennizzi saranno automatici per una platea stimata del 90% del totale, ovvero, ricorda il Mef, per chi ha un reddito imponibile inferiore ai 35.000 euro o un patrimonio mobiliare inferiore ai 100.000 euro. Per gli altri è previsto un processo di verifica semplificata da parte di una Commissione tecnica istituita presso il ministero. Inoltre, nel nuovo decreto sono state apportate alcune modifiche:il valore inferiore ai 100mila euro posseduto al 31 dicembre 2018 dovrà essere calcolato al netto degli strumenti finanziari oggetto dei rimborsi, nonché dei contratti di assicurazione a capitalizzazione o mista sulla vita. Per quanto riguarda, poi, il requisito reddituale dei 35 mila euro dichiarati ai fini Irpef, dovranno essere escluse le eventuali prestazioni di previdenza complementare erogate sotto forme di rendita. (Simone Pirito, consulente Aduc per la tutela del risparmio)

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“In-Contro: Comunità, popoli, nazioni”

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

Assisi dal 19 al 22 settembre si terrà “In-Contro. Comunità, popoli, nazioni” nella quinta edizione del Cortile di Francesco. Personalità della società civile, del mondo della religione, dell’arte e del giornalismo, si confronteranno sui temi dell’economia, della comunicazione, dell’ambiente e dell’incontro tra culture e mondi lontani. L’apertura dell’evento sarà affidata al direttore dell’Earth Institute alla Columbia University, Jeffrey Sachs, con una lectio sul futuro dell’economia internazionale. A chiudere la quattro giorni il fotografo Sebastião Salgado e il Cardinale Gianfranco Ravasi in dialogo, tra parole e immagini, su popoli, comunità e ambiente tema, quest’ultimo, che ritroviamo nell’immagine ufficiale dell’evento rappresentata da uno scatto del maestro brasiliano in Amazzonia. Tra gli appuntamenti anche lo spettacolo teatrale di Giancarlo Giannini che reciterà alcuni passi del Cantico delle Creature, dell’Eneide e di Leopardi.
Saranno più di 70 i relatori e 42 gli incontri in programma, raggruppati in tre sezioni: Comunità stanziali e comunità in transito; Conoscenza e formazione, comunicazione e informazione; Economia Globale. Tra i partecipanti: il Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia; il filosofo Massimo Cacciari; lo storico Franco Cardini; il Presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri; gli economisti Carlo Cottarelli, Jean Paul Fitoussi e Mario Monti; i giornalisti Pietrangelo Buttafuoco, Marco Damilano, Corrado Formigli, Federico Fubini, Massimo Giannini e Federico Rampini; il Presidente della FNSI, Giuseppe Giulietti; l’Amministratore delegato RAI, Fabrizio Salini; il fotografo Oliviero Toscani; gli architetti Fuksas e Doriana Mandrelli; l’artista Emilio Isgrò; e il missionario Comboniano, padre Alex Zanotelli.“Il cuore del Cortile di Francesco di quest’anno batte già per quello che sarà uno degli appuntamenti più importanti del 2020 The Economy of Francesco – ha dichiarato il direttore della Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi, padre Enzo Fortunato -. Il tema centrale dell’evento è l’in-contro tra popoli e culture diverse. È quanto mai urgente porre una riflessione scevra da pregiudizi, paure e ideologie. Alcuni panel riguarderanno in modo significativo e concreto la possibilità di una economia circolare alla luce delle gravi difficoltà che sta vivendo l’uomo contemporaneo”.L’evento, organizzato dal Sacro Convento di Assisi, dal Pontificio Consiglio della cultura e dell’Associazione “Oicos riflessioni”, in collaborazione con la Conferenza Episcopale Umbra e la Regione Umbria, punta ad offrire uno spazio di in-contro fra mondi e culture diverse in dialogo.Al Cortile di Francesco sono previste video proiezioni ed eventi artistici: mostra di Mimmo Paladino e concerto di Giovanni Allevi. Il programma completo e le informazioni sull’evento http://www.cortiledifrancesco.it.

