Fidest – Agenzia giornalistica/press agency

Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 145

Archive for 16 ottobre 2019

Inaugurazione mostra: “Cabine d’artista”

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

Ostia Lido domenica 20 ottobre 2019 ore 11.30 SBA – Sporting Beach Arte Lungomare A. Vespucci, 6 Intervengono: Alessandra Borzacchini, Responsabile di SBA – Sporting Beach Arte Paola Pallotta, Storico dell’arte e curatrice della mostra. Saranno presenti gli Artisti SBA – Sporting Beach Arte è uno spazio che accoglie l’arte contemporanea all’interno di uno stabilimento balneare, lo Sporting Beach, a Ostia; non solo una galleria, ma un luogo d’incontro per comprendere insieme le diverse problematiche dell’ambiente naturale e sociale in cui è inserito. Quaranta artisti italiani e stranieri compongono un insieme eterogeneo per provenienza, curriculum, fama, metodologie e tecniche, tutti
invitati a presentare un lavoro all’interno dello spazio di una cabina dello stabilimento balneare che abbia come tema fondante l’”avere cura” del patrimonio umano, culturale e materiale che siamo e che abbiamo il dovere di trasmettere al futuro. Pittura, disegno, ceramica, video, fotografia e installazioni dialogano nell’orizzonte ideale del mare e dei temi da esso generati, le migrazioni e le civiltà, gli scambi, i naufragi e i salvataggi, ma anche l’inquinamento, l’erosione, i danni e
gli oltraggi all’ambiente. Gli artisti partecipanti Andrea AQUILANTI, Paolo ASSENZA, Cinzia BECCACECI, Anna BODINI, Alessandra F. BORZACCHINI, Oreste CASALINI, Carlo CECCHI, Giovanni CIMATTI, Cinzia CINGOLANI, Maria D’ALESSANDRO, Iginio DE LUCA, Mauro DI SILVESTRE, Davide DORMINO, Stefania FABRIZI, Evandro GABRIELI, Leonardo GENSINI, Claudio GIVANI, Francesca GUIDIERI, Felice LEVINI, Rita MANDOLINI, Mapi, Marie MATHIESEN, Anna A. MILETO, Matteo NAGGI, Gianfranco NOTARGIACOMO, Luca PADRONI, Marina PARIS, Luana PERILLI, Katia PUGACH, Nicola ROTIROTI, Massimo Saverio RUIU, Gino SABATINI ODOARDI, Maurizio SAVINI, Gaia SCARAMELLA, Donatella SPAZIANI, Alberto TIMOSSI, Claudio VAGNONI, Riikka VAINIO, Edoardo ZAMPONI, Sara ZANIN, Alfredo ZELLI, Fernando ZUCCHI.

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Le malattie respiratorie infantili impattano sempre più il nostro sistema sanitario nazionale

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

Lo scorso anno hanno causato oltre 111mila ricoveri ospedalieri, pari al 14% di tutte le degenze registrate tra gli under 14 residenti nella Penisola. Non solo. Sempre nel 2018 un bambino su cinque ha assunto, almeno una volta, un farmaco per curare disturbi e patologie come asma, polmonite, bronchiolite, riniti allergiche o pertosse. Da questi numeri nasce la necessità di migliorare la formazione e la cooperazione tra tutti i pediatri, sia ospedalieri che territoriali, sulla gestione di queste malattie. È quanto emerge dalla prima giornata del 23° congresso nazionale della Società Italiana per le Malattie Respiratorie Infantili (SIMRI). Da oggi fino a sabato, oltre 500 medici italiani e stranieri si riuniscono a Bari per fare il punto su un sempre maggiore problema di salute pubblica. “Ben il 26% di tutti i medicinali prescritti a bambini e adolescenti sono per la cura delle malattie respiratorie – afferma il prof. Giorgio Piacentini, Presidente Nazionale della SIMRI -. Negli ultimi anni la ricerca medica ha consentito la messa a punto di trattamenti estremamente efficaci in grado di controllare anche le patologie più gravi. Uno dei nostri principali obiettivi deve essere quindi favorire il più possibile l’appropriatezza prescrittiva e questo può avvenire anche grazie ad una maggiore collaborazione tra lo specialista ospedaliero e il pediatra di famiglia. Le scelte terapeutiche devono essere più possibile condivise, tra i diversi livelli di specialistica, soprattutto quando il paziente necessita un continuo aumento della cura per mantenere sotto controllo la patologia. Si tratta di una condizione molto frequente e che se non viene correttamente gestita può determinare riacutizzazioni della malattia e ricoveri in strutture sanitarie specializzate”. “La cooperazione con il sistema delle cure primarie deve essere potenziata anche per l’assistenza ai pazienti colpiti da patologie potenzialmente letali – aggiunge il prof. Fabio Cardinale, Coordinatore scientifico del Congresso e Direttore della UOC di Pediatria, Pneumologia Pediatrica e PS dell’Ospedale Giovanni XXIII di Bari -. L’asma grave può colpire fino al 5% del totale dei casi riscontrati tra i giovanissimi. Grazie ai farmaci biologici, recentemente introdotti, possiamo garantire una buona aspettativa e qualità di vita. Sono terapie estremamente innovative e mirate che vanno a contrastare solo alcuni dei meccanismi all’origine della patologia”.Per il quinto anno di fila la SIMRI, in occasione del suo congresso nazionale, promuove il progetto “Dai un calcio al fumo”. Sabato a Bari si terrà un evento pubblico che vedrà la partecipazione di oltre 100 studenti e insegnanti degli Istituti Perone-Levi, Borsellino-Falcone e Umberto I San Nicola. Gli alunni presenteranno i loro elaborati (disegni e filmati) realizzati, nel corso dell’anno scolastico, contro il tabagismo giovanile. A seguire potranno prendere letteralmente a “calci il fumo” abbattendo dei birilli a forma di sigarette, sistemati come barriera su mini aree di rigore. Inoltre per tutta la durata dell’evento di Bari è presente e attivo uno spazio educativo e informativo dedicato a bambini ed adolescenti. “La lotta alle malattie respiratorie deve cominciare contrastando un vizio molto pericoloso e ancora troppo diffuso – sottolinea la prof.ssa Elisabetta Bignamini, Vice Presidente della SIMRI -. L’11% degli adolescenti del nostro Paese fuma regolarmente e di questi ben la metà ha iniziato prima dei 14 anni. La prevenzione dei danni del tabacco deve quindi partire dall’ambiente scolastico attraverso attività di sensibilizzazione che coinvolgano gli studenti e anche le loro famiglie e insegnanti. Come medici specialisti siamo profondamente convinti che l’educazione a stili di vita corretti debba trovare maggiore spazio all’interno della scuola italiana. Per questo ogni anno, nella città che ospita il nostro più importante appuntamento scientifico nazionale, promuoviamo un’iniziativa che ha ottenuto risultati molto interessanti. Dai un calcio al fumo può rappresentare un progetto virtuoso da estendere ad altre città della Penisola”.Infine al congresso SIMRI di Bari ampio spazio è dedicato ad un tema di grande attualità scientifica ma anche sociale e politica: l’ambiente. “È dimostrato da numerosi studi scientifici come l’inquinamento sia determinante nell’aumentare l’incidenza di diverse patologie respiratorie – conclude il prof. Piacentini -. Si calcola che il 38% dei casi d’asma infantile potrebbe essere prevenuto attraverso una riduzione degli agenti inquinanti che respiriamo. Anche la qualità dell’aria degli ambienti indoor è estremamente importante e può influire, fin dai primissimi anni di vita, sull’insorgenza di infezioni respiratorie acute o allergie. Gli inquinanti sono molto pericolosi anche perché vanno ad agire sui meccanismi epigenetici della malattia e influenzano negativamente il genoma umano. Bisogna quindi tenere alta l’attenzione della comunità scientifica, dell’opinione pubblica e delle istituzioni (nazionali e internazionali) su un aspetto della pediatria che sarà sempre più importante nei prossimi anni”.

