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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 145

Archive for 8 ottobre 2017

Musica: Giulia Miccoli vince il Cantagiro 2017

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

La premiazione di Giulia MiccoliFiuggi, 8 ottobre 2017.  Ventiquattro anni, pugliese di Torre Santa Susanna, in provincia di Brindisi, Giulia Miccoli è la vincitrice del Cantagiro, uno dei più noti concorsi canori di tutti i tempi, conclusosi ieri sera al Teatro Comunale di Fiuggi.Subito dietro di lei la toscana Alessia Battini, interprete lirico-pop.Abito blu notte e lunghi capelli scuri, Giulia ha affrontato il palcoscenico con padronanza e sicurezza, dimostrando indiscusse capacità canore e spiccate attitudini interpretative, che le hanno consentito di imporsi in una gara caratterizzata da protagonisti di elevato valore artistico e brani interessanti sia per i testi che per l’arrangiamento.Molto apprezzata, oltre che dal pubblico, da una giuria tecnica di altissima qualità, questa talentuosa artista ha staccato tutti sulle note del brano “A mio padre”, di cui lei stessa ha composto testi e musica.Visibilmente emozionata subito dopo l’esibizione, ha continuato a esserlo anche al momento della consegna del premio, opera realizzata dal Maestro Elvino Echeoni, quando si è trovata tra le mani il trofeo che in passato ha registrato il successo al Cantagiro di tanti big della canzone italiana: da Adriano Celentano a Peppino di Capri, da Gianni Morandi a Rita Pavone, e poi ancora Equipe 84, Nomadi, Pooh, Caterina Caselli, Little Tony, Domenico Modugno e Lucio Battisti.L’emozione più grande è stata, però, di sicuro riuscire a ringraziare in maniera così speciale il papà.“Quello che ho presentato qui è un pezzo molto personale”, ha spiegato lei stessa subito dopo la vittoria, “nato da un momento particolarmente difficile della mia vita, superato anche grazie all’aiuto di mio padre che mi è stato molto vicino”.Interessante il background che ha portato fino al podio la neo vincitrice che, seppur molto impegnata con gli studi universitari del Dams, non trascura le lezioni private di canto e ama scrivere i testi che poi lei stessa interpreta sul palco. Arrivata alle semifinali del Festival di Castrocaro, Giulia è già stata ospite di palchi importanti e ha aperto concerti di artisti noti, tra cui Noemi e Gabbani.
“Anche se so bene che la vittoria al Cantagiro, oltre a essere una tappa importante da un punto di vista artistico, rappresenta un impegno significativo di notevole portata, sto lavorando da un po’ a un importante progetto discografico e conto di portarlo a termine a breve”, dice la cantante ai microfoni cantagirodei giornalisti.“Glielo auguro di cuore”, commenta il Patron del Cantagiro Enzo De Carlo, che aggiunge: “Quella di questa sera è stata una gara davvero emozionante nel corso della quale abbiamo assistito a esibizioni degne di professionisti di alto livello. Questo ha dimostrato ancora una volta che il Cantagiro riesce, oggi come in passato, a scovare talenti attraverso una sana competizione, che ci ha consentito anche di assegnare diversi premi importanti“. Ad Alessandro Cicone, cantautore sardo, è andato il Premio Bardotti per “In modo semplice”, alla calabrese Giusy Munno il Premio rivelazione per il brano “La stessa stella”. La critica ha premiato Eugenio Picchiani per “Quando io ho te”, mentre il Premio Radio Italia-Anni ‘60 è andato a Laura Giordano con “Tutto è come te”. E poi il calabrese Jonio ha vinto il Premio cantautori con “Inizialmente”, il giovane Michele Braganti il Premio Opportunità con “Che cosa è un artista”, Matteo Buselli il Premio 2duerighe con “La fine del mondo”, Carla Paradiso – che ha ricevuto anche diversi altri riconoscimenti e una borsa di studio – il Premio Mio per “Pensandoti”.Bella gara, tante emozioni e un palco che si chiude. In attesa, il prossimo anno, del Cantagiro 2018.

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Il presidente Steinmeier visita la Comunità di Sant’Egidio

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

Frank-Walter_SteinmeierRoma. Lunedì 9 ottobre, alle 12.30, dopo l’udienza in Vaticano con Papa Francesco, il presidente della Repubblica Federale Tedesca, Frank Walter Steinmeier, si recherà a Sant’Egidio per un incontro con il fondatore Andrea Riccardi, il presidente Marco Impagliazzo e altri responsabili della Comunità, sui temi del processo di unificazione europea, dei migranti e delle povertà. Nella Sala della Pace, ci saranno i discorsi pubblici di Impagliazzo e del presidente Steinmeier. L’Ambasciata presso la Santa Sede offrirà un rinfresco per gli invitati preparato dalla Trattoria degli Amici, il ristorante gestito dalla Comunità insieme ad alcune persone con disabilità. La visita del presidente tedesco si svolge poche settimane dopo l’incontro internazionale per la pace organizzato da Sant’Egidio in Germania, nelle città di Münster e Osnabrück.

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In Sicilia e Sardegna boom di nuovi sbarchi

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

immigratiLe rotte dell’immigrazione sono infinite. Minniti pensava che dialogando con i miliziani libici potesse raggiungere la tregua necessaria per far dimenticare in campagna elettorale i disastri del Partito Democratico sull’immigrazione (li ricordiamo: regolamento di Dublino, accordo Triton, procedure di identificazione lunghissime, tagli alla cooperazione internazionale) e invece nulla è cambiato. I barconi adesso salpano dalla Tunisia e dall’Algeria. Probabilmente il business degli scafisti si è semplicemente spostato di qualche km. La Sicilia è di nuovo al collasso.Dall’inizio dell’anno sono sbarcati illegalmente in Italia oltre 106.000 migranti. Alcuni di essi hanno diritto alla protezione internazionale, altri no. L’Europa non si fa carico di entrambi. Siamo lasciati soli. E la colpa è anche dei partiti italiani che sono stati complici in questi anni della definizione delle politiche europee. Si potevano opporre, non lo hanno fatto e adesso ci ritroviamo a gestire questo fenomeno con regole assurde e controproducenti.Le nuove rotte che partono da Tunisia e Algeria arrivano adesso persino in Sardegna. Secondo il quotidiano algerino El Watan, il viaggio costa a ciascun migrante 700 dollari circa. Segno che nulla è cambiato. Lo abbiamo detto più volte e il nostro programma Immigrazione parla chiaro: a cambiare rotta deve essere l’Europa. Queste politiche miopi e tampone non risolvono nulla: serve un nuovo approccio basato su vie legali di accesso e aiuti reali ai Paesi di transito e origine. Va rafforzata la cooperazione internazionale e la lotta agli schiavisti che sfruttano la disperazione delle persone per fare affari. Bisogna ascoltare e rispondere agli allarmi lanciati dai sindaci di Lampedusa e Pozzallo, ma serve un governo nuovo che non sia schiavo dei diktat di Bruxelles.Le prossime settimane saranno decisive. Il Parlamento europeo inizierà a discutere e a votare la riforma del regolamento di Dublino e il nuovo codice frontiere Schengen. Vigileremo e combatteremo se ci saranno nuove trappole per il nostro Paese. I partiti ci hanno trasformato nel campo profughi d’Europa. Faremo di tutto per rendere l’Italia forte e rispettata in Europa. (fonte: MoVimento 5 Stelle Europa)