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Gli anni ruggenti del “fascismo”

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

Così abbiamo vissuto i momenti prima e durante gli anni di guerra mentre la lotta s’inaspriva ed entrava di prepotenza nelle nostre case. E dire che la dichiarazione di guerra di Mussolini fu fatta senza consultare il suo gabinetto, il gran Consiglio Fascista, e nemmeno i suoi capi di Stato maggiore. Non poteva essere altrimenti: Mussolini ha sempre ragione! La stessa cosa fece autonominandosi comandante in capo delle forze armate.
Per una simile carica era considerato, a ragion veduta, una nullità. La mancata invasione dell’Inghilterra lo ringalluzzì: era una prova evidente che lui s’intendeva di faccende militari ben più del Fuhrer. Pura illusione. I rovesci militari italiani furono una conseguenza diretta del suo comando. Il diario di Ciano è spesso ricordato in questi frangenti per rilevare il grado di subalternità assoluta, persino umiliante, che si aveva rispetto alle iniziative tedesche e per le quali Mussolini non trovava di meglio che rispondere con dispetti e ricatti. La verità è che noi italiani, in particolare, siamo rimasti vittime di una cultura vagamente machiavellica della politica per la quale la valutazione delle scelte politiche e militari si faceva solo in base alla forza e alla potenza dei possibili alleati. E quella razza di pecore, come Mussolini definiva gli italiani, non poteva certo far lega con chi avrebbe potuto mangiarli con un sol boccone. Stava ora da capire chi fosse realmente il mangiatore di turno: la Germania nazista con il suo travolgente carisma militare che sembrava non avere intoppi e limiti territoriali o l’arroganza dei francesi e dei britannici? Costoro, in effetti, mancarono di tatto e di diplomazia. Tutto ciò non permise loro di trattare, nel giusto verso, la sensibilità del dittatore fascista.
Intanto Ciano annotava, nel suo diario, come a ogni vittoria tedesca il Duce asserisse: “Intendo avere la mia parte di bottino in Croazia e Dalmazia”, “non ci conviene esserci urtati con la Germania poiché anche noi dobbiamo prendere la nostra parte di bottino e così via.” Quest’ansia di arrivare in tempo, e nelle migliori condizioni possibili, per spartirsi con i tedeschi le spoglie delle potenze democratiche occidentali sembrava una costante del pensiero mussoliniano dalle prime ostilità del 1939 alla sua decisione di entrare in guerra e poi ancora negli anni successivi. (Riccardo Alfonso)

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I “casti pensieri” di Mussolini affidati al suo secondo diario

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

Interessante, a questo punto potrebbe essere la conoscenza in diretta del parere del “capo” proprio nel momento più delicato dei rapporti internazionali e interni del fascismo con gli italiani. Ne erano consapevoli gli storici e con essi il convincimento di quanti ritenessero che il Duce curasse una sorta di diario sui giorni ed i mesi del suo governo e delle sue iniziative personali. Mi riferisco, nello specifico agli anni dal 1935 al 1939.
In proposito si afferma che tali scritti esistevano realmente e che in proposito il Duce fece uso di una penna stilografica. Il prof. Brian Sullivan, incaricato di verificare l’attendibilità di quelle annotazioni, si convinse che il “falsario” fosse lo stesso capo del fascismo! La spiegazione, in sé sorprendente, si spiega nel fatto che Mussolini ritenne utile riscrivere le sue “memorie” a Salò, dopo aver consegnato all’ambasciatore giapponese la sua prima versione, nel tentativo di salvarsi l’immagine dall’inevitabile severo giudizio storico dei posteri. Questi fogli fecero la loro apparizione nel 1981. Ricordiamo, per la cronaca, che, due anni prima, comparvero i diari finti di Hitler. Ma è una sorta di telenovela dato che di tanto in tanto qualcuno crede di aver trovato i veri diari di Mussolini coevi al tempo in cui li avrebbe scritti. Non ultimo è stato il ritrovamento di Dell’Utri nel 2006, ma anche in questa circostanza quelli che prevalgono restano i dubbi d’autenticità.
La circostanza del ritrovamento dei diari nel 1981 fu ricordata, qualche anno dopo dal giornalista inglese Collin Simpson del “London Times. Egli in proposito scrisse. “La prima traccia dei diari la trovai in Sardegna dove alcuni fogli mi furono mostrati dagli attori Virginia McKenna e da suo marito Bill Travers. Furono subito fatti esaminare allo storico Mack Smith che li ritenne credibili”. Ma non tutti gli esperti furono dello stesso parere. Il grafologo Roy L. Davis osservò: “la mano di Mussolini aveva una tendenza a destra, quella del diario, invece, mostrava una propensione a sinistra. Il ritmo delle due mani è differente. La mano di Mussolini è più angolosa e sussultante di quella che aveva scritto il diario”.
Davis, a questo punto, incalza. Procede con altre osservazioni fra le lettere maiuscole e le parole d’uso comune, le differenze fra le mani e via dicendo. Per lui, alla fine, non vi sono dubbi. E’ improbabile che la scrittura dei diari appartenesse a Mussolini. Lo rimbecca l’esperto del British Museum Nicolas Barker il quale arriva alla definitiva conclusione che i diari sono veri. (Riccardo Alfonso)