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Dal 19 al 27 ottobre è il momento di donare un libro alle scuole

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

Sono circa 3milioni i ragazzi e bambini coinvolti nella nuova edizione di #ioleggoperché, l’iniziativa nazionale per la creazione e il potenziamento delle biblioteche scolastiche, organizzata e promossa dall’Associazione Italiana Editori (AIE) in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), con l’Associazione Librai Italiani (ALI) e il Sindacato Librai e Cartolibrai (SIL), l’Associazione Italiana Biblioteche (AIB), il Centro per il Libro e la Lettura, Confindustria – Gruppo Tecnico Cultura e Sviluppo, con il supporto di SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori. Il progetto vanta anche il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Ministero per i Beni e per le Attività culturali e per il Turismo (MIBACT) e, per la prima volta, della Banca d’Italia.Una edizione che si annuncia già da record, superando ogni precedente, in attesa della fase culmine, che coinvolgerà dal 19 al 27 ottobre tutti gli italiani: sono infatti ben 15.253 le scuole di tutti gli ordini e gradi che partecipano al progetto, pari a circa 140.000 classi in tutta Italia (tra infanzia, primarie, primo e secondo grado) e quasi 3milioni di bambini e ragazzi.Record anche la partecipazione delle librerie: nei 2392 punti vendita aderenti, gli italiani potranno recarsi dal 19 al 27 ottobre per donare un libro alla scuola con cui in precedenza la libreria si è gemellata, dando così un personale contributo concreto. Al termine della campagna, il testimone passerà agli editori (in allegato la scheda) aderenti all’iniziativa, che contribuiranno destinando alle biblioteche scolastiche un monte libri pari alla donazione dei cittadini calcolata su base nazionale (fino a un massimo di 100.000 volumi).
“I numeri sono veramente straordinari – ha sottolineato il presidente di AIE, Ricardo Franco Levi – ed evidenziano una volta in più il bisogno a cui il progetto vuole rispondere. Colpisce che su 15.000 scuole aderenti, ben 5.000 siano dell’infanzia e 6.000 della primaria: possiamo veramente, tutti insieme, lavorare per far crescere nuovi lettori, come è nelle intenzioni del progetto. Un segnale chiaro che stiamo seminando bene e nel posto giusto”.
#ioleggoperché diventa quest’anno campagna di comunicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento Informazione ed Editoria: “#ioleggoperché interpreta in modo esemplare lo spirito del sostegno alla promozione della lettura – ha sottolineato il Sottosegretario di stato Andrea Martella (il messaggio integrale è in allegato) -. Si tratta infatti di un’iniziativa solidale, collettiva, diffusa sul territorio nazionale. Un’iniziativa che – in perfetta attuazione del principio costituzionale della sussidiarietà orizzontale – vede il settore privato cooperare con il pubblico e con i cittadini per stimolare la domanda di lettura e per arricchire ed aggiornare le biblioteche scolastiche. Un’iniziativa particolarmente stimolante perché fondata sull’idea di circolarità e vitalità: i libri sono preziosi quando sono letti”. Straordinaria sarà quindi la campagna di comunicazione che vedrà, per la prima volta, anche il passaggio televisivo degli spot del progetto sulle reti Rai come campagna istituzionale e sulle reti Mediaset (con il sostegno di Mediafriends Onlus), Sky e La7 come campagna sociale.

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Solo il 5,3% dei libri digitali viene attivato dagli studenti italiani

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

E anche quando questo accade, di media l’accesso è inferiore alle 6 volte in un anno scolastico. È quanto emerge dall’indagine dell’osservatorio AIE-MIUR presentata oggi durante il convegno “Libri di testo e risorse digitali per l’apprendimento. Strumenti diversi per una scuola che cambia” all’interno della Fiera Didacta a Firenze. I dati, illustrati da Giovanni Bonfanti, vicepresidente dell’Associazione Italiana Editori (AIE) e presidente del Gruppo Educativo, alla presenza del viceministro all’Istruzione Anna Ascani, mostrano per la prima volta come gli studenti italiani accedano agli strumenti didattici digitali.La ricerca, condotta tra gli editori che operano nel settore educativo per valutare le modalità di studio degli studenti, tra carta e digitale, dimostra come negli ultimi cinque anni l’adozione del libro misto (versione che comprende una parte cartacea e una digitale accompagnata da contenuti digitali integrativi, senza aggravio di costo per l’utente) sia passata dal 70% al 92%, mentre il libro di testo completamente digitale (il cosiddetto ebook) sia rimasto pressoché stabilmente fermo all’1%.I libri più attivati risultano essere i sussidiari delle classi 4-5 nelle scuole primarie; nelle scuole secondarie invece la materia più attivata è l’inglese, anche se la matematica registra il maggior numero di accessi e di utilizzo effettivo.Nonostante il 74,6% dei docenti utilizzi almeno una volta alla settimana il digitale nella didattica, i dati evidenziano che solo una piccola parte degli studenti usufruisce realmente dei contenuti digitali per studiare.
“Non tutti sanno che l’Italia è un unicum – ha commentato Giovanni Bonfanti – un paese dove per tutte le materie ogni insegnante e ogni studente è dotato di materiali digitali di qualità, validati ed efficaci. Non solo dei semplici libri in pdf ma molto, molto di più. I dati dell’Osservatorio sono chiari: ancora pochi studenti accedono a questi contenuti, va detto però che noi editori registriamo un chiaro trend di forte crescita, non solo nella fruizione di libri digitali interattivi ma anche di tutti i contenuti multimediali a supporto dell’apprendimento delle materie scolastiche. Questo Osservatorio e questi dati sono quindi un punto di partenza, un inizio di un percorso di analisi per identificare aree di approfondimento e condividere buone pratiche e soluzioni utili per una scuola migliore”.

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Scuola: La Storia emarginata, appello della senatrice Segre perché torni nella maturità

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

La Storia deve tornare a far parte a pieno titolo dell’esame di maturità, reinserendola come traccia a sé nella prova scritta di italiano: a chiederlo è Liliana Segre, senatrice a vita, superstite dell’Olocausto e attiva testimone della Shoah italiana che, dopo avere posto il tema in Commissione Senato, ha inviato un messaggio in occasione dell’inaugurazione della Fiera Didacta a Firenze. E ora il nuovo ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, si mostra disposto a cambiare l’Esame di Stato Marcello Pacifico (Anief): “La Storia permette agli studenti di fare propri gli strumenti per vivere e, come dicevano i latini, diviene maestra, guidandoli nella vita da adulti, personale e professionale. Relegare la Storia ad una disciplina marginale, collocandola all’interno di altri macro-argomenti, significa non avere chiaro questo concetto. E diventa ancora più grave per un esecutivo che si è speso per il ritorno dell’educazione civica in classe, seppure con modalità discutibilissime, perché le norme e le regole che disciplinano il nostro ordinamento vanno insegnate partendo dalla loro dimensione storica nazionale ed europea” Tenere la disciplina della Storia fuori dall’esame di maturità è un errore gravissimo. Lo sostiene da tempo la senatrice a vita Liliana Segre, che ha chiesto al ministro dell’Istruzione di riportare la Storia nell’Esame di Stato: la materia, ha detto, “è un modo per riconoscere la funzione della storia nella formazione delle nuove generazioni, conoscere la storia contemporanea aiuta non solo a evitare errori, ma anche a parlare di termini come tolleranza, interculturalità, accoglienza, solidarietà “, riporta la rivista Orizzonte Scuola. Commentando l’appello della senatrice, il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti – che ha appena firmato il decreto per il conferimento del dottorato honoris causa alla senatrice a vita, per il suo impegno a favore dell’intercultura e della tolleranza – ha detto di condividere “l’idea che la Storia debba tornare ad essere centrale nel modello formativo delle nostre scuole: in buona parte lo è. Non voglio, però, che il ministero sia partecipe di un’instabilità della Maturità. Stiamo ragionando sull’intera prova, docenti e studenti devono sapere con mesi di anticipo e con esattezza cosa accadrà all’esame di Stato. Raccolgo l’appello della senatrice Liliana Segre, che stimo molto”. Anief si batte da tempo per il ritorno della prova storica nell’Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo, ma anche affinché venga introdotta la disciplina nel nuovo piano orario settimanale degli istituti professionali, da dove è stata eliminata, assieme ad un vero inserimento dell’educazione civica in tutti gli ordini scolastici. Il sindacato ha apprezzato e aderito al Manifesto prodotto quest’anno dallo storico Andrea Giardina, dalla stessa senatrice a vita Liliana Segre e dallo scrittore Andrea Camilleri per ridare dignità nelle scuole alla materia. Nel Manifesto, a cui hanno aderito in tantissimi, si rimarca che la Storia “è un bene comune” e “la sua conoscenza è un principio di democrazia e di uguaglianza tra i cittadini. È un sapere critico non uniforme, non omogeneo, che rifiuta il conformismo e vive nel dialogo. Lo storico ha le proprie idee politiche ma deve sottoporle alle prove dei documenti e del dibattito, confrontandole con le idee altrui e impegnandosi nella loro diffusione”. Il sindacato ha sostenuto l’iniziativa, che peraltro ha avuto molti consensi, affermando che è indispensabile attuare un incremento delle ore di Storia e darle lo spazio che merita durante gli Esami di Stato. A suo tempo, l’Anief si schierò anche contro la riforma degli istituti superiori che prevedeva il dimezzamento delle ore settimanali della storia, lasciandole uno spazio ridottissimo.