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Nasce in Italia il primo centro Ricerca Intelligence e sicurezza dello Stato

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

école universitaireÉcole Universitaire InternazionaleRoma Piazza Mattei École Universitaire Internazionale, istituto di formazione e ricerca sulla pace e la sicurezza e con unaconsolidata competenza anche in campo internazionale nella formazione dell’antiterrorismo e intelligence e L’UNIVERSITÀ MERCATORUM – l’Ateneo delle camere di commercio italiane- già attiva in ambito di sicurezza dell’economia, delle aziende e del tessuto nazionale, danno vita ad un progetto innovativo mai sperimentato in precedenza.
Si tratta di un centro di ricerca di livello universitario, volto a studiare i fenomeni di sicurezza globale, intelligence, antiterrorismo e sicurezza delle aziende al fine di individuare nuove metodologie e protocolli per prevenire atti criminosi e contestualmente intervenire nella formazione dei futuri operatori e delle attuali forze armate e dell’ordine, e di quanti si trovino ad operare in tali contesti, siano essi anche privati.A guidare il Comitato Paritetico che ha dato vita al centro ricerca, Il rettore dell’Università Mercatorum Giovanni Cannata e la presidente di École Universitaire Internazionale, Sabrina Magris e che ne dirigerà il Centro, affiancati da un comitato di esperti.
Il Centro di ricerca ha attivato percorsi di studio universitari dedicati come il Master in “Antiterrorismo Operativo”, in “Intelligence Economica”, in “Psicologia operativa” (il primo in Italia), in “Psicologia etnica, intelligence culturale e cultural awareness.” Previsto inoltre un Master in lingua araba école universitaire1interfacciato con antiterrorismo e intelligence, in “Urban Ops”, in “Intelligence operativa e in “Giornalismo e aree di conflitto.” In questo particolare momento storico in cui il terrorismo è cambiato, l’economia ha nuove regole e nuovi strumenti, quali ad esempio i bitcoin, e la criminalità ha trovato nuove frontiere, il cybercrime si è costruito spazi propri, emerge chiara l’esigenza di studiare e intervenire anticipatamente sui fenomeni criminali e criminogeni al fine di rendere la vita dei cittadini più tranquilla e serena. Il Centro Ricerca, che si avvale della collaborazione di esperti di livello internazionale, costruirà protocolli, creerà e metterà a punto metodi operativi utili per portare la sicurezza al più alto livello. Si tratta di una eccellenza che fin dalla nascita trova riconoscimento a livello internazionale, sia accademico che operativo, con la possibilità di dare l’opportunità ai giovani di intraprendere un’attività di studio e di ricerca atta a garantire la pace e la tranquillità globale.

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L’Australia on the news con la sua ultimissima campagna dedicata ai giovani

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

Sydney, perla australianaSYDNEY/PRNewswire/ Consegnando il suo primo bollettino dall’alto del Sydney Harbour Bridge, Tourism Australia lancia un nuovo canale di informazione che racconta curiose storie da tutta l’Australia nell’ambito della nuova campagna, da 5 milioni di dollari, dedicata ai giovani.Realizzato da giovani per i giovani, Aussie News Today condividerà storie da tutta l’Australia, mandandole in onda direttamente nel notiziaro seguito da milioni di giovani e potenziali viaggiatori da tutto il mondo.
John O’Sullivan, Managing Director di Tourism Australia, ha dichiarato che la nuova campagna metterà in rilievo le diverse destinazioni ed esperienze uniche disponibili per i giovani viaggiatori e per coloro che partecipano al programma di vacanza lavoro (working holidaymaker programme) in Australia.
“Prevediamo di regalare un sorriso ai giovani con Aussie News Today, presentando nuove storie divertenti, a volte irriverenti ed esaltanti di vita quotidiana in Australia.”Dalle immersioni in gabbia per vedere i coccodrilli ai selfie con i quokka, dalle gare di cammelli e boxe dei canguri, ai Big Banana e alle Giant Pineapple – l’Australia è un continente straordinario con tantissime storie da condividere poiché ci sono ragioni eccezionali per visitarlo,” ha dichiarato O’Sullivan.
Aussie News Today sarà una campagna basata sui social, lanciata da tre carismatici giovani australiani: la stella dei Wallabies Rugby Union Nick Cummins (alias “The Honey Badger”, in italiano “Il tasso del miele”), la presentatrice TV Teigan Nash e Lincoln Lewis, ex attore della soap Home and Away. Tutti e tre viaggeranno e racconteranno storie tutto il paese.Saranno raccolti esclusivamente contenuti australiani provenienti da tutto il paese e saranno condivisi su scala globale utilizzando i canali digitali e social di Tourism Australia, compresi i profili Facebook e Instagram dedicati a Aussie News Today, e sulla piattaforma di informazione Australia.com.Sarà creato un contenuto supplementare per i giovani nell’ambito della prima partnership al mondo con BuzzFeed, che vedrà otto giovani viaggiatori provenienti dall’Europa coinvolti un un road trip di tre mesi attraverso l’Australia per raccontare le loro esperienze sulla cultura locale, i festival, gli eventi, il cibo il e vino del paese.I giovani viaggiatori rappresentano il 25 per cento degli arrivi internazionali in Australia (2,1 milioni) e il 46 per cento della spesa complessiva (18,7 miliardi AUD).Gli australiani, gli operatori del turismo australiano e i visitatori con permessi di vacanza lavoro sono invitati a mandarci nuove idee attraverso #AussieNewsToday, e a visitare Australia.com per scoprire nuovi itinerari e per rimanere aggiornati su Aussie News Today. La campagna sarà inizialmente incentrata su quattro dei più grandi mercati dei giovani australiani: il Regno Unito, la Francia, la Germania e l’Italia, prima di essere estesa ad altri mercati il prossimo anno.

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Africa: firmato da Sant’Egidio e ospedale San Camillo un accordo per la sanità