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Dai diari “rimaneggiati” da Mussolini

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

Al riguardo posso solo osservare con una riflessione. La verità storica non è facile da raggiungere, anche se il diretto protagonista ci dà un’interpretazione autentica dei suoi comportamenti. Sta di fatto che la responsabilità politica di scendere in guerra è molto pesante, qualsiasi fossero le ragioni da addurre. Per contro è arduo capire qualsiasi spiegazione, per quanto fosse ben argomentata, che sostenesse la validità di questo tipo di decisione. Resta l’autodifesa. Ciò dovrebbe spiegare la riscrittura del suo diario durante la Repubblica di Salò. Lo è sia per una guerra scatenata a dispetto di tutto sia per l’accusa, che si addebita al Duce, di essere il mandante del delitto Matteotti e dell’assassinio, avvenuto in Francia nel 1934, dei fratelli Nello e Carlo Rosselli.
Per Mussolini si trattò del gesto, per queste ultime due circostanze, d’alcuni irresponsabili fieri di poter agire in modo terroristico e di poter poi ottenere l’elogio del Capo senza riflettere che questi personaggi non meritavano, – sempre ad avviso di Mussolini, – come mezzo estremo, la morte. In definitiva possiamo soggiungere che tra le tante cose scritte da Mussolini, o dal suo imitatore, ci sentiamo di annotare solo due passi del diario che ci sembrano meritevoli di maggiore attenzione.
Il primo è datato 14/1/1939: “Partenza a mezzogiorno”. “Allegra partenza, cordialissima situazione. Chamberlain sorride confidenzialmente. Alifax non sorride, ma si compiace a modo suo mantenendosi riservato.
Gli inglesi residenti a Roma intonano uno strano canto: “For he is a jolly and a good fellow!” Il treno si muove porta via le illusioni, le speranze e forse anche la pace! E’ una giornata invernale. Essa è grigia come tante altre”. Sembra il resoconto di uno spettatore e non di un protagonista. Vi rileviamo un non so di fatalismo, sul corso degli eventi, e una tendenza a subirli piuttosto che dominarli.
La seconda annotazione è datata 18/7/1939 e quel giorno, tra l’altro, Mussolini scriveva: “E’ previsto un incontro con il Fuhrer per il 4 agosto. Bene. Ne sono soddisfatto. Parlerò chiaro. L’Italia non può affrontare una nuova guerra prima di tre o meglio cinque anni di preparazione”. E sempre su Hitler qualche mese dopo scrive: “E’ un personaggio che è balzato nella mia vita d’impeto. Chi è costui? Un uomo razionale? Un genio? Un Caligola, un Nerone? Oppure ci troviamo alla presenza di un esaltato, un “pazzo” come lo definii a Venezia quando lo vidi davanti per la prima volta? Proprio un genio direi di no e nemmeno proprio un pazzo. Quando parla alle folle le sue parole trionfano come una piena e travolgono con il fragore di una bufera. Ha portato i tedeschi alla potenza e li ha assecondati nei loro desideri e ha saputo rivelarne la vera natura”. A mio avviso ha fatto ancora di più. E’ riuscito a offrirci un modello di guerra diverso dal passato.
Come è successo per Napoleone ed ancor prima per i romani è bastato essere dei cattivi allievi delle scuole di guerra tradizionali per inventarsi una guerra diversa ed in tal modo scompaginare i modelli messi a punto dalla tradizione militare fondata su schemi convenzionali e su mosse scontate. (Riccardo Alfonso)