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Scuola, AFAM e Università: Anief proclama lo sciopero generale per il 12 novembre 2019

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

Organizzato anche un sit-in nazionale a Roma, durante il dibattito parlamentare del Decreto “salva-precari bis” e del Disegno di Legge di Bilancio 2020. Si protesta per la mancanza di risorse per il rinnovo del contratto di tutto il personale docente, amministrativo e ata, e di politiche tese a valorizzarlo, per il livello record di precarietà raggiunto. Marcello Pacifico (Anief): “Serve un cambio di passo deciso già nei prossimi documenti di Bilancio, dopo la NADEF”Il sindacato chiama a incrociare le braccia e a manifestare tutto il personale docente precario deluso ed escluso dall’Intesa del 1° ottobre sul salva-precari bis, ma anche il personale ata e facente funzione Dsga escluso dalle nuove procedure di stabilizzazione del prossimo 1° gennaio, nonché quello dell’AFAM e dell’Università dove è stata messa ad esaurimento la figura del ricercatore. In stato di agitazione anche il personale di ruolo che dopo l’annuncio degli aumenti a tre cifre della primavera scorsa, nonostante il possibile avvio del tavolo per il rinnovo del contratto, ha letto con stupore le parole del ministro dell’Economia (Gualtieri) sul mancato finanziamento nella prossima legge di Bilancio dei 3 miliardi richiesti, invano, dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Fioramonti).Per l’occasione sarà elaborata e consegnata a tutti i gruppi parlamentari la piattaforma Anief per rilanciare lo status del personale della scuola, dell’università, dell’Afam e della ricerca da tradurre in proposte emendative in Parlamento durante l’iter di conversione del Decreto – Legge urgente di cui all’Intesa del 1° ottobre e del Disegno di Legge di Bilancio 2020-2022. Nei prossimi giorni, dopo le relative autorizzazioni da parte delle autorità competenti, sarà reso noto il luogo del sit-in / manifestazione nazionale. Marcello Pacifico (presidente Anief): “Abbiamo dato la nostra disponibilità a partecipare a tutti i tavoli tecnici per risolvere le questioni urgenti che riguardano il personale e le istituzioni scolastiche, universitarie, Afam e della ricerca. Ma se manca la volontà politica di trovare o stornare le risorse necessarie, pur coscienti della difficile manovra economica ereditata da questo governo, dobbiamo ricorrere alla protesta pacifica e legittima di chi non può più assistere in silenzio al lento declino della nostra società, perché come ci ha ricordato l’Unesco senza la valorizzazione del personale del settore dell’istruzione e della ricerca, con la precarietà si compromette il futuro delle nuove generazioni. Speriamo che la voce della Piazza sia ascoltata dai nostri parlamentari e dal governo. Il nostro sistema non può continuare a reggere sulla supplentite a spese della vita dei lavoratori. È arrivato il momento di prenderne atto.”

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Anche Milano ha la sua Hogwards

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

Non la frequentano maghi e strane creature, né ci si arriva con l‘espresso dal binario 9 ¾, come nella saga di Harry Potter, ma sfrutta l’indiscusso fascino delle “casate” per incanalare in modo positivo le energie e la competitività tipica degli alunni maschi, accrescere il senso di appartenenza alla comunità scolastica, favorire la crescita personale e le capacità relazionali, dalla leadership alla responsabilità verso il gruppo e i più piccoli. Tutto al servizio di una didattica innovativa ma efficace, in cui ci si diverte e si collabora. L’idea è venuta ai docenti delle Scuole FAES Milano, prime in Italia a cimentarsi con questo sistema tipico dei college anglosassoni, i cui benefici sono supportati da abbondanti studi inglesi e americani. La didattica del FAES è basata su classi “single sex” nei due cicli della scuola Primaria e Secondaria di primo grado proprio per valorizzare le diverse caratteristiche di apprendimento e di comportamento dei due sessi. L’esuberanza e la competitività tipiche dei maschi diventano dunque il punto di forza dell’House System-Progetto Casate. Gli alunni e i docenti di tutte le classi della Primaria e Secondaria di primo grado FAES Argonne verranno divisi in 4 casate “trasversali” composte da alunni che vanno dalla prima elementare alla terza media e da vari docenti. Ognuna è un omaggio a un continente, ai suoi costumi, alla sua cultura e arte: Terre d’America, Vento d’Africa, Fuoco d’Asia, Sorgente d’Europa, contraddistinte da uno “scudo” e caratterizzate da un colore, un popolo e una virtù di riferimento, due animali totem, un albero, un elemento, un motto e due docenti come “capi-casate”. L’iconografia è stata riprodotta su magliette, stemmi e gonfaloni per dare una veste “visiva”, e in qualche modo giocosa, a un progetto che è invece molto serio.Gli obiettivi infatti sono ambiziosi: prendersi cura ancora meglio di ogni singolo studente, accrescere il senso di appartenenza alla comunità scolastica, ampliare le relazioni significative tra alunni di età diverse, favorire la crescita personale, la formazione del carattere e il senso di responsabilità. Ma anche introdurre forme innovative di didattica e incanalare in maniera positiva le energie indomabili tipiche di bambini e ragazzi per dare vita a competizioni e prove sia didattiche che sportive. Le vittorie e i piazzamenti faranno conquistare dei “punti gloria” che andranno a formare il “tesoretto” della casata, ma ad avere maggior valore saranno i comportamenti virtuosi, i gesti di solidarietà, di generosità, di impegno e di rispetto.
Il FAES è un’associazione, nata nel 1974 per promuovere la collaborazione educativa tra scuola e famiglia, che a Milano gestisce scuole paritarie dall’asilo nido ai licei: circa 1000 studenti, con un trend di crescita del 37%. Si tratta di classi bilingui italiano-inglese, incentrate su un modello didattico che ruota attorno alla figura dei tutor e riconosce come materie curricolari il coding (la programmazione) e le soft skills, cioè le abilità trasversali, umane, relazionali e sociali.
Il progetto – già presentato a genitori e a ragazzi – andrà a regime da novembre. Ogni casata sarà composta da circa 75 studenti e da alcuni docenti di riferimento e parteciperà a momenti di aggregazione dedicati, come pranzi e cene “esclusivi” o giochi in cortile, in cui si potrà incrementare il punteggio individuale e di gruppo superando delle prove. Come detto, però, saranno i comportamenti virtuosi quotidiani – gesti di solidarietà, di generosità, di impegno – a meritare più punti: starà ai prefetti, che sono studenti, e ai capi-casata accorgersene e segnalarli. Verranno poi reinterpretati in questa chiave tutti gli eventi che coinvolgono l’intera scuola, come le feste a tema, le giornate sportive, le prove ludico-didattiche, in cui le casate si sfideranno in maniera diretta e con le vittorie e i piazzamenti determineranno classifiche parziali e premi intermedi. Tutto poi confluirà nella supercoppa finale, la Coppa delle Case, che a giugno, con una cerimonia molto partecipata, verrà assegnata alla casata che si sarà distinta maggiormente.