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

africa7È stato firmato un accordo di cooperazione tra la Comunità di Sant’Egidio e l’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini, che prevede attività di formazione professionale specialistica, sia a Roma sia in diversi Paesi africani, ma anche assistenza tecnica, consulenza e ricerca. In particolare grazie al protocollo firmato da Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, e da Fabrizio d’Alba, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini, verrà sviluppata una piattaforma di telemedicina, che permetterà ai medici del polo ospedaliero romano di svolgere – gratuitamente e fuori dell’orario di servizio – consulenze diagnostiche, soprattutto per alcune specializzazioni: cardiologia, neurologia, chirurgia.
«L’accordo di oggi – del tutto gratuito per l’Ospedale San Camillo – è una buona notizia per migliaia di malati africani, perché consentirà loro l’accesso a consulenze mediche di alto livello anche in situazioni di estrema povertà o di scarsezza di mezzi diagnostici», ha osservato Marco Impagliazzo. «Oltre a favorire la formazione continua dei clinici africani, necessaria in Paesi dove i medici sono pochi e le specializzazioni rare, la collaborazione tra Sant’Egidio e l’ospedale San Camillo affronterà un aspetto problematico e finora ignorato, ossia la diffusione delle malattie croniche in Africa. Infatti, secondo l’OMS, patologie cardiovascolari, ipertensione e diabete – ha concluso il presidente di Sant’Egidio – sono in netto aumento in tutti i Paesi africani, al punto da divenire nei prossimi 10 anni la prima causa di morte nel continente».
Osservando che l’impegno del San Camillo in programmi di ricerca e cooperazione internazionale con istituzioni e strutture sanitarie di diversi Paesi africani è «stabile e duraturo», e ha già portato in tanti anni «medici ed infermieri in ogni angolo del mondo», Fabrizio d’Alba ha commentato: «La firma di oggi ci mette di fronte ad una nuova sfida perché in collegamento con una realtà “unica” come la Comunità di Sant’Egidio. La cooperazione sanitaria internazionale è un punto qualificante della “mission” del San Camillo, che riveste e non da oggi, un ruolo decisivo nella sfida rappresentata dalla cooperazione come contributo allo sviluppo dei Paesi più svantaggiati». «Sono certo che i nostri professionisti sapranno dare il sostegno necessario a questi progetti di cooperazione, e che questo lavoro “in tandem” saprà valorizzare non solo il loro impegno umanitario e professionale, ma quello di tutta l’Azienda», ha concluso il DG del San Camillo-Forlanini.
La Comunità di Sant’Egidio è presente con il programma DREAM (Disease Relief through Excellent and Advanced Means) in 11 Paesi dell’Africa Sub-Sahariana con 47 centri clinici e 25 laboratori. Oltre a garantire la cura a circa mezzo milione malati di AIDS, particolarmente donne e bambini, DREAM ha esteso il suo raggio d’azione alle malattie croniche e alla prevenzione dei tumori, offrendo cure gratuite complete a un livello di eccellenza dal punto di vista scientifico e tecnologico e formando decine di migliaia di professionisti della sanità: medici, infermieri, fisioterapisti.

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Crisi dei rifugiati in Bangladesh

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

BangladeshL’UNHCR, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, chiede con urgenza un ulteriore contributo di 83,7 milioni di dollari statunitensi per far fronte nei prossimi sei mesi all’emergenza in Bangladesh dove si trovano oltre mezzo milione di rifugiati Rohingya. Secondo le ultime stime circa 515.000 rifugiati hanno lasciato il Myanmar dal 25 Agosto ad oggi, incluse le persone arrivate nel corso dell’ultima settimana. Azioni prioritarie nella gestione dell’emergenza sono proteggere i rifugiati, costruire rifugi, attività di sanificazione, garantire l’acqua e rafforzare le comunità locali ospitanti nella zona del sud est del Bangladesh. Alleggerire la drammatica situazione del sovraffollamento nei due campi già esistenti – Kutupalong e Nyapara – che al momento ospitano il doppio della popolazione che contenevano prima di quest’ultima crisi, è anch’essa una priorità, dato che il numero dei rifugiati presenti è in continua crescita.Tra i rifugiati si registra un gran numero di bambini, molti di loro minori non accompagnati o separati dalle famiglie. Più di metà dei nuovi arrivati sono donne, incluse madri con bambini piccoli o neonati. Ci sono anche molte persone anziane e persone con disabilità. Sono presenti inoltre malati, feriti e persone con traumi causati da violenze estreme, torture e abusi sessuali. Molti hanno perso la famiglia, i parenti e gli amici. I nuovi arrivati si aggiungono ai 300.000 rifugiati già presenti in Bangladesh prima della crisi.Alla luce delle dimensioni e della veloce crescita di questa crisi, l’UNHCR a metà settembre ha dichiarato un “livello di emergenza 3” – il massimo livello possibile.Sin dall’inizio, l’UNHCR ha sostenuto le operazioni gestite dalle autorità bengalesi e di tutti i partner per organizzare una consegna efficace di aiuti e servizi ai rifugiati. In aggiunta alle attività di protezione, costruzione rifugi e igienico-sanitarie, nel sud-est del Bangladesh sono stati ad oggi organizzati cinque ponti aerei, che hanno trasportato circa 500 tonnellate di aiuti. Ulteriori voli sono stati pianificati. È stato inoltre raddoppiato il numero del nostro personale sul campo, che conta oggi circa 100 persone. Le operazioni, la presenza sul campo e lo staff continueranno a espandersi in tutto il sud-est del Bangladesh.L’appello supplementare dell’UNHCR è volto a rispondere ad ulteriori e urgenti necessità dal settembre 2017 all’ottobre 2018. È di vitale importanza, anche a questo punto, che la risposta soddisfi necessità a medio e lungo termine, assicurando al tempo stesso che il ritorno volontario dei rifugiati rimanga un’opzione percorribile e sicura. L’UNHCR accoglie con favore la risposta iniziale da parte dei governi e dei donatori privati, che dall’inizio dell’emergenza hanno contribuito con 24,1 milioni di dollari.Tra i donatori che hanno fornito il sostegno maggiore ci sono Stati Uniti, Canada, Danimarca, Giappone, Svizzera, Emirati Arabi Uniti e UNIQLO. Anche i governi che stanziano contributi non specifici – Svezia, Olanda, Norvegia e altri – hanno permesso di far partire la risposta umanitaria.Oltre ad affrontare i bisogni immediati dei rifugiati in Bangladesh, l’UNHCR guarda con apprensione al continuo flusso di persone provenienti dal Myanmar e pone ancora una volta l’accento sull’importanza di risolvere le cause che stanno alla base di questo flusso. La consegna degli aiuti e il miglioramento delle condizioni rimangono le massime priorità

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Nobel Pace e il pericolo nucleare

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

osloOslo. «Ci congratuliamo per l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2017 alla Campagna Internazionale per il bando delle armi nucleari (Ican). Il pericolo nucleare è sempre in agguato. La possibilità che intere nazioni possano essere distrutte in pochi minuti è reale e presente. Stiamo assistendo tutti all’escalation nucleare. Inoltre oggi esiste il fondato pericolo che certe armi di distruzione possano finire in mano a gruppi terroristici senza scrupoli»Questo il commento di Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità di don Benzi, alla notizia dell’assegnazione del premio Nobel per la Pace. «Anche la nostra Comunità ha contribuito, nel suo piccolo, a questo risultato. Apg23 aderisce infatti alla Rete Disarmo, la quale a sua volta aderisce alla Campagna Internazionale con diversi eventi sul territorio. Quest’estate a Cagliari è approdata una rappresentanza di Hibakusha, i sopravvissuti alla bomba di Hiroshima e Nagasaki per portare la loro testimonianza», precisa Ramonda dalla Sardegna dove si trova per l’inaugurazione di una nuova casa famiglia.La Comunità Papa Giovanni XXIII opera nell’ambito del servizio civile, In Italia e all’estero, proponendo ai giovani una scelta di Pace. E’ attiva inoltre nelle zone di conflitto con Operazione Colomba, corpo civile di pace.