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Scuola: Il ministro Bussetti ha fallito su tutta la linea

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

Con la fine del Governo gialloverde e le consultazioni dei leader politici da parte del Capo dello Stato, si chiude uno delle più buie gestioni dell’istruzione italiana, con il mondo della scuola che non a caso “saluta Bussetti senza rimpianti”: a spiegarne i motivi, con tanto di “numeri di un fallimento annunciato”, è la stampa specializzata, che descrive il personale scolastico “profondamente deluso dalla gestione del ministro leghista, tra progetti di autonomia differenziata e carenza di soluzioni concrete per l’annoso problema del precariato”. È notizia di queste ore che solo in Veneto ci sono quasi 8 mila cattedre destinate ai precari, di cui 2.284 di sostegno. Secondo il presidente Anief Marcello Pacifico, “il ministro leghista Marco Bussetti non ha attuato nemmeno una delle disposizioni prioritarie da noi presentate, peraltro oggettivamente attuabili senza oneri particolari, e ora si appresta ad abbandonare il palazzo di Viale Trastevere lasciando in eredità un numero inaudito di cattedre scoperte nel Paese con il record di precari, dei concorsi ordinari e straordinari in alto mare, i corsi abilitanti rivolti al personale che ha svolto almeno 36 mesi di servizio mai partiti, degli stipendi indegni. Secondo noi, nemmeno impegnandosi di buona lena, si sarebbe potuto fare peggio”. Il nuovo esecutivo è ancora tutto da definire, ma il toto-ministro dell’Istruzione è già partito. Come ha scritto il quotidiano ‘Italia Oggi’, il Movimento 5 Stelle, ora, aspirerà ad occupare la poltrona del dicastero di Viale Trastevere, raccogliendo una scomoda eredità. Ancora incerto il destino del decreto salvaprecari, si prospetta un inizio anno scolastico particolarmente difficile: potrebbero essere più di 30mila le cattedre che non verranno assegnate, su 53.627 autorizzate, si sfioreranno le 200 mila supplenze, oltre 50 mila di sostegno andranno in deroga, si ricorrerà massicciamente agli incarichi attraverso candidati che hanno semplicemente presentato la “messa a disposizione”, col paradosso che in altre province ci sono tanti precari storici anche abilitati che invece non ottengono alcuna supplenza.

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Scuola – Pacifico: “Cattedre vacanti? I docenti ci sono”

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

Intervista del presidente nazionale di Anief a Italia Stampa: “In passato abbiamo ottenuto la riapertura delle GaE. Le proposte dell’intesa di aprile fra l’ex governo e gli altri sindacati erano effimere”A fine agosto è già tempo di bilanci. E sono bilanci amari. Anief, però, ha delle proposte significative e concrete per superare l’impasse nel mondo della scuola, alle prese con una supplentite acuta, pe cui la politica ha fatto troppo poco, quasi solo proclami.
“Erano state autorizzate 56.000 immissioni in ruolo per il personale docente – sottolinea Marcello Pacifico, presidente nazionale di Anief ai microfoni di Italia Stampa – durante le convocazioni, in cui Anief è presente con i suoi delegati sindacali, e più della metà sono andate ancora una volta vacanti, avviene per il terzo anno consecutivo dopo la Buona Scuola. Ma non è vero che non ci sono insegnanti abilitati in questo Paese, non è vero che non ci sono insegnanti, anche non abilitati ma con oltre trentasei mesi di servizio. L’unica cosa vera è che l’ultimo governo e gli altri che si sono succeduti non hanno voluto fare incontrare domanda e offerta, non hanno voluto riaprire le Graduatorie a Esaurimento al personale abilitato, non hanno voluto estendere il doppio canale di reclutamento alle graduatorie d’istituto che sono diventate il primo canale di reclutamento del personale docente. Tanto che oggi addirittura i presidi chiamano attraverso le Mad, le Messe a disposizione. Questo sistema è totalmente sbagliato”.“In passato – fa notare Pacifico nell’intervista radiofonica – Anief ha chiesto e ottenuto la riapertura delle GaE, è giusto fare dei nuovi concorsi abilitanti per chi non è abilitato, ma è giusto soprattutto assumere tutti coloro che insegnano nelle nostre scuole. Non è importante insegnare tanto a tempo determinato, da precari, ma insegnare di ruolo e garantire la continuità didattica. Lo chiederemo al nuovo governo. Le proposte dell’intesa di aprile fra l’ex governo e gli altri sindacati erano effimere”