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Scuola: Tempo pieno, le famiglie rinunciano e il M5S ne prende atto

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

Ma l’Anief rilancia chiedendo allo Stato di trovare i finanziamenti per Regioni ed Enti locali per assicurare il tempo mensa oltre all’urgente messa in sicurezza degli edifici, perché il gap tra il Nord e il Sud del Paese sull’apertura delle scuole in orario pomeridiano rimane agghiacciante Sull’uscita da scuola pomeridiana, promessa dal leader politico del M5S Luigi Di Maio appena un anno fa, sembra arrivare una brusca quanto inaspettata marcia indietro proprio dal primo partito di Governo. Lo annuncia la senatrice pentastellata Bianca Laura Granato: “Non ci sono state le richieste che ci si aspettava anche per le gravi carenze edilizie. Mancano edifici e locali adeguati, i ragazzi sarebbero costretti a trascorrere il loro tempo in scuole poco funzionali se non addirittura poco sicure. E così le famiglie preferiscono che i propri figli escano da scuola prima dell’orario del pranzo”. Eppure solo pochi giorni fa, nel rilancio del Sud, previsto dalla Nota di aggiornamento del Def 2019, si leggeva della necessità del tempo pieno – al Sud coperto solo per il 15% degli alunni circa, contro oltre il 48% al Nord – da intendersi come obiettivo primario. Sul tempo pieno i problemi sono più grandi di quanto si pensasse. Si sta vivendo “una situazione grave, insomma, dalla quale sembra difficile uscire”, ha detto ancora la senatrice Granato. E visto che le cose stanno così, ha continuato, la priorità è ora di “investire proprio nell’edilizia scolastica: ci sono 11 miliardi da spendere, fermi nei meandri degli uffici. I Comuni – soprattutto quelli del Sud – devono attivarsi per spenderli, ne va della sicurezza dei nostri alunni e del futuro della scuola italiana”.Questo significa, scrive la rivista Orizzonte Scuola, che nella prossima “legge di bilancio non ci saranno le risorse necessarie per le scuole del sud”, in modo da “eliminare il divario con le scuole del nord”. C’è delusione, dunque, tra “i docenti di ruolo della primaria che speravano di ritornare nelle province del Sud”: l’anno scorso “le 2.000 cattedre disponibili per aumentare il tempo pieno sono state distribuite tra diverse regioni d’Italia, con prima la Campania con 276 posti, seguita al secondo posto dalla Lombardia con 262 posti e dalla Sicilia con 261. Al quarto posto la Puglia con 187 posti mentre al Veneto sono andati 167 posti. Ultimo il Molise con 14 posti”. Non si comprende, però, il motivo del cambio di programma. Perché solo due settimane fa era stato approvato dal Consiglio dei Ministri, con la Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza 2019, un piano di rilancio del Sud che ha come obiettivo primario proprio il recupero dell’Istruzione pubblica nazionale e dove si prospetta la realizzazione di un “piano strutturale che rilanci gli investimenti e gli interventi in grado di attivare il potenziale di crescita inespresso, rafforzando il capitale fisico, umano, sociale e naturale. L’obiettivo è rendere più attrattivi il Sud e le Aree interne, offrendo nuove opportunità occupazionali in particolare a giovani e donne”. Entrando nel dettaglio, per gli istituti del Meridione, ha scritto ancora Orizzonte Scuola, sarebbero in arrivo “15 miliardi di euro, un piano mirato per fermare l’emigrazione dei giovani dal Mezzogiorno al Nord o all’estero. Scuole aperte tutto il giorno e investimenti per gli asili nido, così che si pensi non solo ai bambini ma anche ai genitori dando spazio al potenziale delle donne”. Le indicazioni del Def, del resto, poggiano su basi certe: il tempo pieno nelle scuole al Sud interessa appena il 15% degli alunni circa, contro oltre il 48% al Nord. Quindi al Settentrione la percentuale media è più di tre volte quella del Sud e delle isole maggiori. Ma ora tutto sembra rinviato a data da destinarsi.

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Lotta alla grande evasione fiscale, non solo a parole

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

La legge di bilancio è sempre un momento difficile per il governo, per i cittadini e per lo Stato. Soprattutto se l’economia è in profonda stagnazione, a volte dentro, a volte appena fuori da una vera e propria recessione. Quando la crescita non c’è, inevitabilmente c’è scarsità di reddito e, di conseguenza, manca regolare gettito fiscale. Perciò, far quadrare i conti senza un aumento delle tasse, dell’IVA per quanto riguarda il nostro paese, diventa opera di un equilibrista.
E’ una storia vecchia, ma l’Italia non può permettersi un’evasione fiscale ai livelli di una “repubblica delle banane”.
L’ultimo studio del Ministero dell’Economia riporta che nel 2016 l’evasione fiscale è stata di 107 miliardi di euro. Secondo la società inglese di ricerca, “The Tax Research LLP”, sarebbe addirittura di 190,9 miliardi di euro. Il totale europeo sarebbe di ben 823,5 miliardi L’Italia è la prima in Europa, seguita dalla Germania con 125,1 miliardi di evasione. E’ il caso di ricordare che la nostra spesa pubblica per la sanità è di 115 miliardi e quella per la scuola di 60. Un secondo studio, “The European Tax Gap”, misura il rapporto tra tasse evase e il gettito fiscale. In Italia è del 23,29%. Siamo quarti in Europa, dopo la Romania, la Grecia e la Lituania. Nonostante che il denaro recuperato dall’evasione sia quadruplicato in poco più di 10 anni, dai 4,4 miliardi del 2009 ai 19,2 del 2019, il problema resta sostanzialmente irrisolto. Rispetto ai totali di evasione menzionati è davvero “parva res”. Vi è poi l’elusione fiscale, cioè l’utilizzo di tutte le cosiddette “strade legali” e di alcuni trucchi per sottrarsi al fisco. La praticano in particolare le grandi imprese internazionali. Sfruttano i paradisi fiscali, ancora legalmente irraggiungibili dalle autorità degli Stati. Sono noti i casi legali nei confronti, per esempio, di Amazon, Facebook, Google, Apple e di altri giganti del web. Si calcola che l’elusione dei grandi gruppi esteri in Italia potrebbe generare ammanchi di entrate tra i 5 e i 20 miliardi di euro (a secondo delle stime adottate). A tutto ciò si dovrebbero aggiungere le attività illegali (prostituzione, droga, criminalità organizzata, ecc) che nei calcoli stranamente non sono prese in considerazione.Il piano annunciato dal governo italiano per la lotta all’evasione dovrebbe portare nelle casse dello Stato 7 miliardi di euro. Ridurre l’uso del contante a favore dei pagamenti elettronici farebbe aumentare il numero delle operazioni tracciate e potenzialmente anche diminuire il numero degli evasori. Aumentare la tracciabilità dei pagamenti è sicuramente importante, ma deve essere accompagnata, meglio se preceduta, dal potenziamento e dalla modernizzazione delle agenzie preposte alla lotta all’evasione. Oggi la grande evasione, purtroppo, corre sempre davanti alle regole e agli interventi dello Stato. Si creano innegabili distorsioni e disuguaglianze tra coloro che si trovano in una condizione che permette di evadere le imposte e quelli che sempre le pagano. Al riguardo è opportuno ricordare che i 17 milioni di lavoratori dipendenti, pubblici e privati, e di pensionati pagano le imposte fino al’ultimo centesimo, in quanto, com’è noto, trattenute direttamente sulla busta paga e sulla pensione. In Italia vi sono poi 5 milioni di lavoratori autonomi, imprenditori, artigiani e partite IVA che potrebbero, se volessero, evadere anche percentuali significative rispetto al dovuto allo Stato. Secondo alcune stime circa 33 miliardi di euro di imposte sul reddito (Irpef), pari al 63% del dovuto da parte degli autonomi, non arriverebbe al fisco. Ancora più evasa è l’IVA, l’imposta sugli scambi di beni e servizi. Si stima che ogni anno non sarebbe versata per 35 miliardi di euro. La lotta all’evasione ha tentato sempre di ricuperare l’IVA evasa. Esaminando il flusso degli acquisti e delle vendite si è in grado di ricostruire meglio anche il reddito degli operatori. Ci sembra che la strada sia quella giusta. Si stima che nel 2019 la semplice introduzione della fatturazione elettronica sembra possa produrre un gettito aggiuntivo di IVA superiore a 4 miliardi. In merito all’uso del contante l’accanimento mediatico ci sembra francamente esagerato e pretestuoso. I pagamenti telematici, bancomat e carte di credito varie, dovrebbero essere introdotti in modo progressivo e accompagnati dalle necessarie semplificazioni degli adempimenti fiscali e, soprattutto, non gravati da alcun costo per gli utenti. Se la lotta all’evasione e all’elusione è prioritaria per il rilancio dell’economia, diventa urgente migliorare le qualificazioni tecnologiche delle varie agenzie preposte e l’aumento dei relativi organici. Tutti devono pagare le tasse dovute e contribuire proporzionalmente al bene comune, così come prevede la nostra Carta costituzionale. La lotta contro l’evasione e l’elusione fiscale deve, però, cominciare veramente con i grandi evasori. Si può ulteriormente accettare supinamente che grandi società operanti in Italia spostino la loro sede fiscale in Olanda per pagare meno tasse? O si deve, invece, pretendere che l’Ue adotti norme fiscali omogenee per tutti i paesi dell’Unione? Questo è il salto di qualità che si chiede all’Europa per avere maggiore credibilità. (Mario Lettieri già sottosegretario all’Economia e Paolo Raimondi economista)