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Columbus day

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

Columbus DayNew York. La Fondazione Stelline vola a New York per le celebrazioni ufficiali del 73esimo Columbus Day e il prossimo 9 ottobre partecipa alla parata con l’Hub Leonardo, progetto nato nel 2015 per valorizzare la figura di Leonardo da Vinci in un’ottica di marketing territoriale e Regione Lombardia, forte del suo primato per la cultura, le affida la promozione degli 11 siti UNESCO presenti sul territorio, tra i quali Cenacolo di Leonardo. «Portare i siti Unesco della Regione Lombardia nell’anno dedicato alla cultura al pubblico americano ci rende protagonisti anche al di fuori dei confini della nostra Regione» sottolinea il presidente della Fondazione PierCarla Delpiano che pone l’accento su come «queste 11 icone culturali siano uno splendido biglietto da visita per il nostro territorio e un ottimo strumento di marketing territoriale». «In questi anni, anche grazie a Expo 2015» ha sottolineato l’assessore lombardo Cristina Cappellini «abbiamo lavorato molto per portare la Lombardia nel mondo. Un lavoro importante e capillare tanto che oggi la Lombardia è percepita, anche all’estero, come leader a livello culturale».
La Regione, dunque, e con essa la Fondazione Stelline in prima fila per il Columbus Day; la prima forte degli 11 siti UNESCO e la Fondazione protagonista naturale laddove il focus è sul Genio di Leonardo, portabandiera di cultura nel mondo. E proprio al mondo americano è rivolto l’omaggio che in questi giorni la Fondazione ha voluto dare portando in mostra The Last Supper di Andy Warhol, opera del 1986 la cui versione virata in magenta è stato un omaggio dell’artista americano a Corso Magenta, che al numero 61 vede la sede anche della Fondazione Stelline». La presenza alla parata del Columbus Day della Fondazione Stelline si inserisce nella più ampia attenzione che la Fondazione stessa pone sul valore internazionale che la promozione della cultura lombarda deve avere, anche attraverso iniziative spettacolari quale è la parata sulla Fifth Avenue che attrae circa un milione di spettatori e che in questa 73esima edizione del Columbus Day vedrà sfilare, sotto la regia e direzione artistica di Massimiliano Finazzer Flory, i siti UNESCO, idealmente guidati da un Giuseppe Verdi interpretato dallo stesso Finnazer Flory che torna a New York dopo aver vestito, nel 2016, i panni di Leonardo da Vinci. (foto: columbus day)

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Malattie reumatiche acute e croniche

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

malattie-reumatiche2Più frequenti del diabete e delle malattie cardiovascolari: sono le 150 malattie reumatiche che colpiscono oltre il 10% degli italiani e sono la seconda causa di invalidità permanente nel nostro paese (e prima causa di dolore e disabilità nel mondo occidentale con il 46-54% dei casi dati OMS). Studi farmaco-economici rilevano che un malato affetto da artrite reumatoide può costare al Sistema Sanitario circa 17.000 euro l’anno tra costi diretti, legati alle cure del paziente ed indiretti attribuibili prevalentemente all’assenza dal lavoro del paziente e dei suoi familiari, che lo devono assistere.
Malattie croniche e disabilitanti, ad elevato impatto sociale, come l’artrite reumatoide, le spondiloartriti e le connettiviti, con alti costi sociali, sono la Cenerentola del nostro Sistema Sanitario Nazionale che non dà risposte adeguate per queste patologie infiammatorie croniche reumatiche.
Eppure oltre il 50% delle persone, nel corso della propria vita potrà soffrire di una malattia reumatica, sia essa acuta o cronica e queste malattie determinano spesso invalidità e disabilità. Con costi sociali e umani in termini di dolore, frustrazione e depressione che interessa anche pazienti giovani adulti.“Dobbiamo purtroppo riscontrare che nella nuova riorganizzazione della rete ospedaliera nazionale, non solo non si sono potenziate le strutture reumatologiche, ma addirittura sono state soppresse o depotenziate” dichiara il professor Vincenzo Bruzzese Past President della Società Italiana di Gastro Reumatologa “Il che si è tradotto in minori strutture reumatologiche ospedaliere/universitarie, senza una adeguata rete reumatologica territoriale. Il risultato di questa miope strategia riorganizzativa si tramuterà in ulteriori sofferenze per i malati ed un ulteriore incremento di spesa per il Sistema Sanitario. Basti pensare che l’insieme dei pazienti reumatologici ‘costa’ 20 miliardi di euro l’anno, 3,4 miliardi solo per quelli colpiti da artrite reumatoide, con 22 milioni di giornate di lavoro perse. Eppure vediamo continuamente scomparire strutture, diminuire il numero di medici a disposizione e depotenziare centri da Unità Operative Complesse a Unità Semplici come nel caso del CTO di Roma, struttura pioniera nella presa in carico dei pazienti reumatologici. Un sistema che funzioni non può essere demandato alla buona volontà dei singoli”. “Al momento, l’organizzazione reumatologica sanitaria, non è in grado di poter rispondere alle esigenze diagnostico-terapeutiche dei pazienti affetti da queste malattie” è il parere del Professor Bruno Laganà, Presidente SIGR “Le criticità maggiori si identificano soprattutto in un ritardo diagnostico ed una conseguente terapia tardiva. Eppure numerosi studi hanno mostrato che la diagnosi entro 3-6 mesi dall’esordio dei sintomi è direttamente correlata ad un minore danno articolare, erosione ossea e ad un minor rischio di disabilità: il 10% dei pazienti sviluppa entro due anni una invalidità permanente, così come il 50% dei pazienti reumatici cronici non adeguatamente e tempestivamente trattati. Allo stato manca un coordinamento tra le varie figure sanitarie, l’assistenza è spesso occasionale priva di un progetto integrato”.Una soluzione per migliorare l’assistenza ai malati con queste patologie così invalidanti viene dalla Tavola Rotonda che si è appena chiusa a Roma nell’ambito del 4° Congresso Nazionale della SIGR: una “rete reumatologica” sia essa regionale che aziendale delle ASL: un progetto integrato di cura in cui il paziente trovi risposte a tutte le sue esigenze diagnostiche, terapeutiche e riabilitative.E’ un indignato Giovanni Minisola, ex Presidente della SIR quello che è intervenuto alla tavola rotonda: “rispetto al 2010 non è cambiato nulla, anzi forse la situazione è peggiorata. I PDTA non hanno mai avuto trovato applicazione, se la reumatologia funziona è solo in realtà demandate alla buona volontà o a tradizioni culturale che mette il paziente al centro dei bisogni, le solite regioni come Veneto ed Emilia Romagna”. Un modello virtuoso in cui tutti gli operatori del settore lavorano sapendo ‘chi fa, cosa fa, dove lo fa e per chi lo fa. “Pensiamo ad una rete reumatologica, secondo un modello di struttura principale centrale ospedaliera o universitaria (HUB) e centri periferici prevalentemente territoriali (SPOKE), strettamente in collaborazione tra loro, che possa coprire tutte le esigenze sanitarie reumatologiche della popolazione di riferimento. L’integrazione, la condivisione e la standardizzazione dei protocolli diagnostico-terapeutici, la creazione di percorsi interdisciplinari specifici, la stretta collaborazione con i Medici di Medicina Generale porterà a diagnosi e terapie più precoci e ad una prevenzione della disabilità. Un’ applicazione pratica e non teorica del concetto “ospedale -territorio” in cui il Medico di Medicina Generale faccia la sua parte attiva e centrale sul territorio, selezionando i pazienti con “sintomi di allarme” per queste patologie ed inviandoli precocemente nei centri di riferimento reumatologici” conclude Bruzzese.