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Scuola: Personale di ruolo e precario

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

Le differenze di trattamento tra il personale assunto a tempo indeterminato e quello precario, anche quello contrattualizzato continuativamente, riguardano aspetti lavorativi svariati: dall’entità degli stipendi, con quello dei supplenti bloccato al livello iniziale, alla somministrazione del bonus annuale per l’aggiornamento, precluso ai precari, sino alla concessione di ferie e permessi. Su questi ultimi, le differenze sono abissali: al personale docente, educativo ed Ata assunto a tempo determinato sono concessi permessi per la partecipazione a concorsi o esami, nel limite di otto giorni complessivi per anno scolastico, compresi quelli per il viaggio, ma non vengono retribuiti. E lo stesso vale per i sei giorni di ferie chieste dal dipendente precario nel corso delle attività didattiche: devono essere sempre legate in modo esplicito a motivi personali e familiari.Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Si tratta di una differenza inaccettabile. Così come disposto, il contratto di lavoro è addirittura contraddittorio: vale infatti il principio della concessione di permessi e ferie, ma poi le corrispondenti giornate si sottraggono dallo stipendio. Così non va. Lo faremo presente in contrattazione nazionale, in qualità di sindacato rappresentativo, facendo di tutto per cambiare il nuovo dispositivo che regola il rapporto di lavoro del personale della scuola. Qualora l’amministrazione dovesse opporsi, confermando questa assurda discriminazione, la pratica passerà al nostro ufficio legale che predisporrà specifico ricorso nelle sedi legali opportune anche sovranazionali”.Due pesi e due misure: nella scuola sembra la regola regina. Attraverso un confronto tra i due status professionali, analizzando il contratto collettivo nazionale vigente, la stampa specializzata ha fatto emergere le diversità di trattamento, pur in presenza di direttive transnazionali, come la 1999/70/CE, che impongono a tutti i Paesi membri di non osservare discriminazione alcuna tra il personale di ruolo e precario, a partire dalla stabilizzazione automatica dei supplenti che hanno svolto oltre 36 mesi di servizio (anche questa scientificamente omessa dall’Italia e per questo motivo la Commissione Europea è a un passo dall’avvio della procedura d’infrazione dopo l’invio della lettera di costituzione in mora di qualche settimana fa).

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Ds, in Val d’Aosta equiparazione economica alla dirigenza pubblica