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Stati Uniti d’Europa, Bolzano e giochi senza frontiere

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

“Giochi senza frontiere” è lo spettacolo a cui ci ha invitato l’amministrazione della Provincia di Bolzano con la sua decisione di cancellare dai suoi documenti la dizione “Alto Adige”, lasciando solo quella di Sud Tirolo (in tedesco, ovviamente: Südtirol). Comprensibili (dal loro punto di vista) le reazioni di alcune destre italiane, così come comprensibile la reazione del ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Francesco Boccia, che ha ricordato la Costituzione, etc etc.. Così come comprensibili le reazioni di quelli che hanno ricordato che lo statuto di autonomia di quella Provincia (leggi: vantaggi economici) che rende un orpello la loro Regione, ha un costo di italianità anche nel lessico. Sembra che gli amministratori bolzanini ci stiano ripensando… vedremo come andrà a finire.
A questo punto, visto che le azioni di riflesso fanno parte del genere umano, ci aspettiamo le iniziative della Valle d’Aosta e, perché no, i paesini calabresi in cui si parla albanese… ammesso che vogliano unirsi all’Albania… e poi, spostandosi oltre gli attuali confini, non dimentichiamo Nizza e l’Istria. Se valdostani e albanesi di Calabria non ci avessero pensato, glielo consigliamo: sai quanto scrivere e parlare ne verrà fuori… e, gira gira, qualche vantaggio ne trarranno. Ci sarebbero anche i sardi e – forse, visto che storicamente hanno molto meno manifestato intenzioni indipendentiste – anche i siciliani… ma quelle di queste isole ci sembrano storie molto diverse rispetto ai miasmi causati dalle decisioni dell’amministrazione di Bolzano.
Fatti e notizie del genere sono importanti perché servono a farci ricordare la nostra natura di Nazione Italia: un controsenso con alcune forzature geografiche, conseguenze di questa o quell’altra guerra dei secoli passati. Certamente i corsi storici hanno tempi molto più lunghi delle nostre vite individuali, e se cento o duecento anni (grossomodo il periodo in cui queste unioni o separazioni territoriali più o meno forzate di cui parliamo hanno avuto luogo) per noi viventi e scriventi ci sembrano eterni visto che ci transitano alcune generazioni, per quella che diventerà materia di studio storico dei nostri prossimi nipoti, è “robuccia”.
Ma è bene tener presente che c’è stato un evento storico che ha marcato e sta marcando tutto un lungo periodo non tanto lontano in cui italici, francesi, tedeschi, etc si scannavano tra di loro per un pezzo di terra e magari poi facevano pace scambiandosi qualche principessa tra figlioli: è l’Unione Europea. Un continente (con ancora alcune defaillance… ma la Svizzera…) che fino a pochi decenni fa aveva regni e popoli che si ammazzavano gli uni con gli altri, e che oggi, dopo l’Unione è tra le prime potenze economiche del Pianeta. Appunto: economiche. Ché per essere anche una potenza politica, al momento si batte ancora il passo. Ed è forse questo uno dei motivi che spinge gli amministratori di Bolzano ad indire questa sorta di “giochi senza frontiere”.
Noi futurologi ci immaginiamo una Federazione tipo “Stati Uniti d’Europa”, dove sortite come quella bolzanina verrebbero trattate come in California si fa per gli indipendentisti che vorrebbero quello Stato fuori della Nazione Usa. E altrettanto per quelli del Texas… e forse ce ne siamo persi qualcun altro. C’è un nome a tutto questo: cultura e folklore. Due manifestazioni del genere umano che hanno ogni legittimità di esistere, manifestarsi e, perché no, provare anche a diventare istituzione… non possiamo dimenticare quando, sempre in America del Nord, gli indipendentisti del Québec fecero un referendum per abbandonare il Canada… perso clamorosamente, per fortuna anche di quegli indipendentisti…
La nostra “futurologia” per ora batte il passo. Basti pensare alle vicende della Catalogna della penisola iberica, dove è notizia di questi giorni che si continuano a mettere in galera gli indipendentisti e che questi ultimi non si danno pace nonostante le batoste democratiche che hanno collezionato.
E quindi non ci stupiamo più di tanto per quanto accade “al di sopra del fiume Adige” o “a sud della regione austriaca del Tirolo”. Ci stupisce, ma non ci rassegniamo, continuando ad alimentare il desiderio che il tutto possa essere ben presto relegato a cultura e folklore. Sperando che un domani se, per esempio, alcuni operatori di marketing genovesi volessero far risorgere la serenissima repubblica, non dovrebbero sottostare alle minacce di anticostituzionalità del ministro italiano degli Affari Regionali, ma solo lanciare una nuova versione di giochi senza frontiere. (Vincenzo Donvito, presidente Aduc)

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In Italia sono più di 6 milioni i cittadini colpiti da ipertrofia prostatica benigna