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Malaria: appello dei ricercatori

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

malariaUn forte appello a sostenere con adeguati investimenti la ricerca italiana nella lotta alla malaria – attraverso una lettera aperta ai Ministri della salute, Beatrice Lorenzin, e dell’università e ricerca, Valeria Fedeli – viene dai ricercatori della rete nazionale di ricerca sulla malaria Italian Malaria Network (IMN). Il network riunisce 10 tra le principali università, strutturate nel Centro Interuniversitario per la Ricerca sulla Malaria (CIRM), e l’Istituto Superiore di Sanità. L’appello giunge “non casualmente alla vigilia della Conferenza sulla Salute organizzata dalla Presidenza Italiana del G7” e alla luce dei recenti fatti di cronaca nazionali oltre che della segnalazione da parte “dei colleghi britannici della Oxford Tropical Medicine Research Unit della diffusione nel sud-est asiatico di forme di malaria resistenti ai più recenti trattamenti farmacologici”, ricorda la lettera. “La malaria resta infatti oggi, nonostante un’importante riduzione della mortalità del 60% ottenuta dagli inizi del secolo, un problema di salute globale di dimensione planetaria e una fonte di ritardo nello sviluppo economico di molti Paesi, specialmente nell’Africa subsahariana”, continua il documento, ricordando come “l’Europa e l’Italia non sono un mondo a parte: l’intensità dell’attuale movimentazione globale di merci e persone espone anche i Paesi dove la malaria è stata eliminata al rischio che il trasporto di zanzare o persone infette possa reintrodurre questa malattia, sia con episodi isolati, ma non per questo meno gravi, come dimostrano le cronache recenti, sia, come nel caso della Grecia tra il 2010 e il 2013, con focolai epidemici sostenuti dalle zanzare autoctone”. Il nostro Paese vanta una lunga tradizione di successi nella lotta alla malaria – basti ricordare la scoperta da parte di Giovan Battista Grassi, condivisa con l’inglese Donald Ross, della zanzara quale vettore della malattia. Come sottolineano i ricercatori: “organizzando la Conferenza sulla Salute del G7, che si terrà a novembre a Milano, [l’Italia] ha una grande opportunità per dimostrare il suo ruolo di leader nella ricerca e nell’innovazione su temi sanitari di impatto globale. Il nostro Paese ha già contribuito all’ideazione, alla creazione e al successo del Fondo Globale per la lotta contro la malaria, la tubercolosi e l’Aids e lo scorso anno, durante la V Conferenza per il rifinanziamento del Fondo, si è distinto per aver incrementato più degli altri stati membri il proprio impegno finanziario con l’erogazione di 140 milioni di euro per il triennio 2017-19. L’Italia inoltre ha aderito all’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Sostenibile, in cui la lotta alla malaria è inclusa nell’ Obiettivo 3 – Good health and well-being (target 3.3). Recentemente, in occasione di diversi appuntamenti internazionali, il nostro Governo ha confermato questo impegno dichiarando di considerare l’attenzione all’Africa una priorità, proponendo nuovi investimenti e interventi di sviluppo e cooperazione.” “I ricercatori attivi in Italia nella lotta contro la malaria – prosegue la lettera – vi rivolgono questo appello dal momento che tutte le dichiarazioni e gli impegni internazionali continuano ad ignorare il fatto che oggi, in Italia, esiste ed opera, pur tra grandi difficoltà, un gruppo di malariologi con esperienza multidisciplinare, che si occupa di ricerca scientifica di base sul parassita e i vettori, di ricerca clinica integrata e farmacologica, nonché di attività di cooperazione e di formazione nel campo della lotta alla malaria. Vi chiediamo un concreto sostegno alla ricerca italiana per la lotta contro la malaria, che annunciato in concomitanza con la Conferenza di Milano costituirebbe un segnale importante, in linea con le linee programmatiche sostenute dalla nostra Presidenza del G7, e anche un significativo sprone agli altri Grandi a continuare e a rafforzare ulteriormente il proprio impegno. È preoccupante osservare che dal 2000 al 2015, in un periodo in cui l’impegno finanziario internazionale nella lotta alla malaria è cresciuto di venti volte e i maggiori Paesi industrializzati europei, quali Gran Bretagna, Olanda, Francia e Germania, hanno continuato a destinare consistenti risorse economiche allo studio di questa malattia, il finanziamento pubblico italiano riservato alla ricerca malariologica è stato praticamente nullo. I pochi gruppi di eccellenza attivi in questo campo hanno vissuto e vivono quasi esclusivamente grazie a fondi ottenuti da agenzie internazionali o fondazioni private.”“I gruppi della malariologia italiana rivolgono dunque a voi questo appello perché ritengono che l’importante e valido impegno del nostro Paese di devolvere ingenti fondi alla comunità internazionale e all’Africa per lo sviluppo della salute globale e il contrasto delle malattie della povertà corra il rischio di essere vanificato se non accompagnato dal complementare impegno a costruire e sostenere in Italia la ricerca scientifica necessaria al raggiungimento di quegli obiettivi. La qualità e ampiezza delle competenze della ricerca malariologica italiana garantiscono che dedicare oggi fondi alla ricerca in questo settore permetterà all’Italia di eccellere nei settori della diagnostica, controllo, prevenzione e terapia della malaria, di essere protagonista nelle future collaborazioni internazionali in questo campo, e di contribuire con una prospettiva solida e di lungo periodo alla scomparsa della malaria dal nostro pianeta”, sono le conclusioni.

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Laser verde per guarire la prostata