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

Udir: “Non è così” Una nota della Regione a statuto speciale assicura: “Iter concluso, riconoscimento importante per i dirigenti scolastici”. Ma le cose non stanno così. Pacifico, presidente nazionale di Udir: “Trionfalismi inutili, permane una differenza enorme sulla retribuzione variabile, circa 25.000 euro l’anno”. Dirigenti scolastici equiparati a quelli pubblici. Nessuna differenza economica. La notizia si legge su un quotidiano locale e arriva dal nord ovest della penisola, da una Regione a statuto speciale come la Val d’Aosta, al termine di una trattativa che porterebbe un “importante riconoscimento ai dirigenti scolastici per l’equiparazione economica alla dirigenza pubblica”. Entro sabato 31 agosto ai dirigenti delle istituzioni scolastiche ed educative dipendenti dalla Regione dovrebbero essere erogati gli importi derivanti dall’aggiornamento degli stipendi e gli arretrati spettanti in base al Contratto collettivo di lavoro relativo al personale dell’Area Istruzione e Ricerca. Contratto per il triennio 2016-2018 che è stato sottoscritto lo scorso luglio.Le cose, però, non sono così semplici. “Questi proclami che arrivano dalla Val d’Aosta – sottolinea Marcello Pacifico, presidente nazionale di Udir – se non sono in malafede, sono quantomeno imprecisi. Trionfalismi del tutto immotivati, perché se è vero che è stata ottenuta un’equiparazione sulla retribuzione fissa, lo stesso non vale per quella variabile. Il risultato è che permane ancora una distanza notevole sugli introiti dei presidi, che si può calcolare in circa 25.000 euro l’anno dei dirigenti della scuola rispetto agli altri dell’amministrazione pubblica. È ancora lunga la strada della perequazione tra le aree della dirigenza a parità di fascia di complessità”.Dopo un decennio di blocco stipendiale a luglio s’è registrato un ritocco per i compensi dei ds. Ma Udir ha comunque sottolineato il permanere della discriminazione dei dirigenti della scuola rispetto, per esempio, ai dirigenti Afam e dell’Università e della Ricerca per il triennio 2016/18: i guadagni dei presidi saranno inferiori di 9.196 euro per il 2016 e il 2017 e di 6.205 euro per il 2018. In tal senso il giovane sindacato autonomo dei ds ha confermato al proprio ufficio legale la volontà di impugnare l’articolo 39 del contratto. In caso di sentenza favorevole i dirigenti scolastici recupereranno altri 22 mila euro di arretrati.
Udir: “Non è così” Una nota della Regione a statuto speciale assicura: “Iter concluso, riconoscimento importante per i dirigenti scolastici”. Ma le cose non stanno così. Pacifico, presidente nazionale di Udir: “Trionfalismi inutili, permane una differenza enorme sulla retribuzione variabile, circa 25.000 euro l’anno”. Dirigenti scolastici equiparati a quelli pubblici. Nessuna differenza economica. La notizia si legge su un quotidiano locale e arriva dal nord ovest della penisola, da una Regione a statuto speciale come la Val d’Aosta, al termine di una trattativa che porterebbe un “importante riconoscimento ai dirigenti scolastici per l’equiparazione economica alla dirigenza pubblica”. Entro sabato 31 agosto ai dirigenti delle istituzioni scolastiche ed educative dipendenti dalla Regione dovrebbero essere erogati gli importi derivanti dall’aggiornamento degli stipendi e gli arretrati spettanti in base al Contratto collettivo di lavoro relativo al personale dell’Area Istruzione e Ricerca. Contratto per il triennio 2016-2018 che è stato sottoscritto lo scorso luglio.Le cose, però, non sono così semplici. “Questi proclami che arrivano dalla Val d’Aosta – sottolinea Marcello Pacifico, presidente nazionale di Udir – se non sono in malafede, sono quantomeno imprecisi. Trionfalismi del tutto immotivati, perché se è vero che è stata ottenuta un’equiparazione sulla retribuzione fissa, lo stesso non vale per quella variabile. Il risultato è che permane ancora una distanza notevole sugli introiti dei presidi, che si può calcolare in circa 25.000 euro l’anno dei dirigenti della scuola rispetto agli altri dell’amministrazione pubblica. È ancora lunga la strada della perequazione tra le aree della dirigenza a parità di fascia di complessità”.Dopo un decennio di blocco stipendiale a luglio s’è registrato un ritocco per i compensi dei ds. Ma Udir ha comunque sottolineato il permanere della discriminazione dei dirigenti della scuola rispetto, per esempio, ai dirigenti Afam e dell’Università e della Ricerca per il triennio 2016/18: i guadagni dei presidi saranno inferiori di 9.196 euro per il 2016 e il 2017 e di 6.205 euro per il 2018. In tal senso il giovane sindacato autonomo dei ds ha confermato al proprio ufficio legale la volontà di impugnare l’articolo 39 del contratto. In caso di sentenza favorevole i dirigenti scolastici recupereranno altri 22 mila euro di arretrati.

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Il giardino della giustizia a Roma

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

Roma L’appalto per la riqualificazione del Giardino della Giustizia alla Romanina è stato già aggiudicato. I lavori, per un importo di 250mila euro, sono finalizzati alla definitiva sistemazione del parco, intitolato a 27 magistrati uccisi nell’esercizio del loro dovere e inaugurato lo scorso 7 novembre alla presenza della sindaca di Roma Virginia Raggi e del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.Il progetto di riqualificazione prevede il completamento del giardino, interventi di potatura e manutenzione di tutti gli alberi, con una particolare cura per le 27 querce dedicate ai giudici vittime della criminalità, la sistemazione della pavimentazione e delle opere murarie esistenti.Il giardino, anche in risposta alle richieste dei cittadini, è stato realizzato nel quartiere della Romanina, una zona spesso citata nelle cronache per episodi di criminalità, per rimarcare la forte presenza delle istituzioni in difesa della legalità.