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

Fino all’80% degli uomini tra 70 e 80 anni, ma solo il 22,4% dei pazienti segue correttamente le terapie per la cura della malattia. La scarsa adesione ai trattamenti è dovuta anche alla sottovalutazione dei sintomi, considerati inevitabili perché legati all’età. Inoltre, molto spesso, il paziente ricorre a un pericoloso “fai da te”; pericoloso perché alcuni sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna sono comuni al cancro della prostata. Le conseguenze della mancata aderenza possono essere gravi, fino alla ritenzione urinaria acuta e a un inevitabile ricorso al bisturi. Al congresso della Società Italiana di Urologia (SIU), in corso a Venezia fino a domani, sono presentati i risultati di uno studio, pubblicato su World Journal of Urology su più di 100 pazienti, che ha dimostrato, per la prima volta attraverso una doppia biopsia prostatica, il ruolo di un farmaco, l’estratto esanico di Serenoa repens nel ridurre in maniera statisticamente significativa, di circa il 30%, l’infiammazione che è all’origine della malattia. “È stata eseguita una prima biopsia prostatica in pazienti che poi sono stati divisi in 2 gruppi: uno trattato per sei mesi con estratto esanico di Serenoa repens e uno che non ha seguito nessuna terapia – spiega Vincenzo Ficarra, Ordinario di Urologia all’Università di Messina -. Dopo sei mesi, è stata eseguita una seconda biopsia: i pazienti che avevano ricevuto il trattamento presentavano una riduzione statisticamente significativa dei livelli di infiammazione. La dimostrazione è evidente sia a livello istologico che immuno-istochimico. Nella pratica clinica, questo si traduce in un netto miglioramento dei sintomi”.
“Necessità di alzarsi più volte durante la notte per urinare, urgenza di vuotare la vescica in modo frequente anche durante il giorno e getto di urina che diventa sempre più debole con una sensazione di mancato svuotamento sono i principali sintomi dell’ipertrofia prostatica benigna, caratterizzata dall’ingrossamento della ghiandola prostatica – afferma Cosimo De Nunzio, Dipartimento di Urologia, Ospedale Sant’Andrea, Università la Sapienza (Roma) -. Molteplici fattori intervengono nello sviluppo della malattia: invecchiamento, modificazioni ormonali, insulino resistenza, aumentata attività del sistema nervoso simpatico e infiammazione prostatica cronica. Proprio quest’ultima svolge un ruolo chiave nel favorire la progressione dell’ipertrofia prostatica benigna ed è presente in 3 pazienti su 4 affetti da sintomi del tratto urinario inferiore (LUTS), caratteristici della malattia. L’infiammazione è associata a volume prostatico ingrossato e a sintomi più severi e può influenzare il trattamento medico. Per questo, deve essere tenuta in considerazione come obiettivo terapeutico e va curata sotto controllo medico. Solo il clinico è in grado di trattare l’ipertrofia prostatica benigna che, se trascurata, può progredire fino a causare ritenzione urinaria con l’impossibilità di vuotare la vescica”.
“La vittima di una prostata che cresce è proprio la vescica – continua Mauro Gacci, Dirigente Medico di Urologia presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze -. Quest’organo è costituito da tessuto muscolare, che può aumentare il proprio volume per vincere la resistenza che la prostata oppone allo svuotamento. Il rischio è di ‘sfiancare’ completamente la vescica e di far soffrire i reni. La prevenzione consiste in una diagnosi precoce, che si ottiene sottoponendosi a controlli periodici dopo i 40-50 anni e tempestivamente quando si manifestano problemi. È essenziale seguire un’alimentazione varia ed equilibrata, ricca di frutta, verdura e cereali integrali, ma povera di grassi saturi (carne rossa, formaggi e fritti), evitando peperoncino, birra, insaccati, spezie, pepe, superalcolici, caffè e crostacei. È importante inoltre bere a sufficienza, almeno due litri di acqua al giorno, e svolgere attività fisica moderata e regolare”.
“È dimostrato il ruolo centrale dell’estratto esanico di Serenoa repens anche in associazione con gli alfa litici – conclude Andrea Salonia, Urologia Università Vita-Salute San Raffaele (Milano) -. In particolare uno studio ha evidenziato l’efficacia della combinazione dell’estratto esanico di Serenoa repens con un alfa litico nel ridurre i sintomi rispetto all’alfa litico da solo. Sono stati coinvolti nella ricerca circa 180 pazienti trattati per 12 mesi. Sulla base dei numerosi dati di efficacia, l’ente regolatorio europeo (European Medicines Agency, EMA) ha redatto nel 2015 un report indicando l’estratto esanico come l’unico estratto di Serenoa repens supportato da sufficienti evidenze in grado di sostenerne un ampio utilizzo nell’ipertrofia prostatica benigna come farmaco di riconosciuta efficacia e sicurezza”.

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La Turchia e la zona curda della Siria

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

«Come sempre ognuno ha i propri interessi, ma saremo noi cristiani a pagarne le conseguenze». Con profonda amarezza monsignor Jacques Behnan Hindo, arcivescovo siro-cattolico emerito di Hassaké-Nisibi nella zona curda di Siria, commenta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre le notizie che giungono dal confine tra Siria e Turchia. Due cristiani sarebbero stati uccisi ed altri feriti nell’ambito di un attacco avvenuto nelle scorse ore alla Chiesa di San Giorgio a Qamishli.
Monsignor Hindo si era incontrato lo scorso marzo con i leader del Partito Democratico Curdo (PYD). «Li ho invitati a desistere dai loro piani – afferma – loro credono di aver diritto ad una regione autonoma così come vi è un Kurdistan iracheno ed uno turco. Ma La popolazione curda in quelle aree della Siria è appena del 10%. Inoltre si tratta di persone giunte come richiedenti asilo dopo il 1925, che hanno nazionalità turca o irachena. Non hanno alcun diritto». Il presule è convinto che i curdi perderanno lo scontro con la Turchia, soprattutto per il mancato supporto da parte degli Stati Uniti e delle altre forze occidentali. «È stata una mossa stupida quella curda, era chiaro che nessuno li avrebbe aiutati. Ora perderanno tutto, come è accaduto ad Afrin».In queste ore il pensiero di monsignor Hindo va alle 5000 famiglie della diocesi di Hassaké-Nisibi. «Nei giorni scorsi in molti si erano già spostati dalle città di frontiera ad Hassaké. Ora il conflitto è divenuto ancor più grave e temo che saranno in tanti ad emigrare. Dall’inizio della guerra in Siria il 25% dei cattolici di Qamishli ed il 50% dei fedeli di Hassaké hanno lasciato il Paese assieme al 50% degli ortodossi. Temo un simile esodo se non maggiore».Vi è forte preoccupazione anche per l’alta presenza nell’area di affiliati all’Isis. «Questa mattina ho appreso che sarebbe stata colpita la prigione di Chirkin, dove sono detenuti jihadisti dello Stato Islamico. A che pro? In questo modo la gran parte di loro sarà libera. Questo è un piano per distruggere la Siria e non solo. Ora i terroristi arriveranno anche in Europa, attraverso la Turchia e con il sostegno dell’Arabia Saudita».Monsignor Hindo richiama altresì la comunità internazionale alle proprie responsabilità. «Stati Uniti, Italia, Francia, regno Unito, Germania, dovrebbero tutti fare mea culpa. Hanno agito in Siria per i loro interessi, nascondendosi dietro gli ideali della libertà e della democrazia. E invece non hanno fatto che indebolire il nostro Paese a spese della popolazione. Per quale motivo non combattono per la libertà e la democrazia in Arabia Saudita?».

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Bilancio a lungo termine UE: ritardo un danno per cittadini e imprese

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

In una risoluzione adottata giovedì, i deputati affermano che c’è un “rischio evidente” che gli investimenti UE per il 2021-2027 potrebbero essere interrotti senza un accordo col Consiglio. Nel testo, adottato con 426 voti favorevoli, 163 contrari e 67 astensioni, i deputati hanno chiesto:alla Commissione di presentare un piano di emergenza, in quanto esiste un “rischio evidente” che i complessi negoziati con il Consiglio sul prossimo Quadro Finanziario Pluriennale (QFP) potrebbero non concludersi entro la fine del 2020; i ritardi potrebbero quindi comportare un’interruzione dei finanziamenti per i programmi UE nel 2021,
di confermare i principi della posizione adottata dal Parlamento nel novembre 2018 sul prossimo QFP,
di adeguare tale posizione del Parlamento per rafforzare la protezione del clima, sottolineando “l’urgente necessità di un ulteriore salto di qualità riguardo agli sforzi politici e finanziari“ per raggiungere gli obiettivi climatici degli accordi di Parigi;
alla Commissione di chiarire l’impatto finanziario delle promesse politiche fatte a luglio dal Presidente eletto della Commissione Ursula von der Leyen. Il Consiglio non ha ancora preso una decisione politica al riguardo.

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Il PE chiede un’azione decisa nella lotta contro le disuguaglianze nell’UE

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

La Commissione e gli Stati membri devono rafforzare i diritti dei lavoratori con proposte legislative e finanziamenti adeguati.Secondo la relazione annuale della commissione parlamentare per l’occupazione e gli affari sociali, approvata con 422 voti favorevoli, 131 contrari e 101 astensioni, mentre il tasso di disoccupazione nell’area euro ha toccato il minimo storico del 7,4% nell’agosto 2019, la disoccupazione giovanile rimane inaccettabilmente elevata e permangono grandi differenze socioeconomiche tra i paesi dell’UE. L’obiettivo di riduzione della povertà per il 2020 non sarà raggiunto, si aggiunge, lasciando l’UE con circa 113 milioni di persone a rischio di povertà e di esclusione sociale.Nel testo adottato, i deputati chiedono:
proposte legislative per istituire un salario minimo a livello UE e un fondo per la concessione di prestiti ai regimi nazionali di assicurazione contro la disoccupazione, da attivare in caso di grave crisi economica;
una Garanzia UE per i minori, per combattere la povertà infantile e per dare la priorità alla lotta contro la disoccupazione giovanile e a quella di lunga durata;
un’iniziativa coordinata dall’UE per rafforzare i diritti sociali dei lavoratori delle piattaforme digitali e porre fine agli abusi attuali;
una direttiva sulla trasparenza delle retribuzioni per colmare la differenza del 16%, a livello UE, nelle retribuzioni fra uomo e donna.