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

Prostata urinary_bladderIl trattamento laser della prostata con Greenlight, il laser al triborato di litio, l’unico che per la prima volta guarisce in anestesia spinale e con dimissione in 24 ore l’ipertrofia prostatica benigna (IPB) che colpisce l’80% degli italiani ultra 50enni, verrà trasmesso durante le sessioni di live surgery in diretta satellitare dalle sale operatorie del Policlinico Federico II di Napoli alla sede del 90°Congresso della Società Italiana di Urologia – SIU – (Mostra Oltremare , Napoli 7 – 10 ottobre ) che riunisce oltre 600 urologi provenienti da tutta Italia.
Un recente studio italiano pubblicato sulla prestigiosa rivista International Urology and Nephrology ha dimostrato che il “laser verde” è stato promosso da 99 pazienti su 100 operati e guariti. Altri dati clinici indicano un miglioramento della soddisfazione sessuale e della funzione erettile . La “luce verde” guarisce quindi la prostata ingrossata, salva il sesso e tutela il cuore, in quanto non richiede la sospensione di farmaci fluidificanti del sangue.
“La tecnica laser”, spiega il dottor Maurizio Carrino, direttore della divisione di andrologia del Cardarelli di Napoli dove il laser è in uso, “si effettua in endoscopia (senza alcuna incisione cutanea) e vaporizza o vapo-enuclea con precisione millimetrica solo l’eccesso di tessuto prostatico, ristabilendo una normale minzione. L’istantanea coagulazione dei vasi che evita il sanguinamento, fa del laser verde lo strumento d’elezione per l’oltre 1milione di pazienti con gravi malattie cardiovascolari in cura con anticoagulanti e/o antiaggreganti, che ora possono essere operati in tutta sicurezza senza mai sospendere la terapia salvavita (come invece avviene con la chirurgia tradizionale. La metodica (a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale) è attiva nel nostro Paese in 30 centri per un totale di 3mila interventi. Greenlight grazie all’evoluzione della tecnica, è ora in grado di operare maxi prostate di grosso volume, finora trattabili solo con la chirurgia open (quella con l’incisione cutanea ) invasiva e con inevitabili complicanze. Non solo la sicurezza è assoluta, ma il progresso tecnologico consente oggi di effettuare biopsie durante l’intervento per escludere la presenza di cellule cancerose”.“Per l’ipertrofia prostatica benigna con Greenlight siamo a un punto di svolta fondamentale”, sottolinea il professor Giovanni Ferrari, primario dell’urologia all‘Hesperia Hospital di Modena e tra gli autori dello studio apparso su Urology, “siamo ormai prossimi alla totale abolizione dell’intervento a cielo aperto, quello con il bisturi. Ben 99 pazienti operati su 100 si sono dischiarati soddisfatti sia dell’intervento in sé sia della scomparsa dei sintomi causati dalla patologia (difficoltà a urinare, insopprimibile urgenza e frequenza minzionale anche notturna, sensazione di incompleto svuotamento della vescica, ritenzione urinaria, bruciore alla minzione )”.“Lo studio”, precisa il professor Giovanni Ferrari che è anche responsabile del tutor group in Italia, “evidenzia anche l’evoluzione della tecnica Greenlight, che ha reso possibile l’intervento laser su prostate di notevoli dimensioni, fino a 250 grammi ( la prostata sana pesa 15-20 grammi) finora operabili solo con la chirurgia open invasiva e con complicazioni (fino al 20% di rischio emorragico). Greenlight consente infatti di asportare adenomi prostatici ostruenti anche molto voluminosi senza ricorrere al bisturi. L’intervento si svolge per via endoscopica transuretrale (seguendo le vie naturali del corpo umano e quindi senza alcuna incisione della pelle ). La fibra laser introdotta dal pene nell’uretra attraverso un sottile cistoscopio effettua la vapo- enucleazione e cioè la rimozione completa dell’adenoma che viene ridotto in piccoli che vengono estratti dalla vescica e poi sottoposti all’esame istopatologico per escludere con la massima certezza l’eventuale presenza di tessuto canceroso. L’intervento si svolge in anestesia spinale dura da tre quarti d’ora a un’ora e mezza (secondo le dimensioni dell’adenoma).Durante l’operazione il controllo del sanguinamento è ottimale e i numerosi vasi prostatici vengono coagulati in modo mirato e selettivo. Greenlight risolve l’ostruzione urinaria in modo efficace e permanente, ristabilendo una minzione normale. Rispetto agli interventi invasivi del passato la percentuale di sanguinamento con il laser verde è scesa dal 15-20% all’1-2 %. Questo ci consente di trattare anche pazienti affetti da gravi patologie cardiovascolari in terapia anticoagulante o antiaggregante, e quindi ad alto rischio in caso di chirurgia tradizionale. La durata di ricovero si riduce da 1 settimana a 1-2 giorni”. Questo impiego del laser verde elimina in modo completo e radicale tutto il tessuto dell’adenoma evitando così il rischio di recidive e di sintomi irritativi (bruciore e urgenza post operatori) risolvendo definitivamente l’IPB”. Greenlight non causa danni ai nervi dell’erezione e della continenza urinaria in quanto agisce all’interno della ghiandola prostatica non toccando la superficie (è come svuotare un’arancia lasciando inalterata la buccia), là dove scorrono i nervi deputati alla funzione erettile e a regolare la continenza. Il laser verde offre un’immediata risoluzione dei sintomi e della minzione con un ricorso al catetere inferiore alle 24 ore. La maggior parte dei pazienti dopo una notte di ricovero e riprende le normali attività di una settimana”. “L’ipertrofia prostatica benigna (IPB), che consiste nell’ingrossamento della prostata”, conclude il professor Ferrari “è la malattia urologica maschile più diffusa interessando l’80% degli ultra 50enni italiani. Si contano 400mila interventi all’anno, è quindi secondo solo all’intervento di cataratta (500mila ), che però colpisce entrambi i sessi mentre l’IPB interessa solo i maschi, con 14.854 ricoveri, una spesa per la terapia farmacologica di quasi 328 milioni di euro e 74.834 giornate di assenza dal lavoro. L’IPB incide pesantemente sulla qualità di vita con difficoltà a urinare, insopprimibile urgenza e aumentata frequenza minzionale anche notturna, e nei casi più gravi ritenzione urinaria che richiede il ricorso al catetere per svuotare la vescica”. Quando la prostata si ingrossa e ostruisce il passaggio dell’urina e i farmaci non sono più efficaci, bisogna asportare il tessuto in eccesso (adenoma ) con un intervento chirurgico, che oggi conosce la sua espressione più aggiornata nella tecnica mininvasiva del laser “a raggio verde” Greenlight, al triborato di litio”.

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Il Presidente UCAM nominato membro della Pontificia Accademia per la Vita

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

Presidente dell'Università UCAM con Monsignor Vincenzo PagliaIl Presidente dell’Università Cattolica San Antonio di Murcia (Spagna), José Luis Mendoza, è stato nominato membro della Pontificia Accademia per la Vita, nel corso dell’Assemblea Generale, che si è tenuta nella Nuova Sala del Sinodo, nella Città del Vaticano e che è stata presieduta da sua Santità Papa Francesco. Nel nominarlo membro, il Consiglio direttivo dell’Accademia specifica che “la sua competenza e la sua disponibilità contribuiranno indubbiamente alla missione della Pontificia Accademia per la Vita, nel lavoro scientifico della ricerca culturale e dell’istruzione accademica, al servizio della vita umana, richiesto all’Accademia dal Santo Padre”, concludendo con un ringraziamento per “il contributo qualificato che apporterà”. La comunicazione è stata formalizzata da Monsignor Vincenzo Paglia e Mons. Renzo Pegoraro, rispettivamente Presidente e Cancelliere della Pontificia Accademia per la Vita.(Presidente dell’Università UCAM con Monsignor Vincenzo Paglia)

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Cristiani egiziani: vittime ma anche strumento della missione cristiana