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Migliaia di rifugiati della RDC lasciano l’Angola e fanno ritorno nella regione del Kasai

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

Si stima che siano 8.500 i rifugiati che a partire dal 18 agosto hanno spontaneamente lasciato l’insediamento di Lóvua, nella Provincia di Lunda Norte in Angola, con l’intenzione di fare ritorno nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). Sembra essersi trattato della reazione a notizie di maggiore sicurezza in alcuni dei luoghi di origine dei rifugiati, oltre alla preoccupazione di tornare a casa in tempo per l’inizio dell’anno accademico.La Provincia del Kasai si sta ancora riprendendo dagli scontri tra gruppi armati ed esercito della RDC iniziati nel 2017 e che hanno costretto circa 1,4 milioni di persone alla fuga. Di queste, circa 37.000 hanno cercato rifugio in Angola.
I ritorni spontanei di questa settimana dal nord est dell’Angola sono legati alle elezioni presidenziali e alle recenti discussioni tra rifugiati e funzionari ospiti della RDC, in occasione delle quali i rifugiati sono stati informati del miglioramento della situazione di sicurezza nelle Province del Kasai.Fino ad oggi, l’insediamento di Lóvua ha ospitato più di 20.000 rifugiati. Il Governo dell’Angola ha offerto servizi di trasporto ad alcuni di coloro che hanno deciso di mettersi in marcia, ma altri hanno abbandonato l’insediamento di propria iniziativa. Molti rifugiati si accampano lungo le strade principali nel nord est dell’Angola, e tra essi vi sono anche donne e bambini.L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, lavora con i propri partner e con i governi di Angola e RDC al fine di rispondere ai bisogni umanitari dei rifugiati. Abbiamo dislocato il nostro personale lungo le vie del ritorno per monitorare la situazione e intervenire qualora necessario, oltre che per fornire informazioni ai rifugiati.
Nella RDC, l’UNHCR lavora con le autorità locali per mettere a punto sistemi di controllo ai punti di ingresso al confine per valutare la natura di questi ritorni spontanei, oltre che per ottenere informazioni di prima mano relative all’assistenza di cui la popolazione necessita una volta fatto ritorno a casa.L’UNHCR è attualmente impegnato in discussioni tripartite con l’Angola e la RDC per attuare un meccanismo volto a garantire che il ritorno sia volontario, dignitoso e sostenibile, secondo il principio internazionale per cui la decisione di ogni rifugiato che fa ritorno al proprio paese di origine dev’essere di natura volontaria. Pur comprendendo il desiderio dei rifugiati di fare ritorno a casa, l’UNHCR fa appello ai governi di entrambi i paesi affinché migliaia di rifugiati non vengano messi in pericolo a causa dell’assenza di pianificazione, trasporto e assistenza adeguati.Benché negli ultimi mesi vi siano stati miglioramenti nella regione del Kasai, in altre zone della RDC migliaia di persone continuano a fuggire dalle proprie case nelle province del Sud Kivu, Nord Kivu e Ituri, vicino al confine con l’Uganda.

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EMD to launch International Data Sharing

Posted by fidest press agency su lunedì, 26 agosto 2019

The international associated group EMD, with headquarters in Pfäffikon/Switzerland, is preparing an extra service providing an added value to its industrial partners worldwide: already starting from 2020, manufacturers of branded products will be able to access
directly the relevant international data pool which will be made exclusively available by selected EMD member companies such as Kaufland International, ESD Italia, Globus International, Euromadi Spain or by the Russian hypermarket company Lenta. With the assistance of the technology of AC Nielsen, EMD is creating a platform on which industrial partners can find exhaustive information about sales performances in the participating sales markets. This platform offers therefore to the producers of Fast Moving Consumer Goods (FMCG) the possibility to cooperate in the future moreclosely and customer-oriented with the EMD member companies. The project is in its final phase and is expected to be presented to EMD’s industrial partners on 19 September in Berlin. Philippe Gruyters, Managing Director of European Marketing Distribution says: “There are numerous benefits in data sharing. All involved companies from the retail and industrial sector can optimizetheir customer orientation and will have the highest awareness of the newest consumption trends.”

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