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Contrastare fake news e interferenza elettorale dei Paesi stranieri

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

Le ingerenze elettorali straniere sono una minaccia per le democrazie europee e gli unici a beneficiarne sono i movimenti anti-UE e le forze estremiste e populiste.Nella risoluzione non legislativa adottata giovedì, con 469 voti favorevoli, 143 contrari e 47 astensioni, i deputati hanno sottolineato come i tentativi di influenzare i processi decisionali negli Stati membri mettano a rischio le società democratiche europee.
Il PE ha evidenziato che l’interferenza di Paesi stranieri nelle elezioni nazionali e europee è ormai sistematica e può assumere forme diverse: campagne di disinformazione sui social media, attacchi hacker contro infrastrutture elettorali critiche o sostegno finanziario diretto e indiretto ad attori politici. Nella maggior parte dei casi, queste ingerenze favoriscono candidati anti-UE, estremisti e populisti.Nonostante la maggioranza dei Paesi UE abbia vietato, in tutto o in parte, le donazioni estere ai partiti politici e ai candidati, alcuni attori stranieri riescono a eludere le leggi e a offrire sostegno ai propri alleati.Nel testo si rimanda anche ai casi denunciati da Der Spiegel e Süddeutsche Zeitung nei confronti del Partito della libertà austriaco, da Buzzfeed e L’Espresso (il 10 luglio 2019) nei confronti della Lega per Salvini Premier e alle denunce della stampa britannica a proposito della campagna Leave.EU.I deputati affermano di essere estremamente preoccupati dal “carattere altamente pericoloso della propaganda russa”, la principale fonte di disinformazione in Europa. I casi di fake news attributi a fonti russe sono infatti più che raddoppiati dal gennaio 2019 (998) rispetto allo stesso arco di tempo nel 2018 (434).Inoltre, nella risoluzione si condannano fortemente le “azioni sempre più aggressive” compiute da attori statali e non statali di paesi terzi che cercano di compromettere la sovranità di tutti i Paesi candidati all’adesione all’UE nei Balcani occidentali e nei Paesi del partenariato orientale.Per far fronte alla situazione, il PE chiede che la task force East StratCom sia potenziata, divenga una struttura permanente e riceva una maggiore dotazione finanziaria. Si invitano inoltre i social media a cooperare nella lotta contro disinformazione, senza compromettere la libertà di espressione, mentre l’UE dovrebbe elaborare un quadro giuridico che possa far fronte alle minacce ibride (attacchi informatici e disinformazione).
L’UE si occupa attivamente di disinformazione dal 2015, da quando è stata istituita la Task Force East StratCom nell’ambito del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), con l’obiettivo di comunicare correttamente le politiche e le decisioni dell’UE ai vicini Paesi orientali. Nell’ottobre 2018, prima delle elezioni europee, Facebook, Google, Twitter e Mozilla hanno aderito al Codice di condotta (dal 2019 anche Microsoft), accordandosi volontariamente su standard di autoregolamentazione per combattere la disinformazione. Nel dicembre 2018, la Commissione europea ha pubblicato un Piano d’Azione contro la Disinformazione. Entro il 2020, saranno più di 50 le elezioni che si svolgeranno negli Stati membri, tra elezioni presidenziali, nazionali, locali o regionali.

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Proteggere i minori rifugiati e migranti

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, ha sollecitato gli Stati europei a intraprendere maggiori sforzi per proteggere i minori rifugiati e migranti che non solo hanno sopportato viaggi difficili e pericolosi, ma continuano ad affrontare rischi e avversità una volta giunti in Europa, fra cui condizioni abitative insicure, essendo erroneamente registrati come adulti, e carenza di cure adeguate.L’ultima edizione del rapporto dell’UNHCR Viaggi Disperati, pubblicato oggi, registra che da gennaio a settembre 2019 circa 80.800 persone sono arrivate in Europa lungo le rotte del Mediterraneo – cifra in calo rispetto alle 102.700 persone giunte nello stesso periodo del 2018. Di coloro che sono arrivati, oltre un quarto erano minori, molti senza genitori.
“Questi bambini sono fuggiti da conflitti, hanno perso i propri familiari, mancano da casa da mesi, perfino anni, e alcuni di loro hanno subito abusi orribili durante il viaggio, ma le loro sofferenze non terminano una volta giunti alla frontiera”, ha dichiarato Pascale Moreau, Direttrice del Bureau per l’Europa dell’UNHCR. “In tutta Europa, i minori non accompagnati, in particolare, sono accolti di frequente in centri di grandi dimensioni privi della sorveglianza dovuta, carenza che li espone a ulteriori abusi, violenze e stress psichico e al rischio crescente di migrare nuovamente o scomparire”.Quest’anno la Grecia è stata meta di approdo della maggioranza degli arrivi di tutta la regione del Mediterraneo – un numero superiore a quello registrato in Spagna, Italia, Malta, e Cipro insieme. Ad oggi, oltre 12.900 bambini sono arrivati in Grecia via mare, compresi quasi 2.100 minori non accompagnati o separati, molti dei quali provenienti da Afghanistan, Siria e altri Paesi caratterizzati da conflitti e violenze. Le condizioni antiigieniche dei centri sovraffollati delle isole dell’Egeo sono estremamente preoccupanti. Le autorità greche hanno annunciato misure volte ad allentare la pressione causata dal sovraffollamento e vi sono esempi riusciti di buone prassi proposte sul territorio, fra cui l’affidamento di minori in seno alla comunità. Tuttavia, a fine settembre la maggior parte dei minori non accompagnati in Grecia si trovava ancora in soluzioni alloggiative inadeguate. Date le condizioni estremamente rischiose a cui sono esposti, l’UNHCR rivolge un appello agli Stati europei affinché in segno di solidarietà mettano a disposizione posti per ricollocarli e accelerino le procedure di trasferimento di quanti fra essi soddisfano i criteri di ricongiungimento ai propri familiari. Sebbene in Europa siano stati fatti diversi passi avanti per migliorare le misure di protezione, il rapporto osserva come sia necessario adottarne di ulteriori per rispondere ad alcune delle sfide alle quali i minori continuano a far fronte. Fra le raccomandazioni, il rapporto esorta gli Stati europei a porre fine urgentemente alla pratica della detenzione per i minori, assumere tutori o assistenti sociali formati e assicurare che minori rifugiati e migranti possano ricevere un’istruzione. In Europa, a volte i minori faticano a essere riconosciuti come tali e il rapporto chiede che si utilizzino metodi olistici e multidisciplinari nella valutazione della loro età. Adottando le misure definite nel rapporto, gli Stati potranno incrementare il livello di protezione assicurata ai minori in fuga e dotarsi degli ulteriori strumenti necessari per determinare in che modo soddisfarne l’interesse superiore, anche tramite soluzioni che li potrebbero portare fuori dall’Europa.