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

alessandriaAlessandria (Egitto) «Gli attentati a Tanta, Alessandria e Minya e l’uccisione dei 21 copti in Libia hanno spinto in molti a convertirsi all’idea del Cristianesimo», così il patriarca copto cattolico Ibrahim Isaac Sidrak nel corso di una conferenza organizzata questa mattina a Roma presso l’Associazione Stampa estera. «Ciò dimostra che in Egitto i copti non sono soltanto vittime di attacchi, ma anche strumento della missione cristiana».Il leader della Chiesa copto-cattolica egiziana ha riferito di come i copti abbiano mostrato, anche dopo gli ultimi drammatici avvenimenti, una fede incrollabile. Tuttavia la paura spinge alcuni a lasciare il Paese.Il patriarca ha poi descritto l’attuale situazione nel Paese, per il quale non esistono statistiche ufficiali relative alle minoranze cristiane. «È per evitare problemi con i fondamentalisti», ha affermato notando come in Egitto i cristiani soffrano discriminazione anche a livello lavorativo. La Chiesa è fortemente impegnata in ambito sociale ed educativo. «Gestiamo scuole, ospedali e programmi di promozione delle dignità della donna. Sfortunatamente negli ultimi anni ci hanno permesso di aprire soltanto sei delle nostre scuole, che invece potrebbero contribuire in modo determinante a quel cambiamento profondo del sistema educativo di cui oggi abbiamo davvero bisogno».
A proposito dei rapporti con la Chiesa copta ortodossa, il prelato ha parlato dell’ottima relazione con il Papa Tawadros II, sottolineando tuttavia che «una parte del clero continua a coltivare un senso di rifiuto dell’altro» e che non si è ancora risolto – come invece auspicato durante la recente visita di Papa Francesco in Egitto – il problema dei “ribattesimi”. In molti casi, infatti, la Chiesa ortodossa continua ad imporre il proprio battesimo ai cattolici che intendono sposare un fedele ortodosso oppure essere padrino o madrina ad un battesimo ortodosso.In Egitto i cristiani combattono ancora oggi contro il fondamentalismo, che ha permeato istituzioni come l’Università di al-Azhar, principale centro d’insegnamento religioso dell’Islam sunnita. «Un tempo vi uscivano molti pensatori liberi, liberi di pensare e criticare anche la stessa Istituzione religiosa – ha detto il patriarca Sidrak – ma oggi vi sono degli elementi estremisti al suo interno. Al Azhar è un ateneo con studenti che provengono da tutto il mondo ed è necessario che si apra anche ad altre fedi. C’è bisogno di un cambiamento del pensiero religioso».

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50º del Movimento Parrocchiale dei Focolari

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

vallo torineseVallo Torinese 8 ottobre 2017 una giornata per celebrare la ricorrenza del 50º anniversario di questa fondazione. Si svolge a Vallo Torinese – una delle prime parrocchie ad accogliere questo spirito – una giornata aperta a tutti, animata da giovani e adulti, dal titolo “50 anni di storia e una passione per la Chiesa”. Interverranno due testimoni di questa storia: il cardinale João Bráz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, sul tema “Dalle periferie del mondo al Vaticano”; e mons. Giuseppe Petrocchi, arcivescovo dell’Aquila, sul tema “La vocazione del Movimento Parrocchiale alla luce della Iuvenescit Ecclesia”. La giornata è tenuta al Centro Maria Orsola, intitolato alla sedicenne di Vallo Torinese animatrice del Movimento, morta improvvisamente nel 1970 e recentemente dichiarata venerabile con decreto della Congregazione per le Cause dei Santi.
«Sono stata accusata ingiustamente davanti a tutto il consiglio parrocchiale. Sono rimasta in silenzio, ho pianto. Dopo tre giorni una telefonata: “Mi puoi perdonare?”. Rispondo: “Ti ho già perdonata!”. Poi un pensiero: non basta perdonare, posso fare di più. Così la invito a cena e nasce un’amicizia che non si incrinerà più». Questo fatto lo racconta Berenice, madre di tre figli, catechista e ministro della Parola nelle cinque comunità che formano la parrocchia Imaculada Conceição alla periferia di San Paolo, Brasile.
Come per migliaia di persone impegnate nel Movimento Parrocchiale in tutti i continenti, anche l’esperienza di Berenice richiama le parole di Giovanni Paolo II ai partecipanti del 1º Congresso internazionale di questa diramazione dei Focolari: «Le nostre comunità sono chiamate ad essere un’anticipazione della civiltà dell’amore. E ciò significa che, sul modello delle prime comunità cristiane, esse devono realizzare strutture sociali concepite all’insegna della fratellanza, uno stile di rapporti informati dallo spirito di pace e del dono reciproco, una solidarietà che risani il corpo sociale, una vita spirituale comunitaria capace di unire l’amore di Dio e l’amore del prossimo. […] Siate cemento di unità fra tutti i componenti, gruppi, movimenti e associazioni delle vostre comunità!» (Discorso, 3 maggio 1986).
Nel luglio 1966 diversi parroci, venuti a contatto con la spiritualità dell’unità del Movimento dei Focolari, durante un’udienza con Paolo VI furono da lui incoraggiati a portare questo spirito nelle proprie comunità parrocchiali. L’anno successivo Chiara Lubich li invitò, assieme ai loro parrocchiani, ad un raduno al Centro Mariapoli di Rocca di Papa, Roma. Giunsero numerosi e rimasero entusiasti dell’esperienza vissuta. Nacque così il Movimento Parrocchiale, che ben presto si diffuse in parrocchie dei cinque continenti.
Gli appartenenti ai Focolari che operano a servizio della parrocchia cercano di integrarsi «con piacere nella pastorale organica della Chiesa particolare» (EG, 29). Si sentono chiamati ad animarla con la propria vita evangelica, perché diventi sempre più casa e scuola di comunione. Nel lavorare assieme si alimenta un’unità sempre più profonda della comunità parrocchiale, suscitando frutti di servizio e di accoglienza soprattutto verso i più bisognosi. Sostengono inoltre iniziative rivolte alla collaborazione con membri delle diverse Chiese e comunità ecclesiali, con fedeli di altre religioni e con persone di convinzioni non religiose presenti sul territorio. In Italia il Movimento Parrocchiale è attivo in quasi tutte le diocesi.
La specifica consonanza tra l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium e i principi che animano l’azione del Movimento Parrocchiale hanno sostenuto la nascita, presso l’Istituto Universitario Sophia di Loppiano, del Centro Evangelii Gaudium, per contribuire all’approfondimento e all’applicazione del pensiero di papa Francesco anche attraverso corsi accademici di pastorale.

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Il Giappone e la santa Sede

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

pontificia università gregorianaRoma Giovedì 12 ottobre 2017, ore 16:00 aula Magna della Pontificia Università Gregoriana Piazza della Pilotta 4 simposio su Il Giappone e la santa Sede in occasione del 75° Anniversario delle relazioni diplomatiche con la Santa Sede.I martiri della Chiesa in Giappone hanno «un posto speciale nel mio cuore». Lo ha scritto papa Francesco nella recente lettera del 14 settembre, trasmessa ai vescovi del Giappone dal Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Una storia di oltre 460 anni, unica per molti tratti, quella dei cristiani del Sol Levante, culminata nell’avvio delle relazioni diplomatiche tra il Giappone e la Santa Sede, di cui ricorre quest’anno il 75° anniversario.
Festeggiato già attraverso vari eventi culturali – tra cui una mostra al Tokyo Fuji Art Museum, nella quale è esposta una tela proveniente dalla Pontificia Università Gregoriana – l’anniversario godrà di un ulteriore contributo scientifico con il simposio organizzato dalla Gregoriana in collaborazione con l’Ambasciata del Giappone presso la Santa Sede. Interverrà per primo il gesuita Shinzo Kawamura, dell’Università Sophia di Tokyo, sulle relazioni tra Pio IX e il Giappone, mentre P. Delio Mendonça, S.I. (Facoltà di Storia e Beni Culturali della Chiesa, Gregoriana) tratterà specificatamente l’inizio del rapporto tra la Santa Sede e il Giappone (1919-1958). P. Adelino Ascenso, della Società Missionaria Boa Nova, offrirà infine un contributo a partire dall’opera dello scrittore giapponese convertitosi al cattolicesimo Shusaku Endo, autore tra l’altro del romanzo a cui si è ispirato Martin Scorsese per il suo “Silence”. L’ingresso è libero. È prevista la traduzione simultanea in italiano e in inglese.Il programma: https://www.unigre.it/