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The EU will not reach 2050 climate neutrality without raising its energy and climate targets

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

Members adopted the opinion ‘Sustainable Europe by 2030, follow-up to the UN Sustainable Development Goals: ecological transition and the Paris Agreement on Climate Change’. The opinion focuses on the ‘planet’ pillar of the UN’s 2030 Agenda – the goals linked to the ecological and climate transition. Members stress the urgent need to ‘localise’ SDGs including the definition of local and regional objectives, milestones and progress indicators in addition to deploying adequate resources.Rapporteur Sirpa Hertell (FI/EPP), city councillor of Espoo, said: “We can achieve the Sustainable Development Goals only if the EU and national levels work together with cities and regions. It is us who can transform these goals locally through sustainable projects. This is what we have done successfully in my city of Espoo.” It is estimated that 65% of the 169 targets underlying the 17 SDGs will not be reached without the engagement of local and regional governments (OECD).As requisites to achieve the SDGs, members request full policy coherence and effective multi-level governance – which formally includes LRAs in planning, implementation, monitoring, reporting and verification at the EU and global levels. Ending subsidies on fossil fuels and strong market-based incentives for multiplying clean investments are a must, members agree. During the new mandate 2019-20124, the CoR seeks to deepen cooperation with the European Parliament’s Intergroup on Climate Change, Biodiversity and Sustainable Development and EP competent committees to accelerate the implementation of SDGs locally.
The CoR calls on Member States to further involve local and regional authorities in the definition and future implementation of their NECPs as stipulated in the Regulation on the governance of the energy union and climate action. In addition, the EU’s Assembly of cities and regions proposes to create and coordinate, jointly with the European Commission, a permanent platform that brings together Member States’ representatives, local and regional authorities and CoR members as to improve cooperation and coherence towards reaching the EU’s 2030 climate and energy objectives and climate neutrality by 2050.Members adopted an opinion on ‘Implementing the Paris Agreement through innovative and sustainable energy transition at regional and local level’. Rapporteur Witold Stepien (PL/EPP), Member of the Lódzkie Regional Assembly, said: “To implement the Paris climate accord and ambitious emission targets for climate protection, we need a just energy transition. For this to succeed, it is necessary to broadly involve regional and local authorities as they can most effectively put into practice and stimulate the initiatives and expectations of citizens and businesses.”The CoR recalls its demand to increase the EU’s 2030 target of reducing greenhouse gas emissions (GHG) from 40% to 50%, to raise the renewable energy target to 40% and to set more ambitious targets for energy efficiency as the only way to reach climate neutrality by 2050.Complementing the opinion of rapporteur Stepien, members adopted ‘The socio-economic transformation of Europe’s coal regions’ by Mark Speich (DE/EPP), Secretary of State for Federal, European and International Affairs from North Rhine Westphalia. Members agree on the need to deploy a dedicated fund to support coal regions’ economic transformation and alleviate the socio-economic difficulties that may result from it. While linked to cohesion policy governance, the specific fund should not be deducted from its current budget share, members agree.The clean energy transition in coal and energy-intense regions is a key aspect of Europe’s decarbonisation and a requisite to honour the EU’s commitments under the Paris climate agreement. Coal accounts for nearly a quarter of the total electricity production in the EU. It employs 240,000 people in mines and power plants across 41 regions and 12 EU countries (EC). Members unanimously adopted the opinion ‘Smart cities: new challenges for a just transition toward climate neutrality – how to implement the SDGs in real life’. Rapporteur Andries Gryffroy (BE/EA), member of the Flemish Parliament, said: “Cities and communities have an important role to play in the transition to a resource-efficient, climate-neutral and bio-diverse Europe. We need to create more and better opportunities to help and support local and regional actors in this evolution. A bottom-up approach, with smart actions evolving out of local cooperation will be necessary. This inclusivity is equally necessary to close the digital gap as to make sure that the weakest parties are not left behind in the transition towards a digital society.” The adopted opinion responds to a referral of Finland’s EU presidency.

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PolarityTE Announces Positive Pilot Study Data of SkinTE as a Treatment for Venous Stasis Leg Ulcers

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

PolarityTE, Inc. (Nasdaq: PTE), a biotechnology company developing and commercializing regenerative tissue products and biomaterials, today announced findings from an open-label, single-arm pilot study, which examined the impact of SkinTE™, a novel human cellular and tissue-based product derived from a patient’s own skin, in closing venous stasis leg ulcers (VLUs) following failure of conventional treatments. The clinical outcomes were reported in a poster presentation, entitled Pilot Study Assessing Novel Autologous Homologous Skin Construct Treatment of Venous Stasis Leg Ulcers, at the Symposium on Advanced Wound Care (SAWC) Fall Meeting, held in Las Vegas, October 12-14, 2019. In addition, the study poster abstract received the highest scores from reviewers in the Case Series/Study Category, the largest category at the conference.
The pilot study included 10 patients with VLUs that remained open after at least one month of conventional treatments. The patients were treated with SkinTE, a first-of-its-kind autologous, homologous human cellular and tissue-based product designed to regenerate full-thickness, functional skin for the repair, reconstruction, and replacement of a patient’s own skin.The study found an 80 percent closure rate of the VLUs within 12 weeks after treatment with SkinTE. In addition, all of the patients’ wounds demonstrated graft take and initial signs of closure, including granulation and progressive epithelialization, shortly after a single treatment with SkinTE. One treated VLU, which had previously been deemed closed, had reopened prior to the 2-week durability visit as a result of external factors unrelated to the SkinTE procedure. Further, another VLU did not close within 12 weeks, which was the largest in the study (12.2cm2) and had remained open for several months prior to treatment with SkinTE after previously failed treatment with a split-thickness skin graft; this VLU closed within 13.5 weeks post application of SkinTE.

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Fatburger Debuts Craig’s Vegan Milkshake in Southern California

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

NASDAQ: FAT. FAT (Fresh. Authentic. Tasty.) Brands Inc. (“FAT Brands” or the “Company”), parent company of Fatburger, is proud to announce its latest menu addition, vegan milkshakes. Made with hand-scooped Craig’s Vegan Ice Cream, the new milkshakes topped with non-dairy whipped cream will debut at 12 Fatburger locations in Southern California on October 14th.Fatburger’s new vegan milkshakes will be available in two flavors, vanilla and strawberry, and are available starting today at the Beverly Hills, North Hollywood, West Hollywood, Sherman Oaks, Woodland Hills, Venice, Van Nuys, Wilshire, Redondo Beach, Carson, Santa Monic & Sepulveda, and Lincoln & Pico locations. This latest menu addition expands on Fatburger’s current vegan menu offerings, such as the Impossible Burger patty, and speak to the brand’s commitment of offering top-quality new items for customers of all dietary preferences to enjoy.Hollywood’s iconic Fatburger is best known for its mouthwatering, juicy burgers made famous by founder Lovie Yancey in Los Angeles more than 70 years ago. Each burger is made-to-order with traditional toppings along with delicious add-ons including bacon, egg, cheese, and onion rings. In addition to their iconic burgers, Fatburger offers perfectly crisp fries and hand-scooped milkshakes.

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Tech Data CEO Signs the Hispanic Promise

Posted by fidest press agency su mercoledì, 16 ottobre 2019

Tech Data (Nasdaq: TECD) today announced that chief executive officer Rich Hume has signed the Hispanic Promise. By joining more than 45 other corporations in a public commitment to champion Hispanics in the U.S. workplace, Tech Data reinforces its Diversity and Inclusion mission to cultivate an environment of inclusion to enrich the company, its culture and colleagues.The Hispanic Promise is the first-of-its-kind national pledge to hire, promote, retain and celebrate Hispanics in the workplace. Launched at the World Economic Forum in 2019, the Hispanic Promise is a non-legally binding sign of intention, a result of the joint effort of multiple Hispanic organizations as a call to action for business leaders and companies of corporate America to create a more inclusive work environment for Hispanics. The pledge was introduced by the We Are All Human Foundation during the 2019 World Economic Forum in Davos, Switzerland.In addition to signing the promise, Tech Data has received numerous accolades for its commitment to diversity and inclusion, earning a 100 percent rating on Human Rights Campaign’s Corporate Equality Index for 14 years. In addition, the company has in place a global diversity and inclusion program focused on ensuring Tech Data nurtures a diverse workforce, encourages an inclusive workplace and helps other companies do the same.Diversity and inclusion also are important components of Tech Data’s overall commitment to being a responsible corporate citizen in alignment with environmental, social and governance (ESG) principles. For more information on Tech Data’s diversity and inclusion efforts, please visit https://www.techdata.com/corpcomm/diversity-inclusion.aspx.

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