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Marxismo e rivoluzioni borghesi

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

carlo marxDal XVIII secolo al XX la storia si è caricata di eventi che hanno mostrato le diversità culturali e civili di popoli che si sentivano più proiettati a un’idea di libertà che non avrebbe tollerato i vari legacci che l’avevano imprigionata ideologicamente entro logiche ora capitalistiche, ora religiose, ora anarchicheggianti. Credo che Carlo Marx abbia voluto con la sua monumentale opera “Il Capitale” riequilibrare le sorti di quel proletariato schiacciato tra l’idea nobile e borghese della rivoluzione francese e gli antichi e mai domi privilegi della nuova e arrogante borghesia industriale. Da allora a oggi molti si sono ispirati alle sue idee o le hanno estrapolate per gettare le basi di una rivoluzione come quella di ottobre in Russia che fondava il suo pensiero guida nel riscattare a pieno titolo i servi della gleba delle campagne e il proletariato delle fabbriche. Oggi sappiamo, dopo settanta anni di ubriacatura ideologica, che non avrebbe funzionato. Continua a restarci l’amaro in bocca. D’altra parte la ricerca di una società perfetta, dove l’essere umano è identificato come il centro di tutti valori esprimibili e capaci d’irradiarsi per ogni dove per portare il suo messaggio di uguaglianza, di solidarietà e di civiltà, è miseramente fallita. E’ stato un fallimento ancora più sofferto poiché ci siamo serviti delle belle parole per farne un uso ipocrita e dissoluto.
Vale un esempio su tutti. Penso al colonialismo, allo sfruttamento da negrieri di terre e di uomini fuori dai propri confini nazionali mentre in patria si predicava la libertà, la giustizia e l’uguaglianza. E il vizietto non l’abbiamo perso quando abbiamo rinunciato alle colonie. Le abbiamo furbescamente, affidate a governanti fantoccio, corrotti e avidi e preda di mercanti senza scrupoli. Ora dopo questi reiterati saggi di malgoverno, di ingiustizie, di cinismo, di genocidi, saremo in grado nel XXI secolo di dare un segno capace d’imprimere una svolta decisiva per la costruzione di una società egualitaria? Oggi, purtroppo, non scorgendo nemmeno in lontananza segnali di fumo, dobbiamo rifarci all’idea di trasferire ai posteri il pesante fardello per buona pace delle nostre coscienze. (Riccardo Alfonso)

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Mistica della violenza

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

violenza_stadi_2Ragionare sulla violenza esercitata dagli esseri umani verso i propri simili ma anche nei confronti degli animali e in dispregio della natura, non è facile. Non lo è maggiormente se una madre si accanisce e uccide il proprio figlio o quello delle altre madri o se, peggio ancora, procura una strage di familiari. Il cronista che è chiamato a raccontare il fatto spesso si rifugia, nel tentativo di spiegarlo ai lettori, nella follia, in un raptus improvviso e incontrollato, in qualcosa impossibile da spiegare per vie razionali. Sull’argomento molto è stato scritto e la vena, purtroppo, continua a essere molto prolifica. E’ di qualche anno fa il libro scritto dall’avvocato e penalista Gianluca Arrigi: “Vincoli di sangue” (Baldini Castoldi Dalai Editore) dove l’autore si rifà a un caso di omicidio familiare nel quale una donna, Rosalia Quartararo, uccise la figlia diciottenne e ne occultò il cadavere in una roggia della Bassa lodigiana. Il fatto accadde nel 1993. “Per gli inquirenti il movente fu passionale: la donna si sarebbe innamorata del fidanzato della giovane e, in preda a un furioso attacco di gelosia, avrebbe eliminato la «rivale» con ferocia inaudita.” “Rosalia fu condannata all’ergastolo e inserita nei trattati di criminologia tra le assassine più spietate.” “Gianluca Arrighi ne ha ricostruito la complessa vicenda processuale cercando di rispondere a una domanda cruciale: cosa scatta nella mente di una madre che uccide la figlia?” “Con una prosa secca e incisiva Arrighi accompagna il lettore nella difficile esistenza di Rosalia, tra Palermo e Milano, costellata di drammi e violenze, fornendoci uno spaccato della vita carceraria femminile, segnata dai soprusi e dall’indelebile marchio d’infamia che bolla le detenute figlicide”. Una duplice violenza, quindi. La prima per chi commette il crimine e, la seconda, da parte di chi si sente in diritto di esercitarla nei confronti della rea. Un dramma e un pretesto sono i due elementi chiave di questa vicenda. L’avvocato, inoltre, ci sembra voglia focalizzare il delitto come il frutto di una mente improvvisamente ottenebrata dalla gelosia e che il poi si è trasformato in pentimento e in strazianti sensi di colpa. A tutto questo si aggiunge un ambiente, alquanto degradato, e che ha fatto da cornice al delitto. Dovremmo allora chiederci se mai si fosse verificato se la donna nella fattispecie fosse vissuta in una condizione sociale diversa e con un livello culturale medio-alto. Sappiamo, in proposito rispolverando i testi di criminologia, che nulla sarebbe cambiato se non, con molta probabilità, nel modus operandi dell’atto criminale. Diciamo, quindi, che si debba prescindere dallo scenario esterno per concentrarsi di più in quello “invisibile” che governa la mente e ancor più i suoi complessi pensieri e il modo come si formano e diventano incontrollabili. (Riccardo Alfonso)

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M5S e le sue due anime

Posted by fidest press agency su domenica, 8 ottobre 2017

grillo1In questi giorni si stanno intensificando gli inviti al movimento perché assecondi la formazione del prossimo governo alleandosi con gli altri partiti considerato che con l’attuale legge elettorale nessun partito è in grado di assicurare una maggioranza certa. Il dibattito pare abbia coinvolto anche gli iscritti e i simpatizzanti e per quello che ci è dato di sapere attraverso una serie di e-mail inviate sul blog di Grillo. Credo, a questo riguardo, sia importante una precisazione. Grillo non è un fanatico moralista che vuole disfarsi dei signori della politica che da anni immemorabili si sono crogiolati con i loro inciuci. Ne avrebbe buon diritto, ovviamente. Il suo obiettivo è di mettere gli elettori italiani davanti alle loro responsabilità. Se ancora si vota Forza Italia di Berlusconi e il Pd di Renzi questo significa che l’animo conciliante degli italiani si traduce in una forma di masochismo poiché finiamo di farci male da soli. Occorre che il sistema imploda ed evidenzi le rispettive responsabilità e si faccia piazza pulita di un sistema partitico, padronale o delle primarie che sia, che è andato in corto circuito ma stranamente a dirsi è proprio il popolo degli elettori a non accorgersene. D’altra parte non giriamoci tanto intorno. Pd e Forza Italia si sarebbero di certo messi d’accordo se non ci fosse stata nel mezzo la forza elettorale indicativa del M5S. D’altra parte è poco credibile l’appello di fare il governo in fretta perché la casa brucia come se non lo sapessero da almeno dieci anni a questa parte. E quelli che avrebbero dovuto cambiare le cose dov’erano? A cercare oggi, come in passato, ancora una volta di spartirsi le poltrone. (Riccardo Alfonso)

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